Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

ASSETTO VARIABILE

E' sospeso sino a data da destinarsi.

Le puntate precedenti sono disponibili QUI


Volete collaborare ad ASSETTO VARIABILE?
Inviate una
mail
Sostieni il progetto MAHALLA
 
  
L'associazione
Home WikiMAHALLA Gli autori Il network Gli inizi Pirori La newsletter Calendario
La Tienda Il gruppo di discussione Rassegna internazionale La libreria Mediateca Documenti Mahalla EU Assetto Variabile
Inoltre: Scuola Fumetti Racconti Ristorante Ricette   Cont@tti
Siamo su:  
Notizie in italiano dai Rom, Sinti, Kalé, Pavees di tutto il mondo

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 09:43:37, in casa, visitato 1796 volte)

Da Roma_Daily_News

9 giugno 2008 By PELIN TURGUT - Time.com

All'ombra dei merli bizantini, un gruppo di ragazze ridenti va avanti e indietro fra le case cadenti, smettendo occasionalmente di vibrare le loro anche e di roteare i loro polsi. Sono inseguite da diversi ragazzi urlanti, che le afferrano e le spingono "in prigione" verso un angolo. I bambini del quartiere impoverito di Sulukule a Istanbul - patria della più antica comunità rom del mondo - chiamano questo gioco Poliziotti e Ballerine, versione locale di Guardie e Ladri emendata per riflettere sulla loro esperienza di essere nati in una vita di danza e caccia dalla polizia.

E' giovedì pomeriggio presto e i bambini giocano per strada invece di essere a scuola. La ragione della loro assenza ingiustificata, d'altra parte, è la paura. "I bambini sono spaventati," dice Dilek Turan,  uno studente di psicologia volontario a Sulukule. "Non vogliono andare a scuola perché sono preoccupati di tornare a casa e non trovarla più." C'è una ragione: il piano cittadino di demolire le loro case parte di un controverso progetto di rinnovamento urbano in vista di Istanbul Capitale Culturale Europea nel 2010.

Fu in era bizantina che gli antenati dei bambini rom di Sulukule si accamparono per la prima volta su questo particolare pezzo di terra, accanto al Corno d'Oro e appena fuori dalle mura del V secolo della vecchia Costantinopoli. La prima registrazione della comunità, circa nel 1050, si riferisce ad un gruppo di persone, che si riteneva provenissero dall'India (dove, per la verità, molti storici credono siano originari i Rom), accampati in tende nere fuori dalle mura cittadine. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, alla comunità fu garantito il permesso ufficiale del sultano Sultan Mehmet II di avere dimora in quello che ora è Sulukule.

Per secoli la comunità rom si è guadagnata da vivere come indovini e ballerini per la corte ottomana, e più tardi per i Turchi - una tradizione portata sullo schermo nel film di James Bond Dalla Russia con Amore. Le loro fortune ebbero una svolta negativa negli anni '90, quando le loro "case d'intrattenimento" - abitazioni private dove le famiglie zingare cucinavano e ballavano per i loro concittadini benestanti - furono chiuse con l'accusa di gioco d'azzardo e prostituzione.
I Rom di Istanbul sono molto poveri, guadagnano in media circa $250 al mese, ma la terra che abitano, una volta periferica e senza importanza, è ora un bene immobiliare molto apprezzato a pochi minuti dal centro città. Se gli appaltatori ed il comune locale hanno il loro senso, l'intero quartiere di Sulukule  - che ha 3.500 residenti - verrà raso al suolo entro la fine dell'anno per far posto a 620 case signorili in stile neo-ottomano.

"Ogni giorno, ci domandiamo quale casa verrà demolita," dice Nese Ozan, volontario della Piattaforma Sulukule, una coalizione di architetti, attivisti e lavoratori sociali contro la demolizione. Ogni tre o quattro case derelitte di un blocco, una è stata ridotta ad un mucchio di residui e di metallo ritorto. Una X rossa segna le prossime, quelle in prima linea per le squadre di demolizione.

Mustafa Demir, sindaco della municipalità conservatrice di Fatih che sponsorizza il programma di demolizione, dice che c'è bisogno di un progetto di rinnovamento sociale "per rimpiazzare i tuguri". Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan ha chiamato Sulukule "terribile" ed espresso stupore per le proteste anti-demolizione. Che il quartiere abbia un disperato bisogno di risanamento è chiaro, ma i critici accusano le autorità di aver mancato di includere una delle più antiche comunità nei piani per lo sviluppo. Invece, ai Rom sono state offerte due opzioni: possono vendere le loro proprietà a basso prezzo (o doversi trovare di fronte all'esproprio), o traslocare nel quartiere popolare di Tasoluk, a circa 25 miglia dalla città, e pagare un'ipoteca di oltre 15 anni che pochi possono permettersi.

"La municipalità non capisce che se intende rinnovare quest'area, c'è bisogno di fare in maniera che permetta alla comunità di continuare a vivere qui," dice Ozan. "Non possono limitarsi a sgomberare tutti, radere l'area la suolo e costruire un sobborgo. Questa è una comunità storica."

Il ricercatore rom britannico Adrian Marsh vede un programma più scuro al lavoro. "Quello che abbiamo è la municipalità più religiosa del paese che si confronta con quello che ritiene storicamente il gruppo più irreligioso ed immorale," dice. "Se rigenerassero la comunità in maniera inclusiva, avrebbero 3.000 voti extra, ma non stanno agendo così. Perché? Perché considerano la comunità di Sulukule irrecuperabile." Soluzioni a lungo termine come permettere ai Rom di impiantare music halls legali ed ottenere un guadagno, non sono gradite alle autorità locali dominate dagli islamisti, perché non intendono promuovere questo tipo di intrattenimento, ragiona Marsh.

Questo è molto più certo: disperdere la comunità rom di Sulukule distruggerà la loro cultura, che è legata alla vita comunale. Famiglie estese condividono case e forme musicali, usando le strade come estensione delle loro stanze. "Sulukule presenta un modo di vita unico," ha concluso un gruppo di ricerca sul design urbano dell'University College di Londra. "Questo dev'essere tenuto in conto e preservato quando viene introdotto un nuovo sviluppo per l'area."

La Piattaforma Sulukule ha richiesto un'ingiunzione del tribunale contro la demolizione ed il parlamento ha ha nominato un comitato di studio. Ma i bulldozer non aspettano. Il gioco di Poliziotti e Ballerine non sta andando bene per lo spettacolo.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 09:37:46, in Italia, visitato 2018 volte)

http://www.redattoresociale.it/

18.09 - 12/06/2008 I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni di schedatura nei campi andranno a finire in un archivio speciale. E' quanto emerso dall'incontro tra Michele Tortora, rappresentante del Prefetto, e alcune associazioni

MILANO – I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni di schedatura nei campi rom andranno a finire in un archivio speciale, custodito presso la Prefettura. È quanto emerso oggi dall'incontro tra Michele Tortora, rappresentante del Prefetto, e alcune associazioni tra cui Opera nomadi, OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom (vedi lancio nel notiziario di ieri).
 
“È una decisione che conferma le nostre preoccupazioni -commenta Maurizio Pagani, presidente dell'Opera nomadi-. La creazione di un archivio a carattere etnico è un provvedimento di cui non possiamo conoscere il passo successivo”. Amareggiato anche Giorgio Bezzecchi, rom e vice-presidente dell'Opera Nomadi: “Sia io che mio padre Goffredo (ex deportato nel campo di Lipari durante il fascismo, ndr) siamo stati profondamente umiliati -dice-. La mia battaglia continua, anche con l'appoggio di varie associazioni tra cui l'Anpi, l'Unione delle comunità ebraiche italiane e gli ex deportati”.
 
