Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/10/2007 @ 09:14:08, in Italia, visitato 1673 volte)

Da ChiAmaMilano

Il pirata della strada di via Padova è una donna italiana, ma fa meno notizia del suo fidanzato Rom

Il 16 settembre in via Padova un’automobile travolgeva un pensionato di 71 anni e lo trascinava per cento metri uccidendolo. L’uomo si era aggrappato al cofano dell’auto e il pirata della strada piuttosto che fermarsi ha proseguito zigzagando per “scrollarsi” di dosso il malcapitato.
Per due settimane l’ennesima tragedia della strada registrata a Milano è stata condita da un solo elemento: la carcassa dell’auto, bruciata, fu rinvenuta il giorno dopo l’incidente nei pressi di un campo nomadi.
I titoli delle cronache locali, le pagine dei quotidiani nazionali, addirittura il telegiornale più seguito si concentrarono su quell’elemento e il campo rom vicino al quale era stata ritrovata l’auto pirata diventava la stimmate della colpevolezza. Come poteva essere altrimenti?
Nonostante l’indizio assai debole, il seme del sospetto era stato gettato su un terreno reso assai fertile da un’ormai interminabile campagna mediatica che vede nei nomadi l’alfa e l’omega del peggio che possa esserci nella società –ammesso che ne facciano parte–; la quintessenza dei barbari che temiamo alle porte e nei volti dei quali non vogliamo specchiarci.
Per due settimane in modo neppure tanto implicito il pregiudizio e il sospetto sono diventati una cosa sola.
Il 2 ottobre la svolta nelle indagini, come si usa dire nel gergo della cronaca nera. Al pirata della strada viene dato un nome e un volto: si tratta di un’italianissima pluripregiudicata ventiquattrenne che non ha mai preso la patente ma che era proprietaria dell’auto che ha ucciso in via Padova.
Il 3 ottobre la notizia dell’arresto della donna è data con minor rilievo rispetto a quella dell’investimento di due settimane prima. Nessun accenno nei titoli, nei sommari o negli occhielli all’italianità della donna, che però, come precisano i pochi articoli dedicati alla soluzione del caso, è fidanzata con un Rom. È evidente, in un modo o nell’altro, i nomadi c’entrano.
Così, per una di quelle coincidenze che spesso contribuiscono a dare forma allo zeitgeist che caratterizza l’informazione, i titoli principali della cronaca cittadina il 3 ottobre erano “Censimento rom: in 700 senza lavoro, vanno espulsi”, “Troppi romeni irregolari, intervenga il Prefetto”, “Al setaccio i campi nomadi, vanno espulsi 302 rom”, “Schedati gli zingari in 700 vanno espulsi”, “Campi, controlli a tappeto, 700 nomadi non in regola”, “Rom, censimento nei campi regolari: 302 identificati”, “In tre anni raddoppiati i romeni”.

Beniamino Piantieri

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Di Fabrizio (del 11/10/2007 @ 09:07:42, in Italia, visitato 2012 volte)

Senza terra o tutta la terra

Da lunedì 15 a sabato 20 ottobre 2007, presso il Pub "Le Pecore" in Via Fiori Chiari 21, a Milano, si svolgerà una settimana dedicata alle comunità Rom presenti nel nostro Paese e in particolare nella Provincia di Milano.
Organizzata dalle Associazioni NAGA, Opera Nomadi, Aven Amenza, Sdl, Festa dei Popoli di Opera, Comitato Rom e Sinti insieme, Associazione Liberi e dalla Chiesa Evangelica Ministero Sabaoth.

Una settimana di musica, teatro, eventi per conoscere il popolo Rom.
Foto, documentari, favole, cucina, cultura e tradizioni.
Ospiti: Moni Ovadia, Dario Fo, Rapsodia Trio, Musicanti e tanti altri

Una settimana per conoscere meglio un popolo così lontano ma così vicino

Conferenza Stampa di presentazione
Venerdì 12 Ottobre 2007 ore 11.30
Le Pecore Pub, via fiori chiari 21
Milano

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Di Fabrizio (del 10/10/2007 @ 09:20:26, in blog, visitato 1888 volte)

Leggete questa testimonianza, e alla fine scoprite chi la scrisse...

