Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 09:35:29, in Italia, visitato 1951 volte)

Premessa noiosa: da circa un mese sento discutere su quanto Facebook sia alienante, sul fatto che bisogna starne distante perché è pieno di gruppi fascisti (che si chiudono e riaprono a velocità pazzesca), sul fatto che è pieno di programmi inutili. Io rimango della vecchia idea che non bisogna buttare via bambini assieme all'acqua sporca. Ad esempio, ho conosciuto meglio persone che già frequentavo, trovato nuovi collaboratori e lettori, frequento gruppi di discussione sugli argomenti che mi stanno a cuore, ho trovato partecipanti ad iniziative...

Proprio su Facebook mi è stato segnalato questo lungo e interessante articolo di Eugenio Viceconte sul portale di Sinistra Democratica: spiega bene gli arretramenti delle politiche sociali negli ultimi 10 anni, in particolare l'odissea di quest'ultimo anno, dove media e politica hanno fatto gli straordinari per costruire "il pericolo zingaro". Noto lo sforzo di chi ha scritto nel cercare anche soluzioni "politiche" e non di buonismo alla presenza di forse 150.000 Rom e Sinti in Italia. Insomma: grazie per la solidarietà, ma ora è tempo di sporcarsi le mani e di promuovere soluzioni politiche!

Quando il governo ha dato corso alle promesse elettorali sulla sicurezza ed ha messo in scena le azioni repressive contro "zingari", in particolare la sciagurata campagna della raccolta delle impronte ai bambini, nel popolo della sinistra si è colto qualche segnale di indignazione e s'è fatta strada l'idea che alla gente Rom e Sinti venisse negato qualcuno dei diritti fondamentali dell'uomo previsti dalla Dichiarazione Universale e le immagini dei roghi di Ponticelli hanno creato dolore e sconcerto facendo prendere coscienza che il razzismo del nostro paese è una realtà concreta.

Poi è arrivato l'attacco alla scuola, la crisi economica e nei sondaggi la paura della povertà ha sostituito l'ansia per la presenza dei Rom; il risultato è stato che di Ponticelli e di impronte non si parla più.

Ovvero, la litania contro il governo "che prende le impronte ai bambini rom" e rimasta nelle frasi fatte negli articoli politici e nei blog, anche se la norma, per l'intervento della comunità europea, è stata ritirata.

Un modo per connotare il governo di destra e delle città amministrate dagli sceriffi quando anche l'opposizione dei Diritti dei Rom sembra essersi completamente dimenticata.

La "crisi" ha fatto ripiombare sul tema dei diritti umani della più grande minoranza europea la cortina di silenzio che grava da sempre.

Non che sia scemato in questi mesi "l'accanimento contro gli zingari".

L'opinione pubblica continua ad essere ferocemente xenofoba fomentata da una stampa ed una TV spietatamente attive nel creare odio cieco ed ingiustificato allarme.

Da parte sua il governo e le amministrazioni comunali hanno continuato un'azione costante di intimidazione sulla popolazioni rom e sinti.

Continuano di buon passo i piani per smantellare quel poco di sostegno sociale che, malamente, era stato dato per far fronte a progetti di integrazione vecchi di venti anni; come continuano i progetti di rimozione sociale dell'etnia rom da allontanare, marginalizzare, isolare, espellere, nascondere.

Si vanno anche consolidando preoccupanti progetti di allontanamento dei minori dalle famiglie con la creazione dei presupposti ideologici nella società tali da far accettare l'equazione "povertà = perdita della patria potestà".

Ma non è questa la sede per fare l'analisi puntuale delle discriminazione in corso contro la gente rom e sinti da parte di questo governo e delle amministrazioni locali ne per mettere in evidenza il pensiero razzista insito nella società italiana. Ci sono siti che quotidianamente si battono su questi temi (*) ed a questi vi rimando.

Invece è importante fare il punto sui ritardi della politica italiana in generale e della sinistra in particolare sulla battaglia per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo per la gente Rom e Sinti in Italia.

Le direttive europee per l'applicazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo.

La comunità europea riconosce che in Europa i Rom e i Sinti sono ancora oggetto, in varia misura, di discriminazione, emarginazione e segregazione.
In Italia, a dispetto da quanto previsto dalle raccomandazioni europee, non c'è un riconoscimento giuridico dei Rom e Sinti come minoranze etnica e linguistica.

Su questi temi c'è uno storico ritardo della sinistra che praticamente non ha fatto niente per difendere il diritto all'identità culturale al popolo rom e sinti. Ritardo è ancora più triste se si pensa che negli anni settanta, in particolare per l'azione di Lelio Basso, la sinistra italiana ha contribuito in maniera determinante alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dei popoli, espressa nella Carta di Algeri, e fatta proprio nelle direttive dell'ONU e della Comunità europea.

Il tema della identità è centrale per superare l'attuale emergenza civile della discriminazione di una minoranza fortemente penalizzata da una oggettiva segregazione economica in gran parte derivante dal pregiudizio etnico.

Le raccomandazioni europee per il pieno conseguimento dei Diritti dell'Uomo per la minoranza Rom e Sinti dovrebbero rappresentare un percorso politico per la sinistra italiana.

Nelle raccomandazioni europee si richiede:

  • Il riconoscimento dello status giuridico dei Rom e dei Sinti
  • Programmi per il miglioramento dell'integrazione nella società come individui, comunità, gruppi minoritari,
  • Partecipazione ai processi decisionali a livello locale, regionale, nazionale ed europeo
  • Garantire, come gruppo minoritario, trattamenti per l'istruzione, l'impiego, l'assistenza medica, i servizi pubblici e situazione abitativa
  • Mettere in atto azioni positive a favore delle classi svantaggiate quali i Rom ed i Sinti per l'impiego, l'alloggio e l'istruzione
  • Creare istituzioni speciali per proteggere la lingua, la cultura, le tradizioni e l'identità Sinte e Rom
  • Combattere il razzismo,la xenofobia e l'intolleranza e garantire in trattamento non discriminatorio dei Rom e Sinti a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Si veda la Raccomandazione N.R. 1557 (2002) adottata da l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, il 25 Aprile 2002 [http://sucardrom.eu/europa.html#1557 ]

Questo percorso politico sociale, che deve garantire ai Rom e sinti, tra l'altro, l'accesso alla piena cittadinanza ed alla libera circolazione, il diritto all'abitazione, al lavoro ed alla scolarizzazione, deve sfociare nel riconoscimento del diritto alla differenza come valore sociale ed occasione di incontro tra diverse società e culture.

Occorre aver ben presente che l'etnia Rom e Sinti non è un corpo estraneo in Italia ed in Europa.

Più della metà dei Rom e praticamente tutti i Sinti sono cittadini italiani, radicati nella cultura regionale e nazionale da secoli, e non hanno niente a che fare con il nomadismo.

Su questa parte di popolazione italiana sopravvivono, nella cultura maggioritaria, preconcetti e mitologie che non permettono il superamento delle barriere all'integrazione nella diversità culturale della gente rom-sinti. La "zingara ladra di bambini" ne è l'esempio più eclatante mille volte smentito e ancora ingiustificatamente vivo. Una stampa spesso appiattita sul luogo comune xenofobo, quando non asservita all'interesse politico, non aiuta a modificare i preconcetti di una opinione pubblica prevenuta ed impaurita.

Di contro l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato razzista.

Un chiaro sintomo, simbolico quanto significativo è la mancanza nella Giornata della Memoria del ricordo dello sterminio dei Rom, (porrajmos,divoramento in lingua romanì)

I rom balcanici, la cittadinanza e lo jus soli

Se ci sono fortissimi ritardi sul riconoscimento pieno dei diritti dei Rom e dei Sinti italiani, che anzi stanno regredendo per situazione abitativa e per accesso al lavoro, la situazione dei Rom di vecchia e recente immigrazione è particolarmente critica.

