Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 20/02/2007 @ 09:42:31, in Italia, visitato 1502 volte)

ANSA 2007-02-19 20:24

ZAGABRIA - Bustine di zucchero con l'immagine di Adolf Hitler e barzellette sull'Olocausto sono state trovate in alcuni bar della Croazia, provocando dure critiche da parte del Centro antinazismo Simon Wiesenthal, così come l'apertura di un'inchiesta. Lo ha annunciato l'ufficio della procura statale, precisando che è già stata aperta un'indagine sull'accaduto.

Gli impiegati della fabbrica di zucchero della compagnia Pinki, di Pozega - scrive d'altra parte il quotidiano croato Novi List - hanno confermato che le bustine di zucchero sono state effettivamente fabbricate nel loro stabilimento. L'incidente ha messo in imbarazzo il governo, che è impegnato nell'intento di minimizzare gli antichi legami del paese con il nazismo.

Durante la seconda guerra mondiale, il regime croata degli ustascia si è schierata con la Germania nazista, applicando le leggi razziali, per le quali migliaia di serbi, ebrei, gitani e antifascisti croati sono stati uccisi nei campi di concentramento del paese tra il 1941 ed il 1945. Il direttore del Centro Wisenthal, Efraim Zuroff, ha espresso la sua "repulsione e disgusto" per il fatto che tali articoli possano essere prodotti e distribuiti nei nostri giorni in un paese "in cui non solo ha avuto luogo l'Olocausto ma è stato commesso per la maggior parte da collaboratori locali del nazismo".

"Se non altro, questa è una disgustosa espressione della nostalgia per il terzo Reich e per un periodo dove gli ebrei, i serbi ed i gitani sono stati uccisi in massa in Croazia", ha aggiunto. Zuroff ha esortato la Croazia ad ordinare il sequestro immediato delle bustine di zucchero, in base alla legge contro le discriminazioni razziali, etniche o religiose.

Nel paese infatti non esiste una legge che punisce coloro che negano l'Olocausto. I simboli ustasci sono stati tollerati durante il mandato del presidente Franjo Tudjman, che ha governato il paese dall'indipendenza nel 1991 al 1999, inasprendo i rapporti con Israele. I parlamentari croati del governo successivo, che hanno avviato il paese ai negoziati per l'entrata nell'Unione Europea, hanno chiesto scusa per i crimini del regime ustascia

 

Il “Comitato per la solidarietà e l’anti razzismo” di Opera invita tutta la cittadinanza a diventare protagonista della manifestazione convocata per il giorno 10/2/2007 alle ore 10.00. Il punto d’incontro sarà di fronte al Comune per sancire con forza come nei nostri territori sia forte e radicata una sensibilità sociale aperta al rispetto ed alla tolleranza.
L’evento non si propone come elemento di attrito o di scontro, al contrario vogliamo dar corpo a questa iniziativa al fine di manifestare la nostra opposizione ad ogni forma di violenza ed intolleranza favorendo ed invitando all’adesione ed alla mobilitazione tutte quelle realtà, organizzazioni e singoli che ritengono sia necessario affermare i principi democratici di una civile e ricca convivenza.

Comitato per la solidarietà e l’anti razzismo di Opera

 
Di Fabrizio (del 09/02/2007 @ 09:41:49, in Italia, visitato 1842 volte)

- Roma 10 e 11 febbraio 2007 – "I Rom/Sinti e le Metropoli"

10 febbraio
§ Gruppi di lavoro (vedi indirizzi pagina successiva) (ore 09:30-19:30)
§ II° Concorso Musicisti di Strada Rom/Sinti (ore 21.30-24:00)
(presso Sala Teatro Municipio 3 Comune di Roma, via dei Sabelli 119)

11 febbraio
§ Conclusioni (ore 09:30-13:00)
(presso Sala Teatro Municipio 3 Comune di Roma, via dei Sabelli 119)

INTERVENGONO
On.le Marcella Lucidi - Sottosegretario Ministero dell’Interno -
On.le Raffaela Milano - Assessore Politiche Sociali Comune di Roma-

Organizzazione dei 5 Gruppi di lavoro
§ GRUPPO DI LAVORO N. I "HABITAT": "La cultura dell'Abitare"
presso via dei Ramni, 4 (nei pressi della Stazione Termini)
Conduttore di gruppo: Massimo Converso (Presidente Nazionale Opera Nomadi)

§ GRUPPO DI LAVORO N. 2 “SCUOLA”
presso Sala Teatro Municipio 3 Comune di Roma, via dei Sabelli 119
Conduttori di Gruppo: Dr. Matteo Tallo (Dirigente MPI), Prof.ssa Renata Paolucci (Responsabile Settore SCUOLA Opera Nomadi Nazionale)

