Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/11/2013 @ 09:08:11, in lavoro, visitato 1592 volte)

I Rom a Geyve vivono di mele cotogne da MEDIAROMA

I Rom di Geyve (regione di Marmara), nonostante ogni tipo di pregiudizio e calunnie rivolte loro, usano la loro creatività per rendere la loro vita simile a quella dei fratelli e sorelle di altre parti della Turchia. Le famiglie a Geyve inviano le mele cotogne difettose coltivate nelle locali aziende agricole a compagnie di esportazione di marmellate e succhi di frutta.

I prezzi delle cotogne a Geyve sono bassi, a causa dell'abbondante raccolto. Perciò i produttori non devono aggiungere quelle difettose alla loro lista di vendita. Queste ultime sono ben sfruttate dai Rom, che le dividono dalle altre. Il tasso di disoccupazione tra i Rom di Geyve è superiore alla media nazionale del gruppo. Quindi questi Rom cercano di sfruttare ogni occasione per sopravvivere alle circostanze, facendo delle cotogne un modo di vita, almeno per ora.

Source: Geyveyoresi.com

 
Di Martina Zuliani (del 14/11/2013 @ 09:04:48, in lavoro, visitato 1661 volte)

RTV Slovenia: Bastoni fra le ruote, non nelle pentole - Testo: Bogdan Miklich. Foto: Matek Kristovich
Al lavoro

A Maribor si doveva aprire un ristorante rom, al quale avevano dato nome Romani kafenava, ma nel quartiere di Magdalena non sono d'accordo sul fatto che il ristorante sia al numero 34 di via Gornega, dove prima si trovava la pizzeria Chu-Chu. Per questo il sindaco Andrej Fishtravec non ha firmato il contratto d'affitto.

Per il ristorante, nel quale cuoche rom avrebbero preparato piatti tipici della tradizione rom e nel quale avrebbero lavorato camerieri rom, sono stati spesi 300.000 euro. Il progetto è finanziato all'85% dall'Unione Europea e per il restante 15% dal Ministero per il Lavoro, la Famiglia e gli Affari Sociali.

Il capo del progetto Shtefan Simonchich ha chiarito che è stato confiscato un'ora e mezza prima della firma del contratto, seppure il locale fosse vuoto da più di un anno. Una delle ragioni per aprirlo nella zona è la vicinanza con centro intergenerazionale. "Abbiamo buoni rapporti con tutte le organizzazioni che lavorano nei dintorni" dichiara Simonchich. "Il ristorante rom collaborerebbe con un centro intergenerazionale e con gli altri attori. In quella zona vi sono più di 1000 metri quadri di superficie e quindi c'è posto per tutti. Sarebbe utile a tutti che vi siano più attività cosicché vi siano più clienti anche per gli altri." ragiona Simonchich che non si sa spiegare come il quartiere di Magdalena abbia bloccato l'apertura del ristorante rom.

Nel piatto

Potrebbe derivare dal fatto che, in quel quartiere, gli abitanti di un condominio abbiano dato la colpa ai rom per problemi condominiali. "Spero che il sindaco ci ripensi, dato che ha un dottorato in sociologia e perciò sono certo che capisca quando sia difficile includere le minoranze in alcuni quartieri e che quindi permetta l'apertura del ristorante rom in quel locale." dice Simonchich che aggiunge come esso sia uno dei passaggi che potrà facilitare l'inclusione dei rom. Il ristorante rom porterà loro speranze di assunzione dato che a Maribor si è già alla seconda generazione di rom disoccupati. "In città nemmeno gli sloveni trovano lavoro, figuriamoci i rom."

Il desiderio del ristorante, secondo le parole di Simonchich, è di aprire il prima possibile in modo tale che i rom ottengano al più presto un lavoro. L'ultima scadenza è a febbraio 2014 perciò dovrebbero già cominciare a risistemare il posto e la rete elettrica. "Se non ci daranno quel locale ne dovemmo trovare un altro sempre a Maribor poiché dobbiamo portare a termine il progetto. Se il ristorante non sarà aperto entro il 1 febbraio dovremmo ridare indietro il denaro. Se questo progetto, unico in territorio sloveno, non verrà portato a termine sarà evidente il loro odio nei confronti dei rom." dichiara Simonchich.

