Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:48:53, in Italia, visitato 1631 volte)
Comunità delle Piagge, Fondazione Michelucci, Medici per i diritti umani,
Rete antirazzista Firenze hanno scritto questa lettera all’Assessore Allocca -
proprio oggi impegnato in un incontro sull’insediamento di Quaracchi - per
sollecitare la Regione Toscana ad affrontare in modo organico la "questione
rom". La pubblichiamo integralmente.
I rom di Quaracchi: la buona politica sia umana, rapida ed efficace
La Regione Toscana, che con più forza di qualunque altra ha posto la
questione del superamento della condizione di "esclusione organizzata" che i
campi nomadi rappresentano in Italia, è chiamata oggi a fare un bilancio delle
politiche messe in atto, e della situazione inedita che vede presentarsi nuove
forme di povertà ed esclusione abitativa, che riguardano anche popolazioni rom.
Dalla seconda metà degli anni Novanta due nuove leggi regionali toscane –
rispettivamente del 1995 e del 2000 – e un forte movimento che ha coinvolto
anche gli stessi rom, hanno consentito ad alcune amministrazioni di sperimentare
strategie e azioni per il superamento dei "campi nomadi".
Questi interventi legislativi hanno aperto una fase nuova che, tra slanci
progettuali e ripensamenti, nuove realizzazioni e ripiegamenti timorosi, ha
cambiato la geografia degli insediamenti rom e sinti nella Regione. Se nella
seconda metà degli anni Novanta i "campi" accoglievano la quasi totalità dei
gruppi rom e sinti (quindi oltre 2.500 persone), oggi in "campi" variamente
autorizzati o riconosciuti ci sono poco più di 1.000 persone. Più di 500 sono
ora le persone che abitano in villaggi, pur costruiti con modalità e approcci
differenti. Oltre 700 persone vivono in alloggi Erp, e circa 500 abitano in
strutture o insediamenti transitori in attesa di nuove soluzioni.
Contemporaneamente, negli ultimi anni si è manifestato un fenomeno nuovo: la
creazione attorno alle aree urbane più dense di nuovi insediamenti informali,
baraccopoli piccole e grandi, occupazioni di aree o edifici abbandonati, abitati
soprattutto da immigrati provenienti dall’Est Europa, da rifugiati e profughi, e
da una significativa presenza di rom di più recente arrivo.
Le amministrazioni locali, già alle prese con le difficoltà e i tempi lunghi dei
percorsi di superamento dei "vecchi" campi nomadi, hanno reagito a questo nuovo
fenomeno prevalentemente con azioni di dissuasione o di allontanamento, in un
quadro che ha risentito dell’insorgere o del radicalizzarsi di espressioni di
rifiuto e di intolleranza che hanno concorso a indebolire la volontà delle
amministrazioni locali nel predisporre interventi di accoglienza e di assistenza
diretti a queste popolazioni.
Al contrario, le azioni di tipo repressivo riscuotono un ampio consenso ma, come
è evidente anche dagli episodi che si sono succeduti in questi anni, non
risolvono il "problema" della presenza di popolazioni o gruppi che sono ritenuti
indesiderati sul territorio, non favoriscono alcun processo positivo e, non
ultimo, alimentano discriminazione ed emarginazione.
Occorre in questo momento delicato un sussulto di consapevolezza. In una società
frammentata, indebolita dalla crisi e dalla crescita degli egoismi, il
riconoscimento dei diritti di cittadinanza è l’unica strategia per rafforzare la
coesione sociale, per promuovere la solidarietà – invece che la competizione –
tra le componenti più deboli della società. Al contrario, l’intolleranza
avvelena la convivenza civile anche quando in apparenza rende coesa una comunità
locale – magari contro un nemico immaginario e indifeso.
Le centinaia persone che solo nell’area fiorentina vivono in baracche, edifici
dismessi, non svaniranno dopo l’ennesimo sgombero. Cercheranno riparo in altri
luoghi, in condizioni ancora più critiche.
