Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 29/07/2007 @ 09:28:44, in lavoro, visitato 2647 volte)
dalla
Reuters
Le famiglie rom nel Montenegro settentrionale stanno beneficiando con
successo di un programma di sviluppo economico. Attraverso un programma di
microcredito AgroInvest, le loro condizioni di vita sono drasticamente cambiate.
Le famiglie Hairushi e Djulshan, rispettivamente con tre e sette figli, sono
parte della colonia rom di 1.000 persone a Nikšiæ. I capifamiglie, Isad e Redzo,
per anni sono stati disoccupati, prima che il capitale straniero privato
arrivasse nella piccola città montenegrina.
La madre di Isad è una tra i migliaia dei Rom dispersi interni dal Kosovo nel
1999, senza documenti personali. Isad è tra quanti beneficiano del programma
AgroInvest, un'istituzione World Vision in Serbia e Montenegro. World Vision
d'altra parte, guarda oltre il solo sviluppo economico.
Col supporto dello staff del Programma di Sviluppo World Vision a Niksic, i
membri della comunità identificano le priorità chiave per lo sviluppo della loro
comunità e le necessità specifiche delle famiglie. Tra queste, l'urgenza di
esami medici specialistici per Sead, il figlio di Isad, nato prematuramente e
con solo il 20% di visione oculare.
Il 3% dei ricavati delle attività di micro credito di World Vision è messo a
disposizione per questi tipi di intervento e di progetti comunitari. Da questo
fondo sono stati forniti 750 US$, perché Sead potesse andare a Novi Sad in
Serbia, per una visita medica appropriata. Ora frequenta una scuola speciale a
Podgorica. Dal 2005 World Vision è intervenuta in oltre 100 iniziative per
l'infanzia, supportando la comunità nella scolarizzazione, sanità e attività
ricreative. Oltre 5.000 bambini sono stati diretti beneficiari di questi
progetti.
Altro esempio è quello della famiglia Djulshan con sette figli, di età
compresa tra 8 mesi e 20 anni, ed un nipote. Il padre Redzo (45 anni), col micro
credito di AgroInvest, si è procurato una sega circolare e offre i suoi servizi
ai cittadini di Nikšiæ. Ora guadagna 1.000 € a stagione ed è in grado di fornire
ai suoi figli una sistemazione migliore, vestiti e cibo più bilanciato.
"Non ho mai avuto un lavoro e mi sentivo colpevole per la mia famiglia. Sette
mesi fa era più dura, quando non avevamo nessun stipendio. Non voglio che i miei
figli vadano a mendicare. Voglio che abbiano una vita soddisfacente e che vadano
a scuola. Due dei miei sette figli ora vanno a scuola".
Kyhl Amosson, direttore nazionale di World Vision, dice: "La popolazione Rom
non è differente da altri clienti. Anche loro vogliono una vita migliore per i
loro figli e famiglie, sono come qualsiasi altro - vogliono guadagnare
abbastanza per avere case calde d'inverno, dar da mangiare ai loro figli,
mandarli a scuola, e dare loro migliore assistenza medica quando c'è bisogno".
World Vision non si indirizza specificatamente alla popolazione Rom
attraverso AgroInvest, in quanto si focalizza maggiormente sulla riduzione della
povertà sociale ed economica nelle aree rurali. La popolazione Rom è concentrata
nelle aree urbane. Ma quando è possibile, incoraggia l'integrazione sociale e
supporta tutti attraverso la mobilitazione della comunità.
Circa 4 milioni di Rom, la più alta concentrazione mondiale, è nei Balcani.
In Montenegro, la popolazione Rom non è così vasta come in Serbia o nel
Montenegro meridionale, ma certamente rappresentano uno dei gruppi più
vulnerabili ed escluse nella società.
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Di Daniele (del 28/07/2007 @ 09:21:00, in Europa, visitato 2575 volte)
26.07.2007 Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una
grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un
interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan,
Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello
L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia
in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza
sono rom.
Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono
delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un
gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza
ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni
dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di
impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi
container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.
“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti
se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della
comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno
dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.
Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno
stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom,
Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha
stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in
qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i
residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono
obiettivi molto ambiziosi..
Progetti ed ambizioni
Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti
di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio
dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi
sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.
“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei
cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a
scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni,
folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.
Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di
carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania,
una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.
Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei
suoi ambiziosi progetti.
Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica
veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non
abbiamo nulla”, dice.
Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il
vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più
di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.
“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi
dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da
quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.
Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la
provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi
nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha
portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.
“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”,
dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito
dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con
l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno
sia diritti che doveri".
Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è
fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui
sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema”
afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito
Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che
riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di
svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.
Lavoro lavoro lavoro
Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma
riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’
difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in
quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha
quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per
esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti
cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’
occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.
Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero
degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo
dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un
fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il
proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La
mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali
coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di
informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.
Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni
assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade
richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego
come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.
“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.
“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55
anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di
educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo
nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti
avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”
Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà
può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si
riduce a 12 euro al mese.
Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante
il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le
terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per
lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da
coltivare.
“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile
qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”
Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.
Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in
particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato
in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.
La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere
150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità.
Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.
Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione
sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché
assumano dei rom.
Scalare la scala sociale
Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha
ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il
loro proprio sindaco.
Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.
Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli
infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato
come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il
suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.
“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più
di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori
a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro
pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli,
perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono
alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”
Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole
superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che
l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.
“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a
lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una
notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più
facilmente la sua strada.” afferma.
Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di
Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio.
Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.
Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato
poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al
governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”
Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una
membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva
parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei
rom.
“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi
conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i
problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono
ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi
candiderò una seconda volta.”
Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due
regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.
Di Sucar Drom (del 27/07/2007 @ 09:53:40, in blog, visitato 2601 volte)
Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo
dell’associazionismo
Nei giorni 18 e 27 settembre 2007, 9 e 18 ottobre 2007, rispettivamente a Udine,
Bari, Palermo e Milano, dalle ore 9.00 alle ore 17.00, sono previste le Giornate
di formazione “Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo
dell’associazionismo”.
Tali iniziative si co...
Verona, un «fascista» all'Istituto per la Resistenza
Tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead,
dirigente della Fiamma Tricolore, membro del gruppo musicale "Gesta
bellica", che come pezzi culto ha canzoni dedicate a Erik Priebke ("Il
capitano") e a Rudolph Hess ("Vittima della democrazia") ma il loro hits è un
pezzo antisemita: “Tu ebreo maledetto che ti arricchisci sulla pelle degli
altri… giudeo senza patria, trovarti è stata dura ma con i tuoi soldi non fai
più paura”... Quale curriculum migliore ..
Cecina, XIII Meeting Internazionale Antirazzista
Sabato 21 luglio è iniziato il XIII Meeting Internazionale Antirazzista,
organizzato dall'ARCI Toscana, "Città Aperte: Genti, Generi, Generazioni" che
terminerà il 28 luglio. Quest'anno ampio spazio è dedicato alle Minoranze Sinte
e Rom, attraverso la presenza del Comitato Rom e Sinti Insieme, il 25 luglio, ma
moltissimi sono gli eventi (scarica il programma).
Mercoledì 25 luglio alle ore 10.00, si apre l'incontro del...
Cecina, il Comitato Rom e Sinti Insieme presenta il documento in preparazione
alla Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia
Ieri, 25 luglio 2007, il Comitato Rom e Sinti Insieme ha presentato il documento
"spunti di riflessione per la Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia".
Il documento è stato redatto a partire da sei quesiti posti dal Ministero
dell'Interno al Comitato. Il documento è stato presentato ieri ufficialmente al
Gov...
Di Fabrizio (del 26/07/2007 @ 09:48:21, in media, visitato 2863 volte)
“Immaginare il futuro tra memoria e presente” : questo il titolo del DVD
che contiene due cortometraggi e una pubblicazione cartacea sul popolo rom
“Immaginare il futuro tra memoria e presente” è il DVD realizzato dal Progetto
Rom Toscana dell’Arci Toscana, che sarà presentato oggi durante la XIII edizione
del Meeting Internazionale Antirazzista di Cecina.
Il DVD, che sarà distribuito gratuitamente, è un interessante lavoro di
documentazione sul tema dei rom ed è diviso in tre parti:
- la pubblicazione cartacea interna al cofanetto che conterrà vari scritti
di operatori, politici ed esperti del settore;
- un DVD-rom che sarà la parte interattiva con testi, collegamenti
ipertestuali, video e gallerie fotografiche;
- il DVD che contiene due cortometraggi, le gallerie fotografiche e i
crediti.
Il Progetto Rom Toscana proporrà la presentazione di questo lavoro nei
territori, nelle scuole e ovunque sia richiesto, ma soprattutto dove si voglia
iniziare a contrastare la disinformazione e il pregiudizio nei confronti del
popolo rom e a proporre un percorso comune e serio di cittadinanza.
Di seguito un breve estratto dell'introduzione al DVD
A partire dalla fine degli anni '80 l’ARCI Toscana e l’ARCI Territoriale di
Firenze hanno costruito, attraverso un lungo e arduo percorso politico, i
presupposti di un modello regionale condiviso per l'accoglienza degli immigrati,
dei richiedenti asilo e delle minoranze, in particolare quella costituita dalla
comunità Rom. Questo è stato possibile grazie alla coesione del movimento
antirazzista, alla importante partecipazione di associazioni costituite da rom e
alle Istituzioni che hanno accolto tali istanze.