§ GRUPPO Dl LAVORO N. 3 "DIRITTI/MEDIATORI"
presso Comune di Roma – Gruppo Consiliare P.R.C. via delle Vergini, 18
Conduttori di Gruppo: Rag. Giorgio Bezzecchi (Mediatore Rom COMUNE di MILANO),
Prof.ssa Bianca Mori La Penna (Responsabili Settore DIRITTI Opera Nomadi Nazionale)
Introduce Maurizio Pagani (Vice-Presidente Opera Nomadi Milano)

§ GRUPPO DI LAVORO N. 4 "SANITA’"
presso Caritas Diocesana - Sala Riunioni - via Marsala, 103 (Stazione Termini)
Conduttore di Gruppo: Dr. Salvatore Geraci (Responsabile Nazionale Area Sanità – CARITAS)

§ GRUPPO DI LAVORO N. 5 "LAVORO"
ORE 9.30 presso Assessorato per il Lavoro Comune di Roma, via Lungotevere de’ Cenci, 5 - Sala Blu - Dalle ore 14:00 i lavori proseguiranno presso la sede del gruppo “HABITAT” in via dei Ramni, 4
Conduttore di Gruppo: Aleramo Virgili (Responsabile Sportello Lavoro Rom/Sinti Comune di Roma)
All’interno del gruppo:
illustrazione del progetto EQUAL “ In carovana. Sulla via delle stelle.”
Bruno Trenta (coordinatore del progetto)

Per qualsiasi informazione ed iscrizione ai diversi gruppi rivolgersi alla
Segreteria Tecnica Nazionale
Tel. 06/44704749
Fax. 06/49388168
operanomadinazionale@ virgilio.it

 
Di Fabrizio (del 03/02/2007 @ 09:44:55, in Italia, visitato 2158 volte)

Ricevo e porto a conoscenza:

Mi chiamo Giuseppe Spinelli. Sono direttore volontario di un centro studi che si interessa di educazione ambientale (www.cseaam.org).

Vorrei proporre di lavorare insieme per:
1. scambi internazionali di giovani in campo culturale per fare conoscere meglio l'identità europea e il rispetto verso l'ambiente e le culture
2. festa di primavera in Calabria

Al punto 1: organizzare in Calabria scambi giovanili di rom, sinti provenienti dall'Europa. Fine incontrarsi e fare vedere ai rom locali cosa si può fare ed è stato fatto per farsi conoscere, e partecipare alla vita degli stati di cui si fa parte. Se va bene, allora aiutatemi ad inoltrare un programma a diverse associazioni rom e sinti (o altri) europee per vedere se presentando il progetto all'unione si possono avere i fondi per i viaggi.

al punto 1 ci sono anche i viaggi in altri paesi stranieri:
invio quanto ho richiesto ad altre associazioni di giovani:
Cari amici,
ho due possibilità di inviare giovani:

5-8 marzo ad Ankara su ecologia (seminario di approfondimento per animatori dei gruppi giovanili). Ho due posti disponibili.
7-13 marzo ad Ankara su musica popolare (si tratta di suonare uno strumento e collaborare alla festa che si farà). ho due posti disponibili.

Non occorre passaporto. Il visto di ingresso costa 10 euro rimborsabili. età: 18- 26 anni.

In ambedue i casi il rimborso è del 70% sul biglietto di viaggio classe economica. Lo stare è a carico dell'organizzazione.

Fammi sapere subito. Gius

Fammi sapere subito se qualcuno vuole partecipare. Infatti se si pagano i biglietti subito si spende di meno.

al punto 2. Ho un pezzo di terra a Seminara in Calabria. Potrei pensare di metterlo a disposizione per una festa di primavera per tutti coloro che volessero parteciparvi e permettere una conoscenza reciproca tra rom, sinti e non.

Se la cosa può interessare, facciamoci vivi. altrimenti, arrivederci in altre migliori occasioni.
Giuseppe Spinelli (mi conosce Alex Spinelli).

contattare per email: cseaam3@libero.it

 
Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 22:45:47, in Italia, visitato 2220 volte)

