Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/08/2006 @ 15:23:17, in media, visitato 1937 volte)
Il tour "Sotto la stessa luna", annunciato febbraio scorso, ne ha fatta di strada. L'Unità online scrive dell'arrivo al Festival di Locarno:

Sotto la stessa luna: vite da rom sullo schermo
Lorenzo Buccella

Alla periferia settentrionale di Napoli, strisciando quel quartiere dormitorio imbavagliato dai controlli camorristici che nel gergo comune passa via come «il più grande supermercato di droga a cielo aperto». In altre parole, la Scampia che ha trovato impennate di popolarità attraverso il sangue della cronaca, andando in breve tempo ad accentuare il carattere off-limits con cui viene marchiato l'intero territorio. Fino ad assurgere a quel grado di «prototipo del degrado» che continua a calamitare sguardi e attenzioni per cercare di tener alto il volume della denuncia. Tanto più che ora si va persino oltre, visto che il nuovo film di Carlo Luglio, passato al Locarno nella sezione competitiva dei Cineasti del presente, non si limita a sostare nelle screpolature urbane e sociali del quartiere, ma le oltrepassa, se così si può, per spingersi ai margini della stessa marginalità. E più precisamente, in quelle bolle di pantano senza acqua corrente ed elettricità su cui s'installano i campi nomadi del luogo con il loro tradizionale armamentario: infilate di baracche di legno, rinserrate le une contro le altre come le scaglie di una pigna e scontornate ai bordi dai cumuli di un'immondizia che diventa la «neve sporca» del paesaggio. Proprio là, insomma, dove i conflitti diventano la frizione quotidiana di una microdrammaturgia che pone tutti «sotto la stessa luna» come recita lo stesso titolo del film.

Rom, capetti mafiosi o manovalanza criminale, non importa, perché i surriscaldamenti da «convivenza ravvicinata» non possono che alimentare la perenne sensazione di una guerriglia capillare. Qualcosa da cui nessuno può astrarsi, se non nei sogni d'emigrazione, trasportata com'è da una violenza fisica e psicologica che gira nell'aria come l'ossigeno, andando a fomentare divisioni persino nei gradini più bassi di quest'umanità di confine. Un contesto che i due giovani protagonisti del film, gli zingari Oliver e Pavel, sentono tatuato sulla propria pelle, pur nelle scelte di vita che divaricheranno i loro percorsi: il primo rimane in alvei legali facendo il lavavetri o il venditore ambulante di rose, il secondo invece rischia carceri e rapine senza soluzione di continuità. Schegge inserite in uno sbando sociale più generale che il film di Luglio intercetta senza volontà di trascinarle verso rigide griglie narrative, proprio perché l'intero racconto cerca e trova ibridazione con una salda traccia documentaristica.

E non è un caso infatti che ai pentimenti post-detenzione di piccoli camorristi e riunioni Rom per la stipulazione dei contratti matrimoniali s'intrecciano i fondali delle lotte intestine reali che agitavano le famiglie camorriste ai tempi delle riprese (2004). E allo stesso modo, anche l'accesso al finale del film si sviluppa attraverso le immagini che «rubano in diretta» l'esodo a cui sono costrette le famiglie Rom dopo aver subito un doppio omicidio.

Scandagli narrativi pronti al graffio sociale che ieri si sono riversati anche nella sezione principale del concorso, decretandone un certo risveglio qualitativo. Nessuna vetta alpina, per carità, ma alcune pellicole non disprezzabili come Das Fräulein («La signorina») della regista Andrea Staka che è riuscita ad albergare negli angoli di una Zurigo invernale la storia di una triplice immigrazione femminile proveniente dai diversi paesi dell'ex-Jugoslavia. Incontro in terra straniera che mette a confronto generazioni differenti in un cortocircuito fatto di diffidenze e gesti di solidarietà. A questo si aggiunge, al di là del tedesco Der Mann von der Botschaft («L´uomo dell´ambasciata») che affronta «sospetti» di pedofilia in un modo laconico e delicato, l'argentino Agua di Veronica Chen che s'immerge in vasche agonistiche per dar vita a un viaggio esistenziale in cui il nuoto con le sue bracciate ipnotiche diventa il motore simbolico dei cambiamenti in atto.