Il sindaco Fishtravec propone la ricerca di una locazione alternativa, cosa che non piace ai coordinatori del progetto. "Da quando sono iniziati i problemi per trovare un posto per il ristorante rom a Maribor sono aumentati i discorsi contro i rom. Rimangono difficoltà tra gli abitanti rom e non-rom e arrendersi porterebbe a aumentare i discorsi negativi. Le forbici e il nastro li ha in mano il sindaco e perciò ancora una volta gli chiediamo di riconfermare il primo locale scelto", afferma Simonchich.

Poiché il progetto ha titolo di cooperativa sociale hanno dovuto fare un progetto ben sviluppato e evidenziare il numero di nuovi impieghi creati. Il cibo sarà rom dei Balcani, del mediterraneo e turco. Vi saranno molte spezie. "Sarà la cucina sana e saporita delle nostre mamme e delle nostre nonne" dice Simonchich

"L'esperienza culinaria sarà arricchita da musica rom dal vivo e aumenteremo le conoscenze della gente sulla cultura rom. Ci sarà anche la possibilità di avere un bar. Il nostro obiettivo è di aumentare la vicinanza tra la popolazione rom e non-rom grazie alla conoscenza del mondo rom e delle sue tradizioni. Pensiamo che ciò possa arricchire la nostra città e richiamare turisti, ci dispiace che alcuni non lo capiscano" dice Simonchich che, proprio per questo, spera che le difficoltà vengano al più presto superate poiché il progetto non porterebbe beneficio solo ai rom ma anche alla popolazione maggioritaria.

Secondo il sindaco Fishtravec, se il quartiere di Magdalena vuole acquistare la ex pizzeria Chu-chu e il relativo locale, il comune non darà loro le chiavi. "Abbiamo chiarito con il comitato di quartiere che si possono vendere solo i locali in cui il comitato svolge le sue attività. Il precedente sindaco ha dato permessi non conformi alla legge anche se tali non si sono mai realizzati per mancanza di un contratto d'affitto regolare" chiarisce Fishtravec e si augura che le cose si sistemino. "Qui non si parla solo di xenofobia e di coabitazione impossibile con altri gruppi etnici ma anche della realizzazione di un progetto con fini politici positivi che spero di portare a termine a Maribor" afferma Fishtravec. Il motivo per una realizzazione impossibile per il comitato di quartiere di Magdalena risiede nel fatto che esso è formato dai quadri dell'ex sindaco.

 
Di Fabrizio (del 12/11/2013 @ 09:01:34, in lavoro, visitato 1571 volte)

Monta la protesta tra gli zingari che vogliono manifestare a Venezia - di Cristina Giacomuzzo

VICENZA. La burocrazia rende la vita difficile non solo agli artigiani e imprenditori, ma anche agli zingari. Sono tempi duri per chi, nomade, si arrabbatta rivendendo il ferro vecchio. Sì perché da almeno due settimane i gestori degli impianti di recupero hanno bloccato tutto: non accettano più nulla, in attesa di una interpretazione della norma che rientra nel sistema della rintracciabilità dei rifiuti (Sistri). E intanto anche alla Caritas di Vicenza c'è preoccupazione perché il termometro sale. E c'è chi denuncia tutta la sua disperazione. E' Cristian Argentini, 39 anni, zingaro che abita nell'hinterland: "Questa era l'unica certezza economica che avevo per assicurare qualcosa da mangiare ai miei quattro figli in modo legale. Cosa devo fare? E' così che ci costringono a rubare".

IL QUADRO. Argentini è uno dei circa seicento nomadi che abita ormai stabilmente nel Vicentino. "Il 98 per cento di questi - assicurano dalla Caritas - vive di questo tipo di lavoro". Un tipo di attività che aveva già ricevuto un primo giro di vite quando si era imposto l'iscrizione alla Camera di commercio, proprio come un qualsiasi ambulante. Adesso però si complica perché pare che gli ambulanti del ferro debbano provvedere alla compilazione di specifici formulari e un'altra lunga serie di incombenze burocratiche. Conferma Argentini: "Vendere il ferro vecchio rappresenta per me, come per tanti altri zingari, l'unica entrata economica. Io non chiedo la carità - dice - ma almeno mi sia dia la possibilità di lavorare. Ora per continuare a fare questo mestiere, mi si chiedono 9 mila euro di deposito per il mezzo che deve avere determinate caratteristiche per il trasporto del materiale. Ma come faccio?".

