Rom e Sinti da tutto il mondo

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Italia (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Frances Oliver Catania (del 22/01/2014 @ 09:04:13, in Italia, visitato 2943 volte)

Mercoledì 29 gennaio, ore 20.45
Libreria Popolare, via Tadino 18 - Milano
Incontro con l'autrice Hajrija (Maria) Seferovic in compagnia di Frances Oliver Catania e Fabrizio Casavola

Un piccolo libro che rappresenta una scommessa: avevamo incontrato qualche anno fa questa anziana signora in un suo momento di grave difficoltà. Assieme, si è provato ad affrontare i problemi (ancora irrisolti) e ci si è conosciuti meglio.
Sempre assieme, si è messo per iscritto tutto quello che Maria Seferovic ricordava di una vita, suo malgrado, avventurosa, i consigli e le conoscenze che avrebbe potuto dare a qualche concittadino più giovane. Partendo da quello che può interessare tutti noi: COME STAR BENE E COSA CUCINARE, aggiungendo qualche altro rimedio e ricetta, e farcendo il tutto con qualche racconto nato proprio nel suo nord est milanese.
Vi proponiamo, durante questo incontro, di provare a rifare lo stesso percorso di conoscenza e di amicizia, parlando di viaggi e della cultura che nasce dal continuo spostarsi, di rimedi naturali, di cucina (esotica?), concedendole un sipario che le è stato a lungo negato.
Ed infine, la storia, grande e piccola: i due conflitti che hanno segnato la sua vita. Perché, ci ritroviamo a due giorni dalle celebrazioni del Giorno della Memoria, e visto che il rischio è di dimenticarsene subito, un buon modo per tenere viva la memoria è cominciare a conoscersi, attraverso quella cultura che è il vivere quotidiano.

Maria Seferovic forse l'avete intravista per la prima volta ripresa nel film "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen", arrancare con un carrello della spesa nelle campagne lombarde. Nasce a Travnik (attuale Bosnia) nel 1938, prima di cinque figli. La famiglia si spostava spesso per guadagnarsi da vivere con la vendita di cavalli, e facendo pentole e piatti di rame che vendevano ai mercati. Dalla fine degli anni '60 con la sua kumpanja alterna soggiorni in Italia e nell'ex Jugoslavia, che abbandona definitivamente allo scoppio del conflitto negli anni '90.
Attualmente risiede nel nord est milanese. Anche se scrive lentamente e a fatica, è un'autentica enciclopedia vivente.

 
Di Fabrizio (del 18/01/2014 @ 09:01:12, in Italia, visitato 1660 volte)
Incontro con Alexian Santino Spinelli. Musicista, scrittore e docente universitario - di Donato Savria

Il razzismo non ci appartiene, ma gli zingari se ne devono andare a casa loro. Quante volte abbiamo sentito quest'affermazione? Politici, semplici cittadini, vecchi, giovani.. troppo spesso la non informazione è peggiore di un'informazione sbagliata. Il pregiudizio regna sovrano e noi, popolo del XXI secolo, siamo così pigri da non voler cercare altre risposte, prendiamo per buono ciò che ci dicono Tv, radio, giornali. Ascoltiamo una sola "campana", non ci interessa altro.

E' arrivato il momento di aprire gli occhi, andare controcorrente; vogliamo ricordare le persecuzioni che gli zingari hanno subìto nel corso della loro storia millenaria e non vogliamo nascondere sotto il tappeto, com'è stato fatto fino ad ora, le torture che hanno subìto in Germania e in Svizzera, storie scomode per qualcuno. Distinguersi dalla massa e schierarsi con un popolo che non è stato mai difeso da nessuno. L'uomo non nasce mendicante, ma lo diventa, e se lo è diventato cerchiamo di capirne il motivo. Un popolo porta con sé tradizioni che non devono assolutamente cadere nell'oblìo: proprio per questo abbiamo raggiunto telefonicamente l'ambasciatore per la cultura romanì nel mondo, Santino Spinelli, detto Alexian. Musicista compositore, cantautore, insegnante, poeta, saggista. Ha due lauree: una in Lingue e Letterature Straniere Moderne e l'altra in Musicologia, entrambe conseguite all'Università degli Studi di Bologna. Insegna lingua e Cultura Romanì all'Università di Chieti. Con il suo gruppo, l' "Alexian Group", tiene numerosi concerti di musica romanì in Italia e all'estero.

Entriamo in un mondo completamente nuovo, la musica romanì. Se ne parla troppo poco, e spesso non si da il giusto valore ed il giusto tributo. Quali sono le caratteristiche?

Domanda difficile. Ci sono molti stili e molti contributi da parte delle diverse comunità, ad esempio in Spagna il "flamenco", in Ungheria la "ciarda" e così via. I rom hanno dato uno sviluppo notevole alla musica in ogni zona in cui si sono stanziati. La musica romanì comprende tantissimi stili diversi, i quali hanno arricchito l'arte e la cultura europea. I rom hanno introdotto, in Europa, anche due nuovi strumenti, la "zurla" (oboe in legno di albicocco, formato con profilo conico sia interno sia esterno, con padiglione svasato, munito di ancia doppia montata su un cannello metallico con disco appoggia labbra) e Il "cimbalom" (detto anche cembalo ungherese), uno strumento musicale a corde battute o pizzicate, strumento che possiamo considerare antenato del pianoforte.

I grandi compositori europei hanno sempre dato una certa importanza alla musica rom, soprattutto nei Paesi dell'est, come Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, etc.; queste nazioni, sotto il controllo asburgico in epoche passate, guardavano il popolo e la cultura rom con occhi diversi, cercavano la libertà e vedevano in loro il simbolo della libertà. La musica rom è diventata in questo modo musica nazionale, è stata tenuta in considerazione da grandi compositori, da Johannes Brahms, a Franz Peter Schubert, fino ai giorni nostri con Goran Bregovic'; una schiera vastissima di autori e compositori che non hanno, però, riconosciuto l'apporto che il nostro popolo ha dato alla musica.

L'"Alexian Group" da anni gira l'Italia, varcando spesso anche i confini nazionali, portando la musica e la cultura romanì in giro per piazze, palazzetti e teatri. E' stato difficile affermarsi e imporsi nel mondo musicale?

Il successo non è arrivato subito. E' arrivato con l'impegno, il lavoro, la ricerca, la valorizzazione di un patrimonio artistico culturale, poi messo in musica. Abbiamo cercato di creare una musica "rom europea"; stiamo lavorando per pubblicare un nuovo cd, "ROMANO' DIVES" prodotto con la collaborazione de "L'orchestra Europea per la Pace" e dell'attore Silvio Orlando. Abbiamo avuto la fortuna di suonare davanti al Papa emerito Benedetto XVI, in occasione della festa della famiglia, in mondovisione con diretta anche su RAI 1, abbiamo avuto l'onore di collaborare con tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo; avvenimenti che lasciano qualcosa di profondo dentro ma cerchiamo sempre di non perdere di vista il nostro obiettivo: diffondere l'arte rom, la cultura e la voce del nostro popolo. Europa unita e senza discriminazione, questo è quello che vogliamo.

Molte sono le opere pubblicate dal suo gruppo, l'ultima uscirà a breve; dove trovate l'ispirazione per andare avanti e continuare a produrre testi e canzoni?

L'ispirazione si può trovare in qualsiasi cosa. Noi, popolo da sempre discriminato e sottovalutato vogliamo far conoscere la nostra cultura e la nostra arte. Sicuramente sia la cultura, sia le emozioni profonde vissute quotidianamente donano ispirazione per nuove opere.

Cosa vuol dire, oggi, essere rom in Italia?

Significa essere portatori di una cultura diversa, cultura che nasce intorno all'anno 1000, una cultura che trova la sua patria in India, o meglio nelle regioni a nord- ovest dell'India; rappresentiamo noi oggi un popolo che è stato costretto a una migrazione forzata. La prima tappa è stata l'Europa e dopo, attraverso le deportazioni, siamo arrivati in America, Australia e Africa. Oggi con oltre sedici milioni di persone, i "rom", "sinti", "kalè", "manouches", "romaniche" (cinque gruppi, cinque etnie con origini simili, che noi chiamiamo zingari), sono presenti con le loro comunità in tutti i continenti. In Italia vivono circa 170.000 persone di etnia rom, di cui il 70% sono cittadini italiani, residenti in Italia e vivono nelle case. Esempio pratico: italiano campano, italiano rom. Sono due cose identiche.

