Viaggio tra i rom: "I nostri figli meritano un futuro migliore"
Di Fabrizio (del 28/05/2012 @ 09:58:05, in Italia, visitato 1846 volte)
Corriere della SeraLA VIDEOINCHIESTA DI COMUNICARE IL SOCIALE
Dopo i recenti fatti di cronaca, parlano i residenti del campo nomadi di Scampia
NAPOLI - "Ci chiamano zingari, ma non è sempre colpa nostra" Scampia, quartiere
a nord di Napoli, una lunga scia di rifiuti di ogni sorta segna l’ingresso nel
campo rom. Un villaggio di baracche fatte di lamiere e compensato, dove vivono
circa 700 persone. Ad accompagnarci Jovanovic Dejan di nazionalità serba da
tredici anni in Italia. "Ho quattro figlie femmine – racconta - studiano tutte
nella scuola italiana". Nel campo manca la corrente. L’Enel ha staccato per
l’ennesima volta l’allaccio abusivo, "un paio di giorni e riattacchiamo - dice
Jovanovic – In inverno è più dura per riscaldarci accendiamo nelle stufe la
legna presa dai rifiuti. Ci accusano di essere sporchi, che bruciamo i rifiuti,
ma vogliamo solo riscaldarci". Per il cumolo di spazzatura all’esterno del
campo, Jovanovic precisa: "Non è solo colpa nostra nessuno viene a ritirarla,
per questo si creano le discariche". Per quanto riguarda l’integrazione Dejan ha
le idee chiare: "E’ una questione di scelta, tra di noi c’è chi si vuole
inserire e chi no. C’è chi cerca un lavoro e chi si “arrangia”". Lui, da due
anni, è mediatore culturale dell’associazione “Arrevutammoce”, "per quelli come
me – aggiunge - che si vogliono integrare è comunque dura: non ci danno la luce
e l’acqua. Come i miei figli possono andare a scuola e possono giocare con i
bambini italiani se sono sporchi?". "Tu dici che io sono zingaro – conclude
Jovanovic – ed è vero, ma se puzzo e scappi è anche colpa tua". Per i suoi figli
spera in un futuro migliore del suo: "che siano integrati e possano scegliere la
loro strada".