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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 17/02/2010 @ 09:09:06, in Italia, visitato 2071 volte)

Da NO(b)LOGO

Nel XII municipio di Roma risiedono da almeno 10 anni, ed in alcuni casi da più di 20, circa 350 persone ospitate in uno spazio attrezzato e recintato con container e servizi.

Uso il termine "risiedono" perché hanno tutti la residenza anagrafica nel quartiere e se il cartello stradale sulla SS Pontina indica "Campo Nomadi", non sono e non si sentono nomadi, anzi auspicano ad una stabilizzazione che favorisca processi di integrazione.

I 150 e più bambini frequentano le scuole nel quartiere, pochi (ma qualcuno c'è) frequentano anche le superiori. Le donne fanno la spesa nel quartiere, gli uomini si occupano di raccolta di materiale ferroso. Il campo usufruisce dei progetti di scolarizzazione e le attività vengono gestite dai mediatori dell'ARCI.

Quanto all'origine sono in prevalenza di provenienza bosniaca, con un nucleo più piccolo di origine Macedone, sono in italia da almeno 20 anni venuti a seguito della dissoluzione della Jugoslavia e prevale la situazione di apolidia di fatto caratteristica della non gestione trentennale della situazione di questi profughi.
Parecchi della seconda generazione però sono riusciti a superare la giungla burocratica e sono diventati cittadini Italiani.

Ovviamente non sono tutte rose e fiori, ed è ineluttabile che, in una situazione di emarginazione e di estrema difficoltà di accesso al lavoro, parte della popolazione poi finisca a cadere in situazioni di illegalità e di micro criminalità.

Questa comunità è il prossimo bersaglio del Piano Nomadi di Alemanno e del Prefetto Pecoraro.

Qui le ragioni dello sgombero minacciato sono completamente diverse da quelle del Casilino 900.

L'insediamento è solo per motivi burocratici "non ufficiale", in quanto gli arrivi, fino all'ultimo derivante da uno sgombero del 2001 di un insediamento al Casilino 700 sono sempre stati concordati con l'amministrazione.

La situazione abitativa non è diversa da quella dei campi "ufficiali" di Castel Romano e Salone. Container con servizi e recinti. Il livello di degrado, non diverso da quello di Castel Romano. Anzi a Castel Romano l'acqua non è potabile mentre Tor de' Cenci è allacciato all'acquedotto romano.
La situazione di degrado, non drammatica, del campo deriva dal fatto che i container sono ormai vetusti e che non è disponibile un'area per le attività del riciclo del rottame e quindi gli scarti restano sul piazzale di ingresso (problema identico c'è a Castel Romano).

Il campo ha però l'"anomalia" di essere in prossimità del quartiere di Spinaceto/Tor de' Cenci e quindi i residenti "non rom" e rom nei negozi, nelle scuole, al mercato vengono a contatto.

Sulla "sgradevolezza" di questo contatto e sulle pulsioni razziste del quartiere si è costruita la carriera politica l'assessore alle politiche sociali Sveva Belviso eletta nella circoscrizione proprio cavalcando l'ostilità dei residenti nelle case contro i residenti nei container.

Suona quindi come voler pagare "un debito elettorale" la pressione dell'assessore sulla comunità di Tor de' Cenci.

I residenti del campo hanno lanciato un appello per spiegare le loro ragioni.

Roma, lettera aperta dei Rom del villaggio attrezzato di Tor de Cenci
Siamo persone Rom, bosniaci, macedoni e montenegrini, e alcuni dei nostri figli hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
Abitiamo dal 1995 nel villaggio di Tor de Cenci, da quando il sindaco Rutelli ci trasferì assegnandoci un container a famiglia.
Non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo con i cittadini di Tor de Cenci e Spinaceto, anzi, la nostra integrazione è dimostrata dalla partecipazione nel locale comitato di quartiere e dalle frequenze regolari nelle numerose scuole dove i nostri figli sono iscritti.
Dopo anni di abbandono da parte delle istituzioni cittadine preposte l'attuale sindaco Alemanno ci impone di trasferirci nel grande campo, che già ospita 800 nostri fratelli, di Castel Romano.

Perchè?

Sappiamo che l'assessora Belviso aveva promesso in campagna elettorale ai cittadini italiani il nostro trasferimento, ottenendo qualche voto in più. Sappiamo che su di noi si giocano interessi politici che fanno leva su pregiudizi e stereotipi alimentando paure e razzismi vergognosi.
Siamo uomini e donne alla ricerca di dignità e rispetto come tutti voi.
Come mai, con le note difficoltà di sistemarci in aree attrezzate difficili da trovare, si vuole smantellare Tor de Cenci, che a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato costato ai cittadini italiani milioni di euro, per aggravare la situazione trasferendoci in un campo già grande e disagiato al di fuori di qualsiasi contesto urbano? A chi conviene?
Chiediamo alle autorità preposte di ripensarci.
Nel 2009 abbiamo subito quattro censimenti da parte di polizia (in foto), carabinieri, croce rossa e vigili urbani, ora il prefetto vuole ripetere un altro censimento per scegliere chi è buono e chi cattivo. Siamo stanchi di subire, ci opporremo con tutte le forze che abbiamo a fianco di chiunque voglia
DIFENDERE LA DIGNITA' DEI ROM PER DIFENDERE UN PO' DELLA PROPRIA.
NO ALLA DEPORTAZIONE DEI ROM
la Comunità Rom di Tor de Cenci

Ieri, appoggiati dall'ARCI, da Amnesty, dall'AGESCI, da associazioni cattoliche hanno atteso invano il prefetto e le autorità cittadine e municipali per spiegare le loro ragioni ed hanno organizzato una conferenza stampa. Erano presenti numerosi giornalisti, qualche blogger. Era presente il prof. Brazzoduro che è un eminente antropologo e profondo conoscitore della realtà sociale e della cultura Rom e Sinti.

Le autorità invece non si sono viste, Il sindaco e l'assesore Belviso erano al Casilino 900 per la cerimonia di chiusura, ma forse spaventati dal confronto con associazioni come Amnesty International, non si sono visti neanche gli amministratori del municipio.