I promotori dell'incontro hanno fatto due richieste al rappresentate del Prefetto: rivedere le modalità con cui viene fatto il censimento nei campi e coinvolgere preventivamente le associazioni che operano nei campi e i rom. La risposta è attesa entro due o tre giorni. Alla discussione hanno partecipato anche alcuni esponenti politici tra cui l'eurodeputato Vittorio Agnoletto e il consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer. “Lunedì presenterò un'interrogazione alla Commissione europea -ha detto Vittorio Agnoletto- per sapere se la creazione di un archivio speciale per i cittadini rom è compatibile con la Carta dei diritti dell'Unione”.
 
Al presidio che ha preceduto il confronto in Prefettura ha partecipato anche Giorgio Vallery, ex presidente di Opera Nomadi che negli anni Sessanta e Settanta ha lavorato a Palazzo Marino per la gestione della questione rom. “Il Comune si è fatto sfuggire di mano il problema -commenta-: non lo ha seguito con lo stesso impegno che aveva messo all'inizio quando aveva iniziato un percorso d'integrazione vero”. (Ilaria Sesana)
© Copyright Redattore Sociale

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Sucar Drom (del 15/06/2008 @ 09:18:27, in blog, visitato 1655 volte)

Lettera aperta al Sindaco Cacciari
Gentile Sindaco, la ringraziamo per l’impegno che sta ponendo per la realizzazione di un habitat dignitoso a favore delle famiglie Sinte veneziane. Le polemiche che si sono sviluppate in questi giorni sono un’evidente strumentalizzazione ad un problema a...

Lettera aperta a Santino Spinelli
Carissimo Santino, leggo la tue affermazioni pubblicate dal quotidiano la Nuova Venezia (per leggere clicca sull’immagine): “il Rom Spinelli è contrario al villaggio, anche se fosse d’oro sarebbe un ghetto”. Il tuo intervento mi pare che eviden...

Venezia, i Sinti: "questo villaggio lo abbiamo accettato e concordato con la giunta comunale oltre dieci anni fa"
Dal palco della manifestazione a favore del Villaggio Sinto a Mestre ieri hanno parlato anche i diretti interessati: «Si sono accorti di noi dopo 40 anni», hanno detto alcuni cittadini veneziani di etnia...

Napoli, in solidarietà con i Rom
Il “Comitato Campano con i rom”, nato tre anni fa, riunisce associazioni laiche e religiose, gruppi italiani e rom e rappresentanti della società civile. Il comitato è nato da un profondo senso di indignazione per l’assenza di politiche accoglienti e s...

Milano, si vuole negare ai Rom il diritto di manifestare
Il meeting convocato dal comitato antirazzista milanese per il 13-14 giugno sta provocando reazioni provenienti da tutto l'arcipelago politico istituzionale. Alleanza nazionale, Lega Nord, PD e Casa dell...

Dossier Caritas: «Rom e romeni più vittime che criminali»
In un anno il numero dei romeni in Italia è raddoppiato: ad inizio 2008 è stato superato il milione di presenze. Lo stima la Caritas Italiana. All'inizio del 2007, la comunità romena regolare era stimata in 556mila; dopo un anno l'ip...

Roma, cerchiamo il Rom che ci ha salvato
Di lui non si sa niente. Né il nome, né dove vive. L´unica certezza è che domenica ha salvato un´intera famiglia dal violento nubifragio che aveva fatto impantanare l´automobile su cui viaggiavano una bambina disabile di otto anni...

Ue, le schedature dei Rom saranno oggetto di un'interrogazione alla Commissione
"Lunedì presenterò un'interrogazione alla Commissione Europea sull'ordinanza inviata dal Consiglio dei ministri alle Prefetture italiane perché si verifichi la compatibilità di tale ordinanza e del decreto che nomi...

Euro 2008, la Romania è pronta: "troveranno l'inferno"
“Gli azzurri devono attaccare, ma da noi lì dietro troveranno l'inferno. Gli renderemo la vita molto difficile”. Così il rumeno Cristian Chivu lancia la carica per la decisiva sfida di venerdì pomeriggio.
Italia - Ro...

Brescia, una storia di ordinaria discriminazione
“Non ti curo perché voi rom mi fate schifo”. E' la pesantissima frase con cui una dottoressa dell'Asl di Brescia potrebbe aver negato le cure a una donna rom. Per cercare di far luce su quanto sarebbe effettivamente accaduto i parlamentari del Pd Paolo Cor...

Bergamo, la Mez invita tutti al convegno
La Chiesa evangelica sinta, M.E.Z., invita tutti i Cittadini di Bergamo al Convegno religioso che si terrà dal giorno 10 al giorno 17 giugno 2008, presso via Aria della Fiera Nuova. Tutti sarann...

Valeggio sul Mincio (VR), terraemoti: culture in festa
Anche quest'anno l'associazione culturale Humus, con il patrocinio del Comune di Valeggio sul Mincio e la collaborazione del CESTIM e del cartello associativo "Nella mia città nessuno è straniero", ripropone il festival di musica e cucina del mondo "Terraemoti - cult...

Morte di uno "zingaro"
Togli pure la mano
dal tuo cuore di cuoio,
nemico sconosciuto:
non ruberò i tuoi miseri sogni...

Milano, incontro di discussione del “pacchetto sicurezza”
Su iniziativa del Coordinamento Rom è indetto un incontro di discussione del “pacchetto sicurezza” giovedì 18 giugno 2008, ore 21.00, presso la Camera del Lavoro di Milano in Corso di Porta Vittoria 43 (Sala Bozzi)...

Rom e Sinti, il decreto del governo Berlusconi
Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia (GU n. 122 del 26-5-2008) Il Presidente del Consiglio dei Ministri...

Udine, diversità paura sicurezza
“Diversità paura sicurezza” è il tema del dibattito organizzato dal Centro interdipartimentale di ricerca sulla pace “Irene” dell’Università di Udine, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura di Udine, che si terrà giovedì 19 gi...

Roma, mille voci contro il razzismo
Acli, Amnesty International, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri Sociali, Cgil, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Federazione Rom e Sinti Insieme, Fuoriluogo, Giuristi Democratici, Liber...

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 15/06/2008 @ 08:53:44, in Europa, visitato 4194 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

11.06.2008 scrive Tanya Mangalakova [Български]

A maggio, sulla "Gora", in Kosovo, l'aria risuona di tamburi e zufoli. E' "Djuren", la festa più sentita nella comunità dei gorani, slavi di religione islamica. Gli emigranti ritrovano parenti e amici, per i giovani, veri protagonisti della festa, è il momento di cercare la propria "dolce metà"
Foto di Tanya Mangalakova

Ermina ha diciassette anni. Bella come un quadro, vive tra la capitale macedone Skopje e la cittadina di Petrich, in Bulgaria meridionale. I suoi genitori sono gorani del villaggio di Brod, nella regione della Prizrenska Gora, in Kosovo. La famiglia ha ereditato la professione di pasticcieri, tipica dei gorani del Kosovo. Nel 2006 hanno aperto una loro pasticceria nel centro di Petrich; prima lavoravano a Skopje, come fa almeno la metà degli abitanti di Brod. Ermina studia a distanza in un istituto superiore di Skopje, e aiuta i propri genitori in pasticceria. Suo fratello, Almir, 24 anni, è già famoso a Petrich per la qualità del suo “burek”.

