Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 16/09/2008 @ 09:09:43, in casa, visitato 1598 volte)
Da
Mundo_Gitano
Da:
El Observatodo. El Diario Ciudadano de La Cuarta Región
I gitani di oggigiorno vogliono essere abitanti di La Serena, e perciò si
sono incontrati per organizzare le gestioni e avere la propria casa. Nonostante
ciò, devono lottare ogni giorno con la discriminazione Scritto da
Cristián Pizarro Rojas
Dallo scorso 8 aprile, giorno in cui si commemora a livello mondiale il
popolo Romanì, la comunità gitana residente a La Serena vuole dare una svolta
alle proprie vite, senza dimenticare le sue storiche tradizioni. Da quella data,
con l'appoggio del Governo e del municipio, stanno organizzandosi per realizzare
il sogno di tutti i cileni. La casa propria.
In precedenza, hanno lavorato in maniera progressiva. Prima hanno lavorato
sulla salute e per far uscire la comunità dalla sua condizione vulnerabile.
Attualmente, stanno organizzandosi perché al più presto possano possedere una
casa nel settore di Las Compañías, il quartiere che per anni li ha accolti e
dove sono abituati a vivere.
Isaac Aristich è il presidente del comitato casa della comunità Romanì, ha
ringraziato per l'appoggio ricevuto dalle istituzioni del Governo e municipali,
perché il sogno di una casa propria è prossimo a farsi realtà. "Speriamo che
tutto vada bene e che in qualsiasi momento ci sia la fumata bianca" ha detto
Isaac.
Francisco Villalón, per il Governo, ha detto che in Cile risiedono circa
8.000 gitani, e che del comitato casa La Serena fanno parte 15 famiglie, che
anelano vivere assieme nella stessa strada del citato quartiere.
Perché La Serena? Nel caso di Isaac, arrivò in città per fermarsi un paio di
giorni. Le piacque così tanto, che tornò a Santiago per prendere la sua
famiglia. Comprò un veicolo ed ora dice che non vuole andarsene dalla capitale
regionale. "Non penso di partire, voglio radicarmi qui perché la vita sia ad un
altro livello, niente più nomadismo e tutto per lo studio dei miei figli".
Da questo lato sono graditi, però si lamentano che nonostante le buone
intenzioni esistenti da parte dei distinti organismi, che i gitani debbano
ancora convivere con la discriminazione che impedisce loro di avere un lavoro,
sino a cose semplici come salire sui mezzi di locomozione collettiva ed andare
al ristorante.
"Abbiamo dato il nostro parere sul tema della discriminazione. Molte volte,
ai gitani che vanno per le strade non si permette di salire sui mezzi o entrare
nei ristoranti. Si tratta di discriminazioni che accadono spesso e che non ci
vanno".
"Siamo discriminati in tutti gli ambiti. Nella sanità, nei trasporti.
Vogliamo che la gente ci conosca per ragionare e decidere su noi. Che ci sia un
tempo per conoscerci e che ci sia più spazio per noi nella società. Se ci
sono discriminazioni ovunque, noi gitani siamo i discriminati", ha detto il
gitano Aristich.
Per tutto questo e dati i piani dei gitani di trasformarsi in serenensi, che
sollecitano la comunità a potersi integrare nella nostra cultura, negli stessi
mestieri, con uno stipendio, con il diritto alla salute, all'alloggio e alla
dignità.
Non è stato facile avanzare su questa linea, ancora meno quando questa
cultura è generalmente stigmatizzata per essere "ladri". Davanti a questa
realtà, Isaac argomenta (...) "Non tutti siamo uguali. Anche tra noi ci sono
classi sociali, gitani poveri, altri in buona condizione, non si può mettere
tutti nello stesso sacco. Quando vivevo in una tenda,in due o tre tipi mi
aggredirono e mi portarono via quel poco che avevo, e non per questo devo aver
paura della gente senza parlargli. Non deve esistere che si tratti male una
persona perché è di un'altra cultura, e noi viviamo con questo giorno per
giorno. Stiamo provando a lottare per questo finisca".
Anche se non è stato facile, è più forte la voglia di cambiare e per questo i
gitani serenensi vanno cercando differenti fonti di lavoro, approfittando del
loro talento, col proposito di vivere con dignità e rispetto.
