Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
da
U Velto
La
Federazione Rom e Sinti Insieme lancia un allarme alle
Istituzioni nazionali e locali per la grave situazione vissuta, in questo
momento, da migliaia di Sinti e Rom. L'abbassamento repentino delle temperature
e la caduta di continue precipitazioni nevose su tutta l'Italia rendono
estremamente pericolose le condizioni di vita di intere famiglie e in
particolare dei bambini e degli anziani.
Sono a grave rischio soprattutto le famiglie Rom immigrati che vivono in
insediamenti improvvisati, ad esempio con baracche o tende, e che non hanno la
possibilità di utilizzare l'energia elettrica o il gas metano per scaldarsi.
Sono altrettanto a grave rischio tutte quelle famiglie, in particolare Sinti
italiani, a cui viene negato dagli Enti Locali la possibilità di stipulare un
regolare contratto per l'allaccio all'energia elettrica.
Siamo estremamente preoccupati per la situazione a Milano, Bologna, Roma,
Firenze e Torino ma non solo e chiediamo agli Enti locali, Comuni e Province, di
attivarsi monitorando la situazione e di assicurare a queste persone condizioni
che scongiurino la possibilità di tragedie, come quella dell'anno scorso a Roma
dove sono morti in un rogo quattro bambini rom immigrati.
In ultimo ci preme stigmatizzare le gravi dichiarazioni razziste
dell'Eurodeputato Francesco Speroni (Lega Nord) e del Consigliere comunale di
Busto Arsizio (Va), Adriano Unfer (Lega Nord),
pubblicate pochi giorni fa dalla stampa locale.
Il Presidente, Radames Gabrielli
Di Fabrizio (del 07/02/2012 @ 09:33:33, in Italia, visitato 1786 volte)
Da dove partire:
L'inverno, sino a gennaio scorso, per fortuna era stato mite. Ma il fantasma
di De Corato (chissà se i milanesi se lo ricordano: si guardava fuori dalla
finestra e se nevicava o pioveva c'era la quasi certezza che ci sarebbe stato
uno sgombero) aspettava la neve per rifarsi vivo...
Sono le notti più fredde di questo inverno. Gli amici che da
anni si occupano degli insediamenti in zona Forlanini sono in preallarme. Leggo
su un profilo Facebook:
Dalle mie parti il vento ha ripreso a soffiare strane melodie. E' un
vento che conosciamo. L'abbiamo sentito già 17 volte. Chissà se si placherà!?
Anche il Groppo Sostegno Forlanini conferma le segnalazioni che arrivano dai
campi:
[...]
In regime di preallerta, vi chiedo di tenere pronti o raccogliere:
- tende
- coperte
- vestiario pesante.
Cerco di capire qualcosa dal Comune (sempre che si possa riuscirci).
L'aggravante del maltempo è micidiale, spero che si possa far qualcosa.
Vi terrò al corrente, anche per convocazioni d'emergenza n caso di sgombero.
Sempre da Facebook, 6 febbraio: Sabato 4 alle h.22 ca. ai campi Forlanini abitati da famiglie rom con bimbi e
da giovani extracomunitari, comandati dalla dr.ssa Moretti, 12 agenti in
borghese della polizia identificavano gli abitanti e comunicavano lo sgombero
che potrebbe avvenire nell' attuale settimana, massimo tra 10 giorni. Ogni
commento è superfluo, visto anche il gelo polare di questi giorni.
Pubblicato su
Internazionale:
I rom dei campi abusivi rischiano di morire di
freddo -
6 febbraio 2012 17.30 Redattore sociale
Maurizio Pagani, presidente dell'Opera nomadi: "Chiediamo l'intervento della
protezione civile a Milano". Sant'Egidio: "Siamo preoccupati soprattutto per i
bambini e le donne".
MILANO – "Mercoledì scorso eravamo nel campo irregolare di via Bonfadini e
c'erano bambini piccoli senza vestiti di lana": Pierluigi Oreste è uno dei
medici volontari dell'associazione Naga che visita periodicamente le baraccopoli
di Milano. Il gelo di questi giorni sta mettendo in pericolo anche la vita dei
rom che abitano negli insediamenti abusivi. "Chiediamo l'intervento della
protezione civile", aggiunge Maurizio Pagani, presidente dell'Opera nomadi.
"Dobbiamo scongiurare una nuova tragedia, che può derivare sia dal freddo sia
dalle stufe che i rom accendono nelle baracche nel tentativo di scaldarsi.
Purtroppo è già capitato che qualcuna andasse a fuoco".
E c'è sempre la paura di sgomberi. "I rom ci hanno raccontano che in via Forlanini, via Novara e al ponte Bacula siano passati uomini in borghese per
intimare loro di andarsene", sostiene il medico del Naga. "Non so se fossero
vigili urbani, parlavano però a nome del Comune di Milano".
Il Naga nei giorni scorsi ha lanciato un appello per raccogliere coperte e
vestiti da portare nei campi. "Purtroppo alcune famiglie con bambini piccoli
vivono in una situazione molto precaria", aggiunge Pierluigi Oreste, "con rifugi
di fortuna, che vanno dalla solita baracca alla tenda".
La situazione critica è confermata dalla Comunità di Sant'Egidio: "Siamo
preoccupati soprattutto per i bambini e le donne", afferma Elisa Giunipero. "A
Milano non ci sono più grandi campi e le famiglie sono sparpagliate in piccoli
insediamenti, a volte difficili da raggiungere e trovare". In alcune baracche i
volontari di Sant'Egidio hanno visto famiglie che si scaldavano con pentole
riempite di alcol. "Purtroppo molte non vanno a chiedere aiuto alle strutture
comunali", aggiunge Elisa Giunipero, "anche perché l'accoglienza nei dormitori è
divisa tra uomini e donne e le famiglie rom non vogliono separarsi".
Il freddo di questi giorni, in realtà, mette in luce una situazione di povertà
che esiste da tempo. "Il problema dei campi va affrontato al di là delle
emergenze", sottolinea Elisa Giunipero. "Penso che Milano abbia le risorse per
dare una risposta".
Nel frattempo, si rischia il LASCIA O RADDOPPIA: ROM in
Via Cavriana ang. Via Gatto
Inviato [....] il 06-02-2012
Vorrei segnalare un'altra situazione di degrado nell'area all'angolo tra via
Cavriana e via Gatto ove un tempo vi era un'attività non so ora se di
autodemolizioni o carrozzeria..
Comunque da mesi all'interno si sono insediati dei ROM. Volevo segnalare più che
altro il degrado in quanto dall'esterno si vedono delle balle di rifiuti, oltre
ad altri cumuli di sporcizia, e se si passa, specialmente alla sera, si sente un
odore nauseabondo che esce da lì.
Saluti
O si sta tornando
al punto di partenza?
