Bravissimi musicisti... sensuali ballerine... fieri
residuati di un lontano passato? Oppure: ladri, sporchi, pigri, criminali?
Storie, testimonianze, documenti su chi vive da cinquant'anni in un quartiere
milanese, e di una lunga ricerca verso l'interazione comune.
presso CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza Segesta 4 con ingresso
da Via Albertinelli 14 (discesa passo carraio) a Milano.
L'assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Milano ha presentato
questa mattina il "XIV rapporto sull'immigrazione straniera in Provincia di
Milano", l'annuale fotografia della presenza straniera sul nostro territorio
realizzata con il supporto di Fondazione Ismu e Orim, l'Osservatorio
regionale per l'integrazione e la multietnicità.
Oltre al consueto rapporto, sono stati diffusi anche i dati OPI – Osservatorio
Provinciale per l'Immigrazione – sugli insediamenti delle popolazioni rom e
sinti in provincia di Milano.
[...]
RAPPORTO OPI SU ROM E SINTI. L'indagine condotta dall'OPI di
Milano sulle realtà insediative delle popolazioni rom e sinti, la prima dal
1998, si è basata sulle risposte di 118 comuni del territorio al questionario
inviato dalla Provincia.
Soltanto 21 amministrazioni locali, il 17%, hanno segnalato la presenza di campi
rom sul loro territorio. Nell'hinterland sono stati rilevati 40 insediamenti, di
cui solo 8 regolari. Degli altri 32, 11 sorgono su aree pubbliche e altrettanti
su aree private altrui.
In queste aree è stimata la presenza di 1.124 tra rom e sinti, di cui 222
minori.
Gli insediamenti rilevati a Milano città sono invece 22, abitati da 1.479
persone,di cui 930 regolari. Solo 8 insediamenti, circa un terzo, sono regolari
e sorgono tutti su area pubblica.
Nelle scuole della provincia risultano iscritti 935 minori rom e sinti, di cui
527 nella scuola primaria e 298 nella secondaria di primo grado. Dati su cui si
è soffermato l'assessore Pagani: "La presenza dei minori nelle scuole,
soprattutto di primo grado, lascia intravvedere qualche possibilità di
integrazione. Tuttavia in questo studio manca per ora un dato fondamentale:
l'inserimento lavorativo di rom e sinti. A mio avviso questo è un dato
imprescindibile per poter valutare, in seconda battuta, politiche abitative"
EMERGENZA NOMADI. Affaritaliani.it pubblica la lettera del vicesindaco Sveva
Belviso che nel 2010 annunciava l'imminente chiusura della struttura di
accoglienza, spedendo quasi 60 mila lettere su carta intesta del Comune ad
altrettanti cittadini. Dopo più di due anni il campo è ancora aperto e l'intero
piano fa sorridere: solo blitz per sgomberare mentre vanno a spasso in città 6
mila persone senza fissa dimora. Era una "perla" nelle politiche della Giunta di
Alemanno per dare una risposta alla legalità e all'inclusione sociale -
Mercoledì, 6 giugno 2012 - 12:27:00 -
di Fabio Carosi
Correva l'anno 2010, giorno 1 del mese di aprile. L'allora assessore alle
Politiche Sociali Sveva Belviso, oggi vicesindaco, scriveva su carta intestata
del Comune e a spese del Comune, una lettera a tutti i residenti della zona del
campo nomadi di Tor De' Cenci. Forse 50/60 mila lettere tra Eur, Tor de Cenci,
Spinaceto e Mezzocammino per annunciare che il campo stava per essere chiuso.
Oggi, a oltre due anni di distanza il campo è lì, con il suo degrado, i problemi
di sicurezza interna ed esterna e il piano nomadi resta un'incompiuta. Anche se
il Comune ha l'alibi di dover essere arrivato al Consiglio di Stato per
difendere un progetto firmato con l'allora ministro Maroni e che aveva prodotto
la nomina a commissario straordinario del prefetto di Roma Pecoraro.
