Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 30/05/2010 @ 09:03:42, in blog, visitato 2131 volte)

Roma, Trenitalia vuole schedare i passeggeri se sono Rom
Segnalare e contare "eventuali passeggeri di etnia rom" che salgono e scendono dal treno alla fermata di Salone, tra Roma Tiburtina e Avezzano. La "selezione" è affidata a controllori e capotreni alle prese con un modulo prestampato di Trenitalia (in foto), secondo l'azienda però mai in pratica utilizzato, che non menziona pas...

Roma, le FS prendono provvedimenti disciplinari ma i razzisti sono sempre in agguato
Ferrovie dello Stato rende noto che si sono conclusi i lavori della Commissione interna d'inchiesta, riunitasi il 7 e 8 maggio scorsi, "in relazione all'indebita produzione e distribuzione di un modulo per la segnalazione di passeggeri di etnia Rom sui treni della linea FR2". L'inchiesta ha rilevato che ta...

Milano, scontri in via Triboniano
Circa 150 persone, tra Rom e attivisti dei centri sociali, si sono scontrati, nel pomeriggio di giovedì, a Milano con le forze dell'ordine fuori dal campo rom di via Triboniano. I Rom volevano raggiungere Palazzo Marino, per manif...

Milano, scontri e feriti in via Triboniano
Lancio di sassi, manganellate e auto in fiamme. Gli scontri fra alcune decine di Rom del campo regolare di via Triboniano e le forze dell'ordine sono scattati alle quattro del pomeriggio. I Rom volevano raggiungere Palazzo Marino, sede del Comun...

Milano, i video degli scontri in via Triboniano
Scene di guerriglia urbana in via Barzaghi a Milano, vicino al campo rom di via Triboniano. Giovedì pomeriggio i Rom si sono scontrati con le forze di polizia in assetto anti-sommossa e hanno lanciato sassi e bastoni contro gli agenti. Le violenze sono cominciate intorno alle 16.30, quando è...

Milano, tensione altissima in via Triboniano dopo gli scontri
Dopo la sassaiola, gli scontri con la polizia e i disordini di giovedì sera (guarda il video...) la tensione rimane alta nel campo rom di via Triboniano a Milano, presidiato dalle forze di polizia. A farne le spese, denuncia don Virginio Colmegna, sono stati gli operatori della Casa della Carità, che da anni operavano tra i nomadi del campo assicurando, oltre alla solidarietà, anche un...

Milano, basta strumentalizzare i Rom!
Gli scontri di giovedì a Milano sono un fatto grave, frutto dell’incapacità del Comune di Milano di costruire un dialogo con i Rom. L’Amministrazione comunale ha abdicato al suo ruolo istituzionale e ha lasciato un vuoto che è stato occupato da persone che stanno usando i Rom p...

Ascoli Piceno, l'identità sommersa
Sabato 29 maggio sarà presentato ad Ascoli Piceno il libro “l’identità sommersa” a cura di Francesca Innocenzi, edito da Edizioni Progetto Cultura. L’evento inizierà alle ore 18.00 nella Sala Conferenze della Libreria Rinascita in piaz...

Il Governo italiano dice no al riconoscimento dei Sinti e dei Rom
No all’introduzione del crimine di tortura nel codice penale. No al riconoscimento dello status di minoranza linguistica alle comunità rom e sinte presenti in Italia. Sì alla costituzione di una istituzione nazionale indipendente per la promo...

Rom e Sinti, siamo indignati!
Il prossimo 9 giugno, in occasione dell’esame periodico (universal periodical review) a Ginevra, il Governo italiano dovrà rispondere alle raccomandazioni poste al nostro Paese dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite...

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Di Fabrizio (del 29/05/2010 @ 11:39:32, in Italia, visitato 3132 volte)

21:49 - CRONACA- 26 MAG 2010

7 giugno al via lavori recinzione decisi da giunta centrosinistra
Milano, 26 mag. (Apcom) - Si accende la polemica politica sul progetto di costruzione di un muro lungo 500 metri e alto quasi tre con il quale il Comune di Sesto San Giovanni (Milano) intende cingere una vasta area demaniale dismessa divenuta da anni luogo di insediamento dei nomadi, con conseguenti, continui, sgomberi. L'opera, già soprannominata "muro anti-rom" e il cui cantiere partirà il prossimo 7 giugno, è stata decisa dalla giunta di centrosinistra al governo del piccolo Comune alle porte del capoluogo lombardo, che per costruirla ha anche ottenuto un corposo finanziamento ministeriale. Sulla costruzione del muro in via Luini, al confine con Monza e Cinisello nei pressi della ferrovia e vicina all'area ex Falck, oggi è intervenuto il vicesindaco e assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Riccardo De Corato che, sottolineando l'"assordante silenzio della sinistra", ha ricordato come l'Amministrazione meneghina "lo scorso ottobre fosse stata messa alla berlina solo per aver deciso di mettere un semplice rilevato di terra come dissuasore della sosta abusiva dei camper e delle roulotte dei plurirecidivi sinti siciliani di via Cusago". "Nell'immaginario dei soliti buonisti e benaltristi quel nostro 'non-muro' era diventato una muraglia, un simbolo addirittura della volontà del Comune di chiudere le porte all'integrazione" ha proseguito De Corato, evidenziando come "la decisione del sindaco Oldrini ha avuto il pregio di scoperchiare le contraddizioni del centrosinistra: capace periodicamente di evocare i fantasmi inesistenti della discriminazione per certe decisioni prese da Palazzo Marino e di mettere la testa sotto la sabbia quando sono i sindaci amici ad attuare analoghi provvedimenti".

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Di Fabrizio (del 29/05/2010 @ 11:33:32, in Kumpanija, visitato 2954 volte)

Ciao Fabrizio
Ti racconto un po' come è andata in Camargue.
Non è facile raccontare o scrivere di queste cose, vanno vissute... comunque ci provo.