A distanza l'Assessore Belviso ha parlato di Tor de' Cenci:

'Siamo consapevoli - continua Belviso- che per ogni cambiamento ci vuole tempo e concertazione fra le parti, ma siamo convinti che, come si e' verificato per Casilino 900, anche per Tor de Cenci, attraverso il dialogo e il coinvolgimento delle stesse comunita' rom, supereremo le diffidenze e i timori presenti oggi. Ma soprattutto - conclude Belviso- riusciremo a restituire al territorio la legalita' e il decoro che merita e a dare dignita'' a quelle persone che vogliono condividere con l'Amministrazione un percorso di inclusione e rispetto delle regole''.
ROMA: BELVISO, CON CHIUSURA TOR DE CENCI 'FINE' A SIMBOLO DEL DEGRADO

Era invece presente Daniele Ozzimo del Partito Democratico che nel consiglio Comunale è Vice Presidente della Commissione Politiche Sociali.

Si spera che le dichiarazioni fatte alla stampa, che qui riporto, non siano solo chiacchiere pre-elettorali ad uso del bacino di voti dell'associazionismo,
ma siano invece una presa di posizione per il PD che spesso anche nei circoli di Spinaceto e Tor de' Cenci non è stato benevolo (eufemismo) nei confronti dei residenti rom del quartiere.

“Esempio emblematico della strumentalizzazione elettorale su cui è tarato il piano nomadi, è l’annunciato sgombero del campo di Tor de Cenci che, a differenza di Casilino 900, è un campo attrezzato nel quale ad oggi sono ospite 350 persone di cui 108 minori scolarizzati che frequentano gli istituti scolastici limitrofi al campo”.
E’ quanto dichiara il consigliere del Pd Daniele Ozzimo, vicepresidente della Commissione Politiche Sociali.

“Non si comprende - se non per fini puramente elettorali - qual è l’urgenza che giustifica l’intervento di sgombero, visto che a Roma esistono realtà ben più difficili come ad esempio il campo di Lamartora, ingranditosi a dismisura a causa degli sgomberi volutamente non pianificati, in termini di accoglienza alternativa, come ad esempio quello del Casilino 700”.

“Smantellare un campo come Tor de Cenci, che richiederebbe in realtà solo interventi di manutenzione ordinaria, per farlo confluire in un contesto, come quello di Castel Romano che già ospita 800 persone, è - conclude il consigliere Ozzimo - una follia tutta elettorale che peraltro provocherebbe l’incremento di costi a carico dell’Amministrazione, anche per garantire la scolarizzazione dei minori”.
SGOMBERO NOMADI A TOR DE CENCI. DANIELE OZZIMO (PD): "SGOMBERO URGENTE PER FINI ELETTORALI"

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Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 12:19:33, in Italia, visitato 2436 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Redattore Sociale

Milano, lettera delle maestre prima dello sgombero: "La vostra voce siamo noi"

"Vi insegneremo centomila parole perché nessuno possa annientare chi come voi non ha voce". I bambini della scuola elementare di via Pini vivono in una baraccopoli a Segrate, ultima tappa di una serie di sgomberi. Domani forse un nuovo trasferimento
MILANO - Le maestre della scuola elementare di via Pini a Milano scrivono ai loro alunni rom, che domani potrebbero di nuovo essere sgomberati. "Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce". Oggi questi bambini vivono in una baraccopoli sorta a Segrate, ma Il 19 novembre 2009 erano stati mandati via dall'ex edificio Enel di via Rubattino, nel quartiere della scuola di via Pini. Segrate è l'ultima tappa dei continui sgomberi che hanno subìto da allora. Anche domani, probabilmente, vedranno la loro baracca rasa al suolo dalle ruspe. Nonostante tutto, i bambini hanno continuato ad andare a scuola. Spesso sono le maestre ad andarli a prendere nelle loro baracche, costruite di volta in volta in zone diverse di Milano. Questa la lettera che le maestre di via Pini hanno inviato a Redattore Sociale.

"Ciao Marius, ciao Cristina, Ana, ciao a voi tutti bambini del campo di Segrate -scrivono le maestre-. Voi non leggerete il nostro saluto sul giornale, perché i vostri genitori non sanno leggere e il giornale non lo comperano. È proprio per questo che vi hanno iscritti a scuola e che hanno continuato a mandarvi nonostante la loro vita sia difficilissima, perché sognano di vedervi integrati in questa società, perché sognano un futuro in cui voi siate rispettati e possiate veder riconosciute le vostre capacità e la vostra dignità. Vi fanno studiare perché sognano che almeno voi possiate avere un lavoro, una casa e la fiducia degli altri".

"Sappiamo quanto siano stati difficili per voi questi mesi: il freddo, tantissimo, gli sgomberi continui che vi hanno costretti ogni volta a perdere tutto e a dormire all’aperto in attesa che i vostri papà ricostruissero una baracchina, sapendo che le ruspe di lì a poco l’avrebbero di nuovo distrutta insieme a tutto ciò che avete. Le vostre cartelle le abbiamo volute tenere a scuola perché sappiate che vi aspettiamo sempre, e anche perché non volevamo che le ruspe che tra pochi giorni raderanno al suolo le vostre casette facessero scempio del vostro lavoro, pieno di entusiasmo e di fatica. Saremo a scuola ad aspettarvi, verremo a prendervi se non potrete venire, non vi lasceremo soli, né voi né i vostri genitori che abbiamo imparato a stimare e ad apprezzare".

"Grazie per essere nostri scolari, per averci insegnato quanta tenacia possa esserci nel voler studiare, grazie ai vostri genitori che vi hanno sempre messi al primo posto e che si sono fidati di noi. I vostri compagni ci chiederanno di voi, molti sapranno già perché ad accompagnarvi non sarà stata la vostra mamma ma la maestra. Che spiegazioni potremo dare loro? E quali potremo dare a voi, che condividete con le vostre classi le regole, l’affetto, la giustizia, la solidarietà: come vi spiegheremo gli sgomberi? Non sappiamo cosa vi spiegheremo, ma di sicuro continueremo ad insegnarvi tante, tante cose, più cose che possiamo, perché domani voi siate in grado di difendervi dall’ingiustizia, perché i vostri figli siano trattati come bambini, non come bambini rom, colpevoli prima ancora di essere nati".

"Vi insegneremo mille parole, centomila parole perché nessuno possa più cercare di annientare chi come voi non ha voce. Ora la vostra voce siamo noi, insieme a tantissimi altri maestri, professori, genitori dei vostri compagni, insieme ai volontari che sono con voi da anni e a tanti amici e abitanti della nostra zona. A presto bambini, a scuola.

Le vostre maestre: Irene Gasparini, Flaviana Robbiati, Stefania Faggi, Ornella Salina, Maria Sciorio, Monica Faccioli".