Ma carta resta e pure le spese inutili. Leggiamo la bella letterina in pieno
stile annuncio che Sveva Belviso ha distribuito in ogni cassetta delle lettere
tra i quartieri che giustamente l'hanno votata alle ultime lezioni: "Gentile
cittadino, il 15 febbraio l'Amministrazione ha chiuso il campo nomadi di Casilino 900, definito a livello europeo il campo della vergogna. Il piano del
Comune di Rona prosegue con la chiusura di Tor de cenci, come da impegni assunti
dalla Giunta Alemanno". Non contenta l'allora assessore entra nei dettagli
tecnici per spiegare come il 22 marzo – e sempre del 2010 – l'Ufficio
immigrazione "ha iniziato la procedura di identificazione e di riconoscimento
delle persone presenti nel campo". La lettera protocollata col numero 18665, si
conclude con un sano esercizio di demagogia applicata: "Attraverso questo
processo potremo dare soluzione in termine di legalità e di inclusione
sociale.....".
A due anni di distanza, ecco la promessa del vicesindaco Belviso: non solo Tor
de cenci è lì in bella mostra ma, come risulta ad Affaritaliani.it l'illegalità
contrassegna gli unici sette campi attrezzati dove però gli ospiti non versano
gli oneri concordati e l'illegalità regna sovrana. Non a caso negli ultimi mesi
si sono moltiplicati i furti di rame in danno di Acea e Fs e tutte le operazioni
delle forze dell'ordine sono finite sempre nei campi. Da segnalare che il
fantomatico "dast" per l'identificazione dei roma è stato consegnato solo in due
strutture. Infine due numeri: a fine mandato la Giunta Alemanno che aveva
puntato si sicurezza e Roma, fa i conti con oltre 100 insediamenti abusivi e
circa 6 mila rom che vagano da un posto all'altro. Di positivo c'è solo il
bilancio degli sgomberi: ben 80 blitz. In termini sociali è un fallimento
clamoroso.
Nel frattempo, una segnalazione simile non poteva passare inosservata:
Di Fabrizio (del 08/06/2012 @ 09:39:04, in Italia, visitato 1658 volte)
Mozione approvata dalla Commissione Coesione Sociale, Inclusione
e Sicurezza e presentata in Consiglio di Zona martedì 5 giugno 2012:
L'emendamento proposto dal consigliere del M5S
prevedeva che il futuro comitato di gestione comprendesse anche una
rappresentanza dei residenti. Emendamento respinto dal presidente della
commissione coesione sociale, che ha rimandato la risposta al comune, ed accolto
invece da SEL. La
votazione su questo emendamento ha visto: 12 favorevoli, 16 contrari, 3
astenuti.
Preso atto della perdurante situazione di degrado in cui versa il Campo Rom
di Via Idro e della necessità di una riqualificazione sia sul versante sociale
che urbanistico;
Vista la mozione presentata il 27 aprile 2010, approvata dal Consiglio di Zona 2
nella riunione del 27 luglio 2010, in cui, tra le richieste, veniva evidenziata
la necessità di una urgente riqualificazione del campo (vedi
QUI, ndr.);
Visto quanto previsto dal Programma presentato per le ultime Elezioni
Amministrative dai partiti della attuale maggioranza in cui si ribadiva la
necessità di riqualificare il campo e di opporsi alla realizzazione di un campo
di transito;
Visto il progetto di "villaggio solidale" presentato recentemente da un gruppo
di Associazioni e firmato anche da diversi residenti del campo (vedi
QUI, ndr.);
Considerate le ripetute richieste avanzate da alcune Associazioni di Cittadini
della zona 2, che seguono da tempo le vicende del campo, di provvedere con
interventi di riqualificazione alla sistemazione definitiva del campo e alla
assunzione di provvedimenti sanzionatori nei confronti di quanti all'interno del
campo sono responsabili di gravi gesti di illegalità;
Chiede
che il servizio di presidio sociale all'interno del campo,
sia affidato in concessione per una durata almeno biennale, in
modo da poter assicurare un lavoro continuativo ed efficace di
supporto alle famiglie presenti, con particolare riguardo agli