Di Fabrizio (del 06/02/2012 @ 09:16:48, in Italia, visitato 1458 volte)
PaeseSera.it
Le associazioni e le cooperative non ci stanno e declinano l'offerta
della Belviso, ma si chiedono: "Perché non risparmiare su altri servizi che si
sono rivelati inefficaci come quello di vigilanza armata o sull'affitto delle
strutture che ospitano i campi?". E propongono per le famiglie rom
percorsi di inserimento abitativo DI L. FACONDI
Un taglio netto di più del 50% delle risorse economiche. E' quanto proposto
dal vice sindaco Sveva Belviso ad associazioni e cooperative che da anni si
occupano dell'intervento sociale all'interno dei campi rom della Capitale. Una
proposta che gli enti hanno deciso di rifiutare, perché la ritengono
"assolutamente inadeguata". "Tecnicamente l'offerta - spiegano le realtà del
privato sociale in una lettera congiunta recapitata al Dipartimento per i
servizi sociali - non corrisponde alle necessità e non è in grado di garantire
qualità e quantità dei servizi". Tra cui il rispetto delle condizioni di lavoro
degli operatori tanto che, stando alle condizioni prospettate dal dipartimento e
dal vice sindaco, "appare inverosimile il rispetto dei livelli contrattuali dei
lavoratori coinvolti".
IL LAVORO SOCIALE - Ma non solo. Con il dimezzamento del finanziamento almeno 50
persone perderebbero l'impiego, compresi diversi rom. Secondo associazioni e
cooperative si tratta dell'"ennesimo attacco al lavoro sociale e alla dignità
dei lavoratori impegnati quotidianamente in situazioni sociali estreme". Un
attacco in parte inaspettato, visto che il sindaco Gianni Alemanno aveva firmato
il primo aprile dello scorso anno un protocollo in cui si impegnava a emanare a
luglio un nuovo bando a condizioni ben diverse. Anche in virtù del fatto che con
l'ingresso della Croce Rossa nei campi a dicembre del 2010 gli enti gestori si
erano visti decurtare del 20% il finanziamento. "Per fare cosa poi? - si
chiedono - Ad oggi non ci sono stati risultati tangibili".
L'EMERGENZA - Non è una novità che si taglino risorse ai servizi, ma sui rom il
discorso cambia visto che, nelle casse della Capitale, dopo il decreto per
l'emergenza nomadi del 2008, di soldi ne sono entrati parecchi. Trenta milioni e
ottocentomila euro, per l'esattezza, che, ora, dovranno essere giustificati come
spesa ordinaria, visto che, secondo la sentenza del Consiglio di Stato 6050 del
16 novembre 2011, l'emergenza non c'è mai stata. "Era solo il paravento dietro
al quale si sono gestiti in maniera disinvolta e totalmente inefficace 30,8
milioni di euro", commentano il consigliere del Partito democratico Daniele Ozzimo e la responsabile politiche sociali del Pd Emanuela Droghei.
LA VIGILANZA ARMATA - "Che fine hanno fatto questi soldi?", si chiedono gli
enti. "Si spendono risorse per la vigilanza armata inutilmente, - spiegano
ancora associazioni e cooperative - perché di fatto è un servizio che non ha
garantito il controllo e la prevenzione nei confronti di atti criminali e
illegali". Né ha impedito ai rom sgomberati dagli insediamenti abusivi di
sovraffollare i campi regolari, come è accaduto a Candoni, dove i residenti sono
passati in poco tempo da 915 a circa 1300. "Perché quindi tagliare sul sociale,
quando si potrebbe eliminare questo servizio rivelatosi inefficace?", si
chiedono le associazioni e le cooperative. Che di alternative ne prospettano più
di una. Ad esempio risparmiare sull'affitto che il Comune paga per alcuni
"Villaggi della solidarietà" come il Roman River a Prima Porta. Un milione e
duecentomila euro l'anno per 400 persone (la cifra riguarda intervento sociale,
guardiania, manutenzione e affitto, ndr), che diventano 2.690.780 nel caso
dell'ex cartiera sulla via Salaria (la quota è comprensiva anche di vitto, ndr).
"Con questi soldi - riflettono ancora dal privato sociale - si sarebbero potuti
avviare seri progetti di inserimento abitativo e lavorativo per molte famiglie".
AFFIDARE I SERVIZI AI ROM - Un'altra ipotesi suggerita dagli enti che
avvantaggerebbe le casse comunali è di ridurre i costi di manutenzione dei campi
e delle bonifiche dell'Ama, affidando il portierato, la pulizia e altre attività
inerenti la buona gestione del campo a cooperative di tipo B, in cui impiegare
gli stessi rom. "Il vantaggio sarebbe sia dal punto di vista dell'integrazione -
spiegano ancora le realtà del privato sociale - sia economico, perché lavorando
sulla quotidianità e sulla programmazione si evita il ricorso ad azioni di
emergenza più costose".
Di proposte in campo ce ne sono diverse, ma alle nuove condizioni prospettate
dal vice sindaco le associazioni e le cooperative, che finora hanno svolto gli
interventi, non se la sentono di continuare. "Rimaniamo sconcertati dalla nuova
proposta che contraddice e non tiene conto dell'ipotesi di mediazione
precedentemente trovata", si legge a conclusione della risposta inviata al
Dipartimento. Per questo chiedono una proroga tecnica dal primo febbraio 2012 e
al tempo stesso ricordano ad Alemanno l'impegno preso ad aprile, per potere
continuare a svolgere gli interventi sociali ed evitare che i campi diventino
ancor di più "ghetti, luoghi di controllo e contenimento dei rom".
di Lara Facondi - Venerdì, 03 Febbraio 2012
Di Fabrizio (del 03/02/2012 @ 09:30:03, in Italia, visitato 1853 volte)
dal 9 febbraio al 17 marzo 2012 CENTRO MEDICO SANT'AGOSTINO
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Da
Exibart.com
Le foto di Valter Molinaro sono state scattate durante due matrimoni nel campo
Rom di via Triboniano,e rappresentano una bella occasione per entrare nel mondo
di un popolo che vive nelle nostre città, ma che, spesso per reciproca
diffidenza o per paura, conosciamo poco.
orario: tutti i giorni con orario continuato dalle 8 alle 20 (il martedì fino
alle ore 22) e il sabato mattina dalle 8 alle 13.
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Comunicato Stampa
Il Centro Medico Santagostino apre alle diversità.
Le fotografie di Valter Molinaro ci permettono di oltrepassare il filo spinato
di un campo Rom, quello di via Triboniano a Milano, per conoscere da vicino un
popolo verso il quale i sentimenti prevalenti sono spesso diffidenza o paura.
Le foto sono state scattate nel 2011 durante il "reportage" dei matrimoni di due
giovani coppie Rom, chiesto al fotografo dagli stessi genitori degli sposi. Due
giornate lunghissime, in cui il fotografo ha ritratto gli sposi, i loro
familiari e tanti altri abitanti del campo.
Il percorso espositivo indaga specialmente i volti e gli sguardi dei Rom, da cui
emanano l'orgoglio per la propria cultura e lo spirito libero, per il quale i
Rom sono spesso chiamati "popolo del vento".
Un documento importante, anche perché oggi il campo di via Triboniano, uno dei
più grandi del nord Italia, non c'è più.
Di Fabrizio (del 01/02/2012 @ 09:34:13, in Italia, visitato 1522 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
Comune di Venezia
Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha ricevuto in dono dall'associazione
Rom Kalderash la bandiera internazionale del popolo Rom che, per la prima volta,
sarà esposta all'esterno della casa municipale di Mestre. La cerimonia di
consegna si inserisce nell'ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria
organizzate in collaborazione fra la Presidenza del Consiglio Comunale di
Venezia e le numerose associazioni del territorio.