Di Fabrizio (del 16/09/2008 @ 00:12:49, in Europa, visitato 1823 volte)
Del vertice europeo di oggi ne hanno parlato ultimamente anche Sucar Drom e Rom Sinti @ Politica, se ne è accennato brevemente anche qua. Il comunicato che segue non è stato ancora riportato:
CS122-2008: 15/09/2008 Alla vigilia del primo Summit sui rom organizzato dall'Unione europea (Ue), in programma domani a Brussels, la EU Roma Policy Coalition (Erpc)* ha sollecitato le istituzioni europee a sviluppare una strategia di lungo periodo per rispettare e proteggere i diritti fondamentali dei rom. L'Erpc ha chiesto al Summit di vincolarsi a standard e obiettivi comuni che favoriscano il raggiungimento di progressi concreti, tali da preparare il terreno per piani d'azione nazionali, che dovrebbero essere sviluppati con l'attiva partecipazione delle comunità rom. L'Erpc ha infine chiesto all'attuale presidenza dell'Ue di fare proprio questo impegno politico al Consiglio europeo di dicembre. Secondo l'Erpc, "è importante fare riunioni e discussioni su politiche che funzionino, ma ciò che serve è anche un impegno attivo dell'Ue per tradurre queste discussioni in passi concreti per l'azione. È trascorso tempo sufficiente perché ci sia bisogno di un quadro di riferimento di obiettivi e scadenze". L'Erpc rimane preoccupata per la recente risposta della Commissione europea in relazione al "censimento" dei rom in Italia, risposta che è stata ampiamente percepita come un "via libera" nei confronti delle politiche discriminatorie del governo italiano verso i rom. Il fatto che i principali documenti rilevanti non siano stati resi pubblici ha creato ulteriore ambiguità. In questo contesto di segnali contraddittori, è ancora più importante che il Summit di domani assuma l'impegno forte e chiaro impegno di dimostrare che l'Ue intende agire, e non solo discutere, per promuovere efficacemente i diritti fondamentali e l'inclusione dei rom in Europa. Le istituzioni e gli Stati membri dell'Ue dovrebbero, in occasione del Summit, garantire che il contrasto alla discriminazione dei rom sarà basato su politiche di inclusione sociale e non sulla repressione e sulle misure di sicurezza. FINE DEL COMUNICATO Brussels, 15 settembre 2008 Fanno parte dell'EU Roma Policy Coalition (Erpc): Amnesty International, European Roma Rights Centre, European Roma Information Office, European Network Against Racism, Open Society Institute, Spolu International Foundation, Minority Rights Group International, European Roma Grassroots Organisation, Roma Education Fund e Fundación Secretariado Gitano. Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Di Sucar Drom (del 15/09/2008 @ 17:21:23, in blog, visitato 2211 volte)
Ovada (AL), a Najo Adzovic il Premio Speciale "Rachel Corrie"
Sarà idealmente dedicata a Napoli la serata di premiazione della terza edizione
del Premio Testimone di Pace. Una Napoli diversa da quella che abitualmente ci
consegnano i media, una città che non si arrende e che rappresenta, con le sue
migliori esperienze di lotta, un osservatorio e un laboratorio straordinario di
“resistenza” alla criminalità e alla violenza...
Milano, minore fermato 47 volte, dov'erano i servizi?
In questi giorni alcuni quotidiani nazionali si occupano di un ragazzo di dodici
anni e mezzo che sarebbe stato fermato dalla Forze dell’Ordine, negli ultimi due
anni, per aver commesso dei reati, in prevalenza furti. Sui quotidiani si
afferma che il ragazzino, non imputabile perché minore di 14 anni, era stato
fermato la prima volta a Roma nel 2006 per un furto ai danni di una turista:
aveva dieci anni. Da all...
Bussolengo (VR), inizia a rompersi il silenzio
Il racconto di Christian e di Giorgio, cittadini italiani di origine rom,
rispettivamente di 38 e 17 anni, picchiati, sequestrati e torturati insieme
ai loro familiari nella caserma dei carabinieri di Bussolengo [Verona] venerdì 6
settembre – racconto pubblicato ieri da Carta – comincia a rompere il muro del
silenzio...
Bussolengo (VR), presentata un'interrogazione al Consiglio Regionale del Veneto
I consiglieri regionali veneti Pettenò, Atalmi e Bettin oggi hanno presentano
un'interrogazione al Consiglio Regionale del Veneto sui fatti di Bussolengo.
Chiedono alla giunta regionale veneta di intervenire perché sia aperta
un'inchiesta. Di seguito il testo pubblicato da Car...
Bussolengo (VR), visita al carcere di Verona del consigliere regionale Pettenò
Dopo i fatti gravissimi avvenuti a Bussolengo in provincia di Verona, il 5
settembre 2008, nei quali le famiglie Campos, Rossetto e Hudorovich, di etnia
rom, sono state aggredite e ripetutamente picchiate ed offese da alcuni
carabinieri, oggi pomeriggio, come Gruppo Consiliare...
Grecia, bimba assomiglia a Denise Pipitone
Tutti i media nazionali hanno puntato la loro attenzione sul caso di Denise
Pipitone, la bambina di Mazara del Vallo (Trapani) scomparsa l’1 settembre del
2004. Da due giorni, ogni ora, ci sono nuovi lanci di agenzia. Del caso se ne
sono occupati da ieri anche i principali telegiornali nazionali...
