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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:43:23, in lavoro, visitato 2207 volte)

Da Roma_Shqiperia

By Agnieszka Rakoczy - Published: March 26 2008 Sta piovendo e la principale discarica di Tirana nella valle di Sharra, cinque km. fuori dalla capitale, è coperta di fango appiccicoso. D'altra parte, per Ardian Alu, il lavoro è il solito.

Assieme a suoi due figli, Alu, membro della comunità rom albanese, setaccia attraverso i mucchi di immondizia selezionando i materiali riciclabili può vendere ad un commerciante locale.

E' pagato 14 Lek ($0.17) per un chilo di plastica, 20 Lek per un kg. di ferro e 120 Lek per un kg. di alluminio.

Alu, padre di cinque figli, guadagna circa 20.000 Lek al mese. "Appena per dare da mangiare ai miei figli," dice.

È venuto lavorare e vivere sul luogo del deposito di 15 ettari, tre anni fa da un villaggio dell'Albania orientale.

La sua casa, costruita con fogli di metallo e cartone recuperato da materiale di riporto, è all'interno della discarica, a circa 20 metri dall'area dove vive.

Altre 50 famiglie rom che riciclano immondizia a Sharra hanno pure loro costruito le case nella discarica.

Il tema del trattamento dei rifiuti solidi è una priorità, dati i piani albanesi di sviluppare la sua industria turistica, Le strade della nazione sono fittamente coperte di immondizie. Le immondizie famigliari si buttano nei fiumi.

"Conoscendo la situazione e pensando allo sviluppo turistico, abbiamo creato una commissione sul trattamento dei rifiuti e per iniziare a pensare ad una politica a lungo termine," dice Suzana Guxholli, consigliera economica del primo ministro.

La municipalità di Tirana sta provando a dare l'esempio. La capitale ufficialmente conta 600.000 abitanti, che potrebbero essere oltre un milione, secondo alcuni funzionari comunali. Quattro compagnie private vengono impiegate dal comune per raccogliere e smaltire le circa 1.000 tonnellate giornaliere di rifiuti di Sharra.

Riflettendo sull'aumento di potere di spesa dei residenti nella capitale, la media di rifiuti giornalieri è arrivata a 1,2 kg. contro i 0,5 kg. del 2002.

La municipalità, il ministero dei trasporti e dei lavori pubblici assieme all'ambasciata italiana stanno cooperando per aggiornare la discarica di Sharra secondo schemi moderni. Il progetto è supportato da un prestito di 6 milioni di € del governo italiano.

"Con l'inizio di maggio apriremo un nuovo impianto a Sharra, nel pieno rispetto degli standards dell'Unione Europea, e saremo in grado di risistemare il vecchio impianto," dice Nemix Simixhiu, tecnico senior del ministero dei trasporti.

Il progetto richiede l'impermeabilizzazione della vecchia discarica per prevenire le infiltrazioni sotterranee di acqua inquinata, installando pompe per il drenaggio e il biogas, e costruendo un impianto per il trattamento delle infiltrazioni.

Il luogo completato sarebbe coperto di argilla e circondato da siepi.

Il nuovo impianto sarà posto accanto a quello già esistente. Una squadra di tecnici italiani sta mostrando ai propri colleghi albanesi come operare [...].

Uno studio di fattibilità è progettato per un nuovo luogo di eliminazione rifiuti che sostituirebbe Sharra in circa sei anni.

Si sta risolvendo anche il tema di rialloggiare le famiglie rom o trovare loro altri modi di guadagnare. Dice Alu, sul rialloggio: "E' una buona idea. Non ho nessun posto dove andare."

Una possibilità è di impiegare le famiglie nel nuovo impianto, dato che la municipalità lavora su una politica di riciclaggio.

"Abbiamo una lunga strada davanti," dice Eriola Muka, capo delle politiche di sviluppo del comune.

Spiega: "Stiamo preparando un programma speciale per le scuole di Tirana per insegnare alle giovani generazioni la necessità di proteggere l'ambiente e sulla necessità del riciclo."

Il progetto di Sharra è visto come uno schema pilota per tutta l'Albania.