Di seguito, l'intervento del sindaco enunciato in occasione della cerimonia di
consegna:
"La Città di Venezia celebra anche quest'anno il Giorno della Memoria perché
vivo e quotidiano deve essere il sentimento di rifiuto, di repulsione verso
tutte le persecuzioni, contro tutte le ragioni di quell'olocausto che colpì
tragicamente anche il popolo Rom.
Questo popolo ha subito una doppia ferita dalla storia: quella del Porrajmos, il
tentativo di annientamento compiuto dai regimi nazifascisti nei confronti
dell'etnia romanij che causò l'atroce morte di oltre 500 mila persone fra Rom e
Sinti nei campi di sterminio, e una seconda ferita: quella del silenzio.
Solo nello Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz - Birkenau, tra
il febbraio 1943 e l'agosto 1944 oltre ventimila persone furono condotte nelle
camere a gas.
In Italia i Rom furono imprigionati nei campi di concentramento
di Agnone, Berra, Bojano, Bolzano, Ferramonti, Tossicìa, Vinchiaturo,
Perdasdefogu, le isole Tremiti e in quello di Gonars.
Eppure sin dal primo momento il genocidio di Rom e Sinti, la loro persecuzione,
fu macchiato dal dubbio e dall'indifferenza; dal silenzio. Lo stesso tribunale
di Norimberga liquidò sbrigativamente la questione degli "zingari" non
ammettendoli neppure quale parte civile al processo.
Vittime per due volte.
Le vicende del popolo Rom sono una cicatrice nella storia della nostra civiltà,
un segno indelebile che va indicato a monito per il futuro.
E' nostro preciso compito e dovere portare il testimone della Memoria alle nuove
generazioni, ai nostri figli, a coloro che stanno costruendo con noi il domani,
perché cresca in loro, sano e forte, il senso vero ed intimo della nostra
umanità.
La Memoria è un valore fondamentale della nostra cultura e della nostra civiltà
che deve essere coniugato quotidianamente, perché pregiudizio e discriminazione
sono mali ancora troppo diffusi fra noi; mossi dall'ignoranza sono insidie che
alimentano paura, sospetto; fratture che purtroppo sopravvivono nei sotterranei
della nostra società.
E' con vivo piacere che oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la
Città di Venezia per la prima volta espone la bandiera internazionale Rom, segno
di rispetto verso un popolo e la sua storia; segno della forte identità che
contraddistingue la Città di Venezia: il riconoscimento dell'Altro, della sua
cultura, della sua religione. Venezia e i suoi cittadini, hanno sempre vissuto
in una amalgama di diverse culture e da questa hanno tratto la loro ricchezza, e
così, crediamo, dovrà essere nell'avvenire.
Ringrazio la presidenza del Consiglio Comunale che si è spesa per
l'organizzazione di queste giornate e l'associazione Rom Kalderash e il suo
presidente Loris Levak che ha fattivamente costruito questo percorso affinché il
Giorno della Memoria sia il giorno del presente, per ricordare cosa è stato, e
per fare in modo che non accada ancora".
Venezia, 27 gennaio 2012 / Sco
Di Fabrizio (del 26/01/2012 @ 09:45:17, in Italia, visitato 2070 volte)
BUSTO ARSIZIO (due articoli)
Speroni: "Saremo carogne contro i nomadi"
Scontro in commissione sicurezza su un'interrogazione del leghista Unfer che
chiede di eliminare definitivamente il problema. Il resto dei consiglieri fa
muro. Fantinati: "Nessun estremismo ma il problema c'è"
"Incarognirsi" contro i nomadi, rendergli impossibile la sosta nei campi con
grossi tronchi, mettergli alle calcagna agenzie di recupero crediti se non
pagano le multe:la ricetta di Francesco Speroni per risolvere il problema. In
commissione sicurezza ieri, giovedì, il tema caldo della presenza sul territorio
di Busto di gruppi stanziali e nomadi di rom o sinti ha visto contrapporsi la
Lega Nord contro tutto il resto del consiglio comunale. Pdl, Movimento 5 Stelle,
Pd e Manifattura Cittadina, Indipendenti di Centro hanno arginato le posizioni
definite "estremiste" da tutti i consiglieri presenti. Proprio il presidente
della commissione Adriano Unfer (Lega Nord) aveva presentato la mozione di cui
si è discusso chiedendo di eliminare "definitivamente" il problema del passaggio
dei nomadi e dei rom o sinti, presenti in modo stanziale in città come, ad
esempio, la famiglia Bianchi alla quale è stata data una residenza in una via
che non esiste (tra l'inceneritore e un cementificio).
La parola "definitivamente" ha fatto arrabbiare, in particolare il consigliere
Gian Pietro Rossi che ha sottolineato che "già un certo Adolfo aveva pensato ad
eliminarli definitivamente senza, peraltro, riuscirci". Il senatore ha tracciato
la sua via parlando di vicini rumorosi da contenere e controllare giornalmente
durante le loro presenza temporanea o stanziale che sia. Gianpaolo Sablich,
invece, ha chiesto dati più precisi sulla presenza a Busto e ha poi lanciato
l'idea di attrezzare un'area di sosta camper dedicata ai nomadi per poterli
controllare e contenere in modo da evitare che sporchino prati e terreni con i
loro mezzi. Marta Tosi ha, invece, apprezzato il discorso iniziale
dell'assessore alla sicurezza Claudio Fantinati che ha parlato di risposte
celeri, ogni volta che si presenta un nuovo gruppo, con la consapevolezza che
fenomeni come questi non si possono nè fermare, nè eliminare definitivamente
come vorrebbe Unfer: "La Lega ingigantisce un problema che non esiste - ha detto
la consigliera di Manifattura Cittadina - queste persone sono diverse? Anche i
disabili hanno delle diversità fisiche ma non per questo li cacciamo via. Quindi
allo stesso modo bisognerebbe aiutarli ad integrarsi".
Se la parola definitivamente ha fatto drizzare i capelli a tanti, la parola
integrazione fa saltare sulla sedia i leghisti che con Unfer sottolineano: "Non
esiste integrazione per questa gente - ha sbottato - è da secoli che ci si prova
ma non ne vogliono sapere". A dar manforte al presidente c'era anche Marco
Albertini, sempre della Lega che chiude: "Loro non pagano la luce o non pagano
le multe? Allora da domani lo farò anche io, vediamo con chi se la prenderanno
prima gli enti preposti".
I giovani del Pdl: "Per i nomadi un campo attrezzato"
Giovane Italia attraverso Sabba critica il comportamento dei consiglieri
leghisti: "Hanno contraddetto la linea del segretario cittadino"
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa della Giovane Italia in merito al
tema discusso in commissione sicurezza giovedì che riguarda dati sulla presenza
di nomadi in città e luoghi dove questi sostano.
Ieri abbiamo assistito alla commissione sicurezza che aveva all'ordine del
giorno anche un argomento sul quale abbiamo più volte espresso la nostra
opinione: nomadi a Busto Arsizio. Questo calato in un quotidiano aumentare di
tentativi di furto nelle abitazioni cittadine, che a volte, vedono come
protagonisti proprio loro.
