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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

  Comunicato stampa di Emergency

A oggi, in Italia, una legge vieta al personale sanitario di denunciare gli immigrati conosciuti per ragioni di cura, anche se la loro presenza in Italia non fosse regolare.
Un emendamento approvato al Senato intende sopprimere questa norma.
Si metterebbero così gli individui nella condizione di scegliere fra l'accesso alle cure e il rischio di una denuncia; si spingerebbe parte della popolazione presente in Italia nella clandestinità sanitaria, con grandi rischi per sè e per la collettività.

Si vuole affidare ai singoli medici la scelta se garantire lo stesso diritto alla cura a tutti gli individui, nel miglior interesse del paziente e nel rispetto del segreto professionale, oppure se esercitare la facoltà di denunciare i loro pazienti "irregolari".

Secondo tutti i medici che ho conosciuto e apprezzato, l'unico modo giusto e civile per fare medicina è garantire a tutti la miglior assistenza possibile, senza distinzione alcuna riguardo a colore della pelle, sesso, convinzioni politiche, religiose o culturali, nazionalità o status giuridico.
Questo è il modo in cui Emergency ha lavorato, per quindici anni in tredici diversi paesi, curando tre milioni di persone senza distinzioni. Questo è il modo con cui continuiamo a lavorare, anche in Italia, nel Poliambulatorio per migranti e persone indigenti di Palermo.

Anche di fronte all'inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa, sono certo che i medici italiani agiranno nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Nel rispetto, soprattutto, di chiunque si rivolga a loro avendo bisogno di un medico.

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Di Fabrizio (del 07/02/2009 @ 09:40:52, in Europa, visitato 1947 volte)

Da Bulgarian_Roma

Il Gruppo Socialista del Parlamento Europeo ha espresso oggi le sue profonde preoccupazioni sul linguaggio usato dal leader del principale partito di opposizione in Bulgaria, il GERB, membro del Partito Popolare Europeo (EPP).

Ha detto Jan Marinus Wiersma, vice-presidente del Gruppo: "Le ultime dichiarazioni di Boyko Borisov si riferiscono a Turchi, Rom e pensionati come "cattivo materiale umano". Queste arrivano dopo una serie di dichiarazioni discriminatorie e minacce contro i Turchi e gli omosessuali. Ciò descrive una piattaforma politica che assomiglia alla piattaforma nazista sulla purezza della nazione.

"Fin quando ogni dichiarazione di sorta non sarà seguita da scuse e da dichiarazione riparatorie, chiediamo all'EPP di prendere le misure appropriate o di distanziarsi da un partito che ha già attraversato la linea invisibile tra il populismo di estrema destra e l'estremismo."

6 February 2009: Contact Tony Robinson +32-475-257410 or David Poyser on +32-476-540886 www.socialistgroup.eu

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Di Fabrizio (del 07/02/2009 @ 09:30:09, in casa, visitato 1831 volte)
Questo lungo articolo mi è stato segnalato da Betty un po' di tempo fa. Per cause non dipendenti dalla mia volontà posso ripubblicarlo solo adesso, mi scuso con l'interessata.

Tratta dal blog del circolo pasolini di pavia che a sua volta lo mutua da internazionale

L'intelligenza che si sporca le mani
Francesco Careri e una casa vera per i Rom  di Michael Braun

[Architetti pavesi che scrivete lettere firmate in massa per sostenere colleghi progettisti di brutture senza appello, vi invito a leggere quest'articolo e valutare un po' quale sia il miglior e più adeguato contributo che potreste dare a questa città. Anche in termini di civiltà, dello spazio si intende. E quale occasione sarebbe stata se qualcuno di voi si fosse fatto vedere alla ex Snia durante quel lunghissimo 2007 (irene campari)]

Campi nomadi, vecchie fabbriche, casali diroccati. Un architetto romano studia le aree degradate della città per riqualificarle. Rispettando le persone che ci abitano.

