Di Fabrizio (del 16/04/2011 @ 09:41:59, in casa, visitato 1652 volte)
InterNAPOLI.it12-04-2011 L'operazione all'alba. Alex Zanotelli: «Eravamo un paese
accogliente»
GIUGLIANO. L'operazione è cominciata questa mattina all'alba. Oltre 400 nomadi
residenti nei campi rom a ridosso della zona Asi, sono stati sgomberati con
l'ausilio di ruspe e di agenti delle forze dell'ordine. Si prevede che le
operazioni di sgombero continueranno anche domani. Non sono mancati momenti di
tensione. Sul posto è giunto anche il padre comboniano Alex Zanotelli, il quale
ha annunciato che lascerà il campo nomadi «solo quando la prefettura mi darà
rassicurazioni in merito alla sistemazione dei nomadi che non hanno trovato
posto nei moduli abitativi, allestiti dal Comune di Giugliano». Nel nuovo campo
infatti trovano posto appena 200 persone circa a fronte delle 500 che fino a
oggi vivevano nella ''baraccopoli'' a ridosso della zona industriale di
Giugliano. «Ho chiamato in prefettura ed ho rappresentato ad una funzionaria
questa esigenza - ha spiegato padre Alex Zanotelli - ma fino ad ora non ho
ricevuto alcuna risposta».
Non si sa dove andranno i rom sgomberati dai campi. Dopo che le ruspe hanno
distrutto le baracche, alcune famiglie hanno lasciato la zona, altre stanno
ancora raccogliendo le cose che hanno deciso di portarsi dietro, altre invece,
alcune decine di nomadi, si sono accampati in due terreni non lontani da Ponte
Riccio, entrambi nel territorio del comune di Giugliano. Alcune famiglie con i
loro camper si sono sistemati nei pressi del cavalcavia della stazione
ferroviaria. Altre invece a poca distanza dalla rotonda di Qualiano.
La preoccupazione viene rivolta in particolare per i tanti bambini, molti dei
quali, frequentavano regolarmente le scuole. Solo domani si saprà quanti
continueranno a frequentare regolarmente le scuole. La maggior parte di essi è
praticamente nata a Giugliano e, sempre alcuni di loro sono figli di altri
nomadi nati a Giugliano. Gli insediamenti hanno cominciato a mettere radici a
Giugliano già 20 – 25 anni fa.
Alcuni volontari, rappresentanti di associazioni umanitarie, hanno provveduto
alla distribuzione del pasto e dell'acqua. I servizi sociali del Comune di
Giugliano hanno fatto sapere che i nomadi hanno rifiutato la colazione offerta
loro in mattinata. «Solo una bambina - ha riferito all'Ansa Rosa Ariano,
responsabile dei servizi sociali al Comune di Giugliano - ha accettato un pacco
di merendine». Padre Zanotelli si è intrattenuto per l'intera giornata con i rom
della zona Asi esprimendo loro solidarietà: «Una volta eravamo un popolo
ospitale - ha commentato il sacerdote - ma ora sembra che non ci sia più
umanità».
Appartengono a varie etnie i rom sgomberati dai campi giuglianesi. Molti di loro
provengono dalla ex Jugoslavia. Lo sgombero del campo era già stato predisposto
e pianificato da settimane e legato a problemi di salute pubblica. Esso infatti
insiste su un terreno fortemente inquinato e destinato alla bonifica. Ma la
presenza dei rom aveva creato problemi al consorzio di imprenditori locali che
opera all'interno dell'area per i furti di cavi di rame e di energia elettrica.
Proprio per questo motivo gli imprenditori del Cig da anni si battono con
istituzioni, Comune e prefettura, affinché venisse trovata una soluzione al
problema: «Lo sgombero non era più rinviabile perché i nomadi non potevano più
vivere in queste assurde condizioni igienico-sanitarie. Ma d'altra parte dico
anche che ora gli imprenditori non hanno più alibi e devono investire, come
anche le istituzioni devono fare il loro dovere - è il commento che in mattinata
ha rilasciato il presidente degli industriali giuglianesi, Angelo Punzi - Ora ci
aspettiamo che venga bonificata l'area e che venga garantita la sicurezza
soprattutto per i nostri clienti, che molto spesso in questa zona non volevano
proprio venire La nostra sfida – aggiunge Puzi - è anche quella di realizzare un
centro servizi per tutti gli imprenditori, siamo sicuri che nel giro di poco
tempo potremmo aumentare considerevolmente il numero di lavoratori impiegati».
