I tifosi avversari lo chiamano così, pensando di insultarlo. Viene da una
famiglia che lavora i metalli secondo la tradizione Rom. E che nel tempo ha
creato un piccolo impero siderurgico. A cui anche lui si dedica appena esce dal
campo
(14 maggio 2012) "Andrea Pirlo resterà con noi e finirà la sua carriera al
Milan", disse Silvio Berlusconi nell'agosto 2009. Un impegno concreto, uno dei
tanti. Due anni dopo, il centrocampista italiano più forte dell'ultimo decennio
- non è un giudizio, è un'evidenza - è stato ceduto alla Juventus. A Torino è
stato decisivo per uno scudetto che chiude il periodo infernale per la Juve,
condannata per Calciopoli, privata del titolo del 2005 e del 2006, retrocessa in
serie B e reduce da due settimi posti indegni della tradizione gobba.
Un autogol di mercato così clamoroso non si vedeva dal 2001, quando l'Inter di
Massimo Moratti cedette al Milan il centrocampista italiano più forte del
decennio a venire. Cioè, sempre Pirlo. L'estate scorsa a Milanello dicevano che
il regista di Flero (Brescia) era vecchio, che era rotto e che costava caro. Non
più caro, rotto e vecchio di tanti altri rossoneri, come si è potuto notare. Di
sicuro, più orgoglioso di molti compagni e per ragioni che vanno oltre le righe
di un campo di calcio.
L'uomo chiave dello scudetto juventino non è solo un grande giocatore. E' anche
un industriale siderurgico di etnia politicamente scorretta e sospette simpatie
progressiste. Così, quando Adriano Galliani gli ha chiesto di ridursi lo
stipendio a 2 milioni di euro netti, Andrea metallurgico ferito nell'onore ha
fatto il borsone ed è partito alla volta dello Juventus stadium, dove un altro
Andrea, di cognome Agnelli, gli ha offerto il doppio dell'ingaggio: 4 milioni
netti più bonus legati ai risultati. Risultati che sono arrivati subito, prima
ancora di quanto lo stesso Agnelli pensasse. Tra industriali ci si intende,
fatte salve le proporzioni.
Il gruppo Pirlo è composto da una mezza dozzina di aziende tra Flero e Castel
Mella, dove inizia la Bassa bresciana, terra piatta e nebbiosa molto diversa
dalle valli dei tondinari a nord della città. La capogruppo, guidata dal padre
Luigi, si chiama Elg steel e, nell'insieme, tiene piuttosto bene in tempi di
recessione. I ricavi dalla produzione di tubi tondi e quadrati sono passati dai
41 milioni del 2004 ai 63 del 2010 con un picco di 72 milioni nel 2008. I
bilanci sono in equilibrio e le spese per il personale si aggirano intorno ai 4
milioni di euro, la metà di quello che la Juventus spende, a costi aziendali,
per il solo centrocampista con la maglia 21, stesso numero che porta in
Nazionale.
Nella società fondata dal padre trent'anni fa, Andrea ha una piccola quota
attraverso la sua holding personale Ap 10. Poteva limitarsi a quello e agli
investimenti in immobiliare che fanno tutti i calciatori. Che fa anche lui, del
resto. E che fa bene. Il patrimonio di Ap 10 supera i 15 milioni di euro, in
larga parte edifici a Brescia, una villa a Forte dei Marmi, un appartamento in
via Moscova a Milano e un intero edificio acquistato a marzo del 2011
nell'altrettanto pregiato corso Magenta al civico 10. Non poteva mancare
l'azienda vitivinicola, la Pratum Coller sempre nella bassa bresciana, dove
Pirlo si esibisce con uve marzemino, sangiovese e trebbiano messe in botte nelle
cantine di una cascina medievale.
Ma l'amore per la siderurgia è una passione fisica dominante. Non c'è altro modo
per spiegare quello che passa per la testa di un tizio che il 23 maggio 2007
vince la finale di Champions league contro il Liverpool ad Atene e meno di
quarantotto ore dopo, il 25 maggio 2007, sì e no il tempo di tornare dalla
Grecia, fonda a Brescia la Fidbon che di mestiere fucina, imbutisce (sic),
stampa e profila metalli per circa 3 milioni di euro di ricavi annuali.