Ho deciso di dedicare alcune domeniche ai preti, quelli veri.
Oggi ascoltiamo insieme le parole di padre Alex Zanotelli.

"Il 4 novembre ho assistito alla demolizione di tre campi Rom, situati nel comune di Casoria, nella provincia di Napoli. In questi campi c’erano circa quattrocento persone.
Alle 8.00 del mattino sono arrivate, scortate dalla Polizia, scavatrici, ruspe, cingolati per demolire il tutto.
Sembrava un esercito in assetto di guerra che spianava tutto. Unica sorpresa: il campo era stato abbandonato dai Rom lungo la notte. Infatti la sera prima, un notevole contingente di Polizia aveva ammonito tutti ad andarsene. E se ne erano andati, scappando da tutte le parti: chi verso la stazione ferroviaria (Piazza Garibaldi), chi verso centri sociali ove poter passare la notte.

Non si era mai visto a Napoli un’azione del genere: buttare fuori con la forza persone dal proprio habitat senza offrire loro prima un altro luogo ove andare. Mi ricordava certe scene viste nei regimi militari. Mi ricordava soprattutto le demolizioni che avevo visto delle baraccopoli di Nairobi. Mai mi sarei aspettato che avrei assistito a simili scene nella mia Italia.

Era da alcuni mesi che accompagnavo, insieme al professore Marco Nieli, da vicino, l’avventura di questi Rom: gente buona, semplice, attiva, gente che non ha mai partecipato ad una guerra, gente che era scappata dalla Romania per trovare un po’ di dignità. Ero stato, con Marco, ospite dei Rom di Casoria: un’ospitalità calorosa e aperta.
Con loro ho potuto vedere la realtà del campo. Devo confessare che non avevo mai visto in Italia, una situazione così degradata. Mi faceva venire in mente certi angoli di Korogocho, la baraccopoli di Nairobi, dove sono vissuto per 12 anni. Questo sia per la sua posizione, sia per le condizioni del campo. Infatti l’accampamento Rom di Casoria è posto sotto un immenso arco con piloni enormi della tangenziale di Napoli. Ma le condizioni igieniche e ambientali del campo non sono meno agghiaccianti. Baracche accatastate una sopra l’altra in piccolissimi spazi. Senza acqua potabile. Stretto tra due ferrovie (un ragazzo è morto qualche mese fa sotto un treno). Enormi topi che passeggiavano tranquillamente.

La gente ci ha accolto con tanto calore e tanti caffè. Avevano invitato tutti a venire l’11 aprile davanti al Comune di Casoria per parlare con gli esponenti del Comune. Quel giorno buona parte della comunità venne in piazza a urlare, gridare, battere i tamburi, per chiedere l’acqua potabile nel campo, un bus per portare i bambini a scuola ed infine un luogo alternativo ove i Rom potessero costruire il loro campo.

E’ incredibile che in Campania non ci sia ancora una legge quadro per i Rom. Furono solo promesse. Dopo tante insistenze… arrivarono i poliziotti, le ruspe……e via! Via tutti quelli che sporcano le nostre città. La cosa più incredibile fu che il comune di Casoria è stato commissariato per infiltrazioni mafiose! Come ultimo gesto il sindaco uscente aveva firmato l’ordinanza dello sgombero.

Grave, molto grave che si dia effetto immediato ad un’ordinanza di un sindaco “scaduto”! Il prefetto l’ha immediatamente resa effettiva! E’ proprio vero che sono sempre i poveri a pagare. Ma ho visto un gruppo di fuggiaschi fuori dalla stazione Gianturco: donne incinte, bambini che piangevano…Ora vivono nella diaspora della quasi totale indifferenza delle istituzioni e dei cittadini. E’ questa l’Italia democratica? E’ così che trattiamo i Rom? Non è forse così che trattiamo anche gli immigrati chiudendoli nei CPT, veri lager? I poveri a Nord come a Sud, a Napoli come a Nairobi, non contano! Eppure sono volti!"
Alex Zanotelli