Sgombero a Segrate: un nuovo solito caso. La denuncia del Naga

Milano, 16/02/2010

Stamani all’alba è iniziato l’ennesimo sgombero. E’ stato il turno del campo rom di Segrate dove vivevano più di 130 persone e dove, anche in questo caso, erano in atto processi positivi d’integrazione.

Anche in questo caso, i bambini residenti nel campo frequentavano le scuole locali e anche in questo caso le maestre, stamani, erano in prima fila per dare sostegno alle persone sgomberate e per cercare di portare i bambini a scuola.

Anche in questo caso, non sono state trovate soluzioni abitative alternative e condivise. Anche in questo caso, l’unica proposta è stata quella di separare le donne e i bambini dai mariti.

Anche in questo caso, vengono calpestati diritti e libertà fondamentali di uomini, donne e bambini che, da mesi,vengono rincorsi e stanati dove tentano di trovare rifugio.

Anche in questo caso, non sono servite le mobilitazioni: l’accanimento prosegue imperterrito e insensato.

Anche in questo caso, abbiamo incontrato famiglie che erano state sgomberate prima dal campo rom di Rubattino, poi dalla zona di Bacula, poi da Bovisasca, poi ancora da Rubattino e, stamani, da Segrate.

Anche in questo caso, per un giorno, staranno accesi deboli riflettori sull’ennesimo sgombero e poi tutto tornerà come prima.

Anche in questo caso, la città è assuefatta.

Il Naga continuerà a portare assistenza nelle aree dismesse della città, nei campi rom e ovunque ce ne sia bisogno e continueremo a denunciare ogni violazione dei diritti di chicchessia.

Per maggiori informazioni
NAGA 02 58 10 25 99 - 349 16 033 05 – naga@naga.it

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Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:34:25, in Europa, visitato 1516 volte)

Da Roma_Francais

Tribune de Genêve Rom espulsi dalla Francia: Bucarest s'impegna a seguire meglio il loro reinserimento - 11.02.10

Il segretario di stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche, ha ottenuto giovedì dal governo rumeno che nomini un responsabile al reinserimento dei Rom espulsi dalla Francia ed invii magistrati e poliziotti rumeni in Francia per lottare contro la criminalità.

Lellouche, che era accompagnato da diversi deputati, è stato ricevuto dal primo ministro rumeno Emil Boc.

Al termine del loro incontro, Lellouche e Boc hanno annunciato tre decisioni.

La prima è la designazione di un segretario distato rumeno incaricato del reinserimento dei Rom, "che permetterà", ha spiegato Lellouche, "a noi, Francesi ed Europei, di accompagnare il reinserimento dei Rom in Romania".

Questo "seguito" necessario, ha detto, era il "collegamento mancante" nella sorveglianza e nel reinserimento.

La seconda decisione è l'invio di un contingente di poliziotti e magistrati rumeni in Francia per, ha detto Lellouche, "aiutarci a smantellare il traffico di esseri umani". Attualmente era in Francia un piccolo numero di poliziotti e di giudici rumeni.

La terza è una "politica di cooperazione" per "mobilitare fondi europei al servizio del reinserimento della comunità rom". "Siamo pronti ad aiutare questo reinserimento con fondi francesi ed europei", ha detto. Ha poi sottolineato l'importanza che il governo rumeno utilizzi bene questi fondi.

Questa politica, ha precisato il responsabile francese, "si sosterrà sulla conferenza europea di Cordova (Spagna), in aprile, sui Rom".

Boc ha qualificato le discussioni come "molto dirette". Ha assicurato che il suo governo ha praticato una "tolleranza zero" verso le associazioni a delinquere che incoraggiano i Rom a recarsi clandestinamente in Francia.

8.000 Rom sono stati ricondotti nel 2009 dalla Francia alla Romania, con in tasca un biglietto d'aereo, 300 euro per adulto (e 100 euro per bambino). Circa i due terzi di loro ritornerebbero in seguito clandestinamente.

"Dare loro dei soldi", come fa attualmente la Francia, "porta per principio al fallimento, poiché la maggior parte riesce a tornare" per guadagnare nuova pecunia, ha osservato Marian Tutilescu, segretario di stato all'interno.

Inoltre, ha stimato Tutilescu, la comunità rom è generalmente "refrattaria alle azioni di reinserimento sociale" ed "il quadro giuridico attuale" in Romania "non permette di lmitare il passaggio attraverso le frontiere", eccetto per i minori non accompagnati, applicandosi la libera circolazione a tutti i cittadini europei.

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Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:18:58, in Kumpanija, visitato 2451 volte)

 link al video Muhlbauer - Battesimo di Sanela, nuora di Jovica Jovic, al "campo" rom di via Sesia, Rho (Milano), celebra Don Gino Rigoldi, partecipa anche Moni Ovadia e molti cittadini. Contro la stupidità degli sgomberi senza alternativa e della caccia al diverso.

Le immagini che seguono sono di Ivana (l'album completo su Facebook con le foto in dimensione originale)

La cappella del campo, che non ha porte per non lasciare fuori nessuno. L'ha costruita Jovica

preparativi

preparativi

raccolta di firme http://www.petizionionline.it/petizione/maestro-jovica-jovic/728

il campo pian piano si riempie

l'arrivo dei fratelli romeni!

la festa

finalmente si suona

Moni Ovadia e Jovica Jovic

13 febbraio campo rom di rho...un bel sabato multicolore... moni ovadia... don gino rigoldi... compagni, compagne, torte, musiche e danze

Grazie a tutti voi e a tutti coloro che hanno aderito e partecipato a questo bellissimo sabato al campo di rho, un puzzle composto da cittadini, associazioni,musicisti artisti che compongono la biodiversità di pensieri diversi, cultura, musica, che diviene anticorpo di una società che rischia di divenire istituzionalmente razzista...giusto per citare il brillante e stimolante intervento intervento di moni ovadia!! Oggi abbiamo creato un sito blog: www.jovicajovic.blogspot.com
...e lo stupefacente intervento di don gino rigoldi... fonte di riflessione anche per i non credenti: l'accoglienza come fonte di arricchimento ed evoluzione...

Eccoci, tutti gli amici di jovica jovic, della sua storia che mette a nudo le contraddizioni di leggi prive di lungimiranza e attinenza con lo stato reale delle cose, amici del campo rom di rho, uno dei mille e più campi ..vittime più che altro delle speculazioni dell'expò che del vociferare giornalistico sulla loro pericolosità...

