Da
Roma_ex_Yugoslavia
17 marzo 2009
Il Ministro del Lavoro e del Welfare serbo intende ricollocare 62 famiglie
rom che attualmente vivono in un insediamento illegale sotto il ponte di Gazela
a Belgrado, nel paese di Vranje nella Serbia meridionale, nonostante le proteste
delle autorità locali.
La nota del ministero diretta al sindaco di Vranje, e che Balkan Insight ha
avuto l'occasione di leggere, dice che "il ricollocamento di queste famiglie è
una priorità" e che "dev'essere eseguito in conformità alle disposizioni in
materia di sfratti" stabilite dalla Banca di Investimento Europea e dalla Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che hanno finanziato un prestito per
la ricostruzione del ponte di Gazela.
"Le autorità locali non concordano con quest'ordine del ministero, tuttavia
stiamo subendo forti pressioni affinché ci adeguiamo", ha dichiarato a Balkan
Insight Branimir Stojancic, ministro delle Politiche per il Welfare a livello
locale a Vranje.
"Ci viene chiesto di organizzare il trasporto dei Rom a Vranje da soli, ma al
ministero non interessa dove queste persone vivranno o di che cosa" ha aggiunto.
Secondo Stojancic, la decisione rappresenta una discriminazione ad opera di chi
vive nella capitale, e la ricollocazione dei Rom metterà in pericolo il loro
fondamentale diritto umano di poter scegliere autonomamente dove vivere.
"Il luogo di residenza di questi rom è Vranje, ma essi hanno il diritto di
scegliere da sé dove vogliono vivere. Sono arrivati a Belgrado molto tempo fa,
sperando di riuscire a farsi una vita migliore", dice Stojancic.
Il ministero ha stabilito che delle 175 famiglie che vivono sotto al ponte, 113
possiedono i requisiti per ricominciare la propria vita in un luogo diverso di
Belgrado. La nota che il ministero ha inviato alle autorità di Vranje stabilisce
che le restanti famiglie non possono invece restare, poiché ciò "incoraggerebbe
ulteriori migrazioni verso Belgrado, esercitando una pressione inaccettabile sul
Welfare della città e sulle sue politiche residenziali".
Ma Stojancic sostiene che il ministero non abbia un piano per aiutare le
autorità locali che dovrebbero accogliere le famiglie ricollocate.
"Il paese di Vranje ha un budget annuale per il Welfare che ammonta a 800.000
Euro, ricavati da un budget totale di 18 milioni di Euro, ed i Rom rappresentano
il 70% degli utenti del Welfare. Semplicemente, non possiamo farci carico di
queste 62 famiglie", dice Stojancic.
Mile Bajramovic, presidente dell'Associazione Civile
Rom, ha dichiarato che questo è il classico caso di discriminazione verso i Rom.
"La decisione presa dal ministero va contro il suo stesso fondamentale ruolo di
regolatore del Welfare e del Lavoro. Di cosa vivrebbero quelle persone, una
volta tornate a Vranje?" si chiede.
"Vengono cacciati da Belgrado, nonostante siano gli stessi rom a provvedere alla
pulizia della città. Temo che qualcuno possa arrivare a decidere di espellerci
dalla stessa Serbia", dice Bajramovic.
I Rom in Serbia sono circa 150.000, ed hanno ricevuto lo status di minoranza nel
2002. Gran parte degli osservatori ritiene che i Rom siano il gruppo etnico
economicamente e socialmente più vulnerabile in Serbia.
La popolazione di Vranje, paese a 350 kilometri a sud di Belgrado vicino al
confine col Kosovo e la Macedonia, è di 88.000, il 10% dei quali è Rom. La
Serbia meridionale è considerata una regione impoverita, con parametri economici
inferiori alla media della repubblica.
"Il ministero vuole portarci nuovi casi da Welfare di cui noi non possiamo
occuparci. Se insistono nel portare avanti tale politica, perché non ordinano
anche a tutti i nostri scienziati, professori, uomini d'affari e agli altri
cittadini di Vranje che vivono a Belgrado di tornare in paese?", si chiede
Stojancic.
Contattato da Balkan Insight, il Ministero del Lavoro e del Welfare ha
dichiarato che il progetto è solo alla sua fase iniziale e che gli incontri coi
rappresentanti delle autorità locali in merito all'argomento devono ancora
cominciare.