Per ben quarant'anni ben poco è stato fatto per approntare politiche di accoglienza rispetto al flusso migratorio dei Rom provenienti dalla area dell'allora Jugoslavia, flusso cominciato negli anni 70 e culminato all'inizio degli anni 90 in concomitanza con la dissoluzione del paese.

A ben vedere l'immigrazione rom dai Balcani è stata costituita da rifugiati per la situazione bellica, etnica e di disgregazione nazionale del paese di provenienza.

La popolazione Rom balcanica paga con l'emarginazione la decennale mancanza di politiche di accoglienza e di inserimento graduale. L'effetto più disastroso è la sciagurata situazione dei grandi dei grandi "campi nomadi" che restano l'unica possibilità abitativa per queste popolazioni.

Da tener presente che tra i rom di origine balcanica c'è una nettissima prevalenza di persone arrivate giovanissime in Italia o nate in Italia (seconda e terza generazione) che non hanno più alcun legame linguistico e di cittadinanza con le zone d'origine, di fatto apolidi poiché non riconosciuti dalle neo repubbliche balcaniche e che in pochissimi hanno avuto la cittadinanza Italiana.

In Italia non è previsto lo jus soli (cittadinanza per diritto di suolo) e quindi un ragazzo nato e cresciuto in Italia, con la scolarizzazione dell'obbligo e, qualche volta, con un diploma, divenuto maggiorenne si trova quasi sempre nella paradossale situazione di non poter accedere ne alla carta d'identità ne al permesso di soggiorno. Quindi viene loro negato l'accesso al lavoro.

Esiste quindi la necessità di definire una normativa che garantisca la cittadinanza per diritto nascita sul territorio italiano. Alla estrema destra che raccoglie firme per espulsioni indiscriminate qualcuno dovrebbe spiegare che questa componente non ha altro luogo in cui andare se non l'Italia.

Per questa popolazione, in gran parte apolidi di fatto, non esistevano e non esistono problemi di censimento. Sono infatti da sempre inseriti nell'assistenza sanitaria, nei programmi di sostegno e di scolarizzazione e, per alla nascita, registrati all'anagrafe.

L'immigrazione dei Rom Rumeni

L'ultima parte dell'immigrazione rom, a partire dalla fine degli anni 90 è stata costituita da rom provenienti dalla Romania.

Una immigrazione "alla spicciolata" di piccoli nuclei familiari estremamente poveri, spinti all'emigrazione da una situazione di disaggio sociale fortissima nel paese d'origine. Poco propensi a creare una presenza stabile in Italia hanno occupato spazi di sopravvivenza ancora più marginali.

In particolare questa popolazione è dispersa sul territorio in piccoli gruppi, in situazioni abitative precarie ed ha poco a che vedere anche con i campi nomadi.

La sicurezza, le politiche abitative e l'integrazione con il territorio

Intorno all'arrivo dei Rom Romeni, nel frattempo divenuti cittadini europei, è montato un allarme sociale spesso immotivato che ha travolto anche le popolazioni preesistenti. Tra l'altro i numeri sulla presenza rom propagandati dalla stampa e dalla politica all'inizio della campagna di allarmismo seguito al caso Reggiani erano enormemente sopravvalutati, anche rispetto alle stime in possesso delle autorità all'inizio del 2007, stime che poi si sono rilevate rispondenti alla realtà.

L'effetto è stato che le politiche e gli inasprimenti introdotti dal decreto sicurezza rischiano di fermare il processo, lentamente iniziato di inserimento nel tessuto sociale di tutte le popolazioni rom e sinti,, ormai di fatto italiana, ledendo i diritti di base di persone già fortemente marginali nel tessuto economico.

La politica proposta dal governo e dalle amministrazioni comunali, incentrata sull'isolamento sociale, tende a non superare la logica dei megacampi.
Anzi si tende ad "istituzionalizzare" il disaggio e l'emarginazione sociale mediante la segregazione abitativa.
Questo non aiuta la risoluzione di un problema essenzialmente di carenza di diritti per l'etnia rom, e non risolve neanche i problemi legati all'illegalità verso cui una popolazione priva di fonti di sostentamento e di possibile inserimento nel mondo del lavoro viene sospinta.

La politica abitativa è essenziale per creare fattori di inserimento sociale.
Oggi, ad esempio una ragazzina rom del famigerato Casilino 900, una vera favela, va a scuola con classi di ragazzi del quartiere, va dal medico di base, quando sarà trasferito il campo al di fuori del raccordo anulare, secondo il progetto Alemanno, si troverà a far scuola in un container tra soli bambini rom ed ad essere assistita da un medico della croce rossa, in una situazione di militarizzazione e di isolamento.

La rappresentanza politica e l'autodeterminazione

Ultimo ma non meno importante punto è quello della rappresentanza politica del mondo Rom e Sinti. Prevista dalla normativa europea è forse l'aspetto più disatteso del processo di integrazione del contesto italiano.

Fino ad oggi le comunità Rom e Sinti non hanno mai avuto una voce diretta per esprimere le proprie posizioni ne per governare e partecipare all'impostazione dei processi di integrazione.

Una politica realmente aperta al rispetto dei diritti dell'Uomo deve necessariamente aprire degli spazi di rappresentanza sia alle organizzazioni che aggregano la complessità etnica, nazionale e culturale delle genti Rom e Sinti, sia aprirsi ad accogliere singoli esponenti provenienti da questa cultura minoritaria.

La politica deve diventare anche luogo di incontro perché si possa arrivare all'obiettivo dell'integrazione nel rispetto della diversità culturale.

Fonti

FEDERAZIONE "ROM SINTI INSIEME"
È la maggiore organizzazione di autorappresentanza delle numerose associazioni del mondo Rom e Sinti si esprime tramite il un blog istituzionale [http://comitatoromsinti.blogspot.com/ ].

Sucar Drom
È un blog [http://sucardrom.blogspot.com/ ] è la voce dell'Istituto di Cultura Sinta, e dell'associazione Sucar Drom e costituisce la fonte più sull'argomento.
Di particolare utilità è il sito istituzionale di Sucar Drom [http://sucardrom.eu/home_it.html ] che raccoglie la documentazione essenziale per capire e cominciare a conoscere le Minoranze Nazionali ed Europee Sinte e Rom e per definire gli obiettivi per il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Utilissimo è il quadro legislativo [http://sucardrom.eu/legislazione.html ], che a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, riporta la vastissima legislazione internazionale, europea, italiana, regionale che dovrebbe garantire a questo popolo dignità ed eguaglianza ed è invece largamente disattesa.

RomSinti@Politica
È il vivace e combattivo blog di gran parte del direttivo della Federazione Rom e Sinti Insieme [http://coopofficina.splinder.com/ ]

Mahalla
È una finestra sulla galassia rom, raccoglie e segnala notizie da tutto il mondo con una specifica attenzione ai temi della difesa dei diritti dell'uomo. [http://www.sivola.net/dblog/ ]

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Di Fabrizio (del 13/12/2008 @ 08:45:05, in Italia, visitato 2043 volte)

Ricevo da Piero Maria Maestri

Ciao a tutte/i,

ieri pomeriggio (10 dicembre, ndr) ho partecipato ad un incontro con il Prefetto (in qualità di Commissario straordinario alla "emergenza Rom") con una delegazione della Commissione consiliare Servizi sociali della Provincia.

Voglio condividere con voi alcune informazioni che ci ha fornito – magari le avevate già registrate, e in questo caso mi scuso – e alcune riflessioni.

Sui numeri. I dati del censimento parlano di 3531 "nomadi" presenti nel territorio della Provincia di Milano tra campi autorizzati e abusivi. A questi, secondo il Prefetto vanno aggiunti circa 500 persone "itineranti", presenti cioè ora in un comune ora in un altro.