Eccoci amici belli, sabato abbiamo vinto, perché non è stata una giornata arrabbiata..è stata una giornata di festa, una giornata che è catalizzato centinaia di persone, di piatti diversi, di musicisti pensatori e associazioni, per compartecipare al nostro, di tutti desiderio di cambiamento.

Eccoci amici belli, ora facciamo tutti un piccolo sforzo, divulghiamo e firmiamo la petizione per il nostro amico Jovica Jovic, grande maestro emblema dell'assurdità delle leggi che ci auguriamo tutti possa essere solo una delle prime tracce, che consentano la regolarizzazione di un qualcosa che anziché essere pericoloso, si rivela palesemente nutriente, che attraverso i suoi concerti incontri, corsi di fisarmonica, si rivela essere solo motivo di arricchimento per la nostra terra e la nostra gente...cioè tutta la gente..

Ed allora divulghiamo la possibilità di firmare la petizione, per contribuire anche alla creazione di un precedente utile ad altri che verranno...

grazie ...grazie..perché come ci ha ricordato Moni Ovadia sabato, il popolo rom... è una delle poche, forse rare realtà della terra che non ha mai pensato di dichiarare guerra a nessuno--
ed allora eccoci

www.jovicajovic.blogspot.com per sapere di più e divulgare la sua storia, e per accedere al link e firmare alla petizione che richiede alle autorità competenti la sua regolarizzazione per meriti artistici.

moltiplichiamo, le possibilità per cui le lotte diventino morivo di festa, incontro, scambio e relazione... così saremo giorno dopo giorno sempre di più!
tutte le foto o i video che avete realizzato le pubblicheremo volentieri se ce le inviaste!

grazie .
amici di Jovica

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Di Sucar Drom (del 15/02/2010 @ 18:21:37, in blog, visitato 1572 volte)

Roma, manifesto Pd anti-rom ed è rivolta sul web
«È davvero il Pdl meno L». Gli internauti sono scatenati contro un manifesto che campeggia da qualche giorno al Quadraro. Il testo? «Abbiamo vinto la battaglia! E' finalmente avvenuto lo sgombero del campo rom di via degli Angeli!». Firmato: Pd...

Milano, non si fermano gli sgomberi senza alternative per intere famiglie
Continuano nell’indifferenza generale gli sgomberi senza soluzioni alternative. Quello di stamattina, messo a punto dalla Polizia Locale nei pressi dell'Alzaia Naviglio Grande, è il 195esimo dell'e...

Milano, Tettamanzi: no a sospetti, veleni, aggressività e corruzione morale
Le tre maggiori autorità politiche della Lombardia: il Sindaco di Milano Letizia Moratti, il Presidente della Provincia Podestà e il Presidente della Regione Lombardia Formigoni erano tutti in prima fila all'Auditorium Alberione ad ascoltare ...

Pavia, un piano del Comune per chiudere i “campi”
Mezzo milione per trasferire in aree attrezzate e alloggi i 250 Sinti che da più di vent’anni sono accampati in piazzale Europa: il piano dell’amministrazione spunta dalle pieghe del bilancio. «E’ vero — conferma il sindaco Alessandro Cattaneo —. abbiamo messo a bilancio 500mila euro per r...

Roma, Casilino 900: segui lo sgombero su ParkingCasilino
L’amministrazione comunale dopo un anno di trattative con i rappresentanti della comunità e il Coordinamento Rom a Roma comincia lo sgombero del Casilino 900, dando così il via al Piano Nomadi. Il trasferimento del campo più grande d’Eur...

Guidizzolo (MN), ultimo atto politico: tutti d’accordo sulla testa dei Sinti
Il Pd bresciano incontra il Pd di Guidizzolo e mantovano ma anche il Sindaco Pellizzaro (Lega Nord), dopo aver scatenato una campagna stampa contro il progetto di autonomia abitativa a favore de...

Guidizzolo (MN), accoglienza? Sì, ma altrove
Grazie al ‘caso di Guidizzolo’, si è tornato a parlare della questione rom, che detta come va detta non è altro che il “problema degli zingari”. E’ noto che questa popolazione di origine indiana è girovaga, incapace di adattarsi alla nostra società, e che utilizza forme di sfruttamento e di raggiro per poter vivere sulle spalle...

Milano, la Moratti pensa che gli sgomberi senza alternative siano legali...
Sgomberi a ritmo serrato quelli messi in atto da Palazzo Marino. Tanto che la Caritas ha chiesto di sospendere lo smantellamento dei campi abusivi almeno durante i mesi invernali. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha però risposto con la linea di rigore: “Le leggi vanno fatte rispe...

Babel Film Festival
Babel Film Festival è il primo concorso cinematografico internazionale destinato esclusivamente alle produzioni delle minoranze, ai film (sia di fiction sia documentari) che siano espressione di una minoranza linguistica e culturale, in cui dialoghi e testi siano in una lingua minoritaria, dialet...

ONU: 92 raccomandazioni per l'Italia
Accrescere la lotta alla discriminazione e al razzismo e dotare il Paese di un'istituzione nazionale indipendente sui diritti umani figurano tra le principali raccomandazioni fatte all'Italia dai paesi dell'Onu per migliorare la situazione dei diritti um...

Milano, Vittorio Agnoletto: "La politica dica no alla violenza degli sgomberi"
"Ho appreso dei continui, vergognosi sgomberi della popolazione rom realizzati a Milano", dichiara Vittorio Agnoletto, candidato presidente regione Lombardia per la Federazione della sinistra. Di fronte a donne e bambini buttati per strada, a famiglie separate e disperse, a esseri umani trattati peggio che animali, la politica non può tacere. Nella Milano di oggi, spesso dominata dall'egoismo, denuncia...

Roma, il Casilino 900 non c'è più
Al di là del cancello del Casilino 900 a Roma, il campo nomadi più grande d'Europa, questa mattina c'era uno strano silenzio. Un silenzio inusuale. Non si sentivano più le voci dei bambini che giocano, delle donne che chiacchierano o dei ragazzi che parlano tra loro. L'unico suono era quello della ru...

Roma, il Casilino 900 non c'è più: i primi commenti
Sono cadute le ultime baracche ed è stato chiuso il cancello al Casilino 900, il campo nomadi più grande d'Europa situato sulla via Casilina a Roma. Stamani il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, insieme all'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, il...

