La produzione slovacca di
Marko Skop,
Other Worlds (
Ine svety) ha fatto storia la scorsa settimana, diventando il primo documentario vincitore del Premio del Pubblico al Karlovy Vary International Film Festival.
Il documentario ha dato al cinema slovacco una ragione di esistere, in questi giorni. Di quattro lungometraggi che hanno visto un produttore slovacco coinvolto, e che hanno avuto la loro anteprima in patria nella prima metà di quest’anno, due erano documentari. Nessuno dei due, però, è riuscito ad entrare nella top-20 dei botteghini nazionali, incluso
Other Worlds. Secondo i critici, però, il successo di Karlovy Vary potrebbe non solo spingere in alto, ovviamente, il morale del cinema slovacco, ma anche spingere il lavoro di Skop a un successo di vendita internazionale.
Other Worlds segue gli effetti della globalizzazione sulle vite e le culture, tradizionalmente diverse, di sei rappresentanti di diverse etnie — i sarisan, i ruteni, gli ebrei e gli zingari — nelle piccole città slovacche di confine di Saris, una delle frontiere europee più estreme. "Il film presenta semplicemente le storie di sei eroi in una Babilonia di piccolo scala, ai confini dell’Europa— i confini del mondo globalizzato", ha detto Skop del suo primo lungometraggio documentario.
A causa delle difficoltà pratiche legate al progetto, il film ha richiesto tre anni e mezzo per essere completato, metà dei quali dedicati alla ricerca e allo sviluppo della sceneggiatura. Skop ha presentato l’idea nel 2003 in forma di progetto in sviluppo al Jihlava East European Forum. Nel 2005, è stato tra i nove film presentati ai programmisti e distributori del Docu Talents From The East di Karlovy Vary.
Other Worlds è una co-produzione tra la slovacca Artileria e la ceca Mirage, supportata dal Ministero Slovacco della Cultura, la tv ceca, il Premio Tibor Vichta e lo East European Forum, organizzato dall’Institute of Documentary Film. L’anteprima slovacca si è tenuta nello scorso febbraio.