Rom e Sinti in Italia
Emergenza “nomadi” gonfiata dal Governo italiano, oppure una popolazione rom
molto più esigua del previsto, per la fuga in massa verso altri paesi
considerati più ospitali dell'Italia. Sono le due ipotesi che si affacciano in
un reportage dall'Italia pubblicato oggi dal quotidiano spagnolo 'El Pais'.
Secondo il gior...
Bussolengo (VR), l'incontro in carcere
Piero Pettenò, consigliere regionale veneto del Prc, ha incontrato nel carcere
di Verona i rom italiani picchiati dai carabinieri di Bussolengo. Ed emergono
nuovi particolari di una giornata da incubo. «Vogliamo un'indagine accurata»,
dice Pettenò...
Ricardo Quaresma, orgogliosamente gitano
Ricardo Quaresma, 24 anni, è da oggi a tutti gli effetti un giocatore
dell’Inter. Adora i gioielli, soprattutto orecchini e anelli di brillanti, e ne
ha per tutti i gusti. Colleziona orologi di marchi esclusivi, è pazzo per le
macchine di grande cilindrata: Mercedes, Audi, B...
Scusate ci eravamo sbagliati... oppure no?
“La valutazione della Commissione europea, di integrale apprezzamento per le
misure adottate dal Governo italiano sui campi nomadi, non ha bisogno di
commenti: è chiara ed esplicita. Mancano ancora, invece, le scuse pubbliche di
tutti quegli italiani che, all'opposizione dentro e fuori il Parlamento, non
hanno esitato...
Il garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza sanzionerà lo Stato
italiano?
“Il tema delle pari opportunità è dibattuto a livello mondiale ed è senz'altro
importante, ma non può esser ridotto alle differenze di orientamento sessuale
tra etero e omosessuali. Le pari opportunità sono anche e soprattutto altre.
Quelle che deve avere un bambino di Cosenza di trovare un asilo...
Le ville dei Sinti nelle metropoli per principianti
Il 18 agosto scorso abbiamo saputo dal Tg5 che il Vice Sindaco De Corato ha
istituito un ufficio apposito per espropriare le piccole proprietà (terreni di
circa 1000 mq) dove vivono alcune famiglie sinte e rom italiane da decine di
anni...
Sulla libertà e sulla carità... pelosa
Interessante sproloquio di un’anonima deputata del Partito delle Libertà,
pubblicato dal quotidiano Il Tempo. Quando mai nome di partito fu mai così
paradossale. Ma si, negli Anni Trenta. Il socialismo dei fascisti e dei nazisti.
Bene, oggi in Italia abbiamo chi si erge a difesa della libertà, come fu chi si
er...
Bussolengo (VR), questa sera sit-in in Prefettura
Oggi lunedì 15 settembre 2008, a partire dalle ore 18.30 e fino alle 20.30, si
svolgerà un sit-in vicino alla Prefettura, in Piazza dei Signori, per chiedere
l'immediata scarcerazione delle persone Rom, incarcerate dopo i gravissimi fatti
avvenuti nella caserma dei carabinieri di Bussolengo (Verona). Una delegazione
chiederà di potere incontrare il P...
Di Fabrizio (del 15/09/2008 @ 09:22:12, in Regole, visitato 1715 volte)
Da
Roma_Francais - (NDR il riccio è un piatto tradizionale tra i Rom e i Sinti,
attenzione se andate in Francia!)
BORDEAUX - Il tribunale correttivo di Bordeaux ha condannato lunedì due
uomini a pagare un totale di 6.000 €u. per aver catturato dieci ricci, specie
protetta in Francia dal 1976. Secondo la legge sono passibili di sei mesi di
prigione e di 9.000 €u. di multa.
I due uomini, membri della comunità della gens du voyage, sono
comparsi nel quadro di una procedura di riconoscimento preliminare di
colpevolezza. Sono stati accusati di delitto flagrante nel corso di una notte
del febbraio 2008, quando cacciavano con due cani addestrati, e di avere già
dieci ricci adulti in una gabbia.
Hanno spiegato davanti al tribunale che si tratta di un costume zigano. "Si
fa così una volta all'anno, e non sapevamo affatto che fosse una specie
protetta. Non è scritto sul permesso di caccia. Ora che lo sappiamo, non lo
faremo più", ha perorato uno dei due davanti al tribunale.
Quattro associazioni di difesa degli animali erano parte civile:
l'associazione
Stéphane Lamart, la Società nazionale di difesa degli animali, la SPA ed il
Santuario dei ricci. Hanno ottenuto ciascuna 500 €u. di danni e 500 di spese per
la giustizia. I due uomini sono stati inoltre condannati a 1.000 €u. di ammenda
ciascuno.