Era il 13 novembre 2005. Per favore, smettiamola di preoccuparci di Grillo, che di questi tempi ha sin troppi altoparlanti che parlano di lui. Probabilmente, di Rom non ne capisce niente, e si appoggia ai suoi "supporters", non importa come la pensino, l'importante è di "fare casino". Concentriamoci sulle migliaia di commenti che sono apparsi nei due post differenti, noterete che invece sono quasi a fotocopia. E come riuscire a dialogare con queste persone che fanno del blog di Grillo una personale palestra.

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Di Fabrizio (del 10/10/2007 @ 09:05:33, in Italia, visitato 1740 volte)

Ricevo da Xoraxai

Giovedì 11 ottobre

presso csoa La Strada via Passino 24 - Garbatella

ore 18:30 "ROM TRA ESCLUSIONE E SICUREZZA" presentazione del libro "Chejà Celen, ragazze che ballano" scritto da Vania Mancini, edito da Sensibili alle foglie in collaborazione con ARCI solidarietà Lazio e Commissione delle Elette del comune di Roma

sono invitati:

Nicola Valentino Curatore del libro, Sensibili alle foglie
Renato Curcio Sensibili alle foglie
Paolo Perrini ARCI solidarietà Lazio
Adriana Spera Pres. Commissione delle Elette
Nicola Simoniello Pres. commissione sicurezza XIX Municipio
Paolo de Pascale Ufficio Cultura XII Municipio
Gianni Pizzuti Resp. settore volontariato Caritas
Tano d'Amico Fotografo
Umiza Halilovic Portavoce campo Lombroso
Andrea Camerini Nuove Tribù Zulu
modererà il dibattito Fabio Malinconico

ore 20:00 cena sociale e danze delle ragazze Chejà Celen

ore 22:00 DJ set a cura di Brusca (grooves, funk, jazz dancefloor)

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Di Fabrizio (del 09/10/2007 @ 12:10:18, in Regole, visitato 2019 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

salve,
abbiamo organizzato una conferenza stampa di presentazione della proposta di legge che abbiamo depositato, sull'inserimento dei cittadini e le cittadine rom e sinti nella legge sulle minoranze linguistiche.
sappiamo che non tutti sono d'accordo con la proposta, ma abbiamo ugualmente provato ad invitare alla presentazione a persone e associazioni che lavorano sui/con diritti di rom e sinti. è un primo passo, intendiamo continuare a lavorare, con gli strumenti a disposizione perché i/le componenti di questi minoranze, siano riconosciute come soggetto di diritto.
la conferenza stampa avrà luogo giovedì 11 ottobre alle 10:45 nella sala stampa di Montecitorio, ingresso da via della missione. data la natura dell'iniziativa, prevediamo pochi brevi interventi.
chi intenda partecipare è pregato di dare conferma entro martedì 9.
ricordo che per gli uomini è necessaria la giacca.
sono stati invitati tutti i deputati che hanno firmato la proposta.
un caro saluto,

mercedes frias

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Di Fabrizio (del 09/10/2007 @ 09:26:54, in Italia, visitato 2747 volte)

... di oggi, 8 ottobre 2007. Ma è proprio vero che le “comunità nomadi” condividono? Non è invece il caso di far sentire la vostra opinione in merito? Per e-mail al Corriere potete scrivere a 'redazione@corrieredilivorno.it'. Ciao. Isabella.