L'assessore Fantinati ha affrontato molto bene il problema postogli dai
commissari leghisti, che nel loro testo chiedevano solo lo status attuale sui
fenomeni migratori nomadici in città. Su questo c'è poco da dire:
l'amministrazione fa il suo dovere allontanando il prima possibile gli
avventori, poi per il discorso delle sanzioni è veramente complicato venirne a
capo.
In realtà il problema degli accampamenti a Busto è ben altro e non veniva
toccato dai punti all' ODG, fortunatamente poi nella discussione è venuto fuori:
per ammissione degli stessi leghisti non sono più tollerabili tutti quei
comportamenti che creano discrimine tra i cittadini di Busto, che regolarmente
pagano tutto ciò che è dovuto (e se non succede vengono perseguiti) e quelli che
risiedono in baracche abusive all'interno di campi con destinazione agricola.
"Sono contento - afferma sarcasticamente Sabba - che durante la discussione in
commissione, i consiglieri leghisti abbiano contraddetto in tutto e per tutto la
linea che la loro segreteria politica bustocca aveva fino a pochi mesi fa a
riguardo e che non rendeva giustizia alle linee politiche che il loro partito
esprime in altre città, come l'esempio di Verona e il suo Sindaco Flavio Tosi"
Anche l'Autorità per l'Energia si è resa conto dell'anomalia e infatti ha
dichiarato illegali tutti quei contratti forfettari stipulati agli ex nomadi
stanziali, anche tramite la mediazione dei comuni. Questo è un punto
fondamentale della vicenda: "Cosa intendono fare le giunte a fronte di questa
decisione? - si chiede Sabba - Cosa intende fare il Sindaco Farioli di fronte a
delle minacce come quelle fatte dagli stanziali di Busto, che con fermezza hanno
chiesto di avere ancora quei contratti illegali, per non essere costretti a
rubare?"
La sinistra, nei suoi due concetti espressi, continua a chiudere un occhio:con
quello aperto analizza il comportamento della Lega di Busto, che dato ilsenso di
accerchiamento, ha bisogno di mostrarsi dura e pura; con l'occhio chiuso invece
continua a non vedere la realtà del problema in discussione e si astrae sempre
più da quelli che sono i bisogni e i sentimenti della gente.
La Giovane Italia ha più volte espresso la sua idea a riguardo: le strade sono
due:
1) il divieto assoluto di vivere in aree con destinazione d'uso diversa da
quella residenziale, che comporterebbe o la migrazione di queste persone o
l'iscrizione alle liste d'attesa ALER per ricevere
un'abitazione;
oppure
2) la costruzione di campi attrezzati con tutti servizi necessari per vivere
civilmente e che in qualsiasi momento possano essere sottoposti a controlli
delle autorità. In questi campi regolari si dovrebbe dichiarare l'identità di
chi vuole alloggiare e per quanto tempo, ma soprattutto pagare per i servizi che
si useranno. Ciò è evidente che comporterebbe una spesa da parte del Comune, ma
a fronte della risoluzione di un problema.
Tra le due opzioni è solo la politica che può scegliere, magari con la
concertazione dei cittadini. Comunque sia è indubbio che ognuna di esse
migliorerebbe la situazione attuale. Nel frattempo i cittadini che vivono nei
pressi degli accampamenti continuano quotidianamente a subire, per questo fino a
che non si troverà il coraggio di fare delle scelte, bisognerà intensificare
controlli di ogni i tipo: sanitari, stradali, fiscali, urbanistici, etc...
21/01/2012
Di Fabrizio (del 25/01/2012 @ 09:36:18, in Italia, visitato 1884 volte)
28 gennaio 2012 ore 14.30 Casa della Cultura, via Borgogna 3
In Europa crescono le formazioni di estrema destra che mescolano populismo,
nazionalismo e neonazismo dichiarato. La crisi economica facilita la presa di
parole d'ordine che individuano un nemico cui attribuire tutte le colpe: rom,
gay, ebrei, musulmani e stranieri in genere.
In Italia l'estrema destra e la destra istituzionale hanno denominatori comuni
politici e culturali: dal rifiuto dell'uguaglianza e della società multietnica
al nazionalismo, dalla concezione del rapporto uomo-donna al rifiuto
dell'omosessualità. Comune a tutte le destre è il tentativo di superare la
Costituzione e l'antifascismo, lo sdoganamento delle formazioni neofasciste e il
tentativo di riscrivere la storia.
Nell'estrema destra italiana si rafforzano le posizioni razziste e antisemite e
l'acquisizione di miti e modelli del nazismo. Sono cresciute le aggressioni a
militanti di sinistra, immigrati, omosessuali e zingari. La Lega fa la sua parte
e già nel 2004 è stata segnalata dall'Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti
e xenofobi.
A Milano le amministrazioni di centro-destra in questi anni hanno coperto e
sostenuto le formazioni neofasciste e neonaziste. In questa città si gioca una
partita importante. Bisogna costruire un argine contro il neofascismo e il
razzismo attraverso la mobilitazione che ne impedisca l'azione, ma anche con una
battaglia culturale che smascheri l'ideologia neofascista. E' necessario
riconoscere e valorizzare le esperienze che sul territorio, a partire dalle
periferie, sono nate a difesa della democrazia e della partecipazione.
-Presentazione di Rete Antifascista Milanese, Anna Miculan, Adesso Basta!
-Saluto di Basilio Rizzo, presidente del Consiglio Comunale di Milano
-Saluto di Roberto Cenati, Presidente provinciale Anpi
-I caratteri peculiari delle destre italiane, Giorgio Galli, politologo
-Le destre e la crisi economica, Onorio Rosati, segretario Camera del Lavoro
Metropolitana di Milano
-Il vero volto della Lega nord, Roberto Biorcio, docente Scienze Politiche
Università Milano Bicocca
-Le destre radicali e populiste in Europa, Elia Rosati, collaboratore Università
Statale Milano
-Il caso ungherese, Roberto Festa, giornalista
-Il passato che non passa: l'antisemitismo, messaggio filmato di Moni Ovadia
-Il neofascismo a Milano, Saverio Ferrari, ricercatore
-L'antifascismo nelle periferie milanesi, Aaron Paradiso, Comitato antifascista
Zona 8
-L'intolleranza, Ernesto Rossi, presidente Unione Rom e Sinti
Promuove Rete Antifascista Milanese: Camera del Lavoro Metropolitana di
Milano, Adesso Basta! Arci Milano, Associazione culturale Punto Rosso,
Associazione nazionale di amicizia Italia Cuba, Circolo Arci 26x1, Comitato
Antifascista Zona 8, Memoria Antifascista, Teatro della Cooperativa.
Di Fabrizio (del 25/01/2012 @ 09:24:32, in Italia, visitato 1413 volte)
Centro
Studi e ricercAzioni CILICLO' Trifuoggi: "Isolate i soggetti dannosi e
rivendicate la vostra dignità."
Pescara: Venerdì 20 gennaio nel primo pomeriggio presso la sala polifunzionale
di Madonna del Fuoco in via Stradonetto i Rom sono scesi in campo per reagire al
clima di crescente intolleranza e discriminazione nei loro confronti.