Per tutto l'anno Ermina ed Almir aspettano con impazienza che arrivi il mese di maggio, quando sulla “Gora” si festeggia la grande festa di “Djuren”, il nome con cui i gorani chiamano la festa originariamente dedicata a San Giorgio. Il 3 maggio i ragazzi viaggiano attraverso la Macedonia per andare a Brod, villaggio dall'aspetto caratteristico disteso su un altopiano alle falde della Sar Planina. E' il padre, Bilgaip, che rimane a Petrich per tenere aperto il negozio, dando così l'opportunità ai giovani, che nel frattempo hanno riempito il bagagliaio dell'auto fino all'orlo di vestiti all'ultima moda, di festeggiare “Djuren” sulla “Gora”. Per tre giorni Ermina ed Almir sfileranno sul “corso” del paese, indossando tutti i propri vestiti più belli. Sul “corso” nascono storie d'amore, che di solito finiscono col matrimonio. E' “Djuren”!

"Djuren"
Donna gorana
“Djuren” è sicuramente la festa più importante, per i gorani, una festa che unisce in modo eclettico elementi cristiani ed islamici. Dal 4 all'8 di maggio, secondo un'antica tradizione, gli emigranti gorani tornano nei propri villaggi della “Gora”, che durante l'inverno restano quasi disabitati. Ogni anni, in questa occasione, la Sar Planina si riempie del suono di zufoli e tamburi, che la trasformano, dandole un'atmosfera mistica, quasi fossimo in Tibet. Le donne vestono i “noshni”, abiti tradizionali cuciti a mano. Aspettano tutto l'anno per poter mostrare gli abiti, arricchiti da grosse monete d'oro. Ci si trucca per ore, fino a che il viso non diventa una maschera preziosa.

“Djuren” comincia il 5 maggio, detto “travke”. Nella mattina di questo giorno si raccolgono erbe (travke, appunto) che vengono poi immerse nell'acqua con cui si lavano i bambini. Quest'anno a Brod c'erano due fidanzamenti ufficiali, il che significa festa per tutto il villaggio. In serata, musicanti da Prizren hanno suonato per alcune ore, sia nella parte superiore che in quella inferiore di Brod. Le strette stradine fervevano di vita, giovani e vecchi ballavano lo “horo” (o “kolo” ballo tradizionale comune in tutti i Balcani), sul “corso” faceva mostra di se tutta la gioventù di Brod. I giovani che ancora non hanno trovato una “verenica” (fidanzata) facevano mostra delle proprie possibilità, spandendo denaro per far sì che i musicanti rom suonassero senza fine.

Il 6 maggio i gorani si danno appuntamento sui prati della “Vlaska”, località vicina al villaggio di Vranista. Quasi ogni villaggio gorano ha un luogo particolare dove festeggiare “Djuren”. Il 7 si festeggia in un campo vicino a Rapca, il 9 a Brod, il 10 non lontano da Restelica.

Il 6 maggio sulla “Vlaska”
"Sul corso"
Il 6 maggio i gorani festeggiano all'aperto sulla “Vlaska”. Si raccolgono ramoscelli di salice, si ballo lo “horo” al suono di tamburi e zufoli, si arrostisce l'agnello. Nonostante il tempo brutto, anche quest'anno le ragazze e le donne gorane hanno indossato i propri “noshni” e scarpe bianche abbellite da migliaia di perline di vetro. Da Brod la gente è scesa prima in direzione di Dragas per poi arrivare sulla “Vlaska”, dove il sole ha iniziato a far capolino tra le nuvole. “Il 'corso' sulla 'Vlaska' è il più bello di tutta la 'Gora'”, dicono convinti i gorani. Qui le giovani sfilano nei propri preziosi vestiti, ma sempre accompagnate da un cavaliere, marito o fidanzato che sia. “Dal colore del vestito”, raccontano le sorelle Javahida di Vraniste, “si può capire chi è sposata e chi è libera”. Le donne sposate portano vestiti neri, quelle libere invece indossano colori chiari, come fanno anche le ragazze fidanzate. Le donne più anziane, come le sorelle Javahida, portano vestiti semplici, sempre neri. Le donne più giovani impreziosiscono invece il proprio abbigliamento con seta, broccato, ricami, ed indossano gioielli in abbondanza. Le donne gorane si coprono la testa con la “basrama”, un grande e bello scialle, ornato anche questo da migliaia di perline.

La tradizione vuole che le ragazze, durante il lungo inverno, tessano da sole il proprio vestito, “per diventare da belle ad ancora più belle”. Oggi soltanto una piccola minoranza ha conservato quest'arte. Vajda, 64 anni, ancora adesso cuce e orna i “noshni”. Le giovani, comprano proprio da donne come lei. Un vestito può costare anche più di mille euro, ma indossare gli abiti tradizionali durante la festa di “Djuren” è obbligatorio. Le monete d'oro, anche queste parte del completo da sfoggiare, vengono invece ereditate di generazione in generazione. Vajda ricorda con nostalgia la propria giovinezza. Suo marito è insegnante a Vraniste, sono sposati da 44 anni, quando ancora non c'era alcun “corso” sul quale ragazzi e ragazze potessero scambiarsi sguardi ed innamorarsi. “Il 'corso' è nato quando i giovani hanno cominciato a lavorare in città”, racconta. “Dopo aver visto come si passeggiava a Belgrado, hanno portato qui questa abitudine”.

La festa di “Djuren” è strettamente legata al modo tradizionale di vita dei gorani: gli uomini in giro nei Balcani dove lavorano alla produzione artigianale di dolci e “burek”, le donne a casa per badare ai figli. La tradizione vuole quindi che a “Djuren” gli uomini tornino nei propri villaggi di origine, per incontrare parenti ed amici. Gli scapoli, poi, tornano per trovare la propria “dolce metà”.

Durante il periodo di festa, i caffè di Brod sono pieni di giovani. Anche oggi, i gorani rispettano le antiche regole, che prevedono che alle donne non sia permesso mettere piede in questi locali. Almir, come tutti gli altri giovani, va a dormire solo a notte inoltrata, si sveglia tardi, cammina per le strade di Brod come drogato di felicità. “Ho solo tre giorni a disposizione, e voglio utilizzare ogni minuto, ogni secondo, per stare insieme ai miei amici. Viviamo dispersi e lontani, chi a Skopje, chi a Nis, chi a Belgrado, chi in Bulgaria. 'Djuren' e l'unico momento in cui riusciamo a riunirci tutti, e a stare insieme sulla nostra 'Gora'”.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 15/06/2008 @ 08:51:09, in Europa, visitato 1547 volte)

Da Romanian_Roma

Bucarest, 9 giugno /Rompres/ - La Romania non può assumersi lei sola la responsabilità di ciò che i cittadini della minoranza etnica rom fanno all'estero, ha dichiarato lunedì a Bucarest il presidente rumeno, Traian Basescu, durante una conferenza stampa congiunta col presidente finlandese, Tarja Halonen. [Ndr: i Rom in Romania, secondo il censimento del 2002, sono stimati al 2,5% della popolazione].
"La Romania non introdurrà mai delle restrizioni di circolazione per i suoi cittadini. Tutti i cittadini potranno circolare in Europa e, fianco ai governi degli stati dove i Rom [di Romania ndr] si stabiliscono, noi dovremo trovare delle soluzioni", ha detto il presidente Basescu.