aspetti educativi, sanitari e sociali;
che i bambini e i ragazzi siano inseriti e seguiti nei loro
percorsi educativi e di scolarizzazione;
di prevedere che il pulmino scuola-bus possa prelevare e
riaccompagnare i bambini all'ingresso del campo;
di favorire la formazione professionale degli adulti e il
loro accompagnamento nell'inserimento lavorativo:
di rivitalizzare l'attività della Cooperativa "Laci Buti"
attraverso l'affidamento diretto nelle forme e nei limiti
previsti dalle vigente normativa, di talune attività legate alla
manutenzione e cura del Verde pubblico e/o dell'igiene urbana,
(pulizia aree verdi, vuotatura cestini, ecc.) e/o di
facchinaggio (sgomberi locali, cantine, solai, ecc.);
che siano ultimati i lavori di ripristino dell'impianto di
distribuzione dell'energia elettrica interno al campo, dopo che
A2A ha ripristinato e rimesso in sicurezza la fornitura dalla
rete, installando il quadro elettrico generale (gestito
dall'Amministrazione Comunale), derivando secondo le norme i
singoli allacciamenti verso ogni abitazione e prevedendo la
stipula di un contratto a forfait per ogni famiglia;
di garantire il funzionamento della rete fognaria presente
all'interno del campo;
di ripristinare gli impianti di sicurezza (idranti e
estintori);
la ristrutturazione dei servizi igienici comuni anche
mediante la fornitura dei materiali necessari direttamente ai
residenti cui rimarrebbe l'onere della corretta posa in opera
(anche tramite la Cooperativa Laci Buti);
l'apertura dello spazio polivalente, attualmente privo di
energia elettrica e riscaldamento, affinché possa essere
utilizzato - sotto la responsabilità del soggetto affidatario
della gestione del campo - per le attività sia legate alla
gestione sia per quelle di tipo sociale quali, ad esempio, corsi
per bambini ed adulti, momenti ricreativi e culturali anche
aperti al quartiere;
qualora non fosse possibile riattivare la serra, la stessa
andrebbe demolita con ripristino dell'area a verde, anche
attraverso l'affidamento dei lavori direttamente alla
cooperativa Laci Buti
l'accompagnamento verso le soluzioni abitative delle
famiglie Rom che si erano rese e che si renderanno disponibili;
di ridisegnare le piazzole esistenti ricalibrandole per gli
abitanti che rimarranno nell'area;
che le piazzuole libere non divengano spazi incontrollati
oggetto di abbandono di rifiuti; a tal fine si auspica la
definizione di un piano sistematico di sgombero dei materiali
(soprattutto inerti) presenti sia all'interno del campo sia nei
terreni limitrofi di proprietà pubblica (comunale e/o
demaniale), anche attraverso l'affidamento dei lavori alla
cooperativa Laci Buti;
che nel campo sia garantita la legalità, attraverso anche
una verifica periodica della presenza di soggetti non aventi
titolo a risiedere nel campo e/o nelle immediate vicinanze (in
particolare presso la cascina adiacente al campo in totale stato
di abbandono e di degrado);
che siano ripristinate le telecamere finalizzate ad un
controllo delle parti comuni (spazio polifunzionale, cabina
elettrica, strada interna ed ingresso al campo);
che sia verificata la fattibilità della posa in opera di
efficaci sbarramenti posti l'uno sulla Via Idro subito dopo
l'ingresso del campo, l'altro tramite un cancello all'ingresso
del campo al fine di garantire ai residenti il controllo degli
accessi ed evitare l'intrusione di mezzi e soggetti non
autorizzati.
Credo sia giusto dare voce anche a quei 6
consiglieri di opposizione che hanno votato contro. Questo è stato pubblicato il successivo 6 giugno sul blog del
capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona. Io non rispondo, giudicate da
voi. Naturalmente, ho tenuto da parte il testo di quanto da lui (e dai suoi
colleghi) REALMENTE affermato durante la seduta del 5 giugno. Fossi della sua
stessa pasta, ci sarebbero gli estremi per una denuncia.