Sabato ventidue ho caricato mio figlio Pietro all'uscita di scuola e poco dopo l'una siamo partiti.
Tirata unica, ci siamo fermati il tempo di riempire il serbatoio e vuotare la vescica: siamo arrivati verso le otto di sera. La chiesa era aperta, ma la cripta chiusa, e non siamo riusciti a salutare santa Sara. Abbiamo fatto un giro per il paese: tantissimi musicisti, uno più bravo dell'altro. Ci siamo innamorati di un gruppo di trombettisti moldavi (Fanfare Vagabontu).
Abbiamo dormito in macchina nel parcheggio del centro, il mattino dopo ci siamo mossi prima delle otto: dopo le otto si paga. Abbiamo deciso di fare un giro a les Salines, con corsa in macchina sulla lunghissima spiaggia. Questa spiaggia è misteriosa, ogni volta che vado è diversa: questa volta ci si corre in auto per chilometri senza piantarsi; l'anno scorso ci si affondava, come se fossero sabbie mobili, anche a piedi.
La spiaggia è piena di baracche e roulottes, da un certo punto in poi inizia la zona riservata ai nudisti. I nudisti, contrariamente a quello che ci si immagina, non sono dei fricchettoni con i capelli rasta di vent'anni, ma dei distinti signori di cinquanta, sessanta anni che girano completante nudi.
Dopo un secondo passaggio a les Salines, dove abbiamo visto una confusa (da dove si parte? Dove si arriva?) ma simpaticissima parata tradizionale, siamo ripartiti per les Saintes Maries. Il richiamo di santa Sara è sempre più forte.
Il paese incomincia a riempirsi di gente, in centro non si parcheggia più.
L'incontro con S. Sara è sempre emozionante, non si riesce a trattenere la commozione. Non so se qualcuno è mai riuscito a capire come mai santa Sara è diventata la patrona dei gitani, ma se uno viene in questa chiesa il 24 di maggio capisce che non potrebbe essere diverso.
Durante la giornata si gira per il paese ascoltando questi musicisti fantastici, e si fanno diversi passaggi nella cripta, a salutare la nostra patrona, a dire una preghiera o ad accendere un cero (che come sempre abbondano).
Durante la serata si canta e si balla, si ascolta musica e si incontra gente. Girando per i campi si incontrano gruppi e famiglie che suonano, mangiando piatti di ricchissima paella e bevendo vino bianco.
Il pellegrinaggio raduna sempre tanti fotografi (forse troppi), da qualche anno richiama anche una serie di "personaggi alternativi", come artisti di strada, buskers e giramondo.
Lunedì mattina ci svegliamo già elettrizzati: facciamo una colazione veloce, offerta da una famiglia di gitani che vengono da un paese dell'est che non sono riuscito a individuare e che hanno dormito in furgone di fianco a noi, ci vestiamo eleganti, e si parte per la chiesa. Per non rimanere fuori bisogna entrare in chiesa verso le due, per sicurezza entriamo all'una, forse un po' troppo in anticipo, ma abbiamo tutto il tempo di prepararci.
Questo è il momento per cui vale la pena fare quasi duemila chilometri e dormire in macchina per tre notti. La preparazione è straordinaria, ognuno porta una veste, un drappo, un fiore, il gioco di un bambino, le foto dei propri cari (io le foto di mia moglie e dei figli) per abbellire la santa, e perché vengano portati in processione. E' un momento molto forte, più di uno si fa prendere dall'emozione.
Le casse con le reliquie delle sante vengono fatte scendere dalla cripta superiore, il vescovo e i preti devono dire qualcosa (forse troppo?), qualcuno piange, qualcuno sviene e qualcuno strilla.
La santa viene caricata in spalla dai portantini, si parte. La gente è veramente troppa, i fotografi, i turisti, i cavalli… tutti spingono per seguire la santa.
Una delle cosa che mi ha sempre colpito è la processione che si ferma ogni volta che un anziano o un malato chiede di poter toccare la santa. Il rispetto per le persone malate, invalide o anziane che hanno i gitani è da imparare.
Si raggiunge il mare, seguiti dai cavalli e dai musicisti (urs karpaz) che dedicano un pezzo alla santa.
Il ritorno è più tranquillo, e nell'ultimo tratto la santa viene portata a spalle dalle donne gitane. Forse è vero che la società gitana è maschilista, ma non so in quante processioni hanno questa attenzione.
La processione finisce, santa Sara viene riaccompagnata alla cripta.
Un ultimo saluto, un cero, una preghiera per gli amici e le persone care, e siamo pronti per rimetterci in strada.
Subito dopo la processione si sente la smania di ripartire, nel giro di poche ore il paese si svuota: il popolo viaggiatore sente bisogno di rimettersi in marcia.
Mi sono fatto l'idea che il rischio peggiore in questo periodo per il popolo gitano sia perdere le proprie tradizioni e la propria identità. Il pellegrinaggio di santa Sara, il fatto di incontrarsi e di festeggiare assieme, la musica, i costumi e i balli danno ai gitani la possibilità di ricordarsi e ri-incontrare questa identità, la fede in santa Sara dà loro un'identità che altrimenti sarebbe troppo facile perdere.
Come sempre non ho fatto foto, un po' perché non sono capace e sicuramente in internet se ne possono trovare di migliori di quelle che farei io, un po' perché vado a les Saites Maries come pellegrino, non da "turista" che deve tornare con dei souvenirs.
Il ritorno è stato più rilassato, con varie tappe qua e là.

Mi son scritto queste note un po' per me, per non dimenticarmi, e un po' per te: se vuoi inserirle nel blog fai pure (magari taglia, fai un po' te…).
Ciao, [...]
Marco[Beri]

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Di Fabrizio (del 28/05/2010 @ 09:51:49, in Italia, visitato 2623 volte)

Segnalazione di Tahar Lamri

Dal 4 al 6 giugno - Ravenna - Artificerie Almagià. Via dell'Almagià 2

La Dichiarazione Universale dell’Unesco sulla diversità culturale, Adottata all'unanimità a Parigi durante la 31esima sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO, Parigi, 2 novembre 2001 afferma nel Primo articolo "Identità, diversità e pluralismo", che : "La cultura assume forme diverse nel tempo e nello spazio. La diversità si rivela attraverso gli aspetti originali e le diverse identità presenti nei gruppi e nelle società che compongono l'Umanità. Fonte di scambi, d'innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita. In tal senso, essa costituisce il patrimonio comune dell'Umanità e deve essere riconosciuta e affermata a beneficio delle generazioni presenti e future."
Il Festival delle Culture di Ravenna, nella sua IVa edizione, fa sua questa affermazione "la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per qualsiasi forma di vita" e mette in scena lo scorrere dell’acqua tramite le performances dei giovani o nella rappresentazione dei rituali vodù o mettendo semplicemente a confronto le diverse comunità che compongono il tessuto sociale di Ravenna.

ANTEPRIMA FESTIVAL

Sabato 29 e domenica 30 maggio
Ore 21.00 - Teatro Zodiaco - via E. Mattei 28 (Villaggio Anic)
150° anniversario della nascita di Anton Cechov:
"Ehi Vanja, Bisogna vivere!" spettacolo teatrale
ideazione: Evelina Drianovska e Andrea Contarini. Regia: E. Drianovska

Lunedì 31 maggio
ore 21.00 - Sala Forum, Circoscrizione Seconda - via Berlinguer 11
Chi siamo? – Testimoni – mediatori culturali raccontano la loro Storia
L’emigrazione italiana attraverso immagini e lettere
Breve spettacolo teatrale sul linciaggio dei salinari italiani in Fracia. Regia di Vladimira Cantoni/Teatro del Sale
a cura di associazione Integriamoci Insieme

Mercoledì 2 giugno
Festa della Repubblica a Lido Adriano, c/o CISIM, viale Parini 48 (Lido Adriano)
Ore 10.00 Riunione pubblica della redazione della rivista L'Accalappiacani.
Ore 12.00 Parata per le vie di Lido Adriano della Spartiti per Scutari Orkestra.
Ore 17.00 Leggono gli scrittori Paolo Nori, Ugo Cornia, Eraldo Baldini e Lidija Dimkovska.
Ore 19.00 Cena di carne alla griglia, dalla Romagna ai Balcani.
Ore 21.00 Musica con Spartiti per Scutari Orkestra.
A cura di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe, coop. Libra, Il lato oscuro della Costa

FESTIVAL DELLE CULTURE 2010

Venerdì 4 giugno
Ore 10,00 – Istituto Geometri Camillo Morigia di Ravenna
Teatro Forum del gruppo GIM (Generazioni in movimento) in dialogo e confronto con gli studenti
Coordina Emanuela Cappellari (Jolly di Teatro dell’Oppresso)
Ore 14.30 - Casa Melandri, via Ponte Marino 4
Sun Wen Long (Associna), Azeb Lucà Trombetta (Crossing Tv) e Meho Sulemanski (Città Meticcia) presentano: "Generazioni in movimento: le esperienze di Pillole d’identità, Rete TogethER, Crossing Tv e Juvenilia a confronto" – proiezione di video e cortometraggi (in collaborazione con Cospe)
- Proiezione del film "Le acque di Chenini" regia: Elisa Mereghetti (durata: 15’): L’oasi di Chenini, nei pressi di Gabès (Tunisia) un piccolo angolo di paradiso, è in pericolo. I palmeti scompaiono e le sorgenti d’acqua che la rendono rigogliosa non ci sono più, sostituite dalle pompe che erogano acqua a caro prezzo.
Ore 17.30
"Iè venu zô cun la fiumâna" a cura del gruppo Generazioni in movimento (i giovani della Casa delle Culture)
Come lo scorrere dell’acqua nel letto di un fiume giovani creativi di qui e d’altrove toccheranno e fertilizzeranno le vie della città in performance itineranti:
(Il flusso sarà scandito da giovani percussionisti senegalesi)
Sorgente: Museo Nazionale/Basilica di San Vitale, Performance di Parkur/acrobazie di strada
Alveo di scorrimento: via Argentario – via Cavour. Letto di inondazione: Piazza San Domenico: DIG – Dangerous International Gang presenta: Jerk/Break Dance/Hip Hop
Alveo di scorrimento: via IV Novembre. Letto di inondazione: Piazza del Popolo - Jerk, Break Dance, Salsa, Danze russe, Capoeira.
Alveo di scorrimento: via Diaz. Alveo maggiore: Giardini Speyer - "Hello Nigeria! Part I": Danze acrobatiche in maschera - Afesan Igbabonelimi Dance, Clapping for the Dead (a cura di Afesan Community). Alveo di scorrimento: viale Pallavicini – Sottopassaggio – Via Magazzini Anteriori.
Foce: Artificerie Almagià
Ore 19.30: "Le parole sono gesti in comune" sit-theatre. Regia di Matteo Cavezzali (TeatrOnnivoro).
A seguire
Esibizione di Capoeira (a cura del gruppo Coquinho Baiano)
Ore 20.30: Festa dei maestri e i loro allievi - Danza del leone e del drago. Arti marziali dei Maestri italiani e cinesi (a cura dell’associazione Qina/Oltre la muraglia)
Ore 21.00: Dave Kaye mini-concert (etno-folk dall’Australia)
Ore 21.30: Banda del Villaggio Solidale in concerto (Rom big band)
Nata del 2005 in seno alla Casa della Carità dallo sgombro del campo nomadi via Capo Rizzuto a Milano. La loro musica rispecchia la cultura popolare rumena: fisarmoniche e voci femminili, ritmi che nascono dall’incontro fra Oriente e Occidente. Virtuosismo, vivacità, allegria e malinconia.
A cura dell’associazione Romania Mare
Ore 22.30: Quilombo Total in concerto (world music natural remix) Presentazione dei giovani del gruppo Generazioni in Movimento
Gruppo multietnico (Italia, Argentina, Marocco, Giamaica). Rivisitazione della musica popolare brasiliana, argentina, arabo andalusa e gnawa.


Sabato 5 giugno
Ore 15.00 - Sala Forum, Circoscrizione Seconda - via Berlinguer 11
Seminario su immigrazione e inclusione sociale dell’associazione Noble Service International

Artificerie Almagià
Ore 18.00 (Spazio tenda berbera) – Presentazione del progetto "Terre di seta", delle cooperative di donne di Soatanana (Madagascar), di tessitura di sciarpe. Degustazione cibi del Madagascar. Intervento del presidente dell’Ong Ravinala Italia, Teresa Pecchini (a cura del Villaggio Globale)
Ore 18.00 - Dal Senegal: Sabar. Nella pura tradizione del Maestro Doudou N’daye Rose. Il dialogo fra donne e tamburi.
Ore 19.30: Tinikling - Danza delle Filippine (a cura di Mabuhay)
Ore 20.00: Festa dei maestri italiani e cinesi e loro allievi: Taijiquan e Qigong (a cura dell’associazione Qina/Oltre la muraglia)
Ore 20.30: Apolide & Sule mini-concert. Dedicato a tutti i Mohamed del mondo (etno-indie-rock)
Ore 21.00: Mo’O Me Ndama: Bissima e Match. Spettacolo di danza tradizionale africana e contemporanea. Coreografo Lazare Ohandja.
Ore 22.00 – "Hello Nigeria! Part II": Mgbidi Amaka in "Igbo Masquerade Dance", Donne Interculturali di Ravenna in "OdeniIgbo Dance", Edo Comunità presenta: "Voodoo Rituals", invocazioni degli spiriti per il loro aiuto in favore dell’ambiente.
Ore 22.30: Iam’S presenta: Hip Hop & Rap a gogo
Con-Fronti. Giovani in palco e in platea su tema del razzismo a cura di T’DO
Da L.E.C.C.E (S.U.D. della Bella Italia): Aban in corcerto

Da mezzanotte:
Shakin’ Generation. La notte dei giovani viventi. Almagià Dance Night.
Conduce Generazioni in Movimento

Domenica 6 giugno
Ore 16.00 – Fiera del baratto e del riuso a cura di CittA@ttiva
Ore 18.00: Spazio Tenda Berbera
presentazione del libro di Marina Girardi "Kurden People"
Al porto di Patrasso, sotto un torrido sole estivo, si incrociano la rotta di Sonia, che sola col suo zaino ritorna da una vacanza a Creta, e quelle dei ragazzi kurdi in fuga dalle persecuzioni che subiscono nei loro paesi.
(a cura dell’associazione Mirada)
Ore 19.00: Festa dei Maestri italiani e cinesi e loro allievi: Wushu, Kongfu e Sanda. Accompagnamento armonie musicali con l’arpa. (a cura dell’associazione Qina/Oltre la muraglia)
Ore 20.00: Estrazione biglietti vincenti della lotteria "Il Terzo Mondo".
Ore 20.30: "Error", musiche e danze dal Bangladesh
Ore 21.00: Consegna del Premio città di Ravenna per l’Intercultura
Ore 21.30: "Hello Nigeria! Part III": Skyladies in "Ugho Dance & Ogieke Dance", Lover Brothers "Obayangbon Dance", Dynamic Friends International in "Opuruiche Dance & Ekpo Dance", Ika Union in "Ika Cultural Dance"
Ore 22.30: Andrea Capezzuoli e Compagnia in concerto. Musiche popolari dall’Italia al Québec

IL FESTIVAL DELLE CULTURE AL RAVENNA FESTIVAL
Venerdì 11 giugno, ore 21 – Giardini di San Vitale
c’è un luogo, incontriamoci là… (anno secondo)
Voci nella preghiera