"Non aspettarti niente di che!”, dice Francesco Careri al telefono spiegando la scelta del locale. E infatti il ristorante Al biondo Tevere, sulla via Ostiense a Roma, è uno di quei posti popolari e senza pretese dove si mangia con pochi soldi. Una scelta adatta – penso tra me e me – a un architetto che, invece di partecipare ai grandi concorsi, lavora nei campi rom della capitale. Careri m’incuriosisce proprio per questo. Non avevo mai sentito parlare di un architetto che andasse nei campi rom, tra misere baracche e squallidi container, con il progetto di costruire delle case vere, belle, spaziose e funzionali, spendendo poche migliaia di euro. “Vengo spesso a mangiare qui”, spiega Careri mentre cerca inutilmente di dare un ordine ai suoi capelli arruffati, “perché è a due passi dalla sede dell’associazione Stalker”.
E poi non è un posto qualunque: qui Elsa Morante ha scritto La storia, qui hanno girato alcune scene di Bellissima con Anna Magnani, qui Pasolini si è fermato a cena con Pino Pelosi il giorno prima di essere ucciso a Ostia. Nomi che raccontano un’epoca in cui i grandi intellettuali si interessavano alle vicende di chi viveva ai margini della società, di chi abitava nelle baracche, nelle borgate. Oggi gli intellettuali, gli artisti, gli studiosi guardano altrove. A parte qualche rara eccezione, tra cui Francesco Careri. Si mette a ridere quando gli chiedo se è vero che come architetto non punta a costruire niente. Certo, mi spiega, non progetta palazzine per ricchi, non ha voglia di finire sulle riviste di architettura e non è neanche interessato a costruire delle “sculture senza significato”, come definisce i lavori dei grandi architetti. “Ma non m’interessa neanche battermi contro tutto questo”, precisa.

Un nucleo indipendente

Quando racconta la sua vita da studente cambia soggetto, usando il “noi”. Per “noi” intende chi ha partecipato al movimento della Pantera nel 1990, che ha portato alle occupazioni di molte università in tutto il paese: “Il nostro movimento è stato sottovalutato, ma ha segnato tutta una generazione”. Pochissimi sono entrati nei circuiti della politica istituzionale, alcuni sono finiti nei centri sociali, altri – come lui – non hanno preso tessere di partito, ma hanno continuato a essere critici e a parlare in modo indipendente. Da questo nucleo di studenti di architettura nasce Stalker. Careri indica l’altra sponda del Tevere, che vediamo dalla finestra del ristorante. “Lì, nel 1993, Stalker ha fatto la sua prima azione”. A quei tempi la riva del fiume era coperta da cespugli, rovi e spine. I ragazzi di Stalker occuparono il terreno per creare un parco abusivo, “un parco wild”, dice Careri con gli occhi che gli brillano. Poi, invitarono degli artisti e organizzarono delle feste. Una prima esperienza che si ripeterà nel tempo. Dopo aver capito che c’erano delle parti di Roma ancora da sfruttare, altri hanno copiato l’idea. In seguito quel tratto di riva del fiume è stato disboscato e ci hanno costruito la pista ciclabile: il paesaggio wild amato da Careri non c’è più. Da allora il collettivo Stalker non si è più fermato, nel vero senso della parola. Scoprire la città camminando è il motto dell’associazione. Scoprire quella parte di Roma sconosciuta a molti romani, ma dove abitano molti emarginati, e fatta di aree abbandonate, di casali diroccati, di fabbriche dismesse. Il campo Boario, un grande spazio di fronte all’ex mattatoio di Roma, è vicinissimo al centro, ma nel 1999 era completamente abbandonato, come “un buco nero nella città”. Questa volta Careri e gli amici di Stalker non si accontentano di “andare, vedere, capire”. Decidono di intervenire sul tessuto sociale di quel luogo, dove c’è già un centro sociale, una baraccopoli di senegalesi e marocchini, e un grande campo dove i rom kalderash tengono le roulotte. Insieme a un gruppo di curdi creano il centro culturale Ararat. I romani, così, scoprono il mattatoio. E il comune ci mette le mani. L’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, trasforma l’area in una Città delle arti e inaugura, ironia della sorte, una Città dell’altra economia. Ma prima manda via i rom. “Come se loro non fossero l’altra economia per eccellenza”, fa notare con rabbia Careri, perché la comunità di rom istriani era perfettamente integrata nel quartiere. Veltroni avrebbe fatto meglio a valorizzare quest’esempio positivo di insediamento rom nella città, invece di cacciare i nomadi in periferia. Ancora una volta, Stalker e quelli che gravitavano intorno al campo Boario sono espropriati delle loro idee per trovarle realizzate da qualcun altro e, allo stesso tempo, snaturate. Il bilancio per Stalker è negativo: “Siamo stati l’elemento attraverso cui la città è entrata in una realtà per mandare via tutti quelli che ne facevano parte”. Ma Careri non si arrende: “Noi siamo già altrove”. Altrove è dalle parti di Corviale, un palazzone mostruoso lungo un chilometro, dove vivono diecimila persone. Completato nel 1983, fu presentato come un esempio di “architettura moderna, sociale, rivoluzionaria”.
Ma fu subito dimenticato da politici e architetti, e lasciato senza servizi. In poco tempo è diventato sinonimo di degrado urbano. “La gente si vergognava di dire che abitava al Corviale perché tutti pensavano che lì vivessero solo ladri e drogati”, racconta Careri. Con l’aiuto degli abitanti, Stalker mette su una tv di quartiere per raccontare l’altro Corviale, quello di chi ci vive, “gente normalissima” ma percepita come lontana dal modello sociale dominante.