Aggiornamento del 7 giugno: c'è un limite anche ai
"io non rispondo". Gli stessi concetti espressi sul suo blog, vengono
ripetuti dal capogruppo della Lega Nord in Consiglio di Zona in questo
contributo su
affaritaliani.it. Contento della possibilità di un confronto, posto un
commento attorno alle 17.00. Alle 20.00 in coda all'articolo ci sono 4
commenti. Stranamente il mio è sparito. In seguito vedo che il mio
commento, assieme ad altri, continuerà a tornare e sparire. Probabilmente, mr.
capogruppo non c'entra, ma permettete che lo
riscriva qui:
Forse al consigliere mancano alcuni particolari. Li aggiungo per completezza
di ricostruzione:
Iniziando dal titolo: in via Idro 62, campo rom comunale, vivono cittadini
italiani da generazioni, l'unica differenza è che sono Rom. Fanno parte dei Rom
Harvati, originari dell'Istria e Dalmazia, quindi presenti sul territorio
italiano dal 1918. I primi arrivi a Milano di questo gruppo risalgono alla fine
degli anni '40, l'arrivo + consistente in città è degli anni '60.
Ma ecco alcuni dati:
- i servizi igienici erano perfettamente funzionanti sino al 2005. Vennero
allora ristrutturati dal comune (dove credo che il partito di Piscina fosse in
maggioranza), ma il lavoro non venne terminato, perché la ditta che aveva
ottenuto il sub-sub-appalto era fallita;
- visto i risultati precedenti nell'assegnazione dei lavori, si chiede di
valutare se impiegare nei vari lavori la cooperativa e le professionalità già
presenti nel campo. Non solo muratori, elettricisti, artigiani, ma anche una
cooperativa di operatori del verde, formata dai Rom che operano in un'area ai
margini del neocostituendo parco della Media Valle del Lambro. La cooperativa
avrebbe quindi possibilità di lavoro, ha esperienza comprovata anche dalle
amministrazioni precedenti, ma se sino a 10-15 anni fa vi lavoravano una ventina
di Rom, ora mancano le commesse;
- riguardo il ripristino della corrente elettrica, a seguito di un dialogo
aperto da settembre con gli assessori e gli uffici competenti, si era concordato
a dicembre (presenti assessori, direttore di settore, rom e associazioni di
zona) un contratto di fornitura elettrica a forfait. Benché annunciato, il
ripristino non è mai avvenuto. Lo si ricorda alle autorità competenti, anche
perché diventa difficile chiedere loro il rispetto delle regole, se è
l'amministrazione a non rispettare i patti;
- scuola: l'impegno per la scolarizzazione in via Idro nasce alla metà degli
anni '80. I risultati si concretizzano in una frequenza scolastica dell'obbligo
oltre al 90%, c'è anche chi ha frequentato le superiori. Ma, stranamente, in via
Idro dove circolano quotidianamente ogni tipo di automezzo, il pullmino
scolastico non può entrare, e non si capisce perché. Ogni giorno, con ogni
condizione atmosferica, i bambini da 6 anni in su fanno a piedi gli 800 m. della
via, avanti e indietro. Se poi non c'è neanche la corrente elettrica, i bambini
si ammalano (le malattie non sono razziste) e ovviamente frequenza e rendimento
caleranno.
Il capogruppo nel corso della seduta del CdZ in cui è stata votata la delibera,
affermava anche che "questi son personaggi che per cultura non vogliono
regolarizzarsi e integrarsi" (anche se qua non lo scrive). Il problema che viene
affrontato dalla delibera è che questa integrazione è già iniziata anni fa,
mentre gli ultimi periodi hanno visto una volontà POLITICA di interrompere ogni
possibilità di farlo.
Ecco, ci ricorda il capogruppo, c'è stata una sparatoria, che ha coinvolto degli
abitanti di via Idro. Una banda? Mi sembra un'affermazione avventata, ma la
questione che pongo è differente: se lo stesso fattaccio fosse successo
coinvolgendo qualsiasi non-rom, immagino che il capogruppo avrebbe chiesto di
mettere al gabbio i colpevoli e magari buttare la chiave. Anche se il colpevole
fosse nato in Lombardia (certificati di nascita in via Idro: sono di Milano,
Seriate, Carate Brianza ecc.). Ma penso che neanche il capogruppo in un caso
simile avrebbe pensato di incolpare della sparatoria tutto il resto degli
abitanti.
Comunque, e poi smetto, io questo capogruppo della Lega Nord mica lo capisco:
a dicembre (sempre in Consiglio di Zona) diceva che
Pisapia regalava le case ai Rom, quando in realtà la nuova giunta milanese
si era limitata ad onorare gli impegni assunti dal ministro Maroni e dalla
giunta precedente (ma dov'era allora il suo partito?). Se gli si ricorda che i
Rom per quelle cascine
hanno aperto un mutuo con i propri soldi, se ne dimentica o non lo registra
proprio. Non vuole neanche che vengano fatti interventi manutentivi dove gli
stessi Rom (che avrebbero già potuto andarsene) sono obbligati a restare.
Qualcuno ha idea di che proposte abbia? (e se ne abbia?)
Di Fabrizio (del 01/06/2012 @ 09:56:51, in Italia, visitato 1543 volte)
Conferita l'edizione 2012 della borsa premio istituita dal Segretario Generale
Vincenzo Filippini per favorire la valorizzazione degli studi sulla città
Anche quest'anno è stata conferita la borsa premio da € 1.500,00 intitolata
"Comune di Savona, storia, funzioni e servizi dell'ente locale", istituita dal
Segretario Generale dott. Vincenzo Filippini per favorire la valorizzazione
delle ricerche e degli studi sulla città. La Commissione giudicatrice ha
assegnato la borsa premio alla tesi ad oggetto "Non siamo zingari"
presentata
dal dott. Gianmaria Pace. Tale lavoro come è stato indicato nelle motivazioni,
si propone come un forte contributo all'analisi antropologica di un fenomeno
complesso ed articolato quale la presenza di una Comunità Sinti nel Comune di
Savona contribuendo a far "meglio" conoscere una realtà della quale per varie
ragioni non si conosce abbastanza, finendo, di conseguenza per credere e
avvallare stereotipi e pregiudizi. Al secondo posto, sulle cinque tesi
pervenute, la Commissione ha collocato la tesi della dott.ssa Francesca
Chionetti avente ad oggetto "Cappella della Madonna degli Angeli sul Monte
Ornato in Savona: recupero e valorizzazione". Il Segretario Generale dott.
Filippini insieme al Sindaco di Savona Federico Berruti ha consegnato
l'attestato e il premio al dott. Gianmaria Pace in data odierna nella Sala
Giunta di Palazzo Comunale. Come già ricordava l'anno scorso il Segretario
Generale "l'idea si era già concretizzata nei 4 anni a Cremona, mia precedente
sede, e consiste nella istituzione, con oneri a mio totale carico per il periodo
di mia permanenza nella Città nel ruolo di Segretario Generale, di una borsa
premio annuale da assegnarsi a laureati di Savona e Provincia, che abbiano
sostenuto una tesi di laurea sulla storia e la cultura o sugli ambiti giuridici
ed amministrativi attinenti l'attività dell'Ente locale Comune di Savona, degli
enti, Società ed organismi con sede nel territorio del Comune e ad esso
collegati".
Di Fabrizio (del 28/05/2012 @ 09:58:05, in Italia, visitato 1843 volte)
Corriere della SeraLA VIDEOINCHIESTA DI COMUNICARE IL SOCIALE
Dopo i recenti fatti di cronaca, parlano i residenti del campo nomadi di Scampia
NAPOLI - "Ci chiamano zingari, ma non è sempre colpa nostra" Scampia, quartiere
a nord di Napoli, una lunga scia di rifiuti di ogni sorta segna l’ingresso nel
campo rom. Un villaggio di baracche fatte di lamiere e compensato, dove vivono
circa 700 persone. Ad accompagnarci Jovanovic Dejan di nazionalità serba da
tredici anni in Italia. "Ho quattro figlie femmine – racconta - studiano tutte
nella scuola italiana". Nel campo manca la corrente. L’Enel ha staccato per
l’ennesima volta l’allaccio abusivo, "un paio di giorni e riattacchiamo - dice
Jovanovic – In inverno è più dura per riscaldarci accendiamo nelle stufe la
legna presa dai rifiuti. Ci accusano di essere sporchi, che bruciamo i rifiuti,
ma vogliamo solo riscaldarci". Per il cumolo di spazzatura all’esterno del
campo, Jovanovic precisa: "Non è solo colpa nostra nessuno viene a ritirarla,
per questo si creano le discariche". Per quanto riguarda l’integrazione Dejan ha
le idee chiare: "E’ una questione di scelta, tra di noi c’è chi si vuole
inserire e chi no. C’è chi cerca un lavoro e chi si “arrangia”". Lui, da due
anni, è mediatore culturale dell’associazione “Arrevutammoce”, "per quelli come
me – aggiunge - che si vogliono integrare è comunque dura: non ci danno la luce
e l’acqua. Come i miei figli possono andare a scuola e possono giocare con i
bambini italiani se sono sporchi?". "Tu dici che io sono zingaro – conclude
Jovanovic – ed è vero, ma se puzzo e scappi è anche colpa tua". Per i suoi figli
spera in un futuro migliore del suo: "che siano integrati e possano scegliere la
loro strada".