Di Fabrizio (del 16/04/2011 @ 09:34:53, in Italia, visitato 1507 volte)
di Piero Basso, presidente di Dar casa Scrl
In piccolo, la stessa politica schizofrenica di chi i problemi non vuole
risolverli viene praticata dal Comune di Milano nei confronti della popolazione
Rom (anche italiani). Come spiega un appello promosso da alcuni gruppi di
sostegno (Forlanini, Rubattino) e sottoscritto da decine di organizzazioni, tra
cui anche ARCI e CGIL, negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati
oltre 360 sgomberi di campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune
centinaia di nuclei familiari presenti da tempo sul territorio cittadino. Spesso
gli sgomberi sono condotti, senza preavviso, alle prime luci dell'alba, anche
con pioggia e neve, lasciando uomini, donne e bambini senza riparo e privati
delle loro poche cose che vengono arbitrariamente distrutte. (Le cose non sono
cambiate molto dagli anni del dopoguerra quando i gipponi della polizia di
Scelba distruggevano le biciclette dei braccianti in sciopero).
L'appello prosegue citando le decine o centinaia di bimbi Rom costretti ad
abbandonare la scuola, e con quella i preziosi legami di amicizia costruiti con
i compagni, e denunciando la violazione dei diritti di quelle persone, sanciti
da trattati e convenzioni firmati dall'Italia, il diritto all'abitare,
all'integrità personale, alla salute, all'istruzione.
Io vorrei mettermi da un punto di vista diverso da quello degli estensori
dell'appello, e provare a ragionare come un buon milanese che, secondo Moratti e
De Corato, dovrebbe sentirsi più "sicuro" a seguito degli sgomberi. Naturalmente
la "sicurezza" di cui parlano questi signori non è la sicurezza che deriva
dall'avere un lavoro non precario o la sicurezza di essere tutelato contro il
rischio di un infortunio sul lavoro. La loro "sicurezza" si limita, ma è già
qualcosa, a evitare furti, scippi o violenze. Personalmente ho recentemente
subito un furto notturno in casa, che alcuni ritengono opera di "zingari", pur
essendo lontano da ogni campo Rom, e pur avendo a meno di cento metri da casa
una camionetta dell'esecito. Chiunque, tranne sindaco e vicesindaco, capisce che
la presenza di alcuni ragazzi armati di mitra non protegge nessuno dai
malintenzionati; semplicemente ti aspetteranno in un'altra strada.
Ma almeno una sicurezza gli sgomberi me la danno: ed è che a pagare il conto
saremo noi cittadini contribuenti (come me e come voi, che le tasse le paghiamo
tutte).. Assai di più dei 2.128.000 euro indicati recentemente da De Corato in
risposta a un'interrogazione dei consiglieri Landonio e Patrizia Quartieri,
senza però precisare a quanti sgomberi questa cifra si riferiva. Secondo una
recente valutazione di Terre di Mezzo (giugno 2010) ogni sgombero costa, in
media, circa 24.000 euro, tra costi di "bonifica e pulizia" a carico dell'AMSA e
l'impiego di vigili urbani, polizia e carabinieri. In totale, per 360 sgomberi,
quasi nove milioni di euro.
Quale che sia la cifra, è indubbio che questi soldi sarebbero molto più
utilmente spesi nel costruire percorsi di integrazione, come meritoriamente
tanti stanno facendo, dalle mamme e maestre del Rubattino alla S. Egidio, alle
associazioni che concludono il loro appello proprio con queste parole:
"Chiediamo che le risorse pubbliche non vengano più sistematicamente sprecate
per demolire e distruggere baracche e beni, sogni e legami, ma siano utilizzate
per promuovere percorsi reali di integrazione abitativa e lavorativa e progetti
che garantiscano il diritto all'istruzione ed alla salute per tutti, Rom e Sinti
compresi. Chiediamo che i Rom e Sinti siano riconosciuti come soggetti a pieno
titolo, interlocutori attivi dei progetti che li riguardano".
