Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/10/2010 @ 09:52:04, in media, visitato 2136 volte)
La Stampa
Una ragazza di vent'anni, torinese, che fa un documentario prodotto da
RaiTre, ispirandosi a Woody Allen e alla sua famiglia. Solo un dettaglio: è Rom.
Ecco la sua storia
DA WWW.DIGI.TO.IT - MATTEO ZOLA
"Un giorno metti la pentola a bollire sul fuoco, e sei in un posto. Quando
l'acqua bolle sei in un altro. Quando la pasta cuoce in un altro, e la mangi
chissà dove". Con queste parole la vecchia nonna di Laura Halilovic commenta lo
sgombero che la polizia ha imposto al campo nomadi in cui si trova. Laura, dal
canto suo, ne ha fatto un film: "Io la mia famiglia Rom e Woody Allen", in cui
racconta la sua vita e quella dei suoi cari, tra discriminazioni e vita
quotidiana.
Il titolo è una citazione proprio di un film di Woody Allen. Il cineasta
americano ha letteralmente folgorato la piccola Laura che, ancora bambina, si
trovò da allora a coltivare un sogno: fare la regista. Oggi, con questo film
documentario prodotto in collaborazione con RaiTre e Film Commission Torino,
quel sogno è diventato realtà.
A META' TRA DUE CULTURE
"Da quando ho fatto questo film molti si interessano a me. Certo, il pericolo è
che lo facciano solo perché sono Rom, che mi mettano addosso quest'etichetta e
ci si interessi a me perché "diversa"".
Una diversità che le viene additata anche dalla sua comunità: "Sono diversa per
gli italiani e sono diversa per i Rom perché non voglio vivere secondo la nostra
tradizione e non intendo sposarmi per realizzare "il mio futuro"". Proprio con
queste parole infatti i genitori di Laura, nel documentario, la spingono al
matrimonio: "Sei già vecchia, hai 19 anni", le dicono. "Così mi trovo a metà tra
due culture, in bilico - prosegue Laura - e certo è una sofferenza, è una
situazione che vivo malissimo".
Ma la giovane regista ha le spalle larghe e con tenacia procede nel suo cammino
umano e artistico: "Anche la mia famiglia ora si è convinta, ma all'inizio è
stata dura poiché una ragazza Rom non può studiare e nemmeno lavorare, può solo
sposarsi".
LA VITA NEI CAMPI
Nata a Torino, Laura ha vissuto nel campo vicino all'aeroporto di Caselle fino
all'età di otto anni. Poi la sua famiglia ottiene una casa popolare dove vanno a
vivere in nove: lei e i suoi quattro fratelli, i genitori e due cognati. Della
vita del campo resta un ricordo indelebile di libertà e prigionia al contempo:
"Mi ricordo la libertà, noi bambini stavamo sempre in giro nel campo, solo il
cielo a farci da confine. Ma ricordo anche il filo e la rete che delimitavano il
campo, eravamo come animali in gabbia". Le difficoltà coi "Gagé" – i non Rom –
iniziarono con la scuola: "Ricordo la mia felicità, il primo giorno. E ricordo
come gli altri genitori commentassero: "Ci mancava anche la zingarella". Quel
giorno non parlai con nessuno e corsi via appena la campanella suonò".
INTEGRAZIONE NON E' ESSERE TUTTI UGUALI
Questo dolore è quello che, secondo Laura, farà sempre sentire i Rom inferiori.
Un'inferiorità interiorizzata a tal punto da renderli incapaci di rivendicare i
loro diritti. "E non cambierà mai. Come mai cambierà l'atteggiamento dei Gagé
che continueranno sempre a disprezzarci. Un'integrazione è impossibile". Poi,
con un sospiro: "Integrazione non è essere tutti uguali, non è –per un Rom –
diventare Gagé. I Rom non vogliono diventare Gagé. Se non ci fosse più
diversità, nel futuro, forse non ci sarebbe più discriminazione. Ma poi saremmo
tutti più poveri".
Nella parole di Laura echeggia la saggezza della vecchia nonna, che nel film è
il simbolo di una cultura antica, modellata dai secoli e dai chilometri percorsi
da questo popolo nomade. "Quando mi dicono: "vai a casa tua" io mi domando qual
è la mia casa, la casa di un nomade è ovunque". Laura non nasconde che ci siano
dei problemi: "Le persone però non devono fare di tutta l'erba un fascio, tra di
noi siamo diversi. Tra un Rom Romeno e uno bosniaco c'è differenza, ad esempio.
Non conoscono la nostra cultura". E davvero è arduo conoscere la cultura Rom, il
film di Laura è un ponte per la reciproca conoscenza. Forse così sarà possibile
capire che: "Non è vero che i Rom sono tutti ladri e delinquenti". "Quando un
Rom fa un reato, a venire puniti sono tutti i Rom" si dice nel film.
CASETTE IN FILA
E Laura fa un agghiacciante parallelismo: "Quando vedo le casette in fila, tutte
uguali, del nuovo campo di via Germanasca a Torino, con un recinto di ferro
intorno alto tre metri, mi vengono in mente i campi di concentramento dove sono
morti i miei bisnonni". Già, poiché molti dimenticano che, insieme agli ebrei,
ad Auschwitz trovarono la morte milioni di zingari. "Se mai incontrassi Woody
Allen di persona – conclude Laura – gli chiederei come ha vissuto il suo essere
ebreo. E come ne ha fatto una risorsa".
Di Fabrizio (del 08/10/2010 @ 09:49:07, in media, visitato 1456 volte)
Mi scrive Roberto Malini che l'Enciclopedia dei Comuni
Italiani, pubblicata nell'edizione online del Radiocorriere TV, nella sezione
dedicata alla città di Pesaro, dedica ampio spazio alla tragica vicenda della
comunità Rom romena rifugiatasi in città nel 2008 e vittima di innumerevoli
episodi di discriminazione e persecuzione.
