Da
Comincialitalia.net di Donatella Papi
Una testimonianza su come nasce il problema degli zingari e una denuncia su
un bambino Rom in ospedale privo della possibilità di fare ancora i vaccini
essenziali a sei mesi dalla nascita.
Sapendo che in Italia i Rom sono tanti, privi di servizi e si favorisce il
rimpatrio, una famiglia Rom (madre e padre diciottenni e un bimbo di sei mesi)
sono tornati in Romania. Li ho personalmente assistiti per i documenti.
Nonostante le giornate spese per informarci, nessuno ci ha detto che ci sarebbe
voluto un certificato di nascita pluringue apostillato dalla questura e
tradotto. Abbiamo speso tempo e denaro per un certificato del Comune di Roma e
per un documento autenticato dal Consolato di Romania a Roma con la foto del
bimbo e il consenso della madre. Ma una volta in Romania questo certificato si è
dichiarato inutile e il bambino risulta privo di documenti, il che fa insorgere
il medico di base che si rifiuta di visitarlo, curarlo e non possono essere
eseguiti i vaccini. Il bambino attualmente, a causa delle precarie condizioni di
vita, è in ospedale per la seconda volta sotto farmaci per problemi polmonari.
E' stato curato soltanto su insistenze presentando il tesserino sanitario
rilasciato dal Comune di Roma con valenza internazionale.
Premetto che il bambino è nato regolarmente, è stato regolarmente iscritto al
Comune di Roma, ha tessera sanitaria e codice fiscale. E' stato già accertato di
chi è figlio dalle autorità romene ed è tornato in Romania su documento
rilasciato dalle medesime.
Capisco che occorra il certificato di nascita plurilingue. Lo abbiamo fatto:
un mese di attesa dal Comune di Roma. Poi abbiamo coinvolto un'agenzia poiché i
tempi si allungavano ancora e il bambino è privo di assistenza. L'agenzia ha
ottenuto la apostilla dalla Questura, ma una volta richiesto al Consolato di
Romania a Roma il visto è stato risposto che è necessaria la presenza della
madre in Italia.
Ma può una nomade tornare in Italia per questo? E' questo che vogliamo? Ho
chiesto al Consolato, spiegando tutto quello che ho detto qui, cosa si può fare
essendo già la mamma e il bambino in Romania e data l'urgenza. Nessuna risposta.
Tempo fa avevo avuto il telefono di un centro tra il Comune di Roma e quello
di Romania a cui rivolgermi in base a un progetto di collaborazione a questo
scopo. Ma mi è stato risposto che il progetto è un altro, che non c'è nessuna
collaborazione e delle persone di cui mi erano stati forniti i nominativi non
conoscevano nessuno.
Gli zingari sono gli zingari. Ma questi siamo noi. E' giusto che un bambino
di sei mesi sia in ospedale, senza assistenza, che nessuno lo vaccini, che
nessuno risolva il suo documento, che siano impegnati almeno dieci persone, a
spese proprie, senza arriva a nulla. E che si chieda ai nomadi di fare tutte
queste trafile, essere rispettosi e in regola, andando avanti indietro con
l'Italia con un mucchio di documenti, carte di cui l'ultimo non è mai valido e
ce ne vuole un altro.
C'è qualcuno che sa rispondere?
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