Ricevo da Maria Grazia Dicati
Con il pretesto di contrastare l’immigrazione clandestina i recenti
provvedimenti del Governo e del Parlamento, colpiscono tutti gli immigrati,
soprattutto coloro che vivono e lavorano regolarmente nel nostro paese
rispettando le leggi.
L’integrazione diventa un percorso ad ostacoli che esclude e inibisce i percorsi
positivi di inserimento dei migranti nella società italiana.
Il fondo Nazionale per l’integrazione è passato da 100 milioni di euro a 5
milioni e tra le proposte contenute in finanziaria vi è l’introduzione del
requisito di dieci anni di residenza per l’accesso al piano casa ed all’assegno
sociale.
Il disegno di legge sulla sicurezza, in discussione al Senato, in nome di un
malinteso concetto di sicurezza, stravolge le norme sull’immigrazione, riducendo
fortemente i diritti dei migranti, uomini e donne da tenere in condizioni di
precarietà, ricatto e sfruttamento, con gravi ripercussioni sulla pacifica
convivenza nella società.
L'insieme dei provvedimenti proposti, se approvati, contraddicono le norme
internazionali sui diritti umani fondamentali e la stessa Costituzione italiana
che afferma la pari dignità sociale delle persone, senza distinzione di sesso,
razza, lingua o religione. In particolare:
- si introduce il reato di clandestinità;
- si ostacola il ricongiungimento familiare, che da sempre costituisce un
elemento forte di stabilità e di integrazione;
- si riducono le tutele dei rifugiati e dei minori;
- si tagliano le risorse per i corsi d’italiano e si istituiscono le classi
differenziate;
- si restringe l’assistenza sanitaria, prevedendo un obbligo, per i medici e il
personale sanitario, di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di
curarsi;
- si rendono più difficili i matrimoni misti;
- si esaspera il criterio della idoneità alloggiativa;
- si istituisce il permesso a punti e una tassa per ogni pratica di rilascio e
di rinnovo di 200 euro (attualmente è di 72 euro), un balzello ingiusto e
oneroso per i migranti che attendono anche più di un anno una risposta sul
permesso di soggiorno che - quando arriva – molte volte già è scaduto;
- si propone il blocco dei flussi d’ingresso dei lavoratori stranieri, misura
propagandistica ed inutile, che chiude la strada all’immigrazione regolare e non
fa nulla per dare risposta all’estesissima presenza di irregolarità, lavoro
nero, e violazione dei diritti fondamentali.
Noi contestiamo questi provvedimenti e chiediamo al Parlamento di riformare le
norme sull’immigrazione garantendo:
1. una seria ed effiace programmazione degli ingressi nel 2009, in misura
funzionale al mercato del lavoro;
2. una risposta coraggiosa al problema dei lavoratori immigrati senza permesso,
dando loro una chance per emergere da una vita di lavoro nero e assenza di
diritti;
3. parità di diritti e superamento delle discriminazioni sul lavoro e
nell’accesso a scuola, sanità e stato sociale;
4. riforma della cittadinanza e diritto di voto.
Per queste ragioni promuoviamo per il giorno giovedì 18 dicembre, giornata
dedicata dalle Nazioni Unite ai diritti dei lavoratori e lavoratrici migranti e
delle loro famiglie, un presidio a Roma dalle ore 10.00 alle ore 14.00 (Largo
Chigi – Colonna).
Nello stesso giorno, nelle stesse ore si effettueranno presidi davanti alle
Prefetture delle più importanti città d’Italia.
Aderiscono all’appello:
Antigone, ARCI, ASGI
Cantieri Sociali
Centro Astalli/JRS
CGIL
CIR
CIPSI
CNCA
Emmaus Italia
Federazione Chiese Evangeliche in Italia
Federazione Rom e Sinti Insieme
Gruppo Abele
Libera
Lunaria
Sbilanciamoci
SOS Razzismo, Terra del Fuoco, UIL