"E' caro un chilo di riccio! Questi ricci non sono stati uccisi o maltrattati
e sono stati rilasciati. Non si contesta la condanna giudiziaria, ma l'importo
dei danni e interessi alle parti civili, dato che i miei due clienti hanno
scarse entrate", si è rammaricata il loro avvocato, Sandrine Joineau-Dumail.
Per Patrice Grillon, avvocato dell'associazione Stéphane Lamart e della SNDA,
"è una decisione molto educativa, Si possono avere dei costumi, ma la legge dev'essere
applicata dappertutto. Adesso, tutti sapranno che i ricci sono animali protetti,
come gli scoiattoli, gli orsi o i lupi".
Leggo, sempre su
Roma_Francais
Il Santuario dei Rrom chiede che i Rrom siano dichiarati specie protetta.
Che non li si insulti
Che si lascino andare i loro bambini a scuola
Che gli si dia lavoro
Che non si mettano sistematicamente i Viaggianti in siti disgustosi, inquinati o
radioattivi
Che non si prendano le loro impronte come nei campi di concentramento
E soprattutto che non si lancino bombe molotov o milizie armate come in Italia
Di Fabrizio (del 14/09/2008 @ 09:34:55, in sport, visitato 6113 volte)
Rom Sinti @ Politica riprende un'intervista di Ricardo Quaresma alla
Gazzetta dello Sport (autore Andrea Elefante). Ne parla anche
Sucar Drom
[...]
Dove e quando nasce il Quaresma calciatore?
A 7 anni, giocavo con gli amici in giardino, per strada, dovunque. Quartiere
Casal Ventoso, poco raccomandabile: droga, delinquenza, violenza. Mi vede un
osservatore di un piccolo e povero club di Lisbona. Gioco lì meno di un anno,
poi lo Sporting Lisbona e il resto si conosce.
Non si sa bene quando e come nasce la trivela.
Subito. A 7-8 anni avevo i piedi storti verso l’interno, molto più di
adesso, e mi veniva da toccare il pallone sempre con l’esterno, destro, perché
per me il sinistro può pure restare a casa. L’allenatore non ne poteva più e un
giorno mi fa: "Se calci ancora così ti mando fuori". L’azione dopo ero nello
spogliatoio, tristissimo. Poi si è rassegnato, è un colpo naturale. Teoricamente
è più difficile, a me viene più facile fare tutto così.
Ispirato a qualcuno?
No, anche se ricordo lo facesse lo slavo del Porto, Drulovic. C’è un solo
giocatore che ho cercato di copiare: Luis Figo. Lo trovavo impressionante,
volevo diventare come lui e ora ci gioco insieme.
Magari il modo di giocare è simile, però c’è una differenza fondamentale: lui è
un fenomeno, io no. Lui gioca un calcio sereno, frutto di una esperienza
straordinaria, mentre io giocherei sempre uno contro uno per 90 minuti: il mio è
il calcio di un ragazzo che ha bisogno di dimostrare tante cose e vuole
migliorare ogni giorno.
L’Inter è la squadra migliore per diventare un fenomeno?
L’Inter è piena di buoni giocatori e può vincere campionato e Champions. Mi
viene da pensare a dove può arrivare l’Inter e non Quaresma.
In cosa pensa di dover migliorare?
Difficile dirne una soltanto. Tatticamente di sicuro e devo segnare di più:
posso farlo, anche se per me un assist è come un gol, davvero.
Un po' discontinuo forse?
Ci sono giorni in cui non ti riesce nulla, ma sono testardo: non abbasso la
testa, non mi scoraggio.
Fuori da campo si trova difetti? Dicono abbia un caratterino…
Non parlo molto, sono riservato. Ho un carattere forte, difficile abbia
paura, e mi succede anche in campo. Giocare davanti a 100, 1000, 100000 persone
per me è uguale.
Le origini incidono sul carattere?
Le cose più importanti per noi gitani sono il senso della famiglia (verranno
tutti a vivere con me a Como) e l’orgoglio. Se sei zingaro, sei orgoglioso di
essere zingaro.
A proposito di orgoglio: Dice cose simili Ibrahimovic. C’è feeling?
Praticamente non ci siamo ancora incrociati, ma come giocatore mi incanta.
Può essere un peso il prezzo del suo cartellino?
Preferisco pensare alla responsabilità di essere stato scelto dall’Inter.
E il fatto che Mourinho l’abbia voluta così tanto?
E’ un orgoglio: in Portogallo e non solo è considerato il miglior allenatore
del mondo. Spero non mi abbia voluto solo per il gol al Chelsea.
Giocare a San Siro: emozione o tensione?
Chiunque vorrebbe che fosse il suo stadio, non si può aver paura di giocare
in uno stadio fantastico. Mi ricordo la prima volta, nel 2002, con lo Sporting.
E due settimane prima a Lisbona: contro Zanetti fu dura.
