Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 13:11:27, in Italia, visitato 1489 volte)

Tiziana Maiolo, come molti sanno, è presente da almeno 20 anni sulla scena politica milanese e non solo. A proposito delle sue ultime dichiarazioni, e successive dimissioni dall'incarico di portavoce di FLI a Milano, ecco alcune reazioni nel comune di Buccinasco, di cui è assessore

MI-Lorenteggio

Rom. La Maiolo si dimette da portavoce FLI e a Buccinasco l'opposizione insorge: "Si dimetta!"

[...]

Dopo qualche ora, poco prima delle 16.00, a Buccinasco, il Capogruppo del Partito Democratico, Giambattista Moirano, insieme a tutti i consiglieri di opposizione, R.Pruiti, Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R. Pruiti, C. Benedetti, A. Colliniinvia un comunicato congiunto e formalizza all'Ufficio Protocollo del Comune di Buccinasco, una lettera con oggetto: richiesta ritiro delega assessore Tiziana Maiolo.

"Le inqualificabili dichiarazioni sui rom rilasciate dall’assessore Tiziana Maiolo e ampiamente diffuse dalla stampa (La Repubblica, Il Giornale, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Secolo XIX) non ci lasciano per nulla indifferenti e pongono tutta l’Amministrazione comunale di Buccinasco in grave imbarazzo" si legge nella richiesta di ritiro deleghe.

"La dignità umana va rispettata e mai ci si può permettere il lusso di esaltare la razza animale per dimostrare l’inferiorità di persone problematiche, ma nei confronti delle quali è doveroso proporsi di attuare percorsi di reale integrazione così come le Amministrazioni di Buccinasco, compresa la Sua, hanno dimostrato di percorrere da quando si è installata sul nostro territorio la comunità dei sinti.
L’oltraggio arrecato all’autorevolezza del nostro Presidente della Repubblica pone obiettivamente l’assessore fuori da ogni contesto di un pur acceso confronto tra posizioni politiche diverse e alternative.

In nome e per conto di tutti i consiglieri dell’opposizione del Comune di Buccinasco (M. Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R. Pruiti, C. Benedetti, A. Collini), il sottoscritto chiede formalmente a Lei, Signor Sindaco, che venga immediatamente ritirata la delega da Lei conferita all’assessore Tiziana Maiolo in quanto evidentemente inidonea, fortemente negativa e contraddittoria rispetto agli stessi intendimenti dell’attuale Amministrazione. A nulla servono le successive pezze giustificatorie e scuse proposte dall’interessata, vista l’estrema gravita delle affermazioni e visti gli atteggiamenti di intolleranza già manifestati anche nel recente passato.

Qualora questa richiesta non dovesse avere esito alcuno, a nome di tutti, comunico, Signor Sindaco, che l’intera opposizione si asterrà dal presenziare ai Consigli Comunali e alle commissioni consiliari che dovessero registrare la presenza della sig.ra Maiolo".


Poco dopo anche Rosa Palone dell'Associazione Legalmente di Buccinasco ha espresso il proprio biasimo all'assessore per le parole espresse: "Come soggetto sociale operante sul territorio prendiamo le assolute distanze dalle dichiarazioni scellerate e anticostituzionali di chi, tuttavia, dovrebbe rappresentarci nelle istituzioni. Siamo sicuri, inoltre, che tale presa di posizione non rispecchi in alcun modo il pensiero dominante della società civile e responsabile del nostro comune che da anni , grazie anche all'intelligenza delle amministrazioni dei differenti colori politici che si sono susseguite, si batte per l'integrazione della comunità Sinti presente sul nostro territorio, ad oggi modello di integrazione preso ad esempio in Italia e non solo. Cogliamo inoltre l'occasione per ringraziare l'Associazione Apertamente che in questi anni, più di tutti, a Buccinasco si è battuta con forza, coraggio e dedizione per facilitare l'integrazione sociale e lavorativa della comunità dei Sinti con ammirevole successo. Invitiamo la nostra assessora ad occuparsi con maggiore attenzione dei reali problemi di sicurezza e legalità che affliggono l'Italia, cosi come Buccinasco".

[...] .

Al momento il Sindaco di Buccinasco non è ancora intervenuto sulla vicenda.