La ragione profonda di questo attaccamento va al di là di una logica di
investimenti diversificati ed è legata alle origini della famiglia del
calciatore che, dal lato paterno, avrebbe discendenza sinti, una delle etnie
romanì, la stessa del chitarrista jazz Django Reinhardt. Il commercio e la
lavorazione dei metalli è uno dei mestieri tradizionali delle comunità romanì.
Negli stadi li chiamano zingari e, di solito, la definizione è seguita da
apprezzamenti razzisti. Il giocatore non ha mai voluto commentare la questione,
alquanto problematica in un ambiente dove ancora si lanciano le banane ai
giocatori africani e alcune curve espongono simboli nazifascisti. Senza
dimenticare il sindaco di Chieti che, lo scorso marzo, ha definito con disprezzo
"mezzo rom" l'allenatore boemo
Grosseto: Covava in silenzio i suoi propositi di vendetta sportiva da quattro
anni e mezzo, da quel match contro Giuseppe Lauri, ancora valevole per il titolo
dell'Unione Europea del quale era campione, dominato in sei riprese su sei e poi
perduto per un momento di incredibile confusione nel quale forse lui non è stato
l'unico colpevole. Stiamo parlando di Michele Di Rocco che stasera, sul ring di
Vicenza, accompagnato da Rosanna Conti Cavini, ha impiegato una manciata di
secondi per cancellare questa brutta macchia e per ritornare ai propositi di una
grande carriera che si erano interrotti a Livorno del 2007. Suo avversario
ancora quel Giuseppe Lauri che era l'unica macchia rossa nel suo curriculum dei
precedenti 34 match da professionista. Una vittoria che ha portato alle lacrime
in albergo, davanti alla tv, anche un "duro" della boxe italiana come Umberto
Cavini, che per uno stato di malessere non se l'é sentita di essere di persona a
bordo ring a vedere quello che è stato da sempre il pupillo dell'organizzazione
della moglie e il ragazzo per il quale lui e Rosanna Conti Cavini hanno fatto
mille sacrifici, intuendone le grandi potenzialità. E Michele Di Rocco ha
finalmente ripagato, o meglio dire iniziato a ripagare, i sacrifici dei suoi
promoter e della sua manager Monia Cavini. Per lui è adesso d'obbligo parlare di
match con il titolo Europeo vero e proprio in palio, ma non si escludono altre
strade per dare finalmente una svolta in senso grandioso alla carriera di questo
ragazzo.
Il match ha vissuto di poche ma significative battute. Presentatosi al massimo
della forma grazie allo strepitoso lavoro fatto in due mesi di sacrifici a Roma
sotto le cure del maestro Carlo Maggi, Di Rocco ha preso immediatamente
l'iniziativa e ha scosso con un gran destro Lauri, che si è rifugiato
all'angolo. Qui Di Rocco lo ha tempestato con una serie di dieci colpi al corpo
e al viso, prima di esplodere una poderosa combinazione gancio destro e gancio
sinistro che ha spento le lampadine all'avversario. All'arbitro Muratore non è
servito altro che decretare l'impossibilità di Lauri di combattere e designare
la vittoria per ko alla prima ripresa di Michele Di Rocco, che insieme alla
cintura di campione dell'Unione Europea dell'Unione Europea torna anche in
possesso della sicurezza che, adesso, il futuro non può far altro che
sorridergli.
Di Fabrizio (del 23/04/2012 @ 09:12:23, in sport, visitato 2235 volte)
Francesco Caladra, regista motivato e sognatore, ha girare un film sui rom e
con i rom del suo quartiere, "La palestra".
Non senza resistenze e ingenuità, Francesco si lascia trasportare nel mondo rom
e si ritrova nella palestra di pugilato del quartiere, gestita proprio dai rom.
Nella cornice di un film a tratti comico, sul ring de "La Palestra" l'incontro
tra due culture.
La Palestra è un progetto (fiction con inserimenti di sequenze
documentaristiche) che nasce dal lavoro di anni nel quartiere di periferia: San
Donato a Pescara.
L'esigenza dell'indagine sulle periferie è scaturita dalla volontà di opporsi a
una "letteratura" che mostra questi quartieri soltanto quali vivai di violenza e
illegalità, per mettere in risalto quanta risorsa si possa ancora trovare
nell'autenticità e genuinità della maggior parte dei cittadini che li abitano.
Il film che il regista aveva pensato e scritto rimane gli dà la possibilità di
mettere in ridicolo se stesso, il suo mondo di provenienza e la sua onniscienza.