Cosimi: Mai più bimbi mendicanti - Presto gli assistenti sociali ai semafori

E le comunità nomadi condividono anche se chiedono "politiche di inserimento più adeguate"

di Gabriele Masiero

"Siamo pronti a mettere in campo una task force di educatori per togliere dai semafori i bambini mendicanti". Il sindaco, Alessandro Cosimi, ha deciso di dichiarare guerra agli adulti, spesso rom, che usano i loro figli per chiedere l'elemosina agli angoli delle strade. ''Faremo solo rispettare la legge che già esiste - ha aggiunto Cosimi - e siamo pronti a fare intervenire il tribunale dei minorenni''. L'idea del primo cittadino livornese potrebbe essere un progetto-pilota in Italia, non fosse altro perché non segue la strada delle ordinanze, come avvenuto a Firenze con i lavavetri, ma intende rafforzare l'attività dei servizi sociali per stroncare il fenomeno dell'accattonaggio compiuto dai bambini. "Il messaggio che vogliamo dare - ha spiegato Cosimi - è chiaro: a Livorno non è consentito mandare i bambini a chiedere l'elemosina. E per farlo siamo disposti a impegnarci concretamente. Abbiamo già contatto un pool di psicologi e pedagogisti che ci aiuteranno in questo percorso. Proporremo al Tavolo del volontariato di collaborare con noi per trovare, oltre alle struture pubbliche, altre case famiglia dove inserire i bambini tolti ai genitori che li costringono a mendicare. Prima andremo sul posto ad avvertire questi adulti e se la loro condotta proseguirà informeremo il tribunale dei minorenni affinché decida sull'eventuale affidamento ad altri dei loro bambini". Infine, ha detto Cosimi, "vogliamo dimostrare che Livorno non dimentica quanto è accaduto due mesi fa sotto il ponte di Pian di Rota, quando morirono quattro bambini nell'incendio delle loro baracche". "Non siamo una città indifferente - ha concluso - e lo vogliamo dimostrare con i fatti. Per questo i nostri servizi sociali monitoreranno costantemente la città. Abbiamo già ricevuto segnalazioni in merito, in particolare per quanto riguarda il semaforo che si trova vicino all'istituto Nautico, interverremo su quelle e non tollereremo violazioni di legge". Ok al progetto del sindaco livornese anche dal comitato nazionale "Rom e Sinti insieme" che però auspica anche politiche sociali che favoriscano l'inclusione di interi nuclei sociali. "E' giusto applicare le norme - ha detto Nazzareno Guarnieri, portavoce del comitato - perché legalità e sicurezza sono principi irrinunciabili, ma allo stesso modo occorre garantire politiche sociali adeguate per consentire a tutti una vita dignitosa. Perché disagio e illegalità non nascono mai per caso". Al comitato fanno capo oltre 60 leader e 16 organizzazioni di categoria. "E' assolutamente vero - ha precisato il portavoce della comunità Sinti e Rom - i bambini non devono mendicare per strada né, tanto meno, dovrebbero vivere in campi nomadi, che andrebbero smantellati. Ma purtroppo è altrettanto vero che spesso non hanno dove andare e la discriminazione contro le minoranze Rom e Sinti in Italia è ancora estesa in tutti i campi, dal privato al pubblico". In Italia, secondo Guarnieri, "sono rare le realtà dove le comunità sinti e rom sono considerate protagoniste sociali pensanti e dove sono attuate politiche di integrazione, di partecipazione diretta e di mediazione culturale". "I Sinti e i Rom presenti in Italia - ha aggiunto - vedono in molti casi negato il diritto alla residenza, alla sanità, alla scuola e al lavoro". E' quindi necessario, ha spiegato Guarnieri, "superare la politica dell'assistenzialismo e dell'accompagnamento sociale ed evitare politiche simili con altra denominazione che contengono sempre i requisiti dell'assistenzialismo". "Insomma, chi di noi sbaglia, ruba e sfrutta i bambini deve pagare - ha concluso - ma lo stesso deve valere per chi non è in grado di garantire politiche sociali adeguate".

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Di Fabrizio (del 08/10/2007 @ 22:08:33, in Italia, visitato 2060 volte)

Ricevo e porto a conoscenza:

Gentile Fabrizio,
ieri sera, alle ore 23.00 circa, Canale 5 ("Terra") ha parlato dei rumeni rrom di Pavia e Milano. Vorrei segnalare la posizione del vice-sindaco di Milano, che considera tutti i rrom malviventi e chiede, per la Romania, di reintrodurre i provvedimenti del trattato di Schengen.
E un discorso che deve essere conosciuto da tutti quanti visitano "Mahalla" .
Ti prego di inserire questa notizia .
Grazie,

Marcel Costache

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Di Fabrizio (del 07/10/2007 @ 09:26:14, in scuola, visitato 2047 volte)

Una trentina di ragazzi giocano a piedi nudi nel mezzo della strada. I vestiti sporchi non coprono i loro corpi magri. [...] Petra, una delle ragazze, ha 14 anni, anche se il suo corpo snello e le braccia piccole le danno l'aspetto di un'undicenne, è una ragazza savia e felice.