Passeggiata istruttiva

Oggi gli esclusi per eccellenza sono i rom. Careri li incontra di nuovo nel 2005. Nel frattempo è diventato ricercatore del Dipartimento di studi urbani dell’università Roma Tre. Organizza un seminario itinerante e porta i suoi studenti sulle sponde del Tevere. Fa camminare i ragazzi per più di cinquanta chilometri da Ostia a Prima Porta, scoprendo 54 insediamenti piccoli e grandi. Più di duemila persone vivono in tende o in baracche poverissime. Tre anni fa “l’emergenza rom” era ancora lontana e il sindaco Veltroni negava l’esistenza dei campi lungo il fiume. Non sono lontani invece i piani per risolvere definitivamente il problema della sistemazione dei rom in città. Careri fa una smorfia quando parla di “campi della solidarietà”, lasciando intendere l’ipocrisia linguistica che si nasconde dietro i progetti dell’amministrazione Veltroni. Un esempio è il megacampo di Castel Romano, fuori Roma: “Milleduecento persone chiuse in container, intorno a loro neanche un albero, solo ghiaia e polvere”. Da qui nasce l’idea del Savorengo Ker (“casa di tutti”, in lingua romanes), come alternativa radicale alla politica che vuole rinchiudere i nomadi in insediamenti spostati sempre più nelle estreme periferie. Per il suo progetto Careri sceglie il campo Casilino 900, dove da decenni centinaia di rom vivono nelle baracche in mezzo al fango. Careri fa i calcoli in un minuto: un container di 32 metri quadri, che secondo le norme vigenti è sufficiente per sei persone, costa 22mila euro. La “casa di tutti” può costare molto meno e offrire molto di più. Una decina di rom e altrettanti studenti si mettono al lavoro. “Non abbiamo progettato niente”, ride Careri, “la casa è venuta fuori così”. Stalker si è limitata ad ascoltare. “I rom sanno costruire le case”, dice Careri, sottolineando la loro capacità di riciclare i materiali per farne lavandini, finestre, pavimenti. Le foto mostrano una costruzione in legno a due piani, un ampio terrazzo, una scala esterna, “un po’ stile Dallas, come una telenovela”, scherza l’architetto. Comunque è (o meglio “era”) molto più bella del container: è una vera casa in legno di 70 metri quadri, che è costata solo ottomila euro. Savorengo Ker potrebbe diventare un modello, se solo qualcuno fosse interessato a considerare i rom come qualcosa di diverso da un “problema da risolvere”. La casa ha provocato subito reazioni negative. Nessun rappresentante delle istituzioni ha partecipato all’inaugurazione e il municipio (il cui presidente è dei Comunisti italiani) ha fatto fermare i lavori a causa delle proteste degli abitanti del quartiere.
Alla fine la casa è stata misteriosamente incendiata. “Destra, sinistra… quando si parla di rom l’odio è trasversale”, afferma Careri. Di Savorengo Ker è rimasto solo un mucchio di legno annerito. Ma Careri è sicuro che il progetto ha dimostrato molte cose: “La maggior parte dei rom non è nomade ma vuole una casa vera. L’integrazione si raggiunge con la cooperazione tra rom e gagé (i “non zingari”) e non con i progetti che ghettizzano i nomadi. I campi devono essere chiusi. E sostituiti da programmi che aiutino i rom a costruirsi le case da soli”. Il sindaco Gianni Alemanno è deciso ad andare avanti sulla strada “spianata da Veltroni”, che prevede la creazione di nuovi grandi campi. “Magari li faranno con le case in legno, costruite dai rom. Ma non sarebbe la nostra soluzione”. Careri teme solo una cosa: che, ancora una volta, le sue idee vengano prese e snaturate.