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Di Fabrizio (del 15/02/2010 @ 09:15:41, in Italia, visitato 1681 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

PisaNotizie.it Da Scienze per la Pace una proposta di mediazione 5 - autore: Francesco Auletta
La polizia municipale allontana nuovamente dal Ponte delle Bocchette le famiglie sgomberate nella giornata di mercoledì, che non hanno più un posto dove ripararsi. Annunciata nei prossimi giorni la demolizione del campo sull'Aurelia. Gli studenti del Corso di laurea di Scienze per la Pace criticano l'Amministrazione comunale e si propongono come "mediatori" per un tavolo di lavoro

Lo sgombero compiuto dalla polizia municipale su decisione dell'Amministrazione comunale nella giornata di mercoledì a carico delle famiglie che abitavano nei due piccoli campi vicino al Ponte delle Bocchette, con il passare delle ore sta mostrando, ancora una volta, l'inadeguatezza di un intervento non supportato da politiche sociali, con la conseguenza di un pesante peggioramento delle condizioni di vita di queste uomini, donne e bambini nella nostra città.

Infatti, nonostante gli annunci fatta dall'assessore al sociale Maria Paola Ciccone, le quasi totalità delle famiglie alle quali sono state demolite le baracche in cui da anni vivevano, non hanno alcun posto dove andare. Spinti così dal freddo, dal bisogno di trovare un riparo, diversi nuclei familiari ieri mattina sono tornati, dopo una notte passata all'addiaccio, nuovamente nei pressi del Ponte delle Bocchette, vicino a dove era il loro campo, e hanno iniziato a tirare su dei piccoli ripari dove poter stare e far riposare i propri figli. Ma nel giro di poche ore sul posto vi è stato un nuovo intervento della polizia municipale che ha buttato giù i pochi pannelli di legno che erano stati piantati nel terreno. Le famiglie però hanno trascorso lì tutto il pomeriggio, intorno a un piccolo fuoco per riscaldarsi, cercando di salvare dalla pioggia, dal fango e dall'umidità le cose che sono riusciti a portare via dal campo distrutto dalle ruspe. Intorno alle 17:00 la zona è stata nuovamente circondata dai vigili urbani che hanno intimato a questi uomini e donne di allontanarsi, dando loro l'ultimatum per domattina alle 9:00 di lasciare l'area.

"Dove dobbiamo andare - ci dice una signora - ci hanno distrutto la casa senza proporci nessuna alternativa. Siamo riusciti a sistemare i bambini in casa di qualche amico per non farli stare qui al freddo, ma noi vogliamo stare insieme ai nostri figli in una casa, è un nostro diritto: è un diritto di tutti avere una casa".

"E' già un giorno - ci spiega un ragazzo - che, a causa dello sgombero, non posso andare a lavorare. Ma dove lascio mia figlia? Dove li porto a dormire? Se però continuo a mancare al lavoro, rischio di essere licenziato".

Tante sono le storie che si possono raccogliere da queste persone, se si è disposti ad ascoltarle. Gli uomini lavorano quasi tutti, e ora senza una "casa" non sanno come fare: la maggior parte di loro lavora al nero ed è preoccupata di perdere anche questo. I bambini sono tanti e vanno a scuola. In questi due giorni di inferno tra ruspe, demolizioni, fango, polizia e freddo non sono neanche potuti andarci.

Quelli che sono tornati ieri al Ponte delle Bocchette sono solo una parte di coloro che sono stati sgomberati. Gli altri, un'altra ventina circa, anche loro non hanno avuto alcun sostegno da parte della Società della Salute e ora stanno in alcune tende comprate mercoledì pomeriggio, di fronte all'assoluta emergenza, grazie ai soldi raccolti con una sottoscrizione pubblica in favore dei rom promossa due mesi fa da Africa Insieme, i Gruppi di Acquisto Solidale e Rebeldìa.

Ma evidentemente tutto questo non basta: avere avuto davanti agli occhi il fallimento della politica degli sgomberi che provoca solo un peggioramento delle condizioni di vita di queste famiglie non è sufficiente per fermarsi a riflettere sul da farsi. E' infatti di ieri la notizia che la stessa polizia municipale si è recata anche nel piccolo campo dell'Aurelia per annunciare alle persone che vi stanno uno sgombero a breve.

L'emergenza così continua a crescere, ma si tratta di un'emergenza umanitaria nei confronti di uomini, donne e bambini che "si vogliono cacciare della nostra città".

E a prendere la parola sugli ultimi avvenimenti sono gli studenti del Corso di Laurea in Scienze per la pace che in una lettera sottoscritta con decine di firme raccontano: "Siamo venuti a conoscenza dello sgombero del campo-nomadi "delle Bocchette" (vicino alla zona Le Piagge). Allarmati dalla notizia sono immediatamente accorsi per prestare sostegno alle famiglie, ai bambini e alle bambine che si sono visti portare via dalle ruspe il proprio luogo di vita quotidiano, arrangiato alla meglio".

"Spinti dalla volontà di praticare i valori e gli ideali da cui il nostro percorso formativo nasce e si alimenta - proseguono gli studenti non comprendiamo come in una giornata di freddo pungente si possa brandire "il pugno di ferro" della sicurezza, di una sterile legalità, contro uomini, donne e in modo particolare numerosi bambini: è in questo modo che i cittadini pisani ora si sentiranno "più sicuri"? È in questo modo che un'amministrazione comunale promuove la democrazia, la pace e i diritti umani?"

I ragazzi e le ragazze che frequentano il Corso in Scienze per la Pace muovono così una pesante critica allo strabismo del Comune di Pisa: "Non comprendiamo come noi studenti, da una parte siamo invitati a partecipare ad attività come i progetti di promozione della pace e dei diritti umani nelle scuole della provincia pisana; e dall'altra come il nome del nostro Corso di Laurea sia spesso accostato a manifestazioni promosse dall'amministrazione comunale, mentre ai diritti umani si volta, nella pratica, le spalle. Purtroppo siamo costretti a dar ragione a Sophie Bessis e a Frantz Fanon: l'Occidente continua a promuovere un concetto di "diritti umani" che è "universale" perché deve essere "astratto", lontano dalla realtà (per tener ben stretti i privilegi che abbiamo), non smettendo mai "di parlare dell'uomo pur massacrandolo dovunque lo incontri, a tutti gli angoli delle sue strade, a tutti gli angoli del mondo".