Leggo su ChiAmaMilano

Un secolo fa, Opera come New Orleans? Ma i subumani allora eravamo noi

[...] Nel 1912 il futuro presidente Usa Woodrow Wilson scriveva nella sua History of American People: "...Arrivano moltitudini di uomini della classe più bassa, dal sud dell'Italia, e uomini del genere più spregevole dall'Ungheria e dalla Polonia, uomini dalle cui file non traspare né qualificazione né energia, né iniziativa né intelligenza sveglia; e sono venuti in numeri crescenti anno dopo anno come se i paesi del sud Europa si stessero sgravando dei loro più sordidi e sfortunati elementi. Perfino i cinesi sarebbero più desiderabili come lavoratori, se non come cittadini, della maggior parte di questa feccia che affolla i nostri porti orientali".
In un articolo del 1888 si poteva leggere: "Gli immigranti italiani possiedono un livello di cultura ed educazione così basso che i lavoratori americani, abituati a un più alto livello di vita, non possono competere con loro. È impossibile per gli americani piegarsi a livelli così bassi di esistenza - hanno scoperto gli investigatori congressuali - , come per esempio vivere di rifiuti, essere ammassati insieme come animali, non avere la minima nozione di pulizia e igiene. Non ci può essere nessun vantaggio per questo paese nel lasciar entrare gente simile. Al meglio, possono contribuire a portare una condizione di barbarie".
Le condizioni di vita della maggior parte degli immigrati italiani erano a dir poco terribili. Alla fine dell’800 un giornalista danese del New York Tribune raccontò che in un insieme di case, che avevano complessivamente 132 stanze, abitavano 1324 emigranti italiani.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il dibattito statunitense circa l’immigrazione italiana era impegnato nel decidere se gli Italiani fossero da assimilare ai “negri” e quindi da considerare come “subumani” o da collocare nel gradino più basso degli “umani”, sotto Polacchi e Cinesi. Tanto che dopo i neri, gli immigrati italiani alla fine dell’800 furono tra le principali vittime dei linciaggi (circa 800 documentati).
Come quando il 15 ottobre 1890 fu ucciso il sovrintendente della polizia di New Orleans, David Hennessy e gli abitanti ne attribuirono la responsabilità ai siciliani perché Hennessy era stato impegnato in un'operazione anticrimine nella colonia italiana.
In un clima d'isteria, la polizia arrestò centinaia di italiani e ne fece processare nove. Con gran costernazione della comunità americana, la giuria trovò sei dei nove accusati "non colpevoli" e non riuscì a raggiungere un verdetto sugli altri tre. Politici e giornali chiesero che si rimediasse a questo "fallimento" della giustizia: una folla attaccò la prigione, ne tirò fuori undici italiani e li linciò.

Beniamino Piantieri

 
Di Fabrizio (del 22/01/2007 @ 10:03:27, in Italia, visitato 2652 volte)

Da Roma_Italia

La baraccopoli zingara un mondo distante dallo splendore di Milano
Wed Jan 17, 2007 9:00 AM IST - By Lisa Jucca

MILANO (Reuters) - A mezz'ora di strada dai sontuosi negozi di moda, centinaia di Zingari rumeni che sono arrivati in Italia cercando migliori condizioni di vita si sono adunati in un campo infestato dai topi.

Dall'ultimo dell'anno, quando le loro roulottes si sono tramutate in cenere, 50 famiglie dei circa 800 abitanti del campo di via Triboniano sopravvivono nello squallore.

Dal 1999 arrivano in questo piccolo spazio illegale accanto al più grande cimitero milanese, questi Rom non hanno atteso che la Romania raggiungesse l'Unione Europea e si sono diretti verso occidente in cerca di una vita migliore in questa opulenta città.

Nella città [...] si ripulivano le impronte sulla vetrina di Dolce e Gabbana, mentre nella favela zingara mancano acqua corrente, la corrente arriva irregolarmente e si condividono una dozzina di bagni chimici.

"Sono disilluso e voglio tornare a casa," dice Marian Marin, 23 anni, mentre tenta di riscaldarsi dopo che l'incendio ha bruciato la sua roulotte. "In Romania guadagnavo appena 100 euro al mese lavorando nelle costruzioni. Sono arrivato qui per mandare qualcosa alla mia famiglia. Ora non mi importa più niente." dice Marin, che ora dorme all'aperto.

Accanto a lui, una donna che indossa un colorito scialle, piange il suo risentimento in romanes, mentre l'umidità trasforma il campo in acquitrino.

Anche  se la causa dell'incendio è ignota, non sarebbe la prima volta che dalle bombole del gas usate per riscaldarsi parte una scintilla fatale.

Ci sono tensioni con i cittadini residenti lì attorno, che dicono di essere stanchi della miseria e della violenza che giungono dal campo. "Le loro macchine rubate ci bloccano la strada e viviamo in mezzo al loro spreco," dice Antonietta Spinella, portavoce dei residenti.

IL MONDO SOMMERSO DI MILANO

Il campo di Triboniano è il più grande e quello più problematico tra gli insediamenti sorti nella provincia di Milano, che si stima ospiti 6.500 Rom del totale italiano di 120.000.

Sopravvivono lavorando nell'edilizia o nelle imprese di pulizia - se non mendicando o rubando.

Mentre i residenti chiedono una barriera che circondi al baraccopoli, gli abitanti del campo sperimentano la dura realtà di Milano e di altre metropoli europee nell'accogliere decine di migliaia di Rom poveri e spesso illetterati.

