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L'espulsione dei Rom ed i lettori di Le Monde
Di Marylise Veillon (del 16/09/2010 @ 09:01:42, in media, visitato 2324 volte)

Dal forum su Le Monde

Il trattamento politico e umano della questione ha suscitato nei nostri lettori pareri divisi. Pezzi scelti:

Una storia antica.
Patrice Chevy, Garches (Hauts-de-Seine)
Nell'anno 64, Nerone presunto colpevole del grande incendio di Roma, sceglie una piccola comunità che disturba e inquieta, i cristiani, per offrirla alla vendetta popolare. Nel 2010, un presidente francese, piromane suo malgrado (le mani piene di affari, risultato magnetico della politica della sicurezza, politica sociale distruttiva, politica economica disastrosa) riprende la stessa ricetta. Chi ha detto che non bisognava più insegnare la storia? Eppure, è così utile…

Parere.
Jean- François de Montvalon, Paris
Odiamoci gli uni gli altri. Il potere politico malgrado il suo coraggio, le sue competenze e la sua determinazione, non pervenendo evidentemente a padroneggiare i problemi relativi all'economia, il lavoro, la sicurezza, l'ambiente, la gestione dei flussi migratori… ha dunque intrapreso di ricercare i responsabili di certi fallimenti. La massoneria rileva dall'archeologia dell'odio ordinario. Gli arabi sono suscettibili: ricchi, rischiano di trascurare la Costa Azzurra e le nostre industrie di lusso, poveri rischiano di lasciarsi andare a eccessi di violenza riprovevole suscettibile. Quindi mirare ai Rom non è in sé una cattiva idea, ma si può temere che si consumi rapidamente e non permetta di raggiungere il 2012. Così, a ogni utile scopo, ho intrapreso di stilare una lista dei commercianti del mio quartiere, i quali nonostante un'apparenza ingannatrice, non sono probabilmente così innocenti di quanto sembrano.

Arbitrario.
Pierre Saba, Grenoble
In Francia, in conformità alla raccomandazione del presidente della Repubblica, il governo procede con quello che definisce "riconduzioni volontarie" assortite di retribuzione economica, di gruppi di persone Rom verso la Bulgaria e la Romania.
Sul piano del diritto europeo, queste espulsioni non impediranno affatto a questi cittadini europei quali sono i bulgari e i rumeni di ritornare ulteriormente e a loro piacimento, sul territorio francese. Dal punto di vista dell'esecutivo francese, queste misure appartengono di conseguenza a una efficacia politica temporanea. In quanto al piano del diritto universale, conviene giudicare gli individui e non gruppi di persone. Ogni misura giudiziaria o amministrativa a carattere collettivo, appare come appartenente all'ingiustizia e all'arbitrarietà.

Politica del disprezzo.
Claude Petitbon, Rueil-Malmaison (Hauts-de-Seine)
In «Le Monde » del 19 agosto, Eric Besson (ministro francese all'immigrazione) spiega che le persone espulse dal nostro paese, membri dell'Unione Europea, « potranno ritornare in Francia ». L'articolo precisa che, secondo la legislazione europea, i cittadini rumeni e bulgari possono entrare in Francia senza alcuna particolare formalità, e restarvi per tre mesi senza dovere giustificare nessuna attività. A queste condizioni, a cosa serve ricondurre nei loro paesi d'origine, i Rom che si trovano in Francia in una situazione irregolare, accordando loro una sovvenzione di 300 euro (+ 100 per ogni figlio a carico) a titolo di aiuto umanitario (ARH)? Questo illustra chiaramente l'assurdità della politica attuale della Francia, di rigonfiamento in materia di sicurezza. Nicolas Sarkozy e il suo governo regolamentano nei confronti di una comunità delle misure dispendiose e inefficaci, che vogliono solo essere spettacolari, ai fini elettorali. Questo stigmatizzare sistematicamente le comunità (in quanto quella dei Rom non è l'unica!) residenti sul nostro territorio, non può fare altro che condurre all'esasperazione delle persone implicate e a gravi turbamenti. Il disprezzo del presidente della Repubblica riguardo ai valori del nostro paese e delle istituzioni nazionali ed europee è inaccettabile.

Memoria
Bertrand Dreyfus-Alain, Gif-sur-Yvette (Essonne)
E' perché sono figlio di deportati che mi faccio un dovere de testimoniare in memoria dei Rom, dei comunisti, e di un migliaio di israeliti francesi, tutti decorati con la legione d'onore, internati nell'autunno 1941 nel campo di Royallieu, vicino Compiègne. Voglio quindi testimoniare oggi, in ricordo di mio padre internato in questo campo, e uscitone miracolosamente. E' grazie a relazioni fraterne con i zigani che lui e la maggior parte degli internati israeliti e comunisti sono potuti sopravvivere. Purtroppo, pochissimi tra di loro hanno avuto la grande fortuna, come mio padre, di essere liberati. Quindi lo dico molto fermamente al nostro presidente della Repubblica: "Non toccare ai miei fratelli zigani, se no disonorerai la Francia".

Le virtù delle chiacchiere.
Christian de Maussion, Paris
Il ministro dell'interno s'interroga sull'"oltre le chiacchiere". Pensa probabilmente al dolce sermone del papa invitando "all'accoglienza legittima delle diversità umane". Certo, il vicario di Dio, fine conoscitore dell'aldilà, non dispone di altro che delle chiacchiere per esercitare il suo magistero. Invece, l'uomo di ministero esorta – con grandi rinforzi di paroloni – al passaggio all'atto, alle espulsioni militarizzate. Al di là delle chiacchiere, inizia il regno della violenza fisica. Prima di picchiare alla cieca, non è inutile riflettere sulle virtù delle chiacchiere.

Libera circolazione.
Jean Haas, Schiltigheim (Bas-Rhin)
Al primo posto delle turpitudini giustamente e all'unanimità, rimproverate al sistema sovietico, figurava l'ostacolo alla libera circolazione, la chiusura dei cittadini all'interno delle frontiere del proprio paese. A quell'epoca, ogni individuo che riusciva a passare a ovest era accolto e pure festeggiato per avere scelto la libertà.
Non sarebbe stato necessario aspettare molto dopo la caduta della cortina di ferro, perché la libertà di circolazione nuovamente acquisita diventi un problema. Possiamo legittimamente dedurre che certi uomini politici, sempre pronti a sbandierare il "buon senso" che hanno come pensiero, ignorino che non basta uscire da uno stato per viaggiare liberamente: ancora bisogna riuscire a entrare in un altro!

Il ruolo della Romania.
Sylvio Le Blanc, Montréal (Québec)
La Romania mi fa sorridere. Mette la Francia in guardia contro lo stigmatizzare i Rom e le espulsioni collettive, ma ciò che la disturba, in verità, è che i Rom ritornano al paese a ingrossare il numero dei disoccupati e dei senzatetto. Se trattasse lei stessa meglio la sua minoranza etnica, questa non cercherebbe un "altrove migliore". Detto ciò, i paesi ricchi come la Francia e la Germania, avrebbero magari interesse ad aiutare i loro partner più poveri, come la Romania e la Bulgaria, giustamente a meglio integrare le loro minoranze etniche. Se il problema fosse risolto alla fonte, "i viaggianti" brontolerebbero e viaggerebbero molto meno.

In ricordo di Django.
Pierre Kamlo Barré, Saint-Ouen (Seine-Saint-Denis)
Quello che più mi da noia in questo stigmatizzare i viaggianti, è la serie di "dimenticanze" storiche che l'accompagnano, come la deportazione di numerose famiglie manush in campi di internamento francesi, come quello di Montreuil-Bellay (Maine-et-Loire). Dimentichiamo anche che numerosi sono gli zigani, gitani o manush (zigani o rom essendo la denominazione primaria di questa comunità) a essersi battuti durante le guerre del XX secolo.
Inoltre, in quest'anno in cui si celebrano i cento anni della nascita di Django Reihnardt, sarebbe buono ricordarsi che questo geniale manush francese fu il primo jazzman europeo a recarsi negli USA, su invito di Duke Ellington. Fa oggi parte integrante della cultura francese con un C maiuscolo. Quindi, cortesemente, non dimentichiamo che ogni comunità è portatrice di storia, cultura, ricchezze infinite, e non solo generatrice di delinquenza e turbamenti vari, come alcuni propositi potrebbero lasciare credere.

Politica non realistica.
Michel Crubellier, Cysoing (Nord)
A proposito dei Rom, non c'è discorso maggiormente tagliato fuori dalla realtà, e maggiormente sprovvisto di futuro che quello di coloro i quali dicono che "bisogna" applicare le regole dello stato di diritto, smantellare i campi ed espellere i loro abitanti fuori dalla Francia. Che la Bulgaria, la Romania e l'Europa "non hanno che" caricarsi del problema della loro integrazione nei loro paesi d'origine. La Francia e gli altri paesi d'Europa occidentale, devono prepararsi a conoscere un lungo periodo, durante il quale i Rom risiederanno in modo più o meno permanente in questi paesi. Bisogna prepararsi a questo con delle misure positive, la più urgente delle quali e la messa in opera di aree di stazionamento, dotate di infrastrutture decenti, aspettando di riflettere a soluzioni istituzionali e economiche le quali permetteranno di gestire un po' meglio il difficile problema delle relazioni tra sedentari e nomadi – problema plurisecolare il quale non è stato risolto in modo soddisfacente da nessuna parte, e che qui in Francia, non riguarda solo i Rom rumeni e bulgari. Naturalmente possiamo sempre moltiplicare le espulsioni e allineare numeri prendendo pose vantaggiose. Ma questa politica di persecuzione, ottusa e meschina, non farà altro che ritardare la messa in conto dei veri problemi. Non è necessario essere un angelo per capire questo. Basta essere realisti.