Di Fabrizio (del 15/04/2011 @ 14:14:26, in Italia, visitato 1573 volte)
Nonostante l'appello alla città "I diritti non si sgomberano",
sottoscritto da oltre 60 associazioni laiche e cattoliche e da numerosi
avvocati, insegnanti, operatori dei servizi sociali e cittadini/e, il Comune di
Milano prosegue imperterrito nella sua politica degli sgomberi dei campi Rom
senza alcuna alternativa.
Questa mattina si sono svolti in via Cavriana e viale Forlanini gli
ennesimi sgomberi di quelle che i manifesti elettorali del vicesindaco De Corato
definiscono "nomadi abusivi", definizione che secondo il Dizionario della
lingua italiana Sabatini-Coletti significa "che non ha diritto di essere"
(?!).
Amsa e polizia locale, a partire dalle 8 di mattina, in via Cavriana hanno
sgomberato una baracca e una tenda che fungevano da abitazione per 5 cittadini
rumeni, mediante un impressionante spiegamento di forze (e costo) che
comprendeva 11 automezzi, tra auto, furgoni, camion e ruspe.
Successivamente uomini e mezzi si sono spostati verso viale Forlanini, dove
hanno proceduto alla sgombero e alla demolizione di alcune baracche abitate da
tre nuclei familiari di Rom romeni con la presenza di una bimba di 20 mesi (che
ha già subito nella sua breve vita ben 17 sgomberi!)
Denunciamo non solo l'immoralità di tali sgomberi ma anche la loro assoluta
illegalità in quanto alla richiesta del nostro avvocato di esibire il mandato
(necessario per l'esecuzione dello sgombero) tale documento non veniva esibito,
e i servizi sociali (che dovrebbero fornire un'alternativa abitativa agli
sgomberati e proporre percorsi di inserimento sociale e lavorativo) erano ancora
una volta assenti.
Le persone presenti sono state denunciate per occupazione abusiva di suolo
pubblico ed allontanate.
Ricordiamo a tale proposito le falsità che vengono continuamente dette dai
nostri governanti e amministratori:
• il ministro dell'Interno on. Maroni alla trasmissione Che tempo che fa
del 13.02.2011 aveva espressamente dichiarato: "Per chiudere i campi abusivi
sono state realizzate delle strutture adeguate, 60 milioni di euro per costruire
campi attrezzati e condomini orizzontali... di norma lo sgombero avviene solo
quando c'è una soluzione alternativa";
• sul libretto distribuito a tutti i cittadini dal sindaco Moratti, dal titolo
"I cento progetti realizzati",a pagina 73 si legge espressamente: "... in
ogni operazione di sgombero è stata offerta ospitalità e percorsi di
accompagnamento per il reinserimento sociale e lavorativo".
Quello che avviene a Milano, ormai da 3 anni con oltre 400 sgomberi sappiamo
che è ben altro!
Questa pratica illegale non è un'eccezione ma ormai la prassi di quanto
avviene giornalmente a Milano, dietro ai trionfalistici comunicati stampa
dell'amministrazione che annunciano numeri altissimi di sgomberi e rimpatri.
Cifre dietro alle quali, conviene ricordare, ci sono persone e famiglie con
bambini ed anziani, con i loro drammi umani.
Chiediamo che gli sgomberi siano fermati ed invitiamo ad aderire all'appello
"I diritti non si sgomberano" (vedi
QUI ndr).
Da parte nostra, proseguiremo nei progetti di accompagnamento e vicinanza nei
confronti delle famiglie Rom e di opposizione politica e culturale a queste
aberrazioni.
Di Fabrizio (del 15/04/2011 @ 09:51:06, in Kumpanija, visitato 1581 volte)
Intervista a Dijana Pavlovic, attrice ed attivista per i diritti dei ROM, ci
racconta la sua esperienza come "International Visitor" negli Stati Uniti.
Sabato 16 Aprile presso il Centro Servizi G. Alessi alle ore 11,30.
A Perugia nel programma del Festival Internazionale di Giornalismo è previsto
uno dei panel più interessanti e controversi: "Rom, ospiti sgraditi". Ad Alexian
Santino Spinelli, musicista, Docente Universitario della cattedra di Lingua
e Cultura Romanì presso l’Università di Chieti e ambasciatore dell’arte e della
cultura romanì nel mondo il compito di dimostrare che la via dell’integrazione è
possibile.