Pubblicato il 08.08.06
 
Di Fabrizio (del 23/07/2006 @ 10:34:29, in media, visitato 1616 volte)

Mercato – Slovacchia
Other Worlds: documentari in crescita
La produzione slovacca di Marko Skop, Other Worlds (Ine svety) ha fatto storia la scorsa settimana, diventando il primo documentario vincitore del Premio del Pubblico al Karlovy Vary International Film Festival.

Il documentario ha dato al cinema slovacco una ragione di esistere, in questi giorni. Di quattro lungometraggi che hanno visto un produttore slovacco coinvolto, e che hanno avuto la loro anteprima in patria nella prima metà di quest’anno, due erano documentari. Nessuno dei due, però, è riuscito ad entrare nella top-20 dei botteghini nazionali, incluso Other Worlds. Secondo i critici, però, il successo di Karlovy Vary potrebbe non solo spingere in alto, ovviamente, il morale del cinema slovacco, ma anche spingere il lavoro di Skop a un successo di vendita internazionale.

Other Worlds segue gli effetti della globalizzazione sulle vite e le culture, tradizionalmente diverse, di sei rappresentanti di diverse etnie — i sarisan, i ruteni, gli ebrei e gli zingari — nelle piccole città slovacche di confine di Saris, una delle frontiere europee più estreme. "Il film presenta semplicemente le storie di sei eroi in una Babilonia di piccolo scala, ai confini dell’Europa— i confini del mondo globalizzato", ha detto Skop del suo primo lungometraggio documentario.

A causa delle difficoltà pratiche legate al progetto, il film ha richiesto tre anni e mezzo per essere completato, metà dei quali dedicati alla ricerca e allo sviluppo della sceneggiatura. Skop ha presentato l’idea nel 2003 in forma di progetto in sviluppo al Jihlava East European Forum. Nel 2005, è stato tra i nove film presentati ai programmisti e distributori del Docu Talents From The East di Karlovy Vary. Other Worlds è una co-produzione tra la slovacca Artileria e la ceca Mirage, supportata dal Ministero Slovacco della Cultura, la tv ceca, il Premio Tibor Vichta e lo East European Forum, organizzato dall’Institute of Documentary Film. L’anteprima slovacca si è tenuta nello scorso febbraio.

Salis Kontos
 
Di Fabrizio (del 04/07/2006 @ 09:41:47, in media, visitato 1696 volte)

Cari amici,

Ho il piacere di annunciare che è disponibile in DVD, il film "Be Roma or Die Tryin", accompagnato da supporto per la discussione e Activity Pack, incentrato sulla vita quotidiana dei richiedenti rifugio in UK.

I migliori saluti

James Gray
Roma Support Group

 
Di Fabrizio (del 14/05/2006 @ 12:20:20, in media, visitato 2636 volte)

Una serie di immagini sull'argomento: Rom post-Sovietici. L'autore è Andrew Miksys.

Dalla recensione, cliccare sull'immagine di sinistra per vedere la sequenza.

 
Di Fabrizio (del 13/05/2006 @ 10:33:49, in media, visitato 2937 volte)
Con un linguaggio diretto e discorsivo, in quest'intervista emerge un netto panorama sul mondo dell'informazione in Bulgaria, i limiti attuali, i legami con i poteri, le paure e le gelosie che riguardano gli operatori. Niente di nuovo, in verità, in un quadro che ricorda da una parte altre situazioni dei Balcani, e qualche cosa dell'Italia di oggi.