Vittorio Aggio


Sempre su MI-Lorenteggio

Il Primo cittadino commenta quanto avvenuto ieri

(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 10 febbraio 2011 - Così il Sindaco di Buccinasco Loris Cereda commenta quanto riportato dalla stampa in merito alle dichiarazioni di Tiziana Maiolo sulla questione ROM: "Sicuramente quando si trattano questi temi bisogna evitare ogni possibile ' frase infelice'. Certo è che la frase incriminata 'è più facile educare un cane che un rom' Tiziana Maiolo nn l'ha mai detta. Come al solito il polverone mediatico supera la realtà dei fatti, e quando i fatti sono politici partono le strumentalizzazioni. Buccinasco è un esempio di lavoro serio nel campo dell'integrazione e la Giunta, di cui Maiolo fa parte, ha dato dimostrazioni di grande equilibrio e di evidenti successi sul tema. Concludo dicendo che, al fine di chiarire e chiudere ogni polemica, chiederò all'Assessore Maiolo di spiegare la vicenda in Consiglio Comunale".

V.A.

 
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 09:41:17, in Italia, visitato 1731 volte)

Segnalazione di Alessandra Meloni

La Stampa

Padre e madre denunciati per abbandono di minore. Gli amici: la colpa è di chi ci fa vivere così. Di MARIA CORBI

ROMA: Raul, Fernando, Patrizia, Sebastian, una manciata di anni in quattro, le speranze avvolte dalle fiamme. La loro mamma, Liliana, è piegata dal dolore, sembra voler scomparire in quella stanza fredda di obitorio. Guarda il sindaco Gianni Alemanno e il presidente Napolitano con occhi fissi, non le interessa di questa sfilata di autorità, ringrazia educatamente, ma è lontana. «Non avevo che loro», dice parlando a se stessa. «Non è stata colpa mia». Si batte il petto Liliana, come se volesse punirsi per non essere riuscita a proteggere i suoi bambini. Ha 43 anni, ma molti di più disegnati sul volto, provato dalla disperazione e da una vita piena di fatica. Quei ragazzi da crescere, i pochi soldi guadagnati dal marito Mirko facendo il manovale in giro per cantieri, i lavoretti saltuari, i tanti «no» ricevuti per pregiudizio.

«I genitori dei quattro bambini rom morti nel rogo del campo nomadi a Roma ci hanno raccontato tutte le loro difficoltà», ha detto Alemanno. «Prima di andare in quella baracca avevano trovato una casa a Colleferro ma siccome erano in troppi il proprietario ha chiesto loro di allontanarsi. Da quel momento hanno costruito la loro baracca e si sono trasferiti, nell’accampamento abusivo lungo l’Appia Nuova».

E la vita ai margini in quel campo abusivo la racconta chi ieri ha dovuto prendere le sue cose e andarsene. «Non ci vogliono da nessuna parte. Il nostro non era un campo, ma quattro baracche messe insieme. A La Barbuta, qui vicino, invece sono in tanti». E qualche chilometro più in là ecco questo accampamento a cui la città di Ciampino ha dichiarato guerra. Un passo dal Raccordo anulare, gli aerei gli passano sopra prima di atterraggio e decollo. Alemanno lo vorrebbe raddoppiare. «E’ insalubre e situato sopra un’area protetta da vincoli e sopra una falda acquifera, e, soprattutto, amministrativamente abusivo», gli fanno notare da tempo chi si oppone al progetto. «La realtà è che vorrebbero bruciarci tutti», dice Mariana, romena di Iasi, da dieci anni in Italia, da uno a La Barbuta. «Quei poveri bambini, se avessero avuto una casa sarebbero ancora in vita. Dicono che sono i rom a non volere vivere nelle case, ma è una bugia. Se andate in Romania non esistono campi come questi, i rom vivono in quartieri decenti».

E da Ciampino avvertono Alemanno di non giocare allo scarica barile sulle colpe del fallimento del piano nomadi: «E’ incredibile come, ad un anno e mezzo dall’annuncio dell’avvio del Piano Nomadi che avrebbe dovuto chiudere 100 campi abusivi e creare 13 villaggi di solidarietà entro pochi mesi, il sindaco di Roma neghi il fallimento del piano stesso dando colpa di ciò alla burocrazia», si legge in una nota del Comune.

Evidentemente Alemanno ha uno strano concetto delle istituzioni visto che il Comune di Ciampino ha l’unica colpa di aver chiesto l’accesso agli atti amministrativi, sia del piano sia degli interventi annunciati per il raddoppio del più abusivo di tutti i campi rom, ovvero quello de La Barbuta posto all’ingresso della nostra città».