Nel frattempo, la Banca Mondiale, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e le agenzie per lo sviluppo internazionale svedese e tedesca stanno supportando progetti per aiutare le città nella nazione a cambiare il loro approccio alla raccolta dei rifiuti.

[...]

Copyright The Financial Times Limited 2008

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Di Fabrizio (del 03/04/2008 @ 09:09:28, in media, visitato 1904 volte)

Segnala Maria Grazia Dicati

di GAD LERNER

"Nutrire il pianeta", è l'ambizioso tema dell'Expo 2015 che ha attirato su Milano i consensi (decisivi) di un'Africa affamata. Ma nel frattempo riuscirà Milano a nutrire le sue poche migliaia di profughi, e magari a rispettarne i diritti umani anche quando impone loro le regole della legalità?
Non sappiamo dove abbiano dormito stanotte le donne incinte e i bambini sgomberati dal campo di via Bovisasca.

Sappiamo solo che la polizia li ha già intercettati nel vagabondaggio prima che raggiungessero altri rifugi illegali come via Colico o il cavalcavia Bacula di Quarto Oggiaro, appositamente ostruito con blocchi di cemento. Né troveranno posto alla Casa della Carità di don Colmegna, completamente satura dopo avere allestito un prefabbricato in cortile per i settanta di via San Dionigi: anche loro sgomberati senza alcuna soluzione alternativa prevista dalle istituzioni. Stava per cominciare l'anno scolastico. Ci furono insegnanti straordinarie che andarono a riprendersi uno a uno i loro bambini dispersi fra campi e dormitori, per dare seguito alla preziosa fatica dell'inserimento sociale.

Sono mesi che le cronache locali tuonano: "Spazzare via i campi rom". Titoli di cui un giorno, troppo tardi, si vergogneranno. Ignorando quel che pacatamente ricordava ieri il sito della Diocesi di Milano: tra gli sgomberati di via Bovisasca (situazione insostenibile che richiedeva un intervento, ma civile) ci sono rom e romeni di altra etnia - che importa? - che lavorano regolarmente nei cantieri della Fiera, con tanto di permesso di soggiorno. Dieci ore al giorno, per sei giorni, pagati 800 euro al mese. Timbreranno il cartellino pure oggi, dopo la notte all'addiaccio, dopo l'inutile tentativo di spostare la baracca un po' più in là, visto che il Comune non ha offerto soluzioni d'emergenza neppure per i figli e le mogli incinte, figuriamoci per i lavoratori della Fiera?

Il dilemma non deve essere considerato fra quelli "eticamente sensibili" da una destra lombarda ansiosissima di salvaguardare la vita nascente, ma indisponibile a scucire un solo euro per villaggi solidali che diano ricovero ai senzatetto già nati. E siccome anche il Partito democratico trova poco glamour rappresentare i diritti degli immigrati, specie se rom, in una campagna elettorale che nel Lombardo-Veneto si affida a capilista confindustriali, il risultato è che in via Bovisasca ci vanno solo gli appassionati di conflitti estremi.


È il set ideale per disfide trash, Daniela Santanché (con o senza tacchi a spillo) contro la candidata rom della Sinistra arcobaleno. Dove tramonta l'idea che Milano, la città che vuole nutrire il mondo, possa cominciare in casa propria a mettere insieme legalità e integrazione. Sgomberi con ricoveri per mamme e bambini. Lavoro regolare per gli immigrati, con soluzioni abitative provvisorie e istruzione garantita ai figli. Cioè proprio le stesse misure elementari che saremmo disposti a finanziare nei campi profughi africani.

In assenza della politica, a ricordarcelo dev'essere ancora una volta l'arcivescovo Tettamanzi: "La legalità è sacrosanta. Ma l'impressione è che qui si stia scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani". Oppure il Tribunale dei minori che ammonisce il Comune di Milano sui suoi obblighi di tutela dell'infanzia, completamente disattesi.
Sarebbe assurdo suddividere Milano in buoni e cattivi, di fronte alle sue imbarazzanti disuguaglianze e al volto sporco della povertà. C'è da fare fatica, tutti insieme. Ma siamo pur sempre una delle metropoli più ricche e dinamiche del mondo, possibile che nessuno abbia l'autorità e il coraggio di chiedercelo?