09:00 Lun 08 Maggio 2006 - di Polina Slavcheva

Toma Nikolaeff è direttore della prima e unica Agenzia d'Informazione Rom Defacto (RIA Defacto), fondata il 9 settembre 2003. Nel 2004 l'agenzia ricevette numerose minacce anonime (vedi ndr.) e chiuse per riprendere l'attività il novembre dell'anno scorso. Prima di divenire direttore di Defacto, Nikolaeff è stato fondatore e presidente della Fondazione Comunità Rom e del Consiglio Nazionale dei Partiti e Organizzazioni Rom. E' stato membro delle Forze Democratiche Unite. E' fondatore e presidente del secondo partito rom registrato in Bulgaria, il Movimento Unico Centrale "Salvezza" ed è eletto nell?Unione Internazionale dei Rom (IRU).

Quale la tua impressione sui media bulgari?
Molte volte ho avuto come l'impressione che quando certi colleghi scrivono di qualcosa, in realtà facciano pubblicità nascosta. Dall'altra parte, quando scoprono qualche affare sporco, non succede niente. Invece in Inghilterra, cari miei, se i giornali pubblicano storie simili, la tua carriera è assicurata. Qui l'impressione è che qualsiasi cosa si scriva, i carri continueranno per la loro strada, i cani ad abbaiare, e nessuno si metterà paura. Un'altra cosa: non mi dimenticherò mai, alla Libreria Nazionale stavo facendo una ricerca e stavo leggendo i giornali di 100 anni fa. Penso fosse una vecchia intervista di Zahari Stoyanov, dove diceva esattamente le stesse cose dei politici di oggi, con qualche termine differente. Parlava di democrazia, libertà di parola, apertura dei confini, miglioramento delle vie di comunicazione per aprire via di scambio con l'Europa. Non esistevano la EU e la NATO, se non in un'altra forma che il politico intravedeva. L'ho visto coi miei occhi, giuro, avevo la pelle d'oca.

Pensi che ci sia la censura nei media bulgari?
I media bulgari sono molto censurati. Devi sapere, sono stato piacevolmente sorpreso l'anno scorso quando Georgi Lozanov ha detto all'annuale premio giornalistico Chernorisets Hrabu che non sarebbe stato assegnato, senza specificare il perché. Il primo ministro e il vice primo ministro erano presenti e hanno accolto la notizia con un gelido sorriso. Sai perché non ci sarebbe stato il premio? A causa della censura. Devono difendere organizzazioni differenti, politici, determinate sfere.

Come sopravvivono i piccoli media come il tuo?
Ho chiesto sovvenzionamenti sia al governo che alle OnG - a Open Society Institute e a Soros Foundation Network, alla World Bank. Abbiamo anche in corso quattro o cinque progetti, incluso quello per promuovere l'integrazione EU. Ho chiesto ai ministeri 3500 LEVA (poco più di 1700 euro ndr.) per questo. Non hanno mai rifiutato di vederci o di parlarci, ma non hanno mai mollato niente. Poi dicono che i Rom sono illetterati e che non c'è nessuno a cui affidare denaro. Ci siamo appellati al Direttorato sulle Tematiche Etniche e Demografiche, per cercare aiuto nel promuovere l'integrazione EU, ma ancora aspettiamo una risposta, che sono sicuro non arriverà. Ho scritto a tutti i ministeri. Abbiamo persino offerto le nostre notizie a tutti i mezzi d'informazione: BTA, 7 Days television, Televisione Balkan Bulgarian, Nova TV, Televisione Nazionale Bulgara. Chiedevamo notizie Romani da 5 a 15 minuti a settimana. Inoltre chiedevamo ai giornali una pagina a settimana per fornire informazioni. Un manager TV o un editore devono essere pazzi nel non intravedere il potenziale guadagno. Se i Rom sapessero di un giornale con le loro notizie, e attualmente ci sono 400.000 Rom in Bulgaria, su 100.000 di quanti sanno leggere e scrivere, sarebbero 50.000 copie vendute in più. Senza parlare di quanti tra gli analfabeti guardano comunque i programmi TV.

