The Morning StarOriel Myrddin, Carmarthen - 15 gennaio 2010 - by
Len Phelan
Abitazione in una caverna, una delle molte immagini presentate nella mostra
del Galles del Sud
Una delle conseguenze maligne del collasso del socialismo nell'Europa orientale,
è stato il trattamento del popolo rom.
Marginalizzati ed abusati per generazioni, sono anche crescentemente
sotto attacco negli stati dell'Europa centrale.
E in Italia il regime di Berlusconi chiude un occhio, se non incita, i pogrom
contro la popolazione rom che con altri gruppi di migranti sono un capro
espiatorio per i mal di pancia di uno stato quasi-fascista.
Molte delle immagini dei media sui Rom sono sensazionalizzate, tuttavia ancora
provocano pietà e rabbia per il loro trattamento disumano.
Ma l'esposizione di Tina Carr e Anne-Marie Schone rivela sottilmente un'altra
sfaccettatura della realtà che è largamente sconosciuta.
Sponsorizzate dal Consiglio delle Arti, le due hanno passato un lungo periodo
fotografando i Rom in Ungheria, alcuni dei quali hanno resistito a violenti
reinsediamenti.
Le fotografie sono un salutare antidoto all'usuale trattamento di quei soggetti,
con un linguaggio figurato, intimo, rispettoso ed empatico, soffuse con la luce,
i colori e le decorazioni di una ricca cultura.
Molti Rom vivono in appartamenti comuni di cemento, senza acqua corrente,
elettricità o riscaldamento centrale.
Ma ciò che queste fotografe rivelano è un popolo il cui senso d'identità - si
può osare dire ottimismo - trascende il loro ambiente spesso colpito dalla
povertà.
Questo fuoco ispiratore è un marchio di fabbrica delle due artiste, il cui
ultimo progetto è stato uno studio criticamente applaudito su un'altra comunità
estraniata - le generazioni "post-carbone" nel Galles del sud.
Colpisce in questa esposizione anche la gamma delle situazioni, dagli
appartamenti decorati di Budapest ad una remota comunità troglodita.
Anche se sradicati questi soggetti possono apparire in ambienti urbani o
naturali, col titolo dell'esposizione che collega il folklore dei Rom alle loro
origini nomadi, è ciò che fornisce un punto di vista che supera quello del
reportage puramente pittoresco.
Queste interessanti immagini fanno molto nel contrastare i preconcetti negativi
sui Rom nell'evidenziare il loro tenace legame di un'identità da cui,
culturalmente, tutti noi possiamo trarre beneficio.
E contrastano i tentativi razzisti di demonizzare un popolo le cui origini sono
"europee" come quelle di qualsiasi altro.
Per apprezzare pienamente queste foto di grande formato, è necessaria una visita
alla galleria.
Ma potete anche vederle online ed ottenere alcune affascinanti informazioni sui
retroscena del progetto visitando
www.oncewewerebirds.blogspot.com
Until February at Oriel Myrddin, Carmarthen. (01267) 222-775.
13/01/2010 - Una strategia di relazioni comunitarie che affronti il razzismo
nell'area del Village è [stata lanciata] dal sindaco onorario a Belfast venerdì
15 gennaio.
Il progetto di alcuni gruppi locali nacque inizialmente in risposta agli
attacchi razzisti dell'anno scorso contro Rom e Polacchi, durante i quali alcuni
Rom furono forzati a fuggire dalle loro case.
La strategia, coordinata dal Greater Village Regeneration Trust (GVRT) e dal
Village Focus Group, sottolinea un impegno allo sviluppo di relazioni
comunitarie nell'area per i prossimi tre anni.
Lo scopo è sviluppare una strategia che renda il Village "un posto più
armonioso dove vivere" e "disinnescare le tensioni razziste e prevenire
ulteriori attacchi/intimidazioni".
La strategia è stata sviluppata attraverso un processo consultivo che ha
coinvolto un'indagine della comunità per campionare le opinioni e vasta
consultazione con i soggetti chiave.
Paula Bradshaw, direttrice di GVRT, ha detto che il gruppo ha iniziato a
lavorare nello sviluppare lo schema, sin da quando gli attacchi hanno avuto
luogo.
"La ragione per cui siamo arrivati ad una strategia formulata è perché
abbiamo capito che c'era una sfida enorme," ha detto. "Detto questo, crediamo
che quanti esprimeranno punti di vista razzisti nel Village saranno sempre meno
in futuro. Ma avevamo bisogno di una robusta strategia per affrontare questi
temi."
[...] GVRT avrà l'appoggio della Northern Ireland Housing Executive
attraverso il programma del Vicinato Condiviso.
Sabato 16 gennaio a n. 129 persone rom abitanti nel campo di Via di salone è
stato notificato il trasferimento al C.A.R.A. (Centro di accoglienza richiedenti
asilo) della protezione civile ed attualmente gestito dalla Croce rossa
Italiana.
Mancava la Croce rossa! … ed è arrivata.
Lunedì mattina 60 persone rom del campo di via di Salone sono stati
costretti ad accettare il trasferimento al CARA e sottoscritto un accordo,
mentre oggi diverse famiglie rom della ex Jugoslavia del campo di Casilino 900
sono state trasferite al campo di Salone. Le famiglie rom Macedoni e Kosovari
restano al campo di Casilino 900.