(2 aprile 2008)

- sempre su Repubblica -

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Di Fabrizio (del 02/04/2008 @ 09:38:46, in musica e parole, visitato 1926 volte)

Da Hungarian_Roma

Roby Lakatos, virtuoso ungherese del violino, può tracciare le sue radici sino alla Budapest del XVIII secolo, dove il suo antenato János Bihari anticipava la tendenza odierna della musica fusion attraverso un mix di melodie rom e contrappunti contemporanei. Con i suoi lunghi capelli pettinati all'indietro ed i baffi incerati, Lakatos possiede il senso di un'eleganza antica ed è facile immaginarselo in compagnia di Franz Liszt e Johannes Brahms, le cui opere furono direttamente inspirate dalle melodie rese famose da Bihari.

Sotto gli ornamenti del Vecchio Mondo, d'altra parte, Lakatos è un musicista completamente moderno. Anche se rispettoso della tradizione familiare - "La famiglia Lakatos era molto importante" dice dalla sua casa di Bruxelles - spiegando come Bihari innovasse l'antica musica del popolo Rom.

"Sono il terzo in questa grande famiglia a proporre un nuovo stile," spiega in un inglese corretto con un forte accento, dopo aver notato come anche suo zio Sándor Lakatos fosse un innovatore negli anni seguenti la II guerra mondiale. "Quindici anni fa ebbi problemi con la musica zigana, perché sentivo che tutti i tipi di musica nel mondo - come il jazz o la musica classica o quella pop - stavano evolvendo in qualcosa di nuovo. Sai? Era importante progredire. Ma non succedeva niente con la musica zigana. Per questo ho fatti molti cambi, soprattutto nella banda. La mia non è un'orchestra tradizionale zigana, perché ho il piano e la chitarra, ma manca il violoncello e non ci sono clarinetti, per esempio. Ma con questa concezione, possiamo suonare tutti gli stili.

"Il mio stile ha tre elementi," continua. "La base è la musica zigana, naturalmente, ma include anche la musica classica ed il jazz di Django Reinhardt, assieme al bebop."

Finora, Lakatos ha avuto successo nel mondo classico: Ha firmato con l'etichetta Deutsche Grammophon; l'ultimo Yehudi Menuhin era un fan; ed il suo debutto al Chan Centre for the Performing Arts di Vancouver di sabato 29 marzo è stato sponsorizzato dalla Vancouver Recital Society. Ma il suo ultimo lavoro, Klezmer Karma del 2006, indica che continua ad esplorare nuove combinazioni musicali.

"E' musica klezmer ed yiddish, mischiata con musica zigana," spiega il violinista, notando che in questo particolare crossover è stato assistito da un'altra residente a Bruxelles, la suonatrice klezmer Myriam Fuks. "Si è aggiunta a noi, nel concerto suona come ospite speciale."

[...] "Gli arrangiamenti sono molto classici - ma abbiamo anche molta improvvisazione, perché la musica zigana è come il jazz," spiega. "Ed ovviamente, non facciamo mai due volte lo stesso concerto."

Source URL: http://www.straight.com/article-138266/fusion-feeds-roma-roots

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Di Fabrizio (del 02/04/2008 @ 09:09:52, in Italia, visitato 3468 volte)

Dal blog di Luciano Muhlbauer

La baraccopoli della Bovisasca è stata sgomberata definitivamente. Il vicesindaco De Corato esulta compiaciuto, l’assessore regionale Boni tira in ballo persino l’Expo e le centinaia di persone che abitavano le baracche stanno vagando in giro per la città, alla ricerca di un luogo dove andare. Della bonifica del terreno dove sorgeva l’ennesima bidonville milanese, invece, non parla più nessuno.
Quanto accaduto in Bovisasca è paradigmatico dell'inquietante livello di inconsistenza ormai raggiunto dalla politica milanese e dell’ipocrisia di molti amministratori con la testa in campagna elettorale.
Inconsistente è spacciare per “soluzione” la cacciata di centinaia di famiglie, compresi i bambini, senza porsi il problema dove e come finiranno, sperando semplicemente che qualche anima pia si occupi di loro oppure che qualcuno decida di tornare al paese d’origine.
Ipocrita è invocare la tutela della salute per motivare lo sgombero, dopo lunghissimi anni di disinteresse istituzionale per un terreno inquinato da pericolosi rifiuti tossici, per non parlare dell’incredibile fatto che ora né il Comune, né la Regione fanno sapere ai cittadini della Bovisasca se e quando si intende procedere alla bonifica.
Insomma, i rifiuti tossici rimangono e gli esseri umani finiscono per strada, finché non troveranno un’altra baraccopoli. Ahinoi, la solita storia che si ripete ormai da anni.
Ma quello che forse stupisce di più è che la città appare anestetizzata, incapace non solo di indignarsi di fronte al trattamento incivile riservato a uomini, donne e bambini, ma altresì di rendersi conto che la miseria della politica genera alla lunga dei mostri di cui sarà difficile liberarsi.

Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

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Di Fabrizio (del 01/04/2008 @ 09:39:11, in Italia, visitato 2239 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

FIGLI DI UNO STESSO PADRE”

Chi, passando lungo via Casilina, verso fuori Roma, poco prima dell’incrocio con via Palmiro Togliatti, gira gli occhi verso destra, vedrà questa scritta sull’edificio dell’ex benzinaio, in alto, a significare lo sforzo e l’impegno che tante persone, enti,  associazioni o privati cittadini hanno messo e mettono nel sostenere gli abitanti del campo chiamato “Casilino 900” nella loro battaglia per il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Tra l’altro questa frase è il titolo del giornalino, appena iniziato, che vorrebbe essere un foglio di collegamento tra gli amici di Casilino 900 e la città.

Dallo scorso 11 marzo l’intero insediamento è privo di energia elettrica e come se non bastasse  il 12 marzo gli abitanti del campo hanno saputo che da qui a breve il campo sarà trasferito altrove. Questi fatti non possono che aggiungere disperazione a disperazione e degrado a degrado, rendendo ancora più drammatiche le condizioni di vita degli 800 Rom che vivono nel Municipio VII da più di 30 anni. Crediamo che siano proprio questi ultimi 30 anni la base da cui ripartire per affrontare con sensatezza il futuro di queste famiglie, 30 anni in cui pur fra molte contraddizioni e difficoltà esse hanno costruito relazioni e percorsi di integrazione con le associazioni del quartiere, le istituzioni territoriali e con gli istituti scolastici del Municipio VII presso i quali sono iscritti 245 minori residenti nel campo. Per questo crediamo che il principio della continuità territoriale e la tutela dei diritti umani fondamentali insieme ad un giusto approccio alle diversità debbano essere le coordinate su cui orientare i passi che riguarderanno Casilino 900.

Per favorire la nascita di questo  percorso gli abitanti di Casilino 900 insieme alla

Cooperativa ERMES, al Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni del Policlinico di Tor Vergata, al prof.Marco Brazzoduro dell’Università “la Sapienza”, a don Paolo Lojudice del Pontificio Seminario Romano

hanno deciso di convocare una iniziativa pubblica che si terrà

mercoledì 2 aprile dalle h.16

proprio nel suddetto piazzale, sito in via Casilina 890.

PROGRAMMA dell’ INIZIATIVA

Mercoledì 2 APRILE 2008 h. 16

Via CASILINA 890

 

Animazione per i bambini del campo e del quartiere a cura della COOP ERMES

Musica e canzoni della tradizione Rom a cura dell’ Associazione Nuova Vita

Stand gastronomici con prodotti tipici Rom

Proiezione  di materiale video sul mondo Rom

Mostra sulla Scolarizzazione a Casilino 900

Stand dei vari gruppi e delle Associazioni operanti nel campo.