In un comunicato stampa, dicesti che Defacto non riuscì ad ottenere un buon volume di vendite, causa mancanza di esperienza. Non pensi sia questa una delle ragioni per cui i media rifiuterebbero di darvi pagine e spazi tv?
Prima dicevano della nostra mancanza di esperienza, ora invece fanno così perché siamo diventati troppo esperti. Dopo quell'esperienza non ho mai detto una parola contro nessuno. Non apro bocca perché vedo intolleranza nei media, nel governo nelle OnG. I giornalisti non sono interessati a coprire le notizie sui Rom, anche quando ci sono fatti positivi. Le OnG sono più tolleranti, ma poi ci dicono: Non dovresti scrivere di politica. Ora, prova ad immaginare come potrebbe essere Defacto se dovesse limitarsi negli argomenti che tratta.

Una volta hai detto che ci sono state minacce contro di voi e che questo ha causato l'interruzione delle pubblicazioni nel 2004.
Ci furono. Arrivavano tutte da gente Rom, tutta istigata dai cosiddetti Turchi.

A che scopo?
Per terrorizzarci, e smettessimo le pubblicazioni.

Perché i Turchi?
Nelle nostre prime uscite ci eravamo contrapposti specificamente al loro Movimento per i Diritti e le Libertà (MRF). Io sono nazionalista e non mi piace quando si dice che hanno tenuto la Bulgaria sotto un giogo per 500 anni. E poi ci fu la dichiarazione di Adem Kenan (capo del non registrato Partito Democratico Turco - che si riferiva alla Bulgaria come a un paese che il suo popolo aveva governato per 500 anni, e ai Bulgari come agli ex-schiavi dei Turchi).

Una volta hai menzionato che a Defacto avete bassi stipendi. Cosa fate per vivere, oltre ai giornalisti?
I casi sono diversi. Due ragazzi sono figli di imprenditori, uno dei loro genitori è nel campo delle costruzioni e l'altro ha una compagnia privata. Tutti gli altri sono figli e figlie di capi Rom, miei conoscenti, e non vogliono che il loro nome sia reso pubblico.

Qui c'è un nome – Polina Marinova.
Polina Marinova è stato tanto tempo fa! [...] Il nostro primo numero fu a marzo novembre. Ora dopo la paura scrivono sotto pseudonimo. Quel numero invece era del 4 settembre, e c'erano le prime avvisaglie.

Quindi, cominciarono pochi mesi dopo che avevate iniziato…
Per telefono. Ero in sede con un mio amico, stavamo bevendo qualcosa. Mentre ci preparavamo per andare, lui azionò l'allarme e io scendevo le scale. In alcuni punti si spensero le luci. Raggiunsi il primo piano e udii qualcuno: "Salve, Nikolai.". Risposi e cominciarono a colpirci e ad urlare: "Vi spariamo!"; erano in quattro o cinque, mai visti prima. Io e il mio amico scappammo fuori. Se il mio amico non fosse stato lì anche lui, chissà come sarebbe finita. Questo nell'aprile 2004. Pensai ad un'intimidazione e al diavolo!, bisognava continuare. Ma in molti si impaurirono. Poi ci fu un episodio simile con una giornalista russa che era in visita. Qualcuno le telefonò e le disse che sapevano dove viveva e che se continuava a lavorare con noi sporchi zingari, gliel'avrebbero fatta pagare.

Da allora quante sono state le minacce che avete ricevuto?
Chi sa dirlo… Non ricordo.