Di Sucar Drom (del 24/05/2012 @ 09:41:07, in Italia, visitato 1491 volte)
Oggi (ieri ndr.) pomeriggio la Commissione esteri della Camera dei Deputati ha votato a
maggioranza l'emendamento presentato dall'On Matteo Mecacci, deputato Radicale -
Pd, per riconoscere lo status di minoranze linguistiche ai Cittadini italiani
sinti e rom.
La Federazione Rom e Sinti Insieme, insieme all'associazione Sucar Drom,
ringraziano l'On Matteo Mecacci e tutti i Parlamentari della Commissione esteri
che hanno votato a favore delle minoranze sinte e rom, in sede di ratifica della
Carta Europea delle lingue regionali.
Esprimiamo rammarico per il parere contrario espresso dal Governo italiano,
attraverso il Ministero dell'Interno. Speriamo che tale parere sia cambiato
quando la norma arriverà in Aula.
Rom e Sinti chiedono da anni al Parlamento italiano il riconoscimento dello
status di minoranze storiche linguistiche, in base all'articolo 6 della
Costituzione italiana. Il 9 novembre scorso la Federazione Rom e Sinti Insieme
ha promosso una manifestazione proprio per sensibilizzare i Parlamentari
italiani. Oggi possiamo affermare che un passo importante per il riconoscimento
è stato fatto. Grazie!
Yuri Del Bar, Presidente della Federazione Rom e Sinti
Insieme Barbara Nardi, Presidente dell'associazione Sucar Drom
Di Fabrizio (del 23/05/2012 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1314 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
16 maggio 2012 - Tonio Dell'Olio
I bambini che sono nati in Italia, anche se figli di genitori
stranieri, sono italiani. Lo chiediamo da tempo con la campagna "L'Italia sono anch'io".
Il comune di Scandicci (FI) si prepara a fare un gesto che, pur non
avendo alcun valore giuridico rispetto all'acquisizione dei diritti di
cittadinanza, racconta al Paese che c'è un'altra Italia. Il giorno
della Festa della Repubblica concederà la cittadinanza onoraria ai 196
figli di stranieri dai 6 ai 18 anni che abitano nel proprio comune.
"Abbiamo scelto di fare la cerimonia di consegna nel giorno della
Festa della Repubblica, proprio per il forte significato che ha per
tutti noi questa giornata - ha scritto il Sindaco Simone Gheri in una
lettera alle famiglie dei ragazzi, con la quale invita genitori e
figli all'appuntamento del 2 giugno - i vostri figli nella nostra
Repubblica sono venuti alla luce, qui frequentano tutti i giorni la
scuola, i giardini pubblici, le strade, le piazze, i luoghi e i
servizi che appartengono a tutti noi. Con il suo voto il Consiglio
Comunale ha voluto dare un segno e portare il proprio contributo nel
dibattito politico nazionale, con la convinzione che sia necessario
approvare una nuova legge sulla cittadinanza, perché venga
riconosciuta ai bambini che qui nascono e
crescono" (www.comune.scandicci.fi.it).