Michael Braun è il corrispondente dall’Italia della Tageszeitung di Berlino.

"Internazionale", n. 778
venerdì, 16 gennaio 2009 -
alle ore 15:07 *** link al post *** commenti

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Di Fabrizio (del 19/12/2008 @ 08:57:21, in Italia, visitato 2298 volte)

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Di Fabrizio (del 18/12/2008 @ 08:56:23, in Europa, visitato 2114 volte)

Da Roma_Benelux

by DAVID MARK 09/12/2008 - EUOBSERVER / COMMENT

Con i mercati mondiali fratturati ed i gruppi dell'estrema destra che guadagnano forza in tutto il continente, l'anti-ziganismo è drammaticamente cresciuto negli ultimi anni. Vivendo spesso ai margini della società, i Rom sono diventati il bersaglio di violenza razzista attraverso l'Europa, con attacchi questo autunno in Italia, Repubblica Ceca e Ungheria.

[...] Come avvocato Rom a Bruxelles, mi chiedo cosa significherà la recessione economica per la mia gente?

Le economie sviluppate si stanno indebolendo e nell'Europa dell'est la crisi sta iniziando a rallentare la crescita in maniera drammatica. La recessione economica ci riguarderà tutti, ma colpirà per primi e più forte i Rom. Se non ci saranno al più presto azioni dalla UE, andiamo incontro al disastro.

I leader dei 27 stati membri UE si sono riuniti l'11 dicembre per il summit europeo. I leader UE dovrebbero usare questa opportunità per potenziare la Commissione Europea a sviluppare una Strategia Quadro per l'Inclusione dei Rom, incluse quindi le politiche di sviluppo, coordinamento, controllo e valutazione.

I Rom immigrati dall'est Europa hanno contribuito al boom edilizio, fornendo mano d'opera a buon mercato in Spagna, Italia e altrove. Quando questo boom improvvisamente finirà e le industrie lasceranno migliaia di lavoratori a casa, i Rom saranno i primi a perdere il lavoro, a causa specialmente delle preesistenti discriminazioni e stereotipi negativi.

Per i Rom disoccupati, il quadro è ancora più scuro.

I governi stanno spendendo milioni di euro per stimolare gli affari ed il settore finanziario attraverso incentivi fiscali o prestiti governativi, mentre si restringono i bilanci per le aree come quelle dell'istruzione. Per colmare la lacuna di quanti hanno perso recentemente il lavoro, gli stati intendono approntare programmi che aiutino le famiglie numerose ed i disoccupati a lungo termine.

Una volta che i programmi di assistenza vengono tagliati, non vengono più restaurati. Questi programmi erano già stati criticati intensamente prima della crisi; molti politici li intendevano eccessivamente pesanti anche per un periodo economico migliore. Alcuni critici ritengono che senza questa rete di salvataggio,  i disoccupati a lungo termine saranno più motivati nel cercare lavoro. Ma quando questo è stato tentato, è fallito.

Per risolvere problemi come la disoccupazione a lungo termine e la povertà, dobbiamo rivolgerci alle loro cause sistematiche. Per i Rom questo significa sfidare le discriminazioni e ampliare le opportunità per lo sviluppo dell'istruzione e delle capacità.

Anti-ziganismo

La crisi finanziaria obbligherà l'inclusione Rom ad abbassare i propri obiettivi? Con un'estrema destra in crescita e l'economia sotto sforzo, se non sarà sotto controllo l'anti-ziganismo diventerà sempre più rampante. Cresceranno le tensioni tra i Rom e la popolazione maggioritaria.

Il mese scorso, atti di violenza squadrista sono stati rivolti contro la comunità Rom di Litvinov, nella Repubblica Ceca, mentre in Ungheria estremisti di destra hanno ucciso quattro Rom durante alcuni incendi dolosi. Abbiamo paura che altri governi europei seguiranno la voce dell'Italia, patrocinando il profilo razziale e misure anti-Rom per rispondere ad una popolazione arrabbiata. I programmi di integrazione si arresteranno col taglio dei servizi sociali, ed i Rom saranno più marginalizzati di prima.