Si è concluso, come da programma, intorno alle 18:30 con il buffet offerto dalle
donne Rom e dalla Fattoria Sociale Bravalipé, il convegno realizzato presso la
sala polifunzionale di Madonna del Fuoco a Pescara. L'evento, trattante i temi
dell'integrazione e della discriminazione nei confronti della cittadinanza Rom,
ha visto una partecipazione di oltre 200 persone, delle quali più del 70%
appartenenti alla Comunità Rom locale. A presiedere vi erano i rappresentanti
degli Enti promotori dell'incontro: Caritas Diocesana con Don Marco
Pagniello; Centro Studi e Ricerche Ciliclò con Teodoro Rotolo;
Federazione Romanì e Associazione RomSinti con Nazzareno Guarnieri;
e Fattoria Sociale Bravalipè con Francesco Ciattoni. I lavori
sono stati aperti e moderati da Nazzareno Guarnieri il quale si è dichiarato
commosso dalla numerosa partecipazione della comunità Rom: «Nel corso di
questi anni» afferma Guarnieri «ho parlato davanti a platee molto più
numerose di queste. Oggi però difficilmente trattengo l'emozione, perché è la
prima volta che parlo davanti ad una partecipazione Rom così sentita e numerosa».
L'iniziativa ha visto anche l'intervento, fuori programma, del Procuratore Capo
della Repubblica di Pescara Nicola Trifuoggi: «Con immensa
gioia» commenta Trifuoggi «vedo riunita una così considerevole fetta
della comunità Rom. Da parte delle istituzioni» continua il Procuratore
Capo della Repubblica «c'è la piena consapevolezza che è una minoranza dei
cittadini Rom a macchiarsi di atti criminosi. Purtroppo per colpa di pochi
ne va di mezzo la reputazione di tutti. L'invito che faccio alla vostra comunità
è quello di isolare i soggetti dannosi e continuare in questo percorso teso a
rivendicare la vostra dignità» Fra gli interventi fuori programma anche quelli
dell'assessore alle Politiche Sociali di Pescara Guido Cerolini Forlini, la
Consigliera regionale Marinella Sclocco, e l'Assessore Regionale con delega alla
legalità e sicurezza del territorio Carlo Masci.
Pescara 21/01/2012 - Uff. Stampa Centro Studi e Ricerche Ciliclò
Di Fabrizio (del 24/01/2012 @ 09:06:14, in Italia, visitato 1832 volte)
Segnalazione di Alessandro Morazzini
PAESE SERA
Dal 2004 la onlus di Medicina Solidale e delle Migrazioni cura a Tor Bella
Monaca gli strati più sofferenti della società. I partiti di centrosinistra in
un sit in sotto il policlinico di Tor Vergata chiedono che il servizio venga
spostato dalle strade del quartiere all'interno del Policlinico di Tor Vergata.
Questioni di igiene, dicono. A loro Lucia Ercoli responsabile del sevizio
risponde. "Provo una grande pietà" DI M. CARTA
"Noi siamo un ospedale del popolo. Per chi ci contesta provo solo pietà". Con
poche semplici parole, Lucia Ercoli, responsabile della Onlus di Medicina
Solidale e delle migrazioni, commenta il sit in promosso dall'Api, dal Pd e
dall'Idv per chiedere lo spostamento del servizio dai locali dell'ex Centro
anziani 'Ai pini' in via Amico Aspertini (Tor Bella Monaca) al Policlinico di
Tor Vergata. Secondo il consigliere municipale dell'Api, Valter Mastrangeli "non
è ammissibile che, in un appartamento abbandonato di circa 100 mq, senza
sicurezza e senza controlli, si vadano a curare malattie particolari: infettive,
Hiv, tossicodipendenza e, nello stesso tempo, vi sia una zona per l'ostetricia,
pediatria e ginecologia''.
Nata nel 2004 all'interno della parrocchia di Santa Maria del Redentore, a Tor
Bella Monaca, la Onlus di Medicina Solidale e delle Migrazioni, patrocinata dal
Policlinico di Tor Vergata, è un servizio sanitario rivolto alle fasce più
bisognose della città: stranieri, senzatetto, famiglie sull'orlo dell'indigenza,
soprattutto donne e bambini. "Abbiamo circa 80 pazienti al giorno – precisa la
Ercoli, che assieme a un' equipe di medici e psicologi volontari si prende cura
dei malati– di cui un buon 30% sono italiani. Ogni anno curiamo circa 15000
persone". Da quando nel settembre del 2009 il sindaco Alemanno assegnò i locali
comunali dell'ex Centro anziani 'Ai Pini', al servizio di Medicina Solidale,
tante sono state le proteste per il quartiere. Il municipio in più di una
occasione ha espresso parere contrario a questa decisione del sindaco, così come
i partiti di opposizione. Uno schieramento trasversale che parte dal Pd passando
per Idv, Api e Lista Civica fino ad arrivare anche a Forza Nuova, che in maniera
autonoma, in passato, ha contestato la struttura.
"Nessuno di questi signori però è mai venuto a vedere cosa realmente facciamo"
dice la Ercoli citando un manifesto a firma Pd in cui si chiedeva la chiusura
"del centro dei clandestini". "Queste persone devono fare pace col cervello e
chiedersi di cosa abbia veramente abbia bisogno la gente e non montarla
sull'onda della paura verso gli stranieri" incalza la Ercoli. "A chi parla di
luogo inadatto – prosegue la Ercoli - ribadisco che qui vengono rispettati tutti
i protocolli. Questo è un servizio ad accesso diretto, totalmente gratuito,
previsto anche dai piani sanitari: esistono i centri di cura primari, o case
della salute, basate sull'integrazione fra sociale e sanità. Qui viene gente che
in molti casi ha difficoltà a rivolgersi alle strutture convenzionali, che già
ora, come nel caso del Pronto Soccorso del Policlinico di Tor Vergata, sono al
collasso. Curo un bambino e lo mando via nudo perché non ha neanche i vestiti? O
curo un mal di stomaco di una persona che non mangia da tre giorni e poi lo
lascio morire di nuovo di fame?"
Grazie anche al numero sempre crescente di volontari, da circa tre anni la Onlus
si occupa della distribuzione di 300 pacchi viveri al mese, mentre da qualche
mese, in collaborazione con il centro sociale el Che di Tor Bella Monaca, ha
avviato dei corsi di danza per bambini con problemi psichici "Se la prendono con
noi perché siamo una delle poche cose che funziona a Tor Bella Monaca. Questo è
un ospedale del popolo, perché rispondiamo ai bisogni primari delle persone. Una
volta il partito comunista aveva le case del popolo, forse se le è scordate -
riflette la Ercoli che conclude - Alimentare la paura dello straniero è idiota.
Mi chiedo se chi si professa di sinistra abbia mai letto Gramsci o abbia mai
sentito parlare di internazionalizzazione. Dicono di essere contro le
ingiustizie e poi impediscono di curarsi alle persone che muoiono in mare per i
nostri respingimenti. Provo solo una grande pena".
di Marco Carta - Giovedì, 12 Gennaio 2012
Di Fabrizio (del 22/01/2012 @ 09:30:25, in Italia, visitato 1714 volte)
LeNews.eu Scritto da Mathias Mougoué
"Lo sa che lei non può stare qua?" Così si rivolse giovedì scorso un perfetto
sconosciuto allo scrivente appena uscito dal supermercato una volta completata
in famiglia la spesa in previsione delle festività venture. Alla domanda di
comprendere il motivo di tale indignazione e virile protesta, il gruppo si sentì
rispondere: "no, perché questi di colore vengono qui e chiedono l'elemosina.