A Locarno ha giocato come fosse all’Inter da più tempo: pensava fosse più
dura?
In una squadra così forte mi sono sentito subito bene, molto tranquillo. E
poi, dopo un mese e mezzo di allenamenti, avete idea di quanto volessi giocare?
Di Fabrizio (del 14/09/2008 @ 09:08:57, in media, visitato 1685 volte)
Da
Romano_Liloro (il fatto a cui si riferisce è
questo)
Cari amici,
Settimana scorsa, il 31 agosto 2008, mentre filmavamo il nostro documentario
sulla situazione dei Rom in Italia, siamo stati fermati dalla polizia
italiana mentre stavamo lasciando il campo di Casilino 900 a Roma. La
pattuglia di polizia in servizio ci ha chiesto con aggressività i nostri
documenti identificativi e ha confiscato tutto il nostro materiale: due
telecamere ed il materiale sonoro, che comprendeva le testimonianze audiovisuali
sulla situazione a Casilino 900. La questione era, ed è tuttora,
sospesa in aria: se questo è il modo in cui la polizia tratta una troupe
televisiva, come tratteranno i Rom quando organizzano le loro regolari razzie
notturne nei campi? A cosa possono assomigliare questi controlli di identità?
Durante le nostre riprese in Italia, abbiamo trovato una grande quantità di
prove sulle violazioni dei diritti fondamentali dei Rom che lì vivono. Abbiamo
realizzato un cortometraggio di 8' sulle comunità Rom che abbiamo incontrato in
Italia e sulla situazione estremamente preoccupante dei diritti umani in questo
paese. Il film è disponibile sul nostro sito:
www.mundiromani.com
Da voi cerco suggerimenti su come:
- usare il nostro cortometraggio nel nostro lavoro di avvocatura e
sostegno legale?
- ricorrere contro l'approvazione della Commissione Europea sulle impronte
digitali in Italia?
- modellare con successo la nostra dichiarazione comune ai mezzi per
quanto riguarda questa materia?
Ho collegamenti con Radio Télévision Francophone Belge (RTBF – TV
pubblica belga), VBS IPTV LLC (TV commerciale tedesca) e direttamente con Duna
Television ungherese. [...]
Aspetto le vostre idee su come procedere.
Devlesa,
Katalin Bársony
Mundi Romani
00-36-30-532-84-21
Editor in chief, director
Duna TV
Romedia Foundation
E-mail: katalin.barsony@mundiromani.com
Da
Czech_Roma
Rokycany, Boemia Occidentale, 8 settembre (CTK) - Il Municipio di Rokycany
intende installare delle telecamere nei posti più problematici, come reazione
alle tensioni in città tra i Rom e gli estremisti di destra, lo ha detto lunedì
a CTK il sindaco Jan Baloun dopo un incontro con la polizia ed i rappresentanti
Romanì.
Il Comune ha anche chiesto ai Rom di frequentare le riunioni della
commissione per la prevenzione del crimine, che sono tenute dalla polizia una
volta al mese.
I Rom locali si sono lamentati di essere esposti a minacce ed attacchi da
lungo tempo a Rokycany.
La città in precedenza aveva deciso di rinforzare le pattuglie di polizia
statale e municipale nelle strade.
Il Municipio ha organizzato incontri con i Rom e la polizia, in reazione alla
situazione in città, che era peggiorata due settimane fa quando un gruppo di
assaltatori aveva devastato un bar, frequentato da Rom, attaccando i camerieri e
diversi clienti.
La polizia, tuttavia, lunedì aveva annunciato che le donne Rom che
denunciavano di essere state ferite nell'incidente, avevano fabbricato la
storia.
Ha detto Josef Svoboda, capo della polizia locale, che non c'erano prove che
l'attacco avesse una motivazione razziale.
I Rom avevano reagito all'incidente nel bar con una dimostrazione che non era
stata annunciata ufficialmente con anticipo.
Sabato scorso alcuni skinhead avevano tentato di fare una
contro-manifestazione, ma la polizia l'aveva impedito.
Baloun ha anche detto che in città non ci sono problemi con i Rom locale,
eccettuato alcune famiglie.
D'altra parte, ha aggiunto, ci sono gli stranieri, che costituiscono il 10%
degli abitanti - circa 1.700, che hanno iniziato a creare problemi.
This story is from the Czech News Agency (CTK).
Di Fabrizio (del 13/09/2008 @ 09:12:10, in blog, visitato 2107 volte)
Da
Steatrando
11 settembre 2008 -
Trovato uno scritto inedito di Lucio Mastronardi. Lo scrittore, in base a
ricerche storiche, ha scoperto che la famiglia di Eleonora Duse era di origini
gitane. Si propone la cancellazione o la rimozione di tutte le lapidi che
rievocano la ex-divina.