In una normale scuola secondaria in Romania, una ragazza della sua età sarebbe all'ottavo grado, studiando lingue, fisica o geometria. Ma lei è solo al sesto grado di una "Scuola Speciale" per ritardati mentali.

"Non imparavo abbastanza nella scuola normale" dice Petruta. Se le si chiede cos'ha di speciale il suo nuovo posto di studio, risponde: "Beh, ci sono solo Rom là, soltanto noi 'Zingari'!"

Petruta ha altri quattro fratelli e sorelle e i suoi genitori sono disoccupati. La costruzione improvvisata che occupano ha quattro pareti d'argilla ed un tetto di plastica. Il tempo è tempestoso e il vento fa saltare il tetto, lasciando i cinque bambini in due piccoli letti svegli con il cielo grigio sopra di loro.

La famiglia vive con i 30 €uro mensili dell'assegno di disoccupazione del padre aggiunti a 7 €uro per ogni figlio. Come media, la famiglia vive con 2 €uro al giorno.

Talvolta Petruta fa lavori di casa dai vicini. "Sono brava a pulire i tappeti dei rumeni, " dice.

Chiedendole come va la sua scolarizzazione, Petruta ammette di non saper ancora leggere o scrivere. Ma non è un'eccezione - ci sono migliaia di bambini come lei in Romania. Questa giovane vive nella piccola città di Dumbraveni nella regione di Sibiu, un povero distretto ostile ai Rom. Circa 150 bambini vivono lì attorno. Oltre il 90% va alla Scuola Speciale - Centro per l'Insegnamento Inclusivo, che il Ministero dell'Educazione ha costruito per i bambini ritardati fisicamente o mentalmente. Attualmente, solo i bambini Rom ci vanno, anche se nessuno di loro è disabile.

Superficialmente, questa situazione sembra soddisfare genitori, autorità locali ed insegnati. I bambini che vanno in queste scuole hanno un certificato che li dichiara handicappati. Questo permette di ottenere il doppio degli assegni familiari - 14 €uro al mese. La maggior parte dei genitori non ha altre fonti stabili di reddito.

I bambini stanno nella Scuola Speciale mattina  e pomeriggio, dove ricevono attente cure dagli insegnanti. Hanno anche pasti gratis ad ora di pranzo. L'autorità locale è contenta, perché questo significa che i bambini Rom "durante il giorno sono curati".

D'altra parte, i bambini non sviluppano nessuna abilità che li possa aiutare ad ottenere una solida educazione. Alla fine della scuola, in pochi sanno leggere o scrivere il rumeno.

La maggior parte di questi bambini sono forzati in questo sistema. A causa del loro retroterra e vita a casa, se andassero in una scuola normale, avrebbero scarse possibilità di eccellere. Inoltre, quando per due volte in fila non passano l'anno sono espulsi, come qualsiasi bambino rumeno.

Metà della comunità di Dumbraveni non ha elettricità. I bambini non hanno un posto dove fare i compiti. Molti di loro sono anche denutriti - specialmente se non hanno accesso a pasti caldi. In pochi possono permettersi di comprare libri, penne o quaderni.

Se espulsi da una scuola tipica, devono avere una seconda possibilità attraverso il Centro per l'Insegnamento Inclusivo e le sue Scuole Speciali. Ma a Dumbraveni, molti bambini Rom iniziano il loro primo grado all'età di 7/8 anni direttamente nelle Scuole Speciali.