La problematica riguardante i Rom, la loro circolazione nello spazio comunitario, ha costituito uno dei soggetti affrontati da Traian Basescu e Tarja Halonen, durante i loro discorsi lunedì scorso a Bucarest. Secondo Basescu, la Commissione Europea sta elaborando un documento per approntare soluzioni a livello europeo.

Tarja Halonen da parte sua ha detto che la Finlandia può condividere con la Romania la sua esperienza per quanto riguarda la situazione dei Rom.

"Anche noi, abbiamo una popolazione rom in Finlandia. Anche noi abbiamo problemi da fronteggiare. Abbiamo acquisito parecchia esperienza per quanto riguarda, per esempio, la situazione dei bambini rom che abbandonano la scuola. Siamo coscienti che tutti i bambini debbano avere diritto all'istruzione.
Concentriamo i nostri sforzi per portarli a seguire la scuola, ad imparare un mestiere che fornisca loro i mezzi per vivere. La mendicità non è un mestiere ed in Finlandia ci sono dei Rom rumeni che la praticano" ha dichiarato la presidente finlandese.

Asserendo che la popolazione rom finlandese è assai meno numerosa, Tarja Halonen ha proseguito: "Consideriamo pertanto che ci sono due aspetti principali quanto alla situazione dei Rom. Assicurargli alloggio e l'accesso all'istruzione, e noi agiamo in questo senso. La stessa cosa dovrebbe passare a livello di comunità europea, dell'OCSE, occorre cercare soluzioni a riguardo. Non possiamo accettare la mendicità che ci inquieta profondamente", ha sottolineato Halonen.

Da parte sua, Traian Basescu ha  fatto conoscere che la sua discussione avesse anche  affrontato altri temi legati alla UE, temi riguardanti il Kosovo, la zona del mar Nero o la sicurezza delle frontiere.

"Credo che l'esperienza della Finlandia in materia di buon governo sia estremamente utile (...) Il sistema finlandese è il più efficiente per quanto riguarda la scolarizzazione. Ci sono alcuni settori dove lo scambio d'esperienze è molto importante", ha invece rimarcato il presidente Basescu. [Rompres]

www.Roumanie.com

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 14/06/2008 @ 09:21:43, in Regole, visitato 1447 volte)

Danze rom a Gjilan/Gnjilane, Sud Kosovo

Sono 12 milioni i rom che abitano in Europa. Si stima siano 500.000 nella sola Serbia, dove grazie all'assistenza legale gratuita potranno ottenere l'iscrizione anagrafica e il rilascio di documenti di identità
Fonte: UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

elaborazione di Osservatorio sui Balcani


Al via a Belgrado il primo progetto di assistenza legale gratuita per le comunità rom che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati attua in Serbia e negli altri Paesi della regione.

Il progetto fa parte di un programma regionale finanziato dall’Unione Europea che mira all’integrazione delle minoranze in questi Paesi, "Inclusione sociale ed accesso ai diritti umani per i rom, gli ashkali e gli egiziani dei Balcani occidentali", e verrà messo in atto in Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia e Serbia, incluso il Kosovo.

Obiettivo principale del progetto di assistenza legale è quello di aiutare le comunità rom ad ottenere la registrazione presso l'anagrafe ed il rilascio dei certificati di nascita in modo da poter richiedere i documenti di identità che possono, a loro volta, aprire la strada a nuove opportunità in campo sociale, sanitario, educativo e lavorativo.

Il programma durerà 18 mesi e sarà messo in atto da squadre mobili di operatori UNHCR e dai partner dell'Alto Commissariato, tra cui le altre agenzie delle Nazioni Unite, le ONG e le autorità locali e nazionali dei vari Paesi.

Nel progetto saranno coinvolti venti municipi serbi dove l'UNHCR, tramite il proprio lavoro sul campo con rifugiati e sfollati nel corso degli anni, ha incontrato il maggior numero di rom che non possiedono documenti di identità. Tra queste comunità rom figurano quelle fuggite dal Kosovo e quelle rimpatriate dall'Europa occidentale sulla base di accordi di riammissione oltre ai rom residenti da sempre nelle varie località.

La situazione dei rom in Serbia è andata peggiorando in particolar modo con la crisi del Kosovo, nel 1999, quando arrivarono gli sfollati in fuga dalla provincia serba e molti registri anagrafici in Kosovo furono danneggiati, distrutti o smarriti. Le comunità rom in Serbia sono inoltre relegate ai margini della società in Serbia a causa dei loro spostamenti frequenti, della loro povertà estrema e della discriminazione cui devono far fronte.

La mancanza di documenti di identità è un grave problema nei Balcani occidentali, dove crea un mondo parallelo popolato da "invisibili" esclusi dai sistemi statali. In molti casi alle autorità sono mancate la volontà o le risorse per far fronte a questi problemi. Stando alle stime disponibili, in Serbia attualmente vivono tra i 100 ed i 500mila rom. 23mila di loro sono sfollati interni provenienti dal Kosovo registrati come tali. La maggior parte di queste persone non è in grado di veder rispettati i propri diritti di base a causa della mancanza di documenti di identità.

La Serbia si è impegnata a migliorare la situazione in base agli accordi raggiunti nell’ambito del "Decennio per i Rom", un forum di cui il paese assumerà la presidenza a giugno.

L'iniziativa "Decennio per i Rom 2005-2015" venne inaugurato nel 2005 in una riunione tenutasi a Sofia a cui parteciparono i capi di Stato e di governo di 8 paesi del continente europeo e i presidenti dell'Unione europea e della Banca mondiale. L'iniziativa - promossa dalla Banca mondiale - prevede uno sforzo internazionale per migliorare le condizioni di vita e l'integrazione dei circa 12 milioni di rom che vivono in Europa. I problemi che colpiscono i rom, che costituiscono il 2% della popolazione del continente, sono già da tempo affrontate dall'OSCE, che ha messo in campo diversi progetti per la non discriminazione ed il sostegno dei rom e dei sinti.

Un punto importante del problema è infatti l'educazione scolare, considerato uno strumento fondamentale per l'integrazione di una comunità che presenta peraltro un'età media molto bassa. Infatti il 70-80% dei giovani Rom ad oggi non completa il primo ciclo di studi ed ha quindi difficoltà a trovare lavoro. Come conseguenza i Rom sono segnati dalla povertà e dalla disoccupazione dieci volte di più che gli altri popoli europei. Vi è poi l'aspetto della discriminazione: essi vengono emarginati e fatti segno, talora, anche di gesti di intolleranza e violenza. Contro tali gesti sono in atto anche programmi culturali dell'Unione Europea.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 14/06/2008 @ 08:58:10, in media, visitato 1808 volte)

Si intitola così il libro che le edizioni BFS propongono, destinato non ai cani ma ai loro padroni. È nato pensando al fatto che alcune cose, alcuni concetti, siano molto semplici. E che in realtà non c’è nulla di complicato nella questione “zingara”, se non le barriere mentali che noi stessi costruiamo. Ne pubblichiamo qui l’introduzione.