E non sono tutti rom quelli che vivono in queste baraccopoli romane. Non lo erano i fratellini morti e i loro genitori come spiega il consigliere comunale di «Roma in Action» Andrea Alzetta. «Conoscevo personalmente Mircea e la sua famiglia. Non è un rom, ma un cittadino romeno, appartenente alla comunità europea e come tale ha diritto ad essere accolto. Invece come tanti, è venuto in Italia per avere un presente migliore e si è trovato senza una casa e con un lavoro nero».

E Mircea ha provato in tutti i modi di dare una vita migliore ai suoi figli. «Io lavoro, ma mi trattano come uno zingaro», ha detto desolato quando ormai nulla ha più importanza. «Non è vero che ci avevano offerto un residence». «Ha provato in tutti i modi a rivendicare i propri diritti di cittadino onesto», racconta Alzetta. «Lavorava in nero nei cantieri. Nel 2006, assieme ad Action, con altri lavoratori romeni ha occupato un cantiere per chiedere di essere pagato e regolarizzato. Abbiamo fatto intervenire l’ispettorato, ma il cantiere è stato chiuso e Mircea e gli altri hanno ricercato lavoro come potevano. Come funziona in Italia. vInvece di essere premiati per avere denunciato un abuso sono stati penalizzati. Mircea era senza casa e dopo essere stato sgomberato dagli accampamenti alla Caffarella lui e la sua famiglia sono stati accolti per un periodo nell’ex occupazione abitativa di Regina Elena. Lì hanno vissuto prima di ritornare in Romania».

Intanto la procura apre un fascicolo per abbandono di minori. E’ contro ignoti, ma ovviamente è possibile che in quella denuncia appaia il nome di Mirko e Liliana. «Non è giusto», dicono gli amici. «Non è colpa loro, ma di chi ci fa vivere così. Adesso li aiuteranno, ma dovevano aiutarli prima».

 
Di Fabrizio (del 06/02/2011 @ 09:00:14, in Italia, visitato 1845 volte)

Segnalazione di Maria Grazia Simmini

SalentoWebTV (leggi QUI l'appello)

Sono scesi in piazza per protestare e dire no alla decisione del Comune di Lecce di far sgomberare una ventina di famiglie Rom dalle loro baracche, perché troppo fatiscenti e pericolose. Uomini, donne e bambini della comunità Rom, del campo sosta Panareo, si sono radunati in piazza Sant'Oronzo, nel cuore di Lecce, davanti palazzo Carafa. Hanno gridato la loro rabbia perché non sanno dove andare e come fare. Lo scorso 25 gennaio, infatti, è stata notificata ad una ventina di famiglie rom residenti all'interno del Campo Sosta Panareo una notifica di abbattimento delle loro Baracche da effettuarsi entro trenta giorni a spese delle stesse famiglie. Chiedono al sindaco di essere ascoltati. Chiedono un'alternativa, un posto dove andare per non rimanere per strada. La loro manifestazione, sostenuta anche dalle associazioni antirazziste, è avvenuta proprio sotto la finestra dell'ufficio del primo cittadino. Ma il sindaco ha rimandato l'incontro al 10 febbraio, per "importanti" impegni istituzionali. Come vi abbiamo raccontato tempo fa, con Articolo21, si tratta di donne e uomini giunti in Italia più di 20 anni fa, per sfuggire alle guerre che hanno insanguinato la ex-Jugoslavia e di numerosi bambini, molti dei quali nati e cresciuti qui in Italia, che regolarmente frequentano le scuole elementari, medie e superiori della città di Lecce.

 
Di Fabrizio (del 05/02/2011 @ 09:07:27, in Italia, visitato 1817 volte)

Corriere della Sera IL RICORSO SULLE CASE NEGATE. ENTRO 7 GIORNI TUTTI GLI IMMIGRATI NEGLI ALLOGGI ASSEGNATI
"Rom, sindaco e prefetto chiariscano"
Inchiesta sui "nomadi discriminati", i pm chiedono nuovi documenti. De Corato: situazione incredibile

MILANO - Un altro giro. E non per lo sgombero in via Cavriana, zona Forlanini, di 5 baracche e 4 tende in mattinata, sgombero contestato da un gruppo di attivisti per i diritti umani ("Quindicesimo blitz, senza servizi sociali"). Ieri i procuratori aggiunti di Milano Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, nell'inchiesta sul caso delle case negate ai rom, hanno chiesto nuove informazioni a prefetto e sindaco. Il prefetto in quanto Gian Valerio Lombardi è commissario straordinario per l'emergenza nomadi. In Comune come l'han presa? Il vicesindaco Riccardo De Corato dice che "le istituzioni danno le case ai rom e si ritrovano indagati. Una vicenda che ha dell'incredibile". L'opposizione, col capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, crede che "sia bene fare chiarezza. Ci spieghino il perché del voltafaccia". Poi ci sarebbe anche la Lega che già pensa ai voli. Ma prima, il "voltafaccia".