In quegli anni l'emergenza era costituita dalla necessità di contrastare il
mezzo violento dello sgombero forzato dei campi abitati da rom, come approccio
risolutivo alle complesse problematiche relative all'alloggio e all'inserimento
sociale. L'ideologia condivisa dei “campi nomadi, luoghi dell'apartheid,
dell’emarginazione e dell’esclusione sociale, si è snodata attraverso
l'approvazione di leggi regionali che in buona fede tentavano di tutelare il
popolo rom e sinti (legge 17/88).
Con la legge regionale 73/95 si ottiene il superamento della definizione “campo
nomadi” e inizia a svilupparsi la possibilità di soluzioni alloggiative
differenziate sul territorio, che prevedono l'autocostruzione di strutture da
parte delle stesse famiglie, il recupero di alloggi, l'edilizia popolare e,
soprattutto, dimostrano la falsità della percezione sociale del rom come “nomade
a tutti costi”, immagine pregiudiziale e in molti casi più che fantasiosa. La
legge 2 del 2000 evidenzia finalmente la necessità di individuare in questo set
di possibili soluzioni la scelta di interventi diversificati, che vadano cioè
nella direzione più adeguata in base ai casi, alle risorse e alle opportunità di
accesso ai vari servizi territoriali. Un grande passo in avanti è rappresentato
dall’elaborazione dei due Protocolli Regionali che vedono finalmente superata
l’idea di una legislazione ad hoc per il popolo rom e sinti garantendo, da un
lato, la solidarietà e il sostegno nei confronti dei Comuni di accoglienza e di
inserimento abitativo di nuclei rom e, dall’altro, introducendo l’importante
tassello del Progetto Rom Toscana.
Il Progetto Rom presto diventa un modello metodologico di inserimento abitativo,
di accompagnamento all'autonomia e di mediazione con le amministrazioni locali e
il territorio, senza precedenti.
A questo punto del cammino, sarebbe bello pensare ad una Toscana che - avendo
già rifiutato i CPT sul proprio territorio - si impegni a superare
definitivamente il concetto dei “campi nomadi” nella pratica, nelle idee e nel
linguaggio, non essendo altro che “spazi riconosciuti dell'emarginazione”.
(www.accoglienzatoscana.it)
25.07.2007
Da
Mundo_Gitano
GITANI, TRA LA TRADIZIONE PROPRIA E IL SOSPETTO DEI PIU'
POPOLO SENZA PATRIA
Por:
NICOLÁS NAGLE
I principali gruppi si trovano a Las Piedras e Maldonado. Vendono auto usate
e pentolame. Sono violenti? Sono truffatori? Sono superstiziosi? I gitani
rispondono
Anduve por muchos caminos
en ellos encontré Rom afortunados
en sus coloridas carpas.
También me encontré con Rom pobres.
¿De dónde vienen
con sus tiendas coloridas, recorriendo
los caminos? (*)
(*) Gelem Gelem (en romaní, "Anduve anduve").
A Maldonado c'è la principale concentrazione di Gitani dell'Uruguay. La
maggioranza vive nelle tende ed altri costruirono case. Ma le case non
impediscono loro di peregrinare vari mesi dell'anno in Argentina e Brasile per
poi ritornare qui. E' durante questi viaggi che tutti i gitani, quelli più e
quelli meno tradizionalisti, recuperano lo stile di tutta la vita.
A Maldonado vivevano 48 persone distribuite in cinque tende. In ognuna di
loro viveva una famiglia. Due famiglie decisero di andare a Chuy. Ora sono 32
persone che risiedono sul terreno della municipalità. Di fronte a loro,
dall'altro lato, c'è un insediamento costruito con pietre e legno.
Danilo Estorin è il "cacicco" e l'incaricato che "tutta sia a posto ed in
ordine". Ha sostituito suo padre, che è partito per gli Stati Uniti per riunirsi
ad altri gitani.
Danilo veste in maniera informale, con bermuda e una camicia aperta, ma la
sua voce si distingue. Quando parla con gli altri membri della comunità lo fa in
un dialetto proveniente dal Montenegro, l'ex provincia della Yugoslavia ora
repubblica indipendente. "Quando siamo in famiglia, parliamo solo nel nostro
idioma" segnala Estorin.
La scrittrice ed antropologa Teresa Porzecanski segnala che la lingua dei
gitani, denominata romaní, "è il risultato di successive incorporazioni di
diversi idiomi lungo oltre mille anni di migrazioni. Significa che il romaní è
formato basicamente da incorporazioni di altre lingue, tra cui lo slavo".
Per questa ragione, molti gitani uruguaiani provenienti dalla zona balcanica
dicono di parlare montenegrino o slavo. Praticamente sono tutti bilingue, perché
sin da piccoli si insegna loro a parlare il romaní. Anni fa non erano soliti
frequentare la scuola e tutto si imparava in famiglia. Ora i bambini sono
inviati ai centri di insegnamento pubblici con il resto degli uruguaiani.