Il solito "travaso" romano che da diversi anni si realizza a Roma per
volontà della politica, di qualsiasi colore, e con la complicità di tanti.
La Federazione romanì, con l’aderente ass. Romà onlus e la
collaborazione dell’organizzazione europea ERRC è presente a Roma nei campi di
Casilino 900 e Salone per sostenere le famiglie rom, per raccogliere
informazioni, per controllare il rispetto dei diritti, per denunciare alle
istituzioni preposte le violazioni.
La Federazione romanì nel sottolineare ancora una volta la NON
CONDIVISIONE delle politiche adottate dal Comune e dal Commissario per
l'emergenza rom di Roma verso la popolazione romanì, denuncia l’utilizzo
strumentale della partecipazione attiva rom per fare propaganda politica e
per perseguire interessi.
Se quando accaduto in questi giorni è il metodo per mettere in atto il piano
nomadi a Roma temiamo una forte crescita del disagio che si riverserà sulla
quotidianità di tutti i cittadini, rom e sinti compresi.
La Federazione romanì fa appello a Rom e Sinti di Roma ed agli amici
del popolo rom di essere co-promotori della prossima iniziativa pubblica in
corso di definizione, inviando email a:
federazioneromani@libero.it
Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì
Sede legale e segreteria: Via Altavilla Irpina n. 34 - 00177 Roma
Codice fiscale 97322590585 – Email:
federazioneromani@libero.it
Tel. 0664829795 – fax 0664829795 Web:
http://federazioneromani.wordpress.com
Presidenza 3277393570 - Coordinamento 3331486005 - Segreteria 3483915709
Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:37:10, in Italia, visitato 1531 volte)
VENERDI' 29 GENNAIO ORE 20.30
Presso l'Area Fenderl (Vittorio centro-dietro la stazione ferroviaria)
L'ANPI di Vittorio Veneto in ricorrenza della Giornata della Memoria organizza
una serata su: TUTTI I COLORI DELL'OLOCAUSTO
Nei lager i prigionieri erano “classificati” attraverso dei triangoli colorati.
Il colore qualificava, negando l’identità ed il percorso esistenziale della
persona, la tipologia dei deportati. Così il rosso identificava gli oppositori
del regime (politici/partigiani), il verde i criminali comuni, il nero gli
“asociali” (gruppo dai contorni indefiniti che comprendeva prostitute, senza
fissa dimora, lesbiche, profughi), il blu gli immigrati, gli apolidi e i
combattenti della Spagna Repubblicana, il viola i Testimoni di Geova e altri
gruppi religiosi (fatta eccezione per i sacerdoti polacchi), il marrone gli
zingari (Rom e Sinti), il rosa gli omosessuali. La stella gialla composta da due
triangoli contrapposti indicava gli ebrei. In questo caso il triangolo
sottostante era sempre giallo, mentre quello superiore poteva essere anche di un
altro colore corrispondente alla classificazioni precedentemente elencate.
Questo incontro è un'occasione per conoscere le persone che furono perseguitate
durante la dittatura nazista e fascista. Saranno rappresentate le componenti
etniche, religiose e sociali che il totalitarismo nazifascista perseguitava. A
testimonianze sul passato e considerazioni sul nostro presente si accompagnerà
un’introduzione e un inquadramento storico da parte di Daniele Ceschin, il quale
porrà particolare attenzione alla situazione locale.
Partecipano:
Eliseo Moro Partigiano del battaglione Bixio, catturato nel gennaio 1945 e deportato nel
lager di Dachau. Presidente dell’Associazione nazionale ex deportati politici
nei campi nazisti (Aned) Sezione di Pordenone
Alessandro Zan Presidente regionale Arcigay Veneto
Loris Levak Presidente dell’Associazione Rom Kalderash, figlio di Mirko Levak, ex
deportato sopravissuto ad Auschwitz
Daniele Ceschin Storico, membro del Comitato Direttivo dell’Istituto per la storia della
Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana
Nell'agosto 2009 Gabor Vona, il presidente del partito ungherese
ultra-nazionalista JOBBIK, prese parte ad un campo giovanile organizzato dalla
Gioventù Ungherese in Transilvania. La partecipazione di un estremista ungherese
ad un evento organizzato in Romania è stata trattata con indifferenza dalle
autorità rumene. Allora MCA espresse preoccupazione su questa apparizione ed il
suo futuro impatto, ma non si fece niente, né da parte delle autorità, né da
parte dell'UDMR, il partito rappresentante la minoranza ungherese di Romania,
partito che partecipa al governo appena formato.
Il 12 gennaio 2010, il giornale "Adevarul" informava i lettori sul "Plutonul Secuiesc",
una divisione del battaglione "Wass Albert", parte della "Guardia Ungherese",
gruppo paramilitare estremista che ha esteso la sua attività in Romania.
La procedura di reclutamento del "Plutonul Secuiesc", come presentato da "Adevarul",
include elementi che indicano chiaramente la natura paramilitare di questo
gruppo che si sta sviluppando in Romania: domande come "hai servito
nell'esercito?", "pratichi sport estremi?", "qual è il tuo grado militare e in
quale corpo hai militato?", fanno parte del questionario che i richiedenti
devono compilare.