Ma dagli studenti arriva una proposta concreta e assolutamente nuova. I ragazzi mettono a disposizione dell'istituzione le proprie competenze e professionalità per contribuire a una soluzione positiva di questa vicenda: "Malgrado la nostra forte criticità verso le modalità con le quali il Comune fino ad ora ha gestito la"questione-rom", sulle orme della nonviolenza gandhiana, vogliamo essere protagonisti di un "programma costruttivo" senza il quale il nostro dissenso perderebbe credibilità. Come studenti di un Corso di Laurea che ha come obiettivo la formazione di giovani "mediatori di conflitti", ci proponiamo, se l'amministrazione acconsentisse, in qualità di mediatori in un tavolo di lavoro da aprire con la comunità rom pisana, per tentare di risolvere la situazione".

"I diritti umani - concludono da Scienze per la pace - se sono veramente universali sono per tutti, e non possono essere né lasciati al buon cuore caritatevole di un umanesimo tristemente fuori dalla realtà, né essere applicati con le ruspe o strumentalizzati contro i più deboli".

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Di Fabrizio (del 15/02/2010 @ 09:11:08, in Italia, visitato 1450 volte)

(13/02/2010)

Il volenteroso discorso del Presidente Napolitano, vibrante di accorati richiami all'unità nazionale, al sentimento che dovrebbe accumulare tutti gli italiani, rischia di essere anacronistico, fuori tempo massimo. I processi di disgregazione sono in fase molto avanzata ed alcuni di essi sono giunti al punto di non ritorno. Cominciamo dal razzismo. Praticato per anni contro i meridionali (in questo locale non entrano terroni e cani) ora si rivolge contro gli immigrati ed in particolare contro i musulmani. Non è vero che il disprezzo per i diversi, per gli stranieri, rafforza il senso di unità e di coesione per diversi motivi e tra questi il fatto che non tutti condividiamo la xenofobia e questa viene praticata da persone che la sfruttano per deprezzare la dignità e concedere meno salario e meno diritti. Il fatto che leggi dello Stato incentivino l'odio razziale e criminalizzano intere comunità come quella dei rom e dei sinti non aiuta la crescita di un sentimento di unità nazionale che, per essere tale, deve essere basato su valori universali e riconosciuti da tutti. Uno Stato che legifera perchè teme o vuole sfruttare gli stranieri non è espressione di una nazione coesa, solidale. Ma l'attacco maggiore all'unità d'Italia non viene dalla propaganda nordista o dai tentativi di creare la cosiddetta Padania. Viene dalla ideologia liberista che da trenta anni imperversa e sfascia quanto incontra sulla sua strada. L'Italia dell'interclassismo democristiano e dei centro-sinistra di Nenni, Spadolini, Fanfani, era certamente più unita dell'Italia di oggi che sembra prossima al tracollo. La fontanella che dissetava i passanti o abbeverava le capre nei sentieri di campagna con un filo di acqua sempre fluente presto non esisterà più dal momento che l'acqua verrà privatizzata e chi vorrà averne dovrà pagarsela e lasciare un profitto a coloro che se ne sono impossessati sia pur legalmente. La demolizione delle tre braccia fondamentali della sanità, delle pensioni e delle scuole infligge colpi pesantissimi e divide il Paese. Una popolazione si riconosce nella sua scuola, nel suo ospedale e nei suoi servizi comuni, nelle pensioni che non rinfaccia ogni giorno ai vecchi come succede in questo disgraziato e corrotto Paese. Se la scuola, la sanità, le pensioni vengono sfasciati in una logica che chi ha i i mezzi per procurarsela va avanti e gli altri regrediscono quale sentimento unitario può scaturirne? Grande fattore di unificazione del popolo italiano è stato il servizio di leva anche se alla sua origine fu causa non secondaria di una spaventosa guerra civile tra nord e sud. Il servizio di leva che portò tantissimi giovani ad uscire dalle loro città e conoscerne altre è stato sostituito da un servizio di professionisti delle armi che per giunta avrà presto un Ministero della Guerra spa. Una cosa incredibile, grottesca, scimmiottata dagli USA dove le multinazionali sono lo Stato ed il Pentagono è loro creatura. La regionalizzazione del servizio sanitario nazionale è stata una terribile disgrazia dal momento che ha creato le condizioni di gravi diseguaglianze che presto saranno acuite dalla infornata di leggi che si attendono sul federalismo. Si è tanto parlato male delle pensioni di invalidità ed ora si dipingono coloro che ne fruiscono come dei parassiti. Ma negli anni cinquanta milioni di vecchi contadini artigiani e lavoratori che avevano lavorato per cinquanta anni si trovarono senza le "marche" necessarie per avere la pensione di vecchiaia. Avevano lavorato per le loro famiglie ed il loro paese ma nessuno si era preoccupato per la loro vecchiaia. Una legge dello Stato introdusse il criterio "socioeconomico" nella concessione della pensione e questo fece si che qualche milione di persone ebbe una pensioncina con la quale poter comprare da mangiare. E' stata una legge che ha fatto del bene all'Italia evitando di costringere gli anziani a mendicare o gravare sui figli. Oggi le pensioni pubbliche tendono a scomparire e sono sottoposte ad un attacco incessante da parte di una generazione di politici e di economisti che predicano l'asocialità. Il lavoro stesso non ha più la grande forza di coesione di una volta. Oggi i politici e gli imprenditori tendono a mettere i lavoratori uno contro l'altro. L'applicazione distorta ed arbitraria della cosiddetta "meritocrazia" scava fossati tra la gente e la fa guardare in cagnesco come in quel famoso film con Jack Lemmon. L'ideologia liberista imperante e propagandata da massmedia che martellano incessantemente i suoi principi su una popolazione che degrada verso la semplice e casuale agglomerazione di individui ognuno preoccupato per la sua sopravvivenza è del tutto estranea a quei sentimenti che Napolitano vorrebbe far rivivere. Uno Stato è tale ed è Nazione se non viene rappresentato dalla volgare folla di panfili di lusso che si raccolgono sotto Villa certosa e dagli operai stiliti che affollano i tetti italiani come le antenne televisive. Uno Stato è Nazione se fa come Fanfani un programma di case popolari da affidare gratuitamente ai poveri e lo realizza, se realizza lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, se provvede ai suoi vecchi senza mezzi. Ma se viviamo in un paese che pratica la filosofica "ognuno per sé e Dio per tutti" perché dovremmo amarlo, essere nazionalisti, emozionarci con l'Inno di Mameli?