Sempre secondo il Prefetto altre 800/900 persone (soprattutto neocomunitari) sarebbero andate via per evitare il censimento. Tra parentesi, il censimento si sarebbe svolto in maniera tranquilla con qualche caso di polemiche (come via Impastato "a causa dell’orario in cui si è svolto" – sic!).

In sostanza, nella provincia ci sarebbero stati nella scorsa primavera circa 5000 "nomadi": più o meno quello che le ricerche più serie sostengono da anni.

Alla faccia dei Penati e DeCorato di turno che hanno parlato di 10.000, poi 25.000, di "invasione eccetera.

E alla faccia del Ministro Maroni che alla presentazione del censimento (vedi comunicato che vi allego) parlava di 12.000 allontanatisi all’inizio di giugno (a meno che fossero tutti a Roma e Napoli….).

Per meglio specificare:

  • nei 12 campi autorizzati nel Comune di Milano ci sono 1331 persone (di cui 601 minori) – 587 italiani;
  • nei 18 campi non regolari del Comune di Milano ci sono 797 persone (299 minori) – 109 italiani, 307 comunitari, 380 extracomunitari e 1 apolide;
  • nei 9 campi autorizzati nel resto della provincia 363 persone (134 minori), in maggioranza italiani;
  • nei 34 comuni con presenza di insediamenti irregolari ci sono 1071 persone (422 minori) – di cui 526 italiani.

A questi vanno appunti aggiunte circa 500 persone "itineranti".

Anche in questo caso, come sostengono le ricerche più credibili, circa il 35-40% dei "nomadi" sono cittadini italiani.

Capitolo minori (ai quali, parole del Prefetto "a nessuno sono state prese le impronte digitali").

Prendendo i dati delle presenze nel comune di Milano, nei campi autorizzati su 359 bambine/i in età scolare, 341 risultano iscritti alle scuole e di questi 299 sarebbero frequentanti!

Nei campi irregolari su 299 minori (mi manca il dato di quelli in età scolare, che presumo sia intorno a 220/250…) 208 risultano frequentare le scuole dell’obbligo.

Non sono così convinto che i dati siano così "idilliaci" (scherzo: un centinaio di bambini che non frequentano la scuola dell’obbligo è una sconfitta per tutti noi…), ma in ogni caso i soliti dati allarmistici (il solito Penati parlava del 3% di bambini Rom frequentanti le scuole!) sono piuttosto ridimensionati.

Resta il problema di una politica inadeguata a garantire la scolarizzazione dei Rom, assolutamente possibile visti i numeri di bambine/i di cui si sta parlando.

A questo punto, secondo il Prefetto, si dovrà avviare la "Fase B2, quella della "razionalizzazione delle presenze".

In primo luogo si sta approntando (con il Comune di Milano) un regolamento della presenza nei campi (che parte anche dai Patti di legalità…), di cui non siamo riusciti ad avere la bozza, anche perché sarà in discussione anche nel gruppo di lavoro specifica presso il Ministero dell’Interno (come dice un comunicato del Ministero "con i Prefetti di Roma, Milano e Napoli, Commissari straordinari per l’emergenza relativa agli insediamenti di comunità nomadi, e con i rappresentanti del ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, e con il presidente dell’UNICEF").

L’ipotesi è comunque quella di far gestire i campi (quello continua a essere il nome, alla faccia del "zero campi"!) ad un "gestore sociale", che farebbe anche "servizio di portierato, vigilanza e collaborazione con il Comune". Si vorrebbe scegliere per questo il terzo Settore (olè!).

Una volta fatto il regolamento "si vorrebbero evitare nuove presenze".

Dalle risposte ad alcune domande rivolte (tralascio qualche battutina polemica che è stata rivolta al Prefetto) risulta anche che:

  • non esiste alcun progetto per gli attuali insediamenti "abusivi" – ribadendo che negli ultimi tempi non sono stati fatti veri sgomberi e solo per ordinanze, sicurezza ecc. Si penserebbe a nuove localizzazioni nei comuni ("ma i sindaci non sembrano molto disponibili…");
  • il Prefetto sarebbe propenso a chiedere poteri su tutto il territorio della Lombardia (perché in provincie come Cremona, Mantova ecc. ci sarebbero più spazi vuoti. Tenete conto che il Prefetto già altre volte ha fatto capire di ritenere "spazio vuoto" il verde agricolo!!!) ;
  • per l’emergenza il Commissario ha un finanziamento di 1 milione di Euri (non ancora arrivati, peraltro);
  • il Prefetto ha eluso la domanda sul coinvolgimento del "Tavolo Rom" (reso superfluo dai poteri commissariali, pare di capire) e tantomeno risulta interessato ad un coinvolgimento di rappresentanti dei Rom ("anche perché rifiutano qualsiasi tipo di regolamento"…).

Questo l’incontro. Nulla di nuovo, quindi, ma solamente la conferma che non esisteva né esiste alcuna "emergenza Rom"; che di fronte alla vera emergenza (2000 donne, uomini e bambini in condizioni disperate e in questi giorni sotto la neve) non esiste alcun progetto (anzi, De Corato parla di sgombero di Bacula a gennaio!); che i Rom sono solamente materia di scontro elettorale e di propaganda sicuritaria.

Vi abbraccio tutte/i, Piero

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Di Fabrizio (del 12/12/2008 @ 09:34:25, in casa, visitato 1735 volte)

Da Roma_Daily_News

Una via di Sulukule, dove molte case attendono la demolizione per trasformarsi in hotel e centri commerciali. Articolo di Eve Coulon per TheNational

In una piccola casa di una strada percorsa dal disordine e dalle rovine di appartamenti i cui abitanti sono già andati, Goksel Gulkoperan aspetta di essere sgomberato. Al signor Gulkoperan è stato dato il termine odierno per lasciare la sua casa vicino alle mura antiche della metropoli turca, o viceversa di essere buttato a forza per strada.

"Non so dove andare," dice il signor Gulkoperan. Casa sua, come il resto del povero quartiere di Sulukule, una parte della vecchia Istanbul che una volta era un popolare centro della vita notturna e per la predominanza di popolazione Rom, sta per essere demolita per fare spazio ad appartamenti di lusso, hotel e centri commerciali.

Le autorità cittadine dicono di voler fermare il "decadimento" in questa parte di Istanbul e dare alloggi sani agli abitanti da qualche altra parte, ma i residenti e gli attivisti dicono che il piano è parte di un programma implacabile e guidato-dal-soldo di ristrutturazione che distrugge le vite di migliaia di gente.

Da quando la Turchia si è arricchita per il boom economico degli ultimi anni, molte città hanno iniziato programmi di rinnovamento urbano che rifletta questo nuovo benessere e modernità. Questo è maggiormente visibile ad Istanbul, una città con 3.000 anni di storia, diventata improvvisamente la "cool Istanbul", che attrae oltre sei milioni di turisti all'anno.

In diverse parti della città sono spuntati centri commerciali, hotel e appartamenti di lusso. Ora è il turno della storica penisola sulla parte europea che ospita l'Hagia Sophia, il Palazzo Topkapi e la Moschea Blu, ma anche quartieri come Sulukule, che letteralmente significa "torre d'acqua" perché da qui entrava un'importante tubatura al tempo dei Bizantini.

Una volta ospitava 5.000 persone, ma la popolazione di Sulukule si è dimezzata dopo il programma di reinsediamento iniziato due anni fa, dice Nese Ozan, attivista della Piattaforma Sulukule, un gruppo che sta lottando contro questi piani. "Sono già state distrutte due case su tre," dice la signora Ozan. Alcune strade nel quartiere sembrano zone di guerra, con molti edifici distrutti  e ridotti a cumuli di macerie, allontanati i vecchi proprietari.