In Italia spesso il pregiudizio prende il sopravvento sulla razionalità e sulla conoscenza diretta di un determinato argomento. L'Italia è un Paese razzista?

Gli italiani non sono razzisti per cultura, lo sono diventati ultimamente per indottrinamento. Una buona parte del popolo italiano si è fatta pilotare e aggirare da movimenti xenofobi e razzisti. La politica ha sfruttato e sfrutta, troppo spesso, questo tema per fomentare la folla, per creare consenso. Tutto questo porta a discriminare, non solo i rom, ma tutte le etnie diverse. Oggi la società ha bisogno di scaricare le colpe, trovare un capro espiatorio, e come sempre i più deboli subiscono una maggiore repressione, una maggiore forma di discriminazione.

Integrazione, un tema molto attuale e discusso; negli ultimi dieci anni c'è stato un cambiamento culturale nei confronti di persone di etnia rom?

Stiamo peggiorando giorno dopo giorno. L'Italia ha ignorato e continua a ignorare le direttive indicate dall'Unione Europea; il nostro Paese sta continuando ad adottare misure orrende di segregazione razziale, i campi nomadi. Nel corso degli ultimi anni sono nate moltissime associazioni, ma il loro unico obiettivo è speculare il denaro pubblico in maniera privata. Il rom oggi serve per far girare questi soldi in teoria pubblici. La cultura sta morendo ogni giorno, si sfrutta una cultura, la nostra, per spicciole politiche e giochi di potere.

Campi nomadi come "campi d'internamento". Moltissimi comuni italiani oggi stanno adottando provvedimenti noti sotto il nome di "Piano Nomadi". L'informazione ce ne parla come un problema, arrivano notizie unilaterali, vuole dare una risposta di contro-informazione?

I rom devono essere un problema per coloro i quali devono speculare sulla loro pelle. Sono stanziati milioni e milioni di euro per queste persone, ma alla fine non arriva assolutamente nulla. Le associazioni che si occupano di rom fanno sparire questo denaro con progetti fasulli, senza alcun risultato.

Piano Nomadi. Cerchiamo di fare chiarezza in modo definitivo, i rom NON SONO NOMADI PER CULTURA, quindi già l'approccio dello Stato italiano è sbagliato. Perché bisogna creare campi nomadi e precludere la libertà di moltissime persone? Questi esseri umani (non zingari, non rom, non nomadi, ma persone), provengono dalle case, soprattutto dall'ex - Jugoslavia o dalla Romania. Sedentari a tutti gli effetti in uno Stato, nomadi in un altro. Non ha senso. Non siamo nomadi, ma migranti forzati. I rom sono costretti a vivere in condizioni disumane, schiavizzati nei "lager moderni", spesso anche illegali. Giorno dopo giorno non ci avviciniamo verso nessun miglioramento, anzi stiamo indietreggiando. Questa segregazione contribuisce a creare il malcontento anche della cittadinanza ubicata nei dintorni di questi pseudo-ghetti odierni. Non possiamo parlare d'integrazione se al popolo italiano, i media, mostrano solamente la desolazione e il degrado dei posti dove sono costretti a vivere i rom. La cultura rom non è fatta di baracche fatiscenti, accattonaggio, fame e miseria; ha radici profonde che proviamo a far splendere attraverso l'informazione e l'arte.

Ai vari governi che si sono susseguiti fino ad oggi non interessa risolvere la questione rom, non interessa dare dignità a persone normali, l'unico scopo è fare voti attraverso propagande razziali e xenofobe e sfruttare il denaro pubblico spettante a queste popolazioni. Non c'è nessuna differenza, Destra, Sinistra, Centro, tutti hanno adottato la politica della discriminazione, tutti egualmente corresponsabili.

Cultura romanì. Invece di restare chiusi nel nostro mondo, cosa dovremmo apprendere e imparare?

Prima di tutto, il rispetto per le persone oltre gli stereotipi negativi; conoscere prima di giudicare; avvicinarsi all'arte, la cultura, la letteratura e la lingua rom poiché rappresentano un patrimonio per l'intera umanità, ma troppe persone non sanno nemmeno che esiste tutto ciò. Gli stereotipi vedono sempre il rom ai margini della società, quindi anche la nostra arte è declassata . E' come accostare all'Italia solamente il fattore "mafia", eludendo la conoscenza di Leopardi, Dante, Verdi, Puccini, etc. sono due piani completamente diversi e vanno giudicati in modo completamente diverso. Troppo spesso si arriva a generalizzare fino a un punto che sfiora l'assurdo, la cronaca diventa cultura. La cultura rom vivrà solo se anche gli altri, i non rom, la terranno in vita. Bisogna valorizzare e diffondere il genere rom affinchè non scompaia.


Un ringraziamento speciale ad Alexian Santino Spinelli. Trattare argomenti così poco conosciuti e così delicati credo serva per migliorare, ognuno nel proprio piccolo. Appena conclusa l'intervista, ripensando all'ultima dichiarazione rilasciata mi è balzata alla mente una poesia di Vladimir Majakovskij, "Non rinchiuderti Partito nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada"; certo, va inserita e adattata nel giusto contesto. Non possiamo isolarci e prendere per buono tutto ciò che dice la televisione, non possiamo aver paura degli "zingari" solo perché non li conosciamo, non possiamo giudicarli senza averci mai parlato.

L'Alexian Group da anni si batte a favore dell'Intercultura; l'ultima notte del 2013 il gruppo si è esibito in terra sarda per un concerto in lingua rom in collaborazione con l'artista italo-brasiliana, Pamela D'Amico, anche lei impegnata da anni nel suo progetto: portare la cultura brasiliana nel nostro Paese in maniera tale da non farci limitare a pensare al Brasile come terra di calciatori o ballerine. C'è anche altro, basta solo informarsi e avere "fame" di conoscenza.

L'anima e il cervello non hanno etnìe, facciamo tesoro di ciò che disse Vittorio Arrigoni (eroe contemporaneo, morto per la libertà del popolo palestinese): "non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana".

Integrazione, cittadinanza attiva e partecipazione; non lasciamo che restino solamente belle parole da sventolare nei momenti opportuni, facciamole diventare realtà attraverso l'impegno e la conoscenza. Impariamo a rispettare popolazioni con etnìe diverse e cerchiamo di coglierne i lati positivi, cerchiamo di migliorarci e parliamo di "pregiudizio" solo come una piaga degli anni scorsi.

Solo su questi binari possiamo aspettarci un futuro più giusto, luminoso.

 
Di Fabrizio (del 16/01/2014 @ 09:01:25, in Italia, visitato 1398 volte)

Posted on 10 gennaio 2014 di associazione21luglio su La voce degli attivisti rom e sinti

Ma perché se una bimba rom è bionda e chiara di carnagione, deve per forza essere stata rubata? In molti purtroppo la pensano così. Di Sabrina Milanovic

Voglio raccontare, brevemente, l'esperienza di una mamma rom che ha vissuto attimi di vera paura e di ansia quando l'hanno accusata di aver rubato Fatima... sua figlia!

Conosco Fatima (2 anni, nella foto) e sua mamma personalmente ed è proprio quest'ultima ad avermi dato l'input per parlare della sua storia e farla conoscere all'esterno.

Il tutto è successo al porto di Olbia sei mesi fa all'incirca. Le autorità portuali si sono allarmate dando della bugiarda alla ragazza riguardo la vera identità della bimba, che secondo loro era stata rubata dalla stessa.

Una volta fatti tutti gli accertamenti del caso si son dovuti ricredere... Ma che paura!

La stessa mamma con la sua bambina, dopo un po' di tempo, si è ritrovata ad un supermercato. Una signora quasi incredula di vedere questa bimba bionda con una rom si è allarmata, ha chiamato i carabinieri e anche loro hanno dubitato del legame di sangue tra la donna e la piccola.

Fatti gli accertamenti dovuti, si son scusati.

Insomma, a volte le mamme rom hanno paura di uscire con i propri figli o affrontare un viaggio. E questo perché? Perché i loro figli sono semplicemente biondi.