 Aderiscono: Comunità di S.Egidio,Lucio Conte del VII Municipio, Francesco Careri e Lorenzo Romito del Dipartimento di Studi Urbani dell’Università ‘ROMA TRE’, Suore ‘Maestre Pie Venerini’, “Free Lance International Press”,  

Sono invitati:

-Il Presidente del  VII Municipio, Roberto Mastrantonio;

-l’Assessore alle Politiche sociali del VII Municipio, Pungitore;

-l’Assessore alla Scuola e alla Cultura del VII Municipio, Enrica Rossi;

-il Prof.Massimo Androni, Vice-Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia  

  dell’Università degli Studi ‘Tor Vergata’;

-la Direttrice della Biblioteca ‘Gianni Rodari’, Piera Costantini;

-il Comandante dei Vigili Urbani del VII Municipio;

-il Comandante del Comando Carabinieri ‘Tor Tre Teste’;

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Di Fabrizio (del 01/04/2008 @ 09:09:18, in Italia, visitato 1485 volte)

Da Vita - di Sara De Carli (s.decarli@vita.it) - 31/03/2008

Il comitato “Rom e Sinti Insieme” ha redatto e inviato a tutti i candidati premier un documento politico. Il documento si focalizza esclusivamente su sette questioni, poste l'anno scorso dal Ministero dell'Interno. Nel documento non sono trattati temi quali il lavoro, la scuola, la sanità, i servizi sociali e anche il tema dell'immigrazione non è focalizzato appieno. Ecco i sette punti:

Partecipazione diretta dei Rom e dei Sinti. Proponiamo un “cambiamento di metodo” che porti all'inserimento attivo in ogni organismo in cui vengano prese decisioni che riguardino i Sinti ed i Rom, per evitare gli errori che nel passato hanno condotto al fallimento ogni iniziativa.

Istituzione Ufficio Nazionale e Uffici periferici. Proponiamo la realizzazione di un piano nazionale e locale, attraverso l'istituzione di Uffici con la partecipazione di Sinti e di Rom per realizzare una strategia coordinata, multisettoriale (cultura, habitat, lavoro, sanità, sociale, scuola e formazione) e globale.

Riconoscimento status di minoranza. Proponiamo la promulgazione della proposta di legge n. 2858: “Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, per l'estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche alle minoranze dei Rom e dei Sinti”, presentata alla Camera dei Deputati il 2 luglio 2007.

Diritti e Doveri. Proponiamo una politica che esprima a Rom e Sinti parità di trattamento di fronte alla legge, cancellando norme punitive e/o discriminanti. Sottolineando che è fondamento giuridico nazionale e internazionale la sola ed esclusiva responsabilità personale di fronte ad un reato contestato.

Situazione di apolidia. Proponiamo l'introduzione del diritto di suolo (jus soli, chi nasce in Italia ne è per ciò stesso cittadino) anche per Rom balcanici genitori di minori nati in Italia, per i figli stessi e per gli altri Rom balcanici presenti in Italia.

Superamento dei “campi nomadi”. Proponiamo soluzioni flessibili e graduali ma anche veloci e concrete per uscire totalmente dalle logiche segreganti e ghettizzanti proprie dei “campi nomadi”.

Cultura e contrasto alla xenofobia. Riteniamo la promozione delle culture rom e sinte una priorità per superare pregiudizi e stereotipi. Sottolineando il bisogno di un codice deontologico per la stampa e il finanziamento di iniziative atte alla conoscenza delle culture sinte e romanì, patrimonio dell'umanità.

Scarica il documento integrale.

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Di Fabrizio (del 31/03/2008 @ 15:33:11, in musica e parole, visitato 2131 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Mercoledì 2 aprile ore 18.30

Teatro Franco Parenti - Via Pier Lombardo 14, Milano

Racconto Italiano
Gli immigrati nelle periferie: percorsi di un cammino rom

Incontro con MILENA MAGNANI

autrice di IL CIRCO CAPOVOLTO
Giangiacomo Feltrinelli Editore

Legge

Andrea Lupo

con accompagnamento musicale di

David Sarnelli

Qui di seguito il link alla scheda del libro http://www.feltrinellieditore.it/giornalisti/SchedaLibro?id_volume=5000950

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Di Fabrizio (del 31/03/2008 @ 09:07:56, in Italia, visitato 1979 volte)

sabato 5 aprile
via s. Martino 20 - Rho (MI)
(dietro alla stazione FS)

dalle 18.30: presentazione del libro "Voci dal silenzio" (poesia rom) con intervento di Tommaso Vitale (docente universitario di sociologia)...

dalle 20.30: "CENA BALCANICA" *piatti tipici della tradizione balcanica: maiale allo spiedo, cevapi slivonica (su prenotazione)

dalle 22.30: Live I MUZIKANTI www.myspace.com/imuzikanti

Festa organizzata con i rom del campo di via Sesia per far conoscere la cultura di questo popolo e per mandare un messaggio forte e chiaro: solidarietà e conoscenza reciproca sono le condizioni per costruire un percorso reale di integrazione.