Altre case sono ancora in piedi, ma le finestre e le porte sono state divelte. Un gruppo di uomini raccoglieva il metallo da una casa distrutta, per poterlo rivendere come ferraglia.

Ai proprietari di Sulukule è stata offerta una somma di compensazione di 500 lira (Dh1,170) a metro quadro per le loro case. Ma dato che molte delle piccole case misurano soltanto 60 mq., il denaro offerto non basta per comperare un appartamento da qualche altra parte, dice Ozan.

Sulukule ed altre zone simili della penisola storica "sono diventate regioni di decadenza e macerie nel centro di Istanbul" a causa di anni di negligenza, riporta una dichiarazione del governo municipale di Fatih, di cui Sulukule fa parte.

Inoltre, possibili terremoti sarebbero un pericolo per gli abitanti a causa dello stato precario di molte case. "Daremo appartamenti a quelli che vivevano negli edifici demoliti, si sposteranno lì" in una nuova sistemazione, ha detto in un discorso dell'anno scorso Kadir Topbas, sindaco di Istanbul. "Credeteci".

Ma in molti a Sulukule rifiutano il programma per una semplice ragione: non vogliono lasciare il loro quartiere per nuovi appartamenti in un sobborgo remoto e senza lavoro.

Yilmaz Kucukatasayyar, discorrendo con gli amici di fronte a una casa sventrata che era della sua famiglia, ha detto che i suoi genitori si sono spostati in un blocco d'appartamenti a Tasoluk, 40 km. a nord di Sulukule, vicino alle coste del Mar Nero. "Non potrei starci, è davvero molto lontano. Là non siamo felici. La nostra casa è qui, nel cuore di Istanbul," dice Kucukatasayyar. Per il momento alloggia nella vecchia casa di famiglia e sta tentando di ottenere la licenza di venditore da strada.

Quando gli si chiede cosa farà se la casa sarà abbattuta, uno dei suoi amici, Ercan Ozkulan, risponde per lui con una risata: "Allora andremo in un'altra casa, finché non finiranno."

Ma per il signor Gulkoperan nella sua casa vicina a quella di Kucukatasayyar e dei suoi amici, le cose non sono così facili. Nella sua stretta sala, Gulkoperan, 47 anni, tiene in mano delle radiografie. Ha un cancro ai polmoni, e i dottori gliene hanno già asportato uno durante un'operazione.

Quando gli venne offerto un appartamento a Tasoluk come tenutario a Sulukele, lo rivendette immediatamente per pagarsi le cure mediche e ritornò nel quartiere, dove vive con i suoi tre bambini e uno zio anziano. Ora il denaro è andato ed aspetta l'arrivo dei bulldozer.

Lì vicino, un altro proprietario, Adem Ergucel, dice che le autorità volevano pagargli un compenso per uno solo dei suoi appartamenti, quando lui ne ha due. "La municipalità è sopra la legge?" si chiede. La signora Ozan dice che gli attivisti ed i residenti hanno promosso due cause per fermare il progetto, ma anche se sinora la corte non si è espressa in merito, le demolizioni continuano.

Un gruppo di circa 30 accademici ed esperti è uscito con un progetto alternativo che hanno chiamato Stop e che dicono renderebbe possibile ai residenti di Sulukule di rimanere nel quartiere. Mustafa Demir, sindaco di Fatih, ha promesso di riguardare al progetto.

"Non è troppo tardi" per salvare Sulukule, dice la signora Ozan. Ma i progressi del progetto, che dovrebbe completarsi nei prossimi due anni, suggeriscono che i piani cittadini sarebbero duri da fermare. "Le conseguenze sociali saranno terribili," dice la signora Ozan.

Ci sono anche critiche internazionali. "La popolazione Rom ha affrontato diverse istanze di demolizione di comunità, sgomberi forzati ed esposizione a povere condizioni di vita e sanitarie, senza far mai ricorso pubblico," ha detto questo mese la UE in un rapporto sui progressi della Turchia come paese membro candidato.

"Le demolizioni dei quartieri rom, in alcuni casi sono diventati sgomberi forzati," continua. Il rapporto della UE ha notato anche che la commissione per i diritti umani del primo ministro turco, ha richiesto un'indagine su possibili violazioni dei diritti umani a Sulukule.

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Di Fabrizio (del 12/12/2008 @ 09:31:53, in scuola, visitato 1640 volte)

Da Vita.it

Di Daniele Biella - Si chiama "Villaggio degli Ercolini", è della Fondazione Raphael onlus e riceve oggi il premio del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace della Santa sede. Si tratta di un centro polifunzionale per l'accoglienza di giovani rom e non solo

Un villaggio destinato all’accoglienza di giovani disagiati, in particolare ragazze e ragazzi rom. Che nasce come centro polifunzionale dedicato ad attività di formazione professionale e inserimento sociale degli utenti e che potrebbe diventare, in futuro, un vero e proprio luogo attrezzato per la dimora di famiglie tuttora senza una unità abitativa. È questo, in sostanza, il progetto Villaggio degli Ercolini, promosso dalla Fondazione Raphael onlus con la collaborazione del Comune di Roma, che ha individuato la struttura dove sorgerà la sede del centro, nel quartiere Prenestino.

Un progetto ancora in cantiere ma che proprio oggi, giorno in cui cade il 60simo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, riceve un primo grande riconoscimento, quello del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace del Vaticano, che ha assegnato al progetto della Fondazione il premio “Cardinale van Thuan”, dal nome del religioso vietnamita (ex presidente del Pontificio consiglio stesso) spentosi nel 2002 all’età di 74 anni. Alla presenza del papa Benedetto XVI, la premiazione del progetto Villaggio degli Ercolini riveste un significato particolare perchè tocca un tema su cui molto si è dibattuto negli ultimi mesi, quello legato ai numeri e alle condizioni di vita delle famiglie di “nomadi” presenti sul suolo nazionale. A Roma, i dati del censimento effettuato da Croce rossa italiana e Prefettura, parlano di 8.306 rom e sinti presenti, lo 0,3% della popolazione della capitale. Una cifra più che dimezzata rispetto alla presenza 'percepita', che prima del censimento era stimata in almeno 20mila unità.

“È con grande soddisfazione che abbiamo appreso dell'assegnazione del prestigioso premio", sono le parole del sindaco di Roma Gianni Alemanno, "la nostra città, attraverso questa iniziativa, saprà ancora un volta rilanciare la propria immagine di accoglienza e solidarietà”. Il progetto della Fondazione Raphael inizialmente era previsto per una zona del XX municipio, quella dove opera l’associazione sportiva Ercolini di don Orione, che annovera tra le proprie file una squadra di calcio maschile e una di pallavolo femminile interamente composta da ragazzi e ragazze rom. Una volta concluso, il Villaggio degli Ercolini potrebbe essere un modello virtuoso di soluzione per il superamento dei campi nomadi. E degli sgomberi forzati.

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Di Fabrizio (del 12/12/2008 @ 09:22:36, in casa, visitato 1811 volte)

Ricevo da Habib Sghaier

Da AssoNews

I nomadi (28 minori – 26 adulti ) che appartengono alla stessa famiglia, sono residenti regolarmente, con permesso di soggiorno e lavoro nei campi come braccianti.

L’affittuario del terreno accanto, faceva lavorare gratuitamente al nero alcuni Rom e voleva anche obbligare alcune donne a concedergli rapporti sessuali. Davanti i continui rifiuti ha cominciato una campagna di disinformazione tra Tv, giornali, denunce inviate alle istituzioni etc... Una formale denuncia è stata depositata in Procura anche per accertare la correttezza dei Vigili del fuoco.

Nel frattempo, una vecchietta ha causato intenzionalmente un piccolo incendio causando ustioni al figlio che è stato ricoverato in ospedale.