Incontro e dialogo tra le tre grandi religioni del Libro – ebraica, cristiana e musulmana – in uno dei luoghi – la Basilica di San Vitale – forse più emblematici di un’antica e ancora oggi possibile comunione tra Oriente e Occidente.
Introduce: Umberto Galimberti. In collaborazione con le associazioni delle comunità dei cittadini immigrati di Ravenna. Le voci di Tahar Lamri, Reda Zine, Sidh

Sabato 12 – Domenica 13 giugno
"IX Capoeira Festival Coquinho Baiano"
Villaggio del Fanciullo - Via del Pino 102 - Ponte Nuovo – Ravenna

Batizado e Formatura do Instrutor Diony.
12.06. dalle Ore 10:30 - Roda al mare nel Bagno Azzurra
13.06 dalle ore 11.00: lezioni, stage, Rods, formatura

LA MOSTRA
Futuro di sabbia. Mostra fotografica sulla desertificazione
A cura di a cura di Acra, Cospe, Icu, Rc


GASTRONOMIA
Ristorante Marrakech – Specialità maghrebine e mediorientali

Ristorante Araliya – Specialità da India, Sri Lanka e Indonesia

Piandineria&Kebab

SUK
Mercato con prodotti di artigianato africano e asiatico

Solo domenica: fiera del baratto e del riuso
(a cura di Citt@Attiva)

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Di Fabrizio (del 28/05/2010 @ 09:07:25, in Italia, visitato 2146 volte)
Siamo lieti di annunciarvi che il sito del convegno di giugno è on line. Oltre alla possibilità di iscriversi e trovare informazioni sulla conferenza, contiene una ampia rassegna della normativa e nei prossimi giorni sarà aggiornato quotidianamente con le relazioni al convegno.
 
http://rom.asgi.it/
 
Con molta cordialità, aspettando di incontrarvi a Milano il 16 giugno

per il Comitato scientifico,

Tommaso Vitale
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Di Fabrizio (del 27/05/2010 @ 09:56:43, in Italia, visitato 2912 volte)

Segnalazione di Ernesto Rossi

APERTAMENTE di Buccinasco promuove la
4 ^ FESTA DEI SINTI del QUARTIERE TERRADEO Via dei Lavoratori, 2 - Buccinasco
SABATO 29 MAGGIO 2010

ore 9,30 Messa nella chiesa di Santa Maria Assunta

ore 11.00 Incontro con le Autorità e la cittadinanza - Sala Consiliare
Relazione sulle attività svolte dall’Associazione
Intervento del Sindaco Loris Cereda
Dibattito
Seguirà rinfresco

ore 14.30 Festa dei bambini e ragazzi Sinti e dei loro amici con giochi vari,
al Terradeo - visita al quartiere

ore 16.15 Merenda

Il Sindaco
Loris Cereda

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Segnalazione di Tommaso Vitale

Inchiesta di Terre di mezzo. Per le operazioni effettuate dal primo gennaio 2007 al 30 aprile 2010 speso più del doppio di quanto l'Assessorato ai servizi sociali ha destinato all'integrazione abitativa e lavorativa (2 milioni e 535 mila euro)

MILANO - Sono costati 5 milioni e 400 mila euro i 250 sgomberi di campi rom abusivi effettuati dal comune di Milano, dal primo gennaio 2007 al 30 aprile 2010. Più del doppio di quanto speso dall'Assessorato ai servizi sociali per l'integrazione abitativa e lavorativa dei rom e sinti, pari a 2 milioni e 535 mila euro. È quanto rivela l'inchiesta "Il derby degli zingari" di Terre di mezzo di giugno. Solo nei primi quattro mesi di quest'anno il comune ha ordinato 75 sgomberi, quanti ne aveva fatti l'anno scorso. Un crescendo che si spiega solo con l'avvicinarsi delle elezioni amministrative, che si terranno nel 2011. Il derby, cui fa riferimento il titolo, è fra Pdl e Lega: "Vincerà chi si dimostrerà più duro con i rom -scrive Terre di mezzo-. Ad ogni intervento delle ruspe, fa seguito un comunicato stampa di De Corato (il vicesindaco, ndr) in cui si annuncia il trionfo della legalità. Una campagna elettorale continua".

Nella stima di Terre di mezzo sul costo degli sgomberi, vengono considerate le spese per la rimozione dei rifiuti e per l'impiego di vigili urbani, poliziotti e carabinieri. "In un comunicato del 14 giugno 2009, De Corato scrive che per le operazioni di bonifica e pulizia dei rifiuti effettuate da Amsa in 27 insediamenti sono stati spesi ben 452.788 euro. Poco meno di 17mila euro per sgombero. Moltiplicati per i 250 effettuati finora, si arriva a 4 milioni e 250mila euro -calcola Terre di mezzo-. Bisogna poi considerare il costo delle forze dell’ordine: un vigile urbano, ad esempio, costa 95 euro lorde al giorno. Se per ogni operazione ipotizziamo l’impiego di 25 vigili, al nostro conto dobbiamo aggiungere 593.750 euro. Lo stesso per l’intervento di carabinieri e poliziotti. Si tratta di stime al ribasso, ma il risultato finale fa pensare: 5 milioni e 437mila euro. Spendiamo più soldi per abbattere le baracche che per aiutare i rom a trovare casa".

Due consiglieri comunali, Patrizia Quartieri (Rifondazione comunista) e Giuseppe Landonio (Gruppo Misto) hanno presentato in febbraio un'interrogazione in cui chiedono al Sindaco Letizia Moratti il "conto" degli sgomberi. La risposta è arrivata il 13 maggio, a firma del vicesindaco Riccardo De Corato: 1 milione e 756mila euro per l'intervento dell'Amsa, 270mila euro per l'impiego del Nu.I.R (Nucleo di intervento rapido per la manutenzione) e 102.300 euro per i "costi relativi al personale per servizi straordinari". Totale: 2 milioni e 128mila euro. Meno di quanto stimato da Terre di mezzo: nel calcolo effettuato dagli uffici comunali però non viene specificato su quanti sgomberi e dell'impiego dei vigili urbani non viene considerata la retribuzione ordinaria. Non viene contemplato il costo di poliziotti e carabinieri: certo non a carico del Comune, ma comunque un costo per la collettività.

Terre di mezzo è andato anche a vedere che fine hanno fatto i 36 bambini che vivevano nell'ex palazzina Enel di via Rubattino e sgomberati il 19 novembre 2009. Frequentavano le scuole del quartiere Feltre: a fine aprile fra i banchi ne sono rimasti 15. Gli altri, sgomberati più volte dai campi abusivi in cui cercano di sistemarsi, hanno abbandonato gli studi. Un brutto anno scolastico. (dp)

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Di Fabrizio (del 27/05/2010 @ 08:50:37, in Kumpanija, visitato 2961 volte)

In attesa dell'incontro di stasera con Paul Polansky, ecco un suo articolo su Sagarana.net. La segnalazione è di Alessandra Meloni



Da quasi quindici anni vivo con gli Zingari Rom dell'Europa orientale per mettere insieme le loro storie orali. Ho vissuto con loro anche in qualità di poeta, romanziere e attivista per i diritti umani. Ma recentemente la maggior parte della mia vita è stata impegnata a registrare le loro storie, tradizioni e costumi.

Ho iniziato a mettere insieme le loro storie quasi per caso dopo aver scoperto in un archivio ceco, 40 mila documenti su un campo di sterminio per zingari esistente nel sud della Boemia durante la seconda guerra mondiale. Dal momento che il campo era stato costruito e gestito da cechi, il governo stava ancora cercando di occultare ciò che era accaduto lì nel 1942-1943, sostenendo che non c'erano sopravvissuti. Anche il Presidente Havel in persona disse che non c'erano sopravvissuti, anche se io scoprii successivamente che in molti gli avevano scritto per avere il suo aiuto nel rivendicare il diritto ad una indennità. Quindi queste furono le prime storie orali che raccolsi sui Rom, più di cento dopo un anno trascorso a cercare e trovar sopravvissuti.

Negli ultimi dieci anni ho vissuto in Kosovo e Serbia, come capo della delegazione per la Society for Threatened Peoples. In quel periodo ho filmato più di 200 interviste ai Rom in tutte le repubbliche della ex Yugoslavia. Da questo progetto di tre anni sono risultati tre volumi (1,553 pagine), il cui titolo è “ONE BLOOD, ONE FLAME: the oral histories of the Yugoslav Gypsies before, during and after WWII.”

Di recente, mi sono recato in Bulgaria per intervistare dei vecchi Rom ed espandere così le mie ricerche nei Balcani. Mi sono concentrato in particolare sugli insediamenti dei Rom sulle montagne lungo il confine con la Grecia. Fino a 30 anni fa quella era un'area in cui molti zingari viaggiavano ancora con cavalli ed carri, vivendo in tende, spostandosi di villaggio in villaggio per vendere i loro prodotti tradizionali, coma cesti, calderoni, cucchiai di legno, ed ombrelli fissi.

Mi sono anche interessato ai Rom che vivono nelle vicinanze di montagne innevate, perché molti dei primi insediamenti di zingari in Europa erano di fronte a cime innevate: dal monte Ararat nella Turchia orientale a Granada nella Spagna meridionale. Come affermano molti antropologi specializzati in migrazioni, i pionieri trovano quasi sempre una terra che ricordi il loro paese d'origine.

La maggior parte delle persone sbaglia pensando che gli zingari siano nomadi. La maggior parte di loro non è mai stata costantemente in viaggio. La maggior arte di loro viaggiava nei mesi estivi per vendere gli oggetti che facevano durante l'inverno a casa. Dalla primavera inoltrata fino all'inizio dell'autunno, viaggiavano di mercato in mercato per vendere cesti di giunchi, ferri di cavallo, briglie, setacci e tamburelli. Altri zingari viaggiavano nello stesso periodo in cerca di lavori stagionali nei campi: piantare, zappare e fare il raccolto.

Una delle migliori storie che ho messo insieme sui Rom che vivono in abitazioni fisse è la leggenda del serpente domestico. Per molti anni ho creduto che solo i rom kosovari credessero in questo mito. Ma nell'ampliare il mio progetto sulle storie orali dalla ex Yugoslavia all'Albania, alla Grecia e alla Turchia, ho scoperto che la maggior parte dei Rom crede ancora di avere un serpente che vive nelle fondamenta delle case e che protegge la famiglia.

Alcuni dicevano che il serpente era tutto nero, altri che aveva la pancia bianca. Alcuni lo chiamavano il Figlio di Dio, altri il Figlio della Casa. Alcuni pensavano che ogni notte uscisse e strisciasse su tutte le persone che dormivano in casa per proteggerle e portar loro fortuna. Molte di queste storie sul serpente domestico differivano per alcuni dettagli, ma tutte concordavano su una cosa: se il serpente domestico fosse stato ammazzato, qualcuno della famiglia sarebbe morto e per molti anni ci sarebbe stata sfortuna.

Tutti gli zingari che ho intervistato sulle montagne in Bulgaria ancora credevano nel serpente domestico; e ciascuno di loro aveva una storia da raccontare su qualcuno che era morto perché un membro della sua famiglia aveva ammazzato il serpente domestico.

Senza dubbio questa leggenda viene dall'antica India, dove, in molte aree, vedere un serpente è ancora considerato di buon auspicio. I serpenti uccidono i parassiti; i parassiti portano malattie; le malattie uccidono. Per cui se uccidi il tuo serpente domestico, qualcuno nella tua famiglia potrebbe morire di colera. Ma a mio avviso l'aspetto più importante di questa tradizione è che essa ci rivela che gli zingari vivevano in abitazioni prima della grande diaspora. I nomadi che per tutto l'anno vivono in tende non hanno un serpente che vive nelle fondamenta domestiche.

Durante il mio recente viaggio in Bulgaria, è stato eccitante per me scoprire che le famiglie Bulgare da noi intervistate (o almeno i loro antenati) utilizzavano ancora gi stessi rimedi fatti in casa per curare le malattie. Il più comune rimedio fatto in casa dai Rom bulgari consisteva nel mettere un topolino appena nato in una bottiglia di acqua e poi, dopo diversi giorni, utilizzare quest'acqua, poche gocce alla volta, per curare il mal d'orecchi, specialmente nei bambini. I Rom kosovari, d'altro canto, mettono un topolino in una bottiglia di olio, ma non usano quest'olio finché il topo non si è completamente decomposto, il che a volte avviene anche dopo un anno. Ma tutte le nonne hanno giurato sul sole che la medicina del topolino, come cura per il mal d'orecchi, era migliore di qualunque altro prodotto farmaceutico usato oggi.

A proposito del Sole, esso è sempre stato uno degli argomenti che affronto quando intervisto gli zingari. Soprattutto sulle montagne della Bulgaria, ogni volta che parlavo di religione, ottenevo la stessa risposta: “Noi crediamo al Sole e a Dio.”

Da diversi anni porto avanti l'idea che gli zingari fossero originari di due aree diverse, prima di unirsi. Un'area, come ho già detto, deve essere stata una terra vicino ad una qualche cima innevata. L'altra zona deve essere stata dove veniva adorato il sole.

All'inizio del secolo scorso, sulla rivista della Gypsy Lore Society in Gran Bretagna, fu pubblicato un articolo di una pagina di un missionario cristiano a cui era stato chiesto di trovare zingari in quest'area e chiedere loro da dove provenissero originariamente. Questo missionario, che lavorava nella Turchia orientale, disse che gli zingari da lui trovati si autodefinivano Dum. Alcuni dissero di provenire dalla Cina, altri dal piccolo Egitto.

Nessuno aveva mai menzionato la Cina in precedenza come luogo di origine degli zingari, mentre il piccolo Egitto era già storia conosciuta. Nel 15° secolo, quando bande di zingari stavano già viaggiando per l'Europa centrale e occidentale, i loro capi dicevano di provenire dal Piccolo Egitto. Perciò essi furono chiamati (ed in molte zone vengono tuttora chiamati) Egyptians (egiziani) o Gypsies (zingari).

Ma dove si trovava il piccolo Egitto? Dalle mie ricerche ho ragione di credere che si trattasse di Multan, l'antica capitale del Punjab, dove per tre secoli, all'incirca dal 950 al 1250, gli esiliati egiziani musulmani governarono la città. Infatti a quei tempi, i gruppi consistenti di esiliati erano soliti chiamare la loro nuova terra dal nome del loro vecchio paese; di qui Piccolo Egitto.

Ma Multan a quel tempo aveva anche il più famoso tempio del Sole in India, che attirava non solo pellegrini da ogni parte del sub-continente, ma anche orde di accattoni e venditori ambulanti. Nel 985 gli egiziani del luogo (che erano fondamentalisti islamici rigidi) distrussero il tempio del Sole, scacciando tutti i mendicanti e i venditori ambulanti e chiunque adorasse il Sole. E questo avvenne più o meno in contemporanea col periodo in cui, secondo gli studiosi, gli zingari avrebbero iniziato la loro diaspora dall'India antica.

Il primo scalo dopo aver lasciato l'India fu Kabul, Afghanistan, dove ancora oggi la maggior parte degli zingari qui stanziati (ed anche in Asia, Armenia e Georgia) vengono chiamati Moultani.

Oggi la maggior parte dei Rom in Kosovo e sulle montagne della Bulgaria sono musulmani e giurano sul Corano. Ma tutti ammettono di giurare anche sul Sole di tanto in tanto, come facevano i loro antenati.

E' risaputo che la maggioranza dei Rom adotta la religione professata nell'area in cui si stabiliscono. Pertanto, quelli stanziatisi in un paese cattolico di solito diventano cattolici, mentre quelli stanziatisi in un paese musulmano giurano fedeltà all'Islam. I primi zingari arrivati nei Balcani diventarono ortodossi.

Sebbene i Rom non abbiano una storia scritta, molti ancora ricordano le storie che raccontavano i loro antenati. Un vecchio Rom kosovaro disse che suo nonno gli aveva detto che quando i Rom lasciarono la terra natia (non sapeva dove questa fosse), erano buddisti. Avevano viaggiato verso ovest, in cerca di lavoro. Quando erano arrivati in Armenia, era stato offerto loro un lavoro nei Balcani, ma prima si sarebbero dovuti convertire al cristianesimo. Dovevano diventare ortodossi.

Credo che il primo documento in cui vengono menzionati gli zingari nei Balcani provenga da un monastero sul monte Athos. Guardando tutti quei monasteri arroccati sui fianchi dei precipizi, si capisce come sia stato necessario utilizzare parecchia manodopera importata per costruirli. Ma in tutta l'area balcanica, specialmente in Bulgaria, Macedonia e Serbia, laddove ho trovato un monastero risalente al periodo tra l'11° e il 14° secolo, ho sempre scoperto che la comunità più vicina era un insediamento di zingari. A volte restano solo poche abitazioni, ma altre volte ci trovo una grossa comunità. I vecchi Rom in una comunità mi dissero che, secondo la loro tradizione orale, i loro antenati erano stati portati come schiavi per costruire i monasteri del luogo. Successivamente, dopo l'arrivo dei turchi, i loro antenati si erano convertiti all'Islam. Alcuni avevano sentito dire che i loro antenati erano cristiani. Eppure ancora oggi essi giurano sul Sole.

E per quanto riguarda i riferimenti alla Cina? I Rom sicuramente non presentano le tipiche caratteristiche dei cinesi, sebbene io debba ammettere che in alcune rare occasioni mi sono imbattuto in dei Rom che avevano gli occhi decisamente a mandorla e gli zigomi piuttosto alti.

In realtà avevo scordato quel riferimento alla Cina durante una intervista, nella Turchia orientale, ad un quartiere di zingari che si rifiutavano di ammettere che erano zingari o Rom. La persona che me li aveva presentati disse che in Turchia era una infamia essere conosciuti come zingari, perciò queste persone si autodefinivano “musicisti per i matrimoni”.

Successivamente, dopo che il mio assistente – un Rom kosovaro-ebbe suonato le percussioni con loro e che si furono convinti che appartenevano allo stesso popolo, iniziammo a confrontare la loro lingua e quella dei Rom kosovari. Sebbene le due lingue fossero sostanzialmente diverse, molte parole erano identiche al punto che entrambi decisero che i rispettivi antenati dovevano aver parlato la stessa “lingua segreta”. Quindi chiesi loro come si chiamasse questa loro lingua segreta. Ed essi dissero il Domaaki.

Non ho mai pensato molto al nome con cui chiamavano la loro lingua segreta fin quando non ho fatto una ricerca su internet. Ragazzi, che sorpresa! Il Domaaki è la lingua parlata dalla casta bassa di musicisti e fabbri nella valle di Hunza nel nord del Pakistan (India antica). La valle di Hunza confina con la Cina e da parecchi punti della valle di Hunza si ha una bella vista sull'Himalaya innevato. L'area era un tempo una roccaforte della religione buddista.

In Bulgaria, passando in macchina attraverso le montagne da Yakoruda verso Razlog, c'è una striscia di terra con rigogliosi campi verdi sotto le torreggianti cime innevate dei monti Pirini. Non lontano si trova Rila, il più famoso monastero in Bulgaria, costruito originariamente nel 927 e poi ricostruito nel 1335. A badare al campo ed a raccogliere patate vedemmo le stesse facce scure che oggi si vedono nelle foto di Hunza e del vicino Kashmir.

Ad ogni modo, fu sempre sulle montagne bulgare che trovai degli zingari che ancora credevano ai vampiri. Nell'India antica molte caste basse credevano che i “mulos” (zingari morti) tornassero per importunarli e perseguitarli. Una volta arrivati nei Balcani, quella superstizione indiana si adattava così bene alle locali storie di vampiri che oggi esse sono diventate interscambiabili. Paradossalmente, oggi molti zingari balcanici diranno che non credono nella chiromanzia o nella magia nera (sebbene molti Rom kosovari lo facciano ancora). Ma quando si parla di credere ai vampiri, la maggior parte dei Rom adulti giurano sugli occhi dei loro figli che hanno visto un vampiro. Una donna a Peshtera, Bulgaria, ci disse che una notte, tornando da un altro villaggio in cui si era recata per vendere cesti, un uomo iniziò a camminarle accanto. Non la toccò, ma un momento era un uomo, subito dopo era un cane, poi una mucca. La donna era sicura che fosse un vampiro: non le aveva fatto nulla, ma lei si era spaventata molto.

Un'altra Rom, a Septemvri, Bulgaria, ci disse di aver conosciuto un uomo una volta. Si chiamava Teke Babos ed era un vampiro. Lei lo aveva visto un anno dopo che era morto. Era molto alto ed indossava scarpe nere ed una giacca nera. Aveva un frustino in mano. Le unghie erano molto lunghe. Lei lo vedeva solo se era da sola, e solo da mezzanotte alle 4 del mattino. Anche stavolta, lui non le aveva fatto nulla. Ma molte storie che ho sentito nel corso degli anni sono piene di sangue e ferite.

Sebbene molte delle tradizioni originarie dell'India antica siano andate perdute, ce ne sono ancora abbastanza per identificare le tribù e le caste d'origine di molti Rom. Oggi la maggior parte della gente crede che i Rom siano tutti uguali. Ma non lo sono. Se c'è una tradizione generale che gli zingari hanno mantenuto dall' antica India, è quella relativa all'identità delle tribù e delle caste. Nei Balcani ci sono più di 50 gruppi diversi di zingari. Sebbene essi possano avere tradizioni affini e parlare lingue simili, la maggior parte sa di non essere uguale agli altri e non vi sono matrimoni misti né rapporti. Secondo il vecchio sistema indiano delle caste, essi si identificano dalla professione ereditata dai loro antenati. Il nome del gruppo è di solito il nome indiano della casta tradotto nella lingua locale parlata dove vivono oggi. Ad esempio, il nome della casta dei Lohar, che erano fabbri provenienti dall'India antica e che oggi vivono nei Balcani, è stato tradotto in “Kovachi”, che è la parola slava per “fabbro”. Ad ogni modo, alcuni Rom hanno in realtà continuato a definire la propria casta con il nome indiano originario, sebbene l'ortografia e la pronuncia potrebbero essere un po' diversi. Un esempio è costituito dai Gabeli in Kosovo, il cui nome d'origine indiano per la casta era Khebeli.

Non è solo il vecchio nome della casta ad identificare una certa tribù, ma anche certe tradizioni. Ad esempio, molti Rom kosovari e bulgari credono che quando una persona muore si debba raccogliere una grossa pietra da un fiume pulito e metterla sulla tomba del defunto. Essi credono che questo sia l'unico modo in cui il defunto può ottenere l'acqua in cielo. Come mi ha detto una vecchia donna Rom, va bene mendicare sulla terra, ma non in cielo. Sebbene il numero di giorni in cui la pietra deve stare sulla tomba possa variare da un giorno ad un anno, la tradizione è identica ed è praticata solo dai Gond nell'India centrale.

Un'alta tradizione che faccio risalire ai Gond è quella di pagare per il latte materno quando si compra una sposa. La maggior parte dei Rom nei Balcani ancora pratica la compravendita delle spose (un'usanza proveniente per lo più dal sud-est dell'India nell'area di Multan!). Ma anziché definirlo un acquisto diretto come quello di una mucca, essi pretendono di pagare per il latte che la madre ha dato alla sposa quando era in fasce.

Un'altra tradizione (in realtà un bluff) che sono riuscito a far risalire dai Balcani ad una casta semi-nomadica nell'attuale Punjab è quella di succhiare via i vermi bianchi dal naso o dalle orecchie dei bambini per curare il mal d'orecchi. Sebbene molte anziane donne Rom nei Balcani erano solite andare di villaggio in villaggio a succhiare i vermi fuori dalle orecchie dei figli di ignoranti gadjos (non – Rom), molti Rom credono ancora che non sia un raggiro e pagherebbero per farlo fare quando i loro figli sono malati. Ma è una truffa. La “dottoressa” zingara in realtà si infila dei vermi bianchi in bocca, nascondendoli di soliti in una cavità dentale, e poi finge di succhiarli via dall'orecchio del bambino con una cannuccia. E' un'antica tradizione della tribù dei Sansis in Punjab ed è tuttora praticata lì.

Sebbene agli zingari che vivono in Europa abbiano svariati nomi, come Rom, Kali, Sinti, Manoush, ecc. ecc., non è difficile tracciare a ritroso il loro percorso, villaggio dopo villaggio, fino ad arrivare al paese d'origine. Una volta lo feci, dalla Repubblica Ceca all'Iran. La maggior parte dei Rom non hanno mai sentito dire da dove il loro popolo provenisse prima di stanziarsi in Europa, ma sanno da quale villaggio i loro antenati sono partiti per arrivare a quello in cui si trovano ora, ed quello si trova sempre in direzione di un ritorno all'India. Nel tentativo di spostarsi ad ovest, gli zingari hanno sempre lasciato dietro alcune famiglie. Dalla Repubblica Ceca ho tracciato a ritroso il percorso di una famiglia fino ad un villaggio nella Slovacchia orientale. In quel villaggio mi fu detto che i loro antenati provenivano da un villaggio in Ungheria. In Ungheria, fui mandato ad un villaggio in Croazia, e di lì in Bosnia e Montenegro. Dal Montenegro fui mandato a trovare dei cugini perduti in Macedonia, e dalla Macedonia alla Bulgaria; e dalla Bulgaria alla Grecia. In Grecia fu più difficile trovare qualcuno che avesse memoria di posti reali in Turchia, ma seguendo la professione della loro casta, fu possibile allacciarsi allo stesso tipo di zingari in Turchia. Dopo fu facile spostarsi di villaggio in villaggio fino ad arrivare in Iran. Ma nella Turchia orientale, quando trovai i “musicisti per matrimoni, fu possibile saltare direttamente indietro alla Valle di Hunza sul confine cinese.

Sebbene debba ancora intervistare parecchi zingari nei Balcani e nel resto dell'Europa, sto progettando di recarmi nella valle di Hunza ad ottobre, portando con me non solo la mia videocamera, ma anche il kit per il test del DNA. Le tradizioni, e persino la lingua, possono essere adottate. Ma il DNA non mente. Solo allora sarò in grado di dimostrare alcune delle mie ricerche e di dar credito alle storie orali degli zingari. E soprattutto, di dimostrare che è valsa la pena di salvarli.

Paul Polansky, scrittore e storico, è uno dei più importanti poeti statunitensi “in esilio”, autore di diverse raccolte poetiche e romanzi di forte impegno civile, dedicandosi negli ultimi anni soprattutto alla drammatica situazione dei rom residenti nel Kosovo, vittime di avvelenamento per il piombo rimasto nel sottosuolo dalle guerre precedenti e ignorati anche dalle Nazioni Unite che dovrebbero protteggere la loro incolumità fisica, soprattutto quella dei bambini, le vittime più numerose. Questa poesia, “Il mio lavoro”, è un esempio della produzione poetica fortemente politica e umanitaria di Polansky. Nel 1994 il Comune di Weimar, in Germania, ha concesso a Paul Polansky il prestigioso Human Rights Award, consegnatogli dal Premio Nobel Günther Grass.

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Di Fabrizio (del 26/05/2010 @ 09:15:41, in Italia, visitato 2458 volte)

2 – 6 Giugno 2010. (l'appuntamento su Facebook)

Il 1° Meeting Antirazzista Europeo invita ogni persona a confrontarsi con i temi dell’antirazzismo e dell’antidiscriminazione.

La Campagna DOSTA (“Basta” in lingua Romanì) è stata promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea in vari paesi europei; in Italia si sta portando avanti con il coordinamento e il finanziamento dell’UNAR.

Il suo obiettivo è quello di superare i pregiudizi nei confronti dei Rom e Sinti, facendo conoscere la ricchezza della loro cultura, nonché le difficoltà che essi trovano per raggiungere una piena inclusione sociale, abitativa, educativa e lavorativa.

Nella cornice naturale del Parco Europa potrai ascoltare e discutere insieme a Sinti, Rom, politici, attivisti e operatori su come leggere e combattere il razzismo e le discriminazioni. Nei gazebo situati nell’area circostante del grandissimo tendone, troverai mostre sulla storia, la cultura e l’artigianato
tradizionale. Ma non solo, perché ogni sera potrai vivere insieme a Sinti e Rom momenti di festa con gastronomia e musica che ti delizieranno e affascineranno.