In conclusione. un nuovo soggetto si è aggiunto ai gruppi esistenti
estremisti, nazionalisti, anti-democratici in Romania. Questo è un gruppo
controllato e formato da un'entità politica straniera, un gruppo che in Ungheria
è stato dichiarato illegale. Facciamo appello alle autorità rumene di agire
rapidamente e con decisione nel prendere tutte le misure necessarie a bloccare
il trasferimento di attività illegali, razziste, ultra-nazionaliste sul suolo
rumeno.
Maximillian Marco KATZ and Alexandru Florian The Center for Monitoring and Combating AntiSemitism in Romania (MCA)
Di Fabrizio (del 19/01/2010 @ 11:12:27, in Italia, visitato 1891 volte)
Sempre sulla situazione del campo di
via Salone a Roma, Eugenio Viceconte segnala un
suo video
di poco tempo fa
Alla conferenza della Federazione Romanì il rappresentante del campo
di via Salone chiede aiuto alla federazione preoccupato per la situazione di
molti della comunità che si trovano senza documenti di soggiorno. E' il problema
che 3 mesi dopo si sta proponendo con i rom che vengono mandati al CARA di Castelnuovo di Porto
Rassegna da NoBlogo:
Anna
Pizzo - Sulla situazione del trasferimento al CARA dei Rom del campo di Salone
Jan. 18th, 2010 at 4:17 PM “Vorrei sapere per quale ragione è stato deciso di trasferire una parte dei
rom di via Salone presso il Cara di Castelnuovo di Porto che non è un luogo
adatto ad ospitare intere famiglie rom, per la maggior parte nate e cresciute in
Italia, ma è un centro provvisorio per rifugiati richiedenti asilo”.
Sono le stesse perplessità espresse ieri notte da questo blog.
Anna Pizzo ci mette il cuore nel suo essere consigliere regionale.
Questa mattina era al Campo di Salone, e tra le altre cose ha messo l'accento
su:
- continuità scolastica dei bambini che frequentano le scuole del territorio e
che verranno invece trasferiti lontano dai propri istituti scolastici (ci sono
circa 50 km tra Castelnuovo di Porto e la zona della Rustica dove è il Campo di
Salone)
- la durata, ad oggi sconosciuta, della deportazione in un luogo inadeguato
- il rischio di disgregazione dei nuclei familiari dovuto alla permanenza in un
luogo, il CARA, che non è in grado di garantire una vita normale e regolare alle
famiglie con bambini.
Il gioco
dei bussolotti ... Jan. 18th, 2010 at 7:46 PM
Forse nelle vecchie fiere qualche zingaro dalla mano veloce c'avrà provato a
far fessi i gagé gonzi con il gioco delle tre carte, con le tre tavolette o con
i bussolotti. Un peccato veniale.
Questa volta a Roma il banco del gioco dei bussolotti lo tengono il Sindaco
Alemanno ed il prefetto Pecoraro che gestisce la perpetua emergenza nomadi.
Con il valido aiuto della Croce Rossa, tra una baracca, un container ed una
camerata in un CARA cercano di far sparire lo "Zingaro" sotto gli occhi di
tutti.
Questa mattina si è cominciato al Campo di Salone, che sta poco oltre il
raccordo zona La Rustica.
130 persone che senza nessuna logica vengono inviate a Castelnuovo di Porto in
una struttura classificata come
CARA ed a cui viene appiccicata l'incongrua
definizione di "richiedenti asilo".
La logica dello spostamento al CARA non è chiara.
Perché mai mandare interi nuclei familiari, sloggiandoli dal container che
occupano da anni, in una camerata lurida di un CARA per sbrigare una situazione
anagrafica ormai pluri decennale?
Le dichiarazioni di Marco Squicciarini della Croce Rossa lasciano più che
perplessi, cito dall'articolo di E. Forceri:
“La decisione è stata presa da Comune e Prefettura e ha riguardato le persone
che non avevano documenti in regola e avevano fatto richiesta d'asilo - ha
spiegato Marco Squicciarini, coordinatore per l'emergenza rom della Croce rossa
Italiana - Il prefetto si è anche impegnato a chiudere l'istruttoria per le loro
richieste in 15 giorni invece dei due mesi necessari. Questo per tranquillizzare
i rom che stamani non volevano partire”.
....
“Qualcuno ha deciso di andarsene - ha continuato Squicciarini - comunque alla
fine dell'esame delle richieste, chi ha diritto tornerà nella sua casetta di
Salone. Proprio per fugare i loro dubbi, abbiamo lasciato loro le chiavi e dal
Cara potranno venire ogni giorno a controllare che tutto sia a posto. È prevista
soltanto una disinfestazione interna alle casette”.
La gente di via di Salone ha paura che questa operazione si risolva in una
ingiusta espulsione verso paesi, che neanche più conoscono. Speriamo che non sia
vero e questa storia della "richiesta d'asilo" si risolva finalmente nei
documenti di soggiorno di cui hanno bisogno.
La testimonianza di questa paura la trovate già nelle parole del rappresentante
del campo alla conferenza della Federazione Romanì che si è tenuta Roma il 30
ottobre scorso.
E dal racconto di Enza Forceri, e da voci raccolte da amici al Casilino 900,
è chiaro che il gioco dei bussolotti rischia anche di diventare una lotta al
massacro tra disperati.
La gente di Via Salone va via dal container senza un motivo credibile e con la
pura di vedersi scalzata dalle persone del Casilino 900.
Quelli del Casilino 900, che domani cominceranno a muoversi per via Salone,
hanno il fondato timore di trovarsi nella situazione di dover affrontare
l'ostilità da parte dei vecchi residenti.