Patti, date, ministero
Tra dicembre e gennaio, dopo il ricorso dei rom assistiti dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, due ordinanze del Tribunale avevano sancito che il Comune non aveva rispettato i patti sottoscritti e si era anzi macchiato di discriminazione razziale. I patti, peraltro dimostrati da accordi visti, approvati, scritti e sottoscritti, prevedevano l'assegnazione di case popolari - fuori dal mercato e da ristrutturare - in cambio dell'impegno a lasciare il campo di via Triboniano. I nomadi avevano fatto il loro. Le istituzioni no. La Moratti aveva annunciato e presentato ricorso. Ricorso respinto. La bocciatura venne motivata così: escludere i rom è stata una scelta "fondata esclusivamente su ragioni etniche". Per adesso il fascicolo d'indagine di Spataro e Pomarici è senza ipotesi di reato. La Digos è stata incaricata di compiere accertamenti. Cosa successe davvero? Noi limitiamoci a seguire le date. Il 9 agosto scorso i nomadi avevano rinunciato alla permanenza in via Triboniano a decorrere dal successivo 15 ottobre. Il tutto, appunto, in cambio di abitazioni. Che erano già state trovate. Quattro giorni prima la Regione aveva accolto la richiesta del Comune e aveva autorizzato l'Aler a destinare 25 alloggi. Il 27 settembre il ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva comunicato l'interruzione del progetto. Lo stesso ministero dell'Interno nel corso del 2009 aveva stanziato 13 milioni di euro per il piano rom. Una parte di questi soldi verranno utilizzati per il rimpatrio in Romania di alcuni nomadi. E qui arriviamo alla Lega.

"Viaggio di sola andata"
Il capogruppo in Comune della Lega Matteo Salvini dice che "le risorse messe a disposizione dal Viminale servono per gli sgomberi e per l'allontanamento del maggior numero possibile di rom, non per gli aiuti e le sovvenzioni. L'unico sforzo economico che siamo disposti a concedere per le famiglie nomadi è un biglietto aereo di sola andata". Il numero dei partenti è abbastanza esiguo. Cinque le famiglie decollate. Altre dieci-quindici quelle che potrebbero seguirle. La maggior parte delle famiglie (102 in totale) rimarrà. Non in via Triboniano che, ha annunciato il prefetto, verrà chiuso entro marzo. Sorge su terreni destinati all'Expo. Domandina, allora: dove finiranno tutti gli altri nomadi? Andranno a ingrossare i restanti, e regolari, campi rom cittadini?

I cantieri negli alloggi
A marzo saremo in pienissimo periodo di campagna elettorale, che influenzerà tremendamente politiche, decisioni, scelte sul futuro dei rom. Per quel periodo, almeno il capitolo-case sarà chiuso da un bel pezzo. Ancora una settimana al massimo e, informano dalla Casa della carità che li ha seguiti in questo tortuoso percorso, nelle case Aler entreranno tutti i rom che mancano all'appello. Le abitazioni, lo abbiamo detto, erano in condizioni critiche. Servivano dei lavori. Sono quasi terminati. Notevole lo sforzo sostenuto dalle associazioni che assistono i nomadi, ai quali spetterà il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas.

Andrea Galli - 04 febbraio 2011

 
Di Fabrizio (del 05/02/2011 @ 09:07:20, in Italia, visitato 2154 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta da Migrantes online

Sabato 29 Gennaio 2011 08:16 - Pubblichiamo la lettera di Flaviana Robbiati, una delle insegnanti delle scuole elementari Feltre, Pini e Cima (Istituto comprensivo in zona Lambrate a Milano) balzate agli onori della cronaca per aver difeso i bambini rom che frequentano la loro scuola.

Milano - Mentre l’Italia ricorda e commemora il giorno della memoria per ricordare milioni di vittime dei genocidi nazisti, a Milano continuano gli sgomberi di Rom che assomigliano sempre di più ad una forma di "pulizia etnica".

Cinquecentomila persone Rom sono passate per i camini dei campi di concentramento nazisti, molti di loro erano bambini. A Milano i forni non si usano, ma l’obiettivo di cacciare i Rom è uno dei motivi che caratterizzano l’amministrazione comunale.