IL TAVOLO. Il nodo sta venendo al pettine in tutta la sua complessità. In Caritas a Vicenza da settimane si raccolgono le testimonianze di sinti vicentini che si ritrovano chiuse le porte del gestore dell'impianto che non accetta più il loro ferro. Per questo i volontari avevano tentato di affrontare il problema direttamente con il gestore, ma hanno capito che è questione di legge.

 
Di Fabrizio (del 09/08/2013 @ 09:07:34, in lavoro, visitato 2039 volte)

Da Czech_Roma

L'Ufficio Ceco del Lavoro definisce le email di spam sui Rom come "bugie e sciocchezze" - Praga, 1.8.2013 23:10

Un'altra mail disonesta sta circolando online, dove il presunto autore Jirhì Mashka descrive come i Romanì starebbero "diventando ricchi" sfruttando il welfare. Email bufala che è anche stata spedita più volte al news server Romea.cz.

La Direzione Generale dell'Ufficio del Lavoro della Repubblica ha risposto con un comunicato stampa, definendola "un mucchio di bugie e sciocchezze". Ne pubblichiamo sotto la traduzione integrale:

    Comunicato stampa dell'Ufficio del Lavoro della Repubblica Ceca: il welfare è destinato solo ai veramente bisognosi ryz, press release of the Labor Office of the Czech Republic

Sta circolando ultimamente un racconto online in cui Jirhì Mashka, che firma la mail, descrive la vicenda di un romanì che gli avrebbe raccontato come "si diventa ricchi", tra l'altro, truffando il welfare. Dato che questa storia è semplicemente un mucchio di bugie e sciocchezze, l'Ufficio del Lavoro della Repubblica Ceca (U'P) considera necessario spiegare il reale stato delle cose riguardo il sistema di welfare in questo paese.

Secondo l'autore della mail, le "istruzioni" per ottenere la più alta somma di denaro possibile da un comune o dallo stato, è di partorire un bambino all'anno. Secondo la mail, ogni parto darebbe diritto ad un assegno di 230.000 corone (circa 90.000 euro, ndr).

E' un'assoluta sciocchezza. In primo luogo, la somma massimo che può essere concessa a un genitore per ogni figlio è di 220.000 corone. L'ammontare e la durata del beneficio dipendono dalle seguenti circostanze:

  • Almeno uno dei genitori deve avere, al momento del parto, un reddito corrispondente al 70% del 30% delle rate dei requisiti di soggiorno giornaliero (DVZ). Quest'informazione è necessaria per calcolare l'aiuto finanziario da erogare durante il congedo di maternità.
  • Se il reddito dei genitori eccede il DVZ, la maggior parte dei richiedenti può sperare di ricevere non oltre 11.500 corone al mese.
  • Se il reddito è inferiore o pari al 70% del 30% delle rate DVZ, allora si può sperare di ricevere 7.600 corone al mese.
  • Se nessuno dei due genitori mostra un reddito su cui basare un qualsiasi calcolo, allora il beneficio è di 7.600 corone (non negoziabile) sino al compimento del nono mese dalla nascita del bambino. Dopodiché la somma si riduce a 3.800 corone sino a quando il bambino compie quattro anni.
  • E' anche necessario comprendere che detti benefici possono applicarsi ad un bambino alla volta, di solito trattasi del più piccolo.

Da parte del sistema di supporto statale (SSP) c'è un altro beneficio, offerto come complemento direttamente al minore. E' un sussidio di base, a lungo termine, alle famiglie con figli, per aiutarle a coprire i costi associati al mangiare e alla crescita, che altrimenti sarebbero scoperti. Una qualifica per questo sussidio è il reddito della famiglia inferiore a 2,4 volte il reddito di sussistenza rispetto alla dimensione della famiglia. Nel decidere l'ammontare del sussidio, è determinante il reddito dichiarato nel corso dell'anno precedente, inclusi i benefici genitoriali. L'ammontare di questo sussidio dipende dall'età del bambino.

Non esiste la possibilità di distribuire in anticipo sotto forma di assegno questo denaro. I sussidi vengono elargiti mensilmente da U'P, tramite conto bancario o inviati all'ufficio postale.