Autorità contente

Tutte le parti coinvolte dai capi scolastici al medico di famiglia "consigliano" i genitori Rom a mandare i loro figli direttamente alla Scuola Speciale. Sono valutati psicologicamente da una Commissione Distrettuale. Poi, di solito, nove su dieci di questi bambini ricevono un certificato che li dichiara handicappati, che permette loro di frequentare la Scuola Speciale.

Vasile Prodan, lo psicologo scolastico, discerne che i bambini Rom non sono "equipaggiati mentalmente" come gli altri bambini. "Non vanno all'asilo d'infanzia e non ricevano alcun tipo di educazione dai loro genitori," dice.

Anche le autorità dicono che la situazione discende dalla comunità Rom stessa. "Questi bambini non vogliono andare alla scuola normale," dice Traian Dur, sindaco di Dumbraveni. "E gli altri bambini li deridono perché sono sporchi, e ciò li rende insicuri. Così vanno alla Scuola Speciale. Qui si sentono bene perché ci sono solo Rom della stessa provenienza."

Nonostante la natura illegale della cosa, le autorità locali e centrale sono d'accordo che, da una prospettiva sociale, è uno scenario realista.

"Non ci sono abusi commessi a Dumbraveni, ma questo non significa che stiamo affrontando una situazione ideale che, infatti non credo sia unica," dice Diana Trenchea, consigliera del Ministero dell'Educazione. "E' una convenienza per tutti. E non è la prima volta che sentiamo di situazioni dove i genitori usano i loro figli per migliorare la loro situazione finanziaria."

D'altra parte, quando i bambini cresceranno, [...] si ritroveranno a ripercorrere le impronte dei genitori e vivere senza un tetto, elettricità e lavoro - mandando i loro figli nello stesso tipo di istituzione.

Il Ministero infrange la sua stessa legge

Una delle OnG più attive specializzata sui problemi Rom, RomaniCRISS, ha compilato una protesta al Consiglio Nazionale per Combattere la Discriminazione, ammonendo che, nei casi come quello di Dumbraveni, esiste una forma di apartheid educazionale.

"Segregazione è la separazione fisica dei bambini basata sul piano etnico e non quello linguistico," dice Marian Mandache, capo del Dipartimento dei Diritti Umani di RomaniCRISS. "Abbiamo esempi di segregazione in tutto il paese, nel distretto di Dolj, a Cluj, Mures, Harghita, Neamt e Iasi. Ma nel caso Dumbraveni c'è un chiaro segno di infrazione della legge, perché solo i bambini portatori di handicap possono andare in una scuola per handicappati." Mandache dice che spetta al Ministero dell'Educazione correggere la situazione.

Una soluzione sarebbe un compromesso educativo, una somma di denaro che lo stato donerebbe alle famiglie come incentivo per mandare i loro figli nelle scuole normali e per tenerli lì.

"Manca la volontà politica per risolvere i problemi Rom in questo paese," dice Mandache. "I politici hanno i soldi per costruire la Cattedrale della Redenzione e possono far riparare le strade ogni anno. Ma non hanno soldi per aiutare dei poveri bambini."

Ma per Gelu Duminica, direttore esecutivo dell'OnG Agentia Impreuna, non è questione di razzismo. Dice che il Governo manca di volontà di cambiare lo stato dei segmenti più poveri in generale, e non dei Rom in particolare.

"La gente povera  è facile da prendere in giro" dice Duminica. "Se l'autorità locale dona del cibo prima delle elezioni, avranno indietro i loro voti."

Il Governo ha allocato due miliardi di €uro dai fondi europei per i prossimi sette anni per risolvere il problema delle categorie svantaggiate come gli handicappati, i Rom e le persone di oltre 45 anni.

Un altro problema è la trappola sociale che attanaglia alcune famiglie povere - che danno figli alla luce soltanto per i 230 €uro mensili che lo stato garantisce per i primi due anni di vita. Ma cosa succede quando tutti i figli hanno più di due anni? Mircea, padre di 34 anni a Dumbraveni, ha cinque figli, quattro dei quali maggiori di due anni. A malapena ma tutti mangiano.