In un'Unione Europea, le economie sono interdipendenti, e temi come quelli delle migrazioni incrociano con le opportunità istruttive e le condizioni sociali nel continente. Nel 2008, abbiamo visto che l'esclusione sociale in Romania può essere un problema italiano, spagnolo o francese. Sono sfide condivise e dobbiamo progettare assieme le nostre strategie. Mentre i finanziamenti possono essere limitati in questi tempi difficili, azioni coordinate e standard chiari assicureranno il massimo da ogni sforzo.

L'Europa non può permettersi di avere circa 10 milioni di cittadini incapaci di affrontare un'economia moderna perché sono stati obbligati nelle scuole speciali. Non può permettersi crisi sanitarie che nascono in quelle comunità dove sono stati tagliati i servizi sociali. Nemmeno può permettersi la violenza e l'insicurezza incoraggiate da attitudini razziste.

Se i Rom vogliono rompere il circolo vizioso della povertà, i programmi di istruzione effettiva, salute e anti-discriminatori sono critici. La crisi finanziaria rende le tematiche Rom più urgenti che mai, e soltanto un'azione UE concertata ed a lungo termine creerà il cambio di cui abbiamo bisogno.

David Mark is co-ordinator of the European Roma Policy Coalition and a Soros Fellow

© 2008 EUobserver.com. All rights reserved. Printed on 09.12.2008.

 

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Di Fabrizio (del 17/12/2008 @ 09:54:32, in Europa, visitato 2410 volte)

Da Bitish_Roma

Ustiben report
La polizia del terrore picchia ad un matrimonio a Dale Farm
By Grattan Puxon

Per i giovani Danny e Nora doveva essere il più giorno della vita. Il servizio presso la Chiesa di Nostra Signora, a Wickford, è stato un evento vissuto pienamente da tutta la comunità di Dale Farm. Una limousine li aveva appena portati al ricevimento nuziale presso il Canary Wharf di Londra.

Era stata prenotata una sala a venticinque miglia da Basildon nella speranza di evitare problemi con i razzisti. Ma è stata la Polizia Metropolitana ad intervenire. Come fotografa freelance di matrimoni la giornalista Jess Hurd si era posta all'esterno  quando le sono piombati addosso i ragazzi in blu.

Non si sa chi abbia chiamato al Ramada Hotel. Ma appena Hurd iniziò a filmare, le si disse di bloccarsi sotto la minaccia della Sezione 44 della Legge sul Terrorismo.

La sua videocamera è stata requisita per dei controlli. Poi è stata interrogata sul fatto che potesse avere dei contatti con terroristi, dato che si trovava in un'area delicata vicino all'aeroporto della città. Tuttavia, anche un cieco poteva giudicare che faceva parte della celebrazione di una cerimonia nuziale, alla presenza di ospiti gioiosi.

E' obbligatorio dire, che la Hurd furibonda per la condotta della polizia, metterà in campo i suoi avvocati. Inoltre sta segnalando quanto accaduto, come componente dell'Unione Nazionale dei Giornalisti presso una conferenza domani a Parigi.

Il suo argomento in agenda è il trattamento dei Rom in Europa. Intende evidenziare il lungo assedio di Dale Farm e laminaccia di radere al suolo questo villaggio stabile dei Viaggianti. Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council, il cui nipote Danny Sheridan stava per sposare la residente Nora Quilligan, ha celebrato anche il suo 40° compleanno il 10 dicembre.

"Questo incidente non avrebbe potuto essere gestito in maniera più inetta ed offensiva," dice Sheridan. "Durante la festa di matrimonio di una giovane coppia e nel Giorno dei Diritti Umani."

E' stato il terzo di quattro matrimoni tenutisi in rapida successione dalle famiglie di Dale Farm, ansiose di celebrare il matrimonio prima del Nuovo Anno, quando il tribunale d'appello giudicherà se il consiglio di Basildon può mettere in opera lo sgombero totale sinora rimandato. Quarantadue anni fa, il 10 dicembre 1966, venne fondato il Gypsy Council in un pub del Kent, sulla cui porta era posto il segnale "No Zingari".

Jess Hurd
Photographer


www.jesshurd. com
www.reportdigital. co.uk
www.thebppa. com/Jess- Hurd

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Di Fabrizio (del 17/12/2008 @ 09:32:57, in Europa, visitato 2168 volte)

Da La voix des Rroms

Lo scorso mercoledì 10 dicembre, circa 300 Rrom venuti da tutta la regione parigina, originari della Romania, della Bulgaria, della Slovacchia e ancora da altre parti, hanno manifestato davanti alla rappresentanza della Commissione Europea a Parigi, per chiedere la cessazione delle espulsioni, un trattamento umano e il libero accesso al lavoro in Francia.