Un altra tesi contenuta nella mail suggerirebbe a un padrone di casa di farsi carico del maggior numero possibile di affitti, per così poter ricevere migliaia di corone dalle casse comunali, a rimborso di alloggio e facilitazioni. In primo luogo, ciò sarebbe illegale. Se U'P o qualsiasi altro corpo amministrativo dovesse venire a conoscenza di un simile processo, dovrebbe immediatamente sottoporlo alle autorità di polizia giudiziaria della repubblica. Riguardo alle competenze di U'P, è in grado di dedurre la somma di tale eccedenza da quanto erogato come welfare, e recuperarlo dalla persona interessata (nei casi critici, si può coinvolgere un'agenzia di recupero crediti).

In tale contesto, l'U'P ritiene importante sottolineare che nessun comune è coinvolto nel pagare affitti individuali. L'autore di quella mail pensa probabilmente si riferisce ai contributi alloggiativi nel sistema SSP, o altre forme di aiuto per le abitazioni , disponibili per le popolazioni in difficoltà materiale. I costi dell'alloggio, per esempio, della corrente e dell'affitto, dev'essere regolarmente documentato da parte dei richiedenti, sia su base mensile che trimestrale. Gli organi competenti stabiliscono la somma specifica del sussidio secondo il reale e riconosciuto costo dell'abitazione. In entrambe i casi, famiglie o individui, bisogna avere un reddito basso.

Intanto che il contributo alloggiativo viene elargito, il proprietario o l'affittuario registrati all'indirizzo come residenti permanenti, hanno titolo a detto contributo soltanto se il 30% del reddito familiare non è sufficiente a coprire il costo dell'alloggio (35% a Praga) e se il 30% (35% a Praga) del reddito familiare è inferiore ai costi normativi pertinenti stabiliti per legge. Entrambe i sussidi possono essere rimborsati nel corso di 10 anni, per un massimo di soli 84 mesi. L'unica eccezione riguarda le case abitate da persone oltre i 70 anni, o quelle abitate da persone con disabilità residenti in appartamenti progettati o ristrutturati sulla base delle loro esigenze.

L'autore di questa mail piena di favole menziona anche quanto sia facile ottenere aiuti finanziari per l'acquisto di vestiti, carbone o cibo. Sostiene che una famiglia di cinque componenti può accumulare con questi benefici sino a 30.000 corone al mese.

L'autore intende riferirsi a quanti sono in difficoltà materiale e, ad esempio, ususfruiscono di contributi di sussistenza. Questi sussidi non possono, nel caso delle famiglie, arrivare a tali somme di denaro. Si basano sull'ammontare del reddito minimo di sussistenza stabilito legalmente.

L'autore della mail non dimentica di menzionare altri benefici che ritiene siano a portata di mano. Menziona sussidi per l'acquisto di cartelle e altro materiale scolastico per bambini.

Questo tipi di sussidi vengono elargiti ai bisognosi come assistenza immediata straordinaria. Tuttavia, anche in questi casi non è possibile abusare dei sussidi preposti. Per riceverli, si deve presentare il motivo provato di tale richiesta. La sede decentrata di U'P è ovviamente in grado di fornire il finanziamento quanto prima possibile, perché il richiedente non abbia problemi inutili. Nel contempo, però, detti uffici valutano i casi individuali attentamente. Tengono registrazione su come il richiedente adopera il denaro e gli chiedono di predisporne documentazione. Last but not least, ogni U'P è anche in gradose ci fossero dubbi sull'impiego corretto del sussidio, di avvalersi tramite pagamento diretto nel caso di doposcuola, campi, ecc.

Nel richiedere qualsiasi sussidio, o dal sistema si sostegno sociale statale o come aiuto per persone in difficoltà, il richiedente eil beneficiario devono anche fornire documentazione su tutte le forme di reddito. Se queste dovessero essere nascoste, il richiedente può essere multato e deve rimborsare all'U'P la somma erogata.

Le "istruzioni online su come diventare ricchi" terminano con un romanì immaginario che descrive l'opzione degli "acquisti", ad esempio di prodotti elettronici attraverso layaway (VEDI, ndr.) e portarli poi al più vicino negozio dei pegni. L'autore sottolinea anche che il miglior modo per accedere ai sussidi è di usare forza e pressioni contro il personale U'P.