Non possono; o vanno a lavorare o se ne stanno a casa loro…" Si da il caso che
chi vi scrive, unica persona nera tra i presenti, stava semplicemente porgendo
alla sua legittima proprietaria il gettone recuperato dopo aver rimesso al suo
posto il carrello di cui si era servita la famiglia per le compere. Tolto il
fatto che i Neri raramente gradiscono di essere definiti "di colore", ammesso
anche che il gesto poteva essere mal interpretato, rimane il dubbio su come mai
un semplice passante si sente il diritto di fare le inopportune rimostranze
appena descritte. Dal destinatario dell'aggressione verbale scandalizzato dal
fatto di subire ancora certe oscenità dopo un ventennio di soggiorno in una
L'aquila "Città di Pace" come la si suole definire non ancora rimessasi dal
terremoto che la dilaniò nel 2009 e dove lo riconoscono persino i sassi arrivò
una risposta altrettanto coriacea: "innanzitutto si qualifichi poi si renda
conto che ha sbagliato, si vergogni, chieda scusa e sparisca!". È esattamente
ciò che fece il signore (se così lo si può definire) ma non prima che la madre
gli avesse dato il colpo di grazia, la risposta con più stile che onestamente da
sola bastava: "è mio figlio ma vedo che a lei Firenze non ha insegnato
niente..!"
Firenze… La città è scesa in piazza sabato e intorno a i suoi rappresentanti
istituzionali più eccellenti si è sciolta lunghe le sue vie in una
manifestazione che ha avuto eco anche in città come Milano e Napoli. Una
spontanea e dovuta marcia a mo di risposta cittadina, civile nonché repubblicana
all'odio razziale che mercoledì scorso ha colpito nella città degli Uffizi,
recando un colpo non indifferente all'immagine del bel paese. Gianluca Casseri
benestante cinquantenne italiano, militante di gruppi di estrema destra,
mentalmente sano e con una cultura di tutto riguardo come lo dimostrano i da lui
scritti libri e riviste d'area (è noto che aveva scritto anche per il sito di
Casapound, che però ha dichiarato aver già rimosso i suoi articoli) si è sentito
legittimato nella sua unilaterale decisione di contribuire nel senso etnico alla
"pulizia" del suo paese uccidendo dei Senegalesi. In due sparatorie diverse
orchestrate in due punti distinti della città, ha effettivamente centrato 5
uomini due dei quali sono morti lasciando gli altri tre in uno stato critico.
Successivamente l'improvvisatosi giustiziere si è tolto la vita quasi ammettendo
che in realtà l'immondizia era lui. Il suo suicidio è senz'altro l'ammissione
d'una sconfitta. Ha perso perché non venga in mente a nessuno di paragonare la
sua autodistruzione ad un sacrificio nel disperato tentativo di salvare
l'integrità (etnica) del suo paese quasi fosse un Jan Palach dei giorni Nostri.
Il martire Palach si immolò per una causa più nobile prendendo a modello i
monaci Buddhisti quando il quel 16 gennaio 1969 si recò in piazza San Venceslao
a Praga e si diede fuoco dopo esseri cosparso di benzina per esprimere la sua
protesta nei confronti dell'Invasione sovietica del suo paese, l'allora
Cecoslovacchia. Dopo il crollo del Comunismo 20 anni dopo la sua figura
ricevette gli onori a lui dovuti dal presidente Václav Havel sostenitore della
non violenza, leader della rivoluzione di velluto chiamato a guidare il percorso
post-comunista del paese e morto guarda caso proprio ieri 18 Dicembre 2011.
Quelli sono eroi non Gianluca Casseri che è esattamente il contrario: un
antieroe cioè nemmeno lo stinco d'un modello attendibile per quelli che (e ce ne
sono) lo stimano o lo stimavano.
Orbene, il gesto abominevole del Casseri non può non farci soffermare su un
fatto cruciale che spesso e volentieri in Italia non affrontiamo con l'impegno
che ci vorrebbe. Da molti anni (troppi per chi rispetta il senso civico) gli
stranieri in Italia sono messi all'indice a volte per colpe che appartengono
agli individui, non ad un gruppo etnico o ad una categoria di persone diverse
per luogo di nascita o colore della pelle, senza che i più li difendessero ma
spesso chi apostrofa gli stranieri come lo fece quel signore all'uscita de
supermercato a l'Aquila lo fa con la certezza che la sua libertà glielo consente
e semmai ciò fosse un reato può tranquillamente perseverare con il beneficio
dell'indifferenza o dell'impunità che non vi vedono nulla di necessariamente
riprovevole. Proprio in proposito su Facebook in una discussione sul razzismo in
Italia ebbi a menzionare una intervista rilasciata nel 2001 al giornalista
europarlamentare Paolo Guzzanti in cui ci accordammo su una realtà dolorosa: "In
Italia manca l‘Educazione all'Accoglienza'". Con questo il signor Guzzanti
intendeva che si insegna solo timidamente alla popolazione e soprattutto ai
bambini a non essere razzisti. Che cioè quando diciamo ai bambini cose come: "il
razzismo è sbagliato, i Neri sono anche loro delle persone come noi…" c'è quel
"anche" di mezzo che gli comunica esattamente il contrario di quello che
vogliamo far passare e quindi i bambini che solitamente nascono intelligenti
ritengono di essere fortunati rispetto allo straniero al quale rimane pur sempre
la possibilità di essere graziato dai "normali" e quindi accettato. Puro atto di
bontà di cui congratularsi piuttosto che rispettare l'umanità che c'è in ognuno
di noi aggiungendo ad esempio che non si può offendere un essere umano per le
sue origini, il suo aspetto o la comunità alla quale appartiene cosi come
nessuno ha il diritto di farsi giustizia da solo e di portar via una vita umana
tanto la società attraverso delle convenzioni che chiamiamo "la Legge" ha già
previsto su quali binari deve viaggiare la Giustizia.
In Italia dicevamo il male riconducibile all'odio razziale ci accompagna da
tanto tempo senza che ce ne preoccupiamo veramente a sufficienza prova che
responsabile è il mal funzionamento del paese. La banda della Uno bianca dalla
quale spicca la figura dei fratelli Savi viene ricordata per diversi crimini
contro la società tra cui l'uccisione imperdonabile di due carabinieri il 4
gennaio 1991. Ma difficilmente si ricorda che il 23 dicembre 1990 cioè 12 giorni
prima avevano aperto il fuoco contro le roulotte d'un campo Nomadi uccidendo 2
persone e ferendone diverse per poi ripetersi Il 18 agosto 1991 uccidendo in un
agguato a San Mauro Mare Ndiaj Malik e Babou Chejkh, due operai senegalesi,
lasciandone ferito un terzo, un tale Madiaw Diaw. Crimini con connotati razziali
per ammissione degli stessi autori. Allora l'allarme razzismo non viene suonata
ma avevamo già preso una brutta piega. Oggi, l'Europa si scopre violenta quanto
l'America da cui stranamente ha sempre voluto prendere esempio e dove le armi
girano come giocattoli. Si uccide in Belgio sparando pubblicamente all'impazzata
come si spara nell'Università di Virginia Tech o a Hollywood (cinema a parte)
uccidendo senza criterio. Certo è che non tutti gli atti di razzismo conducono
all'omicidio e non tutti gli omicidi riposano su un movente razziale ma ci
vogliamo una volta tanto occupare di razzismo e soprattutto della sua faccia
insospettata in questo caso. Più vicino a noi il 7 dicembre scorso una sedicenne
studentessa di buona famiglia del quartiere delle Vallette denunciò di essere
stata stuprata da due nomadi rumeni di etnia rom. Lo fece usando queste parole:
"Parlavano rumeno, le ho riconosciute quelle bestie da come puzzavano".