Al Casilino la comunità ha indetto un assemblea per giovedì.
Riporto dal gruppo del Casilino 900 questo appello del portavoce del campo: ... oggi siamo nella emergenza di un trasferimento del campo del Casilino 900
chiedo una assemblea generale delle associazioni , cittadini, comitati di
quartieri, professori universitari, giornalisti e di tutti coloro che ci
conoscono o abbiano la voglia di conoscerci
che si terrà giovedì ore 15 nel piazzale FIGLI DI UN STESSO PADRE
siete tutti invitati
Di Sucar Drom (del 19/01/2010 @ 09:53:55, in blog, visitato 1539 volte)
Dalla società tollerante alla tolleranza zero
Italiani brava gente, italiani tolleranti. Quante volte ci siamo sentiti
ripetere queste parole e quante volte ne siamo rimasti rassicurati. Purtroppo in
molti non hanno mai pensato che l’esser...
Noi non siamo animali
Noi missionari e missionarie italiani vogliamo esprimere la nostra solidarietà
alla sofferenza dei migranti africani, che da anni vengono impiegati nei campi
della Piana di Gioia Tauro, in stato di schiavitù , per la raccolta delle
arance. Il 7 gennaio, in...
Oliver Stone riscrive la storia e Hitler diventa un capro espiatorio
Ormai è una certezza: il revisionismo storico è sempre più di moda. E non si
ferma solo a sedicenti storici come David Irving, ma fa proseliti anche nel
mondo dello spettacolo. L’ulteriore riprova ne è una notizia giunta nelle scorse
ore dall’Ameri...
Gian Antonio Stella: quando si scherza sulle razze non si sa dove si va a
finire…
La città bresciana di Coccaglio e quella bosniaca di Prnajor sono, loro
malgrado, simboli diversi dell'intolleranza. Coccaglio è uscita dall'anonimato
toponomastico poco più di un mese fa per via dell'operazione "White Christmas",
i controlli casa per casa dei 400 immigrati irregolari da f...
Osservatore Romano, "Tammurriata nera. Gli italiani e il razzismo!"
Oltre che disgustosi, gli episodi di razzismo che rimbalzano dalla cronaca ci
riportano all'odio muto e selvaggio verso un altro colore di pelle che credevamo
di aver superato. Per una volta, la stampa non enfatizza: un viaggio in treno,
una passeggiata nel parco o una partita di calcio, non lasciano dubbi. Non
abbiamo mai...
Mantova, la Lega Nord non sa più cosa inventarsi...
Dopo l’intervento del 10 gennaio sulla Voce di Mantova, è ormai chiaro che il
responsabile della sicurezza della Lega Nord, Luca de Marchi, vuole improntare
tutta la sua campagna elettorale contro le circa quaranta famiglie rom e sinte
mantovane. De Marchi, oltre ad essere disinformato sulle questioni inerenti a
questa ...
Rosarno (RC), la logica delle deportazioni vincerà ancora una volta?
Il ministro dell’interno Maroni in una lunga intervista rilasciata domenica 10
gennaio a Sky ha ribadito che tutti gli immigrati trasferiti da Rosarno e Gioia
Tauro nei centri di prima accoglienza di Crotone e Bari saranno identificati e,
se trovati privi di documenti di soggiorno, verranno espulsi, non si sa se con
l’intimazione a...
Ue, comincia guerra per bande fra i gruppi politici
Di fronte al serio rischio di bocciatura dell'Europarlamento che sta correndo il
commissario europeo designato dalla Bulgaria, la popolare Rumiana Jeleva, è
cominciata oggi una 'guerra per bande' fra i gruppi politici: il Ppe, per bocca
del suo vice presidente ungherese Jozsef Szajer, ha difeso nel pomeriggio ...
Como, abbandonata scalza nella neve: tutti graziati da una Procura incapace
Tutti "graziati" nell’inchiesta sull’anziana abbandonata scalza in mezzo alla
neve da una pattuglia della polizia locale. La magistratura ha archiviato il
fascicolo a carico di due vigili di Como accusati di sequestro di persona e
violenza privata, perché sospettati di aver caricato sull’auto di ser...
Vicenza, il nuovo Prefetto parte male...
Vicenza ha un nuovo Prefetto e già si parte male. In alcune interviste
Michelangelo Fallica (in foto) ha dichiarato che la “questione rom” sarà tratta
con delle riunioni con le Forze dell’Ordine. E ha aggiunto: “La presenza di
rom...
Milano, ennesimo sgombero di intere famiglie
La Polizia Locale di Milano ha sgomberato ieri mattina una piccola comunità di
Rom rumeni in viale Forlanini, nell'area dell'ex polveriera del Demanio
Militare. Quattordici rom romeni sono stati trovati sul posto: 9 adulti (5
uomini e 4 donne) e 5 minori. Dopo le pratiche di identificazione, vista la pr...
Scuola, il tetto e il ghetto
Quelle che oggi sembreranno classi “miste”, sono in realtà le comunità felici
dell’Italia di domani. Ora attenzione e cura per gestire la svolta. Mentre già
iniziava il fuoco di fila ideologico contro il “tetto” del 30% di studenti
stranieri, il Ministero dell’Istruzione ha precisato: dal tetto saranno esclusi
i nati in Italia...