Sono le quattro del pomeriggio di un sabato tranquillo e soleggiato. Nella
prima delle tre tende quattro gitani guardano la televisione. I due più giovani
sono seduti su un sofà e gli altri due nelle loro rispettive camere. Dentro la
tenda ci sono tutti gli sviluppi di una casa qualsiasi. Sul pezzo di terra c'è
una cucina a gas e infinità di pentole e piatti rilucenti. Nello stesso ambiente
ci sono a vista armadi per i vestiti, una gelatiera, tende, sedei, una tavola
con tovaglia... ed un gruppo di galline e pavoni che passeggiano entrando ed
uscendo dalla tenda, che tiene i teloni aperti per far passare l'aria. Niente
sembra fuori posto.
Pietre sulle tende
Elías Marcos, il più anziano del gruppo, risponde amabilmente alle domande,
senza spostarsi dalla sua stanza. Quando lo si interroga sul suo nome, risponde
che tra i gitani è comune chiamarsi Marcos, Nicolás o
Jorge. Racconta che vive da 20 anni a Maldonado, e che gli piace vivere in
questa maniera "perché è tradizione".
- Non fa freddo in inverno?
- No - dice Elías -, prendiamo una salamandra e rimane più calda che
una casa.
Si lamenta dell'Intendencia perché non viene a tagliare l'erba. Ha inviato
tre sollecitazioni ma non ci fanno caso, dice. Elías vive con sua moglie e i
loro sette figli. Javier Marcos, uno dei suoi nipoti, lo accompagna stasera.
Veste e si vede come un gitano: alto, moro, occhi e capelli neri. Camicia dello
stesso colore, stivaletti e polsiere dorate. Sull'avambraccio una "K" tatuata
come ricordo di una fidanzata. O qualcosa di simile.
- E cosa fai durante il giorno?
- ... do una mano con qualche lavoro, oppure vado a visitare altri gitani o
la mia fidanzata.
- Hai solo fidanzate gitane?
- No, no, le tengo di tutte e due - dice ridendo degli scherzi degli altri.
La comunità accetta i matrimoni tra gitani e creoli, qualcosa d'impensabile
anni fa. Sul tema dei matrimoni i costumi stanno cambiando. Elías Marcos dice
con aria rattristata che la sua unica figlia si è sposata con un creolo e che
vive con lui nella sua casa.
¡Oh Rom!,
¡Oh muchachos!
Rom, hermano,
una vez también yo tuve una gran familia
"Sempre tirano pietre alle tende, questo succede da sempre, da mille anni,"
dice Danilo Estorin, cacicco del posto. Il popolo gitano, o rom, è originario
dell'India ed iniziò il suo lungo peregrinare verso l'ovest nel secolo X. Non si
conoscono le cause esatte della migrazione, anche se alcune leggende gitane
segnalano che fu una guerra con i musulmani che li obbligò ad abbandonare il
loro paese. Da allora, si sono dispersi in quasi tutto il mondo, discriminati e
perseguitati.
Questo ha fatto che molti di loro siano gente malfidente. Estorin ha una
visione abbastanza critica sull'immagine che gran parte della società ha dei
gitani. Inclusi i mezzi di comunicazione che mostrano pellicole o telenovele
come El Zorro, la espada y la rosa, presentata da Canal 4, che, secondo
lui "mostra i gitani come schizofrenici".
Neanche le notizie sono buone. Perlomeno quelle che hanno a che vedere con
loro. Nel giugno 2006 per descrivere una banda di ladri che operava a Rivera, un
giornale titolo senza mezzi termini: Gitani truffatori posarono le loro ire su Guichón
e la convertirono nella città eletta. Qualche giorno prima avevano titolato:
Miscuglio di banditi: gitani, avvocato brasiliano, fattore ed altri processati
per furto d'auto. Estorin non considera giusto che per colpa di pochi tutti
debbano pagare, dice riferendosi ai gitani implicati nei furti d'auto e ad un
altro accusato di aver ucciso a Rivera due poliziotti brasiliani.
- E si nota quando esce una notizia simile?
- Chiaro, la gente che ci conosce comincia a guardarci male e non possiamo
lavorare. Per strada ti indicano e ti trattano come malvivente. La maggior parte
delle persone ci vede e dice: "¡Uy, un gitano!". E' come se avessimo la
lebbra.
Un anno fa, i vicini dell'accampamento tiravano pietre, però il problema "si
risolse", dice Estorin senza fornire altre spiegazioni. Da tutte le parti, i
gitani hanno sempre avuto fama di bravos. Secondo Porzecanski, è un
pregiudizio. "Non sono più o meno violenti di qualsiasi altra persona. Se
portano coltelli, cosa che è probabile negli uomini, è più per tradizione che
per attaccare qualcuno", sostiene riferendosi al costume di portare armi
bianche. I gitani sono considerati maestri nel maneggiare il coltello.
Molti uruguaiani dicono che non sono violenti. Héctor Campoy è meccanico ed
ha molti affari con i gitani. "E' una bugia quel che si dice. La gente li
associa alla droga e al contrabbando, però non è vero e lo dico io che tratto
con loro".