Un film miracolosamente viene realizzato, ed è anche il frutto del contributo
artistico di diversi professionisti pescaresi e abruzzesi, dagli autori della
fotografia, alle maestranze, agli autori delle musiche.
"LA PALESTRA"un film di Maria Grazia Liguori e Francesco
Calandra con Enrico Di Rocco (tesoriere dell'associazione Centro studi Ciliclò),
Moreno Di Rocco e Samira Bacci.
Soggetto di F. Calandra, M.G. Liguori L. Raimondi S.
Santini
Sceneggiatura M.G. Liguori e F. Calandra
regia F. Calandra
Fotografia Alessio Tessitore
Operatore Lorenzo Gobeo
Sono presa diretta Pierpaolo Di Giulio
Scene e costumi Silvia Stellabotte assistente
Giorgia Grossi
Musiche originali M.A.T. Marcello Allulli Trio, Andrea
Moscianese, CUBA Kabbal, Arcangelo Spinelli, Germano Cesaroni
Segreteria di produzione Isabella Micati
Montaggio Valerio Spezzaferro Giuliano Panaccio
Francesco Calandra
Foto di scena Laura Angeloni – Studio ANNILUCE
Produzione esecutiva GarageLab
Girato in: HD, Super 16mm, miniDV Italia, 2012, 70'
Today's ZamanNon ci sono diritti umani per i Rom - by
ORHAN KEMAL CENGİZ
Sono molto bravo a calcio balilla. L'ultima partita è stata negli USA durante un
viaggio. I miei concorrenti furono davvero sorpresi per il mio talento. Che ci
crediate o no, da giovane ero ancora meglio.
Quando andavo alle superiore, nella nostra scuola c'era uno studente rom.
All'inizio del corso, capii che nessuno voleva sedersi vicino ad Hasan. Ero
l'unico a condividere con lui una panca o un tavolo. Con gli anni diventammo
buoni amici. Suo padre aveva un negozio di biliardini e dopo un po' di tempo
iniziammo ad andare in negozio tutti i giorni. In quanto amico di Hasan, per me
giocare era gratis. Fu così che diventai un campione. In quell'anno, non solo
imparai a giocare a calcio balilla, ma divenni anche cosciente di ogni tipo di
vergognoso pregiudizio verso i Rom. Gli altri alunni mi sussurravano alle
orecchie ogni tipo di pregiudizio sui Rom, per disturbare la mia amicizia con
Hasan.
Mi sono ricordato di tutto ciò mentre leggevo l'eccellente rapporto di Thomas Hammarberg,
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa (CoE), "Diritti umani di
Rom e Viaggianti in Europa", appena pubblicato. Quando l'ho letto, ho capito che
non è cambiato quasi niente dalla mia infanzia, riguardo ai pregiudizi sui Rom.
Come sottolinea Hammarberg nel suo rapporto, non ci sono miglioramenti nella
situazione complessiva in Europa, in cui "le discriminazioni e gli altri abusi
nei diritti umani contro i Rom... si sono aggravati e nessun governo europeo può
vantare risultati di successo..."
Vorrei anche condividere con voi alcune parti che sottolineerei nel rapporto di Hammarberg:
"I Rom sono stati collettivamente stigmatizzati come criminali, in dichiarazioni
sorprendentemente ampie, anche nei tempi recenti. Un esempio è la Francia, dove
il governo ha deciso di deportare i migranti rom..."
Richiama l'attenzione sui collegamenti tra dichiarazioni xenofobe ed attacchi
contro i Rom in Europa: "La disgraziata retorica di alcuni candidati nel corso
delle elezioni 2008 in Italia, è stata seguita da brutti incidenti di
violenza..." E naturalmente anche i media: "Anche gli stereotipi antizigani
continuano ad essere diffusi e perpetuati dai media di tutta Europa. Numerosi
giornali e media radiotelevisivi riportano dei Rom... soltanto in contesto di
problemi sociali e crimini."