Dichiarazione supportata dalla seguente "testimonianza" del fratello
maggiorenne: "Erano zingari, le ho inseguite per un tratto di strada, poi le ho
perse quelle canaglie che mi avevano stuprato la sorellina". Unico particolare i
giovani che sicuramente si sono sentiti di poter dire sugli stranieri ciò che
volevano mentivano. E come per confermare che avevano ragione a sentirsi
protetti finché si scagliavano contro gli stranieri dalla menzogna è scaturita
la automatica reazione degli immancabili giustizieri etnici: un centinaio di
giovani provenienti per la maggioranza dalle stesse famiglie originarie del sud
per cui venne costruito il quartiere Vallette negli anni sessanta, armati di
spranghe, bastoni e bombe carta, hanno assalito il campo abusivo abitato da Rom
a Torino. Dopo aver fatto allontanare i nomadi dal campo i manifestanti hanno
cominciato a danneggiare strutture, camper e auto e hanno appiccato il fuoco. I
soliti esponenti leghisti si sono lanciati contro "i soliti rumeni". Lo hanno
fatto per vendicare una ragazza stuprata da due "zingari". La ragazza, però, ha
mentito: nessuno zingaro l'ha violentata. Il sito "Agora Vox" non nasconde che
potrebbe trattarsi di gente: "…con la tessera della Cgil in tasca, probabilmente
gente che alle ultime elezioni comunali ha votato a sinistra ed ha scelto come
Sindaco Piero Fassino, hanno avuto il tempo di organizzare la loro vendetta, che
però hanno derubricato come ‘opera di giustizia‘, organizzandosi ed andando in
corteo a bruciare l'accampamento rom"
Nell'edizione online de Il Fatto Quotidiano del 13 Dicembre Pino Petruzzelli
scive: "Mi viene da pensare a quante campagne elettorali si sono vinte agitando
al primo punto del proprio programma elettorale la "risoluzione del problema
zingari". È risaputo che affrontare problemi quali la scuola o la salute o il
lavoro per vincere le elezioni, non è conveniente. E allora, quando siamo a
corto di idee, va bene agitare lo spettro degli zingari. In questo modo ognuno
può sentirsi parte attiva perché tutti abbiamo a portata di mano la soluzione
giusta al "problema zingari". Infatti prima di precisare che Thomas Hammarberg,
commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, accusa l'Italia di
violare i diritti umani, ci ricorda quel manifesto di Forza Nuova forse sfuggito
ad alcuni in cui si riporta l'immagine di una donna distesa a terra con le gambe
allargate e una macchia di sangue sui vestiti laceri. Sul manifesto si legge:
"Se capitasse a tua madre, tua moglie o tua figlia? Stupratori, immigrati è
giunta la vostra ora…. Chiudete i campi nomadi ed espellete i rom subito."
Decisamente se all'epoca del delitto di Novi erano gli Albanesi i primi a cui si
pensava in caso di violenza, oggi, invece, sono gli "zingari". Si continua a non
sapere chi ha ucciso Yara Gambirasio ma per un breve periodo all'inizio si è
dato la caccia al Marocchino. In generale è lo Straniero la causa di tutti mali
nel momento in cui ci dovremmo tutti adoperare a trovare i rimedi alla crisi che
sta per travolgere l'Italia. Scriviamo questo mentre in televisione Studio
Aperto riporta una notizia fresca di due ore fa: "Una storia incredibile che
viene da Verona. Un ragazzino cingalese di 13 anni è stato picchiato e preso a
sprangate, e gli è stata versata una bottiglia di birra addosso, perché non ha
abbassato lo sguardo davanti al branco e ha la pelle scura". Maltrattato perché
straniero dunque in quel di Verona dove il sindaco Flavio Tosi è condannato in
via definitiva a due mesi di carcere per propaganda di idee razziste.
Lungi da noi tuttavia l'idea di far passare un Paese intero per razzista ma si
fustiga l'impunità del sistema nonché la sua incuria educativa che sdogana
implicitamente i comportamenti riprovevoli e spesso non inquieta chi nelle
posizioni chiave non dà l'esempio lasciando a chi viene governato la scelta di
comportarsi da volpe libera in un pollaio allegro. No, non ci spingeremo fino ai
livelli di Oprah Winfrey icona nera della televisione statunitense e regina
indiscussa dei Talk show che quando incontrò la palestinese Rula Jebrael ex
volto del TG7 bersaglio di tutti anche del suo datore di lavoro, recentemente
trasferitasi negli USA dove lavora ora, le chiese "Come hai fatto a reggere 13
anni in un paese razzista come l'Italia?". No, qui non si tratta di una
generalizzazione o forse si ma solo nello scopo di svegliare le coscienze perché
cechi sono quelli che rinunciano a vedere. I leader che fanno degli scivoloni
metodici un ingrediente del loro programma politico rischiano di portare alla
deriva tutta la Nazione che gli ha affidato le redini del Potere e i Popoli che
si fanno rappresentare da leader che degenerano sono colpevoli quanto i leader
stessi. Stranieri, Italiani, odio, Neri, Cinesi, Indiani, Zingari, Rom… E se i
vari Rumeni di Torino non si sono risparmiati nelle critiche ai giustizieri
spingendo la rabbia al punto di dichiarare: "Voi italiani ci trattate come
trattaste gli ebrei durante la seconda guerra mondiale" è che forse come scrive
sempre Agora Vox hanno ragione di protestare contro: "una spedizione punitiva
che accomuna l'Italia d'oggi alla Germania nazista… l'Italia mai ha fatto
seriamente i conti con la Shoah, di cui fu purtroppo complice della Germania
nazista, e quindi gli italiani non hanno avuto occasione di coltivare nel
proprio animo i necessari anti-corpi come sono stati costretti a fare i
Tedeschi." Conosco la Germania, un paese che ha imparato molto dal suo passato e
dove le Istituzioni si discostano nettamente da ogni possibile deriva con una
educazione progressista, delle sanzioni chiare ed una politica di integrazione a
dir poco vincente. Dopo 20 anni in Italia mi chiedo ancora se vogliamo
percorrere questa strada. Lo domando ai politici …
Rimango convinto che la "non educazione" al rispetto dell'Altro ed il constante
promuovere sguardi introspettivi come Valori siano il miglior modo di spianare
la strada al razzismo e dunque si qualificano come comportamento razzista. Dopo
aver visto i quattro angoli del pianeta continuo a chiedermi perché soprattutto
in Italia c'è lo sforzo costante davanti ad un problema cruciale come quello che
stiamo trattando di eludere la questione stendendo la colpa al resto del Mondo
come per scagionarci con una scusa del tipo "anche in Francia Sarkozy se l'è
presa con gli zingari e come vedete lo fanno tutti… Quindi male comune mezzo
gaudio"? Non è onesto nei confronti dei figli che abbiamo da educare. In Italia
dovremmo definitivamente smettere di prestare ai malintenzionati la scusa
dell'ignoranza. No, in un Mondo dove nell'era di Internet, Facebook, Google, gli