L’ACSI si è adoperata a organizzare il rimpatrio volontario di tutta la famiglia continuando a reperire locali da affittare. Purtroppo, in città, nessuno voleva concedere un locale. Nel mese di luglio, metà del campo ha fatto rientro in Romania.

19 bambini continuano a frequentare la scuola. Il rimpatrio delle persone restanti è programmato per l’Epifania. Di tutto questo sono stati informati: assessore all’immigrazione, il capo di gabinetto del sindaco, ed il comando dei VV UU.

Mercoledì 10 c.m. alle ore 12.00 i VV.UU. si sono presentati per informare le donne presente assieme ai loro bambini che il loro campo sarà sgomberato tra 24 ore c.a.

Immediatamente l’ACSI ha chiesto l’intervento del Capo di gabinetto del sindaco, il Presidente del gruppo Partito Democratico al Consiglio Provinciale ed al Segretario cittadino del PD, chiedendo loro in presenza dell’’assessore all’Immigrazione di aspettare il pullman che arriverà il 6-7 gennaio per rimpatriare le 33 persone rimaste (di cui 5 neonati e 3 donne che hanno partorito con cesareo).

Non interessava nessuno la situazione di donne e bambini che da domani non troveranno collocazione abitativa. Questo è il Centro Sinistra di Foggia chi parla di solidarietà e fratellanza.

Questa amministrazione ha in conto questo secondo sgombero per via della campagna elettorale e per insensibilità.

Prof. Habib SGHAIER Presidente

Associazione Comunità Straniere in Italia (A.C.S.I.)
Via Federico Spera,95 ,97,99 - 71100 FOGGIA
Fax 0881200015 Mobile 3497239108
E.mail com.stran@yahoo.it - acsi.h@libero.it

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Di Fabrizio (del 11/12/2008 @ 20:33:21, in Italia, visitato 2257 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Signor Sindaco,

Tutta la comunità del campo Casilino 900 è stata lieta della sua partecipazione all’ iniziativa di domenica 23 novembre "Quando cadono i muri", contro il crescente e allarmante pregiudizio nei confronti del popolo ROM, che pervade la nostra società e che sta diventando un avvelenato paradigma di tutte le intolleranze. Come non essere profondamente angosciati e come poter dimenticare la sorte che ha accomunato i Rom agli Ebrei e che ha portato al genocidio nazista dei nostri due popoli?
Abbiamo scelto questa giornata simbolica per inviarle questa lettera proprio per ricordare a tutti che ancora oggi ai Rom molti diritti fondamentali vengono negati.

Infatti, come non cogliere un atteggiamento xenofobo dietro la comunicazione dell’arresto di quattro persone insediate nel campo? Noi siamo felici dell’intervento delle forze dell’ordine quando come in questo caso è mirato all’accertamento di gravi responsabilità individuali, la comunitò è la prima vittima della criminalità organizzata e Le rinnova la disponibilità già data al Prefetto Mosca di collaborare affinchè sistemi malavitosi non si insinuino nell’insediamento. Non possiamo però non indignarci di come molta mala informazione approfitti di questi eventi per alimentare pregiudizi e fomentare la xenofobia e l’odio verso tutti i Rom, sancendo di fatto un principio di responsabilità collettiva inaccettabile in una democrazia.

La firma con cui ha voluto siglare la Petizione in sostegno e solidarietà con il Casilino 900 apre una prospettiva di concreta speranza e viene a confermare così l’accoglienza e il rilancio delle proposte della comunità, a partire dalle più indilazionabili: il rapido ripristino di acqua e luce e lo smaltimento delle immondizie.
Questi primissimi interventi irrinunciabili permetteranno a tutta la Comunità di iniziare a riemergere dalla critica crisi igienico - sanitaria in cui è precipitato l’insediamento.

Ma soprattutto, signor Sindaco, le siamo grati per la sua risoluzione di voler ripristinare il tavolo di concertazione, aperto dal Prefetto Mosca, con la comunità e con i soggetti che in questi duri mesi di accerchiamento ci sono stati vicini, per condividere le scelte che riguardano i destini della stessa comunità. A riguardo attendiamo una convocazione.

Lei, con nostro vivo compiacimento, si è inoltre appellato alla normativa europea, per stabilire i criteri con cui iniziare ad operare.
Questo di fatto lo intendiamo come un sostegno al superamento dei "campi" - per la realizzazione dei quali 3 volte l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea - ma di insediamenti, senza discriminatorie recinzioni e videosorveglianza, ove favorire l’integrazione, invece di sancire la segregazione dei Rom.

Oltre a queste richieste che hanno fatto parte delle questioni più urgenti richiamate durante la sua visita, vogliamo cogliere immediatamente lo spirito pragmatico e di collaborazione da lei così sinceramente proposto.
Assieme a Stalker – Osservatorio Nomade, al DIP.S.U. dell’Università di Roma Tre e con il sostegno di un nutrito numero di associazioni cittadine e comitati di quartiere stiamo elaborando un ventaglio di proposte, i cui principi ispiratori sottoponiamo alla Sua attenzione affinché vengano discusse sul tavolo di concertazione, in maniera che la soluzione congiuntamente individuata possa essere sviluppata in uno studio di fattibilità ed in seguito in una progettazione definitiva.
Le proposte che di seguito riportiamo sono, come da Lei stesso dichiarato durante la Sua visita al campo, da attuarsi attraverso la pratica dell’autorecupero e dell’autocostruzione assistita, e potrebbero essere estese anche a cittadini non rom in condizioni di disagio abitativo: il fatto di partecipare insieme alla costruzione di un insediamento misto sarebbe infatti un primo passo importante verso la reciproca conoscenza e l’integrazione. Tutte le ipotesi si basano sul rispetto delle normative europee e quindi degli standard abitativi che, come lei sa, nei campi di container non vengono rispettati. Pertanto le proposte sono concepite prive di tutte quelle forme evidenti di discriminazione e ghettizzazione che caratterizzano gli attuali "campi nomadi", caratteristiche incompatibili con i dettami costituzionali ed europei e con il rispetto dei diritti dell’uomo.

- Ipotesi A _ progetto di recupero in situ
In continuità con quanto proposto dall’Agenzia delle Nazioni Unite UN – Habitat, per gli insediamenti spontanei - proponiamo un progetto di recupero dell’insediamento in situ. Abbiamo valutato che questa ipotesi risulterebbe essere la più economica, la più rapida e rispettosa del diritto all’abitare. Inoltre permetterebbe di procedere rapidamente senza dover reperire nuove aree e troverebbe il consenso entusiasta di gran parte della comunità. Vista la bassissima densità abitativa l’estensione dell’insediamento potrebbe essere considerevolmente ridotta.

- Ipotesi B _ microaree nel VII Municipio
Nel rispetto della continuità territoriale, dei principi di integrazione e di promozione della scolarizzazione, proponiamo di distribuire la Comunità, secondo la struttura dei legami familiari in microaree o edifici dismessi di proprietà pubblica da reperire all’interno del VII Municipio. Questo consentirebbe ai minori in gran parte iscritti nelle scuole del quartiere di non dover ricominciare daccapo il percorso di integrazione scolastica.

- Ipotesi C _ progetto di un nuovo insediamento fuori dal VII Municipio
Nel caso - che vorremmo scongiurare - non si reperissero le aree all’interno del VII Municipio è ipotizzabile realizzare un insediamento o l’autorecupero di immobili dimessi, su un terreno quanto più vicino all’area dell’attuale insediamento, provvisto di collegamenti pubblici e non isolato rispetto al tessuto cittadino.