La foto racconta qualcosa di più. Il cartello ripreso dalla foto si rivolge a quelli che Georges Brassens citava nella canzone "L'auvergnat", troppo occupati "ad integrare" gli altri per rendersi conto che si tratta di essere umani "dotati di ragioni e dignità", come dice la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In effetti, nel dipartimento 93 un certo numero di MOUS (Controllo d'opera urbana e sociale) hanno iniziato ad operare. Consistono nel parcheggiare i Rrom come bestiame in luoghi chiusi e protetti, dove non possono ricevere nessuno, e neanche i mezzi d'informazione hanno diritto ad entrare, e naturalmente senza alcuna possibilità di lavoro. Lo stato partner di questi progetti, non accorda loro questo diritto, ma nel contempo richiede loro un contributo di 30 euro al mese. Come possono guadagnare questi soldi, se legalmente non possono lavorare?

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Di Fabrizio (del 16/12/2008 @ 09:35:40, in Italia, visitato 3156 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Con il pretesto di contrastare l’immigrazione clandestina i recenti provvedimenti del Governo e del Parlamento, colpiscono tutti gli immigrati, soprattutto coloro che vivono e lavorano regolarmente nel nostro paese rispettando le leggi.
L’integrazione diventa un percorso ad ostacoli che esclude e inibisce i percorsi positivi di inserimento dei migranti nella società italiana.
Il fondo Nazionale per l’integrazione è passato da 100 milioni di euro a 5 milioni e tra le proposte contenute in finanziaria vi è l’introduzione del requisito di dieci anni di residenza per l’accesso al piano casa ed all’assegno sociale.
Il disegno di leggge sulla sicurezza, in discussione al Senato, in nome di un malinteso concetto di sicurezza, stravolge le norme sull’immigrazione, riducendo fortemente i diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di precarietà, ricatto e sfruttamento, con gravi ripercussioni sulla pacifica convivenza nella società.
L'insieme dei provvedimenti proposti, se approvati, contraddicono le norme internazionali sui diritti umani fondamentali e la stessa Costituzione italiana che afferma la pari dignità sociale delle persone, senza distinzione di sesso, razza, lingua o religione. In particolare:

- si introduce il reato di clandestinità
- si ostacola il ricongiungimento familiare, che da sempre costituisce un elemento forte di stabilità e di integrazione
- si riducono le tutele dei rifugiati e dei minori
- si tagliano le risorse per i corsi d’italiano e si istituiscono le classi differenziate
- si restringe l’assistenza sanitaria, prevedendo un obbligo, per i medici e il personale sanitario, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di curarsi
- si rendono più difficili i matrimoni misti
- si esaspera il criterio della idoneità alloggiativa
- si istituisce il permesso a punti e una tassa per ogni pratica di rilascio e di rinnovo di 200 euro (attualmente è di 72 euro), un balzello ingiusto e oneroso per i migranti che attendono anche più di un anno una risposta sul permesso di soggiorno che - quando arriva – molte volte già è scaduto
- si propone il blocco dei flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri, misura propagandistica ed inutile, che chiude la strada all’immigrazione regolare e non fa nulla per dare risposta all’estesissima presenza di irregolarità, lavoro nero, e violazione dei diritti fondamentali.

Noi contestiamo questi provvedimenti e chiediamo al Parlamento di riformare le norme sull’immigrazione garantendo:

1. una seria ed efficace programmazione degli ingressi nel 2009, in misura funzionale al mercato del lavoro
2. una risposta coraggiosa al problema dei lavoratori immigrati senza permesso, dando loro una chance per emergere da una vita di lavoro nero e assenza di diritti.
3. parità di diritti e superamento delle discriminazioni sul lavoro e nell’accesso a scuola, sanità e stato sociale;
4. riforma della cittadinanza e diritto di voto.