Le discriminazioni nell'istruzione, nell'alloggio, nell'impiego e nella vita
quotidiana sollevano tutte grande preoccupazione: "Diverse migliaia di Rom in
tutta Europa non sono stati scolarizzati, in toto o in parte... politiche che
separano a scuola i bambini rom dagli altri in diversi stati membri del
Consiglio d'Europa (...) Discriminazioni nell'accesso all'alloggio riportate in
diversi stati membri, spesso prendendo forme come il diniego dell'accesso
all'affitto pubblico e privato su piani di parità, o persino il rifugio di
vendere case ai Rom (...) La discriminazione endemica combinata con l'istruzione
di bassa qualità, sembra vanificare gli effetti delle emergenti politiche
d'impiego rivolte ai Rom (...) Vengono segnalate discriminazioni nell'accesso ad
alberghi, discoteche, ristoranti, bar, piscine pubbliche ed altre strutture
ricreative..."
In questo rapporto, non solo
Hammarberg ci illustra i problemi dei Rom, ma sviluppa anche alcuni consigli
utili se non provocatori. Come questo: "Dovrebbero stabilirsi delle commissioni
inquirenti in diversi paesi europei, per stabilire la verità sulle atrocità di
massa contro i Rom. Idealmente, questo dovrebbe essere un impegno pan-europeo.
Un resoconto completo ed il riconoscimento di questi reati, potrebbero in
qualche modo ripristinare la fiducia dei Rom verso la società maggioritaria."
Raccomando a tutti i miei lettori di leggere e riflettere su questo rapporto.
Di Fabrizio (del 03/04/2012 @ 09:56:31, in sport, visitato 1609 volte)
Siamo una associazione sportiva di giovani rom nata sei mesi fa per riuscire
a fare sport per i giovani rom che vivono all' interno del campo rom di Pontina.
Nel più grande insediamento della capitale abitano tre comunità Rom, che
ospitano più di 1.250 persone, tra cui molti adolescenti, ragazzi rom che
vivono da anni nel campo di Pontina e non riescono ad uscire dalla
emarginazione e dal degrado sociale. Nel 2005 furono sistemati "temporaneamente"
nel parco di Decima-Malafede - Castel Romano - dall'amministrazione comunale
dall'ex sindaco Walter Veltroni.
Ma da più di 7 anni i ragazzi non sono mai riusciti a fare sport per stare
bene con altri ragazzi fuori dal campo. Il campo dove noi abitiamo è privo di
mezzi pubblici e situato in una zona che non ha transito ai pedoni. Infatti, per
prendere l'autobus bisogna andare 7 chilometri avanti, una fermata nei pressi
del bar di Monte d'oro e una a Tor dè Cenci, a 17 chilometri da dove abitiamo.
I ragazzi qualche volta giocano a calcio nel campo e a volte può succedere
che si facciano male. Questo perché non abbiamo un campo sportivo dove giocare
nel nostro campo. Ci sono più di 600 ragazzi e ragazze che non fanno sport, ma
più della metà vorrebbe farlo. Ma non riescono perché non hanno un mezzo per
andare a praticare qualche attività sportiva. Ecco perche abbiamo costituito
l'associazione Sporting Rom che vuole promuovere lo sport di
base,la democrazia sportiva e la partecipazione dei giovani rom nello sport,
così da riuscire ad integrasi con altri ragazzi nella società.
L'associazione Sporting Rom nella manifestazione podistica organizzata dall'UISP
il 15 aprile, Vivicittà, parteciperà come organizzatrice della gara non
competitiva di 4 chilometri. Parte del ricavato servirà per contribuire
all'acquisto di un pulmino a 9 posti per accompagnare i ragazzi a fare attività
sportive, visto che sono molti gli impianti sportivi comunali del XII municipio
che vogliono ospitarci.
Per noi rom sarebbe fondamentale avere un pulmino perché siamo convinti che
lo sport sia un importante forma di aggregazione e integrazione.
Solo la cultura permette di gettare un ponte tra mondi distanti.
A Genova il regista Marco Di Gerlando ha iniziato le riprese del cortometraggio
"SEO" su un soggetto di Sergio Cizmic.
Sergio Cizmic è l'unico mediatore culturale rom presente in Liguria. Si è
formato presso il corso di formazione che abbiamo tenuto a Genova tre anni fa
con la collaborazione della Comunità di Sant'Egidio e della Regione Liguria.
Sergio oltre al lavoro di mediatore, svolge anche quello di istruttore di nuoto
presso una delle principali società sportive di Genova.
Incontro Sergio e Marco in una pausa del loro lavoro.
- Sergio, di cosa parla il cortometraggio?