Riporto il pezzo:
...Nel 2008 una comunità Rom proveniente dalla Romania si è rifugiata nella
città di Pesaro. La comunità, seguita da organizzazioni per i diritti umani,
ha testimoniato davanti alla Commissione europea la condizione di segregazione e
persecuzione in cui vivono i Rom in Italia. La TV di stato ungherese e alcuni
noti autori di documentari etnici hanno filmato in alcune occasioni i Rom di
Pesaro, quali rappresentanti di un'etnia perseguitata a causa delle sue antiche
tradizioni anche in Romania e in altri Stati membri dell'Ue. Portavoce della
comunità era Nico Grancea, incaricato dalle Istituzioni europee di monitorare la
condizione del popolo Rom in Italia. Nico Grancea è tuttora membro del Gruppo
EveryOne. In alcune famiglie Rom rifugiatesi a Pesaro vivono i figli e i nipoti
dei pochi 'zingari' sopravvissuti allo Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau. Fra
di esse, la famiglia mista ebrea-'zingara' Ciuraru, alcuni dei cui martiri sono
ricordati dal Museo Yad Vashem di Gerusalemme. Il Comune di Pesaro si impegnò,
nell'estate 2008, ad attuare un piano di inclusione sociale, con concessione di
alloggi da riattare (dietro regolare pagamento di canone di affitto) e
inserimento al lavoro. Purtroppo tale piano è stato disatteso e, nonostante la
comunità rappresenti davanti all'Unione europea, la testimonianza
dell'emarginazione e della persecuzione del popolo Rom in Italia, il 25 febbraio
2009 polizia locale e polizia di Stato, dietro denuncia di occupazione abusiva
di stabile, hanno allontanato i suoi membri, effettuando un tentativo di
togliere ai genitori la potestà dei loro bambini. Le madri Rom, con un'azione di
grande coraggio, sono fuggite verso la Romania, da dove hanno presentato
denuncia alla Corte Internazionale dell'Aja, alla Commissione europea e al
Comitato anti-discriminazione delle Nazioni Unite per l'incredibile sequenza di
abusi subiti. Un film dedicato alla drammatica vicenda della comunità Rom di
Pesaro è in lavorazione per una produzione ungherese-italiana.
Il resto della pagina su Pesaro è visibile su
http://www.radiocorriere.tv/marche/Pesaro_pu.html
collegarsi al link per testare il servizio
ARRIVA U VELTO RADIO! Il Mondo Radio è la scommessa dell’Istituto di Cultura
Sinta per portare alla ribalta la musica sinta, rom, manouche, kalè e
romanichals.
Le trasmissioni sperimentali di U Velto Radio si possono ascoltare in tutto il
mondo, basta venire sulla pagina di U VELTO il 7 OTTOBRE dopo le 15.00
http://sucardrom.blogspot.com/
E’ arrivata U Velto Radio! Il Mondo Radio è la scommessa dell’Istituto di
Cultura Sinta per portare alla ribalta la musica sinta, rom, manouche, kalè e
romanichals. Una scommessa condivisa con il Consiglio direttivo di Sucar Drom
che ha messo a disposizione le risorse e tutto il suo patrimonio musicale.
Il lancio di U Velto Radio è considerato strategico per offrire ad ogni
persona collegata in rete la possibilità di ascoltare un pezzo importante delle
culture sinte, rom, manouche, kalè e romanichals. La musica è scelta e
privilegiata da altre forme d’espressione perché quest’arte offre un’intensità
emozionale e una libertà uniche. Ed è per questo che fin dai primi documenti
attestanti la presenza di sinti, rom, manouche, kalè e romanichals si sottolinea
sempre le loro qualità di musicisti. La musica trasmessa oralmente di
generazione in generazione, contaminandosi con il patrimonio musicale con cui si
veniva in contatto. La musica elemento culturale in cui si trasmette il senso di
appartenenza ad una comunità sia suonando all’interno che all’esterno. Si suona
per la propria famiglia allargata, per la propria comunità in occasioni di feste
che sono importanti momenti di coesione sociale. Si suona per gli appartenenti
alla cultura maggioritaria, un lavoro svolto da molte famiglie allargate che
produce un reddito. E questo continuo uscire ed entrare permette una continua
contaminazione reciproca.
La musica come linguaggio internazionale, la musica come strumento di
conoscenza, la musica come interazione capace di generare un nuovo modo di stare
insieme.
Proprio grazie all’interazione tra musica sinta, musica jazz ed in parte
musica colta europea è nato il jazz europeo. Django Reinhardt è stato, insieme a
Stéphane Grappelli, l’artefice di questa magia. Ed è per questo che U Velto
Radio inizia le sue trasmissioni sperimentali con un omaggio a questa grande
musica, nel centenario dalla nascita del suo alchimista.
Le trasmissioni sperimentali di U Velto Radio si possono ascoltare in
tutto il mondo, basta collegarsi ad internet, venire sulla pagina di U Velto e
cliccare sul logo che vedete sulla parte destra dello schermo. Vi si aprirà una
finestra dove potrete scegliere il programma di riproduzione musicale che
preferite. A questo punto... buon ascolto!
Di Fabrizio (del 01/10/2010 @ 17:40:28, in media, visitato 1886 volte)
Virgilio notizie Corte suprema dice sì a spot elettorali anti-Rom
Tv e radio obbligate a trasmettere spot su "criminali zingari"
Budapest, 30 set. (Ap-Nuova Europa) - La Corte suprema ungherese ha confermato
la decisione della Commissione elettorale nazionale di obbligare televisioni e
radio a trasmettere spot elettorali del partito di estrema destra che fanno
riferimento ai Rom come a "criminali zingari". Secondo la Corte radio e tv
devono garantire a tutti i soggetti politici lo stesso trattamento in campagna
elettorale e le emittenti non sono responsabili del contenuto degli spot. Erano
stati gli stessi media a chiedere alla Corte suprema di bloccare lo spot del
partito ultranazionalista Jobbik. Nel filmato si vede una giovane donna che ha
paura di uscire per strada e chiede "i criminale zingari possono fare tutti ciò
che vogliono?" mentre una figura incappucciata è in agguato nell'ombra. Le
elezioni amministrative in Ungheria sono in programma domenica prossima.
Di Fabrizio (del 29/09/2010 @ 13:13:00, in media, visitato 3739 volte)
Vi invitiamo a partecipare alla II° edizione della rassegna di film "HO
INCONTRATO ZINGARI FELICI" (Maladilem Bachtale Romenca - da Upre Roma inno
nazionale degli zingari), organizzata dall'Associazione La Conta in
collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro, con l'Associazione Aven
Amentza – Unione di Rom e Sinti, con l'Associazione ApertaMente e con
la Redazione di Mahalla – Rom e Sinti da tutto il mondo (...), che ci
sarà, con ingresso gratuito, con tessera Arci, a partire da lunedì 4 ottobre
2010, alle ore 21.00 al Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano.
PROGRAMMA DELLA RASSEGNA
· Lunedì 4 ottobre 2010 alle 21,00 - "Miracolo alla
Scala" di Claudio Bernieri – Italia - 2009 - Presenta la serata il regista
Claudio Bernieri con la partecipazione di Ernesto Rossi - Associazione "Aven
Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e
Fabrizio Casavola studioso e scrittore di Mahalla - Rom e Sinti da tutto il
mondo – Milano
· Lunedì 25 ottobre 2010 alle 21,00 - "Pretty Diana"
di Boris Mitic – Serbia - 2003 – Presentano la serata Ernesto Rossi -
Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente
di Buccinasco" e Fabrizio Casavola studioso e scrittore di Mahalla - Rom e Sinti
da tutto il mondo – Milano;
· Lunedì 22 novembre 2010 alle 21,00 – "Swing" di
Tony Gatlif - Francia/Giappone - 2002 – Presentano la serata Ernesto Rossi -
Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente
di Buccinasco" e Fabrizio Casavola, studioso e scrittore di Mahalla - Rom e
Sinti da tutto il mondo – Milano
· Lunedì 20 dicembre 2010 alle 21,00 - "Train de Vie"
di Radu Mihaileanu – Francia/Belgio/Romania/Israele/Paesi Bassi - 1998 -
Presentano la serata Ernesto Rossi - Associazione "Aven Amentza – Unione di Rom
e Sinti" e Associazione "ApertaMente di Buccinasco" e Fabrizio Casavola,
studioso e scrittore di Mahalla - Rom e Sinti da tutto il mondo – Milano
Quattro film ironici e divertenti da non perdere. Quattro storie di rom,
sinti, gitani e nomadi, per conoscere meglio le loro culture, le loro passioni e
le loro condizioni di vita in Europa.