Luogo:
“ >> PARCO EUROPA << “
Viale Europa – Bolzano


MEETING ANTIRAZZISTA EUROPEO
Mercoledì 2 giugno 2010 ore 17.00 - 24.00
Ore 17.00 Apertura del MEETING


On. Maria Luisa Gnecchi
Luigi Spagnolli, Sindaco della città di Bolzano
Christian Tommasini, Vice Presidente della Provincia di Bolzano

Roberto Bizzo,Assessore alle Pari Opportunità della Prov. di Bolzano
Primo Schönsberg
Radames Gabrielli Presidente dell’associazione Nevo Drom
18.00 Apertura Festa con:
GASTRONOMIA TRADIZIONALE SINTA
21.00 Musica jazz con il complesso Django ’ Clan
con Carmelo Tartamella
24.00 Chiusura festa


“SINTI E ROM, CITTADINI
EUROPEI DISCRIMINATI: DOSTA!”
Giovedì 3 giugno 2010 ore 17.00 - 24.00
Moderatore: Dijana Pavlovic, Vice Presidente della
Federazione Nazionale Rom e Sinti Insieme
17.00 La campagna Dosta! in Italia e in Europa
Radames Gabrielli, Presidente Fed. Nazionale Rom Sinti Insieme
Rappresentante Unar (Uff. Nazionale Antidiscriminazione Razziale ed Etnica)
Rappresentante del Consiglio d’Europa
Vladimiro Torre, Presidente associazione Them Romano (RE)
Roberto Bizzo, Assessore alle Pari Opportunità, Provincia Bolzano
Karl Tragust, Direttore di ripartizione sociale provincia Bolzano
19.35 Apertura Festa con:
GASTRONOMIA TRADIZIONALE SINTA E ROM
21.00 Musica tradizionale sinta
- STRAUMALI & MARLENE
- THE GIPSYES VAGANES
24.00 Chiusura Festa


LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI
Venerdì 4 giugno 2010 ore 17.00 - 24.00
Moderatore:

Luciano Scagliotti, (Enar) European Network Against Racism
17.00 Tavola Rotonda
Dott.ssa Karin Girotto
Onorevole Rita Bernardini
Enrico Lillo, Presidente circoscrizione don Bosco
Onorevole Luisa Gnecchi
Robert Gabrielli, Federazione Rom Sinti Insieme
Mauro Minniti,Vice presidente Consiglio prov. Bolzano
Onorevole Letizia de Torre
Maurizio Alemi,“progetto azioni contro le discriminazioni” Porte Aperte,
Voluntarius, Fondazione Langer, HRI
19.35 Apertura Festa con:
GASTRONOMIA TRADIZIONALE SINTA E ROM
21.00 L’attore teatrale, scrittore e musicista
MONI OVADIA con il suo gruppo
24.00 Chiusura Festa


SINTI E ROM IN ITALIA E IN EUROPA
Sabato 5 giugno 2010 ore 17.00 - 24.00
Moderatore: Carlo Berini
Associazione Sucar Drom
17.00 Tavola Rotonda
Primo Schönsberg
Mauro Di Vieste, Direttore Popoli Minacciati
Gabrieli Mirco, Vice Presidente Associazione NEVO DROM TN
Tommaso Vitale, sociologo
Prof. Oliver Legros, Francia
Elisabetta Vivaldi, attivista rom
Yuri Del Bar, Segretario federazione Rom Sinti Insieme
Davide Casadio, Pastore evangelico MEZ
19.30 Apertura Festa con:
GASTRONOMIA TRADIZIONALE SINTA E ROM
21.00 Musica tradizionale sinta
Con il complesso musicale altoatesino
DAVIDE IL GITANO
24.00 Chiusura Festa


FESTA SINTA
Domenica 6 giugno 2010 ore 15.30 - 24.00
15.00 Apertura Festa con:
GASTRONOMIA TRADIZIONALE SINTA E ROM E VARIE
17.00 Musiche varie
21.00 - Straumali & Marlene
- THE GIPSYES VAGANES
24.00 Chiusura Festa


PORRAJMOS ALTRE TRACCE
SUL SENTIERO PER AUSCHWITZ
2 – 6 Giugno 2010
dalle 9.00 alle 24.00 al Parco Europa - BZ
Mostra fotografica documentaria sulle persecuzioni razziali
subite da Sinti e Rom durante il nazifascismo.


PER NON DIMENTICARE IL PORRAJMOS
Giovedì 3 giugno 2010
Sala riunioni del Centro Syn
Piazza Don Bosco, 21 - 39100 Bolzano
Patrocinio della Città di Bolzano e in collaborazione
con l’Archivio Storico
9.30 Conferenza
sulle persecuzioni subite da Sinti e Rom, con
interventi di storici e proiezioni di filmati in
ricordo e memoria della Sinta,
BARBARA RICHTER
Bolzanina, d’origine Cecoslovacca sopravvissuta ad
Auschwitz Birkenau e agli esperimenti di Mengele,
Deceduta alcuni anni fa a Bolzano.
11.00 Deposizione di una corona
a Passaggio della Memoria davanti alla Targa in
Memoria dei Sinti e Rom, Vittime delle persecuzioni
razziali, nei pressi del Muro del Lager di Via Resia
30 Bolzano.

CINEMA
Sabato 5 giugno 2010 alle ore 21.00
AL CINEFORUM BOLZANO

(Via Roen 6, Bolzano)
“Io, la Mia Famiglia Rom e Woody Allen”
Con la partecipazione della REGISTA Rom

Laura Halilovich

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Di Fabrizio (del 26/05/2010 @ 08:55:55, in musica e parole, visitato 1824 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

SERATA ROM
Mercoledì 26 Maggio ore 19.30
Biblioteca Vaccheria Nardi
Via Grotta di Gregna 27 ROMA

Letture di favole e storie di vita dei Rom
a cura di Cristina Fazzi e Marisa Giampietro
Alla chitarra: Emanuele Maraschini

Intervengono:
prof. Marco Brazzoduro (Università "Sapienza" di Roma)
Roberta Zaccagnini (Amnesty International -Coordinamento DESC )
Valerio Tursi (Presidente "ARCI Solidarietà")
Carmen Rocco (Antica Sartoria Rom)

Esposizione degli abiti della Sartoria Rom

Proiezione di
Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen (50') Regia di Laura Halilovic

La manifestazione è realizzata con il sostegno dell'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma.
Per prenotazioni e informazioni, telefonare al 064073474 o al 3336625293 oppure inviare un'email all'indirizzo giovannialfonso@fastwebnet.it

"ad Auschwitz dove sono rimasti gli zingari,
la lacrima è scesa, la mano ha preso la penna,
per scrivere parole qualunque"
RasimSejdic

Associazione Spazio Tempo
Biblioteca Vaccheria Nardi per la Solidarietà
Il Paesaggio umano e la memoria
Laboratorio autobiografico
Quando l'altrove è qui. Storie di vita e di migrazione

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