Lucio Mastronardi, il famoso "maestro di Vigevano", aveva iniziato la sua
carriera di scrittore inviando brevi racconti e articoli a un settimanale della
sua città. Tutti pubblicati, tranne uno. Il motivo è presto detto. Lo scrittore,
anticipando la vena sarcastica che poi rivelerà nei suoi romanzi, portava a
conoscenza dei suoi concittadini una verità che essi non volevano certo sentire,
cancellava senza alcun rispetto una delle glorie civiche. Riportiamo per intero
il breve articolo, nel quale la critica letteraria non mancherà di trovare in nuce alcuni tratti salienti del Mastronardi maggiore: lo spirito iconoclastico,
la satira pungente dei vezzi del provincialismo, la messa in ridicolo degli
eruditi di storia locale.
"Ogni borgo custodisce gelosamente il proprio ‘albo d’oro’: personaggi illustri
che hanno voluto scegliere quel determinato luogo per fissarvi i propri natali,
o anche solo per transitarvi durante il loro glorioso peregrinare sulla terra.
Vigevano si può vantare di aver ospitato due di questi personaggi superiori
della storia: il Leo e la Nora!
Tutti i miei concittadini avranno già capito a chi mi riferisco: al genio
Leonardo da Vinci e alla divina Eleonora Duse. Sul Leo tanto sappiamo sulla sua
permanenza in città. Secondo il Colombo è sua la regolazione delle acque alla
tenuta Sforzesca, come si evince, senza dubbio alcuno, dai disegni del ‘Codex
Pacificum’; e, secondo il Barni, suoi sono i dipinti in piazza ducale, i
medaglioni sopra le colonne, i motti, le allegorie. I due professori concordano
basandosi su fatti, date, circostanze storiche, anche in assenza di documenti
probanti. Ma tant’è. Il sole illumina ogni luogo.
Ben più preoccupante la vicenda della Duse. Com’è noto ella nacque a Vigevano,
al seguito della compagnia teatrale familiare. La madre partorì qui tra uno
spettacolo e l’altro. Non è per la casualità della nascita, senza mai più una
visita in città, che noi condanniamo la dedica di piazze, vie, scuole e della
famosa lapide affissa davanti all’edificio dell’ex-albergo del "Cannon d’Oro",
sede dell’augusto parto. Sono le origini della ex-divina, ormai dobbiamo
chiamarla così, che ci spingono, pur a malincuore a chiedere alle autorità la
cancellazione di ogni riferimento alla Nora nella nostra città.
Come alcuni sapranno la compagnia teatrale Duse era itinerante; peregrinava di
città in città, di teatro in teatro, per rappresentare i propri spettacoli.
Girovaghi, come sono stati e sono ancora oggi tutti gli attori, diranno i miei
cinque lettori. Sì ma debbono essi sapere che questo vagabondare non era dovuto
alle sole necessità professionali ed economiche, ma a un germe interiore che non
lasciava sostare i Duse in nessun luogo. Il nonno paterno della Nora, per primo
in famiglia, si era fermato in quel di Padova, dove aveva aperto un piccolo
teatro e fondato una compagnia stabile, ma già il figlio non aveva saputo
resistere al richiamo del mondo e aveva intrapreso quel giro di borghi e città
che avevano già percorso suoi avi, non tornando alla natia Padova neppure con la
moglie in avanzato stato di gravidanza.
Spirito irrequieto, animato dal fuoco sacro del teatro, magari in conflitto col
padre o di lui emulo geloso, diranno i miei, ormai quattro, lettori; ma forse
ben altro e più profondo, interiore, immutabile come una macchia indelebile,
come una tara ereditaria nel sangue.
Una mia recente visita nella città del Santo Antonio, mi ha permesso di
consultare vecchi documenti custoditi nell’Archivio Storico cittadino. Lo scopo
della mia ricerca, in verità, era scoprire il passaggio, anche nella città
patavina, del Leo, in modo da poter tracciare la mappa dei luoghi da lui toccati
(o meglio escludere i pochi da lui non percorsi). Ed ecco che un giorno mentre
mi cimentavo nella difficile impresa di trovare negli inventari qualsiasi carta
riguardasse il Vinci mi imbatto in un curioso documento che riporterò per
intero:
"Anno del Signore milleottocentesimo trentesimoterso, addì primo de martio,
città di Padova verso il mastro girovago Aloisio de’ Dusini, detto Duse della
Ruota. Visti i meriti et le allegrezze che detto saltimbanco et teatrante à
accumulato negli anni passati verso i patavini si concede a lui et alla sua
familia di prendere casa stabile nella città, alla condizione che et fino al
giorno che la sua condotta sarà quella di un bono et onesto christiano e abbia a
dismettere le carovane e il girovagare delli antenati suoi".