"Lo stato ci ha chiesto di fare bambini quando la natalità andava sostenuta," dice "e se lo 'Zingaro' non ha un posto per lavorare, allora fa figli, così può mangiare."

Traian Dur, sindaco di Dumbraveni, un politico locale rispettato dalla comunità Rom, dice che i Rom hanno bisogno di maggiori opportunità di lavoro. Questo risolverebbe il problema. Ma nella città non c'è lavoro per loro. "Il giorno stesso che i Rom vengono pagati, spendono tutto al bar più vicino," aggiunge.

Occorre un moviemnto a tenaglia - educare nel contempo tanto i Rom che il resto della società. Gelu Duminica ritiene che occorra focalizzarsi non sulla scuola di per sé e sull'educazione statale, ma nell'educare i genitori Rom, gli insegnanti e la maggioranza rumena nel cambiare le loro percezioni.

"Ci sono molti stereotipi, come nel fatto che tutti gli 'Zingari' siano cattivi o rubino," dice Duminica. "La maggioranza dovrebbe imparare, meglio se in corsi sponsorizzati dalle scuole pubbliche, a superare i propri pregiudizi e comprendere che i Rom sono come tutti gli altri uomini o donne." Dall'altro canto, i genitori Rom hanno bisogno di consulenza su come fare le migliori scelte per i loro bambini e capire i benefici dell'educazione, mentre gli insegnanti dovrebbero imparare come trattare i bambini che arrivano da famiglie povere, o da una cultura o un'etnia differente.

La scuola dell'infanzia

I bambini Rom di solito non frequentano gli asili nido.

Questo significa che non hanno un'educazione formale prima dei sette anni - quando per legge devono andare a scuola. Senza una scuola d'infanzia dietro di loro, questi bambini non sono abituati, ad esempio, a rimanere seduti per 50' o come usare una penna. La maggior parte del tempo, si trovano in una situazione scomoda. Dopo poche settimane, rifiutano di andare a scuola. Alcuni studi sociologici hanno mostrato che i bambini Rom sono abituati a ricevere molto affetto dalle loro famiglie, specialmente dalle madri. Nel primo grado dell'istruzione trasferiscono questo affetto verso gli insegnanti. I maestri devono conoscere queste informazioni, così che possano capire il retroterra dei loro alunni.

Se niente cambia, le situazioni come quelle di Dumbraveni continueranno.

[....]

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Di Sucar Drom (del 06/10/2007 @ 09:39:39, in blog, visitato 1677 volte)

Modena, perchè il Comune paga la bolletta delle famiglie sinte?
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Un lezzo terribile, a pochi metri da...

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La furia cieca è qui...
Ed ecco che arriva come un fiume anche Beppe Grillo sulla questione Rom rumeni. Dopo aver letto l’esternazione del comico genovese che parla di migrazioni selvagge e di sacri confini, ci chiediamo se davvero siamo nell’anno 2007 del calendario gregoriano. Improvvisamente ci svegliamo da un sogno che abbiamo in parte condiviso con un ebreo che si è estraniato dal ...

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Di Fabrizio (del 05/10/2007 @ 08:59:49, in Europa, visitato 2297 volte)

Da Romanian_Roma

Ancora, il Ministro della Sanità Pubblica (MSP) non ha programmi per la comunità Rom, questo perché ritiene che il disagio e la sofferenza non abbiano niente a che fare col retroterra etnico dei singoli. Dal 2001, anno in cui la Romania ha adottato la normativa europea, che proibisce la classificazione su base etnica, non ci sono dati ufficiali sul problema della sanità tra i Rom.

Abbastanza sorprendentemente, gli incaricati statali dicono spesso che i Rom sono il gruppo privilegiato delle strategie governative per promuovere la sanità e combattere la povertà. D'altra parte, non c'è molto che il ministro può fare per la gente di Ferentari. Dice Hanna Dobronauteanu ex consigliera per i problemi Rom nel MSP "Al momento, l'area non è una priorità del MSP. Le cose potrebbero cambiare solamente se l'Autorità per la Sanità Pubblica di Bucarest (ASPB) o alcune OnG identificassero problemi specifichi ed arrivassero ad un piano concreto per migliorare le condizioni dell'area".