In molti pensano che i rom rubino i bambini. Eppure è un falso mito, privo di ogni fondamento, come dimostrano anche recenti studi scientifici, come la ricerca "La zingara rapitrice" condotta dall'Università di Verona.

E' vero: la maggior parte dei rom ha famiglie numerose. Ma è proprio per questo che io dico: ma con tutti i figli che già si hanno mica si va a rubare quelli degli altri!! O no?

Lo dico molto spesso alla gente che me lo chiede di persona. Sperando che un giorno, finalmente, di questi stereotipi non si parlerà davvero più!

 
Di Fabrizio (del 15/01/2014 @ 09:03:36, in Italia, visitato 1586 volte)

La situazione un anno e mezzo fa

A TUTTI COLORO CHE HANNO A CUORE LE SORTI E IL DESTINO DEGLI ESSERI UMANI IN QUANTO TALI, AL DI LA' DEL COLORE, DELLA RELIGIONE, DELLA FEDINA PENALE....

A nome di alcuni insegnanti della scuola primaria di Via Russo, Milano, scriviamo quanto segue:

Il giorno 2 gennaio 2014 due insegnanti della scuola di cui sopra si sono recate a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, per salutare le famiglie rom, ma soprattutto i bambini, che dal campo di Via Idro si sono trasferite in questa località, dopo aver contratto un mutuo per l'acquisto di alcune vecchie cascine e stalle. Tali famiglie sono state aiutate con un fondo (Piano Maroni?!) elargito dallo stato attraverso la Casa della Carità con la promessa che sarebbero stati aiutati nella fase di sistemazione delle "case" e di inserimento nel tessuto sociale attraverso la ricerca di un lavoro.
Prima di recarci a Mezzana due famiglie in particolare ci hanno chiesto cibo e vestiti e noi, grazie anche all'aiuto di alcune persone e alla colletta che abbiamo fatto, abbiamo potuto portare un po' di scorte alimentari, indumenti e alcuni giochi.
La situazione che abbiamo trovato è la seguente:

  • una famiglia composta da 4 persone vive in una piccolissima roulotte con una stufa a legna dove cucina, scalda l'acqua per lavare e lavarsi. La loro abitazione ( 2 stanze) è inagibile: il pavimento e i muri trasudano umidità, occorrerebbe sollevare le piastrelle per collocare il "vespaio" in modo tale da areare il tutto. Per fare questa modifica e anche tutte le altre occorrono soldi! Non c'è l'elettricità;
  • le case di altre due famiglie sono state sistemate all'interno in modo abbastanza civile, tenendo conto che invece dei vetri delle finestre sono stati messi dei lastroni di plastica e che sul lettone di una delle due ci piove sopra in caso di maltempo;
  • un'altra famiglia che vive nella roulotte, di notte, dopo aver scaldato per tutto il giorno una piccola stanza, si reca lì per dormire;
  • la legna per le stufe viene raccolta nei dintorni;
  • la scuola di Mezzana è stata chiusa per mancanza di alunni e quella più vicina è molto lontana, occorre portare i bambini in macchina e per portarli occorre la benzina e quindi i soldi;
  • tutte le abitazioni sarebbero comunque inagibili;
  • c'è un unico bagno per tutti

Al di là di ogni considerazione politica sulle scelte fatte in precedenza e che hanno portato delle persone a peggiorare il loro stile di vita ci chiediamo se il Comune di Milano, la Casa della Carità, i Padri Somaschi, altri enti no profit o volontari a qualunque titolo vogliono fare qualcosa.
I bambini non vanno a scuola, hanno freddo e fame. Le conseguenze di una simile situazione potrebbero essere gravissime e controproducenti per coloro che hanno invogliato tali famiglie a trasferirsi.
Noi continueremo, nei limiti delle nostre forze, a sostenerli ma non possiamo certo sostituirci allo stato, al comune e a chi per esso opera nel sociale.
Un'altra cosa che possiamo fare come insegnanti e cittadini è dare voce al disagio e alla sofferenza che abitano in quel di Mezzana Bigli chiedendovi delle risposte certe che vadano ad alleviare la loro fatica di vivere.

Gennaio 2014
Seguono le firme di 16 insegnanti della scuola primaria di Via Russo 27

 
Di Fabrizio (del 14/01/2014 @ 09:04:24, in Italia, visitato 1715 volte)

07-01-2014 / POLITICA / IACOPO LAZZARESCHI CERVELLI

LUCCA, 7 gennaio - Consiglio comunale straordinario dedicato alla questione campo nomadi e al progetto 'casette' depennato a mera 'ipotesi' e poi bocciato dal sindaco Alessandro Tambellini con un comunicato stampa diffuso prima della fine dell'anno.

La seduta è iniziata con l'intervento di Marco Martinelli che ha illustrato i punti dei due ordini del giorno depositati in Consiglio dal gruppo Forza Italia. Il primo che chiedeva conto del progetto 'casette' e della spesa do 70mila euro da parte dell'amministrazione e di altri 25mila euro della conferenza zonale dei sindaci proponendo che fossero spesi in aiuto delle famiglie lucchesi bisognose; l'altro richiedente l'impegno dell'amministrazione per la realizzazione di nuovi strumenti urbanistici e di uno studio di fattibilità per riqualificare tutta la zona ingrandendo le strutture sportive esistenti e restituzione a verde della zona che ha gravi problemi di sicurezza in caso di alluvione.

L'assessore Ilaria Vietina ha preso la parola per ricostruire i fatti sottolineando come la questione impropriamente definita "costruzione delle casette" per il campo nomadi di via delle Tagliate, si sia basata non su documentazione e dati forniti dall'amministrazione quanto su ricostruzioni giornalistiche. "A fronte di un problema, in questa fase storica si è proceduto a una campagna di stampa volta a disconoscere i risultati raggiunti dalle commissioni" ha accusato. In pratica è sì esistita un proposta per le strutture abitative "nessuno usa questa terminologia" ha sottolineato, ma è stato superata come espresso nel comunicato stampa del 28 dicembre.

L'assessore ha ripercorso i documenti consiliari dell'amministrazione Favilla riprendendo un ordine del giorno approvato del 13novembre 2008 a firma Fava, Martinelli, che invoca il superamento delle annose questioni del campo di via della scogliera. Sempre durante il mandato Favilla il 12 gennaio 2012 poi veniva approvato un ordine del giorno a firma Ramacciotti, Martinelli Baudone che dichiarava l'esistenza di una situazione non sostenibile al campo di via delle Tagliate con altissimi consumi di acqua a carico del Comune e impegnava l'amministrazione controllo proposta urbanistica di smantellamento o adeguamento o prevedere sito più idoneo. Ma l'unica azione valutata fu quella per risparmiare acqua con l'istallazione impianti singoli con un preventivo di 78mila euro.

In continuità con quelle decisione l'attuale amministrazione ha realizzato i lavori per l'istallazione di contatori dell'acqua (26 in tutto e rispettivi allacciamenti) per 70mila euro di cui 61mila dai fondi di bilancio e 13mila euro di finanziamento regionale campi nomadi. Questa soluzione ha garantito il risparmio di 1/3 sulla bolletta Geal.

I 25mila euro della Conferenza zonale sono serviti per completare lo spostamento del campo , la costruzione di una fognatura e la dotazione per ogni piazzola di un estintore. L'assessore Vietina ha rigettato la proposta di destinare questi fondi alle famiglie lucchesi in quanto impropria e discriminatoria "per quanto riguarda politiche sociali non possono fare dei sistemi di selezione in base all'origine. Tutte le famiglie hanno gli stessi diritti, e approvando una risoluzione del genere il Comune di Lucca potrebbe infrangere le leggi antidiscriminatorie" ha precisato.

Quanto al piano urbanistico di riqualificazione della zona l'assessore si è augurato che il Consiglio dia delle direttive e studi delle soluzioni per la riqualificazione considerando però che non si possono eliminare 150 persone, che hanno bisogno di un processo di integrazione non attraverso l'assistenzialismo ma attraverso la responsabilità.

Il consigliere ed ex sindaco di Lucca Pietro Fazzi (Liberi e Responsabili) ha chiesto ironicamente se la questione delle casette se la fossero inventata i giornalisti e ha criticano l'assessore e l'amministrazione per i toni tenuti "come se le politiche sociali e l'inclusione fossero un'esclusiva della maggioranza". Fazzi ha ricordato come durante la sua amministrazione siano stati collocati i contatori e come abbia previsto che in ciascuna utoe fosse possibile inserire un insediamento di un campo per avviare un'azione di smantellamento di una zona golenale dove lasciare i nomadi significa accettare che possano andare sott'acqua.