- E' la mia storia. La storia di un bambino rom il cui unico sogno era quello di
nuotare. Da piccolo volevo andare in piscina, ma il cassiere non mi faceva mai
entrare. Andavo con il mio soldo per fare il biglietto e lui mi diceva sempre
che la piscina era occupata. Sentiva il mio accento, mi riconosceva rom e mi
mandava via. Un giorno, poi, grazie a un istruttore di nuoto riuscii ad entrare
e la mia vita cambiò.
- In piscina, ora che sei istruttore, sanno che sei rom?
- Si, insegno nuoto ai bambini e alcuni genitori lo sanno. Mai avuto problemi
con loro e, anzi, spesso mi chiedono di raccontargli del mio popolo. Anche con
il personale della piscina non ho problemi. Lavoriamo insieme senza pregiudizi.
- Qual è l'obbiettivo del cortometraggio?
- Far conoscere ciò che la piazza non sa. Quanti rom onesti subiscono
discriminazioni per essere assimilati a uno stereotipo. Quanti sogni di bambini
si infrangono sui pregiudizi. Io non nego l'esistenza di rom che rubano, dico
solo che esistono anche rom onesti. Purtroppo noi rom non scendiamo mai in
piazza per difendere il diritto ad essere rispettati. Per fortuna ci sta
pensando la Comunità Europea a bacchettare l'Italia per le discriminazioni nei
confronti delle minoranze rom e sinte. E' notizia di questi giorni la
pubblicazione delle Osservazioni Conclusive sull'Italia del Comitato per
l'Eliminazione della Discriminazione Razziale, in cui si dice che permangono
serie preoccupazioni per quanto accade nel nostro Paese a proposito delle
discriminazioni istituzionali subite da rom e sinti. Purtroppo queste notizie
non vanno mai sui giornali. Come sui giornali non è mai andata la notizia che
anche noi rom di Genova siamo andati a spalare il fango per ripulire la città
dopo l'alluvione. Speriamo che Marco Doria, se diverrà nuovo sindaco, si ricordi
anche di noi rom e sinti.
Mi rivolgo a Marco Di Gerlando.
- Eri mai entrato in un campo nomadi?
- Mai. Avevo letto la sceneggiatura di Sergio e mi aveva emozionato subito.
Quando sono entrato per la prima volta nel campo, non mi aspettavo di vedere
nulla di simile. Ho provato un'emozione fortissima. In quella situazione
soffocante, ho trovato però uno straordinario spirito di gruppo tra i rom. Non è
facile conservarlo in situazioni estreme come quelle di un campo nomadi.
E' stata un'esperienza indimenticabile. Non avevo mai conosciuto rom prima di
allora. Avevo come tutti dei pregiudizi, ma è bastato entrare lì dentro per
capire tante cose. Il pregiudizio frena il nostro arricchimento culturale e
limita il pensiero.
Il nostro cortometraggio, ad ogni modo, non fa la morale a nessuno, vuole solo
raccontare una storia che vale la pena di essere raccontata.
Qualche anno fa, mi scappò qualche
consiglio semiserio sulle cose da fare in campagna elettorale. Un fatto
recente può essere un buon bigino per studiare invece come si comporta in questi
casi, col massimo ritorno mediatico e la minima spesa, un potenziale candidato,
non importa quanto sia razzista o meno.
I fatti li conoscete, vedono protagonisti un sindaco, un allenatore di
calcio, ed il campanilismo tra due città: Chieti e Pescara (quindi in questo
caso, facciamo a meno di tirare in ballo la solita Lega).
La prima cosa che salta all'occhio, è che il ROM, lo ZINGARO, diviene una
mera scusa, una specie di categoria per sfottere l'avversario (neanche un
avversario politico in questo caso). Non c'è bisogno di inventarsi storie di
furti, maltrattamenti, percosse o altro... come diceva un vecchio Carosello:
BASTA LA PAROLA, ma difatti in quel caso si parlava di lassativi...
(a proposito di razzismo)
Razzismo come categoria, apro una parentesi: circa venti giorni fa apparve sul
Tempo di Roma un articolo (che si voleva ironico) sui napoletani. L'originale
non riesco a ritrovarlo, ma
qua ve ne fate un'idea. Chi scrisse quell'articolo venne sommersa di
mail di protesta di napoletani, alcune le davano della RAZZISTA, altre della
ZINGARA.
Comunque, MAX RESPECT per la risposta dell'allenatore: "Io rom? Non
capisco se è un'offesa nei miei confronti o del popolo rom..."