Pietro Ancona

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Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:25:32, in Italia, visitato 2162 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Lettera aperta alla Direzione del Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri di Restinco (Brindisi)
Milano, 13 febbraio 2010

Spettabile Direzione del Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri di Restinco (Brindisi)

In data 11 febbraio 2010 abbiamo appreso che il cittadino romeno Victor Caldarar (cittadino dell'Unione europea e dunque con - almeno ipotetico - permesso di libera circolazione entro gli Stati membri dell'Ue) è stato fermato dalla polizia di Avellino e trovato senza documenti, Purtroppo i documenti erano in possesso della moglie, che lo aspettava nei pressi della Questura avellinese con i loro bambini piccoli. Quando abbiamo rintracciato la donna per mandarla in Questura a consegnare il passaporto (la carta di identità era stata bruciata dalle autorità durante lo sgombero della baracca in cui viveva, insieme ad altri suoi beni) era troppo tardi e a nulla sono valse le nostre accorate richieste di attendere almeno un po' prima di iniziare la sua deportazione in Romania. "E' la procedura," ci ha assicurato un funzionario di polizia, che pareva sinceramente dispiaciuto della situazione, "e il ministero dell'Interno ci ha confermato tale procedura di espulsione". Victor, che è di etnia Rom, aveva un precedente decreto di espulsione per accattonaggio e - fermato nuovamente dalle autorità - è stato sottoposto a provvedimento giudiziario di espulsione. In Italia vi sono circa 6 mila Rom romeni, di cui 4500 hanno ricevuto decreti di espulsione, per i motivi più svariati: accattonaggio molesto, resistenza od oltraggio, occupazione di terreno pubblico o privato, schiamazzi ecc. (Sono provvedimenti "creativi", come richiesto alle autorità locali dal ministro dell'Interno). La moglie è rimasta in mezzo alla strada con i bambini, senza denaro né un rifugio, in chiaro pericolo a causa del freddo, della precarietà e dell'intolleranza. Spesso, dopo l'arresto dei mariti e il trasferimento nei Centri per Immigrati, le donne Rom (e "clandestine") subiscono stupri e violenze gravi. I loro bimbi sono oggetto di episodi di gravità inenarrabile, mancando improvvisamente il sostegno del padre ed essendo poco accogliente, da nord a sud, l'Italia di oggi. Il "pacchetto sicurezza", poi, spettabile Direzione, ha reso ancora più frequenti e tragiche queste emergenze umanitarie e questi accadimenti orribili, che violano in toto i diritti del bambino, della donna e dell'essere umano.

Nel caso della giovane signora Caldarar e dei suoi bimbi, per fortuna, il mio gruppo, avvalendosi della solidarietà di alcuni Rom che vivono in Campania, è riuscito a consentire al nucleo familiare privato del capofamiglia di ritornare in patria: mi creda, in condizioni difficilissime e passando disagi e pericoli spaventosi.

Riguardo al marito, Victor Caldarar, un uomo buono, conosciuto per il suo altruismo e il suo coraggio, "colpevole" di aver chiesto l'elemosina in compagnia di uno dei suoi bimbi, che dopo tanti sgomberi non aveva altro riparo che... stare accanto a papà, riguardo a Victor, sta per essere trasferito presso il Vostro spettabile Centro di Permanenza Temporanea per Stranieri. Vi preghiamo di evitare che possa incontrare nuove difficoltà e situazioni disagevoli all'interno della Vostra struttura, in cui, purtroppo, episodi di autolesionismo causati da una permanenza troppo dura, sono accaduti con preoccupante frequenza. Victor è sfinito da una vita difficilissima, da gravi episodi di intolleranza subiti in Italia, dalla persecuzione delle autorità che hanno sempre scacciato lui e i suoi cari da qualsiasi riparo di fortuna, da qualsiasi paese o città. Victor è in una situazione di fragilità e sfiducia, preoccupato per la moglie e i bambini, amareggiato dalla mancanza di punti di riferimento e sostegno, addolorato al pensiero del futuro che lo attende: un futuro fosco, fatto di discriminazione e ostilità. Vi preghiamo di trattarlo bene, come un essere umano (qual è), senza aggiungere pena alla sua già insopportabile pena.

Per qualunque necessità, evenienza o anche solo per ulteriori informazioni, contattateci senza esitare.

RingraziandoVi, salutiamo distintamente. Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: + 39 3313585406
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:19:35, in Europa, visitato 1547 volte)

Segnalazione di Gabriel Segura

Laboratorio di cucina, una delle attività dell'associazione. :: BLANCA CASTILLO ElCorreo.com

Gitani sul buon cammino
L'associazione Gao Lacho Drom celebra 25 anni di lavoro a favore dell'integrazione
07.02.10 - 03:07 - FRANCISCO GÓNGORA | VITORIA.

"Cos'è, un carro armato?" domanda Jesús Jiménez, di 7 anni, quando la maestra indica la ruota disegnata sulla bandiera azzurro cielo e verde terra dei gitani. "Ma non te l'ha detto tuo padre?", insiste l'insegnante. "Ah, sì! - dice il bambino - Che prima non avevamo case, ma solo gli alberi". La scena ha avuto luogo nel giorno di Santa Águeda nell'aula di ripasso educativo che l'associazione Gao Lacho Drom tiene in calle Antonio Machado del barrio di Sansomendi de Vitoria. Vecchi ricordi si affacciano nella mente dei piccoli gitani, che così celebrano, per esempio, la tradizione di cantare con i bastoni alla santa martire, come qualsiasi studente.

Ne Jesús ne su fratello Ángel, di 9anni, immerso nell'imparare la tavola pitagorica, sanno niente della vita errante, dei carri, del dormire sotto le stelle, degli accampamenti di baracche degli anni sessanta e del villaggio di adattamento chiamato "un popolo (villaggio) nel buon cammino" - è il significato di Gao Lacho Drom - che è posto molto vicino all'attuale laboratorio di Lakuabizkarra nel 1971. Non ne sapeva niente, salvo i racconti a voce un'altra volta "dei genitori", Pascual Borja, 28 anni, vice-presidente dell'associazione, Bartolomé Jiménez, che presto diventerà leader del collettivo.

"Siamo una nuova generazione, non conosciamo queste sistemazioni marginali e neanche quella malavita che non ha niente di romantico. E' da idioti credere che a qualcuno piaccia vivere nella sporcizia, come molti continuano a pensare. Io sono nato sul suolo di Antonio Machado - tre mesi dopo che i miei abbandonarono il villaggio. Ho potuto studiare e non vivo al margine", afferma il giovane Pascual che maneggia, inoltre, la lingua di un patriarca, la cortesia, la diplomazia, l'ospitalità, il saper stare con tutti. E tutto ciò è la somma di una grande conoscenza della gente. Con le statistiche e con l'esperienza che nasce dal ricevere la gente ed ascoltare i suoi problemi.