Chiariamo subito una cosa. Questo libro non è destinato ai cani, ma ai padroni dei cani. È importante dirlo. Non è scritto pensando che chi vuol capire qualcosa in più sull’antiziganismo – ossia sui pregiudizi contro rom e sinti – sia un cane. Anzi. Questo libro è nato pensando al fatto che alcune cose, alcuni concetti, siano molto semplici. E che, in realtà, non c’è nulla di complicato nella “questione zingara” se non le barriere mentali che noi stessi costruiamo. Questo scritto, quindi, affronta alcuni luoghi comuni sugli “zingari” e cerca di spiegare perché non hanno senso.

Gli “zingari”

Finora abbiamo scritto “zingari” tra virgolette. Cominciamo dai termini corretti. Non si può, infatti, parlare di qualcosa e usare termini sbagliati. Perché è sbagliato usare la parola “zingari”? Prima di tutto perché si tratta di un eteronimo. Cioè di un termine attribuito dall’esterno, imposto. Se vogliamo ragionare insieme e dialogare, dobbiamo chiamarci con il nostro nome.
La parola “zingaro” di per sé non è dispregiativa, come non lo sarebbe la parola “negro”. Negro, una volta, non era un dispregiativo. Ora lo è diventato. E se il termine “zingaro” non avesse un carattere negativo? Potrebbe pure essere corretto se nella trattazione ci si riferisse ad un insieme di gruppi molto eterogenei tra loro per lingua, cultura, valori, modi di vita. Se si vuole invece far riferimento a gruppi particolari, è appropriato utilizzare termini più specifici. Se poi desiderassimo essere aperti alla comunicazione, ancora di più dovremmo rispettarci e chiamarci con il nostro nome. Se invece vogliamo esprimere dei pregiudizi, va benissimo.
Se vogliamo riferirci ai gruppi presenti storicamente in Italia, dovremo parlare di rom e sinti. Ogni gruppo ha poi denominazioni specifiche. Ci sono i rom napulengre (di Napoli), i rom abruzzesi, i sinti piemontesi, lombardi, veneti, teich (tedeschi), marchigiani, emiliani. E poi ancora ci sono i roma harvati, detti anche istriani o sloveni, anch’essi cittadini italiani dal secondo dopoguerra. Rispetto a questi ultimi, infatti, va considerato che il rimescolamento geografico dei rom e sinti europei a causa delle due guerre mondiali è stato forte. Durante il nazifascismo, poi, sono stati deportati e sterminati, per non essere infine riconosciuti come vittime di persecuzione razziale neppure al processo di Norimberga.
Negli ultimi anni ci sono anche state nuove migrazioni. Non stiamo parlando di nomadismo, ma di migrazioni. Molti rom sono giunti da diversi paesi dell’ex Jugoslavia, sono scappati dalle persecuzioni e dalle guerre. Recentemente molti rom sono giunti dall’Est Europa, principalmente dalla Romania, ma anche dalla Bulgaria e dalla Slovacchia. Migrano perché in questi paesi, oltre ad esservi meno ricchezza economica, vi è molta discriminazione nei loro confronti. Non che in Italia non ce ne sia, ma almeno c’è qualche opportunità in più di rifarsi una vita.

I “nomadi”

Il termine “nomadi” andrebbe usato solamente nel caso in cui si stia parlando di gruppi che effettivamente praticano il nomadismo. Pare un concetto nient’affatto complicato. Eppure è un argomento difficile. Oltre il 95% dei rom e sinti presenti in Italia non pratica il nomadismo. Anni fa i gruppi sinti si spostavano molto di più, giravano per i paesi, praticavano vecchi mestieri. Ma le cose cambiano.
Se non sono nomadi, perché i rom e i sinti vengono sempre etichettati come nomadi? È uno dei temi interessanti da affrontare. Una delle ragioni dell’odio nei confronti di rom e sinti è dovuto alla loro presunta non integrabilità. Il nomadismo calza bene con questo concetto. In uno stato-nazione fondato sul territorio, sulla sua difesa, sull’identità territoriale, uno che non è legato al territorio è pericoloso. Più o meno inconsciamente il nostro ragionamento si alimenta del fatto che questi “nomadi” non sono integrabili, che non lo sono perché non sono legati ad un territorio. Quindi sono asociali. Sono infatti asociali in quanto, si legge nelle carte del III Reich che giustificavano il loro internamento e sterminio, possiedono il gene del nomadismo, il Wandertrieb.
Come accennavamo prima, durante il processo di Norimberga non venne riconosciuto il fatto che lo sterminio di quasi un milione di rom e sinti sia stato dovuto a ragioni razziali. In fondo, si disse, erano stati perseguitati in quanto asociali. Certo, ammisero i giudici, tutti gli “zingari” sono asociali per vocazione innata. Razzialmente asociali allora? No, ma in fondo tutti sappiamo che gli “zingari” sono asociali e non integrabili. Questa logica fa acqua da tutte le parti, ma si comprende benissimo dove vada a parare.
È qui che lo “zingaro” cade a fagiolo. Perché in qualche modo ci fa comodo identificarlo con il nostro peggior nemico. Sono i nomadi coloro che mettono in pericolo il nostro ordine, coloro che ci derubano, che ci rapiscono i bambini, che stuprano le nostre donne. Li odiamo. Oppure li vogliamo normalizzare, rieducare. Ecco allora che siamo noi a voler portare via loro i bambini per educarli, integrarli nelle leggi di ordine, proprietà e uniformità. Il termine “nomade” è difficile da combattere per queste ragioni.
Ma forse i rom e sinti non si riconoscono in questo ruolo. Forse non sono i razziatori. Forse non agiscono per danneggiare qualcosa o qualcuno. Insomma: e se, invece, tutto fosse solo nella nostra testa?

I figli del vento

Il pregiudizio non è solo negativo. Quello positivo può essere altrettanto dannoso. Infatti, non ci aiuta certo nella comprensione. Lo “zingaro” libero, figlio del vento, l’artigiano nomade che lavora il rame, l’allevatore di cavalli, appartenente al popolo anarchico per eccellenza, che balla e canta melodie struggenti al chiaro di luna, che dorme sotto le stelle e vive alla giornata. Sono in genere nient’altro che luoghi comuni dell’esotismo, proiezioni romantiche di ciò che vagamente vorremmo essere. In ogni caso, sono costruzioni arbitrarie e unilaterali.
L’idea del Wanderer (“viandante”) era centrale nel romanticismo tedesco di inizio Ottocento. La fuga come desiderio poetico statico – desidero la fuga perché sono incapace di realizzarla – è però ben diversa dalla fuga reale o immaginaria, ma creativa e ricombinatoria, di chi ricerca e persegue la trasformazione.
L’attrazione astratta ed asettica verso colui che è capace di lasciare tutto (gli affetti, la casa, le proprietà) per mettersi in viaggio verso l’ignoto rischia di essere il contraltare dell’odio e del desiderio di annientamento nei confronti di chi incarna questa capacità. La staticità monolitica del III Reich, apice dello sforzo omologante ed identitario sorge, non a caso, in seno alla stessa società che ha generato l’idea romantica del Wanderer, a suo modo nutrendosene. Da Wanderer a Wandertrieb il passo può essere breve.

Gli “zingari” vogliono integrarsi?