Ad ogni sgombero ci sono bambini costretti a non potere più andare a scuola. Robert, 11 anni, ha già cambiato 8 scuole e nella nona, dove stava per ultimare la sua iscrizione, non ha fatto in tempo ad entrare.

La nuova forma di pulizia etnica è impedire ai bambini Rom di accedere alla cultura. Solo studiando questi bambini avranno delle possibilità di integrazione e potranno svolgere un lavoro regolare e dignitoso. Negando loro la cultura si nega l’accesso ai diritti.

Una persona analfabeta non riesce a cavarsela in un ospedale, a viaggiare in metropolitana, a districarsi tra le etichette dei prodotti al supermercato. Non legge i giornali, non conosce i propri diritti e le violazioni che subisce. Chi non ha accesso alla cultura, non esiste. Senza cultura si è fuori da tutto.

Per questo noi maestre, mamme e volontari che affiancano le famiglie Rom, supportiamo e sosteniamo le famiglie Rom che mandano i figli a scuola. Per questo ci sono bambini che attraversano la città per arrivare a scuola nonostante vivano in baracche senza acqua né luce, in condizioni inimmaginabili. Bambini costretti a diventare eroi per andare a scuola. Accade tutti i giorni nella Milano dell’Expo. Bambini che gli Erode moderni devono fermare ad ogni costo. Ma è forse proprio la paura che qualche Rom possa imparare a difendersi che muove la spietata azione delle ruspe.

(Flaviana ROBBIATI - www.chiesadimilano.it)


Per terminare, una segnalazione di Tommaso Vitale: Si fa presto a dire sgombero

 
Di Fabrizio (del 04/02/2011 @ 09:43:01, in Italia, visitato 2228 volte)

INCONTRO PUBBLICO -  VENERDI' 11 FEBBRAIO 2011 ORE 20.45
SALA DELLA PARROCCHIA DI GESU' A NAZARETH Largo Bigatti (Quartiere Adriano) MILANO

Parliamo dei Rom: in particolare delle famiglie che abitano nella Comunità di via Idro, ma anche di quelle di Triboniano, dei continui sgomberi delle famiglie stanziate a Rubattino, Bacula, Forlanini e Bovisa e più in generale di quella che comunemente viene definita "l'emergenza Rom a Milano".

Le soluzioni adottate in questi anni nella città di Milano come hanno affrontato la questione? Hanno risolto il problema?

Altri comuni hanno operato in modo diverso: hanno sperimentato, positivamente, politiche di sostegno all'integrazione, di accompagnamento all'inserimento lavorativo, scolastico ed abitativo, con l'appoggio delle Comunità Locali.

Ascolteremo le testimonianze:
· della Comunità Rom di Via Idro 62
· della Comunità Rom di Triboniano
· del Comitato Forlanini
· del Gruppo delle mamme e maestre di Rubattino
· dell'Associazione "elementare.russo"
· di Paolo Fior condirettore di "T" il giornale del Trotter
· di Don Massimo Mapelli della Fondazione Casa della Carità
· dell'Avv. Livio Neri del gruppo degli "Avvocati per Niente"
· di Ernesto Rossi dell'Associazione "Apertamente" di Buccinasco

Promuovono:
Associazione VILLA PALLAVICINI, Associazione "elementare.russo", Osservatorio sui razzismi , Fondazione Casa della Carità, Comunità Rom via Idro 62, Comitato Genitori Elementare S. Mamete, Comitato "Vivere in Zona 2", A.N.P.I. Crescenzago, Martesanadue, Legambiente Crescenzago

 
Di Fabrizio (del 04/02/2011 @ 09:05:27, in Italia, visitato 1677 volte)

Gli ebrei non vivono più nei ghetti, ma in Italia, alla data del 27 gennaio 2011, gli zingari vivono ancora concentrati nei campi, perché?

