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Rom: ancora sgomberi e le famiglie rimangono al gelo
Di Fabrizio (del 15/02/2010 @ 09:15:41, in Italia, visitato 1682 volte)

Segnalazione di Agostino Rota Martir

PisaNotizie.it Da Scienze per la Pace una proposta di mediazione 5 - autore: Francesco Auletta
La polizia municipale allontana nuovamente dal Ponte delle Bocchette le famiglie sgomberate nella giornata di mercoledì, che non hanno più un posto dove ripararsi. Annunciata nei prossimi giorni la demolizione del campo sull'Aurelia. Gli studenti del Corso di laurea di Scienze per la Pace criticano l'Amministrazione comunale e si propongono come "mediatori" per un tavolo di lavoro

Lo sgombero compiuto dalla polizia municipale su decisione dell'Amministrazione comunale nella giornata di mercoledì a carico delle famiglie che abitavano nei due piccoli campi vicino al Ponte delle Bocchette, con il passare delle ore sta mostrando, ancora una volta, l'inadeguatezza di un intervento non supportato da politiche sociali, con la conseguenza di un pesante peggioramento delle condizioni di vita di queste uomini, donne e bambini nella nostra città.

Infatti, nonostante gli annunci fatta dall'assessore al sociale Maria Paola Ciccone, le quasi totalità delle famiglie alle quali sono state demolite le baracche in cui da anni vivevano, non hanno alcun posto dove andare. Spinti così dal freddo, dal bisogno di trovare un riparo, diversi nuclei familiari ieri mattina sono tornati, dopo una notte passata all'addiaccio, nuovamente nei pressi del Ponte delle Bocchette, vicino a dove era il loro campo, e hanno iniziato a tirare su dei piccoli ripari dove poter stare e far riposare i propri figli. Ma nel giro di poche ore sul posto vi è stato un nuovo intervento della polizia municipale che ha buttato giù i pochi pannelli di legno che erano stati piantati nel terreno. Le famiglie però hanno trascorso lì tutto il pomeriggio, intorno a un piccolo fuoco per riscaldarsi, cercando di salvare dalla pioggia, dal fango e dall'umidità le cose che sono riusciti a portare via dal campo distrutto dalle ruspe. Intorno alle 17:00 la zona è stata nuovamente circondata dai vigili urbani che hanno intimato a questi uomini e donne di allontanarsi, dando loro l'ultimatum per domattina alle 9:00 di lasciare l'area.

"Dove dobbiamo andare - ci dice una signora - ci hanno distrutto la casa senza proporci nessuna alternativa. Siamo riusciti a sistemare i bambini in casa di qualche amico per non farli stare qui al freddo, ma noi vogliamo stare insieme ai nostri figli in una casa, è un nostro diritto: è un diritto di tutti avere una casa".

"E' già un giorno - ci spiega un ragazzo - che, a causa dello sgombero, non posso andare a lavorare. Ma dove lascio mia figlia? Dove li porto a dormire? Se però continuo a mancare al lavoro, rischio di essere licenziato".

Tante sono le storie che si possono raccogliere da queste persone, se si è disposti ad ascoltarle. Gli uomini lavorano quasi tutti, e ora senza una "casa" non sanno come fare: la maggior parte di loro lavora al nero ed è preoccupata di perdere anche questo. I bambini sono tanti e vanno a scuola. In questi due giorni di inferno tra ruspe, demolizioni, fango, polizia e freddo non sono neanche potuti andarci.

Quelli che sono tornati ieri al Ponte delle Bocchette sono solo una parte di coloro che sono stati sgomberati. Gli altri, un'altra ventina circa, anche loro non hanno avuto alcun sostegno da parte della Società della Salute e ora stanno in alcune tende comprate mercoledì pomeriggio, di fronte all'assoluta emergenza, grazie ai soldi raccolti con una sottoscrizione pubblica in favore dei rom promossa due mesi fa da Africa Insieme, i Gruppi di Acquisto Solidale e Rebeldìa.

Ma evidentemente tutto questo non basta: avere avuto davanti agli occhi il fallimento della politica degli sgomberi che provoca solo un peggioramento delle condizioni di vita di queste famiglie non è sufficiente per fermarsi a riflettere sul da farsi. E' infatti di ieri la notizia che la stessa polizia municipale si è recata anche nel piccolo campo dell'Aurelia per annunciare alle persone che vi stanno uno sgombero a breve.

L'emergenza così continua a crescere, ma si tratta di un'emergenza umanitaria nei confronti di uomini, donne e bambini che "si vogliono cacciare della nostra città".

E a prendere la parola sugli ultimi avvenimenti sono gli studenti del Corso di Laurea in Scienze per la pace che in una lettera sottoscritta con decine di firme raccontano: "Siamo venuti a conoscenza dello sgombero del campo-nomadi "delle Bocchette" (vicino alla zona Le Piagge). Allarmati dalla notizia sono immediatamente accorsi per prestare sostegno alle famiglie, ai bambini e alle bambine che si sono visti portare via dalle ruspe il proprio luogo di vita quotidiano, arrangiato alla meglio".

"Spinti dalla volontà di praticare i valori e gli ideali da cui il nostro percorso formativo nasce e si alimenta - proseguono gli studenti non comprendiamo come in una giornata di freddo pungente si possa brandire "il pugno di ferro" della sicurezza, di una sterile legalità, contro uomini, donne e in modo particolare numerosi bambini: è in questo modo che i cittadini pisani ora si sentiranno "più sicuri"? È in questo modo che un'amministrazione comunale promuove la democrazia, la pace e i diritti umani?"

I ragazzi e le ragazze che frequentano il Corso in Scienze per la Pace muovono così una pesante critica allo strabismo del Comune di Pisa: "Non comprendiamo come noi studenti, da una parte siamo invitati a partecipare ad attività come i progetti di promozione della pace e dei diritti umani nelle scuole della provincia pisana; e dall'altra come il nome del nostro Corso di Laurea sia spesso accostato a manifestazioni promosse dall'amministrazione comunale, mentre ai diritti umani si volta, nella pratica, le spalle. Purtroppo siamo costretti a dar ragione a Sophie Bessis e a Frantz Fanon: l'Occidente continua a promuovere un concetto di "diritti umani" che è "universale" perché deve essere "astratto", lontano dalla realtà (per tener ben stretti i privilegi che abbiamo), non smettendo mai "di parlare dell'uomo pur massacrandolo dovunque lo incontri, a tutti gli angoli delle sue strade, a tutti gli angoli del mondo".

Ma dagli studenti arriva una proposta concreta e assolutamente nuova. I ragazzi mettono a disposizione dell'istituzione le proprie competenze e professionalità per contribuire a una soluzione positiva di questa vicenda: "Malgrado la nostra forte criticità verso le modalità con le quali il Comune fino ad ora ha gestito la"questione-rom", sulle orme della nonviolenza gandhiana, vogliamo essere protagonisti di un "programma costruttivo" senza il quale il nostro dissenso perderebbe credibilità. Come studenti di un Corso di Laurea che ha come obiettivo la formazione di giovani "mediatori di conflitti", ci proponiamo, se l'amministrazione acconsentisse, in qualità di mediatori in un tavolo di lavoro da aprire con la comunità rom pisana, per tentare di risolvere la situazione".

"I diritti umani - concludono da Scienze per la pace - se sono veramente universali sono per tutti, e non possono essere né lasciati al buon cuore caritatevole di un umanesimo tristemente fuori dalla realtà, né essere applicati con le ruspe o strumentalizzati contro i più deboli".