Alexian sarà a Perugia per contribuire a sdemonizzare la millenaria cultura
della popolazione Romanì che sui giornali viene spesso descritta come "zingari"
che chiedono l’elemosina, che rubano o che non lavorano. Parlare dei Rom
dovrebbe presupporre innanzitutto una maggiore conoscenza del loro mondo,
affinché si possa andare aldilà dei pregiudizi. Un tema di stretta attualità,
con la dura presa di posizione francese dei mesi scorsi, lo scontro con le
istituzioni europee, la difficile convivenza in Italia.
Tra i relatori Luca Bravi dell’Università di Firenze, Maria Gabriella Capparelli
giornalista del Tg1, Giancarlo Perego capo ufficio pastorale per rom e sinti,
L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Giornalisti Scuola
di Perugia:
Il Concerto che l’Alexian ta le Chavè group terrà è una delle tappe del tour
internazionale che l’8 aprile scorso li ha visti tra i protagonisti delle
solenni celebrazioni della Giornata Internazionale della Popolazione Romanì a
Belgrado dove ha tenuto un discorso in Parlmento e un concerto serale presso il
Sava Center , in cartellone con lui la soprano di fama internazionale Jadranca
Jovanovic..
Tra gli appuntamenti più significativi della fitta agenda di Alexian il concerto
con l’orchestra Europea per la Pace a Vicenza in Piazza dei Signori il 29 maggio
prossimo.
Un gruppo familiare che tiene viva una tradizione millenaria...quella dei rom
italiani.
Canti, musiche e poesie in lingua romanì per un viaggio artistico e culturale,
originale, suggestivo ed emozionante.
Alexian Santino Spinelli: virtuoso della fisarmonica e vero e proprio
ambasciatore della cultura Romanì. Accompagnato dai figli, Alexian presenta un
coloratissimo affresco musicale degli stili musicali romanès: un fantastico
viaggio nella varietà ed il grande fascino di una cultura millenaria. Musica
romanì, legata da sempre ai momenti più importanti della vita: nostalgia,
passione, energia, sensualità, allegria si succedono in una variopinta festa rom
da ballare e da cantare.
La Famiglia Spinelli appartiene a uno dei più antichi gruppi Rom arrivati in
Italia dai Balcani alla fine del 1300 (si veda la storia di Antonio Solario
detto lo Zingaro in Princkarang-conosciamoci, incontro con la tradizione dei Rom
Abruzzesi, Ed. italica, Pescara, 1994, pagg. 38-44), probabili discendenti dei
Rom già descritti a Napoli in un documento del 1500 dove erano residenti
stabilmente come viene riportato dall'odierna toponomastica (via degli zingari,
piazza degli zingari...). Parlano la stessa variante della lingua romanì
riportata per la prima volta dal sacerdote Florindo De Silvestri nell'opera
Signorina Zingaretta del 1646 (Spinelli S., Baro Romano Drom, Meltemi, Roma,
2008, pag. 132) .
Alexian ta le chave Sono discendenti diretti di Giuseppe Spinelli e Maria Romano
vissuti tra il 1700 e gli inizi del 1800. Da loro nacque Angelo Spinelli (1840)
padre di Fedele Spinelli (fine 1800) a sua volta padre di Rocco Spinelli.
Gennaro Spinelli (1937) è il primogenito di Rocco. Da Gennaro e da Giulia
Spinelli è nato Santino Spinelli. Da Santino e Daniela De Rentiis sono nati
Gennaro, Giulia ed Evedise.
Di Fabrizio (del 14/04/2011 @ 09:40:27, in Europa, visitato 2462 volte)
AFFARITALIANIMiss Gipsy, il concorso per bellezze zingare
Sono belle, desiderabili e non si vergognano di essere zingare. Decine di
ragazze stanno partecipando ad un concorso di bellezza dedicato appositamente
per loro. Dove? A Londra, in Inghilterra rom e sinti vengono chiamati gipsy e
"Miss Gipsy Queen Uk" è il titolo che vincerà la più bella del popolo senza
dimora. La regina avrà tremila sterline (circa 3.400 euro) da spendere nei
negozi più "in" della capitale inglese. Vestiti da Harrods e da Fortnum & Mason,
gioielli da Tiffany e oltre al premio in denaro è prevista anche una borsa di
studio da mille sterline per finanziare la futura professione della Miss.