Nel giorno della memoria si tende a dimenticare la persecuzione di sinti e rom e, mentre la Germania ha riconosciuto solo nel 1985 le sue responsabilità, in Italia i documenti sono dispersi ma i sinti reggiani ricordano il campo di concentramento di Prignano sul Secchia, in provincia di Modena, dove sono state mandate le loro famiglie. Paola Trevisan ha condotto una ricerca storica e ha trovato, con molta fatica, documentazioni e testimonianze degli abitanti del paese e le ha pubblicate. Anche la Lega Nord ha deciso di rievocare quegli anni con una puntualità e un realismo agghiacciante: ha accusato i nomadi di essere un peso economico per la città. La Lega non è nuova a questi attacchi che rivolge anche ai disoccupati del luogo e, in altre regioni, ai disabili, trovando facili nemici in chiunque sia debole o in difficoltà. I leghisti hanno dichiarato che, per i campi nomadi, Reggio Emilia ha speso 3 milioni di euro, ma i dati pubblicati sulla stampa rivelano che in sette anni, per la manutenzione di cinque aree, la città non ha speso neanche un terzo di quella cifra e lo stipendio del solo Onorevole Alessandri costa molto di più alla comunità. Resta intanto fermo il progetto delle micro aree che dovevano sostituire i campi, perché persiste la tendenza a tenere i sinti concentrati in pochi spazi ai margini dell'abitato. Sicuramente sono invece stati spesi soldi per riparare i danni che razzisti e balordi hanno procurato alle strutture dei campi sosta. A Prignano i sinti furono lasciati senza sostentamento e allora bruciarono i pali della recinzione del campo di concentramento per riscaldarsi, quello che spettava a un solo internato era dato per un'intera famiglia, così, affamati, dopo qualche anno fuggirono e fu la loro salvezza. Gli Argan, i Franchi, i Triberti, i Colombo, i Truzzi, i De Bar erano saltimbanchi e giocolieri circensi, i figli e nipoti sono giostrai e, dopo il fascismo, sono stati di nuovo concentrati nei campi nomadi. Mentre nella provincia i sindaci firmano continuamente sgomberi per le carovane di passaggio che non possono fermarsi neppure per riposare la notte, diversi sinti reggiani, stanchi di aspettare, come a Prignano sono scappati dai campi, si sono comprati un pezzo di terra in campagna e si sono sistemati con le loro case mobili. Questo la legge non lo consente, ma nessuna legge può obbligare le persone a vivere per sempre in un recinto. I sinti e rom vogliono vivere con dignità come tutti ma poiché la terra non è uno spazio libero, chi ha potuto ne ha comprato un pezzetto. Nel 1938, il dottor Semizzi scriveva che gli zingari sono indistinguibili somaticamente perché indoeuropei, ma "dal punto di vista psico-morale hanno tali mutazioni regressive, e quindi ereditarie, da poter compromettere seriamente la discendenza", è esattamente questo che va ripetendo la Lega che in Lombardia utilizza i fondi europei destinati all'integrazione, per pagare le ruspe che abbattono tutto.

L'Associazione Them Romanò cittadina, continua a chiedere l'autodeterminazione e intanto è una delle componenti più attive del comitato Nopacchettosicurezza che combatte la riedizione delle leggi speciali, sostenendo i migranti cui il Governo riserva lo stesso trattamento escogitato dai nazisti verso gli ebrei romani, quando gli chiesero tutto il loro oro in cambio della salvezza e, una volta incassato, li deportarono ugualmente. Il Governo ha raccolto, solo a Reggio Emilia, 3 milioni di euro tra i migranti promettendo il permesso di soggiorno, poi è uscita la circolare Manganelli che annullava la possibilità di ottenerlo se si era già stati identificati, circostanza quasi inevitabile in un paese dove si può entrare solo clandestinamente. I dati della Caritas raccontano che l'Italia spende per l'integrazione dei migranti 130 milioni e per la repressione 500 milioni, è quindi uno Stato che apertamente perseguita le persone per la loro origine, contro qualunque legge internazionale ed europea e contro la Costituzione.

Associazione Them Romanò e Nopacchettosicurezza

 
Di Fabrizio (del 03/02/2011 @ 09:40:34, in Italia, visitato 1920 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

Il senso della giornata della Memoria appena vissuta è di ricordare il dramma vissuto da milioni di persone nei lager nazisti, durante il conflitto della 2° guerra mondiale. E' una nobile iniziativa!

Ricordare per non ripetere, ricordare per continuare a resistere e smascherare quelle forme "soft" di divoramento (porrajmos nella lingua romanès) che oggi i Rom spesso continuano a subire, perfino all'interno di Istituzioni democratiche, anche se non sotto quella forma disumana dello sterminio vissuto nel secolo scorso.

E' innegabile che i Rom ne hanno fatta di strada da allora ad oggi, innanzitutto sono sopravissuti al progetto che prevedeva la loro eliminazione, o per lo meno il loro controllo. Hanno preso coscienza non solo della loro storia, delle tragedie subite, rivendicano la loro identità come popolo, con le loro diversità culturali, sociali e religiose. Chiedono anche di essere loro stessi i protagonisti del loro futuro, reclamano il rispetto dei loro diritti e desiderano essere trattati alla pari di ogni essere umano, non reclamano sconti, ma nemmeno leggi speciali per loro. Essere ri-conosciuti come Rom, è parte integrante della giornata della memoria, altrimenti si corre il rischio di ripetere gli errori del passato.