Roma, scoppia la rivolta a via del Salone
E' rientrata la rivolta scoppiata questa mattina al "campo nomadi" di via
Salone, dove era disposto il trasferimento di un primo gruppo di 130 persone nel
campo di Castelnuovo di Porto. Il trasferimento rientra nel piano nomadi
presentato dal Campidoglio che preve...
Firenze, Rifondazione: basta sgomberi senza alternative
E' la seconda volta che viene sgomberata la Osmatex e a distanza di un anno e
mezzo niente è stato fatto né dalla proprietà né dal Comune. Nel 2008 tentammo
le stesse strade: ci appellammo al sindaco Gianassi, gli proponemmo di fare
richiesta alla regione di attivare la P...
Istanbul, 12/01/2010 - Ercan Koca dice che lui e la sua famiglia devono le loro
vite ad una porta ben chiusa.
"Hanno provato per mezzora, ma non sono riusciti a scardinare la porta di
ferro," ha detto Koca ai media turchi dopo che la sua casa a Selendi è stata
attaccata settimana scorsa. "Se fossero entrati, saremmo stati tutti uccisi.
Bruciarono la mia macchina con una molotov." Ha detto che alcuni degli
assalitori indossavano maschere.
Oltre 70 persone, tutte Rom come Koca, sono state allontanate dalle loro case
a Selendi, una città agricola di 8.000 persone nella provincia di Manisa non
lontana dall'Egeo, dopo essere state attaccate da diverse centinaia di Turchi.
Le violenze sono iniziate in seguito ad una lite, poi degenerata, tra un
proprietario di una casa da the ed un cliente Rom.
Sono state lanciate pietre contro le case dei Rom, mentre gli assalitori
gridavano: "Selendi è nostra e rimarrà così," riportano i giornali. Alcuni Rom
hanno sentito grida di "Colpite gli zingari" dalla folla.
Ma Musa Yildiz, il proprietario di una casa da the, ha detto che il Rom aveva
imprecato contro di lui e l'aveva colpito. La polizia non ha compiuto arresti,
ma più tardi ha scortato dozzine di Rom, donne e bambini inclusi, fuori dalla
città. Alcuni di loro si sono fermati da parenti nella vicina Gordes, mentre
altri sono stati alloggiati a Salihli, più a ovest.
"Da quelle parti ci sono state per molto tempo tensioni tra Rom e non-Rom, e
sono esplose settimana scorsa," ha detto ieri Yakup Cardak, presidente
dell'Associazione Cultura e Solidarietà Rom, un'organizzazione nella città
occidentale di Smirne. "Le autorità locali non avrebbero dovuto permettere che
succedesse."
Il governo di Ankara ha promesso di investigare sulle ragioni dietro le
violenze e di offrire soluzioni ai problemi.
Gli eventi di Selendi non hanno scioccato soltanto la comunità rom turca.
Hanno anche sollevato preoccupazioni più generali che la pace sociale in Turchia
possa essere minacciata, soprattutto perché gli attacchi ai Rom di Selendi hanno
coinciso con scontri tra altri gruppi in altre parti del paese.
Nella città nord-occidentale di Edirne, attivisti di sinistra che chiedevano
il rilascio di diversi amici dalla prigione, sono stati attaccati da un gruppo
di nazionalisti turchi, e le notizie dicono che la polizia non è intervenuta a
fermare le violenze. I media hanno descritto i disordini a Selendi ed Edirne
come "tentativi di linciaggio".
Alcuni osservatori credono che le riforme democratici degli anni recenti, che
hanno incoraggiato le minoranze a chiedere più diritti, abbiano alzato il
coperchio sulle tensioni etniche e sociali che erano tenute sotto ferreo
controllo nel nome dell'unità nazionale. Nel passato, la legge turca proibiva le
espressioni di diversità etnica, ma la richiesta di unirsi all'Unione Europea ha
cambiato tutto ciò.
Politici di spicco come Abdullah Gul, il presidente, hanno elogiato come un
bene la diversità etnica e culturale del paese. Ma i leader di opposizione hanno
ammonito che la politica di riforme del governo è una minaccia all'unità
nazionale.
"Nel passato, le differenze religiose e le altre potevano diventare evidenti
solo in un quadro molto stretto, le voci contro la discriminazione non si
udivano," ha scritto Oral
Calislar, editorialista del giornale Radikal, dopo gli eventi di Selendi. Ma, ha
aggiunto, questo sta cambiando. Scrive Calislar, come fanno progressi le
iniziative del governo per espandere i diritti dei Curdi, Rom e Alevi del paese,
crescono anche le reazioni dei nazionalisti contro le riforme.
L'associazione Rom di Cardak a Smirne offre un esempio dello sviluppo che la
Turchia sta passando. Quando fondò la prima volta l'organizzazione nel 1996,
questa venne chiusa immediatamente perche le leggi turche di quel periodo non
permettevano di menzionare il nome di un gruppo etnico nel titolo di
un'associazione. Cardak, che oggi ha 63 anni, rifondò il gruppo nel 2005, dopo
che la Turchia ha promulgato riforme che hanno rinforzato la società civile.
Dice che oggi i Rom sentono di avere più diritti.
I Rom vivono in Anatolia da secoli. Non è certa la dimensione della loro
comunità della Turchia odierna, perché le leggi non permettono la
categorizzazione per etnia dei cittadini, le stime variano tra il mezzo milione
e i cinque milioni di persone.