A proposito, dice Danilo Estorin: "I gitani vogliono passare per bravos
più di quanto lo siano". Quando gli si chiede sui gitani che si difendono in
gruppo, risponde: "Se si tratta di una persona contro un'altra, noi non ci
mettiamo. Ognuno risolva i suoi propri problemi". Secondo lui, si interviene
solo in caso di "abuso"."Se son dieci contro uno, lì si interviene," dice,
considerando esaurito l'argomento.
Commerciante sì, impiegato giammai
Vengan conmigo Rom del mundo entero,
nuevamente los caminos
se han abierto.
I gitani sempre sono stati commercianti nell'anima. In Uruguay si dedicano
alla compravendita di automobili, attività che generalmente è a carico degli
uomini. Le donne si incaricano della vendita di pentole ed utensili da cucina.
Andrés Nicolau, gitano di origine brasiliana sposato con una uruguaya, è
chiaro quanto alla vocazione autogestionaria: "Imponiamola nostra
disciplina, non permettiamo che nessuno da fuori ce la imponga".
Una delle principali differenze che vede tra il suo popolo ed il resto della
gente è la posizione sociale. "Un gitano non andrà mai a lavorare come
impiegato", dice orgoglioso con la sua voce pausata ed accento brasiliano,
mentre traffica con il motore di un'auto. Nicola ha lasciato la tenda da anni ed
ora risiede in una casa con la sua famiglia.
I gitani sono vincolati all'occultismo e alle arti pagane. Il malocchio ed i
tarocchi sono stati patrimonio delle donne gitane.
Malena Natalia Marcos non si interessa della maggioranza di queste
tradizioni. Lei si dedica a leggere le palmi della mano. Imparò da sua madre.
"E' un dono che teniamo", dice Malena.
Secondo il libro Secretos de la adivinación gitana di Raymond Buckland,
il metodo gitano di divinazione contiene più capacità di osservazione che poteri
esoterici.
Il metodo di "lettura fredda" richiede alcune abilità: utilizzare
generalizzazioni (gli uomini sono interessati al loro lavoro e al potere; le
donne, agli affetti, ecc.), richiede una buona dose di intuizione personale (per
captare nell'atto lo stato mentale del cliente), molta diplomazia e un messaggio
che mescoli adulazione ed attenzione ("lei è una brava persona, però c'è
qualcuno con pochi scrupoli che intende approfittarne").
Oltre il suo lavoro, Malena assicura di non essere superstiziosa. "Non
crediamo nelle magie", dice, demolendo un altro mito gitano. In Uruguay i gitani
si dichiarano cattolici, anche se non frequentano messa. Malena, che abita nella
terza tenda, si è fermata a curare suo padre che è infermo. Il resto delle donne
sono andate a Punta del Este, avenida Gorlero, luogo che frequentano per
augurare buona fortuna ai turisti, un'immagine che ormai appartiene alle
cartoline.
I gitani non ammettono di essere supersiziosi. Però Héctor Campoy, loro
vicino per anni a Las Piedras, segnala che abbandonarono la città dopo che due
gitani perirono in un incidente causato da un autobus interdipartimentale, nel
quale morirono varie persone.
Seppellitemi in piedi
Ahora es el tiempo.
¡Oh Rom!,
¡Oh muchachos!
In Uruguay non si conosce la cifra esatta dei gitani. Secondo la comunità,
sarebbero circa 400 persone. Però si dovrebbero aggiungere la popolazione
fluttuante proveniente dai paesi frontalieri.
In Argentina si stima risiedano 300.000 gitani ed in Brasile tra i 700.000 e
il milione. In tutto il mondo, le stime variano tra i dieci ed i 12 milioni di romaníes,
secondo stime delle Nazioni Unite.
La discriminazione verso il popolo gitano incontra in parte le sue ragioni
nel carattere chiuso della comunità. Questa situazione provoca sospetti e
timori.
Le particolarità generano rifiuto nei vicini. Uno dice: "Si dedicano alla
compravendita di auto, in genere di macchine care", sostiene. "I gitani hanno un
camioncino 4 x 4 durante il fine settimana e un paio di giorni più tardi se la
'danno a gambe'" dice un altro vicino, aggiungendo: "Non stanno quieti un
momento. Gente che va e viene costantemente. Il detto 'vivere come gitani' è
tale e quale", conclude.
La cultura popolare si incarica di rafforzare un'immagine negativa. Le
pellicole e i programmi televisivi li mostrano come gente pericolosa, gelosa
delle proprie donne, sempre occupati in affari torbidi.
Come segno di questi pregiudizi, la Real Academia Española applica il codice al
concetto di gitano. Nelle sue accezioni è tutto un giudizio di valore: gitano è
chi "truffa oppure opera con l'inganno". Tutto contribuì a diffondere
stereotipi: ladri, mentitori, violenti, sporchi, superstiziosi, al margine
della legge.