E' altamente probabile che un simile scenario comporterebbe un reato. Inoltre, nel valutare le richieste di quanti sono in disagio materiale, U'P registra sempre tutte le fonti di reddito del richiedente e le attività in suo possesso.

Se qualcuno tentasse di fare pressioni fisiche o verbali al personale U'P, sarebbe considerata na forma di comportamento criminale, e le informazioni in merito comunicate immediatamente alle autorità di perseguimento penale. Corrisponde al vero che a volte il personale può trovarsi in situazioni simili, ma questo non soltanto con persone di origine romanì.

Tutte le nostre sedi hanno preso le necessarie misure di sicurezza e collaborano con la polizia municipale o con servizi di sicurezza privata, nel caso di simili incidenti. Il suo personale non si sottomette né a minacce né a violenze.

 
Di Fabrizio (del 10/07/2013 @ 09:06:24, in lavoro, visitato 1336 volte)

Un articolo di Ilaria Sesana, su CORRIEREIMMIGRAZIONE. A parte la partecipazione emotiva dell'autrice, non racconta molto di nuovo e non entra nel merito delle soluzioni possibili. Utili i dati su una catastrofe ecologica, che comunque sentiamo lontana, come se il Ghana fosse su un altro pianeta. Non è l'ecatombe di Bhopal, per fare il primo esempio che mi viene in mente, ma un avvelenamento, vittime e carnefici assieme; lento e progressivo e soprattutto silenzioso.

Succede però qualcosa che fa impazzire il quadro informativo: situazioni simili le viviamo anche in Italia, ad esempio in quella parte di Campania che difatti è stata rinominata "Terra dei Fuochi", o in quei campi rom dove nell'indifferenza o nell'inazione totale la vita si svolge proprio come nel sobborgo di Accra. E un fenomeno che altrimenti passerebbe sotto silenzio, ci indigna quando ce lo ritroviamo sotto casa.

Omertosi i Rom, per paura di perdere l'unica fonte di reddito, complici molti non-rom che forniscono la maniera prima da smaltire, agli altri non rimane che protestare - anche animatamente - ma senza una soluzione a portata di mano.

Questo il video girato da Ilaria Sesana, se qualcuno volesse farlo circolare, soprattutto tra i Rom (non credo cambierà niente, ma cos'altro si può fare?).


capita a fagiolo: Uomini come topi. Spazzatour, il campo di zingari in una discarica abusiva - di Maria Ferdinanda Piva, su  

 
Di Fabrizio (del 02/07/2013 @ 09:07:26, in lavoro, visitato 1315 volte)

 Segnalazione di Giacomo Marino

Pubblicato in data 28/giu/2013
Campagna Dosta! a Reggio Calabria il 5 dicembre 2012. Il dr Lamberti, nella qualità di imprenditore, riporta l'esperienza positiva registrata nella sua azienda con un gruppo di lavoratori rom .

 
Di Fabrizio (del 09/06/2013 @ 09:03:19, in lavoro, visitato 1341 volte)

CORRIERE IMMIGRAZIONE - 1 giugno 2013 | di Amalia Chiovaro


Aiutare i soggetti più deboli a mettere a fuoco - e poi nero su bianco - i propri punti di forza professionali. Succede nel capoluogo siciliano. Un'idea da esportare.

Il bilancio di competenze - lo spieghiamo per chi non ne avesse sentito parlare - è uno strumento finalizzato a mettere a fuoco le capacità e le risorse della singola persona, in modo da facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro o la crescita professionale. In genere viene “somministrato” a manager, professionisti e a giovani in cerca della prima occupazione.

Come mai, vi domanderete, ne stiamo parlando su Corriere Immigrazione? Perché da circa un mese, a Palermo, il Fo.rom sta provando a utilizzare questo strumento a vantaggio della locale comunità romanì. Si tratta, in prevalenza, di kosovari e serbi. La maggior parte di loro vive all'interno del campo rom, ai margini del parco della Favorita, nelle vicinanze dello stadio di calcio. Altri invece sono dislocati nel centro storico della città. Pochi hanno una casa vera e quasi tutti vivono in condizioni precarie.