Se gli “zingari” vogliano integrarsi è una delle domande più comuni che circolano. A chi chiede una cosa simile mi è capitato di rispondere di sì, che in realtà la stragrande maggioranza dei rom e sinti che vivono in Italia vogliono integrarsi. Ed è un dato di fatto. Se solo fossimo capaci di ascoltare, ci verrebbe detto da loro stessi.
Se inoltre fossimo capaci di vedere, ci accorgeremmo che quelli che noi etichettiamo come “zingari” sono solo una parte dei rom e sinti presenti in Italia. Molti rom e sinti sono assolutamente “integrati” e mai si sognerebbero di andare a dire in giro di essere “zingari”. Hanno una casa, un lavoro, le donne non portano le gonne lunghe. Nessuna di queste caratteristiche in realtà è fondamentale per essere rom o sinti.
Ma torniamo all’“integrazione”. Cosa intendiamo con “integrarsi”? Non facciamo confusione. Non vuol dire assimilarsi. Se per un attimo prendiamo in considerazione il fatto che in una società integrarsi significhi convivere civilmente ed essere rispettati nella propria diversità, allora può andare bene. Purtroppo le società aperte a questo tipo di integrazione sono rare. Assimilare, invece, vuol dire pretendere dall’altro l’omologazione: un atteggiamento molto più diffuso.
Pur essendo ottimista e considerando l’integrazione possibile in una società aperta, quando sostengo che i rom e i sinti vogliono integrarsi provo sempre un forte disagio. Proviamo anche solo un momento a dircelo da soli: “Sono integrato”, “Mi sento pienamente integrato”. Deprimente. L’integrazione, insomma, è una fregatura. Non prevede l’apertura verso l’altro, il diverso. Al massimo lo tollera, se è disposto a sottomettersi alle leggi civili.

Famiglia e famiglie

Il nostro concetto di famiglia, poi, raggiunge il suo apice quando finalmente le istituzioni cercano di dare risposte alle situazioni più critiche, spesso create da loro stesse. Esempio. Un campo viene sgomberato per accorgersi solo dopo, stranamente, che intere famiglie con bambini piccoli sono state lasciate per strada, magari in pieno inverno. In tali casi, le istituzioni “cattive” che hanno messo in strada le famiglie fanno un passo indietro, e subentrano quelle “buone” – loro stesse, a volte – che per necessità devono intervenire. I bambini vanno tutelati. Come se i bambini non fossero parte della famiglia. Come se la tutela dei bambini non passasse attraverso i diritti dei genitori. Come a voler dire che in realtà sarebbe meglio, per il bene dei minori, separarli dai loro padri e madri incapaci, che forse li maltrattano e li sfruttano pure. In queste circostanze imbarazzanti, spesso viene offerta una “soluzione” assistenziale solo ai bambini e alle loro mamme. I nuclei familiari vengono in pratica smembrati. I padri restano tagliati fuori e si trovano, da un giorno all’altro, per strada. Riempiamoci la bocca di famiglia, allora, per usarla come randello e strumento di coercizione e ordine, da tirare fuori quando è utile per poi riporlo quando intralcia.
L’idea di integrazione di rom e sinti che coviamo nel profondo passa proprio da questo. Dall’annullamento di ogni legame con i genitori, con il passato, con una cultura rom e sinta che giudichiamo irredimibile.

Emergenza campi

L’assunzione dello stato di emergenza è un classico nella gestione del “problema zingaro”. Così come sono dei classici le promesse fatte e non mantenute dalle istituzioni. E anche la collocazione dei campi in “nonluoghi”, in prossimità di frontiere, vicino ai cimiteri, accanto alle discariche, tra gli svincoli autostradali. E, infine, l’utilizzo fallimentare del privato sociale per la realizzazione di percorsi di scolarità e rieducazione.
Gli “zingari” vengono spesso trattati alla stregua di spazzatura. Nessuno li vuole sul proprio territorio. I soldi spesi per i campi vengono buttati senza controllo, senza alcun monitoraggio, vengono dati dalle istituzioni pubbliche al settore del privato sociale per scaricare un problema, mai per risolverlo. Puntualmente va a finire che la situazione non migliora per i rom, mentre il privato sociale tende non a risolvere i problemi ma a campare di quello che ne ricava, gestendo luoghi infami e badando bene a non criticare l’istituzione che fornisce i finanziamenti.
Esiste un problema di logica elementare nelle politiche di “delocalizzazione” dei rom. O si trova un luogo isolato da tutto e da tutti, oppure ci sarà sempre qualcuno per cui la delocalizzazione è in realtà una localizzazione “a casa propria”. Per questo si finisce sempre per destinare i campi a nonluoghi. Andiamo al punto: chi non vuole gli “zingari” a casa propria dovrebbe ammettere chiaramente che l’unica soluzione è sterminarli. O vogliamo ipocritamente pensare che chi non li vuole a casa propria trovi qualcuno che li accolga altrove?

Buone azioni o cattive pratiche?

Con queste premesse, come si può chiedere ai rom e sinti di “rispettare le regole” in cambio della presunta concessione di diritti? Quali diritti? L’idea di sedersi ad un tavolo e discutere con i diretti interessati per uscire da condizioni spesso drammatiche, mettendo in gioco tutte le energie vitali possibili, a nessuno passa nemmeno per la testa. La pianificazione nel sociale (ovvero in ciò che ha a che fare con la dimensione della socialità, della relazione) in Italia è quasi sempre un fallimento. Gli “zingari” rappresentano, in questo ambito, una cartina di tornasole.
Insomma, questi esperimenti privi di strategia complessiva sembrerebbero puntare alla rieducazione. Anche tralasciando il cupo retroterra di questo concetto, che quantomeno rimanda ai gulag – sempre di campi si tratta – non è possibile tacere sul fatto che la rieducazione, esplicita o implicita, è nemica del coinvolgimento diretto. E se questo non viene perseguito è perché manca il riconoscimento di base, quello al diritto di esistenza. Esisti, ti riconosco, parlo con te, ti ascolto.
In questo vuoto comunicativo succede spesso che gli operatori impreparati si fidino, per tenere sotto controllo i rom giustamente incazzati, di quei rom che sui campi come terra di nessuno ci fanno affari. I furbi e i delinquenti che tengono a bada coloro che si sentono schiacciati. Con il passare del tempo, i campi diventano luoghi ingestibili, pieni di miseria e frustrazione, in cui l’apatia è un peso che spinge sempre più in basso, là dove comandano i furbi.
Nel constatare un riprodursi perenne di problematicità, l’istituzione si indigna. Vorrebbe che i derelitti che sta salvando fossero riconoscenti, e vorrebbe vedere secoli di emarginazione svanire davanti ad una buona azione caritatevole. Invece rom e sinti non accolgono la rieducazione e nemmeno ringraziano. Magari sfasciano tutto. Nel frattempo, in genere, crescono le pressioni da parte della “gente” e di chi alimenta l’odio per professione e, con queste, anche l’astio e l’impotenza in chi pensava di poter risolvere il problema. A questo punto si abbandona la via assistenzialista e si passa alla repressione, all’espulsione, allo sgombero.