Vi saremo grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziativa di cui
sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che possono esservi interessate.
Vi ringraziamo in anticipo.
MIRACOLO ALLA SCALA di Claudio Bernieri – Italia -
2009
Il film racconta la strada verso l' integrazione nella società milanese di
una bambina rom che sogna di diventare una ballerina della Scala. E' la storia
della vita dei musicisti rom che suonano sui mezzi di trasporto milanesi, ma che
sognano un palcoscenico vero. La musica è la vera "mediatrice culturale" tra una
tradizione e una cultura che appare sempre più come archeologia culturale "pasoliniana",
prima dell'omologazione, e la società moderna, che non sa dialogare con questa
cultura "altra". E' come se il mondo cinematografico di "Accattone" apparisse
alla periferia delle fiction e degli spot pubblicitari.
Il film è interpretato dal musicista rom "Director" Marian Badeanu e dai suoi 2
figli, Loredana e Ciprian, con la partecipazione di decina di suonatori
provenienti dal campo nomadi di via Barzaghi-Triboniano. A mezza strada tra il
documentario-film e un remake di "Miracolo a Milano" di De Sica e Zavattini, è
uno spaccato neorealista della dura vita dei rom milanesi, sempre in bilico tra
integrazione e marginalità sociale.
Tutto incomincia quando il preside della scuola frequentata dai bambini zingari
milanesi si accorge che una di loro, Loredana, ha ambizioni artistiche e sogna
la Scala: Loredana racconta nel suo diario le vicende del campo.
Durate tre anni, le riprese hanno coinvolto trecento attori non professionisti
che vivono - o vivevano - nel campo nomadi di via Barzaghi-Trimboniano a Milano.
PRETTY DIANA di Boris Mitic – Serbia - 2003
Nel bel mezzo di un quartiere dormitorio c'è un'enorme, dimenticata chiesa
ortodossa in costruzione. La chiesa si affaccia, dall'autostrada, su di un campo
di zingari fuggiti dalla guerra in Kosovo. Degli strani veicoli entrano ed
escono dall'accampamento… Niente a che vedere con la mano di Dio, si tratta di
pura magia gitana che mostra un eclatante esempio di attivismo sostenibile.
Considerate solitamente come un prestigioso oggetto da collezionisti, le
classiche automobili Citroën vengono qui trasformate in futuristiche macchine
ecologiche alla Mad Max. Tutto tranne il motore viene rimosso dallo chassis, un
improvvisato cassone sul retro, e il resto dipinto con colori splendenti e
decorato con buffi gadgets … Così bello, che anche i bambini piccoli vogliono
guidare. Uno sguardo intimo osserva quattro famiglie rom da una "favela" di
Belgrado che si guadagnano da vivere vendendo cartoni e bottiglie che raccolgono
con le loro "risorte" Dyane. Questi moderni cavalli sono più efficaci dei
carrelli, ma cosa più importante – sono sinonimo di libertà, speranza e stile
per i loro proprietari artigiani … Perfino le batterie della macchina sono usate
come generatori di energia per avere luce, guardare la TV e ricaricare i
cellulari! Praticamente il sogno di un alchimista …Ma la polizia non sempre
trova divertenti questi strani veicoli…"
"Pretty Dyana" ha partecipato a numerosissimi festival tra i quali si ricordano:
Amsterdam (IDFA), Goteborg Film Festival, Belgrade Doc&Short Film Fest,
Documenta Madrid, RomaDocFest (audience award), Sarajevo Film Festival (human
rights award), Dokufest Prizren (best documentary), Cinemambiente Torino, Berlin
Europe in Motion, Zagreb Human Rights Film Festival, World Social Forum Porto
Alegre, Bilan du cinéma ethnographique Paris, Mar del Plata Film Festival,
Encuentros del Otro Cine Ecuador, Fajr Film Festival Teheran, Wiesbaden Go East
Film Festival, Riddu Riddu Film Festival Tromso Norway.
SWING di Tony Gatlif – Francia/Giappone - 2002
Un viaggio nel mondo degli zingari e della loro musica. Max, un ragazzino di
dieci anni, scopre di avere una passione per il jazz manouche, una musica nata
dalla fusione del jazz anni Trenta e la tradizione gitana. In vacanza con la
nonna, Max si reca nei quartieri degli zingari per comprare una chitarra.
Conoscerà Miraldo che gli insegnerà a suonare e a comprendere la cultura
manouche e si innamorerà di Swing, una ragazzina della sua età.
Se forse ama troppo il mondo che racconta, Gatlif lo conosce però assai bene, e
non scivola mai nel folklore. Nel ruolo di Miraldo c'è Tchavolo Schmitt,
leggendario chitarrista gitano che interpreta quasi se stesso; il film, a
tratti, diviene anche un rispettoso documentario su di lui.
TRAIN DE VIE di Radu Mihaileanu –
Francia/Belgio/Romania/Israele/Paesi Bassi – 1998
Una sera del 1941 Schlomo, chiamato da tutti il matto, irrompe allarmato in
un piccolo villaggio ebreo della Romania: i nazisti, fa sapere, stanno
deportando tutti gli abitanti ebrei dei paesi vicini e fra poco toccherà anche a
loro. Durante il consiglio dei saggi, che subito si riunisce, Schlomo tira fuori
una proposta un po' bizzarra che però alla fine viene accolta: per sfuggire ai
tedeschi, tutti gli abitanti organizzeranno un falso treno di deportazione,
ricoprendo tutti i ruoli necessari, gli ebrei fatti prigionieri, i macchinisti,
e anche i nazisti in divisa, sia ufficiali che soldati. Così riusciranno a
passare il confine, ad entrare in Ucraina, poi in Russia per arrivare infine in
Palestina, a casa. Il folle progetto viene messo in atto, il treno parte tra
speranza e paura. Gli inconvenienti non mancano, e non sono solo quelli che
arrivano da fuori (i controlli alle stazioni) ma, inaspettatamente, anche
dall'interno del gruppo: Mordechai, falso ufficiale nazista, comincia a dare
ordini sul serio, e, all'opposto, il giovane Yossi abbraccia l'ideologia
comunista, proclama che la religione è morta e instaura nei vagoni le cellule
marxiste-leniniste. A un certo punto vengono fermati da un altro treno, che però
risulta pieno di zingari che avevano escogitato lo stesso stratagemma. Procedono
allora tutti insieme, fino all'arrivo sulla linea di confine con le bombe che
sparano dalle parti opposte. Ormai possono considerarsi salvi. Come già
all'inizio, appare in primo piano il viso del matto, che informa sui successivi
destini di alcuni dei protagonisti, tutti viventi tra Russia, Palestina,
America. Ma poi l'immagine si allarga e il viso di Schlomo, il matto, guarda da
dietro un reticolo di filo spinato. Sullo sfondo, la lugubre sagoma di un campo
di concentramento.