Ben più di una settimana è passata dalla festa, siamo consapevoli delle difficoltà tecniche ma la invitiamo a dar seguito al più presto al suo intendimento di restituire acqua e luce all’insediamento. Che si sia lasciata, da nove mes,i un’intera comunità di 600 persone con quasi 300 bambini senz’acqua e senza luce è inaccettabile e ancora una volta contrario alla Carta dei Diritti dell’Uomo di cui oggi si celebra l’Anniversario.

Da parte nostra ci teniamo a comunicarle che stiamo dando seguito a quanto da noi stessi determinato con il regolamento interno al Casilino 900. Si stanno informando tutti i nuclei familiari del merito e delle conseguenze per quanti contravvengano. Ci stiamo attivando per favorire il deflusso delle acque stagnanti e lo smaltimento delle immondizie, problemi che costituiscono un reale pericolo igienico sanitario, e che, come lei sa bene, non possiamo risolvere da soli senza il concreto sostegno delle Istituzioni.

Rinnovando la fiducia a quanto da lei detto personalmente qui al campo non diamo credito alle illazioni, spesso portate avanti con toni discriminatori e razzisti con cui molta stampa annuncia i nostri destini già segnati, in containers fuori dal raccordo anulare, peraltro in una area di 30 ettari, più di tre volte il Casilino 900 e 10 vollte più grande di quanto non serva ad ospitare l’intera Comunità di Casilino 900.

Con i più cordiali saluti e con la massima disponibilità nella collaborazione con le Istituzioni

I rappresentanti di Casilino 900


Di seguito riportiamo alcuni documenti del Consiglio d’Europa e del Parlamento Europeo.

RACCOMANDAZIONE N. 1557 (2002) adottata da l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, il 25 Aprile 2002
L’Assemblea invita gli Stati Membri a rispettare le sei condizioni qui elencate, necessarie per migliorare la situazione dei Rom/Sinti in Europa:

PRIMA CONDIZIONE
Riconoscere lo stato giuridico dei Rom e dei Sinti
...
SECONDA CONDIZIONE
Elaborare ed attuare programmi specifici atti a migliorare l’integrazione dei Rom e dei Sinti nella società come individui, comunità, gruppi minoritari; assicurare inoltre la loro partecipazione ai processi decisionali a livello locale, regionale, nazionale ed europeo.
...
TERZA CONDIZIONE
Garantire ai Sinti e ai Rom trattamenti in quanto gruppo minoritario nel campo dell’istruzione, dell’impiego, della assistenza medica, dei servizi pubblici, della sistemazione abitativa.
...
QUARTA CONDIZIONE
Sviluppare e mettere in atto azioni positive che favoriscano le classi svantaggiate, quali appunto i Rom ed i Sinti, nel campo dell’istruzione, dell’impiego e degli alloggi.
...
QUINTA CONDIZIONE
Prendere provvedimenti precisi e creare istituzioni speciali per proteggere la lingua, la cultura, le tradizioni, di identità sinte e rom.
...
SESTA CONDIZIONE
Combattere il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza e garantire un trattamento non discriminatorio dei Rom/Sinti a livello locale, regionale, nazionale, internazionale.

RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLA SITUAZIONE DEI ROM NELL’UNIONE EUROPEA DEL 28/04/2005
Il Parlamento europeo, condanna fermamente qualsiasi forma di discriminazione nei confronti della popolazione Rom; invita il Consiglio, la Commissione, gli Stati membri e i paesi candidati ad esaminare il riconoscimento dei Rom come minoranza europea; sollecita la Commissione a includere il tema della lotta contro l’antizingarismo/ fobia dei Rom in tutta Europa fra le sue priorità per il 2007, Anno europeo delle pari opportunità per tutti, ed esorta la società politica e civile a tutti i livelli a chiarire che l’odio razziale contro i Rom non può mai essere tollerato nella società europea;
...
invita gli Stati membri e i paesi candidati a rafforzare le proprie disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative intese a contrastare in modo specifico ed esplicito l’antizingarismo e la fobia dei Rom e a proibire la discriminazione razziale e i connessi fenomeni di intolleranza, sia diretti che indiretti, in tutti gli aspetti della vita pubblica; invita gli Stati membri e i paesi candidati a scambiare le migliori pratiche al fine di incoraggiare la promozione della cultura Rom;
invita gli Stati membri a prendere opportuni provvedimenti per eliminare l’odio razziale e l’istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i Rom nei mass media e in ogni forma di tecnologia della comunicazione, ed esorta i grandi media ad instaurare buone prassi in materia di assunzione di personale in modo che questo rifletta la composizione della popolazione; invita gli Stati membri e i paesi candidati a definire una strategia per migliorare la partecipazione dei Rom alle elezioni in qualità di votanti e candidati a tutti i livelli; sottolinea l’esigenza di garantire pari diritti sociali e politici ai migranti di origine Rom;
sottolinea che la mancanza di documenti ufficiali costituisce un grave ostacolo all’esercizio dei diritti fondamentali dei Rom in Europa nonché al loro accesso a servizi che sono essenziali per l’inclusione sociale;
...
ricorda la risoluzione del Consiglio e dei ministri dell’istruzione riuniti in sede di Consiglio, del 22 maggio 1989, concernente la scolarizzazione dei figli degli zingari e dei girovaghi, e ritiene che garantire a tutti i figli dei Rom l’accesso all’istruzione ufficiale continui ad essere una priorità; invita gli Stati membri e i paesi candidati ad adottare provvedimenti per garantire a tutti parità di accesso ai servizi di assistenza sanitaria e di sicurezza sociale, a porre termine a tutte le pratiche di discriminazione, in particolare alla segregazione delle donne Rom nei reparti di maternità, e a impedire la pratica della sterilizzazione non consensuale delle donne Rom; accoglie con favore la formazione di un Foro dei Rom e viaggiatori europei ed il lavoro dei gruppi del Parlamento che si occupano delle questioni dei Rom e delle minoranze;
...
ritiene che la ghettizzazione esistente in Europa sia inaccettabile e invita gli Stati membri ad adottare misure concrete per procedere alla deghettizzazione, combattere le pratiche discriminatorie nell’assegnazione di alloggi e assistere i Rom nella ricerca di alloggi alternativi e in buone condizioni igieniche; sollecita i governi delle regioni in cui vivono popolazioni Rom a compiere ulteriori passi per integrare pubblici dipendenti Rom in tutti i livelli amministrativi e decisionali, in linea con gli impegni precedentemente assunti, e a stanziare le risorse necessarie per l’effettivo assolvimento dei compiti connessi con tali posizioni;
...
invita la Commissione ad esortare pubblicamente i governi nazionali a garantire che i programmi di finanziamento a favore dei Rom vedano la piena partecipazione dei soggetti interessati alla loro concezione, attuazione e monitoraggio;
...
invita i partiti politici, a livello sia nazionale che europeo, a riformare le proprie strutture e procedure interne al fine di rimuovere ogni ostacolo diretto o indiretto alla partecipazione dei Rom e ad incorporare nella propria agenda politica e sociale programmi specifici finalizzati alla loro piena integrazione;
...
sollecita tutti gli Stati membri a sostenere iniziative volte a rafforzare l’autorappresentazione dei Rom e la loro partecipazione attiva alla vita pubblica e sociale nonché a consentire alle organizzazioni civili Rom di far sentire la loro voce; invita la Commissione a sollevare la questione Rom a livello paneuropeo, in particolare con i paesi candidati, in quanto i Rom sono presenti in ogni parte d’Europa.

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Di Fabrizio (del 11/12/2008 @ 09:39:05, in Europa, visitato 1651 volte)

Da Romano Them

6 dicembre 2008 - Secondo Petra Pau, membro del partito della sinistra tedesca Die Linke, il Comitato per gli Affari Interni del Bundestag mercoledì (scorso ndr) ha rigettato una mozione, presentata a maggio dal suo partito, che chiedeva una moratoria generale ai rimpatri in Kosovo. Veniva anche richiesto al Ministero degli Interni Tedesco di porre le basi per garantire la protezione alle minoranze del Kosovo e agli altri gruppi vulnerabili.