Come avviene ormai da anni per le famiglie rom che sono sgombrate regolarmente
dalle sistemazioni sempre più precarie che riescono a reperire tra l’Osmannoro,
l’area ex Osmatex e Quaracchi. Non è solo nel nome di una visione umanitaria che
questa sequenza di sgomberi brutali deve provocare sdegno in tutti i cittadini,
ma nel nome di una qualsiasi idea di buona politica e di buona amministrazione.
Per quanto possa sembrare trascurabile e marginale il "problema" rappresentato
da queste poche famiglie rispetto ai tanti problemi di questa area urbana,
questo costituisce invece un importante banco di prova, materiale e simbolico,
della capacità di buon governo dell’amministrazione pubblica proprio per la sua
capacità di agire efficacemente anche sui versanti più difficili e più
controversi.
Per questo chiediamo a chi è chiamato a responsabilità politiche e
amministrative, di compiere uno sforzo di comprensione e di immaginazione, prima
di affrontare il problema in termini razionali e operativi, come è ovviamente
necessario.
Nell’area fiorentina come sul territorio regionale sono stati sperimentati in
questi anni diversi percorsi di inserimento socio-abitativo per rom dalla cui
rivisitazione critica possono trarsi elementi utili per affrontare e gestire (se
non per risolvere) la questione delle famiglie attualmente presenti a Quaracchi.
1. La prima considerazione è che gli interventi, provvisori o definitivi, devono
essere immediati e non prorogare ulteriormente una situazione ai limiti della
sopravvivenza e della dignità umana.
2. La seconda è che le soluzioni devono essere condivise con i destinatari e con
le associazioni che li sostengono, altrimenti sono inevitabilmente destinate al
fallimento.
3. Inoltre, va considerato che soluzioni che hanno funzionato, pur tra molti
problemi, per alcuni gruppi, non è detto che funzionino per altri. E’ il caso
dei percorsi di accompagnamento abitativo che in larga scala sono stati messi in
atto nel progetto pisano di "Città sottili", e nel caso degli ex ospedali Luzzi
e Mayer nell’area fiorentina. Questi percorsi si sono dimostrati efficaci in
presenza di una condizione socio-economica accettabile delle famiglie, mentre
hanno avuto l’esito di ricacciare in situazioni di marginalità quelle famiglie
che ne erano prive.
4. Nel caso delle famiglie di Quaracchi, siamo in presenza di persone con grandi
difficoltà, alle quali non sono stati rivolti sinora interventi che ne potessero
aumentare significativamente le risorse interne e le opportunità di
miglioramento della propria condizione. Inserirle ora in percorsi abitativi
ordinari (per quanto "accompagnati") si presenta come una operazione velleitaria
e destinata a riproporre il problema in tempi brevissimi.
5. Va detto con chiarezza che si illude chi pensa che tutte le situazioni di
grave disagio abitativo possano essere superate nascondendole agli occhi della
popolazione, diluendone la presenza attraverso la loro disseminazione sul
territorio. Le dimensioni del fenomeno e le sue caratteristiche renderanno
inevitabili, nel breve-medio periodo, soluzioni temporanee di "abitare di
comunità", che vanno però progettate e realizzate in modo da evitare la miseria
e il degrado dei campi per nomadi o profughi.
6. Il problema di una sistemazione abitativa per le famiglie di Quaracchi non è
nel "come" affrontarlo, ma nel "dove": dove, e con il concorso di chi, reperire
un’area o una struttura da adibire a luoghi di vita decorosi, per quanto
temporanei, con un limitato impiego di risorse economiche e spaziali.
E’ necessario decostruire il "problema", valutandolo razionalmente nelle sue
dimensioni e nelle sue specificità: poche famiglie, per le quali l’abitare
luoghi marginali, in situazioni insopportabili per qualunque altro cittadino, è
divenuto quasi una colpa, piuttosto che la misura di una discriminazione.
La buona politica può impegnarsi per una soluzione partecipata, umanitaria,
rapida ed efficace, nell’interesse della coesione sociale e della convivenza,
dei rom e delle città dove vivono.
Firenze, 13 gennaio 2011
Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:13:13, in Europa, visitato 1541 volte)
Da
Roma_Francais
Par L'Express, publié le 13/01/2011
La Francia ha redatto una nota per spiegare ai propri vicini europei come
occuparsi dei Rom.
La Francia ha indirizzato ai paesi membri della UE una "nota" sulla
"strategia" da mettere in opera a livello europeo al fine di "promuovere i
principi di uguaglianza di possibilità e dell'inclusione sociale delle
popolazioni in situazioni di povertà e di esclusione, in particolare dei Rom".
Gli autori sottolineano che "appartiene a ciascuno stato membro di assicurare
l'inserimento economico e sociale dei suoi cittadini (...) Promuovere la libera
circolazione in seno all'Unione Europea implica prima di tutto che gli stati
membri d'origine si assumano pienamente questa responsabilità". Il documento
sarà all'ordine del giorno del summit europeo di giugno a Bruxelles. Parigi
assicurache l'adozione di questa strategia da qui a sei mesi è "un orizzonte
realista".
Di Fabrizio (del 16/01/2011 @ 09:36:16, in Europa, visitato 2547 volte)
Segnalazione di Dragan Vasovic - YOUTH ROMA CENTER
(la rassegna fotografica su
Facebook)
La notte tra il 12 e il 13 gennaio nella parte dell'insediamento Pozega in
cui vivono circa 700 Rom, sui lampioni sono apparse svastiche. Su tutti i piloni
di cemento che circondano l'insediamento - nelle strade Bana Milutina e Dimitrija
Tucovica, sono state dipinte svastiche con lo spray, come pure su diversi
ingressi e cartelli del traffico. Oltre a ricordare un momento triste della
nostra storia, su di un palo è stato scritto "ZINGARI FUORI DALLA SERBIA". I
cittadini del quartiere sono inorriditi, sono davvero colpiti e hanno paura. Per
la prima volta nella storia del comune di Pozega qualcosa di simile accade dopo
la II guerra mondiale e non ci si aspettava che questo si sarebbe nel XXI
secolo, e ricorda a tutti la parte più brutta della storia della nostra civiltà.
FATE CIRCOLARE L'INFORMAZIONE!
Notizia di contorno (tratta dalla
Nazione)
Don Virgilio Annetti, parroco ad Arezzo, scrive sul giornale inviato ai
fedeli: "Senza tanti pietismi torna in mente quell'uomo che tentò invano, a
suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo
ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il
convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perché uno
solo invece che due!"
Per la cronaca, il vescovo di Arezzo gli ha imposto di chiedere
immediatamente perdono per il suo delirio omicida: ma può un uomo simile, le
cui dichiarazioni sono state replicate entusiasticamente sui siti neonazisti
(vedi QUI),
essere lasciato ancora al suo posto, senza che il suo inascoltato Maestro,
Rabbi Yehoshua di Nazaret, si contorca ancora sulla croce?
Di Fabrizio (del 15/01/2011 @ 09:58:56, in Regole, visitato 1834 volte)
Tratto da
Polisblog
14 gennaio 2011: Il 27 settembre scorso Roberto Maroni
dichiarava:
"Nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari
di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in
alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per
l’emergenza rom. (…) E’ una scelta politica, di saggezza, che mette
d’accordo le sensibilità di tutti, compresa quella di chi vuole
l’assegnazione delle case popolari prima ai milanesi"
E’ notizia di ieri che due delle dieci famiglie del Triboniano che hanno
vinto la causa civile
sono già entrate negli alloggi.
Di Sucar Drom (del 15/01/2011 @ 09:19:11, in blog, visitato 1774 volte)
Milano, sentenza storica!
Il Tribunale civile di Milano ha accolto il ricorso presentato da dieci rom del
campo milanese di via Triboniano contro il sindaco Letizia Moratti, il ministro
dell'Interno Roberto Maroni e il prefetto...
Milano, rom: è una questione di giustizia
Ha ragione don Colmegna: smettiamola di soffiare sul fuoco della paura
contrapponendo i rom a chi è in attesa di una casa Aler. Cosa ha detto il
tribunale? Che negare le case a queste famiglie perché rom è...
Il Giorno della Memoria 2011: le proposte sul Porrajmos
L’Istituto di Cultura Sinta ogni anno organizza eventi in tutta l’Italia per
riflettere sulle persecuzioni su base razziale subite dalle minoranze sinte
e rom durante il fascismo e il nazis...
Padova, il giorno della conoscenza della Campagna Dosta!
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far
conoscere ai padovani le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: "Il
giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture si...
Mirko, Amilcare e la memoria dell'Italia
In questi ultimi giorni sono morti Mirko Levak, rom kalderash di Marghera,
l’ultimo rom sopravvissuto ad Auschwitz, e Amilcare Debar (in foto), detto
«Taro», sinto piemontese, staffetta e partigiano combattente (col nome di «Cors...
Albenga (SV), Migrantes cerca collaboratori
"Ero forestiero e mi avete ospitato"… È con questa citazione del Vangelo di
Matteo che la Migrantes diocesana di Albenga ha deciso di presentarsi e chiedere
aiuto a tutti coloro che hanno buona volontà. Un atteggiamento c...
Marmirolo (MN), Sucar Drom e le famiglie sinte ricorrono al Consiglio di Stato
In seguito alla sentenza del TAR di Brescia e alle notizie stampa diffuse in
questi giorni ecco il comunicato stampa diffuso questo pomeriggio ai mezzi
d’informazione...
Lacio Nevo Bers, un augurio per il 2011
Quest’anno l’Istituto di Cultura Sinta augura a tutti un Buon Anno Nuovo,
pubblicando un breve testo tratto dal libro “Non chiamarmi zingaro” di Pino
Petruzzelli, edito da Chiarelettere editore. Il breve testo è estratto da un
dialogo che l’autore ha con il pittore sinto Olimpio Cari detto Mauso...
Trento, Vagane Sinti in concerto per Il Giorno della Memoria
Sinti project international invita mercoledì 26 gennaio 2010 all’evento che si
terrà al Centro sociale Bruno in via Dogana n. 1 (a pochi metri dalla stazione
FS Trento/Malè) per celebrare il Giorno della Memoria. Si inizia alle 18.00 all’Enolib...
Fondazione "Anna Ruggiu", premiazione dei giovani rom vincitori delle borse di
studio - IX edizione
La Fondazione "Anna Ruggiu" onlus assegnerà tre borse di studio a giovani rom
che si sono distinti nel corso dello anno scolastico 2009 – 2010: Teresa
Sulejmanovic di Selargius; Milena Dragutinovic di Sinnai e Cristian Stoijanovic
di Pabillonis saranno premiati sabato 22 gennaio...
Arezzo, interviene la Curia sul sacerdote che inneggia a Himmler
Pubblichiamo la nota della Curia della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
dopo la pubblicazione sul giornale “Vita parrocchiale” di una dichiarazione
scioccante di Don Virgilio Annetti (in foto). Ringraziamo pubblicamente il
Vescovo e il Vicario generale per il pronto intervento...
Di Fabrizio (del 14/01/2011 @ 09:49:50, in Regole, visitato 1769 volte)
L'Espresso di Fabrizio Gatti
Ecco la storia di una coppia di rom italiani che ha fatto ricorso contro lo
sgombero
(11 gennaio 2011) Quando si è rom i diritti costituzionali non valgono.
Nemmeno se si è cittadini italiani. Nemmeno se si abita da vent'anni in un campo
autorizzato dal Comune. È il caso di una coppia che vive in via Idro, periferia
est di Milano. Lui, 55 anni, è nato in provincia di Padova. Lei, stessa età, in
Brianza. Le due figlie, ancora minorenni, a Milano.
Tre mesi fa Carmela Madaffari, direttore centrale dell'ufficio comunale
Famiglia, scuola e politiche sociali, ha scoperto che la mamma delle ragazze ha
presunte condanne definitive a carico in base a vecchie sentenze, pronunciate
tra il 1974 e il 1982. Così è scritto nell'ordinanza di sgombero. Per questo il
Comune ha ordinato lo sfratto a tutto il nucleo familiare da eseguire entro 48
ore. L'articolo 12 del regolamento per la gestione dei campi, entrato in vigore
nel 2009, prevede come motivo di revoca dell'autorizzazione la "sopravvenienza
di condanne definitive".
La polizia locale di Milano non fa differenza tra condanne già scontate 37 anni
fa e reati appena commessi. E nemmeno tra condannati e familiari incensurati,
compresi i figli minorenni. Il piano del Comune sta destabilizzando le famiglie
rom lombarde che da anni hanno abbandonato il nomadismo e lavorano nella
metropoli.
La coppia di via Idro ha fatto ricorso. Nel campo di via Idro sono una ventina
le famiglie sotto sfratto per la stessa ragione: "Si tratta in buona parte di
sentenze sospese o di condanne per accattonaggio", spiega Antonio Braidic, tra i
firmatari di una lettera di protesta: "Dal maggio 2009 si parla dello sgombero
del nostro campo. Ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando
avverrà. E quale sarà il nostro destino di cittadini italiani che in questa zona
abitano, lavorano e mandano a scuola i figli"
Di Fabrizio (del 14/01/2011 @ 09:24:03, in Italia, visitato 1743 volte)
Segnalazione di Sarcinella
NapoliToday
Il comitato Cittadini, associazioni e rom insieme: "Lanciamo questo grido
di allarme offrendo tutta la disponibilità per concorrere all'eliminazione dei
rifiuti, servizio primario di ogni comunità civile"
di Redazione - 10/01/2011 - LA DENUNCIA ARRIVA DA DOMENICO PIZZUTI, del comitato
'Cittadini, associazioni e rom insieme': cumuli di rifiuti a ridosso
della baracche del campo rom di Scampia. "Ieri pomeriggio ho compiuto una
visita di controllo sulla stato dell'immondizia non raccolta nel campo nomadi di
Scampia, in via Cupa Perillo", ha spiegato Pizzuti.
"Ho notato che l'entrata del piccolo campo dietro la 'scuola rosa', sulla
destra, è ostruita da un mare di rifiuti a ridosso delle baracche. In complesso,
anche per mancanza di videosorveglianza, continuano gli sversamenti illegali
lungo il viale di accesso con tutta una tipologia di inerti (bottiglie di
plastica, gomme, materiali edili e di legno, vestiti, ecc.) e soprattutto si
allargano sulla strada, che era stata per metà ripulita lo scorso mese, i cumuli
di sacchetti intorno alla rotonda con picchi di più di un metro, offrendo uno
spettacolo che ha sconvolto qualche candidato alle primarie per sindaco di
Napoli che si era recato in civile pellegrinaggio al campo nomadi".
"Lanciamo di nuovo questo grido di allarme, offrendo tutta la disponibilità per
concorrere all'eliminazione dei rifiuti, servizio primario di ogni comunità
civile - ha concluso Pizuti - Attendiamo un intervento dell'esercito italiano, o
dobbiamo mobilitare l'esercito dei residenti e dei volontari sotto guide esperte
dei servizi comunali o delle istituzioni? Chiediamo urgentemente da parte della
Prefettura un tavolo di concertazione con tutti i servizi interessati, i
residenti del campo e le associazioni operanti in loco".
Di Fabrizio (del 13/01/2011 @ 09:58:33, in Italia, visitato 1661 volte)
Realizzata per il GIORNO DELLA MEMORIA 2011, organizzata dall'
Associazione La Conta in collaborazione con la Sezione ANPI Martiri di
Viale Tibaldi, con l'Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano
ed il Circolo ARCI Martiri di Turro, che ci sarà, con ingresso gratuito,
con tessera arci
Lunedì 17 gennaio 2011 alle 21,00 - Incontro dedicato a "I campi di
concentramento dei Rom e dei Sinti in Italia nel periodo dal 1943-1945"
dedicato al "Porrajmos, lo sterminio dei Rom e Sinti” con la partecipazione di
Ernesto Rossi, studioso e ricercatore dell’Associazione "Aven Amentza -
Unione di Rom e Sinti" e Associazione "ApertaMente" di Buccinasco (MI) che
ci parlerà, anche con la proiezione di una selezione di brevi documentari, dei
campi di concentramento dei Rom e Sinti in Italia. Circolo ARCI Martiri di Turro via Rovetta 14 - Milano
Buongiorno,
mi chiamo Simona e lavoro per una compagnia teatrale di Como, TEATROGRUPPO
POPOLARE, presente da anni sul territorio della provincia con proposte legate a
temi di interesse sociale e culturale: la compagnia nasce come associazione, con
l'obiettivo di promuovere una cultura di pace e rispetto delle diversità,
valorizzando l'incontro con l'altro attraverso una relazione mediata dal
linguaggio teatrale.
Tanti sono gli interrogativi che stimolano la nostra ricerca, tante le
perplessità che dialogano con la nostra "artistica" razionalità nel quotidiano
lavoro di messa in scena della vita che ci circonda e delle storie che la
animano.
Vi scrivo per sottoporre alla Vs. attenzione uno spettacolo teatrale che ci
accompagna da qualche anno, ma che - drammaticamente - rimane attuale e
significativo giorno dopo giorno.
Il titolo dello spettacolo è "La
farfala sucullo" (premio "Teatro e Shoà" 2007): ambientato in un
campo di concentramento, vede il protagonista zingaro raccontare la propria
vicenda di reclusione personale affiancato da un musicista (cantante del gruppo
Sulutumana -
www.sulutumana.net) e il suono di una fisarmonica. Lo spettacolo non
richiede particolari strutture o spazi dedicati e si presta a essere messo in
scena anche presso istituti scolastici.
E' una rappresentazione molto suggestiva, che nell'alternarsi di parole e
musiche riesce a trovare un canale comunicativo coinvolgente e partecipato: una
proposta culturale che possa offrire conoscenza e quindi muovere le coscienze,
perché il razzismo nasce in maggior luogo là dove si ignora.
In
allegato la scheda tecnica.
Per approfondimenti e curiosità, invito a visionare il sito nel quale trovare
informazioni sugli spettacoli (ci sono anche alcuni stralci video dello
spettacolo in questione), oltre che la storia e i riferimenti dettagliati sulla
compagnia.
Vi ringrazio per l'attenzione e rimango in attesa di un gentile riscontro
Simona Sabia
www.teatrogruppopopolare.it
334.2207596
Di Fabrizio (del 12/01/2011 @ 09:37:48, in casa, visitato 2089 volte)
Da
Roma_und_Sinti (i link sono in tedesco) NB: di Hugo Höllenreiner si trova
una testimonianza (doppiata in italiano) nel DVD "A
forza di essere vento"
Süddeutsche Zeitung von Viktoria
Großmann
Hugo Höllenreiner in campo di concentramento fu una vittima di Josef Mengele.
Ora sta cercando per sé e la sua famiglia una casa popolare - invano.
foto Vain (© Robert Haas)
Ad agosto 2010 Hugo Höllenreiner ricevette una lettera incoraggiante.
Diceva: "Lei ha lasciato un appartamento in affitto ad
Ingolstadt,
ora abbiamo per lei una casa adatta. La lettera arriva dall'impresa
cattolica Sankt
Gundekar-Werk Eichstätt, che sta costruendo a Ingolstadt-Hollerstauden 142
appartamenti, 127 dei quali sono alloggi popolari.
Ciò che suona come un avviso di consegna è, tuttavia, per Peter-Stephan
Englert amministratore delegato della St. Gundekar-Werk, solo "una lettera di
vendita", inviata a tutti e 500 che avevano prenotato, personalizzata con nome e
indirizzo. La pubblicità pare necessaria: i primi appartamenti dovrebbero essere
abitati a marzo 2011, essendo pronti, ma sono stati siglati solo 45 contratti.
Per Hugo Höllenreiner non ci sono appartamenti disponibili.
Höllenreiner ha 77 anni, nel 1943 con la sua famiglia - sono Sinti - fu
deportato nel campo di concentramento di
Auschwitz.
Lì Höllenreiner dovette subire le "visite" del famigerato dottor Josef Mengele.
Ne patisce tuttora le conseguenze fisiche e mentali, è considerato disabile
grave.
Non lo sembra: Höllenreiner è un bell'uomo con i capelli bianchi, che va a fare
una passeggiata con indosso un completo grigio chiaro ben curato.
A novembre ha ricevuto un'altra lettera: "Siamo spiacenti di informarla che la
sua domanda per i nostri appartamenti non può essere presa in considerazione".
In precedenza a sua nipote, che vive con lui, era stato promesso a voce un
appartamento.
Peter-Stephan Englert [...] ha detto della sua richiesta: "Il signor Höllenreiner
ha 77 anni, si dovrebbe rivolgere all'assistenza sociale".
Dagli anni '90
Höllenreiner gira la Germania in qualità di testimone. Viaggia molto, parla
regolarmente in occasione di eventi commemorativi a Dachau,
Auschwitz-Birkenau e Bergen-Belsen. La sua storia è stata pubblicata in un libro
e ha ottenuto un premio per la letteratura infantile. La sua storia è stata
raccontata nelle scuole di Ingolstadt. Là vive assieme alla nipote e alla
pronipote in un appartamento, che ora per loro è troppo caro. Perciò, alla fine
del 2009 si iscrive a St. Gundekar-Werk. Nel novembre 2010 viene comunicato a
sua nipote che non ci sono più appartamenti liberi.
"E' una brutta storia," dice Englert. E dice anche di essere timoroso,
perché gli Höllenreiner "non nuotano nell'oro". Una volta che si omette lo
stipendio, perché si avrebbe un caso di assistenza, l'ufficio avrebbe dovuto
ordinare un appartamento più piccolo ed economico, e gli inquilini si sarebbero
dovuti spostare di nuovo. "Vogliamo anche proteggere i nostri inquilini".
Englert fa riferimento all'età di Höllenreiner, perché gli appartamenti non
erano adatti per inquilini bisognosi di cure o su sedie a rotelle.
Höllenreiner, la nipote Silvana Lauenburger e sua figlia hanno un permesso di
soggiorno. Così Lauenburger si presenta a St. Gundekar-Werk, dicendo che
loro vorrebbero vedere un quadrilocale. Più tardi, sembra, che l'appartamento
fosse troppo grosso per le tre persone ed i particolari del contratto non erano
soddisfacenti. "Ho chiesto allora un trilocale, ma il mediatore ha detto che
erano andati tutti".
Per i Sinti non c'è alcun punto di riferimento
Lauenburger si sente discriminata; ritenendo di non ottenere l'appartamento,
soltanto perché Sinti. Anche la loro figlia e nipote non hanno avuto nessun
appartamento da
St. Gundekar-Werk.
Non ci sono a Ingolstadt riferimenti per i Sinti nei bisogni sociali, come in
grosse città come Norimberga o Monaco. Silvana Lauenburger si è dunque rivolta,
così dice, ad Andreas Lehmann, sindaco di Ingolstadt. Una volta aveva mostrato
rispetto per suo zio, andandolo a trovare in ospedale. Ma [stavolta] non aveva
voluto riceverla.
"La discriminazione non è con noi", ha detto il sindaco, riferendosi al corpo
sociale urbano. Anche St. Gundekar-Werk in settembre ha firmato un impegno
volontario per combattere la discriminazione.
Parlando dello sviluppo a Ingolstadt-Hollerstauden, Englert ha detto che si
dovrebbe fare attenzione alla selezione degli inquilini. Per questo ha
incaricato un libero professionista "che ha talento nella selezione degli
inquilini". Così il nuovo sistema automatico di ventilazione non era adatto a
tutti. Gli appartamenti sono "case a basso consumo energetico", finanziati dallo
stato. Se si rivelano troppo moderni, si rivolgono a lui per chiedere una casa
tradizionale "siamo così flessibili". Però ad Höllenreiner ed alla sua famiglia
non è stata offerta alcuna alternativa.
L'edilizia popolare è finanziata dal ministero degli interni. Qui non c'è un
distaccamento che controlli l'assegnazione degli alloggi popolari. Chi si sente
discriminato, riceve aiuto dall'agenzia anti-discriminazione di Berlino. Si
verifica spesso che vi si rivolga per la ricerca di appartamenti, ha detto Jens Büttner
dell'agenzia anti-discriminazione. In particolare, si sentono svantaggiate del
mercato immobiliare, persone dal cognome che suona straniero o coppie
omosessuali.
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