Lido Fava (Liberi e Responsabili) ha ricostruito la storia del progetto delle casette partito dalla scoperta di fondi regionali e che avrebbe definitivamente trasformato l'insediamento delle Tagliate da di passaggio a campo stanziale. Fava ha definito la maggioranza "pasticciona, inconcludente e confusionaria".

E' a questo punto che ha fatto ingresso in aula uno striscione portato da alcuni rappresentanti di Giovane Italia con la scritta: "Case ai rom, e ai lucchesi contribuenti?" subito requisito dai commessi.

La seduta è proseguita con la difesa della linea dell'amministrazione attraverso gli interventi di Valentina Mercanti che ha sottolineato l'inutilità del Consiglio quando tutta la polemica si sarebbe potuta fermare in commissione a novembre e invece si è portata avanti fino ad ora con ordini del giorno vagamente razzisti, e quelli di Alessandro Berolucci e Erica Picchi (PD) e Diana Curione e Claudio Cantini (Lucca Civica) basati sull'importanza dell'integrazione nei confronti di Rom e Sinti.

Angelo Monticelli (Insieme per Favilla sindaco) ex assessore al sociale ha difeso l'operato della precedente amministrazione ed ha criticato l'approccio dell'assessore Vietina che ha invitato ad abituarsi a collaborare con sensibilità diverse non parlando ex-cattedra.

Ma un duro affondo nei confronti dell'amministrazione Tambellini è venuto dal consigliere Roberto Lenzi (IdV) che ha accusato la giunta di scarsa trasparenza sul progetto scoperto dai consiglieri attraverso gli organi di stampa: "L'assessore ha cercato di trasformare un'evidente sconfitta in una vittoria dopo la smentita dal sindaco con comunicato stampa". Il progetto secondo Lenzi è venuto fuori dalla scoperta casuale di una linea di credito della Regione Toscana che andava sfruttata, non da una progettualità meditata.

In un intervento di replica Marco Martinelli ha accusato l'assessore Vietina di un sconcertante tentativo di mascherare il fatto di essere stata sconfessata nell'azione politica dal sindaco. "In questi mesi - ha affermato il capogruppo di Forza Italia - l'assessore Vietina ha strizzato l'occhio alle frange più estreme della sinistra, nei casi dell'occupazione di Agorà e Madonne Bianche, ed è stata sconfessata nella sua linea politica della volontà di portare avanti i progetti delle casette per i nomadi", il consigliere ha ripercorso la linea ricostruita da alcuni quotidiani sul progetto casette confermato anche dall'assessore regionale. Giorgio Mura (Noi per Lucca al Centro) ha sottolineato come "invece di cercare le cose che ci accomunano si cercano quelle che ci dividono".

Francesco Battistini (PD) ha polemizzato durante la replica di Martinelli ma che alla fine si è augurato di poter mettere le basi con un gruppo di lavoro a delle azioni reali e non a delle promesse enunciate solo in ordini del giorno come ha fatto l'amministrazione Favilla.

Nel passaggio finale il sindaco Alessandro Tambellini ha ripercorso la storia dei campi nomadi lucchesi, una realtà da più di mezzo secolo aggravata dal flusso migratorio nato dalla fine della Guerra fredda. Tambellini ha dichiarato di essere sindaco di tutti quanti risiedono nel Comune

"La verà lucchesità, voglio ricordare che questa è una città che nel Medioevo ha accolto gli Ebrei che di qui sono passati per poi diffondersi in Europa. Siamo una città che ha saputo accogliere e che ancora deve sapere accogliere senza pregiudizi e prevenzioni. Crediamo che la vera lucchesità risieda in questi valori e in questa forza". Il sindaco ha rilevato come la questione casette abbia avuto una rilevanza mediatica impropria e si è augurato l'impegno da parte di tutti per stabilire insieme percorsi per soluzioni concrete. Alla fine della seduta i due ordini del giorno Martinelli - Macera sono stati bocciati assieme a quello presentato da Laura Giorgi assente alla seduta che comunque inviato un intervento scritto.


"Fondamentale è premettere che tutte le persone hanno pari diritti, pari doveri e pari dignità e che questa sera siamo stati chiamati a discutere, attraverso un consiglio straordinario richiesto dalla minoranza sul progetto delle "casette di legno", un progetto che era una delle ipotesi al vaglio dell'amministrazione per risolvere la questione dei "sinti, rom e camminanti", ma non più oggetto di discussione dell'amministrazione stessa.

Mi permetto di estendere il tema della discussione considerato che gli argomenti sociali raramente vengono trattati in Consiglio Comunale.

La crisi economica e sociale ha acutizzato e reso palese un fenomeno in corso da almeno venti anni e cioè lo sviluppo di nuove vulnerabilità sociali e la nascita di recenti categorie di persone in difficoltà (giovani, donne, persone che perdono il posto del lavoro e che non riescono più ad accedervi) con gravi danni sulla salute delle persone stesse e sul tessuto economico e sociale.

In generale l'ampliamento delle vulnerabilità sociali è un fenomeno complesso che si inserisce in alcuni grandi passaggi della nostra società (invecchiamento della popolazione, frammentazione delle famiglie, precarizzazione della condizione di vita-lavoro) ed allarga e ristruttura l'area del disagio.

La discussione iniziata stasera ci fa riflettere sul fatto che la struttura dei servizi di welfare che abbiamo conosciuto a partire dagli anni '70 non sembra più adeguata a comprendere e gestire le nuove problematiche che attraversano i cittadini.

Le complicazioni di questi servizi non derivano da un loro cattivo funzionamento, ma in particolar modo dal mutamento del loro oggetto di lavoro: se la società cambia velocemente, i servizi di welfare, occupandosi dei problemi che le persone incontrano nel vivere quotidiano, dovranno necessariamente rielaborare profondamente il loro modo di lavorare e di incidere in termini di efficacia, efficienza ed economicità nei confronti della società.

"Dobbiamo quindi pensare di creare le condizioni per accompagnare chi per vari motivi si trova in un momento di difficoltà e questo fa sì che chi potrebbe avere le potenzialità per condurre una vita dignitosa, attualmente rischia di non poter accedere a nessun tipo di ammortizzatore momentaneo e che diventi quindi a sua volta un "nuovo povero".

La trasformazione epocale che stiamo attraversando segnala un'emergenza che si propone come terreno particolarmente adatto allo sviluppo di nuove sinergie tra politiche e servizi di welfare da una parte e la necessità di vivere ripensare i servizi di welfare dall'altra parte.

Colgo l'occasione del dibattito per chiedere all'amministrazione di affrontare in senso ampio il tema del sociale, impegnando le persone in una modalità che richiami il binomio "diritto-doveri", facendo emergere eventuali fenomeni di "assistenzialismo cronico", sviluppando le autonomie, le responsabilità e le potenziali capacità di ogni persona.

Importante sarebbe comparare i bilanci preventivi e consuntivi degli ultimi anni, anche per verificare in modo analitico l'effettiva rispondenza alle priorità dell'amministrazione e soprattutto alla realizzazione concreta di politiche rispondenti alle esigenze reali di tutta la popolazione.

Auspico che venga prestata massima attenzione al tema di politiche di educazione civica in ottica di prevenzione e promozione di salute (salute inteso come benessere fisico, sociale ed economico) di attuazione di politiche per la "non autosufficienze", per la disabilità, per i giovani e per gli anziani, confrontandosi con istituzioni che hanno già attuato buone pratiche e coordinandosi con i comuni della piana, ottimizzando i servizi sociali e coinvolgendo il fondamentale operato del terzo settore.

Sollecito l'amministrazione a considerare l'emergenza lavoro come priorità trasversale per le attività dell'amministrazione ed attuare le azioni possibili, collaborando con tutti gli enti competenti e prevedendo politiche di sviluppo economico che possano rilanciare l'economia del nostro territorio ed a tal proposito i consiglieri di Lucca Civica in data 12 dicembre hanno presentato due documenti da discutere in consiglio comunale quanto prima.