Smartphone, L'I-pad e Skype i suoni, le immagini, le idee e le conoscenze
viaggiano di gran lunga più velocemente delle persone non gliela possiamo
passare! Casseri non era un ignorante ma un delinquente! Deve cessare quel
lassismo complice dei malintenzionati che ci trovano l'appiglio giusto a cui
ancorare le ridicoli giustificazioni a proposito d'un fatto umanistico che in
realtà li riporta indietro... L'alibi dell'ignoranza è l'eco perpetuo della
compiacenza in cui si cullano i pigri o gli svogliati per non risolvere i
problemi che minano la società. Nessuno può veramente sapere cosa hai nel cuore
e quindi per mettere d'accordo tutti non si dicono cose con connotati razziali
per stigmatizzare una comunità o offendere il rappresentante d'un gruppo etnico
punto e basta! Non si dice e siamo tutti d'accordo, tutti più tranquilli
altrimenti bisognerebbe inventare l'infrarosso per distinguere chi scherza da
chi offende. Chi ignora da chi vuole colpire... Ecco perché quel 19 Ottobre 2001
quando mi chiese se non stavo scambiando razzismo con l'ignoranza risposi a
Paolo Guzzanti: "Comunque non fa piacere" attirando la sua attenzione sul fatto
che in Italia spesso lo straniero sopporta e minimizza tanto sa che in un paese
dove i politici non fanno la loro parte è battaglia persa. Gli immigrati lo
coltivano con il passare delle generazioni: "in questo paese sai meglio tenersi
dentro alcune cose. Alcune verità danno fastidio e rischi di farti nemici. Se
vuoi andare avanti e trovare lavoro fa sempre il loro gioco e non avrai
problemi…" A dire il vero funziona e questo parlando di valori umani è molto
grave… Poveri figli nostri!
Viene a volte facile pensare che in determinati altri paesi c'è più razzismo ma
lasciamo agli altri i propri guai e pensiamo all'Italia. Poi comunque in quei
paesi dove periferie scoppiano rispetto all'Italia c'è una differenza di fondo:
l'Immigrato esiste; è una Entità; la legge lo sa e le decisioni politiche ne
tengono conto. Ragion per cui dai partiti impopolari o populisti che
ripropongono un passato a cui l'Europa progressista ha già fatto i funerali si
prendono le distanze pubblicamente e gli si induce a moderarsi dandogli una
battaglia senza tregua. Non è sicuro che all'estero un Calderoli può mettersi in
televisione e offendere i Neri per poi vedersi descritto il giorno dopo su tutti
i giornali (cosa già indecorosa per un paese) come uno a cui piace scherzare. In
quale altro paese immaginiamo Berlusconi ironizzare sul colore della pelle di
Obama definendolo "quello abbronzato"? E allora certo che il coro da stadio
contro un giocatore Nero è giustificato fosse esso Italiano come Ballotelli o
Ivoriano come Marc André Zoro che nel 2005 interruppe la partita Messina/Inter
indicandoci la strada maestra per cacciare i nostri scheletri dall'armadio:
educazione e tolleranza zero! L'Italia che un giorno sì e l'altro pure si
compiace di essere generosa e accogliente gioca troppo spesso con una altra
Italia che conosce ma protegge: l'Italia dove L'europarlamentare ungherese
Viktória Mohács riferendosi ai campi profughi e Rom, dopo un viaggio rivela di
aver assistito a violazioni dei diritti umani così gravi da non ricordare di
averle mai viste ne prima ne altrove. Raramente si dibatte sulle platee
televisive e negli ambienti politici dei lati oscuri della quotidiana
frustrazione dello straniero di fronte al razzismo che non si vuole dichiarare
tale (o non si deve). Beh forse lo si fa perché gli Italiani si sa sono
permalosi. Ciò non toglie niente al fatto che lo Stato che non lotta contro
l'Ignoranza opta per la non crescita e fa la scelta pericolosa di spianare la
strada al razzismo. A Bruxelles i politici Italiani sono noti per essere inclini
a far accendere le discussioni le più clamorose perché non si regolano con gli
scivoloni linguistici tinteggiati di razzismo. Come è possibile che uno vada in
televisione a vantarsi del fatto che nel suo ufficio troneggia orgogliosamente
il busto di Mussolini senza rischiare critiche? Come mai puoi scendere alla
stazione di Roma Termini la Capitale del Paese di Rita Levi Montalcini e
comprare a quattro soldi a bordo strada di tutto e di più alla gloria di
Mussolini e del ventennio fascista? Roba da far rabbrividire il comune dei
Tedeschi che da Hitler hanno preso le distanze. Perché a Roma si e a Berlino no?
Amnesty International ha rischiato questa risposta: Rinuncia politica di
risolvere un problema che si pensa scandalizzi solo gli stranieri. Rendiamoci
conto che la Germania che ha saldato i conti con il passato è stato il primo
paese in Europa a mettere a disposizione un "Numero Verde" per la lotta al
razzismo e il numero tutt'ora funziona. In quello italiano ti chiedono se ti sei
assicurato che chi ti ha insultato non stesse scherzando. Che figura facciamo?
Allora ben venga la marcia di Firenze contro il razzismo. Ben vengano le
manifestazioni a Milano e Napoli a sostegno della comunità senegalese e nel nome
della civiltà ma soprattutto come disse Il segretario del PD Bersani "bisogna
punire il terrorismo razzista e la politica che è politica non può non ripartire
da questo" parole che fanno eco alle dichiarazioni di Piero Fassino sindaco di
Torino che così reagì alla menzogna che ha scatenato l'odio contro i Rom: «È
assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei
confronti di persone estranee ai fatti per la sola ragione che sono cittadini
stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni
persona quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione
che pratica. È dovere della nostra comunità respingere chi vorrebbe precipitare
la vita della nostra città nell'intolleranza, nell'odio e nella violenza». E per
dirla con Andrea Mollica che pubblica su internet per conto del Giornalettismo:
"la lotta al razzismo non può non essere messa al primo posto di un'agenda
politica, sociale e culturale che da troppo tempo viene messa in disparte per
paura della reazione popolare, che sembra quasi venire giustificata…" E se cosi
è, sarà "purtroppo sempre troppo tardi per chiedere scusa agli stranieri, la
valvola di sfogo preferita per i nostri fallimenti." Gli stranieri dal canto
loro non hanno aspettato per suggerire come dare senso e valore alla loro
presenza in Italia. Lavorano e si integrano. È il caso di uno di quei Senegalesi
uccisi che voglio immaginare lungo le vie del Paradiso mentre parafrasa un
canzone che ha contribuito a far amare l'Italia nel Mondo: "Lasciatemi cantare
con la cartella in mano… Io sono un Italiano, un Italiano NERO!"
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