Cardak dice che i Rom erano generalmente ben integrati nella società
maggioritaria turca. "Naturalmente ci sono pregiudizi che non si possono
superare, ma abbiamo vissuto assieme per secoli e continueremo così." Ha
accolto con favore la discussione sui diritti delle minoranze e la reazione del
governo dopo gli incidenti a Selendi. "Non penso che qualcosa di simile
succederà ancora."
Alcuni Rom di Selendi non sono così sicuri. Rifiutano di tornare in città
anche se le case sono le loro. Rappresentanti di Selendi, incluso il sindaco Nurullah
Savas, hanno visitato alcuni dei Rom che sono stati portati fuori dalla città
settimana scorsa, e hanno chiesto loro di tornare. Secondo le cronache, Savas,
membro del Partito di Azione Nazionale, ha detto ai Rom "Siete nostri fratelli."
Ma risulta che alcuni Rom dicono che i loro bambini sono rimasti
traumatizzati dagli eventi. Una delle vittime, Erdal Cetin, ha detto che alcuni
dei suoi migliori amici sono stati tra i primi a tirare pietre contro il suo
negozio.
15.01.2010 scrive Fazıla Mat
I cittadini di Selendi, nella Turchia occidentale, costringono l'intera
popolazione rom a lasciare il paese a seguito di un incidente avvenuto la notte
di capodanno. Decine di persone deportate. I commenti dei media e il dibattito
sulle minoranze in Turchia
A Selendi, nella provincia di Manisa (Turchia occidentale), fino a una
settimana fa viveva una popolazione rom di 74 persone, di cui 15 bambini e 20
donne. Lo scorso 7 gennaio, scortati dalla polizia, sono stati tutti deportati
nella località di Gördes. Le autorità avevano mostrato di essere incapaci di
difenderli dagli attacchi degli altri abitanti della cittadina.
L'episodio è scaturito da una discussione avvenuta la notte di capodanno. Burhan
Uçkun, cittadino rom di Selendi, è entrato in un bar per bere un tè. "Non
serviamo da bere agli zingari", gli avrebbe detto il proprietario del locale,
che sostiene però di aver solamente intimato a Uçkun di rispettare il divieto di
fumo. Sta di fatto che dagli insulti si è passati alle mani, coinvolgendo più
persone da entrambe le parti. Alla fine Uçkun è stato portato prima in ospedale
e poi al comando di polizia mentre suo padre, non reggendo l'agitazione, è morto
di infarto.
Cinque giorni dopo, quando il bar ha riaperto, è scoppiata una nuova rissa tra i
parenti del defunto e i frequentatori del locale. A questo punto si è formato un
gruppo di circa mille persone che ha attaccato le abitazioni dei rom. Le case
sono state prese a sassate, alcuni veicoli sono stati bruciati ed è stato
necessario l'intervento della gendarmeria per calmare la folla, che poi è stata
mandata a casa.
I rom, invece, sono stati caricati su pullman e trasferiti provvisoriamente
nella vicina Gördes. E' chiaro che per loro al momento non si parla di far
ritorno nella cittadina dove vivevano da oltre trent'anni, visto che
immediatamente dopo il trasferimento i bulldozer hanno raso al suolo gli
accampamenti e le baracche in cui abitavano.
I rom attribuiscono gran parte della responsabilità dell'accaduto al sindaco di
Selendi, Nurullah Savaş, che avrebbe incitato la folla all'aggressione, e
ricordano che prima della sua elezione l'anno scorso dalle file dell'MHP
(Partito di Azione Nazionale), non si era mai verificato un caso del genere.
Secondo altre testimonianze, il presidente della provincia di Manisa, Celalettin
Güvenç, avrebbe poi chiesto ai rom di firmare un foglio in cui dichiaravano di
trasferirsi volontariamente. Güvenç avrebbe anche affermato che erano obbligati
ad andarsene, e che non avrebbero potuto più restare nella cittadina.
L'ampio spazio dedicato dai media turchi al caso dei rom di Selendi, descritto
come eclatante caso di razzismo, ha tuttavia portato le autorità a dichiarare
pubblicamente sostegno e a offrire garanzie agli sfollati. Abdullah Cıstır,
presidente dell'Associazione rom di Izmir, ha riferito alla NTV che il
presidente della provincia di Manisa avrebbe quindi garantito la protezione
dello Stato ai rom che volessero far ritorno a Selendi, aiutandoli a pagare per
sei mesi o anche un anno l'affitto di case prefabbricate che verrebbero
costruite per loro. Ma sono pochissimi quelli che prendono in considerazione un
eventuale ritorno.
"Anziché avere un tetto preferisco dormire all'aperto ma essere in salvo", ha
detto un giovane commentando l'invito a tornare. Dodici famiglie intanto, circa
quaranta persone, sono state trasferite, sembrerebbe in modo definitivo, nella
città di Salihli, nella stessa provincia. Sarebbe stata garantita loro una casa,
un sussidio per l'affitto, viveri e riscaldamento per aiutarli a iniziare una
nuova vita.
Gli abitanti di Selendi sembrano intanto molto contrariati per il fatto di
essere stati bollati come "razzisti", e accusano i media di aver distorto i
fatti. Nelle diverse interviste continuano a ripetere che i rom sono dei ladri e
degli usurai che bestemmiano e bevono.