La tipologia di sospettati naturali li ha resi protagonisti di grandi
persecuzioni. L'8 settembre 1439 furono espulsi dalla Francia, da tutta la
Svizzera nel 1471, dalla Germania nel 1500 e condannati a morte in Inghilterra
nel 1514. Nel secolo XVII il Portogallo li deportò in America. Schiavizzati in
Ungheria e Romania. Nel 1749, il re Ferdinando VI organizzò una caccia generale
dei gitani, chi chiamò "La gran retata".
Il nazismo li incorporò nella lista del genocidio. 200.000 di loro
andarononei campidi concentramento. Alcune fonti menzionano cinque milioni di
gitani.
Sino al 1978 la Guardia Civil spagnola aveva raccomandazioni speciali sui
gitani: "Si vigilerà scrupolosamente sui gitani, col riconoscimento dei
documenti, il confronto di segni particolari, osservare i loro vestiti e
indagare sul loro modo di vita".
Laq soffernza senza patria e senza terra è parte dell'impronta. Un vecchio
proverbio romaní assicura che il sentimenti permane nel folclore: Sa-muro
trajo, beshlem be chengende, che tradotto significa "Seppellitemi in piedi,
tutta la vita sono stato in ginocchio".
¡Oh Rom!,
¡Oh muchachos!
Recorramos nuevos caminos.
¡Vamos! que la esperanza de tiempos mejores
es la que nos guía cada día.
Una possibile origine. Un lindo paese chiamato Sind
"Prima avevamo un gran re, un gitano. Era il nostro principe, il nostro re. I
gitani vivevano assieme in un unico posto, in un paese grazioso. Il nome del
paese era Sind. Lì c'erano felicità ed allegria. Il nome del nostro capo era Mar Amengo Dep.
Aveva due fratelli. Uno si chiamava Romano e l'altro Singan. Era buono, ma dopo
ci fu una gran guerra. I musulmani causarono la guerra. Trasformarono il paese
gitano in cenere e polvere. Tutti i gitani lasciarono il loro paese.
Cominciarono a vagare come poveri in altri paesi, altre terre. In questo tempo,
i tre fratelli partirono assieme ai loro inseguitori. Alcuni finirono in Arabia,
altri a Bisanzio o in Armenia. Leggenda gitana.
La teoria più accettata sull'origine del popolo romaní è che procedettero dal
Punjab, una regione alla frontiera tra India e Pakistan. E' un'ipotesi che non è
mai stata provata, ed altre supposizioni più moderne segnalano che le loro
radici sono ebraiche.
In ogni maniera, le loro origini rimangono oscure e sono state oggetto di
ogni tipo di fantasie e leggende. Alcuni li considerano discendenti di Caino,
che dopo aver ammazzato Abele, fu condannato da Dio a vagare in eterno. "Quando
lavorerai la terra non ti darà frutti, sarai vagabondo e fuggitivo sulla terra",
sostiene la Genesi da cui sorge la leggenda del nomadismo gitano. Un altro mito,
sulle origini dei gitani li segnala come i ladroni di Cristo. Questo atto li
avrebbe condannati a girare per il mondo senza arrivare al proprio destino.
Se ci atteniamo alla versione più comunemente accettata, che situa i gitani
originari dell'India, i primi destini del popolo gitano sarebbero stati Afganistán,
Irán, Armenia e Turchia. Nel secolo XIV sarebbero arrivati in Egitto ed un
secolo più tardi in Europa.
In un primo momento furono ricevuti in buona maniera dai re degli stati
europei che li vedevano come pellegrini cristiani. Però con i tempi la
situazione cambiò ed un secolo più tardi cominciarono ad essere perseguitati
perché non si adattavano e non potevano essere assimilati. Nel secolo XIX
arrivarono in America.
I gitani migrarono in questa regione contemporaneamente ad altre centinaia di
migliaia di europei in cerca di nuove opportunità. L'ultima grande ondata
migratoria ha avuto luogo con la caduta del muro di Berlino nel 1989. I gitani
iniziarono a partire dai paesi dell'ex blocco socialista verso le nazioni ricche
dell'Ovest.
Tomado de:
El País Digital.
PRORROM
PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO
ORGANIZATSIAKO LE RROMANE NARODOSKO KOLOMBIAKO
[Organización Confederada a Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane
Anda´l Americhi, (SKOKRA)]
Di Fabrizio (del 24/07/2007 @ 09:35:42, in lavoro, visitato 2544 volte)
Da
La
voix des Rroms
Saint-Ouen lotte n° 67 - luglio 2007
" Osserva la mia città, si chiama bidone, bidone, bidonville, vivere lì è
cotone (... ]Dammi la tua mano compagno, ho cinque dita io anche, ci si può
credere uguali (...)"