Ma ora a Ferentari - nell'assenza di un sostanziale sforzo a lungo termine da parte del governo - solo progetti ed iniziative delle OnG ottengono risultati, limitati nello scopo.

Centinaia di migliaia di euro sono stati spesi per ogni tipo di programmi, dalla lotta alla tubercolosi all'educazione sessuale (per uomini e donne) e piani familiari, prevenzione del cancro al seno ecc. Ma tutto ciò è ancora distante dal raggiungere risultati visibili.

"I programmi portati avanti finora dovrebbero essere soltanto l'introduzione ad una grande, coerente campagna destinata a richiamare i complessi problemi di salute della popolazione Rom di Ferentari. Di certo sono stati molto utili, ma non sempre sono stati focalizzati sui bisogni più stringenti. Dietro, le vere cause, che sono la povertà, la disoccupazione, la mancanza di scolarità" secondo Alina Constantinescu, lavoratrice sociale dell'organizzazione sociale "Doctors of the World". Ammonisce: "Inoltre, da quando la Romania è diventata stato membro della UE, gli USA e gli altri stati occidentali hanno cessato di finanziare progetti, ritenendo la Romania ormai in grado di risolvere i suoi problemi da sola. Cosa di cui dubito..."

Nell'indirizzare le tematiche Rom, il MSP supporta solamente i mediatori sanitari, che sono membri della comunità locale, per facilitare la comunicazione tra popolo e medici.

Perciò, i 500 mediatori sanitari che lavorano in tutta la Romania - tutte donne - devono entrare nelle case delle persone, identificare i problemi e cercare le soluzioni.

Infatti, quello che fanno non è solo occuparsi dei problemi relativi alla sanità, ma anche aiutare i Rom ad ottenere documenti di identità o certificati di nascita o riportare i loro problemi sociali alle autorità.

Anche se, con l'aiuto dei mediatori sanitari, sono state prese misure significative, i problemi sono lontani dall'essere risolti. Primariamente, sono impiegati per un periodo limitato, di solito un anno, e poi i loro contratti di lavoro sono estesi per un altro anno, rendendo il lavoro meno sicuro. Poi il loro salario - pagato dall'Autorità  per la Sanità Pubblica - è lontano dal motivarli, ammontando ad appena 400 RON (Euro 125) o meno al mese. Le comunicazioni con i medici non sempre sono facili.

Inoltre, ci sono problemi legati all'accesso dei servizi sanitari pubblici. Il MSP dicono che sono stati implementati,ma le OnG locali sono di opinione differente. Daniel Radulescu, di Romani Criss, dice: "Anche se ora più persone sono registrate, questo non significa che hanno ottenuto un pari accesso ai ai servizi forniti. Molto spesso, i Rom ci informano che i dottori mostrano attitudini razziste.

Anche Ervin Szekely, segretario statale del ministero, conferma l'esistenza di casi simili. "Siamo stati recentemente informati su una donna Rom che ha consegnato un reclamo per non avere ricevuto adeguata assistenza medica riguardo ai seri problemi avuti con la nascita di suo figlio. Al medico sono state imposte sanzioni, non per un atto di discriminazione, ma per avere mancato nel provvedere adeguata assistenza medica. Così non è stato sanzionato per discriminazione, perché è difficile da provare."

Romani Criss riporta anche istanze di segregazione in ospedale - che in Romania è illegale - ma ammette che casi simili sono difficili da provare. "Discriminazione e segregazione per lungo tempo non sono state tra le nostre priorità. D'altra parte, stiamo pianificando come includere questi fenomeni nel nostro lavoro di ricerca", dichiara Erwin Szekely.

DIVERS - www.divers.ro

Investigation published by Marian Chiriac, editor of DIVERS news bulletin country, and Daniel Ganga, a freelance journalist of Roma origin.

This article is part of the Public Health Journalism and Roma Program, the second edition, coordinated by Center for Independent Journalism Bucharest, and supported by the Open Society Institute – New York.

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