Di Fabrizio (del 28/09/2010 @ 09:13:46, in media, visitato 1891 volte)
Da
Polska_Roma
Košice, 20/09/2010 - Tra pochi giorni, DikTV, la
prima stazione televisiva europea rom su internet, lancerà le sue trasmissioni
di prova. Questa è una stazione televisiva su internet che trasmetterà solo in
lingua romanì e prodotta per tutti i Rom. Il progetto televisivo su internet è
volto primariamente a quei Rom che hanno una fluente lingua nativa o che la
stanno apprendendo.
"Come giornalisti rom abbiamo deciso di creare questo spazio virtuale a cui
invitare in visita Rom di tutto il mondo. Consideriamo fondamentale che tutti i
Rom abbiano la possibilità di usare la loro lingua nativa e di vedere come
vivono veramente i Rom negli altri paesi. La nostra "vision" è che i Rom possano
trovare ciò che cercano sul nostro sito, quello che richiedono per sapere chi
sono e la loro identità, cosicché siano orgogliosi di essere Rom," ha detto
Jarmila Vaňová, direttrice dei programmi di DikTV.
Vaňová ha sfidato tutti i Rom a compromettersi nella creazione del progetto.
"Stiamo lanciando DikTV su internet senza nessun appoggio finanziario esterno,
senza sovvenzioni. Facciamo tutto su base volontaria, solo per mostrare che noi
Rom siamo capaci di fornire giornalismo professionale e di unirci, che siamo una
nazione di gente coinvolta nel fare la storia d'Europa e del mondo, e che
semplicemente non è possibile manipolarci come un giocattolo. Un modo possibile
di abbattere tutti i muri che la maggioranza sta costruendo contro di noi è di
unirci, imparare dalla nostra storia, conoscere la nostra lingua e cultura,
semplicemente creare questo mondo virtuale che è il nostro dominio," ha
dichiarato Vaňová.
Il progetto lancerà le proprie operazioni sperimentali alla fine di settembre.
La televisione internet rom DikTV sarà parte di un più vasto portale che opera
nella televisione internet, Quanti interessati a contattare gli organizzatori
del progetto come potenziali partner o che vogliano in altre forme supportare il
progetto possono scrivere a: diktv@mecem.sk
Facebook: www.facebook.com/diktv
Da Roma_Daily_News
Gipsy Television è un'unica televisione su internet di quattro paesi del
cosiddetto gruppo di Visegrad. Dato che il nostro principale obiettivo è di
sostenere la minoranza nazionale romanì nei campi della politica sociale,
istruzione, assistenza sanitaria, diritti umani e discriminazione. Lo strumento
principale per raggiungere il nostro obiettivo è la produzione di lavori
audiovisivi. Nei limiti delle nostre attività miglioreremo la consapevolezza
pubblica sulle comunità zingare marginalizzate.
Vogliamo cooperare con soggetti che lavorino nel campo degli zingari, ma anche
con media non-zingari. Promuoviamo la mobilità dei nostri reporter, lo scambio
di esperienze, una mobilità transnazionale dei lavori audiovisivi e la creazione
di reti.
E Gipsy Television si jekh unikatno romaňi internetoskeri televizija andro thema
save pes rakinen andre Višgratsko štarutňi. Amaro bučikano dikhiben pes zathovel
pro oda kaj the sikavas šukariben pal o manuša saven hiňi romaňi nacia /pal o
roma/ andro phučibena pal o socialno politika, sikľarďipen /edukacia/ sasťipen,
manušakere hakaja the pal lengero phageripen - diskriminácia. Akada savoro kamas
the kerel avka kaj keraha audio vizulano buťi /šuňiben thaj dikhiben pal o
internetos/.
Kamas akala amara televizijaha the dochudel oda kaj o gadže the dhiken pro roma
šukareder jakhenca, pro roma save hine čore, bi búčakere, bi khereskere -
marginalizovano roma. Kamas the kerel jekhetaňi šukar buťi - varesavi kooperacia
savore aver instututenca save keren buti andro media prej kalo roma /romane thaj
naj romane media/. Rakinaha pes pro oda kaj amare editora šaj phirkerena odoj
kaj pes vareso kerela interestantno pal o roma. Keraha amari buťi thaj
jekhetaňiben /netvorko prejkalo salo slovačiko them.
http://www.gipsytv.eu
Gipsy Television
European Roma Cultural Centre Bratislava
Jeláová 861
900 55 Lozorno
Slovak Republic
ICO: 42171881
DIC: 2022856132
Ćíslo účtu: 0634014543 /0900
Slovenská sporiteľna, a. s.
Di Fabrizio (del 19/09/2010 @ 09:55:57, in media, visitato 2253 volte)
IL
PAESE DELLE DONNE online di Eva Rizzin - venerdì 17 settembre 2010
Molti giornalisti si confrontano con la realtà rom, una realtà complessa e
variegata, usando impunemente stereotipi che hanno accompagnato le mille vicende
di persecuzioni subite nel corso dei secoli dalle popolazioni sinte e rom. Essi
dimostrano, attraverso i loro commenti, di aver perso ogni senso del limite.
La presenza di questo gene nel sangue è la dimostrazione che questi zingari
sono esseri irrecuperabili. Eva Justin, scienziata razzista a
servizio del regime nazista
I rom […] e l'illegalità insita nel loro DNA. Roberto Poletti,
giornalista, 9 settembre 2010
La Commissione Europea ha aperto ieri una procedura di infrazione nei
confronti della Francia per l'espulsione delle persone rom. Questa è l'unica
notizia confortante nella lettura della rassegna stampa in una settimana non
affatto rassicurante.
Molti giornalisti si confrontano con la realtà rom, una realtà complessa e
variegata, usando impunemente stereotipi che hanno accompagnato le mille
vicende di persecuzioni subite nel corso dei secoli dalle popolazioni sinte e
rom. Essi dimostrano, attraverso i loro commenti, di aver perso ogni senso del
limite.
Rom accostati indistintamente a delinquenti; rom visti esclusivamente
come un problema, una massa indistinta da eliminare, espellere, deportare; rom
descritti come un gruppo generalizzato, privati della loro individualità.
Articoli che ci dimostrano quanto il sentire anti-rom sia fortemente
radicato nella società, quanto esso sia condiviso, scontato, quanto esso non
faccia scandalo. Nei confronti delle minoranze rom e sinte, ci si permette di
dire qualsiasi cosa senza il timore di essere condannati. E' preoccupante il
clima di assuefazione che si è venuto a creare nella società italiana di fronte
alle violazioni subite da tali minoranze.