I miei tre lettori diranno, il nonno della Nora, da grande ed apprezzato artista
aveva avuto un riconoscimento dei suoi meriti dalla città di Padova, che gli
concedeva di prendere dimora fissa. Sì, ma perché un normale attore dovrebbe
ottenere il permesso per stabilirsi in qualunque luogo? La vecchia carta ci dice
molto di più. La famiglia dei Dusini o Duse non era solo girovaga per motivi di
lavoro, ma per etnia e condanna divina, era, ed è rimasta, se ha ancora
rappresentanti, zingara!
Lo rivelano senza possibilità di equivoco il riferimento alla ruota nel
soprannome, simbolo universalmente noto degli zingari ed emblema del loro
perpetuo viaggiare e anche il cognome: infatti ‘drusina’ è la parola gergale che
indica tra di loro la famiglia. Quindi i Duse, se pur stanziali per una
generazione, furono sempre vagabondi per scelta e nomadi per istinto.
Ai miei due lettori rimasti l’ardua sentenza: può una città menar vanto di aver
dato i natali a una zingara, seppur poi osannata e riverita in tutto il mondo? E
se mi è rimasto almeno un lettore gli chiederei di condurre con me la civica
battaglia perché tale infamia, seppur un tempo ritenuta gloria, sia cancellata
dagli onori di una sì grande città, sede vescovile e, ancor prima, della corte
degli Sforza. Può il Leo nella sua immortale fama essere accomunato con una
siffatta plebea, infima tra gli umili, e probabile fonte di contagio del colera
che in quel fatale anno imperversò nella innocente e fino ad allora
incontaminata Vigevano?
Può una miserabile ‘senza patria’ avere gli onori di una patria?"
Il Lucio, come al solito, in grande anticipo sui tempi si vide cestinare questa
vibrante denuncia, frutto di spirito civico e amor di patria. Ma ora che le
autorità comunali, provinciali, regionali e nazionali hanno ben altra coscienza
e maturità di quelle dei suoi tempi, si può chiedere una sana e doverosa
damnatio memoriae?
(Per firmare l’appello presentarsi con un documento d’identità presso tutte le
sedi locali di partito dell’attuale governo).
Di Fabrizio (del 13/09/2008 @ 09:01:06, in casa, visitato 1415 volte)
Da
Mundo_Gitano
EL PAIS
In piazza Numancia a Santander c'è un cartello molto curioso che annuncia la
vendita di un appartamento. Sin qui, tutto normale. La curiosità arriva quando
si comprova che l'immobile non è in vendita ai "payos",
come i gitani denominano le persone che non sono della loro etnia. L'annuncio è
posto da abbastanza tempo ed è molto commentato tra i vicini. Così, se sei "payo",
vai a comprare da un'altra parte.
Di Fabrizio (del 13/09/2008 @ 01:58:07, in Italia, visitato 2648 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
La 1a tappa della Carovana Missionaria per la Pace di quest'anno è stata a
Livorno, essa ha avuto il merito e il coraggio di dedicarla interamente al
popolo Rom.
Gli organizzatori: Centro Missionario Diocesano, Caritas, Salesiani, S.
Egidio... eravamo consapevoli della sfida anche per i suoi esiti incerti, perché
oggi parlare di Rom, anzi dare la Parola ai Rom non è cosa facile e scontata e
questo in qualsiasi città italiana, ma farlo a Livorno lo è ancora di più.
La prima serata è stata celebrata sul piazzale della Chiesa di S.Jacopo,
affacciata sul mare Tirreno, è lì che hanno "Liberato la parola" 2 testimonianze
Rom (un uomo e una donna), cercando di presentare i valori e l'importanza della
famiglia nella vita dei Rom. Ma anche i balli, curati da un gruppo di bambine
Rom del campo nomadi di Coltano (PI), era un modo per "Liberare la Parola",
attraverso la musica, la danza dei colori al ritmo di melodie orientali. Come
pure l'offerta di alcuni piatti tipici dei Rom, preparati con cura da una
famiglia hanno contribuito a "liberare la Parola", attraverso i sapori che
parlano di migrazioni dei Rom lungo i secoli tra culture e popoli diversi.
Anche la lettura di poesie di Rom ha "Liberato la Parola", raccontando e
descrivendo speranze, gioie, timori e delusioni di questo popolo in cammino
anche a causa di rifiuti e di continue espulsioni.
Il vescovo, Mons. Simone era presente, anche lui ha saputo liberare la
Parola, perché quando si parla con il cuore il messaggio supera e vince le
barriere e incoraggia cammini di amicizia e di fraternità.