Vi minacciavano per qualcosa di particolare?
No, ci dicevano soltanto: Chi pensate di essere, [...] smettete di scrivere, vi prenderemo voi e le vostre famiglie…

Erano Bulgari o Rom?
Per quanto ricordo dal loro accento, non erano analfabeti, parlavano correttamente. Rom o Bulgari, non so dirlo. Ma so che uno dei due che è stato poi arrestato, era zingaro e probabilmente era in qualche modo collegato a  MRF. In quanto all'altro, ho la certezza che fosse del MRF. Era lui a minacciarci per telefono se non chiudevamo l'agenzia. Così, dopo queste minacce, andai in Inghilterra nell'aprile 2004 e tornai nell'ottobre 2005. Durante questo tempo, feci un bilancio personale e compresi che se avessimo continuato su quei toni, non potevamo aspettarci niente di buono - che so, scrivendo contro Maya Cholakova (Direttrice del Direttorato sulle Tematiche Etniche e Demografiche). Chi ci avrebbe finanziati per  continuare? Dissi a me stesso: se vuoi dare lavoro a più gente, lavoro e stipendi, è meglio rimanere calmi, non urlare tanto. Così, abbiamo smesso di urlare...

Defacto’s website also has an English version, at: www.defacto.hit.bg

 
Di Fabrizio (del 09/05/2006 @ 01:31:42, in media, visitato 1850 volte)
Corso rapido di giornalismo
Un grazie a Vittorio Feltri per il copyleft e Onemoreblog per la segnalazione
 
Di Fabrizio (del 08/05/2006 @ 10:37:58, in media, visitato 2280 volte)

Carissimi,

Da ieri (3 maggio ndr.) abbiamo iniziato un nuovo programma radio Romani, stavolta dalla nostra chiesa, chiamato "Pacto con Dios", in onda ogni giovedì dalle 21.00 alle 22.00 e ogni domenica dalle 14.00 alle 16.00, ora argentina. Si incaricano dei programmi radio: Fernando Criston (Pontso), Fernando Cristo (Cacho), Nicolás Cristo (pastore della chiesa Romani di Lugano, Buenos Aires) e il sottoscritto Jorge Bernal (Lolya). Il sito per ascoltarci, facendo attenzione alle differenze di fuso orario, è www.radiomaranata.net.

Che dio vi benedica tutti!

Jorge Bernal (Lolya)
AICRA-SKOKRA
jorge@bernal.net.ar

_________

Shavale, Rromale,

Darachara astardam ek nevo programo radiosko and'e Arxentina, numa kacha data Devlikano, kai bushol "Pacto con Dios", ai zhal sako Martsi de katar le 21 zhi kal 22 chasuria, ai vi sako Kurko de katar le 14 zhi kal 16 ch., chaso la arxentinako. Kai traden o programo sam: Fernando Criston (o Pontso), Fernando Cristo (o Kacho), (pastoria la khangeriake pa Lugano, Buenos Aires) Nicolás Cristo (servitori kodola khangeriako), ay me Jorge Bernal (o Lolya). Akharas tumen te ashunen amen pe kako saito: www.radiomaranata.net. Thon sama p'o chaso!

O Del te bosloil tumen savorren!

_________

Estimados Todos,

Desde ayer comenzamos un nuevo programa radial Romanó en Argentina, pero esta vez religioso (pentecostal), que lleva por nombre "Pacto con Dios", y sale al aire todos los martes de 21 a 22 hs., y también todos los domingos de 14 a 16 hs., hora argentina. Somos los conductores del programa: Fernando Criston (Pontso), Fernando Cristo (Cacho), (pastores de la iglesia gitana de Lugano, Buenos Aires) Nicolás Cristo (servidor de la misma iglesia), y el que suscribe Jorge Bernal (Lolya). Los invitamos a que nos escuchen en este sitio: www.radiomaranata.net,

Que Dios Los bendiga a todos!!!

 
Di Fabrizio (del 07/05/2006 @ 10:09:58, in media, visitato 1971 volte)

Sulla lettera di Wolf Bruggen "L'assassino di un giovane belga risulta un rom polacco" pubblicata giovedì scorso, scrive Karin Waringo.

Come te sono shoccata dalle notizie secondo cui il presunto assassini del diciasettenne belga, ucciso alla Stazione Centrale di Bruxelels il 12 aprile per sottrargli il lettore MP3, sia uno "Zingaro polacco". Ma non è questo che mi sorprende - il fatto che un assassino possa essere un Rom - ma piuttosto come questo venga riportato dai media.