Ovviamente, al sindaco non può fregargliene di meno di continuare con l'allenatore, leggo infatti sul suo profilo facebook:
"Ok la battuta su zeman me la potevo risparmiare (ma sapete quanto m'importa
a me..." lunghissimo sfogo in sindachese, dove si scusa e rivendica di
tutto, ma l'argomento ROM è stranamente scomparso.
Poco più sotto, sempre lui ci concede un'altra commovente testimonianza: "Sono
stati intensificati i controlli per la repressione dell'accattonaggio molesto
che negli ultimi mesi sta registrando in Città un incremento preoccupante..."
(sabato h. 14.12) Però, poverino, assicura che tutti ce l'hanno con lui per
motivi elettorali...
E tra un zeman minuscolo ed una Città in maiuscolo, ferve il dibattito,
con ogni sfumatura possibile:
Sindaco Mi dicono che tutto questo polverone, ovviamente io avrei fatto bene a farmi i
fatti miei, l'ha alzato la Sclocco che nel confronto televisivo non ha detto
nulla ma poi ha riferito parzialmente la mia battuta alimentando questa inutile
polemica. Spero sia finita. Inviterò il boemo zeman....
Fioccano le risposte (ovviamente ho eliminato i nomi) Giusto!!
adesso dici "il boemo Zeman" invece dello " zingaro Zeman" ..da chietino mi
vergogno ...bada bene sono della tua stessa area politica ma non mi vergogno a
bacchettare che dice cazzate..
Quante persone seriose che invocano rigurgiti di razzismo o una scusa x
sfogare una repressa appartenenza politica ora Sindaco dopo la tua battuta puoi
far venire tutta la monnezza che non se ne accorge nessuno ! Mah
ottima pubblicità "negativa" per Chieti. Mi stupisco ancora della genialità che
riuscite a dimostrare per affondare la città
Certe battute da una persona che ricopre un ruolo simile andrebbero
evitate...contesto goliardico o meno è umiliante!! Mah, rimango sempre più
perplessa..grazie x il bell'esempio che la politica dà ogni giorno!
Che tristezza ancora ste menate su Chieti e Pescara...andate un
po'oltre...o è chiedere troppo? E chiudo qui visto che non ne vale la pena!
magari se Zeman viene scritto con la maiuscola .....
ONORE A TE SINDACO AVANTI COSI
non è una cazzata da calcio: è razzismo!..e io mi indigno.
non ne facciamo un dramma e che avra' detto Mai !!!tutto sto polverone
....stia sereno i problemi sono ben altri rispetto a queste cavolate.
Si vergogni fascistone
La chiusa, al sindaco nostro, ormai lanciato in volata: Stasera (lunedi ndr.) alle 18.30 rilascerò un'intervista a Radio 24 il Sole 24
ore
Di Fabrizio (del 19/02/2012 @ 09:52:21, in sport, visitato 1759 volte)
Precisazione per i lettori che non masticano di sport: quel tipo allegro
ritratto qui sopra è un calciatore (fin qui ci arrivavate da soli), pure bravino,
sino a qualche mese fa molto amato dai tifosi bergamaschi. Non mi risulta che
abbia cromosomi "zingari", come è successo ad
altri
campioni..
Seconda precisazione: anni fa ho linkato con Google Alert la parola "zingari" per
ricevere segnalazioni puntuali sull'attenzione dei media. Ebbene, da qualche
mese le segnalazioni sono aumentate notevolmente, ma Rom e Sinti c'entrano una
beata cippa. Riguardano, ad ondate regolari, storie legate ad una nuova Calciopoli.
Sintesi: prima o poi qualcuno doveva scriverlo, è toccato a
Ticinonews:
"Voglio però aggiungere una cosa", prosegue Giulini. "Qui si sente parlare di
"zingari" e di "slavi" e queste sono reminiscenze che mi ripugnano. E che non
fanno bene a nessuno. Secondo me bisogna usare nomi e cognomi".
E se cercate altre notizie di sport, eccovi una settantina di
segnalazioni DOC.
Di Fabrizio (del 15/02/2012 @ 09:36:08, in sport, visitato 1379 volte)
Da
Mundo_Gitano, un caso simile in Italia
QUI e
QUI (vedi anche
QUI). Grazie a Flora Afroitaliani-e per la collaborazione.