Mentre scriviamo ci risultano portati a compimento trenta bilanci. Altri quarantacinque saranno stilati nelle prossime settimane. Attraverso un questionario semi-strutturato, si prova a tirar fuori tutto quello che può valorizzare le esperienze maturate negli anni. Capita spesso che le persone sappiano fare delle cose particolari e/o utili (a livello artigianale, per esempio), ma non si rendano pienamente conto del valore del proprio know how. Tirare fuori certe informazioni, esplicitarle e metterle nero su bianco è molto utile per darsi un nuovo punto di partenza e una speranza di riscatto. E sortisce effetti positivi anche dal punto di vista psicologico. Ogni bilancio, infatti, è una storia, e rispettandola e portandola alla luce, le si dà il valore e il riconoscimento che merita. Chi fa i bilanci, certamente, deve possedere una reale capacità d'ascolto, che è qualcosa che va oltre la tecnica dell'intervista aperta: è un'arte della relazione, un incontro tra due persone e un percorso a ritroso nel tempo, a volte doloroso, che traccia storie e profili di immenso valore.

A circa un mese dall'avvio del progetto, si cominciano a vedere i primi risultati: due ragazze, per esempio, sono state inserite all'interno di un corso base di taglio e cucito organizzato da una sartoria sociale di Palermo, organizzata sotto il segno del riciclo e del riuso. Ma altri (buoni risultati) non mancheranno. È solo questione di tempo e di bilancio.

 
Di Fabrizio (del 07/06/2013 @ 09:05:42, in lavoro, visitato 1211 volte)

Leggevo martedì scorso questo accorato grido di dolore:

Milano: annullati eventi estivi, soldi spesi per il campo nomadi (clicca sull'immagine per leggere tutto l'articolo)

Immagino che la prima reazione degli amati lettori sarà stata del tipo: "Razzisti senza neanche più un briciolo di vergogna", magari con qualche riserva su quel lussuoso destinato al nuovo campo dell'Ortomercato.

Ma come sapete, per quanto io sia persona di saldissimi principi (o quantomeno, ci si prova), il mio approccio alla morale e ad appioppare giudizi (la chiamo: sovrastruttura) è piuttosto elastico.

Detto questo, mi rivolgo a tutti quei Rom e Sinti che tuttora svolgono attività di intrattenimento, cercando di farsi accettare dai gagé, ma padroneggiando ancora a stento determinati loro meccanismi economici e culturali. Fossi in loro, scriverei alla redazione (redazione@voxnews.info) una letterina di questo tenore (leggete anche le note):

    Spettabile redazione,
    Siamo ...
  • musicisti di strada
  • un corpo di ballo
  • studenti del Conservatorio
  • giostrai
  • mimi
  • bricoleur
  • una società di catering
  • attori
  • ...(1)
  • e abbiamo letto il vostro articolo di settimana scorsa riguardo la mancanza di eventi per "Verdestate". Gradiremmo porre rimedio a questa incresciosa situazione (son problemi!), proponendoci per allietare i vostri pomeriggi e le vostre serate estive (la mattina si dorme o si lavora...). Siamo Rom (e/o Sinti) anche noi, ma per niente "nomadi", e questa ci pare l'occasione più opportuna per iniziare ad appianare vecchie divergenze (o quantomeno provarci), a cominciare con l'impatto che può avere sulla zona il previsto campo all'Ortomercato.
    Speriamo di cuore che non siate infastiditi dal nostro essere "zingari": sarebbe strano (non ci permettiamo di dire RAZZISTA) lamentarsi della mancanza di eventi estivi, ma opporvisi se questi vedano la nostra partecipazione.
    Ovviamente, in quanto professionisti (2), non possiamo esibirci a titolo gratuito, ma riteniamo giusto che ad adeguata prestazione debba corrispondere adeguato compenso. TENIAMO FAMIGLIA (3).
    Con i nostri più distinti saluti,

    Firma


Note:

  • 1: scegliere la propria categoria, sono possibili scelte multiple;
  • 2: ricordarsi di dare di sé un'immagine seria e professionale. Anche se il vostro capitale iniziale è minimo, viviamo gli ultimi scampoli di un capitalismo-straccione dove la prima impressione3 vale anche di più delle proprie capacità;
  • 3: è l'occasione per dimostrare non solo la propria volontà di integrarsi, anche economicamente, nella società maggioritaria. Quel "TENIAMO FAMIGLIA" dimostra di aver appreso la filosofia economica della cultura italiana
 
Di Fabrizio (del 14/05/2013 @ 09:02:49, in lavoro, visitato 1095 volte)

Da Hungarian_Roma

Politics.hu - Orban guarda ai Rom come una "risorsa nascosta" per l'economia ungherese - by MTI (Magyar Tàvirati Iroda)

Martedì il primo ministro ha detto che il governo considera i Rom d'Ungheria una "risorsa nascosta" e non un problema.