"E' irresponsabile deportare i Rom verso il Kosovo," ha detto Petra Pau nella sua intervista a Neues Deutschland, deplorando il mancato appoggio dei partiti conservatore e liberale. A maggio la sua collega, Ulla Jelpke, una delle autrici della mozione, aveva riferito al Bundestag che la decisione tedesca avrebbe avuto influenza anche sugli altri paesi. Ha poi aggiunto che il rimpatrio forzato avrebbe spinto i deportati nelle braccia dei trafficanti di persone e creato nuova miseria.

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Di Fabrizio (del 11/12/2008 @ 09:03:38, in scuola, visitato 1678 volte)

L'A.R.P.J. organizza per la serata di venerdì 12 dicembre un concerto a sostegno del progetto "Una scuolina per crescere" che da due anni prepara i minori rom che abitano negli insediamenti non autorizzati all'inserimento scolastico.

Il progetto è totalmente autofinanziato e viene realizzato grazie all'impegno volontario di diversi giovani e studenti che quotidianamente si impegnano, assieme ad alcuni operatori e a due romnì, a organizzare attività didattiche e di assistenza per quei bambini e ragazzi e per quelle famiglie che ancora oggi, nonostante gli allarmi, gli annunci retorici e gli interventi di emergenza, continuano ad abitare nelle baracche e per strada.

Durante la serata sarà disponibile materiale informativo sulle attività del progetto, sugli obiettivi che ci proponiamo e sulle storie che abbiamo conosciuto.

Vi invitiamo a partecipare e a socializzare l'invito ai vostri indirizzari per sostenere concretamente un piccolo progetto che prova a seminare grandi speranze.

per info:
scuolina@arpj.org
06.55134644

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Di Fabrizio (del 11/12/2008 @ 08:54:53, in Regole, visitato 1583 volte)

Da Comincialitalia.net di Donatella Papi

Una testimonianza su come nasce il problema degli zingari e una denuncia su un bambino Rom in ospedale privo della possibilità di fare ancora i vaccini essenziali a sei mesi dalla nascita.

Sapendo che in Italia i Rom sono tanti, privi di servizi e si favorisce il rimpatrio, una famiglia Rom (madre e padre diciottenni e un bimbo di sei mesi) sono tornati in Romania. Li ho personalmente assistiti per i documenti. Nonostante le giornate spese per informarci, nessuno ci ha detto che ci sarebbe voluto un certificato di nascita pluringue apostillato dalla questura e tradotto. Abbiamo speso tempo e denaro per un certificato del Comune di Roma e per un documento autenticato dal Consolato di Romania a Roma con la foto del bimbo e il consenso della madre. Ma una volta in Romania questo certificato si è dichiarato inutile e il bambino risulta privo di documenti, il che fa insorgere il medico di base che si rifiuta di visitarlo, curarlo e non possono essere eseguiti i vaccini. Il bambino attualmente, a causa delle precarie condizioni di vita, è in ospedale per la seconda volta sotto farmaci per problemi polmonari. E' stato curato soltanto su insistenze presentando il tesserino sanitario rilasciato dal Comune di Roma con valenza internazionale.

Premetto che il bambino è nato regolarmente, è stato regolarmente iscritto al Comune di Roma, ha tessera sanitaria e codice fiscale. E' stato già accertato di chi è figlio dalle autorità romene ed è tornato in Romania su documento rilasciato dalle medesime.

Capisco che occorra il certificato di nascita plurilingue. Lo abbiamo fatto: un mese di attesa dal Comune di Roma. Poi abbiamo coinvolto un'agenzia poiché i tempi si allungavano ancora e il bambino è privo di assistenza. L'agenzia ha ottenuto la apostilla dalla Questura, ma una volta richiesto al Consolato di Romania a Roma il visto è stato risposto che è necessaria la presenza della madre in Italia.

Ma può una nomade tornare in Italia per questo? E' questo che vogliamo? Ho chiesto al Consolato, spiegando tutto quello che ho detto qui, cosa si può fare essendo già la mamma e il bambino in Romania e data l'urgenza. Nessuna risposta.

Tempo fa avevo avuto il telefono di un centro tra il Comune di Roma e quello di Romania a cui rivolgermi in base a un progetto di collaborazione a questo scopo. Ma mi è stato risposto che il progetto è un altro, che non c'è nessuna collaborazione e delle persone di cui mi erano stati forniti i nominativi non conoscevano nessuno.

Gli zingari sono gli zingari. Ma questi siamo noi. E' giusto che un bambino di sei mesi sia in ospedale, senza assistenza, che nessuno lo vaccini, che nessuno risolva il suo documento, che siano impegnati almeno dieci persone, a spese proprie, senza arriva a nulla. E che si chieda ai nomadi di fare tutte queste trafile, essere rispettosi e in regola, andando avanti indietro con l'Italia con un mucchio di documenti, carte di cui l'ultimo non è mai valido e ce ne vuole un altro.

C'è qualcuno che sa rispondere?  

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Di Fabrizio (del 10/12/2008 @ 13:03:05, in media, visitato 1872 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

"Politica e informazione - con poche lodevoli eccezioni - ignorano o guardano con fastidio all'enorme capitale della 'società civile responsabile' che difende i diritti umani reagendo all'ingiustizia, alla violenza e all'oppressione con azioni quotidiane ed efficaci" Lo denuncia del coordinatore della 'Tavola della pace', Flavio Lotti che oggi, 'Giornata internazionale dei Diritti umani', ha indetto proprio davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma una manifestazione nazionale.

"Se si vuole difendere davvero i diritti umani e, allo stesso tempo, tentar di uscire dalla grave crisi che stiamo vivendo non si può fare a meno di ascoltare e valorizzare quel capitale enorme rappresentato dalla 'società civile responsabile' che ha scelto di reagire all'ingiustizia, alla violenza e all'oppressione con azioni quotidiane ed efficaci" - afferma Lotti. "Sono migliaia i cittadini, giovani, amministratori locali, insegnanti, gruppi, associazioni, organizzazioni ed Enti Locali che dedicano una parte importante del proprio tempo, delle proprie competenze e del proprio denaro per difendere e promuovere i diritti umani, per diffondere solidarietà, moltiplicare la cooperazione, promuovere la giustizia sociale, accrescere la consapevolezza, sollecitare la partecipazione, costruire la cultura della pace, della nonviolenza e dei diritti umani" - prosegue Lotti.

"Ma - ribadisce il coordinatore della 'Tavola della pace' - questo capitale enorme testardamente non viene valorizzato, non lo si vuole né mostrare né ascoltare". "La politica e l’informazione (con poche lodevoli eccezioni) lo ignora o lo guarda con fastidio" - prosegue Lotti. "O servi a qualcuno o sei cancellato" - sottolinea Lotti ricordando anche "i tentativi di strumentalizzazione e le pacche sulle spalle".

"Ma se la politica e l’informazione ignorano i difensori dei diritti umani e i costruttori di pace non sono né una politica né un’informazione di pace" - ribadisce il coordinatore della 'Tavola della pace'. "Allo stesso modo, un governo che non riconosce, valorizza e sostiene i propri cittadini che s’impegnano personalmente e spesso gratuitamente, a costo di piccoli e grandi sacrifici, per costruire pace, giustizia, rispetto dei diritti umani non è un governo di pace. E questo ci fa solo del male" - conclude Lotti.