Chi si ricorda dettagli inverosimili di quella tappa oscura sono Bartolomé e Julia Chávarri, la religiosa del Divino Maestro che cominciò a lavorare col gruppo nel 1968, animata da quello spirito postconciliare del Vaticano II che portò molti cristiani a compromettersi con i più deboli.

Una vasca congelata

"Il sindaco era Lejarreta ed ottenemmo qualcosa per la prima volta in Spagna, abitacoli con bagno, cucina e una stanza di 36 metri che poi ciascuno separò con mattoni, secondo le sue necessità. Era qualcosa per iniziare ad uscire dalle baracche. Gli inverni furono durissimi. La vasca per lavare si congelava", riferisce Julia, "l'anima ed il cuore dell'associazione", che a 77 anni continua l'attività preparando però il ricambio.

Quando Bartolomé Jiménez va indietro nel tempo e vede il cammino percorso dal suo popolo si inorgoglisce."Si è sofferto molto. Si sono superati conflitti, ci sono tuttora discriminazioni, però abbiamo sempre tentato di superarle parlando. Abbiamo contribuito a costruire Vitoria, alla pace sociale e, senza dubbio, abbiamo ricevuto molto dal resto della gente di buon cuore". La lista è lunga: Cáritas, Cayo Luis Vea Murguía, Pedro Mari Núñez e la sua famiglia, tutti i sindaci meno uno "che era molto cattivo", Jesús Loza e tutti i gruppi politici, PNV, PP, PSE, EA, IU, "tutti senza eccezione ci hanno aiutato", sottolinea soddisfatto il patriarca.

"Integrazione esemplare"

"Credo che il processo di integrazione sia stato esemplare a livello spagnolo. Ci sono state luci ed ombre, come la decisione di creare un collegio per i soli gitani, ma poi è stato ricondotto. Ottenere che vivano sparsi per la città come tutti i vitoriani senza creare ghetti è stato fondamentale", pensa l'ex sindaco José Ángel Cuerda, che ricorda come "affrontammo il rialloggiamento dalle case di Antonio Machado alla città negli anni '80, assieme al Ministero della Casa. Hanno collaborato tutte le istituzioni", sottolinea.

Ma questa buona immagine trasmessa dalle istituzioni e dalla stessa associazione incontra anche polemiche come quella dei "Bartolos" dell'avenida de los Huetos che questa settimana hanno persola casa per non aver pagato le loro case. "Il 95% dei gitani svolge una vita normale senza creare conflitti. Essere differente non è sinonimo di essere cattivo, anche se ci costa rompere il muro dei pregiudizi e degli stereotipi. Da parte nostra abbiamo fatto uno sforzo, nel far pace con loro. Perché anche loro hanno diritti", sottolinea Bartolomé Jiménez, 65 anni, leggenda vivente di questo collettivo. Un'attitudine che lo onora, perché durante una discussione con il clan dei "Bartolos" nel suo ufficio, una pallottola stava per costargli la vita.

IL DATO
3.500 sono i gitani a Vitoria e Álava, una comunità che soffre la disoccupazione e la crisi in una maniera più virulenta che altri gruppi. Molti di loro vivono completamente integrati e sparsi nei vari quartieri di Vitoria, anche se i gruppi più grossi si concentrano a Sansomendi e nel Casco Viejo.

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Di Fabrizio (del 13/02/2010 @ 23:03:32, in Italia, visitato 2161 volte)

Ormai le notizie simili non si contano più. E siamo sempre in pochi.

Lo sgombero potrebbe essere martedì. E' stato detto ai rom. Dobbiamo coordinarci

Ciao a tutti, tutte le fonti confermano lo sgombero di Redecesio (Segrate) per lunedì. I nostri bimbi rom (una dozzina, ormai) che frequentano da lì con ostinata puntualità perderanno ancora tutto.

Dopo 3 mesi Florina e Cristina, le compagne di mio figlio, erano finalmente tornate a scuola. Dopo tre mesi infernali: una fuga in Bovisasca, poi lo spostamento dopo lo sgombero a Corsico, due ricoveri in ospedale per vomito e tosse, un altro sgombero lì al cavalcavia di Lorenteggio, non più di due settimane fa.

Il giorno prima dello sgombero mi hanno chiamato. lo sapevano, vengono avvertiti, E' così che poi vagano nell'incubo per una decina di ore, qualche volta di più.

Dove andiamo adesso, cosa facciamo?

Il giorno dopo erano qui, davanti alla scuola e abbiamo raccolto ancora coperte, vestiti, soldi, cibo.

Non sapevano neanche bene dove si erano sistemati.

Erano finiti a Segrate, Redecesio, con altri che avevano lasciato a Rubattino il 19 novembre e poi avevano rincontrato chi in Bovisa, chi a Corsico. Altri venivano dallo sgombero si Chiaravalle. Perseguitati con ostinazione e ritmo incalzante.

Poi, ancora impauriti, titubanti, le bambine finalmente a scuola.

Una settimana di docce e mensa e di giochi e risate con i compagni.

Lunedì scorso le avevo portato la merenda davanti a scuola, Cristina mi corre incontro, dopo il suo primo giorno... ma no, Francesca, OGGI HO MANGIATO

La mensa. La stessa che i nostri figli in gran parte schifano.

Da lunedì sarà di nuovo tutto un disastro, si ricomincia con le ruspe.

Noi domenica andremo al campo a cercare di salvare il salvabile. Si, perché le ruspe distruggono tutto ciò che trovano, senza pietà, senza dare il tempo...

Garofiza stamattina piangeva. Annamaria (la figlia, 7 anni, seconda elementare) ha paura.

E' già andata la polizia al campo ad avvertirli.

Lei mi dice, perdiamo sempre tutto. Io ho tre figli, porto via loro, il resto non riesco a prenderlo.

No, non ci sono né roulottes né mercedes luccicanti.

Non c'erano in Rubattino e non ci sono qui.

Qualche macchina , poche, qualche carrello della spesa.

Il 19 novembre eravamo una quindicina tra insegnanti e genitori, lunedì mattina chiediamo una presenza di un centinaio di persone e soprattutto di giornali e televisione.

Vi prego di dare MASSIMA DIFFUSIONE

Francesca Amendola

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