Parlando dei rom, sinti e camminanti non possiamo comunque ignorare il fatto che è necessario poter individuare soluzioni che permettano a tutte le persone di poter vivere in modo dignitoso, avendo la possibilità di poter accedere alle opportunità necessarie per partecipare appieno alla vita economica, sociale e culturale, come espresso dalla Commissione Europea nel 2004 per definire il concetto di inclusione sociale.

Occorre delineare metodologie nuove tese a superare la connotazione emergenziale dei tradizionali interventi nei confronti delle popolazioni Rom e Sinte al fine di intervenire in maniera strutturata nell'ambito dell'istruzione, della salute, dei servizi sociali, della formazione, della promozione dell'accesso al lavoro e delle soluzioni abitative.

A mio avviso solo una ricerca sul campo rigorosa e che utilizza una pluralità di fonti (la conoscenza diretta dei rom e sinti di riferimento, l' ascolto delle loro istanze, la conoscenza dei luoghi di vita, l'analisi delle politiche locali, l'eventuale terzo settore coinvolto ecc.) può offrire un quadro su cui iniziare ad individuare le criticità e le priorità sulle quali lavorare con progetti a lungo termine".

Diana Curione, Consigliera Comunale Lucca Civica


Campo nomadi, dibattito lungo e complesso ieri in consiglio comunale. Fra gli interventi più legati al tema dell'inclusione e della lotta alla marginalità quello di Alessandro Bertolucci del Partito Democratico. Ve lo proponiamo integralmente. "Vorrei dire per prima cosa che se siamo qua a discutere parzialmente di marginalità, non è per nostro volere. Noi consideriamo tutte le marginalità sullo stesso piano. Naturalmente non ci sottraiamo ma dispiace dirlo, anche i media, su questo tema, non hanno aiutato a fare chiarezza. Però dimostrano una loro forza politica. Forse è anche merito loro se abbiamo questo Consiglio. Tutto questo dibattito innescato, poteva essere l'occasione per fare un pò di chiarezza sul mondo Rom e invece si è preferito parlare alla pancia. Chiarezza sulla loro storia, sulla loro cultura, sulle loro tradizioni. Errori e comportamenti personali finiscono spesso per identificare la cultura di un'intera popolazione, ma sono fatti che vanno perseguiti con le normali misure di legge. Quelle che valgono per tutti. Si tende così ad emarginare e condannare senza capire. Si ha la percezione di un fenomeno molto esteso ed invece siamo di fronte ad un qualcosa di molto limitato. Si creano quei circoli viziosi che si autoalimentano e tutto fanno tranne quello di contribuire ad affrontare le situazioni con razionalità. Come amministratori pubblici abbiamo il dovere di occuparci delle marginalità, della loro inclusione, perché questa diventa condizione determinante e qualificante per una società che vuole dare a tutti gli individui che ne fanno parte, le stesse opportunità di diventare parte attiva ed essere considerati "normali".