Ideal.es
- Non vengono fatti entrare in piscina "perché sono gitani" Tre cittadini denunciano gli ostacoli che, secondo loro, vengono posti
nell'accesso al nuovo complesso sportivo della località - 01.02.12 - 19:10
- DIEGO QUERO | SANTA FE
Un gruppo di abitanti di etnia gitana denunciano la discriminazione
patita per il rifiuto di un nuovo centro sportivo nel farli entrare. Dicono che
gli sono stati chiesti sino a 106 euro per entrare dal cancello, anche se
secondo loro, gli altri utenti devono pagarne solo 34 al mese. Inoltre insistono
sul fatto di dover passare, come un filtro, per una lista di attesa.
Uno dei denuncianti è José Campos, consigliere del Partito Popolare e gitano lui stesso, che racconta come gli sono stati chiesti 56 euro, un prezzo speciale
secondo lui "per non essere feccia", però ad altri hanno chiesto "106 euro di
iscrizione" e sono stai messi "in lista d'attesa". Due di loro, José Tirado e Melchor
Tirado, illustrano il caso nel video che accompagna la notizia.
Da parte loro, i responsabili del nuovo spazio sportivo respingono le accuse
e assicurano di ammettere tutti quelli che vogliono accedere all'impianto.
Una coppia di giocatori di pelota di etnia rom, membri del club Laguna Artea,
disputerà sabato la finale del torneo Enkarterriak. SILVIA OSORIO - SESTAO.
08/02/2012
Lo sport intreccia legami e unisce le culture. A Sestao, qualcosa di così locale
come la pelota è riuscito a unire gagé e rom. Una coppia di giocatori di pelota,
di etnia rom è riuscita a classificarsi per potere disputare la finale della
categoria cadetti del Torneo Enkarterrik, uno dei campionati più importanti a
livello territoriale, per le categorie inferiori. L'appuntamento storico,
organizzato dalla Federazione Vizcaina di Pelota, avrà luogo questo sabato, a
partire dalle 16.30, nel campo Txikito di Gallarta, dove misureranno le loro
forze nella squadra di Bilbao e dovranno essere all'altezza dei loro berretti da
campioni.
Dani e Mariano sono i protagonisti di questa lotta, che è servita a buttare
all'aria gli stereotipi ai quali è sottoposta la comunità rom alla quale loro
appartengono. Permetterà di fare un passo avanti riguardo all'integrazione di
questa collettività, perché non ci sia nessun rifiuto da parte di chicchessia
verso chicchessia. "Siamo molto soddisfatti" ha dichiarato a questo
periodico Xabier Sainz de la Maza, presidente del club Lagun Artea, al quale
appartengono i due giocatori.
Ambedue giovani, residenti nella zona industriale, fecero i loro primi passi in
questa disciplina nel campo del Parco del Sole. Lì è frequente vedere squadre di
giovani di etnia rom, che giocano a pelota per ammazzare il tempo. L'estate
scorsa, durante la celebrazione delle gare sportive organizzate ogni anno dalla
municipalità di Sestao proprio in questo campo, un allenatore del club Lagun
Artean notò l'abilità dei due, e li esortò ad avvicinarsi al
campo di Las Llanas, per guardare gli allenamenti degli altri membri della
squadra.
Cinque mese di sforzi
Così fecero, e da allora, non hanno più lasciato la pelota. Nel mese di
settembre, iniziarono a prepararsi, sottoposti alla disciplina della squadra.
Dani e Mariano frequentavano la scuola la mattina, e due sere alla settimana si
dedicavano a perfezionare la tecnica sul campo. Passano cinque mesi durante i
quali combinano lo studio con duri allenamenti e competizioni. Però lo sforzo ne
è valso la pena, e gli ha portati a ritrovarsi nella finale del Torneo Enkarterriak.
"Si vede che sono molto impegnati e che desiderano vivere una vita
come qualsiasi giovane della loro età" spiega il massimo rappresentante del club
di Sestao.
Ma la loro integrazione nel gruppo non è stato un lavoro facile. I responsabili
del Lagun Artea ammettono che l'arrivo dei due giocatori rom al club, destò
all'inizio "un po' di sospetto in mezzo agli altri giocatori." Però con il
passare del tempo, vedendo l'impegno e la predisposizione dimostrati da ambedue,
i pregiudizi iniziali sono svaniti e la loro integrazione nel gruppo è avvenuta in
modo ottimale.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: