Da
Mundo_Gitano
Da:
El Observatodo. El Diario Ciudadano de La Cuarta Región
I gitani di oggigiorno vogliono essere abitanti di La Serena, e perciò si
sono incontrati per organizzare le gestioni e avere la propria casa. Nonostante
ciò, devono lottare ogni giorno con la discriminazione Scritto da
Cristián Pizarro Rojas
Dallo scorso 8 aprile, giorno in cui si commemora a livello mondiale il
popolo Romanì, la comunità gitana residente a La Serena vuole dare una svolta
alle proprie vite, senza dimenticare le sue storiche tradizioni. Da quella data,
con l'appoggio del Governo e del municipio, stanno organizzandosi per realizzare
il sogno di tutti i cileni. La casa propria.
In precedenza, hanno lavorato in maniera progressiva. Prima hanno lavorato
sulla salute e per far uscire la comunità dalla sua condizione vulnerabile.
Attualmente, stanno organizzandosi perché al più presto possano possedere una
casa nel settore di Las Compañías, il quartiere che per anni li ha accolti e
dove sono abituati a vivere.
Isaac Aristich è il presidente del comitato casa della comunità Romanì, ha
ringraziato per l'appoggio ricevuto dalle istituzioni del Governo e municipali,
perché il sogno di una casa propria è prossimo a farsi realtà. "Speriamo che
tutto vada bene e che in qualsiasi momento ci sia la fumata bianca" ha detto
Isaac.
Francisco Villalón, per il Governo, ha detto che in Cile risiedono circa
8.000 gitani, e che del comitato casa La Serena fanno parte 15 famiglie, che
anelano vivere assieme nella stessa strada del citato quartiere.
Perché La Serena? Nel caso di Isaac, arrivò in città per fermarsi un paio di
giorni. Le piacque così tanto, che tornò a Santiago per prendere la sua
famiglia. Comprò un veicolo ed ora dice che non vuole andarsene dalla capitale
regionale. "Non penso di partire, voglio radicarmi qui perché la vita sia ad un
altro livello, niente più nomadismo e tutto per lo studio dei miei figli".
Da questo lato sono graditi, però si lamentano che nonostante le buone
intenzioni esistenti da parte dei distinti organismi, che i gitani debbano
ancora convivere con la discriminazione che impedisce loro di avere un lavoro,
sino a cose semplici come salire sui mezzi di locomozione collettiva ed andare
al ristorante.
"Abbiamo dato il nostro parere sul tema della discriminazione. Molte volte,
ai gitani che vanno per le strade non si permette di salire sui mezzi o entrare
nei ristoranti. Si tratta di discriminazioni che accadono spesso e che non ci
vanno".
"Siamo discriminati in tutti gli ambiti. Nella sanità, nei trasporti.
Vogliamo che la gente ci conosca per ragionare e decidere su noi. Che ci sia un
tempo per conoscerci e che ci sia più spazio per noi nella società. Se ci
sono discriminazioni ovunque, noi gitani siamo i discriminati", ha detto il
gitano Aristich.
Per tutto questo e dati i piani dei gitani di trasformarsi in serenensi, che
sollecitano la comunità a potersi integrare nella nostra cultura, negli stessi
mestieri, con uno stipendio, con il diritto alla salute, all'alloggio e alla
dignità.
Non è stato facile avanzare su questa linea, ancora meno quando questa
cultura è generalmente stigmatizzata per essere "ladri". Davanti a questa
realtà, Isaac argomenta (...) "Non tutti siamo uguali. Anche tra noi ci sono
classi sociali, gitani poveri, altri in buona condizione, non si può mettere
tutti nello stesso sacco. Quando vivevo in una tenda,in due o tre tipi mi
aggredirono e mi portarono via quel poco che avevo, e non per questo devo aver
paura della gente senza parlargli. Non deve esistere che si tratti male una
persona perché è di un'altra cultura, e noi viviamo con questo giorno per
giorno. Stiamo provando a lottare per questo finisca".
Anche se non è stato facile, è più forte la voglia di cambiare e per questo i
gitani serenensi vanno cercando differenti fonti di lavoro, approfittando del
loro talento, col proposito di vivere con dignità e rispetto.