Il sospettabile mostro

Il semplice fatto di essere “zingaro” e di vivere in un campo fa cadere una persona nella categoria dei sospettabili. Se poi un rom o un sinto infrange le regole, i giornali, il sistema politico e l’opinione pubblica si scatenano.
Fa strano vedere come l’opinione pubblica sia scossa e spiazzata davanti al gioco dei sospettabili. Gli “zingari” sono sospettabili. Anzi, colpevoli. Ma quello, quello era uno dei nostri. Il marito che picchia la moglie, la signora che uccide il figlio che frigna troppo, il figlio che uccide la madre e il fratello, i pedofili che agiscono negli asili e tra le mura di casa. Stranamente, mentre in Italia crescono i fatti di sangue e la violenza in famiglia, la gente ha sempre più paura dell’altro, di chi appartiene alla categoria dei sospettabili. Il cittadino integrato non si vuole chiedere perché la nostra società partorisce crescente frustrazione e violenza, non si ferma a ragionare sul tessuto sociale che si disgrega, sull’incertezza del lavoro e del futuro, sulla banalità del successo dei meccanismi di potere che dividono i cittadini integrati in coloro che fottono o sono fottuti, in winners or losers. Se la paura rimane, lo sfogo si focalizza sul sospettabile, su colui che temo possa rubarmi i privilegi accumulati, con o senza merito, o che possa rendermi ancora più precaria ed insicura la vita.

Il nostro giudizio universale

Qualche anno fa ho lavorato ad uno studio sulla relazione tra la salute dei bambini e le condizioni di vita in cinque campi di rom kosovari e macedoni. La decisione di approfondire questo tema non era una mia idea, ma nasceva dal confronto con le famiglie che vivevano nei campi: la questione della salute dei bambini era la loro maggiore fonte di ansia. I genitori erano preoccupati per la salute dei loro figli. Lo studio dimostrò che gli effetti di tali condizioni sono devastanti. Non certo per colpa dei genitori. Quelle famiglie che vivevano in campi regolari, messi in piedi dalle amministrazioni locali di cinque capoluoghi di provincia, non potevano fare di meglio. I colpevoli erano e sono le istituzioni, sole responsabili di un danno al futuro dei bambini rom che non pagheranno mai.
Siamo sinceri. Possiamo dire che vi sono bambini (non necessariamente rom) sfruttati dai loro genitori e/o da organizzazioni criminali. È tragicamente vero. Ma attaccare i rom e i sinti su questo piano è operazione subdola e razzista. I rom e i sinti amano i propri figli come ogni genitore. Con chiare eccezioni, come ovunque nel mondo. Che vi siano rom e sinti che rubano è innegabile. Il furto è sempre esistito (da sempre sanzionato) in tutte le società e tanto più in quelle in cui è accentuato il divario tra benessere e miseria. Poi ci sono anche gli insospettabili che rubano ben protetti in alto, delle istituzioni (pubbliche o private) e che a molti possono persino fare invidia per la facilità con cui accumulano successo e denaro.
La questione non è negare che vi siano rom e sinti che delinquono. Il problema è quello di parlare di rom e sinti come dei delinquenti. Questo equivale a stravolgere la realtà, a raccontare menzogne. I rom e sinti che vivono nei campi sono le prime vittime di questo pensiero.

Eppure non basta mai

Intanto, comunque, i rom e sinti arrancano. Sfangarsi non è facile. La strada per liberarsi dal peso del pregiudizio è in salita. Si può vivere come se non esistesse? La letteratura scientifica è piena di studi sulle implicazioni negative dell’appartenenza a gruppi emarginati, sulla difficoltà di credere nelle proprie forze al di là dei meccanismi di oppressione. È facile chiedersi perché i rom non escono dai campi e non trovino delle soluzioni alternative.
Ho visto un’opera di suore rifiutarsi di accettare donne rom in corsi per collaboratrice domestica che avrebbero dato loro accesso al permesso di soggiorno ed a un’eventuale occupazione. Le suore hanno una paura fottuta degli “zingari” come chiunque altro. Figuriamoci un datore di lavoro medio. Un’amica che fa la bidella ha una paura tremenda che si venga a sapere che è sinta. Perché dovrebbe avere paura? Ha un lavoro regolare, paga le tasse. Eppure non basta mai. Se non hai un lavoro è perché sei un disadattato, se lo hai sei automaticamente sospettato di combinare guai. Non fa differenza se lavori, se hai una casa, se i tuoi figli vanno alle superiori. Lo stigma dell’essere un non integrabile continua a perseguitarti.
I rom e i sinti sono belli e brutti, intelligenti e stupidi, modesti e arrivisti, sinceri e falsi, aperti e chiusi come tutti noi, come i nostri parenti e i nostri vicini di casa. E si trasformano e si adattano al mondo. Ogni volta che ho una certezza, le nuove conoscenze la spazzano via. Più vado avanti e più mi accorgo che alle domande che mi pongono sui rom e i sinti rispondo: «dipende». L’uomo nero è una nostra invenzione, è frutto del nostro sistema e delle nostre proiezioni. Tocca a noi, e non a rom e sinti, comprendere cosa lo genera e lo alimenta.

Lorenzo Monasta

Lorenzo Monasta
è nato ad Embu (Kenia) nel 1969. Si è dottorato in epidemiologia con una tesi sulla relazione tra salute dei bambini e condizioni di vita in campi di rom macedoni e kosovari in Italia (vedi in www.osservazione.org). È tra i fondatori di OsservAzione, centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti. Sulla loro condizione ha pubblicato: Vite Costrette (con B. Hasani, Ombrecorte 2003); Note sulla mappatura degli insediamenti di Rom stranieri presenti in Italia (In Italia Romaní, Vol. IV., a cura di C. Saletti Salza, L. Piasere, CISU 2004); Cittadinanze imperfette (con N. Sigona, Spartaco 2006).

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 13/06/2008 @ 09:32:12, in Italia, visitato 1634 volte)

Da ChiAmaMilano

Schedati cittadini italiani la cui unica colpa è di essere zingari

Come su un piano inclinato il groviglio di pubblico panico e speculazione politica scivola senza potersi fermare.

Come su un piano inclinato la discesa comincia in un momento ben preciso ma nessuno sa quando si fermerà.

Come su un piano inclinato la velocità aumenta, pressoché incontrollabile e quanto solo ieri sembrava inimmaginabile oggi è orinaria amministrazione.

Così come è stato ordinario per Palazzo Marino e la Prefettura quanto accaduto alle 5 del mattino di venerdì 6 giugno nel campo nomadi autorizzato di via Impastato, periferia sud ovest della città. Prima dell’alba settanta poliziotti entrano in un campo regolare, abitato da una trentina di sinti italiani per controllarne e fotografarne i documenti. Un blitz degno di miglior causa, un'esibizione muscolare che non si era vista in altre situazioni indubbiamente assai più meritevoli di una così attenta vigilanza.

Sul piano inclinato ordinaria diventa anche l’assuefazione a ciò che invece dovrebbe evocare tetre immagini in bianco e nero e le circolari fasciste per l’internamento degli zingari italiani.

La schedatura di cittadini regolarmente registrati all’anagrafe comunale non ha suscitato, se non per le eccezioni di Caritas, Opera Nomadi, CGIL, Rifondazione comunista e la Consigliera del PD Fracesca Zajczyk, particolare sdegno e preoccupazione.

In un clima dove il vento dell’ossessione securitaria soffia inarrestabile e gli imprenditori della paura fanno ‘affari’ d’oro, era forse inevitabile che si arrivasse anche a questo. Non era però scontato il silenzio quasi assordante di forze politiche che avrebbero dovuto evitare di scivolare lungo la linea di massima pendenza della spirale paura-consenso. Il binomio magico del governo dell’inquietudine contemporanea.

Poco importa che la paura sia la moneta falsa con la quale la politica paga e continuerà a pagare le cambiali protestate delle speranze e dei bisogni cui non ha saputo dare risposta.

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 13/06/2008 @ 08:45:20, in scuola, visitato 1745 volte)

Da Roma_Daily_News

5 giugno 2008, Budapest: ERRC accoglie con favore il giudizio emesso oggi dalla Corte Europea sui Diritti Umani (ECtHR) nel caso di Sampanis ed Altri contro la Grecia (application no. 32526/05). I richiedenti, di origine rom e residenti nell'area "Psari" di Aspropyrgos, Attica, erano rappresentati da Greek Helsinki Monitor (GHM), un'OnG ateniese. Il loro reclamo riguardava il rifiuto delle autorità scolastiche di accogliere i loro bambini nella locale scuola primaria durante l'anno scolastico 2004-2005 e il loro susseguente "parcheggio" in una dipendenza della scuola, frequentata soltanto da Rom e situata a cinque chilometri dalla scuola primaria.

Questo giudizio, adottato all'unanimità, viene in concomitanza con quello di D.H. ed Altri contro la Repubblica Ceca, della Gran Camera, un caso portato da ERRC e porta maggiore attenzione al tema della scolarizzazione permessa ai bambini rom. Il giudizio di oggi costituisce la prova conclusiva della dichiarazione nel giudizio D.H. ed Altri che "[...] La Repubblica Ceca non è la sola ad incontrare difficoltà nel fornire scolarizzazione ai bambini rom: altri stati europei hanno avuto difficoltà simili." (paragrafo 205).

La Corte ha trovato una violazione dell'Articolo 14 (proibizione di discriminazione) della Convenzione Europea dei Diritti Umani, in congiunzione con l'Articolo 2 (diritto all'educazione) del Protocollo 1, riguardo il reclamo dei richiedenti sul fatto che i loro bambini erano piazzati in una scuola segregata a seguito di un breve periodo in cui avevano frequentato la locale scuola primaria, a causa della reazione dei genitori non-Rom che non volevano che i loro bambini frequentassero la stessa scuola dei bambini rom e che per questo avevano inscenato numerose proteste, inclusa quella di minacciare il ritiro dei bambini dal frequentare la scuola. La Corte ha ritenuto che era necessario prendere in acconto questi "incidenti di carattere razzista" che hanno avuto luogo e concludere che questi eventi hanno avuto un impatto nella decisione delle autorità di mandare i bambini rom nella scuola segregata composta da container prefabbricati.

Considerando la legislazione domestica e la posizione vulnerabile dei Rom in Grecia che può richiedere misure speciali per assicurare il pieno raggiungimento dei loro diritti, la Corte ha ritenuto che il fallimento delle autorità statali nell'iscrivere i bambini rom durante l'anno scolastico 2004-2005 è stato attribuito a loro e quindi la loro responsabilità è stata riconosciuta.

Riguardo allo sviluppo della scuola segregata, la Corte ha sottolineato che l'aver messo gli scolari rom nella scuola annessa non è stato il risultato di un test speciale ed adeguato, ha dato risalto alla necessità di mettere a posto un sistema adeguato nella valutazione di bambini che affrontano sfide educative che assicuri di evitare che i bambini di una minoranza etnica che sono piazzati in scuole preparatorie speciali basate su criteri discriminatori.

Per ultimo, la Corte ha reiterato i principi esposti nel giudizio D.H. ed Altri riguardo il consenso non richiesto, e notato che uno dei richiedenti aveva esplicitamente affermato di aver dovuto scegliere tra il mandare i suoi bambini alla scuola primaria locale e compromettere la loro integrità fisica mettendoli nelle mani degli indignati "non-Rom" o mandarli nella "scuola ghetto".

ERRC quindi accoglie con favore questo giudizio che rinforza la posizione affermata nel caso D.H. ed Altri che la segregazione di bimbi rom in scuole e classi inferiori è illegale e che i governi europei devono assumersene la responsabilità.

Il testo completo del giudizio è disponibile in francese sul sito web della Corte.

Information on D.H. and Others v The Czech Republic is available on the ERRC website at: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2945

The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc.org 

To support the ERRC, please visit this link: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735  
European Roma Rights Centre
1386 Budapest 62
P.O. Box 906/93
Hungary
Tel: +36.1.413.2200
Fax: +36.1.413.2201

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Di Fabrizio (del 12/06/2008 @ 09:33:46, in media, visitato 1516 volte)

Da Roma_Daily_News

La commedia "Rromeo thaj Julieta" ha ricevuto il Premio per il migliore spettacolo "off" del Festival della Commedia Nazionale festCo, organizzato dal Teatro della Commedia di Bucarest.

Come presentato nel discorso di apertura degli organizzatori, "la commedia affronta un argomento, troppo spesso considerato un tabù (l'argomento della minoranza etnica Rom in Romania), trattato con humour ed ironia. Il testo intende smantellare i clichés sociali sui Rom, portandoli assieme sotto un ombrello comune, più o meno divertente, delle polarizzazioni e dei preconcetti che tutti abbiamo sulla vita in generale."

Il ruolo di Romeo è stato interpretato dall'attore rom Sorin Aurel Sandu.

DIVERS – www.divers.ro

Articolo Permalink Commenti Oppure (0)  Storico >>  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587

Titolo
Quest'anno ci saranno le elezioni europee. Ti senti coinvolto:

 Per niente
 Poco
 Normalmente
 Abbastanza
 Molto

 

Titolo
La Newsletter della Mahalla
Indica per favore nome ed email:
Nome:
Email:
Subscribe Unsubscribe

 

********************

WIKI

Le produzioni di Mahalla:

Dicono di noi:

Bollettino dei naviganti:

********************


Disclaimer - agg. 17/8/04
Potete riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo il link:
www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione.
Ulteriori informazioni sono disponibili QUI

La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net

Filo diretto
sivola59
per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype


Outsourcing
Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare.
Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti:

Il gruppo di discussione

Area approfondimenti e documenti da scaricare.

Appuntamenti segnalati da voi (e anche da me)

La Tienda con i vostri annunci

Il baule con i libri Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.


Informazioni e agenzie:

MAHALLA international

Romea.cz

European Roma Information Office

Union Romani'

European Roma Rights Center

Naga Rom

Osservazione


Titolo
blog (2)
Europa (7)
Italia (6)
Kumpanija (2)
media (2)
musica e parole (4)

Le fotografie più cliccate


31/10/2024 @ 04:24:15
script eseguito in 128 ms

 

Immagine
 La comunità virtuale di Rom e Sinti nel mondo... di Fabrizio



Cerca per parola chiave
 

 
 

Circa 331 persone collegate


InChat: per non essere solo un numero scrivete /n  e poi il vostro nome/nick

< ottobre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
 
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
     
             
Titolo
blog (506)
casa (438)
conflitti (226)
Europa (986)
Italia (1410)
Kumpanija (377)
lavoro (204)
media (491)
musica e parole (445)
Regole (348)
scuola (335)
sport (97)

Catalogati per mese:
Maggio 2005
Giugno 2005
Luglio 2005
Agosto 2005
Settembre 2005
Ottobre 2005
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
BuongiornoE-mail: giovannidinatale1954@gmail.comOf...
28/12/2021 @ 11:20:35
Di giovannidinatale
Hi we are all time best when it come to Binary Opt...
27/11/2021 @ 12:21:23
Di Clear Hinton
 

Locations of visitors to this page

Contatore precedente 160.457 visite eliminato il 16/08/08 per i dialer di Specialstat

 Home page © Copyright 2003 - 2024 Tutti i diritti riservati.

powered by dBlog CMS ® Open Source