L'ex imam della cittadina ha detto che il padre di Uçkun, morto d'infarto la
notte di capodanno, "bestemmiava contro Allah e la moschea. Alla fine è stato
fulminato e giustizia è stata fatta. Quell'uomo venticinque anni fa aveva
sparato ad una persona. Se fossimo razzisti non l'avremmo tenuto qui a quel
tempo."
C'è anche chi dice che "i rom potrebbero anche fare ritorno, purché vivano come
esseri umani", mentre altri si alterano anche solo a considerare una tale
eventualità. Un ex insegnante racconta che in passato ci sono state famiglie che
hanno dovuto andarsene via a causa degli atteggiamenti violenti dei rom, e pur
affermando che non ci sono scuse per quello che è stato fatto la notte del 5
gennaio conclude: "Ora che se ne sono andati siamo sereni. Se tornassero, loro
stessi non lo sarebbero".
La discriminazione dei rom in Turchia in materia di accesso all'istruzione e
alle strutture sanitarie, partecipazione sociale, ricerca di un lavoro e
ottenimento dei documenti di identità è una situazione oggettiva citata anche
nell'ultimo rapporto dell'Unione europea sul Paese. Il governo dell'AKP (Partito
della Giustizia e dello Sviluppo), che finora ha fatto ben poco per rimediare a
questo stato di cose, il 10 dicembre scorso ha realizzato il primo incontro del
gruppo di lavoro costituito per valutare la condizione dei rom.
La sociologa Neşe Erdilek ricorda che i rom della Turchia hanno iniziato a
emergere in pubblico come gruppo sociale dieci anni fa; che precedentemente,
proprio perché venivano automaticamente emarginati per la loro identità, hanno
cercato sempre di non manifestare la propria origine. Ma la loro situazione ha
assunto una fisionomia diversa quando hanno iniziato a costituirsi in
associazioni, e la popolazione rom ha smesso di auto-denominarsi "zingaro" (çingene),
termine associato ad un'identità negativa, per adottare il termine roman.
La Erdilek spiega però che, facendo ciò, hanno optato per una posizione a favore
dell'autorità e del più forte – atteggiamento che avrebbe consentito loro la
sopravvivenza anche al tempo degli ottomani – ed è per questo che una gran parte
di essi sottolinea sempre la fedeltà allo Stato e alla bandiera turca
evidenziando con enfasi la propria differenza da altri gruppi sociali come i
kurdi.
Non sarà un caso che Burhan Kuzu, presidente della commissione per la redazione
della Costituzione, commentando i fatti di Selendi abbia detto: "I rom sono i
nostri cittadini più fedeli, quelli che non hanno mai problemi con il sistema,
con il regime e le altre persone. Sono cioè quelle persone che sono da
considerarsi le più innocenti e – non che qualcuno debba essere emarginato –
proprio quelle da emarginare di meno."
Di Fabrizio (del 18/01/2010 @ 09:24:58, in Kumpanija, visitato 2092 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Milano, 16 gennaio 2009
Cari amici antirazzisti (che siate attivisti, giornalisti, politici o persone
che credono nella solidarietà),
fra le tante iniziative curate dagli attivisti EveryOne vi è il sostegno a
famiglie Rom e "clandestine" in difficoltà. Nessuno dei membri del nostro gruppo
è ricco, eppure ogni mese ciascuno di noi riesce a devolvere i propri risparmi
ora a questa, ora all'altra famiglia. Sono grandi sacrifici e personalmente
ringrazio tutti i nostri attivisti per quello che fanno, rinunciando alle
vacanze, all'auto nuova, a oggetti superflui, a vestiario di marca... e
anche a beni necessari. In un momento tragico, uno dei nostri membri ha venduto
la casa, per mettere in salvo (provvedendo a rinnovo documenti, spese di
viaggio, mezzi di sostentamento urgente) in Romania, Spagna e Francia molte
famiglie Rom sgomberate a Milano, Roma, Pesaro e in altre città. Grazie a questa
incredibile generosità di amici che sono onorato di avere, di persone che
mettono le esigenze di chi soffre ancora prima delle proprie, sono state salvate
decine di vite umane, si sono evitati smembramenti di famiglie, si è alleviato
(e si allevia) il dolore e l'emarginazione di chi è costretto dai nostri
governanti a vivere e morire ai margini della società.
Questo mese abbiamo avuto una serie di spese impreviste, dopo gli sgomberi di
Pesaro, attuati con procedure inumane, sgomberi che hanno originato spaventosi
drammi umanitari. Presto vi aggiorneremo sul più importante dei progetti
realizzati: qualcosa che lascerà una traccia!
Ora però lanciamo a tutti voi un S.O.S.
La famiglia di Rebecca Covaciu, la giovanissima artista Rom di cui si sono
occupati i media di tutto il mondo, ha grosse difficoltà con l'affitto
dell'appartamentino in cui vive, a Milano. Rebecca e i suoi fratellini
frequentano la scuola dell'obbligo con grande profitto, nonostante la povertà.
Papà Stelian e mamma Georgina fanno i miracoli per provvedere alle tante
necessità e il sostegno del nostro gruppo non sempre è sufficiente, dati i
molteplici interventi e la situazione sempre più grave dei perseguitati.
La discriminazione rende difficile inserire i Covaciu nel mercato del lavoro.