Il nuovo villaggio Rom di Coltano, ad esempio quanto è "ri-conosciuto" come abitato da Rom? Il suo regolamento cosa recepisce del "vivere Rom", quando questi in effetti è stato decretato senza alcun coinvolgimento e partecipazione dei Rom stessi?

E' un regolamento che condiziona pesantemente il "vivere Rom", anzi sembra volerlo limitare, per imporre controllo e intrusione nella vita privata, tutto questo nella convinzione di fare il bene degli "assistiti", arrivando anche a decidere arbitrariamente l'allontanamento di nuclei, colpevoli di "aver tradito" la fiducia dei "benefattori".

Operatrice al villaggio Rom di Coltano:

"S.(maggiorenne) la devi smettere di passare il tempo da tua madre, tutte le volte che vengo qui ti trovo da lei, tu hai il tuo appartamento, devi stare là e farti la tua vita."

"Vogliono farci vivere come gli Italiani, ma noi siamo diversi. Gli operatori non lo capiscono ancora o fanno finta. Vengono qui solo per controllare e minacciare di non rinnovarci il contratto, non è giusto!"

"Paghiamo l'affitto, le bollette di luce, acqua e gas e paghiamo caro anche perché la posta arriva una volta al mese e ci tocca pagare la tassa perché è scaduto il termine, ma non possiamo essere padroni in casa nostra, viviamo sotto la continua minaccia del comune che può mandarci via quando vuole, temiamo anche di ospitare i nostri parenti."

"Di questo passo, senza lavoro dovrò ritornare a manghel, ma ho paura che poi mi tolgono l'appartamento. Prima era diverso tra di noi, sì le case sono più belle delle baracche di prima, ma ora è cambiato troppo, non ci fidiamo più neanche tra di noi."

"Anni fa, ricordo che noi Rom facevamo spettacoli a Pisa, era bello. Ora invece, più niente, nessuno ci chiama! C'è solo Livorno che ci invita a ballare, a parlare, a cucinare le nostre specialità... perché lì ancora non hanno il Progetto Città sottili."


Dettagli... l'Olocausto in un certo senso è stato preparato, coltivato dai "dettagli" (la banalità del male!), che pian piano hanno convinto gran parte dell'opinione pubblica a ritenere necessari e normali quei provvedimenti che limitavano le libertà a determinate categorie di persone, viste come dei corpi malati o asociali, che dovevano essere controllati e guariti dalla parte sana della società!

Convinti di fare del bene, allora come oggi, in questo senso la storia si ripete, anche se in forme diverse, ma a volte con la stessa la logica: il virus della sicurezza si è trasmesso, e affidato come per vocazione o per contratto agli stessi operatori e assistenti sociali. Oggi la sicurezza si serve anche delle gambe di quegli operatori che lavorano nel sociale..possibilmente con gambe veloci e scattanti, disposti ad accelerare i tempi per non aspettare i tempi lunghi della Democrazia e della Giustizia!

«Aver memoria non significa soltanto ascoltare una testimonianza o vedere immagini mostruose... Non basta osservare l'orrore, per rifiutarlo. Bisogna capire come funzionava la sua potente macchina, e com'è stata raccontata più tardi dai suoi artefici.. Quegli uomini non erano nati violenti: lo sono diventati. Le loro testimonianze ci dicono molto di più di quel che ci raccontano i crimini commessi». (David Bidussa)

L'Olocausto ha avuto una sua fase di incubazione, una preparazione in genere affidata a gente comune, convinta di fare bene e che considerava del tutto normale e legittimo che Ebrei, Rom, handicappati.. (persone viste come una minaccia, degli a-sociali da controllare), fossero privati dei loro diritti, applicando esclusivamente a loro delle direttive speciali, al di fuori di quelle ordinarie.

Dettagli , che ritornano a distanza di tempo: un esempio è il regolamento "Città Sottili" di Pisa, che si pone per sua natura "fuori legalità", avocando a sé il diritto di prendere provvedimenti amministrativi a prescindere dall'esito di un procedimento penale ancora in atto verso dei Rom, il riferimento è al caso della "sposa bambina", ma non solo.