Come dici giustamente, inizialmente i media e le autorità si sono focalizzate sugli immigrati dal nord Africa, dato che il video registrato della scena del crimine sembrava indicare il presunto assassino come di pelle scura. Ma, due settimane più tardi, dopo aver ascoltato diverse testimonianze, la polizia belga arrestò un ragazzo polacco, con l'imputazione di concorso in omicidio.

Mi sembra, che lo shock della notizia stessa sia già violento di per sé, al di là delle notizie sull'omicida. A dire il vero, dopo aver spinto sulla pista nordafricana, idea che si sposava con l'aperto pregiudizio verso gli immigrati dal nord Africa; i media, le autorità, l'opinione pubblica si sono resi conto che l'assassino poteva essere europeo, o probabilmente di pelle chiara. L'attenzione si è immediatamente rivolta verso la comunità polacca in Belgio, che parimenti ne fu shoccata e incapace di capirne il perché.

Infine, mercoledì scorso i media hanno rilanciato: erano coinvolti "gli Zingari". Libre Belgique ha pubblicato un articolo sulla prima persona arrestata e l'ambiente dove viveva. La descrizione non avrebbe potuto essere meno allusiva per un pubblico bianco e cattolico: l'ambiente è descritto come abitato da gente proveniente da paesi baltici o mediterranei, "cosi come da alcuni Zingari" e da paesi non meglio specificati del nord Africa. L'articolo pubblicava anche frase di un giovane che ammoniva il giornalista a non fidarsi dei nomi sui campanelli, perché non necessariamente corrispondevano a chi vi abitava. Un vero labirinto.

Poi, si scriveva che M.O., queste le iniziali del primo arrestato, era descritto come un ragazzo a modo... fino a quando non era entrato in contatto con i vicini Rom. E di come fosse stato arrestato la prima volta, all'età di 12 anni, per furto, attività che i lettori collegano automaticamente a "zingaro".

La soluzione all'enigma era: quando un bianco uccide un altro bianco, ci sono di mezzo gli "Zingari"! Un sito internet lanciò trionfante: "Sono Zingari Polacchi i colpevoli del delitto MP3". Poche ore dopo, la notizia era rilanciata da un sito canadese. Non esistevano al momento ancora dati certi sull'origine etnica del presunto omicida.

L'arresto, il giovedì seguente, di un adolescente nel villaggio di Suwalki nella Polonia nord orientale, ha portato la conferma finale: "L'assassino è uno Zingaro"! Quindi, non un belga in qualsiasi caso, e nemmeno un polacco, come qualcuno diceva. Il giorno dopo, i giornali che avevano riempito le cronache sull'omicidio, con cronache giornaliere di pagine e pagine, spesso senza che venisse riportata nessuna novità, rilanciarono la notizia dell'arresto, con una descrizione accurata del villaggio dove era avvenuto l'arresto di Adam G., il il presunto assassino.

Ancora su Libre Belgique, il giornalista descriveva le ricche case dei Rom, inducendo come naturale, domande immediate, dove gli Zingari trovassero tutti quei soldi. Giovedì, Le Soir apriva con due pagine di intervista alla disperata famiglia del presunto omicida. L'articolo concludeva con queste parole: "L'arresto di Adam non contribuirà certo a cambiare la cattiva immagine che [i Rom] hanno da anni. Ne in Polonia ne altrove..."

Fa certamente impressione quando un ragazzo viene ammazzato nel pieno centro della città, in mezzo alla folla, per non aver voluto cedere il suo lettore MP3, ma i media e le autorità belghe dovrebbero ricordarsi un paio di nozioni basiche, di cui il cittadino medio non sempre è cosciente, specialmente in casi di interessi mediatici e politici: a) che un omicida non può essere definito tale finché non è stato provata la sua colpevolezza; b) i media, in particolare, non devono collegare l'origine etnica di un crimine, a meno che il contesto non lo richieda esplicitamente.