Di Fabrizio (del 22/05/2012 @ 09:03:36, in Italia, visitato 1454 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Il 15 maggio 2012, una delegazione di giovani rom, nati in Italia ma
cittadini stranieri, ha incontrato il presidente della commissione diritti umani
del Senato, Pietro Marcenaro, e gli ha consegnato un appello per il capo dello
Stato, Giorgio Napolitano. E' stato stimato che ci sono in Italia almeno 14 mila
ragazzi di origine rom che, nati da genitori apolidi o residenti irregolarmente
nel nostro Paese, si sentono parte integrante della società, pur essendo nei
fatti degli "estranei".
Ecco, qui di seguito, il testo integrale della lettera:
Caro Presidente. Siamo in tanti, ragazzi e ragazze del popolo Rom nati in
Italia, di seconda, a volte anche di terza generazione, da genitori apolidi o
residenti irregolarmente nel nostro Paese. Ci rivolgiamo a Lei perché ancora una
volta abbiamo apprezzato le parole chiare che ha inteso indirizzare al Sindaco
di Nichelino, che ha avuto la sensibilità di concedere la cittadinanza onoraria
a 450 ragazzi nati da genitori stranieri in quel territorio.
Siamo italiani, ma stranieri. Ci sentiamo "parte integrante della nostra
società", ma viviamo quotidianamente il disagio di essere considerati
impropriamente stranieri. Disagio doppio e particolarmente pesante per noi
ragazze e ragazzi Rom. Non è assolutamente facile, ci creda, per tanti di noi
regolarizzare posizioni giuridiche, ottenere un permesso di soggiorno, fare
richiesta di cittadinanza, perché veniamo da famiglie che vivono da sempre
situazioni precarie, per la difficoltà di reperire la necessaria documentazione,
in particolare per quelli di noi i cui genitori e nonni sono nati e provengono
da luoghi che hanno vissuto recenti e drammatiche vicende belliche.
Eppure abbiamo frequentato le scuole. Una situazione difficile, quella che
viviamo, di "stranieri in patria". Che rende precaria la nostra vita e non
agevola l'integrazione sociale e l'accesso al lavoro, nonostante molti di noi
abbiano frequentato le scuole e, soprattutto, vorrebbero inserirsi regolarmente
e legalmente nella comunità civile. In tanti abbiamo vissuto la violenza degli
sgomberi dei campi e l'umiliazione della reclusione nei CIE, i Centri di
identificazione per l'espatrio. Ed in tanti viviamo in case popolari o case
proprie o ancora piccole aree autocostruite. Ma espatrio verso dove, se è
l'Italia la nostra patria? Ci creda, sono esperienze dure e drammatiche, che
spingono, purtroppo, tanti giovani verso la marginalità, l'illegalità ed il
rifiuto delle regole civili. Che ricacciano le nostre comunità verso
l'esclusione sociale ed una inaccettabile discriminazione.
Le risposte da un Governo che guarda all'Europa. Dal Governo Monti, signor
Presidente, governo che guarda all'Europa ed ai suoi valori fondanti di
accoglienza, di solidarietà e di inclusione sociale, ci aspettavamo finalmente
un provvedimento che ponesse fine a questa ingiustizia. Abbiamo anche apprezzato
le aperture del Ministro Riccardi, espressione della Comunità di Sant'Egidio, i
cui volontari frequentano i campi e conoscono bene le nostre difficoltà. Ma
ancora una volta dobbiamo prendere atto che nulla è successo.
Speriamo nella sua lungimiranza. Non possiamo che appellarci a Lei, affinché con
la determinazione e la lungimiranza che tutti le riconoscono intervenga su
Governo e Parlamento per porre fine ad una discriminazione che produce solo
tensioni e disagi, che è palese ingiustizia, che tradisce i valori della Carta
Costituzionale. Siamo, ci sentiamo, vogliamo essere riconosciuti cittadini
italiani.
Confidando in Lei, le porgiamo i più distinti e cordiali saluti.
Nel 2001 la nonna di una decina di bambini Rom che quest'anno hanno iniziato a
frequentare per la prima volta la scuola elementare, ha trascorso, gravemente
malata, gli ultimi due mesi della sua vita ospite di un ortolano del quartiere,
nella baracca di un orto abusivo sulle sponde del Sangone.