Per queste ragioni promuoviamo per il giorno giovedì 18 dicembre, giornata dedicata dalle Nazioni Unite ai diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e delle loro famiglie, un presidio a Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 (Largo Chigi – Colonna).
Nello stesso giorno, nelle stesse ore si effettueranno presidi davanti alle Prefetture delle più importanti città d’Italia.
Seguono Sigle

1. Antigone
2. ARCI
3. ASGI
4. Cantieri Sociali
5. Centro Astalli/JRS
6. CGIL
7. CIR
8. CIPSI
9. CNCA
10. DVF – Per il diritto degli stranieri a vivere in
famiglia
11. Emmaus Italia
12. Servizio Rifugiati e Migranti - Federazione Chiese
Evangeliche in Italia
13. Federazione Rom e Sinti Insieme
14. Fondazione Di Liegro
15. Gruppo Abele
16. La casa dei diritti sociali – FOCUS
17. Libera
18. Lunaria
19. OsservAzione
20. Senza Confine
21. Sbilanciamoci
22. SOS Razzismo
23. Terra del Fuoco
24. UIL
25. Unione Inquilini Roma e Lazio

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Ricevo da Maria Grazia Dicati

Con il pretesto di contrastare l’immigrazione clandestina i recenti provvedimenti del Governo e del Parlamento, colpiscono tutti gli immigrati, soprattutto coloro che vivono e lavorano regolarmente nel nostro paese rispettando le leggi.

L’integrazione diventa un percorso ad ostacoli che esclude e inibisce i percorsi positivi di inserimento dei migranti nella società italiana.

Il fondo Nazionale per l’integrazione è passato da 100 milioni di euro a 5 milioni e tra le proposte contenute in finanziaria vi è l’introduzione del requisito di dieci anni di residenza per l’accesso al piano casa ed all’assegno sociale.

Il disegno di legge sulla sicurezza, in discussione al Senato, in nome di un malinteso concetto di sicurezza, stravolge le norme sull’immigrazione, riducendo fortemente i diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di precarietà, ricatto e sfruttamento, con gravi ripercussioni sulla pacifica convivenza nella società.

L'insieme dei provvedimenti proposti, se approvati, contraddicono le norme internazionali sui diritti umani fondamentali e la stessa Costituzione italiana che afferma la pari dignità sociale delle persone, senza distinzione di sesso, razza, lingua o religione. In particolare:

- si introduce il reato di clandestinità;
- si ostacola il ricongiungimento familiare, che da sempre costituisce un elemento forte di stabilità e di integrazione;
- si riducono le tutele dei rifugiati e dei minori;
- si tagliano le risorse per i corsi d’italiano e si istituiscono le classi differenziate;
- si restringe l’assistenza sanitaria, prevedendo un obbligo, per i medici e il personale sanitario, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di curarsi;
- si rendono più difficili i matrimoni misti;
- si esaspera il criterio della idoneità alloggiativa;
- si istituisce il permesso a punti e una tassa per ogni pratica di rilascio e di rinnovo di 200 euro (attualmente è di 72 euro), un balzello ingiusto e oneroso per i migranti che attendono anche più di un anno una risposta sul permesso di soggiorno che - quando arriva – molte volte già è scaduto;
- si propone il blocco dei flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri, misura propagandistica ed inutile, che chiude la strada all’immigrazione regolare e non fa nulla per dare risposta all’estesissima presenza di irregolarità, lavoro nero, e violazione dei diritti fondamentali.

Noi contestiamo questi provvedimenti e chiediamo al Parlamento di riformare le norme sull’immigrazione garantendo:

1. una seria ed effiace programmazione degli ingressi nel 2009, in misura funzionale al mercato del lavoro;
2. una risposta coraggiosa al problema dei lavoratori immigrati senza permesso, dando loro una chance per emergere da una vita di lavoro nero e assenza di diritti;
3. parità di diritti e superamento delle discriminazioni sul lavoro e nell’accesso a scuola, sanità e stato sociale;
4. riforma della cittadinanza e diritto di voto.

Per queste ragioni promuoviamo per il giorno giovedì 18 dicembre, giornata dedicata dalle Nazioni Unite ai diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e delle loro famiglie, un presidio a Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 (Largo Chigi – Colonna).

Nello stesso giorno, nelle stesse ore si effettueranno presidi davanti alle Prefetture delle più importanti città d’Italia.

Aderiscono all’appello:
Antigone, ARCI, ASGI
Cantieri Sociali
Centro Astalli/JRS
CGIL
CIR
CIPSI
CNCA
Emmaus Italia
Federazione Chiese Evangeliche in Italia
Federazione Rom e Sinti Insieme
Gruppo Abele
Libera
Lunaria
Sbilanciamoci
SOS Razzismo, Terra del Fuoco, UIL

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