Da
Roma_Italia una segnalazione di Tommaso Vitale
Approvata la relazione dell’ungherese Kovacs (Pse) che chiede di evitare
lo sgombero dei campi, puntare invece sull’edilizia sociale, favorire il
microcredito, assumere i rom nel ''mercato sociale''
ROMA – No alla "pratica discriminatoria" dello sgombero degli occupanti dei
campi rom e sì invece a progetti concreti di "edilizia sociale", per fare in
modo che la "già drammatica situazione" della minoranza rom non peggiori
ulteriormente. E’ la posizione espressa dal Parlamento europeo che invita anche
gli Stati membri a considerare il rischio che "l’adozione di eccessive misure
nei confronti delle comunità rom finisca per comprometterne le opportunità di
integrazione". L’assemblea di Strasburgo ha approvato oggi la relazione
presentata dalla deputata ungherese Magda Kosane Kovacs (Pse) nella quale si
chiede una "strategia coordinata per l'inclusione dei rom nell'Ue", in modo
particolare per ciò che riguarda alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e
lavoro. Il testo votato invita i governi a eliminare nei media l'odio razziale e
l'istigazione alla violenza e a promuovere la creazione di posti di lavoro, la
formazione e l'imprenditorialità, con vantaggi fiscali per chi assume lavoratori
rom e una speciale attenzione riservata all'istruzione dei bambini e
all'emancipazione delle donne. E i nuovi posti di lavoro adatti ai disoccupati
rom potrebbero essere proprio quelli del cosiddetto "mercato sociale", cioè la
sanità, l’assistenza domiciliare, la ristorazione pubblica e i servizi di
custodia dei bambini. Una vera rivoluzione, insomma, con il passaggio dal rom
percepito come ruba-bambini al rom baby-sitter.
Nello specifico, secondo l’Europarlamento per risolvere i problemi sociali ed
economici della più grande minoranza dell'Unione europea serve un "approccio
organico" e una "soluzione coordinata e a lungo termine" su casa, scuola, sanità
e lavoro. Gli Stati membri sono invitati a "migliorare la partecipazione dei rom
alle elezioni, sia come votanti che come candidati" e a riconoscere agli stessi
"pari diritti sociali e politici". Sul versante del lavoro viene messa in
risalto "la stigmatizzazione dei rom", ulteriormente aggravatasi col tempo e si
indica la reintegrazione dei rom come un obiettivo di politica sociale per il
quale è necessario "creare anche posizioni di mercato sovvenzionate": in altri
termini secondo gli eurodeputati "i sussidi volti ad aiutare i disoccupati di
lunga durata ad inserirsi nel mondo del lavoro non violano il principio della
neutralità concorrenziale", anche se in ogni caso "sovvenzionare la creazione di
posti sul mercato del lavoro per reintegrare i rom è preferibile all'erogazione
di sussidi ai disoccupati strutturali". Dal Parlamento anche l’auspicio che gli
Stati membri si adoperino per un rafforzamento della formazione professionale,
per l’aumento dei lavoratori rom nelle pubbliche amministrazioni, per facilitare
il ricorso al microcredito e per sostenere le arti e mestieri tradizionali dei
rom, che potrebbero "contribuire a preservare le specificità di questa comunità
e migliorarne le condizioni materiali e il livello di integrazione sociale".
Quanto poi ai posti di lavoro nel mercato sociale (assistenti domiciliari,
personale sanitario, badanti e baby-sitter) i deputati sottolineano che
l’occupazione dei rom in questi settori "è auspicabile soltanto in un contesto
di accettazione sociale".
Attenzione anche al mondo della comunicazione: il parlamento invita gli stati
a prendere opportuni provvedimenti "per eliminare l'odio razziale e
l'istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i rom nei mass media e
in ogni forma di tecnologia della comunicazione" e chiede di ideare e attuare
progetti volti a combattere gli stereotipi negativi contro i rom a tutti i
livelli. La conservazione della lingua, della cultura e delle attività
tradizionale è indicata come un "valore europeo", anche se viene rifiutata la
definizione di "nazione europea senza Stato".
Quanto all’istruzione, il parlamento rileva la tendenza dei bambini rom ad
abbandonare precocemente la scuola, ma critica anche i sistemi d’istruzione,
definiti "selettivi" e incapaci di fatto di attenuare le disparità fra gruppi
sociali. Una particolare attenzione è riservata poi alle donne, al loro livello
di istruzione e di accesso al mondo della formazione professionale e del lavoro
autonomo: in tal senso i programmi della Ue dovranno puntare – secondo il
parlamento – "all'emancipazione individuale dalle gerarchie tradizionali e
all'indipendenza socio-economica dei membri delle comunità rom".
Dall’Europarlamento arriva infine agli Stati la raccomandazione di tener conto
dei movimenti sociali, sindacati e associazioni non governative che
rappresentano i rom e i loro interessi e la proposta della creazione di un Forum
a livello Ue in cui tali realtà possano consultarsi per l'elaborazione degli
orientamenti e lo scambio di buone prassi. (ska)
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