Claude Nougaro - Maurane
A Saint-Ouen, al termine della via Ardoin, vicino alla Senna, una bidonville
dispiega la semplicità della miseria generata dall'implosione delle società
dell'Europa dell'Est, la caduta delle pareti e barriere doganali, la vittoria
del "libero" mercato e della "libera" concorrenza nell'Unione europea degli
azionisti. Lasciati per conto, Rroms ad esempio, sono trattati da anni come
paria. Prima della caduta, avevano lavoro, ma sono ora colpiti dalla
disoccupazione. Allora fanno ciò che hanno fatto i nostri antenati Bretoni,
Auvergni, ciò che hanno fatto gli Spagnoli, i Portoghesi, gli Algerini, i
Marocchini ed altri Africani negli anni 60 ed ancora ora: partono verso le città
dove c'è lavoro, nell'Europa dell'Ovest.
Quale lavoro? Un lavoro al nero nel bastimento, nel settore alberghiero, nella
ristorazione. "Continua, ti pago il mese prossimo." "A volte sono pagati alla
fine del secondo mese, a volte no." "Spostati tu, non avrai nulla di tutto".
Queste sezioni di due mesi di lavoro clandestino non pagato sono frequenti.
Grazie proprietari. Quale ricorso hanno? Ricominciare altrove sperando di avere
più possibilità. Mendicare. Di ricorso legale non ce n'è. Anche in queste
condizioni, la concorrenza è dura. In estate i bordi dell'unità periferica si
coprono di tende occupate da lavoratori e studenti dei paesi dell'Est che, loro,
non sono paria nel loro paese, ma che sono anche disoccupati. Che cercano di
rientrare al paese con un po'di denaro. Gli sfortunati, a volte non hanno
neppure che rientrare. Ma quando la possibilità è là, un giorno di salario qui,
è il salario di un mese là. Studenti bulgari guadagnano in due mesi di che
vivere durante un anno di studi. La situazione dei Rroms è diversa. Rari sono
coloro che riescono a guadagnare abbastanza denaro per inviarne un po'in
Romania, in Bulgaria, in Ungheria per migliorare la vita nel ghetto in cui vive
la loro famiglia. La maggior parte è inchiodata qui dove la miseria è meno dura
che là ed il dispetto della gente "brava" meno pesante.
A questa semplicità estrema della disgrazia ci sono soluzioni estremamente
semplici: "Oh, bidonvilles nel 2007!" Quale vergogna! Toglietela della mia vista
immediatamente! "D'espulsione in espulsione, la miseria e la precarietà dei
Rroms aumentano ogni volta." Ma il problema non è risolto.
8 Milioni di Rroms sono cittadini europei, collegati da una cultura ed una
lingua, il rromani, una lingua indo-europea. Un popolo senza territorio che non
richiede territori. Ma il diritto di vivere normalmente nei vari paesi
dell'Europa, il diritto ai "diritti dell'uomo e" ai diritti del bambino "e" alla
parità delle opportunità ", come tutti."
Un inizio di soluzione, ad esempio a Aubervilliers, un terreno del comune dove
devono essere sistemate case prefabbricate, a Bagnolet, la costruzione di
chalets, dopo molti anni d'alloggio caotico in una costruzione comunale
abbandonata. Un inizio di soluzione è l'accompagnamento sociale che permette di
trovare un lavoro meno precario, scolarizzare i bambini, integrarsi a termine in
un alloggio classico, è il bilancio di "riassorbimento delle bidonvilles"
individuato dal consiglio generale ed è efficace soltanto se i municipi lo
utilizzano.
Un inizio di soluzione, sono che i municipi abbiano meno timore di mettersi sul
problema perché avranno meno timore delle reazioni dei diretti più
semplicistici. Un inizio di buona soluzione, è la tua solidarietà, abitante di
Saint-Ouen.
Dammi la tua mano, compagno, hai cinque dita tu anche, puoi renderti utile!
Mathilde
Di Fabrizio (del 24/07/2007 @ 09:20:07, in Italia, visitato 2200 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro, Università Sapienza di Roma il seguente
comunicato con preghiera di diffonderlo, grazie Maria Grazia Dicati
L’altro ieri, giovedì 19 luglio, è stato effettuato un nuovo sgombero di un
insediamento non autorizzato, quello sotto il ponte della Magliana (1300
persone). Contro le edulcorate e/o trionfalistiche dichiarazioni del
sindaco, del presidente del XV Municipio ecc., noi qui sottoscritti vogliamo
denunciare il disastro umanitario, l’acuta sofferenza, i disagi che queste
travolgenti operazioni di polizia comportano. In una città in cui è stata
dichiarata l’emergenza caldo abbiamo visto con i nostri occhi donne incinte
arrancare faticosamente cariche delle loro povere masserizie, nugoli di bambini
dagli sguardi smarriti, neonati! - non c’è pietà neppure per i neonati a Roma? -
gruppetti di sgomberati rassegnati e sgomenti, senz’acqua, senza cibo, senza
sapere dove andare. Ma dov’è la coniugazione di sensibilità e legalità
sbandierata dal sindaco? Ma il sindaco ha visto? Cosa gli è stato riferito? Di
quale illegalità sono colpevoli i neonati, i bimbi di 3, 4, 5 anni? A noi lo
sgombero è parso come una nuova vittoria dell’ingloriosa guerra intrapresa
contro i poveri, i più deboli, i più emarginati. Esisteva ed esiste un problema
di legalità, ne siamo consapevoli, ma la richiesta di legalità deve essere a
tutto tondo e non strumento di vessazione degli esclusi. Dov’è la legalità delle
istituzioni? Dov’è il rispetto di quei diritti umani elementari che sono il
diritto alla dignità, alla sopravvivenza, a un ricovero? L’Italia è già stata
condannata dal consiglio d’Europa per la brutalità degli sgomberi, per il
mancato rispetto della normativa europea al riguardo. Come cittadini di questa
città non ci riconosciamo in questa politica e la denunceremo al Commissario
europeo per i diritti umani.