"I percorsi di inclusione non sono mai assoluti, anzi, sono efficaci solo quando si adattano al contesto. Tutti gli studi, comunque, mettono la condizione abitativa come presupposto essenziale per l'ottenimento dei maggiori risultati da tutti gli altri aspetti caratterizzanti l'inclusione, quali la formazione scolastica, la possibilità di accedere al mondo del lavoro e a quello dei servizi. La scuola, ancora una volta si conferma baluardo di integrazione. Lo è anche per noi, sia chiaro, che però, visto che ne abbiamo la possibilità, dobbiamo vigilare e pretendere una formazione all'altezza dei tempi e invece in questi anni abbiamo assistito all'eliminazione dell'insegnamento dell'educazione civica e la riduzione di ore di materie altrettanto importanti. Lo è per le seconde generazioni di immigrati così come per Rom, Sinti e Camminanti. Deve anzi preoccuparci che tra le giovani generazioni di questi ultimi, ci sia una percentuale intorno al 10% che non sa leggere e scrivere. Non addentriamoci poi nell'ottenimento di un titolo di studio dove si raggiungono percentuali molto più alte, segno dell'abbandono scolastico precoce. Con l'abbandono scolastico si crea di conseguenza il non ottenimento di un titolo di studio che a sua volta è conseguenza dell'opportunità di trovare o meno lavoro. E' facile capire come tutto si lega. Se degrada la condizione abitativa, vale per tutti, ma ripeto, stasera il nostro campo è un po' ristretto, quindi campi non autorizzati, condizioni interne del campo, posizione rispetto ai servizi, ecc., se degrada la condizione abitativa, vengono meno, in maniera proporzionale, tutte le altre condizioni per una piena integrazione. Queste brevi considerazioni generali ci aiutano senz'altro a capire la situazione locale nostra. Ma cominciamo a mettere qualche punto fermo. Ci troviamo davanti a tre vie che potremmo anche chiamare soluzioni, ma è una parola che non voglio usare. Troppo evocativa. Passiamo alla seconda strada: potrebbe essere quella di continuare a far finta di nulla, che poi non è nemmeno vero, perché come abbiamo visto, basta che uno pensi, dico basta che uno pensi, a possibili alternative, che si scatena il putiferio. Sicuramente è quello che preferisce fare il gruppo consiliare di Forza Italia autore dell'ordine del giorno e richiedente questo Consiglio straordinario. Lo vogliamo dire che per risalire a qualcuno che ha pensato a questo problema prima di questa amministrazione, occorre andare indietro nel tempo fino alla giunta Lazzarini negli anni novanta! Vogliamo dirlo che chi adesso si agita perché sempre questa amministrazione ha speso alcune migliaia di euro per dotare di singoli contatori per l'acqua le piazzole, sono gli stessi che hanno permesso un'erogazione indifferenziata e incontrollata, anonima e fonte di spreco a totale carico dell'amministrazione. per di più, se non ricordo male, lasciataci in eredità dal punto di vista economico. Terza via: dare quel minimo di dignità, mi fermo qui. Certo non posso dire che la condizione abitativa non sia importante. Chi sta nei campi, adesso non gode certo di condizioni adeguate, ma fortunatamente c'è una collocazione spaziale tutt'altro che ghettizzante, essendo vicino alla città e ai servizi, che ne attenua un po' la gravità. Dobbiamo pensare alle esperienze di quelle città che hanno preferito non vedere, allontanando a dismisura i campi con costi economici enormi e costi sociali altissimi. Abbiamo detto che la condizione abitativa che non può essere scissa da quella spaziale, sono condizioni indispensabili affinché i servizi erogati dal servizio sociale, possano raggiungere la piena efficienza. Mi riferisco all'inclusione scolastica, compreso il contrasto all'abbandono, a quella lavorativa, su cui anche altri Enti pubblici con più specifiche competenze avrebbero, a mio parere, dovere di intervenire, a quella sociale rispetto al welfare. Non meno importante che effetti positivi vengano ottenuti anche dal punto di vista economico in termini di rapporto favorevole tra risorse impiegate e benefici per la collettività come dimostrato in tutti gli studi compiuti sul tema. Perché su questo punto in particolare e stata focalizzata l'attenzione dei detrattori. Ma direi che ci sono i presupposti per pensare a qualcosa oltre il campo. Viene naturale pensare a collocazioni stabili, case popolari, housing sociale, riutilizzo e sistemazione, anche da parte degli stessi interessati di strutture abbandonate e dismesse dove anche le relazioni possono slegarsi dal gruppo di riferimento. Non bisogna nasconderci che sono progetti ambiziosi e necessitano di tempi importanti. Fare questo, tantomeno pensarci, non significa essere buonisti o scordarci dei problemi dei lucchesi, come ci ricorda Martinelli in quel pessimo odg che trasuda di luoghi comuni e discriminazione. Significa altresì ragionare con la testa, dando forza ai valori che dovrebbero essere alla base di una convivenza civile, moderna e allo stesso tempo radicata nella cultura di un paese, ma vorrei dire di una città, che ha fatto dell'accoglienza e della solidarietà, la propria bandiera. Dicevo di un ragionamento complesso che appunto tiene insieme ideali e valori al pragmatismo, perché è ormai letteratura che investire in inclusione, socializzare, ha costi enormemente inferiori a quelli di interventi tampone". Purtroppo la bandiera, quella della solidarietà, quella dell'accoglienza, è un po' sbiadita. Lo dico con rammarico perché di questo hanno colpa soprattutto le Istituzioni, chi ne è rappresentante. La politica stessa. Non c'è più l'autorevolezza, quella che nasce da sentirsi interpreti veri della società in grado di prendersi responsabilità importanti. Indicare la strada. Tutto, oggi, sembra invece essere legato al consenso fine a se stesso. All'attenzione dei media, alla loro capacità di modificare le percezioni. Il referendum, per esempio, lo richiede la Giorgi per il M5S nel suo odg, è uno strumento importante che non può diventare surrogato della democrazia dei luoghi deputati ed elettivi. Così si sminuiscono le Istituzioni, il valore del mandato ricevuto dagli elettori. E scusate se mi permetto, ma non facciamo il bene delle Istituzioni nemmeno confezionando Consigli speciali più o meno aperti su argomenti che possono trovare collocazione tradizionale e che nella maggior parte dei casi non sono frequentati dagli stessi richiedenti. Ho la convinzione che nel nostro impegno da amministratori, abbiamo il dovere, in alcuni casi, per così dire, di tapparci le orecchie, di isolarci quel tanto che basta quantomeno a provare a pensare, senza condizionamenti esterni. Magari arriveremo alle stesse conclusioni, ma a quel punto forse avremo più chiaro quali siano i valori e gli ideali che ci muovono. Io ho una domanda da fare. Se mi devo attenere a come sono stati impostati gli odg presentati dalle opposizioni, ho già la risposta, ma piacerebbe sentirlo dalle parole dei proponenti e da tutti gli altri che hanno mostrato una linea simile. Vorrei capire se pensano comunque, magari avete un concetto diverso dal mio, che l'inclusione sia passaggio necessario e fondamentale. Se così fosse sarebbe possibile un minimo di ragionamento. Si potrebbero mettere in campo esperti che studiano il fenomeno. A proposito, immagino che ne abbiate consultati di autorevoli per il deliberato finale, quello dove chiedete di destinare le risorse esclusivamente ai lucchesi. Sappiano Martinelli e gli altri che è già così. Sappiano che anche loro da sempre hanno destinato risorse, magari malvolentieri, magari non seguendone la reale destinazione e i conseguenti risultati, a Rom, Sinti, Camminanti e immigrati. Risorse molto esigue rispetto al totale della spesa sociale del Comune ( come ha detto l'Amministrazione). E comunque deve essere chiaro che fare integrazione costa. L'importante è farla bene per ottenere risultati. Anche se non immediati. Tutti conosciamo le condizioni dei due campi principali: quello di via della Scogliera e quello di via delle Tagliate. Vado alla conclusione e ne approfitto per un parziale riepilogo. Sappiamo delle problematiche igienico sanitarie e di sicurezza. Sappiamo che molti nuclei familiari hanno fatto richiesta di assegnazione di alloggi di edilizia popolare. Almeno noi sappiamo che questa è sicuramente l'opportunità maggiore che può essere data per realizzare un inclusione stabile, ma sappiamo anche che questa possibilità ha bisogno di tempi molto lunghi per essere attuata. Sappiamo che molti degli abitanti dei campi sono lucchesi, quantomeno per residenza, da molto tempo. Si è saputo della possibilità di un finanziamento dedicato che però aveva scadenze a breve e che non ci ha permesso di valutare appieno un progetto che vi si adattasse. Sapete che quel poco tempo non ha permesso di fare alcuni passi tecnici e urbanistici abbastanza complessi. Sapete di quanto comunicato dal Sindaco in merito ad un progetto mai arrivato sul tavolo di una commissione e nemmeno sul tavolo di una redazione, luogo quanto mai preferito in questi ultimi tempi. Sapete che nonostante il soprassedere da uno studio, da un'opportunità che si era aperta, è stato ribadito e ricordato quanto il tema, la sua drammaticità, sia all'ordine del giorno e che una soluzione prima o poi andrà trovata. Per tutto questo giudico negativo, e anche pericoloso, di questo me ne assumo la responsabilità personale, L'odg presentato da Martinelli a nome del gruppo Forza Italia. Pericoloso non tanto per il contenuto strumentale, quanto per il messaggio che contiene. Un messaggio di esclusione, di occultamento, di denigrazione, di isolamento. Una condizione mentale che influenza qualsiasi ragionamento. Anche lontano dal tema che stiamo trattando stasera. Un messaggio deleterio soprattutto per le nuove generazioni, per i nostri figli che più di noi dovranno confrontarsi con situazioni simili e in crescendo. Stesso pensiero per quanto riguarda l'odg presentato dalla Consigliera Giorgi di cui credo aver già dato un giudizio nella parte iniziale e centrale dell'intervento. Credo che si debba fare tutt'altro. Non possiamo e non vogliamo nascondere la polvere sotto il tappeto. Semmai rilanciare l'impegno a trovare soluzioni adeguate con il minor costo possibile per la collettività, e vorrei che si intendesse che i costi non sono sempre da riferire al conto economico. Chiaramente senza nulla togliere ad altri e semmai rafforzando gli altri fronti di intervento possibili con la costituzione di un patto che unisca gruppi marginali, enti, associazioni e cittadini, in un percorso di conoscenza e approfondimento per la ricerca delle soluzioni più efficaci, affinché si giunga anche ad un sentire più condiviso di diritti e doveri reciproci. Termino veramente, ma è necessario ricordare che l'Europa ci guarda, e non è uno sguardo benevolo. Continuiamo ad applicare alcuni aspetti del Decreto emergenza Rom decaduto nel 2011, non è stata distrutta la banca dati su base etnica creata in occasione del censimento dei Rom, vengono fatti ulteriori tagli al personale dell'ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar) che è l'organo nazionale di tutela dell'uguaglianza che ha il compito di attuare la strategia nazionale d'inclusione Rom Sinti e Camminanti. Lo dico, perché non abbiamo battuto ciglio nell'inserire nella nostra Costituzione il pareggio di bilancio, di fatto mettendo in secondo piano il lavoro, nonostante questo sia protagonista dell'articolo 1. Non è un bell'andare per i diritti, figuriamoci per i doveri.

 
Di Fabrizio (del 10/01/2014 @ 09:05:51, in Italia, visitato 1677 volte)

Un incubo è qualcosa di personale o di politico?

Uno dei miei incubi diurni, ricorrente, è la faccia serena del sindaco Pisapia che si trasforma nei freddi volti dei suoi predecessori di centro-destra. Preciso: non è una constatazione politica, è prima di tutto un malessere personale.

Motivato o meno, ho cercato di analizzare il mio malessere, sotto diversi aspetti.

E mi sono ritrovato in ZINGAROPOLI, la convivenza obbligata tanto temuta, che tutti opprime ma che fa sopravvivere tutti, basta che niente cambi.

Personale, perché non chiedo a nessuno di condividere questo malessere. Politico, perché mi è giunta voce che tra un anno e mezzo, forse due, si eleggerà un nuovo sindaco, e sarebbe il caso di fare (già adesso) un bilancio che parta dalle aspettative sollevate nel 2011 sino all'attuale palude.

Non un libro solo su Milano, spesso e volentieri gli scritti spazieranno oltre le mura cittadine.

Al solito, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

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Pubblicato 9 gennaio 2014
Lingua Italiano
Pagine 97
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Tanta roba nella libreria di Mahalla 

 
Di Fabrizio (del 08/01/2014 @ 09:00:56, in Italia, visitato 1273 volte)

Il viale ripulito dalle foglie dai quattro ragazzi sinti. FOTO DELLAI
L'iniziativa rientra nel progetto "Giovani in SINTOnia" che punta a favorire l'integrazione in paese Il parroco: "Un ottimo lavoro" di Giordano Dellai su IL GIORNALE DI VICENZA 05/01/2014

Giovani sinti sgombrano dalle foglie il parco del patronato. L'operazione di raccolta e di deposito nei cassonetti del verde è stata compiuta nel periodo natalizio da quattro adolescenti residenti nella comunità sinti di Sandrigo. I ragazzi, coordinati da Elena Grolla, attivista del progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo", hanno raccolto l'abbondante fogliame accumulatosi dopo l'autunno nel parchetto degli impianti parrocchiali, liberando anche il viale di passaggio tra il duomo e la sala Arena. Un'operazione che pone un altro filo di comunicazione tra il gruppo sinti e la comunità di Sandrigo.