Lo scopo della manifestazione non è solo eleggere una bellezza travolgente, ma
trovare un testimonial che aiuti gli inglesi a cambiare opinione sul mondo dei "travellers".
Un'opera di contro-informazione rispetto ad un programma andato in onda su
Channel 4 chiamato "Il mio grasso matrimonio Gipsy". Uno spettacolo che metteva
in luce tutti i pregiudizi sul mondo dei gitani. Vestiti appariscenti, pelle
abbronzata (anche artificialmente), grassi, sedentari e con il pallino del
matrimonio. "Noi non siamo casalinghe obese come ci vogliono dipingere in tv",
ha fatto sapere Josephine Smith, 35 anni, presidente dell'Unione Donne zingare.
"Il nostro scopo è trovare qualcuno di bello e fiero delle sue radici e di ciò
che è".
Impressionante il numero dei partecipanti allo spettacolo e il coinvolgimento di
tutta la comunità rom del Paese. "Voglio mostrare al mondo che le donne zingare
sono molto di più di quello che le persone pensano e i media dipingono",
racconta Lita Boswell, 18 anni, di Durham. "Sin dal giorno in cui ho lasciato la
scuola ho lavorato come modella. Le persone hanno una visione completamente
distorta della realtà, siamo molto di più che casalinghe frustrate con
l'ossessione per il buon matrimonio".
"Ho lasciato la scuola quando avevo 13 anni, ma ho continuato gli studi a casa,
nella mia comunità. Adesso ho tre figli e sono felice", racconta Charmaine
O'Neil, 20 anni, di Leicester. "La tv ci dipinge in un modo completamente
sbagliato. Non ho mai indossato gonne lunghe, monete appese ai vestiti, ne passo
le mie giornate sui lettini abbronzanti come molti credono che sia nostra
abitudine". Rom è bello? Lo sapremo dopo l'elezione della reginetta.
Tommaso Cinquemani
Intanto a Montecatini la questione si capovolge. Da
La Nazione 11 aprile 2011 - "Si vuole un grande evento come Miss Italia
per rilanciare l’immagine di Montecatini, ma nulla si fa per contrastare una
nuova ondata di zingari, che bivaccano dietro la basilica di Santa Maria Assunta
e alla stazione ferroviaria..."
Di Fabrizio (del 14/04/2011 @ 09:32:05, in Kumpanija, visitato 1352 volte)
martedì 19 aprile alle 18.30
Sala Santa Rita Piazza Campitelli, Via Montanara 8 - Roma
Intervengono
Il Prof. Luca Bravi - Università di Firenze - Studioso della storia dei Rom e
Sinti in Europa
Sonya Orfalian - Scrittrice e giornalista
Maria Emanuela Gargallo di Castel Lentini - Editrice Irradiazioni
La polizia ceca interrompe brutalmente raduno religioso di centinaia di
persone rom ryz, Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Oggi per le strade della città di Krupka (15.000 abitanti) hanno tenuto una
manifestazione i sostenitori del Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori
(Dělnická strana sociální
spravedlnosti - DSSS) assieme ai neonazisti Nazionalisti Autonomi (Autonomní
nacionalisté - AN) e a Resistenza Nazionale (Národní odpor - NO). Ad un certo
punto, lungo il percorso del corteo neonazista, si svolgeva una manifestazione
religiosa con la partecipazione di centinaia di persone, tra cui molti Rom. La
polizia è brutalmente intervenuta contro di loro usando i manganelli,
percuotendo anche il pastore che era in testa, secondo testimoni oculari. In
totale sono state arrestate sette persone.
I manifestanti di DSSS, le cui bandiere e gli altri simboli rendevano chiaro
essere prevalentemente simpatizzanti di estrema destra, si erano riuniti alla
stazione ferroviaria per poi marciare in città. La polizia ha stimato il loro
numero in un totale di circa 150.
La funzione religiosa all'aperto si teneva all'ingresso del complesso
edilizio Maršov in via Karel Čapek, e vi partecipavano centinaia di Rom,
mentre altre centinaia lo seguivano dalle loro finestre. Dopo minuti di
tensione, le unità della polizia hanno brutalmente disperso la funzione,
malmenando il prete che la stava svolgendo.