L'articolo di commento I rom sono un problema della Romania ("Cronacaqui",
11/9) si distingue fra i tanti letti questa settimana per i suoi contenuti
razzisti. Francesco Bozzetti a proposito della "questione rom" propone
alcuni suggerimenti come, per esempio, impedire la circolazione dei rom in
Europa, suggerendo in sintesi di violare la direttiva europea sulla libera
circolazione delle persone: "[…] alla Romania […] avremmo come minimo dovuto
chiedere di impedire la libera circolazione dei delinquenti e dei rom, che sono
da sempre un loro problema, una loro etnia. Gli stessi romeni non amano i rom,
non li vogliono e li 'esportano' volentieri all'estero come fanno con i loro
criminali". Riferendosi alla situazione milanese aggiunge "[...] periferie,
sottoponti e fabbriche dismesse invase dalla peggior specie di zingari dediti a
furti, spaccio di stupefacenti".
Esemplare, poi, per i suoi contenuti è il seguente articolo: Sottile
differenza tra PD e destra sulle case ai rom ("Libero Milano", 9/9). Il
giornalista Roberto Poletti, nella rubrica intitolata Grane, spiega la
differenza fra i due schieramenti politici a proposito della questione
dell'attribuzione dei 25 alloggi Aler (alloggi che escono dalla graduatoria
ufficiale) ad alcune famiglie rom che attualmente risiedono nel 'campo' di
Triboniano.
Inizio a leggere l'articolo e ad un certo punto mi imbatto in una teoria
classicamente razzista: "l'illegalità insita nel loro DNA". Leggo e rileggo più
volte, sperando di essermi sbagliata: DNA, DNA? Purtroppo non è così, ho letto
bene, il giornalista ne fa proprio una questione genetica.
Già i nazisti, attraverso i loro scienziati razzisti, avevano elaborato
una pseudo teoria sulla pericolosità della 'razza zingara' tarata da un gene
molto pericoloso, il Wandertrieb (l'istinto al nomadismo). Questo bastò a
condannare rom e sinti allo sterminio. Per un attimo mi si annebbia la mente,
rimango basita, sconvolta e profondamente lesa nella mia stessa identità.
Frasi come queste pesano e pesano come macigni, perché sei sinta e rom, se sai
cos'è il
Porrajmos, se la pianificazione razzista e omicida del passato ha colpito la
tua famiglia, se solo per caso i tuoi cari sono riusciti a scampare alla furia
del regime nazifascista e alle fiamme dei lager; se ogni giorno ti accorgi di
quanto il tuo Paese abbia dimenticato quel passato, e anzi ne invochi il
ritorno, frasi come quelle ti fanno inorridire. E io sono sinta.
Visto che ci sono giornalisti che violano quotidianamente il codice deontologico
attraverso l'istigazione all'odio e al razzismo mi sembra doveroso, e
storicamente corretto, ricordare che furono più di 500.000 le persone rom e
sinte vittime dello sterminio pianificato e commesso dal nazi-fascismo.
Domenica 5 settembre ho partecipato alla celebrazione della Giornata europea
della cultura ebraica. Mi hanno colpito fortemente le parole del Presidente
della Comunità ebraica di Mantova Fabio Norsa, quando ha ricordato ai
presenti che gli Ebrei non vogliono essere relegati all'immagine di vittime
della Shoah ma considerati comunità portatrice di una cultura millenaria. Ho
provato un po' di invidia per quelle parole: quando sarà possibile per noi sinti
e rom fare un passo del genere?
Anch'io, come capita a molti ebrei, desidererei non dover tornare sempre sul
tema del genocidio, ma purtroppo gli stereotipi, i pregiudizi e le barriere da
superare sono ancora infiniti. Forse tutto ciò sarà possibile solo se ci sarà
una concreta elaborazione di quello che è stato il genocidio dei rom e dei sinti.
Purtroppo però la nostra è una memoria mutilata, completamente ignorata da
molti.
Oggi per molti sinti e rom non è nemmeno possibile dichiarare la propria
identità, se dichiararti per ciò che sei significa essere automaticamente
equiparato al peggiore dei criminali. Il Porrajmos però fa parte della
storia d'Italia e d'Europa e tutti hanno il dovere di sapere e di tenere a
mente, giornalisti compresi.
Di Fabrizio (del 17/09/2010 @ 09:40:32, in media, visitato 1910 volte)
Antefatto: dato che in questo periodo le parole Rom e
Francia assieme tirano parecchio, a inizio settimana girava la notizia che
Besson, ministro francese degli Interni, se l'era presa con Fidel Castro per il
giudizio che questi aveva dato sulla politica antigitana francese. E' notorio
che Fidel di solito "non le manda a dire", ma l'unica cosa che ero riuscito a
capire è che al ministro francese non andava giù la parola "Olocausto" usata da
Fidel, il cui discorso non veniva citato. Comunque, l'agenzia cubana
Prensa Latina da un po' esce anche in versione italiana. Ecco dunque il
testo che ha fatto arrabbiare qualche francese:
Benché ci fossero articoli sul tema prima e dopo il 1ş settembre 2010, quel
giorno, il giornale La Jornada, del Messico, ne ha pubblicato uno di gran
impatto, intitolato "El holocausto gitano: ayer y hoy" (L'olocausto zingaro:
ieri ed oggi) che evoca una storia davvero drammatica. Senza aggiungere né
togliere una sola parola dell'informazione, ho scelto le righe testuali del
suo contenuto che riflettono fatti veramente commoventi, dei quali, Occidente e,
soprattutto, il suo colossale apparato mediatico, non dice nemmeno una parola.
"Nel 1496: auge del pensiero umanista. I popoli rom (zingari) della Germania,
sono dichiarati traditori nei confronti dei paesi cristiani, spii a pagamento
dei turchi, portatori della peste, stregoni, banditi e sequestratori di bambini.
"1710: secolo delle luci e della ragione. Un editto ordina che gli zingari
adulti di Praga siano impiccati senza giudizio. I giovani e le donne sono
mutilati. A Boemia, gli si taglia l'orecchio sinistro. A Moravia, l'orecchio
destro.
"1899: climax della modernità ed il progresso. La polizia di Baviera crea la
Sezione Speciale per le questioni sugli zingari. Nel 1929, la sezione passa alla
categoria di Centrale Nazionale, e viene trasferita a Munich. Nel 1937, si
stabilisce a Berlino. Quattro anni dopo, mezzo milione di zingari muore nei
campi di concentrazione dell'Europa centrale e dell’Est."
"Nella sua tesi di dottorato Eva Justin (assistente del dottor Robert Ritter,
della sezione di indagini razziali del Ministero di Salute tedesco), affermava
che il sangue zingaro era oltremodo pericoloso per la purezza della razza
tedesca. Ed un certo dottor Portschy ha inviato un memorandum a Hitler
suggerendogli di sottoporre loro a lavori forzati e sterilizzazione in massa,
perché mettevano in pericolo il sangue puro dei contadini tedeschi.
"Qualificati da criminali inveterati, gli zingari incominciarono ad essere
fermati in massa, ed a partire dal 1938 loro sono stati reclusi in blocchi
speciali nei campi di Buchenwald, Mauthausen, Gusen, Dautmergen, Natzweiler e
Flossenburg.
"In un terreno della sua proprietà di Ravensbruck, Heinrich Himmler, capo della
Gestapo (SS), ha creato uno spazio per sacrificare le donne zingare che erano
sottomesse ad esperimenti medici. Sono state sterilizzate 120 bambine zingare.
Nell'ospedale di Dusseldorf-Lierenfeld sono state sterilizzate zingare sposate
con non zingari.
"Migliaia di zingari sono stati deportati dal Belgio, Olanda e Francia e inviati
al campo polacco di Auschwitz. Nelle sue Memorie, Rudolf Hoess (comandante di
Auschwitz), racconta che tra gli zingari deportati c’erano degli anziani quasi
centenari, donne incinte e numerosi bambini.
"Nel ghetto di Lodz (Polonia) […] nessuno dei 5.000 zingari ha sopravvissuto."
"In Iugoslavia, si eseguiva nello stesso modo agli zingari ed agli ebrei nel
bosco di Jajnice. I contadini ricordano ancora i gridi dei bambini zingari
portati ai luoghi d’esecuzione."
"Nei campi di sterminio, solo l'amore degli zingari per la musica è stato a
volte l’unico sollievo. Ad Auschwitz, affamati e pieni di pidocchi, si univano
per suonare ed incoraggiavano i bambini a ballare. Ma era anche leggendario il
coraggio dei guerriglieri zingari che militavano nella resistenza polacca, nella
regione di Nieswiez."
La musica è stata il fattore che ha mantenuto loro uniti e che gli ha aiutato a
sopravvivere, così come lo è stato la religione nel caso dei cristiani, ebrei e
musulmani.
La Jornada, in successivi articoli pubblicati dalla fine agosto, ha rinfrescato
la memoria su avvenimenti quasi dimenticati a proposito di quello che ha
successo con gli zingari in Europa, i quali, vittime dal nazismo, sono stati
dimenticati dopo il giudizio di Norimberga nel 1945-1946.
Il governo tedesco di Konrad Adenauer ha dichiarato che lo sterminio degli
zingari prima del 1943, obbediva a politiche legali di Stato; quelli che sono
stati colpiti quel anno non hanno ricevuto nessuna indennità. Robert Ritter,
esperto nazista nello sterminio degli zingari, è stato messo in libertà; 39 anni
dopo, nel 1982, quando la maggioranza delle vittime era ormai morta, venne
riconosciuto il loro diritto all'indennità.
Più del 75 percento degli zingari, che si calcolano tra 12 e 14 milioni, vivono
in Europa centrale e dell’Est. Solo nella Iugoslavia socialista di Tito gli
zingari sono stati riconosciuti con gli stessi diritti che le minoranze croate,
albanesi e macedone.
L'organo stampa messicano definisce di "particolarmente perversa" la
deportazione massiccia degli zingari a Romania e Bulgaria, ordinata dal governo
di Sarkozy - ebreo d’origine ungherese -.; sono le parole testuali con le quali
la qualifica. Non prenderlo come irriverenza dalla mia parte.
In Romania, il numero degli zingari si stima in due milioni di persone.
Il Presidente di quel paese, Traian Basescu, alleato degli Stati Uniti e membro
illustre della NATO, ha qualificato di "zingara schifosa" una giornalista. Come
può osservarsi, una persona molto delicata, e di linguaggio gentile.
Le website Univisión.com, ha commentato le manifestazioni contro l'espulsione
degli zingari e "xenofobia" in Francia. Circa "130 manifestazioni dovevano avere
luogo in Francia e di fronte ad ambasciate francese nei vari paesi dell'Unione
Europea, con l'appoggio di decine di organizzazioni dei diritti umani, sindacati
e partiti di sinistra ed ecologisti", ha informato l'agenzia stampa AFP.
L'esteso ufficio parla della partecipazione di rinomate personalità del mondo
della cultura come Jane Birkin e la cineasta Agnes Jaoui, ricordando che la
prima "ha fatto parte, insieme all'ex resistente contro l'occupazione nazista
della Francia (1940-1944) Stephane Hessel, del gruppo che ha incontrato
posteriormente gli assessori del ministro d’Immigrazione Eric Besson.
"'E’ stato un dialogo tra sordi, ma comunque è stato bene di averlo fatto per
mostrare loro che gran parte della popolazione si arrabbia davanti a questa
politica nauseabonda ', ha indicato il portavoce della Rete d’Istruzione senza
frontiere."
Altre notizie sullo spinoso tema arrivano dall'Europa: "Il Parlamento Europeo ha
messo in ludibrio [pubblico] la Francia e Nicolás Sarkozy per il rimpatrio di
migliaia di zingari rumeni e bulgari in un teso dibattito nel quale si è
qualificato di scandaloso e ridicolo l'atteggiamento di José Manuel Durăo
Barroso e della Commissione per la sua apparente pusillanimità e per non
condannare per illegali e contrarie al diritto comunitario le decisioni di
Parigi", informa El País.com in un articolo a cura di Ricardo Martínez di
Rituerto.
Il giornale La Jornada ha pubblicato in un altro dei suoi articoli,
l'impressionante dato sociale che la mortalità neonatale della popolazione
zingara è nove volte maggiore della media europea e la speranza di vita supera
appena i 50 anni.
In precedenza, il 29 agosto, aveva informato che "benché le critiche non abbiano
mancato – sia da parte delle istituzioni dell'Unione Europea (UE) che dalla
Chiesa cattolica, l'ONU e l'ampio ventaglio di organizzazioni pro emigranti -
Sarkozy insiste nell’espellere e deportare centinaia di cittadini della Bulgaria
e Romania - e quindi cittadini europei - con la scusa dell’ipotetico carattere
'criminale' di questi cittadini."
"Č difficile da credere che nel 2010 - conclude La Jornada - dopo il terribile
passato dell'Europa nel terreno del razzismo e l'intolleranza, è ancora
possibile criminalizzare ad un'etnia intera segnalandola da problema sociale."
"L'indifferenza o addirittura il beneplacito di fronte alle azioni della polizia
francese oggi, italiana ieri, ma europea in linea di massima, lascia senza
parole il più ottimista degli analisti."
All’improvviso, mentre scrivevo questa Riflessione, ho ricordato che la Francia
è la terza potenza nucleare del pianeta, e che Sarkozy aveva anche una valigetta
con le chiavi per lanciare una delle più di 300 bombe che possiede. Per caso ha
qualche senso morale ed etico lanciare un attacco sull'Iran, al quale condannano
per l’ipotetica intenzione di fabbricare un’arma di questo tipo? Dov’è la
saggezza e la logica di quella politica?
Ipotizziamo che Sarkozy, all’improvviso, diventa pazzo, come pare che sta
succedendo. Che cosa farebbe in quel caso il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite con Sarkozy e la sua valigetta?
Che cosa succederà se l'estrema destra francese decide di obbligare Sarkozy a
mantenere una politica razzista in contraddizione con le norme della Comunità
Europea?
Potrebbe rispondere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite quelle due
domande?
L'assenza della verità e la prevalenza della bugia è la maggiore tragedia nella
nostra pericolosa era nucleare.
Fidel Castro Ruz
12 settembre 2010
18.57.
Dal forum su
Le Monde
Il trattamento politico e umano della questione ha suscitato nei nostri
lettori pareri divisi. Pezzi scelti:
Una storia antica.
Patrice Chevy, Garches (Hauts-de-Seine)
Nell'anno 64, Nerone presunto colpevole del grande incendio di Roma, sceglie una
piccola comunità che disturba e inquieta, i cristiani, per offrirla alla
vendetta popolare. Nel 2010, un presidente francese, piromane suo malgrado (le
mani piene di affari, risultato magnetico della politica della sicurezza,
politica sociale distruttiva, politica economica disastrosa) riprende la stessa
ricetta. Chi ha detto che non bisognava più insegnare la storia? Eppure, è
così utile…
Parere.
Jean- François de Montvalon, Paris
Odiamoci gli uni gli altri. Il potere politico malgrado il suo coraggio, le
sue competenze e la sua determinazione, non pervenendo evidentemente a
padroneggiare i problemi relativi all'economia, il lavoro, la sicurezza,
l'ambiente, la gestione dei flussi migratori… ha dunque intrapreso di ricercare
i responsabili di certi fallimenti. La massoneria rileva dall'archeologia
dell'odio ordinario. Gli arabi sono suscettibili: ricchi, rischiano di
trascurare la Costa Azzurra e le nostre industrie di lusso, poveri rischiano di
lasciarsi andare a eccessi di violenza riprovevole suscettibile. Quindi mirare
ai Rom non è in sé una cattiva idea, ma si può temere che si consumi rapidamente
e non permetta di raggiungere il 2012. Così, a ogni utile scopo, ho intrapreso
di stilare una lista dei commercianti del mio quartiere, i quali nonostante
un'apparenza ingannatrice, non sono probabilmente così innocenti di quanto
sembrano.
Arbitrario.
Pierre Saba, Grenoble
In Francia, in conformità alla raccomandazione del presidente della
Repubblica, il governo procede con quello che definisce "riconduzioni
volontarie" assortite di retribuzione economica, di gruppi di persone Rom verso
la Bulgaria e la Romania.
Sul piano del diritto europeo, queste espulsioni non impediranno affatto a
questi cittadini europei quali sono i bulgari e i rumeni di ritornare
ulteriormente e a loro piacimento, sul territorio francese. Dal punto di vista
dell'esecutivo francese, queste misure appartengono di conseguenza a una
efficacia politica temporanea. In quanto al piano del diritto universale,
conviene giudicare gli individui e non gruppi di persone. Ogni misura
giudiziaria o amministrativa a carattere collettivo, appare come appartenente
all'ingiustizia e all'arbitrarietà.
Politica del disprezzo.
Claude Petitbon, Rueil-Malmaison (Hauts-de-Seine)
In «Le Monde » del 19 agosto, Eric Besson (ministro francese
all'immigrazione) spiega che le persone espulse dal nostro paese, membri
dell'Unione Europea, « potranno ritornare in Francia ». L'articolo precisa che,
secondo la legislazione europea, i cittadini rumeni e bulgari possono entrare in
Francia senza alcuna particolare formalità, e restarvi per tre mesi senza dovere
giustificare nessuna attività. A queste condizioni, a cosa serve ricondurre nei
loro paesi d'origine, i Rom che si trovano in Francia in una situazione
irregolare, accordando loro una sovvenzione di 300 euro (+ 100 per ogni figlio a
carico) a titolo di aiuto umanitario (ARH)? Questo illustra chiaramente
l'assurdità della politica attuale della Francia, di rigonfiamento in materia di
sicurezza. Nicolas Sarkozy e il suo governo regolamentano nei confronti di una
comunità delle misure dispendiose e inefficaci, che vogliono solo essere
spettacolari, ai fini elettorali. Questo stigmatizzare sistematicamente le
comunità (in quanto quella dei Rom non è l'unica!) residenti sul nostro
territorio, non può fare altro che condurre all'esasperazione delle persone
implicate e a gravi turbamenti. Il disprezzo del presidente della Repubblica
riguardo ai valori del nostro paese e delle istituzioni nazionali ed europee è
inaccettabile.
Memoria
Bertrand Dreyfus-Alain, Gif-sur-Yvette (Essonne)
E' perché sono figlio di deportati che mi faccio un dovere de testimoniare
in memoria dei Rom, dei comunisti, e di un migliaio di israeliti francesi, tutti
decorati con la legione d'onore, internati nell'autunno 1941 nel campo di
Royallieu, vicino Compiègne. Voglio quindi testimoniare oggi, in ricordo di mio
padre internato in questo campo, e uscitone miracolosamente. E' grazie a
relazioni fraterne con i zigani che lui e la maggior parte degli internati
israeliti e comunisti sono potuti sopravvivere. Purtroppo, pochissimi tra di
loro hanno avuto la grande fortuna, come mio padre, di essere liberati. Quindi
lo dico molto fermamente al nostro presidente della Repubblica: "Non toccare ai
miei fratelli zigani, se no disonorerai la Francia".
Le virtù delle chiacchiere.
Christian de Maussion, Paris
Il ministro dell'interno s'interroga sull'"oltre le chiacchiere". Pensa
probabilmente al dolce sermone del papa invitando "all'accoglienza legittima
delle diversità umane". Certo, il vicario di Dio, fine conoscitore dell'aldilà,
non dispone di altro che delle chiacchiere per esercitare il suo magistero.
Invece, l'uomo di ministero esorta – con grandi rinforzi di paroloni – al
passaggio all'atto, alle espulsioni militarizzate. Al di là delle chiacchiere,
inizia il regno della violenza fisica. Prima di picchiare alla cieca, non è
inutile riflettere sulle virtù delle chiacchiere.
Libera circolazione.
Jean Haas, Schiltigheim (Bas-Rhin)
Al primo posto delle turpitudini giustamente e all'unanimità, rimproverate
al sistema sovietico, figurava l'ostacolo alla libera circolazione, la chiusura
dei cittadini all'interno delle frontiere del proprio paese. A quell'epoca, ogni
individuo che riusciva a passare a ovest era accolto e pure festeggiato per
avere scelto la libertà.
Non sarebbe stato necessario aspettare molto dopo la caduta della cortina di
ferro, perché la libertà di circolazione nuovamente acquisita diventi un
problema. Possiamo legittimamente dedurre che certi uomini politici, sempre
pronti a sbandierare il "buon senso" che hanno come pensiero, ignorino che non
basta uscire da uno stato per viaggiare liberamente: ancora bisogna riuscire a
entrare in un altro!
Il ruolo della Romania.
Sylvio Le Blanc, Montréal (Québec)
La Romania mi fa sorridere. Mette la Francia in guardia contro lo
stigmatizzare i Rom e le espulsioni collettive, ma ciò che la disturba, in
verità, è che i Rom ritornano al paese a ingrossare il numero dei disoccupati e
dei senzatetto. Se trattasse lei stessa meglio la sua minoranza etnica, questa
non cercherebbe un "altrove migliore". Detto ciò, i paesi ricchi come la Francia
e la Germania, avrebbero magari interesse ad aiutare i loro partner più poveri,
come la Romania e la Bulgaria, giustamente a meglio integrare le loro minoranze
etniche. Se il problema fosse risolto alla fonte, "i viaggianti" brontolerebbero
e viaggerebbero molto meno.
In ricordo di Django.
Pierre Kamlo Barré, Saint-Ouen (Seine-Saint-Denis)
Quello che più mi da noia in questo stigmatizzare i viaggianti, è la serie
di "dimenticanze" storiche che l'accompagnano, come la deportazione di numerose
famiglie manush in campi di internamento francesi, come quello di
Montreuil-Bellay (Maine-et-Loire). Dimentichiamo anche che numerosi sono gli
zigani, gitani o manush (zigani o rom essendo la denominazione primaria di
questa comunità) a essersi battuti durante le guerre del XX secolo.
Inoltre, in quest'anno in cui si celebrano i cento anni della nascita di Django
Reihnardt, sarebbe buono ricordarsi che questo geniale manush francese fu il
primo jazzman europeo a recarsi negli USA, su invito di Duke Ellington. Fa oggi
parte integrante della cultura francese con un C maiuscolo. Quindi,
cortesemente, non dimentichiamo che ogni comunità è portatrice di storia,
cultura, ricchezze infinite, e non solo generatrice di delinquenza e turbamenti
vari, come alcuni propositi potrebbero lasciare credere.
Politica non realistica.
Michel Crubellier, Cysoing (Nord)
A proposito dei Rom, non c'è discorso maggiormente tagliato fuori dalla
realtà, e maggiormente sprovvisto di futuro che quello di coloro i quali dicono
che "bisogna" applicare le regole dello stato di diritto, smantellare i campi ed
espellere i loro abitanti fuori dalla Francia. Che la Bulgaria, la Romania e
l'Europa "non hanno che" caricarsi del problema della loro integrazione nei loro
paesi d'origine. La Francia e gli altri paesi d'Europa occidentale, devono
prepararsi a conoscere un lungo periodo, durante il quale i Rom risiederanno in
modo più o meno permanente in questi paesi. Bisogna prepararsi a questo con
delle misure positive, la più urgente delle quali e la messa in opera di aree di
stazionamento, dotate di infrastrutture decenti, aspettando di riflettere a
soluzioni istituzionali e economiche le quali permetteranno di gestire un po'
meglio il difficile problema delle relazioni tra sedentari e nomadi – problema
plurisecolare il quale non è stato risolto in modo soddisfacente da nessuna
parte, e che qui in Francia, non riguarda solo i Rom rumeni e bulgari.
Naturalmente possiamo sempre moltiplicare le espulsioni e allineare numeri
prendendo pose vantaggiose. Ma questa politica di persecuzione, ottusa e
meschina, non farà altro che ritardare la messa in conto dei veri problemi. Non
è necessario essere un angelo per capire questo. Basta essere realisti.
Di Fabrizio (del 10/09/2010 @ 09:10:00, in media, visitato 1837 volte)
Da
British_Roma
BBC South East Wales (al link è possibile visionare un precedente cortometraggio di Cinetig di circa 10')
04/09/2010 - Giovani residenti di un sito di zingari e Viaggianti a
Cardiff stanno girando un film sulle loro vite, grazie ad una borsa di BBC
Children in Need.
La società di animazione Cinetig passerà 10 settimane lavorando con i giovani
del sito di Shirenewton che porterà ad una performance pubblica del loro lavoro.
Cinetig ha già lavorato in precedenza con zingari e Viaggianti nel Galles
dell'ovest per produrre un film animato.
Il lavoro del progetto Shirenewton partirà a gennaio 2011.
Gerald Conn, amministratore delegato di Cinetig, ha detto: "I bambini spesso
superano le loro aspettative quando vedono l'animazione terminata. L'approccio
uno-a-uno che siamo in grado di portare con un progetto come questo, accresce
l'autostima dei bambini coinvolti."
I bambini del sito di Shirenewton hanno già imparato le arti circensi
I bambini del sito di Shirenewton hanno mostrato il loro talento a giugno,
esibendosi in numeri circensi ad un evento a Cardiff Bay per celebrare i Rom ed
il Mese di Storia dei Viaggianti.
Tradizionali contastorie, giovani lavoratori e cineasti lavoreranno con i più
giovani per un periodo di dieci settimane che culmineranno in una presentazione
pubblica del loro lavoro, volta a istruire gli altri sulla storia della comunità
viaggiante in Galles.
I giovani seguiranno tutte le fasi del processo filmico - ricerca, script,
storyboard, animazione di produzione e post produzione assieme a registi
professionisti e creeranno il proprio lavoro e disegni per il film.
Isaac Blake della Romani Cultural and Arts Company, che ha creato l'evento di
Cardiff, ha accolto la sovvenzione di Ł18.696 come un modo per accrescere
l'autostima ed abbattere le barriere con la comunità stanziale.
Isaac Blake ha superato molti ostacoli per costruire la sua carriera nella
danza
Lui stesso della comunità di Shirenewton, Isaac ha costruito una carriera
come ballerino e coreografo e vuole incoraggiare l'altrui creatività.
"Questo progetto permetterà ai giovani zingari e Viaggianti di ricercare la
propria cultura, sviluppare un senso di orgoglio per quella cultura e
dimostrarne l'importanza a noi outsider impegnandoci a filmarla," ha detto.
"Durante il processo speriamo che diventino meno tolleranti verso la
discriminazione e riconoscano i propri valori e e autostima."
Cinetig negli anni recenti ha ottenuto diversi premi per i suoi film
comunitari, inclusi i primi premi ai festival di Chicago, Ottawa e Bradford.
I partner dietro il progetto sperano di ottenere altri fondi portando in
futuro il progetto a Newport e Swansea.
Nel 2005 Cinetig ha lavorato con i giovani di Monkton, Pembrokeshire e Bynea,
Carmarthenshire per realizzare cortometraggi sulla loro appartenenza zingara.
The Travelling Harpists racconta la storia della famiglia Wood che, in
passato, portò la sua musica e stile di vita in Galles.
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