Mentre la maggioranza dei partiti vede i Rom come fossero un problema, il governo vede la comunità come "un'opportunità", un potenziale inesplorato per l'economia del paese, ha detto Viktor Orban alla sessione del Consiglio degli Affari Rom a Budapest.

"Per cui, per noi non è soltanto una questione di diritti umani, come i Rom vivano in Ungheria, ma anche una sfida economica e sociale," ha detto.

Ha aggiunto che non devono considerarsi secondari né gli aspetti dei diritti umani, né quelli sociali o economici.

Orban ha definito molto importanti le opportunità d'impiego per i Rom, notando che lo schema di avviamento lavorativo del governo è più uno strumento che una meta. Parlando nel contesto del quadro strategico per i Rom europei, Orban ha notato che l'Ungheria si è impegnata a sollevare mezzo milione di persone dalla povertà e ha anche sottolineato l'accordo quadro siglato tra il governo e l'Auto-Governo Rom Nazionale (ORO), per creare 100.000 posti di lavoro per i Rom entro il 2015.

Ha detto che istruzione per i Rom, e permettere loro di preservare la propria cultura è ugualmente importante.

Ha sottolineato: "E' nostro desiderio, scopo e programma assicurare che i Rom di Ungheria possano trovare il loro posto nel futuro dell'Ungheria."

Rivolgendosi agli intervenuti,il ministro alle risorse umane, Zoltan Balog, ha notato che l'Ungheria ha incluso nella strategia rom la sicurezza pubblica e la cultura come aree ulteriori, accanto all'impiego, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio. Tra i risultati raggiunti sinora, ha elencato l'impiego dei Rom nell'ambito del regime dei lavori pubblici, nuove borse di studio, formazione sull'applicazione delle leggi ed eliminazione delle baraccopoli.

Florian Farkas, capo dell'Auto-Governo Rom Nazionale, ha detto che sinora 54.000 Rom sono stati inclusi nello schema governativo di opere pubbliche.

Alla riunione hanno partecipato i ministri degli interni e dell'economia nazionale, ed anche il capo ufficio del primo ministro.

 
Di Fabrizio (del 08/05/2013 @ 09:05:53, in lavoro, visitato 1556 volte)

CorriereImmigrazione - di Stefano Galieni - 6 maggio 2013

Sono numerosi i cittadini di origine rom che vogliono una diversa identità non per sfuggire alla giustizia, ma al pregiudizio. Un pregiudizio che mette a repentaglio tanti diritti, compreso quello al lavoro.

"Può sembrare assurdo, ma cambiare cognome è l'unica soluzione. Solo che ci vuole troppo tempo e io debbo lavorare". Sandro (necessario omettere il cognome) è un cittadino italiano di origine rom: "Cittadino da tre generazioni - ci tiene a precisare - Mio nonno è nato a Fiume, (l'attuale Rijeka, ndr) quando era una città italiana. Mio padre, emigrato, è nato a Brindisi e io a Napoli, e ho dei figli qui che rischiano di finire come me". Sandro, dopo una lunga e tormentata esperienza romana, vive con gran parte della sua famiglia allargata nel padovano. Da generazioni si tramandano un mestiere tanto difficile quanto delicato: il restauro degli arredi sacri, soprattutto oggetti in metallo. A Roma non faticavano a trovare commissioni. Ma adesso è tutto diverso. "Un lavoro con cui sono nato e che mi piacerebbe tanto continuar a fare - racconta - ma in cui attualmente sono in difficoltà per due ragioni: la crisi e la diffidenza". In tempi di magra, anche gli investimenti in opere di questo tipo diminuiscono. Ma Sandro e tanti suoi parenti non trovano lavoro anche per via di quelle "c" e quelle "h" con cui termina il loro cognome. "Capiscono subito che sei "zingaro" - dice - e trovano le scuse per non prenderti, anche se magari sei il solo che può fare bene un lavoro del genere, che ha le competenze giuste, che conosce i segreti dei metalli e di come li si pulisce. Ormai pensano che se ti porti "lo zingaro" in casa, qualcosa ti ruba. Ma che colpa abbiamo noi per reati commessi da altri?". Allora si affaccia l'idea di cambiare cognome. Togliendo quelle lettere finali o prendendo magari il cognome italiano della propria madre o della propria nonna.