Secondo Jarmila Hrubešová, portavoce della polizia, questa ha basato il suo
intervento contro la funzione religiosa sulle basi delle analisi legali del
ministero degli interni, che afferma che seppure le riunioni religiose non
abbiano l'obbligo di essere annunciate alle autorità, sono comunque soggette
alla legge sulle assemblee. Hrubešová ha detto che le analisi sostengono che le
manifestazioni politiche hanno priorità su quelle religiose.
Gli agenti di polizia sono brutalmente intervenuti contro i Rom che stavano
semplicemente in piedi sul marciapiedi. Gli astanti sono stati respinti per far
posto alla marcia neonazista.
"La polizia ha arrestato in tutto sette persone. Quattro durante gli
incidenti, principalmente per non aver obbedito agli ordini della polizia," ha
detto all'Agenzia Stampa Ceca la portavoce della polizia Ilona
Novotná. Altri tre uomini sono stati arrestati dalla polizia prima che il corteo
terminasse; un uomo è stato arrestato in mezzo alla folla dopo un discorso ed
altri due sono stati arrestati dopo una rissa.
"Il primo arrestato è stato uno straniero che aveva pronunciato un discorso
che mostrava intolleranza razziale. Abbiamo aspettato ad arrestarlo sinché il
corteo non ha raggiunto uno spazio più comodo. Altri due sono stati arrestati
per aver attaccato un pubblico ufficiale e non avergli obbedito," ha detto Novotná.
L'Agenzia Stampa Ceca ha riportato che lo straniero arrestato è di nazionalità
slovacca.
Tomáš Vandas, presidente del DSSS, ha tenuto un discorso ai manifestanti
prima dell'inizio della marcia, durante il quale ha ammonito sul presunto
"razzismo inverso" nella Repubblica Ceca.. Ha ripetuto questa teoria dopo aver
marciato nel quartiere Maršov.
Centinaia di poliziotti hanno supervisionato la situazione in città, inclusi
un elicotteri ed ufficiali a cavallo. "Le forze dell'ordine contavano circa
300-400 operatori in zona, e sono stati impiegati nell'azione circa 700
poliziotti," ha detto Novotná all'Agenzia Stampa Ceca. Gli agenti di polizia
hanno confiscato 15 armi diverse durante le loro ricerche in loco e nelle
autovetture, tra cui mazze da baseball ed un machete.
Di Fabrizio (del 12/04/2011 @ 09:51:51, in casa, visitato 1461 volte)
Pubblicato il 11/04/2011 da Virginia - di Matteo de Bellis, campaigner
sull'Italia di Amnesty International, in visita in un campo rom di Milano.
Siamo in visita in uno dei campi rom che le autorità italiane vogliono
smantellare in vista dell'Expo 2015, che si terrà a Milano.
In una giornata particolarmente calda, decisamente fuori stagione, nel campo di Triboniano possiamo vedere ciò che resta delle baracche recentemente
smantellate, dopo che alcune famiglie avevano accettato di ritornare in Romania.
Le autorità hanno immediatamente demolito le loro case per evitare nuovi arrivi
nei campi.
Molti degli abitanti del campo discutono del loro futuro, quando il campo non ci
sarà più. Le famiglie, principalmente provenienti dalla Romania ma anche
bosniache, costituiscono la metà delle persone che vivevano qui lo scorso mese.
Alcuni hanno accettato gli incentivi finanziari offerti dal governo per tornare
in Romania.
Altre, 20 su un totale di 110, si trasferiranno negli appartamenti assegnati
dalle autorità. Sebbene siano stati firmati dei contratti, gli alloggi offerti
più tardi sono stati chiusi dal governo locale con lo slogan "Nessuna casa ai
rom". Così le famiglie si sono rivolte a un tribunale. Stanno aspettando
finalmente di trasferirsi, il prima possibile.
Solo poche famiglie hanno potuto trovare una soluzione abitativa nel mercato
privato. Altre, soprattutto quelle con disabilità, ancora sperano
nell'assegnazione di una casa popolare.