Firmano: Marco Brazzoduro (professore alla Sapienza); Francesco Careri
(professore a Roma3); Roberto De Angelis (professore alla Sapienza); Roberto
Pignoni (professore alla Sapienza); Anna Pizzo (consigliera PRC regione Lazio);
Claudio Graziano (Arci-Roma); Hamadi Zribi (responsabile Immigrazione PRC Roma);
Alessia Montuori (associazione SenzaConfine); Casa dei Diritti Sociali – Focus;
Daria Pozzi (ATTAC); Stefania Ruggeri (Cooperativa sociale 621); Virginia
Valente (Progetto diritti); Stefano Montesi; Andres Barreto; Alfonso Perrotta
(Associazione Interculturale Villaggio Globale); Stalker/osservatorio nomade;
Gianluca Staderini (Popica Onlus); Alessio Arconzo (G.C. –Factory); Stefano
Galieni (Dipartimento Immigrazione Prc Nazionale); Laura Nobile; Imma Tuccillo
Castaldo (Karaule Mir); Ghirmai Tewelde (consigliere PRC Municipio XVIII)
Vincoli Sonori ogni anno riprende il suo itinerario nelle sonorità del
mondo musicale klezmer e gypsy. Il Festival è un viaggio che
conduce nell'esplorazione delle diverse anime della musica dell'Europa orientale
e balcanica, palcoscenico naturale dove si tramandano di padre in figlio i suoni
provenienti dalle radici. I profondi legami sviluppati nella tradizione tra
musicisti ebrei e zingari è anche un richiamo ad un'Europa dove etnie e
religioni si incontrano per dare vita ad espressioni musicali che
oltrepassano le differenze. Vincoli Sonori offre una qualità della
programmazione che non attira solo gli amanti della world music, ma un
pubblico sempre più vasto. Ecco quindi, per appassionati, intenditori e curiosi,
una nuova edizione, tutta con concerti gratuiti.
continua
Di Fabrizio (del 22/07/2007 @ 09:31:43, in media, visitato 1925 volte)
"Chachipe" è un
contest fotografico nell'ambito della Decade del Popolo Rom.
Chi vuole (sia fotografo professionista o no) può iscriversi entro il 15
agosto e caricare le sue immagini sul sito in quattro categorie. Il concorso è
aperto a tutti, di ogni cittadinanza, residenza e affiliazione etnica,
ovviamente è incoraggiata la partecipazione di chi abbia origini Rom.
E' poi possibile esprimere il proprio voto sulle foto già esposte nel
sito.
Le foto che riceveranno più apprezzamenti saranno esposte alla Galeria
Centralis di Budapest, dal 25 ottobre 2007.
Di Sucar Drom (del 22/07/2007 @ 09:05:42, in blog, visitato 2104 volte)
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Rom e Sinte (in prevalenza: Sinti Piemontesi, Estrekarjia, Lombardi, Veneti,
Teich, Gackane, Emiliani e Marchigiani; Rom Harvati, Lovara e Abruzzesi) hanno
superato le logiche segreganti, discriminanti e assistenziali proprie dei
cosiddetti “campi nomadi”, acquistando dei piccoli appezzamenti terreni
agricoli, dove vivono con le proprie abitazioni: le rou...
Unione Europea, le donne rom e sinte sono due volte discriminate La deputata
europea Lívia Járóka (PPE/DE, HU) ha presentato la risoluzione sulla situazione
delle donne rom e sinte nell'Unione Europea. La Risoluzione, approvata il primo
giugno 2006, pone l'accento sulle discriminazioni subite dalle donne sia
perchè appartenenti a minoranze non riconosciute sia perchè donne, quindi una
discriminazione multipla: per appartenenza e per genere. La relazione approvata
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Milano, Andrea Halilovic, il bambino rom di 10 anni, scomparso da lunedi' sera
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scoppiato in una casa, poi risultata abbandonata, a Trensasco, nell'entroterra
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preparando per iniziare una schedatura di tutti i Rom rumeni. Secondo la tesi
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