I media, che hanno ottenuto un notevole numero di vendite da questa storia incentrata su un Nero che uccide un Bianco, dovrebbero saperlo, hanno distorto una regola fondamentale del codice della stampa europea, Belgi incluso, facendo credere che applicando al presunto omicida i termini "Zingaro", piuttosto che "zigano" - non fosse un modo di indicare la comunità dei Rom. Le Soir, un quotidiano di qualità, ha chiarito venerdì che i media hanno indagato sul retroterra rom del presunto omicida, nonostante le stesse autorità di polizia polacche avessero negato di svolgere indagini particolari su persone di origine rom. [...]

Non penso sia necessario ribadire che l'assassino avrebbe potuto essere tanto di origine rom, che in qualche modo in contatto con loro, piuttosto che provenire dal nord Africa... o un belga di pelle bianca. Questo tipo di omicidi, rari in Belgio, avvengono come possono avvenire in altri paesi e sfortunatamente non è la prima volta che qualcuno viene ucciso perché proteggeva i suoi beni.

Perché accettare di accollarsi la responsabilità dell'omicidio e dell'assassino? C'è in questo qualcosa di ancestralmente rom? No, non direi; ma quello che vorrei è che i mezzi d'informazione potessero spiegare com'è possibile insistere per settimane su questo tragico evento, senza un minimo accenno di vergogna.

Due settimane fa, oltre 80.000 persone hanno dimostrato per le strade di Bruxelles, la più grande manifestazione dai tempi della "marcia bianca" del 1996, quando si protestò contro gli abusi e l'omicidio di di diverse giovani, assassinii di cui le autorità giudiziarie e di polizia furono ritenute corresponsabili.

Prima che fosse svolta qualsiasi analisi, i politici annunciarono misure repressive. Possiamo essere sicuri che le centinaia di immigrati senza documenti, i "sans papiers" che attualmente manifestano per ottenere una regolarizzazione, non si aspettano tanta generosità. Oggi in Belgio ogni immigrato illegale è considerato una potenziale minaccia alla società.

Se cammino per le strade di Bruxelles, sono contenta di non essere una giovane Marocchina, Turca o Rom. Si suppone che tutti siano uguale di fronte alla legge. Se l'assassino è Rom, deve essere giudicato per il suo crimine, ma non per essere un Rom!

Karin Waringo

 
Di Fabrizio (del 06/05/2006 @ 12:54:18, in media, visitato 1950 volte)

Doppia nomination del premio letterario Magnesia Litera 2006 per l'opera prima di Martin Smaus, intitolata "Ragazza, accendi un fuoco". L'autore di questa storia appassionante non sembra per niente uno scrittore e dice che la cosa più importante del libro sono i pensieri e le opinioni che ha tentato di trasmettere con quella storia. Sempre secondo il suo parere, non è importante che il protagonista sia un Rom - una parziale coincidenza parzialmente ispirata dalla sua esperienza e dal fascino subito dalla musica rom. Dice l'autore: "Per ilmomento, tutte le reazioni che arrivano dai lettori non-Rom sono positive. Inoltre, osservo come il libro ha cambiato le persone che incontro quotidianamente nella mia cittadina ed il loro punto di vista sui Rom. Funziona nel senso di una migliore comprensione. Fra Rom e non-Rom v'è un alta muraglia reciproca. Il muro è dentro tutti noi - anche dentro di me. Comprenderlo, è il primo passo verso la sua demolizione."

Fonte: www.aktualne.cz - ripreso da www.dzeno.cz

Rif: Slovacchia

 
Di Fabrizio (del 05/05/2006 @ 10:26:56, in media, visitato 1918 volte)
Su RomNews.de, un'animazione in flash che ricostruisce il percorso dei Rom dall'India in Europa. Il sito è ricco di informazioni, in inglese e tedesco.
(segnalato da roma_andfriends)
 

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