Il ricavato dell'iniziativa verrà destinato per l'acquisto di un pulmino che servirà per mandare i ragazzi del campo alla scuola media.

www.sosfornace.org - sosfornace@inventati.org
www.operanomadimilano.org - mauriziopagani@operanomadimilano.org

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Di Fabrizio (del 30/03/2008 @ 08:55:30, in media, visitato 2460 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

28.03.2008 scrive Franco Juri



Sullo sfondo i fumi di una termocentrale. In primo piano alcuni bambini rom che raccontano la favola di Cappuccetto Rosso. Un modo per raccontare ai più piccoli la difficile vita delle minoranze in Kosovo
Esattamente tre anni fa veniva proiettato a Gorizia il documentario RealitieS Kosova/o di Eva Ciuk, regista e giornalista triestina, di madre lingua slovena, nota per il suo impegno civile e umanitario a favore delle minoranze e delle realtà sociali più emarginate.

A tre anni da quella esperienza che l'aveva portata a conoscere in prima persona le minoranze dimenticate del Kosovo, e che aveva fatto seguito ad un documentario realizzato nel 2002 in Salvador e dedicato alla condizione della donna in America centrale, Eva Ciuk torna sul tema Kosovo, riproponendo un segmento particolare di quanto la coinvolse nel suo viaggio del 2005 nella provincia, quasi a voler affrontare questa volta le pieghe di una società satura di contraddizioni e in continua ebollizione alla vigilia e dopo la sua indipendenza. Per rifletterci su.

Eva lo fa anche questa volta seguendo le tracce di una minoranza perennemente discriminata e ai margini della provincia/stato che a malapena la sopporta: i rom, o meglio, i bambini rom.

Il cortometraggio, combinazione di documentario e cartone animato, dal titolo "Chi è cappuccetto rosso?", ci racconta il modo in cui i bambini rom-kosovari - dimenticati in una baraccopoli all'ombra della mostruosa ciminiera fumante di una termocentrale alla periferia di Priština - vivono la popolare favola.

La novità della proposta è proprio nella rilettura che la sceneggiatrice e regista ne fa, offrendola questa volta anche ad un pubblico molto più giovane, quello delle scuole . L'alito feroce del lupo invade la fiaba e, nonostante la serenità dei piccoli rom, ci ricorda quanto sia lungo e tortuoso il percorso dei diritti umani e minoritari in quelle terre. Ma anche altrove, molto più vicino a noi. Un percorso su cui riflettere attentamente.

“Quando nel 2005 sono stata in Kosovo – scrive Eva Ciuk - per le riprese del documentario “RealitieS KosovA/O – voci di minoranze dimenticate” - produzione della KAIROS, Centro produzione video di Gorizia – mi ha colpito la serenità e l’allegria dei bambini e delle bambine del campo sfollati interni di Plementina/e, vicino a Pristina. Abbiamo stretto amicizia con i rappresentanti del campo ed abbiamo deciso di portare la testimonianza dei bambini del campo nelle scuole della nostra regione. Così abbiamo posizionato la nostra telecamera e sullo sfondo che era tutt'altro che da fiaba i bambini ci hanno raccontato Cappuccetto Rosso.”

La presentazione goriziana del progetto, completato dalla proiezione di fotografie scattate dagli stessi bambini rom e sinti nei campi del Friuli Venezia Giulia dal titolo "Autobiografia dal campo" nonché dal virtuosismo musicale di Alessandro Simonetto e Roberto Daris, è stata organizzata da Osservazione- centro di ricerca azione contro la discriminazione e patrocinato da Kinemax-Transmedia, l' Ufficio per la pace della provincia di Gorizia e l' Unione dei Circoli Culturali Sloveni. Prima di essere presentato nella sua versione slovena a Gorizia, il progetto, nella versione italiana, era stato ospitato a Trieste dal Teatro Miela.

In Slovenia i rom sono trattati meglio che in Italia

A Gorizia si è voluto dire qualcosa di più anche sulle comunità rom e sinti che vivono in Italia e in Slovenia. Il confronto è stato inevitabile quando è intervenuto uno degli ospiti più attesi della serata: Jože Horvat –Muc, presidente dell'Union Romanì Slovenia, una delle principali organizzazioni dei Rom in quel paese. Com'è per i rom la Slovenia del dopo-Strojan? C'è ancora discriminazione e intimidazione, come nei giorni neri di due anni fa, quando una folla minacciosa scacciò, senza che le autorità lo impedissero, la numerosa famiglia rom degli Strojan dalle sue case di legno, successivamente rase al suolo, nei boschi di Ambrus?

A sentire Horvat in questi ultimi tempi molti sono i passi che lo stato ha intrapreso non solo per normalizzare la situazione della comunità rom slovena ma anche per offrire a questa possibilità di sviluppo finora inedite. La lezione Strojan - triste per tutti- ha quindi fruttato? Il presidente dell'Union Romaní preferisce non sbilanciarsi e, pur ricordando che la discriminazione esiste ancora, preferisce, optando per il politicamente corretto, sottolineare i tanti progressi fatti.

La Slovenia tutela i rom in base all'articolo 65 della Costituzione, varato già nel 1990, e ad una serie di leggi tra cui anche una apposita votata in parlamento circa un anno fa. La situazione tradizionalmente migliore per i rom sloveni è quella del Prekmurje, regione al confine con l'Ungheria e l'Austria, dove la comunità è ben integrata e organizzata e dove la convivenza multietnica è pressoché esemplare, a differenza di altre regioni slovene più restie ad accettare la convivenza con queste comunità.

In sala a Gorizia c'erano pure i redattori del programma romanì che ora anche la TV pubblica slovena si accinge a trasmettere regolarmente. Sono circa 10 mila i rom e sinti in Slovenia (quelli dichiarati tali molto meno), concentrati soprattutto nel Prekmurje, nella Dolenjska, in Bela Krajina, nella Gorenjska e nella zona di Lubiana. Horvat ha ribadito con orgoglio che il Prekmurje, la regione in cui l'Union Romanì ha sede, è stata considerata anche dall'Unione mondiale dei rom, un esempio per tutta l' Europa.

E l' Italia dove vivono circa 150 mila tra rom e sinti? Nel 1999, quando si varò la legge a favore dei gruppi minoritari, le comunità rom e sinti italiane vennero da essa escluse su esplicita richiesta della Lega Nord. La cosa più triste però – come a Gorizia ha ricordato Lorenzo Monasta di Osservazione - è che il ricatto xenofobo e anti-zingaro leghista ha dato i suoi frutti mentre al governo c'era una coalizione di centrosinistra. L'Italia dovrà imparare dalla vicina Slovenia?

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Di Sucar Drom (del 29/03/2008 @ 09:25:32, in blog, visitato 2199 volte)

Lamezia Terme (CZ), cittadinanza di carta
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Dijana Pavlovic, Rom serba, è nata a Vrnjacka Banja nel 1976. Dopo aver studiato all'Accademia di Arte Drammatica di Belgrado, nel 1999 si è trasferita a Milano dove lavo...

Auschwitz, Primo Levi incontra uno "zingaro"
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La Romania: «L'Italia protegga i nostri cittadini, le baracche di Roma impensabili a Bucarest»
«Come lo Stato romeno ha l'obbligo di proteggere i cittadini italiani che vivono in Romania, lo stesso obbligo ha il governo italiano». Ne è convinto Adrian Cioroianu...

La Santanchè strumentalizza i Rom per farsi pubblicità
Tacchi a spillo, pantaloni e impermeabile stretto in vita, l'on. Daniela Santanchè ha voluto entrare nel "campo nomadi" di via Bovisasca che costeggia la linea...

Pescara, appello alla minoranza rom
Carissimo amico Rom, rivolgo a te un appello ed una riflessione. In questi giorni, come accade ad ogni elezione, molte persone verranno a chiederti il voto ma subito...

Alghero (SS), il Comune presenta progetti per i Rom
Due progetti finalizzati all’inclusione sociale e all’alfabetizzazione della comunità Rom presente ad Alghero sono stati presentati dall’Amministrazione ...

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