Dieci anni dopo i suoi figli vivono in una condizione non dissimile alla sua,
anche se, grazie ad un progetto avviato nell'estate del 2011 che coinvolge
cinque famiglie Rom, i suoi nipotini frequentano le scuole del quartiere, con
una frequenza superiore alla media cittadina.
Eppure, ancora oggi, queste famiglie vivono per strada, con tutti i disagi che
ne conseguono sia per loro che per il territorio.
In questi mesi, oltre l'accoglienza dei bambini da parte delle scuole, alcune
realtà e volontari hanno stretto un fragile cordone di solidarietà a sostegno di
questa esperienza. Alcuni hanno messo a disposizione un posto nel cortile, altri
un bagno, altri ancora il latte per la colazione o un po' di semplice vicinanza
umana.
Questo sforzo, che sta già dando frutti miracolosi, anche grazie a qualche
sostegno da parte delle istituzioni, ha bisogno dell'intervento di chi, a
livelli più alti, può consentire il pieno successo di questa piccola esperienza
di tolleranza e convivenza a Torino.
Come operatori e come abitanti ci rivolgiamo quindi alle autorità cittadine per
tre questioni su cui i nostri sforzi sono stati finora vani:
1. identificare e autorizzare una collocazione provvisoria delle famiglie,
distribuita in postazioni singole, perché non siano oggetto di continui
sgomberi;
2. sostenere le procedure necessarie all'ottenimento dei documenti per chi sia
nella condizione di apolidia, consentendo così l'avvio di regolari percorsi
lavorativi;
3. concedere spazi o locali per l'accoglienza abitativa delle famiglie, nella
prospettiva di consentire la maturazione dei requisiti per il successivo
ingresso in casa.
Non crediamo che la realizzazione di un nuovo campo nomadi possa sostenere
efficacemente l'inserimento e l'integrazione di queste famiglie.
Ci auguriamo che sia possibile intraprendere un percorso che dia a queste
famiglie un futuro di emancipazione dalla povertà e dall'esclusione sociale.
Al Prefetto di Torino
S.E. Alberto Di Pace
Al Sindaco di Torino
Piero Fassino
All'Arcivescovo di Torino
Mons. Cesare Nosiglia
Loro sedi
To the kind attention of Mr Alberto Di Pace Prefect of Turin
To the kind attention of Mr. Piero Fassino
Mayor of Turin
To the kind attention of Bishop Cesare Nosiglia Archbishop of Turin
ROMA FAMILIES IN SOUTH-MIRAFIORI
In 2001, the grandmother of ten Roma children who started attending the primary
school for the first time in the year 2011-2012, has passed, seriously ill, the
last two months of her life hosted by a gardener of South-Mirafiori, inside an
illegal orchard's shack along the banks of Sangone creek.
Ten years later, her sons and daughters live in conditions not different from
the one she experienced. That even if, thanks to a project involving five Roma
families, started in Summer 2011, her grandchildren are attending local primary
schools, with a frequency higher than the average of Turin. Yet, even today, these families live on the streets, with personal and
social disadvantages for them and the territory, as well.
In these last months, local schools welcomed children in their classes.
Furthermore, a slight solidarity supporting this experience has been forwarded
by some local entities and volunteers: some of them hosted Roma families with
campers in their courtyards, others offered the possibility to shower, and some
others gave milk for breakfast or simply human neighborhood. This effort, already bearing some unexpected results, thanks also to
the support given by the institutions, needs the support of someone at higher
levels allowing the full success of this little experience of tolerance and
cohabitation in Turin. We, workers and residents of South-Mirafiori, wish to submit to the
city authorities these three issues on which our efforts have not reached the
expected results:
1. to identify and authorize a temporary accomodation for these families. Every
family should stay in individual location, in order not to undergo continuous
evictions;
2. to take charge of the procedures necessary to obtain the documents for
stateless people, allowing to start regular working projects;
3. to provide spaces or to house these families, so that they can qualify for
entering a real future home. We do not believe that creating a new Roma camp can effectively support
the inclusion and the integration of these families.
We hope that we can undertake a way to give these families a future of
emancipation from poverty and social exclusion.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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