Oggi, come ieri i Rom sono ancora visti come corpi malati, che devono essere controllati per essere guariti, o sgomberati per timore di possibili "contagi" alla nostra sicurezza sociale. Chi tra i Rom non accetta, chi osa alzare la testa, chi mostra un po' di coraggio e dignità nel ribellarsi, allora contro costoro si scatena la macchina persecutoria: i loro diritti vengono sospesi, anche con il consenso di una società ormai anestetizzata e drogata, le bugie vengono istituzionalizzate, le verità dei fatti scivolano via, censurate con ogni mezzo e in ogni sede.

Oggi è ancora difficile ri-conoscere la vita Rom.. forse è vero: "alla «banalità del male si può solo opporre la bontà insensata".

don Agostino Rota Martir
Campo nomadi – Coltano (PI) - 31 Gennaio 2011

 
Di Fabrizio (del 03/02/2011 @ 09:24:01, in Italia, visitato 1776 volte)

L'Osservatorio sul razzismo e le diversità "M. G. Favara", laboratorio di ricerca dell'Università di Roma Tre, in collaborazione con OsservAzione, centro di ricerca-azione contro la discriminazione di rom e sinti, ha realizzato negli scorsi mesi una ricerca sul sistema di protezione dei minori rom nella regione Lazio.  La ricerca è stata commissionata dall'European Roma Rights Center, ente che svolge funzioni consultive presso il Consiglio d' Europa, che ha promosso questa attività nel nostro e in altri sei paesi su finanziamento della Commissione Europea.

In questo quadro, l'Osservatorio, di intesa con gli altri partner della ricerca e nel quadro delle azioni di disseminazione dei risultati della stessa, organizza una tavola rotonda che presenterà gli esiti del lavoro svolto nella regione Lazio; l’iniziativa si terrà presso la facoltà di Scienze della Formazione, sede di Piazza della Repubblica (aula 7) il 9 febbraio, dalle ore 15.

info: oss.razzismo@uniroma3.it

Coordina:
Francesco Pompeo responsabile Osservatorio sul razzismo Università Roma Tre

Presentazione della ricerca:
Francesca Saudino e Daria Storia Osservazione, Ulderico Daniele Osservatorio sul razzismo

Interventi di:
Claudio De Angelis Procuratore del Tribunale per i Minori di Roma
Donatella Caponetti Centri per la Giustizia Minorile
Franco Alvaro Garante per i Diritti dei Minori Regione Lazio
Stefano Giulioli Ufficio Tutele Comune di Roma
Nazzareno Guarnieri Federazione Romanì, Graziano Halilovic Romà Onlus
Gabriella Telesca Avvocato
Marco Cappuccino Save the Children, Vittoria Quondamatteo Il fiore nel deserto
Antonio Ardolino Berenice, Monica Lanzillotto La Casa Gialla

Conclude:
Vittorio Cotesta docente Università Roma Tre

 
Di Fabrizio (del 02/02/2011 @ 19:28:17, in Italia, visitato 1733 volte)

COMUNICATO

La Polizia Locale ha preannunciato per domani giovedì 3 febbraio 2011 lo sgombero con l'intervento delle ruspe del Campo Rom di Via Cavriana.

IL GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI (scendiamoincampo@gmail.com) svolge la sua attività umanitaria all’interno del campo Rom di via Cavriana da oltre due anni in stretta collaborazione con altre Associazioni di volontariato sociale milanesi.

Le famiglie che risiedono in questo campo sono ormai, con quello preannunciato per domani, al loro quindicesimo sgombero; hanno trovato nel nostro gruppo sostegno concreto: generi alimentari, abbigliamento, medicine, coperte, tende, oltre all’accompagnamento verso le strutture pubbliche (ospedali e pronto soccorso, per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per quanto concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne). Infatti, molti abitanti del campo soffrono di varie patologie (respiratorie, reumatiche, traumatologiche) proprio per le cattive condizioni di vita in questa situazione, nel totale disinteresse delle degli organi preposti alla tutela della salute anche di questi cittadini/e.

Tra gli abitanti Vi sono giovani adulti soli, anziani in coppia o singoli, una famiglia con una bimba di neanche due anni, ormai giunta al suo ottavo sgombero, e un nucleo familiare coi figli in Romania.

Chiamiamo alla mobilitazione e alla presenza la cittadinanza, le forze politiche e sociali, gli organi di comunicazione, per impedire uno sgombero incivile e brutale, come quelli già sperimentati nelle precedenti occasioni.

L’appuntamento è per domani mattina, giovedì 03 febbraio 2011 alle ore 07,00, in via Cavriana (traversa di viale Forlanini).

GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI - scendiamoincampo@gmail.com

 

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