Mentre la piazza che faceva da palco liberava sulla città di Livorno suoni,
sapori, racconti, i suoi cittadini ad eccezione dei pochi presenti, mostravano
la loro fredda indifferenza, preferendo frequentare in massa il Bar, chiamato
guarda caso:la "Baracchina bianca" posta solo a pochi metri: adolescenti,
giovani distratti e accalcati dentro a sorseggiare rapidi e freddi aperitivi,
tramezzini surgelati e cocktail, intenti a consumare monotoni divertimenti...
mentre le onde del mare frangevano quasi accarezzando con tremore e rispetto la
"parola liberata" del popolo Rom, ancora inascoltato, come sempre.
Integrazione! Sembra la parola magica, gridata dal mondo dei "gagè", spesso è
una parola vomitata addosso ai Rom a piè sospinto, anche a vanvera, perché è
sempre a senso unico: perché noi siamo già "integrati", siete voi "zingari" che
non volete integrarvi nella nostra società, vivete di espedienti, rubate,
sfruttate i vostri figli, non volete lavorare, abitate in baracche, ma per
cortesia lasciateci bere in pace i nostri cocktail alla "Baracchina bianca", e
state a dovuta distanza di sicurezza, non si sa mai e non disturbate la nostra
passeggiata sul lungo mare, integratevi!...
I popoli si integrano a vicenda quando la vita li porta a mescolarsi
reciprocamente, perché forse la vera integrazione è come un innesto dove linfe
diverse si incontrano armonizzandosi, dando vita a delle nuove germinazioni.
Libera l'impronta di Dio...
Digos e vigili urbani ci aspettano a Pian di Rota, sotto il cavalcavia dove
un anno fa' morirono tragicamente 4 bimbi Rom, bruciati in piena notte insieme
le loro povere baracchine, ancora sono visibili i resti bruciati a ridosso del
cavalcavia. E' in programma un momento di preghiera per ricordare Eva, Danciu,
Menji e Tutsa.
Anche qui siamo veramente in pochi, il gruppo raggiunge una ventina di
persone, grazie anche ai carovanieri venuti da Firenze appartenenti ai
Missionari Comboniani, poi questi proseguiranno per la seconda tappa Toscana a
Follonica.
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; abbiamo cantato dei
lamenti e non avete pianto".(Mt.11,17)
Sì, fare memoria è pericoloso, soprattutto quando questa pretende mettere in
crisi la tranquillità di una città, come Livorno che si rifiuta ostinatamente di
essere disturbata dalla vita e dalla morte dei poveri. Vuol essere una veglia
particolare, con gesti e segni "zingari", una preghiera che tenga conto della
sensibilità religiosa tipica dei Rom.
Anche Dio ha impresso la sua impronta nella vita di questo popolo, in quanto
Lui non ha vergogna di sedere nella vita dei Rom, non teme di perdere consenso o
il suo tempo prezioso intrattenendosi amabilmente a parlare e bere una tazza di
caffè presso le loro baracche e campine poste tra i canneti o sotto i cavalcavia
alle periferie delle nostre città.
E' un Dio che gli piace sconfinare, guai se non lo facesse: sconfina dalle
nostre belle cattedrali, dai nostri centri, dagli stessi Istituti religiosi,
compresi quelli dei Missionari, dai nostri spazi sacri per far visita a tutti
quei "fuori luogo" che oggi in nome del Vangelo della sicurezza stanno
proliferando senza trovare molta resistenza.
Anche da questi luoghi nascosti (Cristi occultati) è possibile imparare a
guardare dentro noi stessi, ma anche le nostre città con occhi diversi e
lasciarci interrogare dai punti di vista di chi vive il margine: sono i Rom, i
lavavetri, gli accattoni, i migranti, i clandestini...
Per Eva, Danciu, Menji e Tutsa abbiamo pregato e osato chiedere perdono anche
a nome di quella cittadinanza assente e che fa fatica a sentirsi in colpa per
queste giovani vite spezzate a causa della sua indifferenza e chiusura, che non
basta certo donare qualche caramella o qualche abito dismesso ai bimbi Rom se
poi non si è capaci di "compassione evangelica", cioè saper andare oltre noi
stessi (sconfinare!) per lasciarsi rivestire dall'altro, diverso da me.
Un giornalista del Tirreno presente all'incontro, chiudeva il suo articolo
all'indomani con queste parole che mi sembrano riassumano molto bene il senso
della carovana: "La carovana parte verso la Maremma, ora ne fanno parte anche
Eva, Menji, Danciu e Tutsa."
Allora, buon cammino piccoli Rom, ovunque in ogni città e paese la Carovana
si troverà a passare, lasciate le vostre piccole impronte sulle nostre
coscienze, saranno punti di riferimento indelebili per far crescere un mondo
diverso, più umano e fraterno, mettendo nei nostri corpi gli occhi dei poveri,
che sono le lenti del Dio di Gesù con le quali ama e guarda questa nostra
umanità. Ce lo auguriamo tutti insieme!
Don Agostino Rota Martir - Campo nomadi di Coltano (PI) – 10 settembre '08
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