Per questi motivi la 'Tavola della pace' ha deciso di celebrare la Giornata internazionale con una manifestazione davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma alla quale hanno aderito numerosissime realtà della società civile italiana tra cui il 'Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani', Federazione Nazionale Stampa Italiana, UsigRai - Sindacato Giornalisti Rai, Libera, Acli, Arci, CGIL, Legambiente, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Focsiv, Emmaus Italia, CNCA, Gruppo Abele, Asal, Intersos per citare solo le principali.

Davanti ai cancelli della sede Rai di Roma verrano letti gli articoli della 'Dichiarazione Universale dei Diritti Umani', della Costituzione Italiana e del Contratto di servizio RAI. In un recente messaggio titolato "Cara Rai...", la 'Tavola della pace' ha ricordato ai vertici di viale Mazzini la natura di "servizio pubblico" della Rai e che "i diritti umani hanno bisogno" della Rai. "Senza di te i diritti umani sono violati e i responsabili restano impuniti. Centinaia di milioni di persone, in Italia e nel mondo, sono senza voce: hanno disperato bisogno della tua attenzione" - sottolineava Lotti.

Insomma, conclude Lotti "i diritti umani interrogano la politica, ma la politica ancora non risponde". "Per questo abbiamo deciso di promuovere oggi 10 dicembre una Giornata nazionale d’Azione per i diritti umani: 201 manifestazioni in 159 città italiane per promuovere una nuova agenda della politica".

Interverranno tra gli altri:

I bambini e i maestri delle Scuole Elementari Pistelli e Manetti di Roma

Luciana Alpi, mamma di Ilaria

Maria Grazia Giannichedda, Forum Salute Mentale, Presidente Fondazione Basaglia

Padre Sivio Turazzi, Missionario in Congo - Chiama l'Africa

Pietro Barbieri, Salvatore Nocera, F.I.S.H. – Federazione Italiana Superamento Handicap

Giuseppe Giulietti, Giorgio Santelli, Giuliano Santelli, Angelo Giacobelli, Articolo 21

Andrea Vianello, Elisa Marincola, Duilio Gianmaria, David Sassoli, Santo della Volpe, Giampiero Bellardi, Antonio Di Bella, Beppe Muraro, giornalisti Rai

Valentina Amurri, Linda Brunetta, Benedetta Buccellato, Ugo Gregoretti, Citto Maselli, Michele Mirabella, Biagio Proietti, Nino Russo del Coordinamento Emergenza Cultura

Michele Curto, Romina Carpuci, Florin Dragon, Dado

Nazzareno Guarnieri, Graziano Halilovic, Najo Azdovic, Meo Ametovic, Federazione Rom e Sinti Insieme

Andrea Olivero, ACLI

Paolo Beni, Raffaella Bolini, Filippo Miraglia ARCI

Fulvio Fammoni, Gian Franco Benzi, Paolo Serventi Longhi, Kurosh Danesh, Stefano Cecconi, CGIL

Cecilia Brighi, Cisl

Francesco Cavalli, VicePresidente del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, Comune di Riccione (RN)

Nicola Zingaretti, Presidente Provincia di Roma

Paolo Pacifici, Sindaco di Campello sul Clitunno

Piras Pisangela, lavoratrice precaria

Francesca Fusetti, lavoratrice in mobilità

Mohamed Rabi, Segretario delegazione palestinese in Italia

Ilaria Ioculano, familiare delle vittime di mafia

Valeria Carreri, Unione degli studenti

Luca De Zolt, Rete degli studenti Medi

Don Tonio Dell’Olio, Gabriella Stramaccioni, Libera – Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie

Daniele Masala, Campione olimpionico

Patrizio Gonnella, Associazione Antigone

Roberto Morrione, Gaetano Liardo, Libera Informazione

Roberto Natale, FNSI

Marina Ponti, Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

Pierangelo Frammartino, Fondazione Angelo Frammartino

Mauro Palma, Comitato europeo per la prevenzione della tortura

Vittorio Cogliati Dezza, Maurizio Gubbiotti, Legambiente

Lucio Babolin, Don Armando Zappolini, CNCA–Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza

Nella Condorelli, Simona Mastroianni, Zenab Ataalla Women in the City

Igiaba Scego, Giornalista e scrittrice somala

Girolamo Grammatico, Rivista Shaker

Susanna Fantino, Presidente del IX Municipio di Roma

Mario Betti, ex deportato campo di sterminio di Flossenburg

Aladji Cellou, rifugiato Guinea

Fabio Alberti, Un Ponte per....

Francesco Martone, Afgana.org

Dechen Dolkar, Associazione Donne Tibetane - Italia

Arnaldo Capezzuto, Giornalista

Federica Musetta, Unione degli Universitari

Eugenio Melandri, Comune di Genzano (RM)

Raffaella Bolini, Filippo Miraglia ARCI

Sergio Silvestrini, Michele Di Biase, Aniep - Associazione Nazionale per la difesa e promozione dei diritti sociali e civili degli handicappati

Anna Maria Berardi, Arciragazzi

Armando Siciliano, Accademia La Fucina Messina

Barbara Bastianelli, Premio Ilaria Alpi

Dante De Angelis, macchinista FFSS

Don Fabio Corazzina, Pax Christi Italia

Edgardo Olimpo, Articolo 11 Promotori di pace (Santa Maria Capua Vetere)

Elide Taviani, Giusi Dante, ASAL

Enrico Paissan, Forum Trentino per la Pace

Federica Fumagalli, Associazione Mondo senza Guerre

Filippo Fossati, Ivano Maiorella UISP – Unione Italiana Sport per Tutti

Francesco Breviario, Cisl BG

Francesco Botti, Gianni Bruschi attori referenti dell'Associazione Nausika Scuola di Narrazioni

Gennaro Angelo Sguro, Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico

Gino Barsella, Campagna Sdebitarsi

Giovanni Battista Zeppa, Presidente Circolo ARCI- UISP Montefalcone (BN)

Guido Barbera, Nicola Perrone, CIPSI

Isabella Massafra, Emmaus Italia

Lisa Clark, Beati i Costruttori di Pace

Marco Asunis, FICC–Federazione Italiana dei circoli del Cinema

Mario Orrù, ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà

Nicola Vallinoto, Paolo Acunzo, MFE -Movimento Federalista Europeo

Nino Sergi, Intersos

Sergio Bassoli, PROSVIL – Progetto Sviluppo - CGIL

Roberto Biselli, Teatro di Sacco

Sergio Marelli, Teresa Reale, Cecilia Dall’Olio, Volontari nel Mondo- FOCSIV

Simona Bassano Di Tufillo, fumettista

Teresa Tombesi, Tavolo per la pace Val di Cecina

Vitus Rubianto, Missione oggi

Alberto Servadei, Comune di Faenza (RA)

Alessandro Federico, Comune di Tivoli (RM

Alfonso Colombatti, Comune di Aviano (PN)

Antonio Armenante, Comune di Cava de’Tirreni (SA)

Antonio Vacca, Provincia di Cagliari

Antonella Canonici, Comune di Certaldo (FI)

Carlo Ibba, Comune di Samassi (VS)

Ezio Barbetta, Comunità Montana Cusio Mottarone

Fiorenzo De Felice, Comune di Vicovaro (RM)

Francesco Bicciato, Comune di Padova

Francesco Vendramin, Comune di Mira VE)

Franco Ceccarini, Comune di Collecchio (PR)

Giuseppe De Santis, Comune di Bari

Giuseppe Guttadauro, Comune di Tavarnelle Val di Pesa (FI)

Isadora D’Aimmo, Provincia di Napoli

Luigi Puca, Provincia di Teramo

Luisa Incoronato, Comune di Ladispoli (RM)

Michelangelo De Matteo, Comune di Villarbasse (TO)

Michele Bianchi, Comune di Rosignano Marittimo (LI)

Serenella Pallecchi, Comune di Colle di Vald'Elsa (SI)

Simone Guerra, Comune di Terni

Flavio Lotti, Tavola della pace

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