Abbiamo procurato a Stelian e al figlio maggiore diversi appuntamenti, ma i
potenziali datori di lavoro, quando apprendono che si tratta di Rom, non
concedono loro un'occasione. Samuel ha 20 anni ed è un grande lavoratore,
disposto a lavori di fatica o anche di fiducia. Ha fatto il lavapiatti, il
cameriere, l'uomo di fatica. Sa assistere infermi, anziani e bambini.
Chiunque sia in grado di aiutarlo a trovare un lavoro a Milano, darà una
grande mano a questa bella, coraggiosa e sfortunata famiglia. Sono utili anche
contributi-affitto (anche minimi), via vaglia postale o Western Union.
Ecco il telefono di Rebecca: 380 7575 313
Grazie a chi darà un contribuito in questa azione di giustizia, diritti umani e
umanità.
Roberto Malini
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: + 39 3313585406
www.everyonegroup.com ::
info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 18/01/2010 @ 09:14:22, in conflitti, visitato 3693 volte)
di Alessandro Matta
In vista della prossima Giornata della Memoria, molte sono le iniziative per il
27 Gennaio 2010. Come ogni anno, la Macchina della memoria, alimentata dalle
scuole e dalle istituzioni sta scaldando i motori per la decima Giornata della
Memoria, che coincide col 65° anniversario dalla liberazione dei Lager Nazisti e
della liberazione dell' Europa dall'incubo nazifascista.
Tuttavia, in questi giorni, ha colpito la mia attenzione un video, mandatomi via
Facebook da Alberto Melis, maestro elementare e scrittore, impegnato come me in
quella che fu definita da Pupa Garribba (giornalista, esponente di spicco della
delegazione Italiana della Shoah Foundation di Spielberg nonché testimone delle
leggi razziali del 1938 scampata da bambina alla deportazione a Auschwitz e a
morte certa)la memoria come lotta.
E' curioso che Facebook, spesso additato dai media come un covo di gruppi
razzisti o antisemiti o negazionisti della Shoah, possa riuscire come veicolo di
trasmissione della memoria. Il video ha un'importanza molto particolare. Non è
lungo, è un video girato negli anni '40 a colori (rarità per quella epoca) della
durata di un minuto e mezza. Eppure, questo documento conservato oggi presso gli
archivi del Bundesarchiv in Germania, e visibile anche attraverso il sito Web
della sezione Audiovisivi del museo dell' Olocausto di Washington, è assai
importante per l'approfondimento dell'altro sterminio nazista, quello più
dimenticato o talvolta addirittura approvato, quello dei rom.
Il filmato è il resoconto video degli esperimenti sui bambini rom attuati da Eva
Justin, una assistente del Dottor Robert Ritter, che si occupò durante il
Nazismo di studiare a livello razziale il popolo zingaro, arrivando a
considerarlo come affetto da malattie biologiche o razziali specificatamente
inventata di sana pianta dai nazisti come l'Ibridismo o la tendenza al
nomadismo o alla delinquenza .
La Justin studiò i bambini rom come parte della sua dissertazione sulle
caratteristiche razziali. I bambini erano a St. Josefspflege, un brefotrofio
cattolico a Mulfingen, in Germania. La Justin completò i suoi studi poco dopo la
realizzazione di questo film. I bambini furono deportati ad Auschwitz, dove la
maggior parte di loro venne immediatamente sterminata.
Il video è uno dei pochi, anzi pochissimi, documenti filmati dagli stessi
carnefici relativi alla Porrajmos, ovvero allo sterminio degli zingari, che i
nazisti decisero di eliminare su motivazione biologica e su progetto eugenetico
esattamente come avevano iniziato con gli ebrei nel 1941. Pochissimi altri i
filmati come questo della Justin che documentano la schedatura dei rom, le
indagini eugenetiche su di loro o talvolta la loro deportazione. Esiste un
filmato del 1940 in bianco e nero con audio aggiunto in inglese che mostra
l'arresto di alcuni rom e il loro caricamento su alcuni camion della durata di
due minuti.
Come non vedere questi filmati con una sorta di brivido alla schiena, come una
sorta di vera e propria incubazione dello sterminio che di li a poco si
abbatterà su quelle inermi persone filmate a scopo di ricerca razzistica o per
puro divertimento?
Dalla relazione finale delle indagini di Eva Justin sui bambini di Mulfingen ,
si legge una terribile conclusione, pari a quelle apportate dal Dottor Ritter,
relativamente al fatto che la questione zingara non potrà essere risolta se non
con lo sterminio anche dei bambini rom, anzi, soprattutto di essi.
Ciò che provoca rabbia in qualunque persona che veda questi filmati , è il
sapere che queste persone, questi carnefici anzi , dopo la guerra abbiano
continuato all' 85% una vita normale, senza che nessuno arrivasse a processarli.
Eva Justin, per esempio, dopo la guerra divenne "addetta di previdenza sociale".
H. Grebe, assistente di Verschuer al KWI per l'antropologia, sarà nominato
professore incaricato a Marburgo e successivamente diventerà presidente della
Lega tedesca Medici sportivi. Heinze, perito per l'eutanasia, divenne nel 1953
capo dell' ambulatorio di psichiatria giovanile nell'ospedale di Wunstdorf.
Come non vedere in tutto ciò una giustizia mancata e uno sterminare due volte un
popolo pacifico come i rom? I rom che non hanno mai dichiarato guerra a nessun
altro popolo in tutta la loro storia e che solo per questo meriterebbero il
Nobel per la pace!
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: