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Italiani di serie B
Di Fabrizio (del 14/01/2011 @ 09:49:50, in Regole, visitato 1770 volte)

L'Espresso di Fabrizio Gatti

Ecco la storia di una coppia di rom italiani che ha fatto ricorso contro lo sgombero

(11 gennaio 2011) Quando si è rom i diritti costituzionali non valgono. Nemmeno se si è cittadini italiani. Nemmeno se si abita da vent'anni in un campo autorizzato dal Comune. È il caso di una coppia che vive in via Idro, periferia est di Milano. Lui, 55 anni, è nato in provincia di Padova. Lei, stessa età, in Brianza. Le due figlie, ancora minorenni, a Milano.

Tre mesi fa Carmela Madaffari, direttore centrale dell'ufficio comunale Famiglia, scuola e politiche sociali, ha scoperto che la mamma delle ragazze ha presunte condanne definitive a carico in base a vecchie sentenze, pronunciate tra il 1974 e il 1982. Così è scritto nell'ordinanza di sgombero. Per questo il Comune ha ordinato lo sfratto a tutto il nucleo familiare da eseguire entro 48 ore. L'articolo 12 del regolamento per la gestione dei campi, entrato in vigore nel 2009, prevede come motivo di revoca dell'autorizzazione la "sopravvenienza di condanne definitive".

La polizia locale di Milano non fa differenza tra condanne già scontate 37 anni fa e reati appena commessi. E nemmeno tra condannati e familiari incensurati, compresi i figli minorenni. Il piano del Comune sta destabilizzando le famiglie rom lombarde che da anni hanno abbandonato il nomadismo e lavorano nella metropoli.

La coppia di via Idro ha fatto ricorso. Nel campo di via Idro sono una ventina le famiglie sotto sfratto per la stessa ragione: "Si tratta in buona parte di sentenze sospese o di condanne per accattonaggio", spiega Antonio Braidic, tra i firmatari di una lettera di protesta: "Dal maggio 2009 si parla dello sgombero del nostro campo. Ma in tutto questo tempo nessuno ci ha mai detto quando avverrà. E quale sarà il nostro destino di cittadini italiani che in questa zona abitano, lavorano e mandano a scuola i figli"