Il cambiamento di cognome deve essere autorizzato dal Prefetto e la richiesta può essere presentata ed esentata dal pagamento del bollo laddove quello che appare sui documenti sia "ridicolo, vergognoso o rilevante l'origine naturale". E il terzo caso è certamente quello più appropriato. Ma c'è un iter per compiere questa procedura, già di per sé lungo e reso ancora più complesso dal fatto che, dal 9 luglio del 2012, la decisione finale in merito a tale richiesta è di competenza esclusiva del Prefetto del luogo di residenza o di quello in cui è registrato l'atto di nascita. L'interessato deve sottoscrivere la domanda in presenza del dipendente della Prefettura-U.T.G. addetto a riceverla, ovvero altra persona munita di delega e di fotocopia di un documento di riconoscimento dell'interessato. La domanda deve essere presentata in Prefettura-U.T.G. e sottoscritta dal richiedente in presenza del dipendente addetto a riceverla o, inviata per raccomandata A/R, allegando fotocopia di un documento di riconoscimento. Qualora la richiesta appaia "meritevole di essere presa in considerazione", il richiedente sarà autorizzato, con Decreto del Prefetto, a far affiggere per trenta giorni consecutivi, all'albo pretorio del Comune di nascita e del Comune di residenza, un avviso contenente il sunto della domanda. Lo stesso Decreto può prescrivere la notifica del sunto della domanda, da parte del richiedente, a determinate persone controinteressate. Se entro trenta giorni dalla data dell'ultima affissione o notificazione nessuno si oppone, il richiedente deve presentare alla Prefettura copia dell'avviso con la relazione che attesti l'eseguita affissione e la sua durata. Il Prefetto, accertata la regolarità delle affissioni e vagliate le eventuali opposizioni, provvederà ad emanare il Decreto di autorizzazione o di rigetto al cambio del nome e/o del cognome. Tempi insomma poco compatibili con situazioni di estrema urgenza con quelli delle circa 50 persone appartenenti alla famiglia di Sandro. Da quanto poi risulta, anche in assenza di dati verificabili, questo tipo di problematica è diffuso in maniera estremamente persistente in gran parte del territorio nazionale.

Tra i rom sono in molti a voler cambiare cognome, rinunciando in parte anche alla propria identità, non solo per problemi occupazionali. Molti hanno figli che vanno a scuola e non vorrebbero evitar loro di sentire, sin da piccoli, il peso della discriminazione, altri vogliono poter trovare una casa in affitto o accendere un mutuo in banca senza dover temere elementi di pregiudizio. Oltre ai tempi, esiste poi un elemento di discrezionalità nella decisione che va considerato totalmente fuori luogo. Difficile giustificare uno Stato che da una parte non solo non riconosce neanche formalmente i rom come minoranza linguistica, ma che è stato più volte sanzionato per l'assenza di politiche di inclusione sociale e per la persistenza di pratiche discriminatorie e che contemporaneamente si arroga il diritto di decidere se un cognome può essere cambiato o meno. E comunque la stessa costrizione a dover chiedere di cambiar cognome, per i motivi raccontati da Sandro, rappresenta una sconfitta culturale e politica enorme per l'intera società italiana. Se si deve ricorrere ad un sotterfugio burocratico per veder rispettato il diritto a poter lavorare onestamente, significa che qualcosa di profondo non è stato affatto rimosso. Ma Sandro non ha tempo per queste disquisizioni: "Ho una moglie e tre figli da mantenere e voglio vederli crescere felici - conclude pragmatico. - Forse un giorno in Italia non ci saranno più questi problemi di cognome e di origini, ma io oggi ho 41 anni e devo guardare al nostro presente e al futuro dei miei figli. Quindi che ci vorrebbe a rendere più snelle queste pratiche? Io non ho nulla da nascondere, mi chiedano quello che serve, ma che si sbrighino per favore. Altrimenti non so come andare avanti".

 
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