"E' una dimostrazione che il progetto Giovani in SINTOnia va avanti, seppur con qualche difficoltà - spiega il parroco mons. Venanzio Rigoni - I ragazzi hanno raccolto e trasportato le foglie, lavorando di buona lena e rendendo così meglio percorribile il vialetto. Sono soddisfatto del loro lavoro e con me anche molti sandricensi che hanno commentato favorevolmente l'iniziativa".

Il progetto "Giovani in SINTOnia con Sandrigo" (...)
Leggi l'articolo integrale sul Giornale in edicola.

 
Di Fabrizio (del 31/12/2013 @ 09:09:00, in Italia, visitato 1920 volte)

Al Prefetto di Palermo
Al Sindaco di Palermo
Alla Giunta e al Consiglio Comunale di Palermo
Al Presidente della II Circoscrizione di Palermo
All'UNAR.

Apprendiamo dalla comunità Rom dell'imminente sgombero coatto dell'asilo nido di via XXVII Maggio, nel quartiere Sperone, nel quale risiedono da circa quattro anni 10 famiglie Rom, composta da 25 adulti e 15 minori.

In una situazione generale della città che presenta, da troppo tempo, una carenza di appartamenti, non comprendiamo quali siano i motivi d'urgenza dello sgombero, perché non sussistono problemi di “ordine pubblico” o di “insostenibile stato di degrado”, soprattutto nel periodo più freddo dell'anno, mettendo per strada interi nuclei familiari. Sono stati tagliati tutti gli allacci alla rete idrica, così come è stato danneggiato il generatore di corrente di loro proprietà, quindi costringendoli al buio, al freddo e senza acqua.

Non comprendiamo, inoltre, le pressioni fatte dai residenti del quartiere o da singoli consiglieri di circoscrizione, dato che non esiste un progetto a breve di utilizzo o intervento sull'immobile in questione, di fatto abbandonato al degrado da anni.

Le comunità Rom sono stremate, in condizioni igienico-sanitarie pessime, sottoposte a sgomberi e criminalizzazioni di fronte all'opinione pubblica che vanificano ogni loro tentativo di costruire una vita degna che permetta loro una reale integrazione. In questa situazione è facile promuovere l'odio tra la popolazione, sfociando in una guerra fra poveri.

Non vogliamo trovare soluzioni univoche e immediate, ma lavorare a lungo termine, collaborando assieme, mettendo in moto tutte le capacità e le risorse a disposizione, puntando ad una vera inclusione di questa Comunità, in coerenza con la Strategia Nazionale di Inclusione Rom, Sinti e Caminanti.

Ci rivolgiamo al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale, al Presidente della II circoscrizione, per chiedere:

di far revocare lo sgombero e concordare delle alternative, attraverso il dialogo, che consentano di trovare una soluzione costruttiva.

Firmatari:

  • Idea Rom - sezione di Palermo
  • Idea Rom Onlus Torino
  • Opera Nomadi RC


 
Di Fabrizio (del 28/12/2013 @ 09:04:55, in Italia, visitato 1914 volte)

Botta - Risposta e ritorno a Mahalla

Da Città Ideale

Siamo nelle festività, il periodo meno adatto per discutere di un tema sociale come quello della Comunità sinti a Buccinasco. Perché sono anni che Buccinasco ha investito sulla integrazione della Comunità . Si sono impegnati amministratori e società civile; l'associazione Apertamente ha quale attenzione principale, se non unica, la Comunità sinti.

Succede proprio in questi giorni che la Comunità sinti (forse non tutti di Buccinasco ma anche di persone che hanno residenza nel nostro campo sinti) sono oggetto di cronache preoccupate per vicende truffaldine ben organizzate (VEDI il CorrieredellaSera). Secondo Repubblica tutti i sei componenti arrestati vivono nel campo sinti di Buccinasco; tutti, dicono i giornali con precedenti penali.

Tutti arrestati; con reati diversi. L'attività agli inquirenti appare organizzata e condotta da persone "esperte", per cui si teme una organizzazione più ramificata, con anziani soli truffati e danneggiati o a rischio di esserlo. Da qui l'invito a prestare attenzione, a non fidarsi di sconosciuti (e sconosciute) incontrati per la strada che offrono aiuti diversi per introdursi in casa.

Questa la vicenda che parla di 22 truffati ed un "bottino" di 300mila euro. Qui a Buccinasco qualche precisazione diventa inevitabile. Il Corriere riporta nomi e funzioni svolte fra cui una signora che non ha residenza al campo sinti e che nel suo appartamento di Buccinasco curava la raccolta della refurtiva e il suo smistamento, oltre a trattare cocaina in quantità non marginale, con le dosi pagava anche i sinti. Sembrerebbe punto di riferimento di tutto il sistema (quello scoperto).

La signora in questione, vedova di un confinato a Buccinasco dagli anni settanta. Lui (dai famigliari con precedenti penali ripetuti), considerato componente della malavita organizzata nel Sud Ovest Milano. Insomma, il quadro che sembra delinearsi è quello che vede i sinti come "manovalanza esperta" che opera a supporto di pezzi di malavita ben più organica.

Scenario che non può e non deve lasciare indifferenti a Buccinasco. Le forze dell'ordine certo; ma è situazione sulla quale ci si deve interrogare nella nostra Comunità: chi stiamo aiutando con elargizioni a vario titolo? Tutte le persone coinvolte, scrivono i giornali, risultano disoccupate e senza alcun reddito. Vivono forse di sostegni erogati con i danari della nostra Comunità?

Il processo di integrazione vive di un modello codificato e testato? (posto che ci sia, a Buccinasco). E' evidente che si stanno denunciando buchi preoccupanti. Che l'impegno delle amministrazioni succedutesi sembra essersi limitato a una sorta di carità compassionevole, per il resto affidata all'impegno volontaristico di qualche Cittadino: certo meritevole di apprezzamento. Il tutto però drammaticamente insufficiente, visto quanto appare da questa vicenda.

Sarebbe facile ora l'accusa alla amministrazione per la vicenda sugli abusi all'Enel Sole e il suo rincorrere comportamenti non leciti e cercare di tamponarli, sminuirli, quasi di nasconderli. Si dimostra come non mai insufficiente la motivazione di non parlarne per non rinfocolare un rifiuto dal sapore razzista. Tenere nascoste le magagne è sbagliato: occorre che si guardino con la necessaria responsabilità, chiarezza e serietà. Amministrare comporta dar conto delle decisioni e della loro utilità: la compassionevole carità è cosa altra e diversa.

Il problema è reale e merita la massima attenzione della Comunità, a cominciare dai nostri amministratori. Convinti che la soluzione non può essere l'allontanamento ma anche che qualsiasi insediamento stabile (come è aspirazione programmatica del mandato Maiorano), è fuori discussione: sarebbe un ghetto. Centro di degrado sociale e malavita, che così si radicherebbe ancora di più.

Crediamo opportuno e indifferibile un approfondimento serio sul tema sinti. Erogare a pioggia contributi diversi senza che questi siano legati a un percorso preciso e deciso di normalizzazione e integrazione civica, è uno spreco. Soprattutto dannoso per i destinatari; contributi così erogati consolidano comportamenti devianti, estranei alla società civile.


In risposta all'ennesimo articolo di Saccavini su "CITTA' IDEALE":
Buccinasco: i sinti, l'assistenza e un progetto di integrazione

 

Apertamente è una Associazione di volontariato, formata da Sinti e non, da dieci anni opera per la realizzazione di un Progetto di "Inclusione Sociale" della locale Comunità sinta residente a Buccinasco dall'inizio degli anni '80. Intenzione dichiarata di tale Progetto è innanzitutto contribuire al raggiungimento del soddisfacimento di bisogni primari come: Salute, istruzione, casa, lavoro.

Nel rispetto delle comuni leggi nazionali ed internazionali ricordando che in caso di inosservanza delle leggi penali e civili la responsabilità è sempre individuale: a Buccinasco, al Q.re Terradeo, come ovunque.

Per il raggiungimento di questo obiettivi Apertamente si è dovuta negli anni confrontare con due Amministrazioni locali (Carbonera, Cereda), con il nominato Commissario Straordinario (Iacontini) e attualmente con l'Amministrazione Maiorano. Con le Amministrazioni Provinciali: Colli, Penati ed ora Podestà, e ben 4 Direttori del Parco Agricolo Sud Mi (Ceriani, Ghiringhelli, Cioffi e ora a interim De Cataldo)
Ogni volta che uno di questi interlocutori cambia, si ricomincia da capo per quanto riguarda i contatti per la presentazione, discussione realizzazione dei nostri Progetti.