Camminiamo nel campo insieme a un operatore di un'Organizzazione non governativa
locale, che conosce i nome di tutti gli abitanti. Una donna rom ci mostra la sua
casa, una roulotte con un piccolo prolungamento davanti. Vive qui da qualche
anno, insieme al marito e ai figli; ha un'espressione forte, ma ora è raggiante.
"Ci hanno assegnato un appartamento e ci trasferiremo nell'arco di tre
settimane, siamo davvero molto contenti" – ci ha detto. "L'unico problema è che
dobbiamo farlo prima della fine dell'anno scolastico e non voglio che i miei
bambini all'improvviso interrompano la scuola. Li accompagneremo, ogni giorno
fino a giugno, alla vecchia scuola anche se è abbastanza lontana. Mi dispiace
lasciare Triboniano per i legami con i maestri e le madri dei compagni di classe
dei miei bambini".
Ci viene da pensare ai bambini che sono tornati in Romania e a coloro che non
hanno avuto la possibilità di completare l'anno scolastico in Italia.
Entriamo nell'area abitata dai bosniaci. Sono molto cordiali e una famiglia ci
invita a sedere con loro.
L'odore di caffè e la musica da un'autoradio porta le nostre memorie a Sarajevo,
anche se non ci siamo mossi dalla periferia di Milano.
Questa famiglia, che vive in Italia da quasi 30 anni, dovrà andare via prima o
poi e non sa cosa farà quando il campo verrà chiuso, dato che nessuna delle
alternative proposte sembra essere adatta per loro.
Mentre andiamo via ci domandiamo se forse ogni giorno non dovrebbe essere la
Giornata internazionale dei rom e sinti.
Di Fabrizio (del 11/04/2011 @ 09:54:15, in conflitti, visitato 1402 volte)
Cosa lega Pisa a Napoli (ed i campi rom di contorno)
Assemblea contro la guerra a Viareggio il 7 aprile 2011 Intervento del delegato rsu del comune di Pisa Federico Giusti
(9 Aprile 2011)
Per nessuna ragione avrei rinunciato a inviarvi un contributo alla discussione
di questa sera che ha come filo conduttore il tema della guerra.
Sarò estremamente schematico, a tratti anche provocatorio, ma sarebbe un grave
errore affrontare la tematica di questa sera solo da un punto di vista
ideologico o di analisi geo politica.
Sotto i nostri occhi è palese la sconfitta del movimento contro la guerra, la
sua incapacità di mobilitarsi, di creare opinione pubblica e coscienze.
La responsabilità è attribuibile solo a posizioni ondivaghe e contraddittorie
che hanno attraversato per lungo e per largo i movimenti contro la guerra?
Insomma, è colpa della non violenza, della scelta operata dal centro sinistra di
schierarsi a favore del conflitto in Libia , o l'assenza di mobilitazioni segna
la stessa sconfitta delle posizioni più radicali?
Io propendo per questa seconda ipotesi e proverò a dimostrare che l'assenza di
mobilitazione non è solo imputabile alle contraddizioni del movimento contro la
guerra o a scelte guerrafondaie, ma alla palese e sconcertante incapacità dei
movimenti antimperialisti di proporsi in termini propositivi ed egemonici, con
percorsi viziati da eccessi ideologici, da continue spaccature, dai vizi del
politicismo che annienta il confronto e il dibattito dietro alle estenuanti
querelle su elementi insignificanti, pronti a spaccare il capello su parole
d'ordine che poi scisse da una reale progettualità diventano prive di ogni
significato.
Partirei dalla militarizzazione del territorio che riguarda Pisa con l'Hub ma
attanaglia anche altre aree della penisola, per esempio il napoletano. Nel
novembre 2011 dovrebbe essere terminata la nuova base militare di Giugliano che
sorge a pochi chilometri da una altra base (Lago Patria) e vicino al Garigliano,
un deposito di scorie nucleari ad elevata pericolosità
La costruzione di questa area militare è stata preceduta da una pulizia etnica
che ha cacciato via campi rom e sinti, popolazioni provenienti dalle zone di
guerra del Kosovo. E' ormai accertato che dietro alle minacce, agli incendi e
alle aggressioni perpetrate contro rom e sinti ci fosse la mano dei clan
camorristici, gli stessi che ritroviamo invischiati nel business della base,
nella costruzione dei villaggi per militari, nella edificazione di aree
sottoposte in teoria a vincoli paesaggistici. Ebbene, la cacciata dei rom ha
preceduto di pochi mesi la costruzione di una nuova area militare, allora come
non scorgere un nesso inquietante con quanto accaduto sulla costa pisana al
Calambrone? La differenza è che a Napoli avevamo i clan camorristici, al
Calambrone quel tessuto sociale della destra che vede piccoli immobiliaristi,
proprietari di bagni,di attività commerciali, gli stessi che non hanno mosso un
dito quando c'era da difendere la costa tirrenica dal rigassificatore (una
minaccia ambientale), o tutelare la Pineta dalle discariche o difendere
l'occupazione degli alberghi del litorale dove i contratti a tempo indeterminato
vengono progressivamente trasformati in contratti precari.