Dall'inizio della nostra esperienza di Associazione abbiamo cercato e trovato collaborazione con quanto si muoveva nel sociale sul territorio del comune e comuni limitrofi (Associazioni, Caritas Decanale, le Parrocchie, le Cooperative Sociali). Abbiamo da circa cinque anni per operare con maggior efficacia come Apertamente, preso contatto con altre associazioni aventi finalità simili alla nostra (Caritas, Naga, Comunità di S.Egidio, Padri Somaschi, Casa della Carità, Opera Nomadi, Amnesty International, Avvocati per niente, ecc.) raggruppate nel Tavolo Rom e Sinti di Milano. Inoltre collaboriamo con dipartimenti dell'Università Bicocca e di Pavia con le quali abbiamo partecipato all'organizzazione di eventi sui temi riguardanti queste minoranze etniche.

Recentemente abbiamo promosso a Buccinasco un pubblico evento sul tema "Crisi economica, lavoro che manca.. alcune proposte".
Pensiamo di fare cosa utile, portare a vostra conoscenza la riflessione riportata qui sotto (il ritorno a Mahalla, ndr.), che interamente condividiamo. Essa ben descrive il contesto nel quale quotidianamente ci troviamo ad operare.

Per Associazione Apertamente di Buccinasco
Ernesto Rossi, Augusto Luisi
Buccinasco 27.12.2013

 
Di Fabrizio (del 27/12/2013 @ 09:05:40, in Italia, visitato 2212 volte)

...o superare l'inconciliabilita' culturale?

di Rita Mazzeo, 22-12-2013 su Pontediferro.org

La parola "campo" ha assunto, già da alcune decine di anni, accezioni negative: campo di concentramento o di internamento, campo di lavoro forzato, campo rifugiati, campo profughi, sono alcuni tra gli esempi che si possono fare, insieme ai cosiddetti "campi nomadi". Tutte, in effetti, evocano il concetto di ghettizzazione e, del resto, il termine stesso "ghetto" ha un'origine semitica, risalente all'ebraico-caldeo (linguaggio utilizzato da rabbini ed ebrei dopo la dispersione) e indica "separazione" o "siepe chiusa".

I campi nomadi, negli ultimi anni, sono stati denominati in vario modo (campi autorizzati, campi sosta, villaggi attrezzati, campi tollerati, villaggi della solidarietà, e così via), tuttavia i diversi modelli utilizzati dalle istituzioni per accogliere e ospitare camminanti nelle nostre città, hanno prodotto, in differente misura, segregazione spaziale e socio-culturale, di quelle comunità.

Anche i campi autorizzati o attrezzati, infatti, sono collocati in genere nelle periferie, spesso non collegati dal trasporto pubblico ai centri urbani, vicini a discariche o a grandi assi viarie, per cui le persone che vi abitano sono emarginate e rimangono del tutto estranee alla realtà della società cittadina.

Molte organizzazioni internazionali e della società civile hanno presentato rapporti di denuncia nei confronti di tale politica in Italia, e delle connesse operazioni di sgombero (Commissione per i diritti umani del Consiglio d'Europa nel 2009 e 2011, Associazione 21 luglio nel 2010, Osservatorio Internazionale per i diritti umani nel 2011), promuovendo il sostegno all'inserimento abitativo. In questo senso, alcune sperimentazioni alternative al campo sono state fatte, a livello locale. Esempi di politiche abitative, rivolte a rom e sinti poveri, sono a Venezia, Padova e Bologna, dimostrando quanto la dignità di un alloggio sia prerequisito necessario all'integrazione.

Nelle grandi città italiane, il modello del campo (sorto negli anni '60 in risposta a un'emergenza e poi diffusosi ampiamente negli anni '80) è ancora oggi prevalente, anche perché permangono pregiudizi e stereotipi nei confronti di rom e sinti, indistintamente, come il nomadismo e l'inconciliabilità culturale. In realtà, oggi è stanziale l'80% dei rom e dei sinti europei, in Italia gran parte di loro sono residenti da più di un secolo e almeno 80 mila hanno cittadinanza italiana. Circa 12 milioni sono stimati i rom europei, di cui 140 mila nel nostro Paese. Tra loro, successi professionali ed economici, occultando però la propria origine per paura di discriminazioni, ma anche gruppi molto poveri e altri, provenienti dalla ex Jugoslavia, dalla Bulgaria e dalla Romania, fuggiti dalle guerre. Tutti sono per noi "zingari", sebbene rom e sinti siano gruppi molto differenti e con una storia europea che dura da almeno 6 secoli. In particolare, Rom è uno dei principali gruppi etnici della popolazione di lingua romanes/romani, originaria dell'India del Nord. Elementi costanti nella loro storia sono la persecuzione, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.

Al loro primo apparire in Europa, il nomadismo è stato considerato come una maledizione di Dio, la pratica di certi mestieri (come forgiatori di metalli) ricondotta per superstizione alla magia e le arti divinatorie alla stregoneria.

Perciò, tendenzialmente, le società moderne hanno cercato di liberarsene, anche con l'eliminazione fisica e tutti i Paesi europei hanno adottato bandi di espulsione, fino a giungere agli estremi del genocidio dei rom, insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.

In Italia, gli ultimi trent'anni di pratiche assistenziali e servizi esclusivi, sebbene tramite operatori motivati e competenti, hanno determinato un ampliamento della distanza fra rom e resto della società.

Si potrebbe, invece, prendere spunto da alcuni Paesi europei dove la questione rom è stata affrontata sulla base di un principio di garanzia dell'uguaglianza. In Spagna, ad esempio, i gitani meno abbienti vivono in case popolari come ogni altro cittadino svantaggiato. In Germania, una legge riconosce i rom come "minoranza nazionale", a differenza dell'Italia che con la legge 482 del 1999, escluse i rom e i sinti dalle 12 minoranze linguistiche riconosciute, e quindi dalle tutele che ne derivavano.

Dopo il censimento del 2008, effettuato in Italia negli insediamenti di nomadi, il Governo Maroni ha dichiarato lo stato di emergenza nelle Regioni di Campania, Lombardia e Lazio (prorogato poi fino al 2011) ed esteso successivamente al Veneto ed al Piemonte. I Prefetti di Roma, Milano e Napoli sono stati nominati commissari delegati per la realizzazione degli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza nei propri territori regionali, sono assistiti dalla forza pubblica e possono collaborare con altri soggetti pubblici e, per i profili umanitari e assistenziali, con la Croce Rossa Italiana. Le linee guida per l'attuazione, emanate dal Ministro Maroni, ribadivano che il fine delle ordinanze era di rimuovere le situazioni di degrado esistenti nei campi e promuovere condizioni di vivibilità nella legalità per le comunità nomadi, consentendo l'accesso ai servizi di carattere sociale, assistenziale, sanitario e scolastico, soprattutto per i minori, maggiormente esposti a rischi di abuso e di sfruttamento. I principi fondamentali e le modalità da seguire nell'identificazione di chi risiede nei campi nomadi tengono conto delle indicazioni e delle raccomandazioni formulate dal Garante per la protezione dei dati personali. "Il Governo, dichiarava Maroni, "vuole la tutela di chi vive in queste situazioni di degrado, la tutela dei minori, per toglierli dalla clandestinità, per toglierli dall'ombra, per dare loro un futuro".

A seguito della dichiarazione di stato di emergenza, sono state stanziate risorse straordinarie per Roma, Napoli e Milano, con la maggiore presenza di rom, che sono state gestite in modo straordinario per identificare le popolazioni rom, sgomberare i campi abusivi, monitorare quelli autorizzati e costruirne nuovi, promuovendo interventi di inserimento sociale all'interno di questi ultimi.

Finalmente, l'anno scorso, è stata adottata per la prima volta, una strategia nazionale che sottolinea il carattere discriminatorio ed escludente dei campi nomadi e si pone l'obiettivo del loro superamento. Nonostante tale novità e la sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'illegittimità dello stato di emergenza avviato nel 2008, le politiche continuano ad affrontare la questione con una logica emergenziale e di sicurezza.

 

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