Dietro a tutto ciò opera la Confcommercio, l'organizzazione dei commercianti e
vera testa di ponte della destra, associazione favorevole alla militarizzazione
del territorio.
Allora si capisce che la mancata saldatura della lotta per l'ambiente con la
difesa del territorio, della lotta antimilitarista con la solidarietà ai
migranti, la parcellizzazione dei percorsi ha finito con il regalare alla
destra, al razzismo e alla xenofobia un formidabile terreno di sperimentazione
dove attuare quella rottura sociale che porta acqua al mulino della destra.
La militarizzazione dei territori avviene silenziosamente senza che nessun
movimento la contrasti, del resto sta passando perfino una legge in Parlamento
che istituzionalizzerà la presenza dei militari nelle scuole italiane e, allora,
le visite in caserma (al tempo del duce ci portavano i balilla con il moschetto
di legno) sostituiranno le viste ai musei, i percorsi didattici saranno
soppiantati dai programmi di addestramento militare, insomma distruggeranno con
la costituzione italiana anche ogni riferimento all'Italia antifascista e
all'Italia che ripudia la guerra.
Parlavamo di analogie tra il pisano e il napoletano, infatti vicino al Calabrone
(a san Piero) sorge il Cresam dove guarda caso si trovano scorie nucleari, a
poche centinaia di metri la base militare Usa di camp darby, a pochi chilometri
ancora sorgerà l'Hub militare da cui le Forze armate vogliono far partire tutte
le missioni militari all'estero, imprese di guerra chiamate missioni umanitarie.
Ma le analogie non finiscono qui perchè a Napoli e a Livorno stazionano le
centrali nucleari galleggianti, i sottomarini a propulsione nucleare che in caso
di incidenti provocherebbero danni incalcolabili ben più gravi di quanto
avvenuto in Giappone nel 2008.
La parcellizzazione dei movimenti, l'assenza di un punto di vista qualificante e
unitario che leghi la militarizzazione del territorio al business economico che
si cela dietro alle industrie di armi e alle basi militari,la problematica
dell'immigrazione con le lotte dei territori, le campagne contro l'aumento delle
spese militari troppe volte promesse dai sindacati e mai mantenute(addirittura
la Cgil promuove il potenziamento della industria di guerra) e la difesa di
pratiche diffuse come quella dell'accoglienza , questi fatti fotografano la
nostra sconfitta.
Da qui bisogna ripartire e il convegno contro l'hub del 16 aprile a Pisa si
prefigge un obiettivo ambizioso come quello di tenere insieme le istanze di chi
lotta contro la militarizzazione dei territori con quanti obiettano contro
l'aumento delle spese militari, i pacifisti con gli antirazzisti, gli
antimperialisti con i genitori che si oppongono alle visite delle scuole in
caserma.
O si tengono insieme questi percorsi o si intraprendono strade minoritarie e
perdenti. La lotta contro la guerra oggi è pressochè inesistente perchè si pensa
che opporsi alla guerra non abbia ripercussioni sulla nostra vita quotidiana.
Chi del resto individua il nesso tra i tagli ai salari e alle pensioni e
l'aumento delle spese militari, con un ricorso strutturale alla guerra per
superare la crisi del sistema capitalistico? E una volta individuato il nesso,
non pensate che serva una pratica sociale, culturale e politica di massa che non
si limiti alle piattaforme giuste e alle manifestazioni minoritarie per
scegliere invece percorsi ampi e condivisi ?
Usciamo allora dal minoritarismo e navighiamo in mare aperto
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