Da quando, 1 gennaio, la Romania ha raggiunto l'Unione Europea, è cresciuta la paura dei residenti sui Rom che possono arrivare a Milano e in altre città italiane. Il mese scorso, gli abitanti di Opera, un sobborgo di Milano, hanno dato fuoco alle tende preparate nel nuovo campo rom.

Sotto pressione dei gruppi dei diritti civili, il consiglio comunale di Milano ha promesso di equipaggiare il campo di Triboniano con containers abitativi, elettricità e acqua corrente. Ma non ce ne saranno per tutti: la popolazione del campo è triplicata dal 2001, quando si cominciò a parlare di sistemazione imminente.

"I Rom contribuiscono a rendere la situazione più caotica, chiedendo ai loro parenti di raggiungerli" dice Pasquale Maggiore, che lavora con i Rom per il comune di Milano.

POPOLO MISTERIOSO

L'osservatorio sui diritti umani del Consiglio d'Europa ha affermato che l'Italia manca di protezione legale per i Rom, che definisce come la minoranza etnica più discriminata in Europa.

Campi nomadi esistono in tutta Europa, ma Ivana D'Alessandro, esperta del Consiglio d'Europa dice che gli standars italiani sono peggiori che in Francia, Belgio e Paesi Bassi.

"Il campo non è la soluzione. I Rom devono essere trattati come qualsiasi altro popolo senza casa," dice Giorgio Bezzecchi, un Rom che guida l'Opera Nomadi.

Forzare gli Zingari ad integrarsi non è facile. In molti vivono con la loro famiglia estesa e rifiutano di mescolarsi con altri gruppi rom, lasciandoli fuori.

A Triboniano, per esempio, è stato costruito un muro per separare una famiglia estesa di Rom bosniaci che quotidianamente aveva screzi con il più vasto gruppo dei Rom rumeni.

"I Rom sono un popolo misterioso e chiuso," dice suor Claudia Bioni, che ha lavorato con loro per piùdi 10 anni. "Ci sono molti gruppi differenti e non si mescolano tra loro."

Qualche Rom di Triboniano vogliono tagliare i ponti con la loro comunità per migliorare le loro vite: sul lavoro celano la loro identità etnica per mantenerlo e cercare una vera casa.

"Non ho detto al mio capo che sono Rom, neanche mia moglie che lavora tre volte alla settimana come donna delle pulizie"  ci dice Alessandro, 30 anni.

"Se dici 'Rom' dici ladro. Questo è cosa pensa la gente."

(With additional reporting by Jo Winterbottom)

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Di Fabrizio (del 10/01/2007 @ 09:54:19, in Italia, visitato 1525 volte)

COMUNICATO STAMPA
ROM: DALLA REGIONE UNA BOMBA AD OROLOGERIA CONTRO L’ACCORDO COMUNE-PROVINCIA

Dichiarazione di Luciano Muhlbauer, consigliere regionale del Prc

“Non se n’era accorto quasi nessuno, ma il 13 dicembre scorso la Giunta regionale ha deliberato l’ennesima proposta di modifica della legge 12, quella sul governo del territorio, che nei suoi interstizi nasconde una vera e propria bomba ad orologeria per quanto riguarda la questione rom e, in particolare, l’esile filo di collaborazione istituzionale tra Comune e Provincia di Milano.

Infatti, la Giunta regionale, su richiesta della Lega, vorrebbe introdurre per legge il principio del consenso dei “comuni limitrofi” all’insediamento di “campi di sosta o di transito dei nomadi”, da acquisire sin dalla stesura del documento di piano. In altre parole, se un comune decide di ospitare, anche solo temporaneamente, un “campo”, allora deve anzitutto prevedere un’apposita area nel documento di piano e, poi, avere il consenso dei comuni confinanti. Cioè, ogni amministrazione di un comune limitrofo disporrebbe di una sorta di diritto di veto.

Non è la prima volta che il centrodestra regionale abusa dello strumento urbanistico per accontentare la demagogia xenofoba dell’estrema destra, cioè di Lega e An. Accadde già nella primavera scorsa, in occasione di un’altra modifica della legge 12, quando fu surrettiziamente introdotta una norma anti-moschee, peraltro palesemente illegittima sotto il profilo costituzionale. Ma questa volta la strumentalizzazione politica supera ogni limite di decenza.

Non solo si insiste sulla devastante logica dei “campi nomadi” per popolazioni che in larghissima parte non praticano il nomadismo da generazioni, ma si intende persino fornire uno strumento normativo ad hoc a Lega e An, cioè a quelle forze politiche che a Milano gridano al trasferimento dei rom nell’hinterland, salvo poi ispirare e capeggiare i roghi di Opera.

Se nel centrodestra lombardo esistono ancora delle persone dotate di senso di responsabilità , allora è giunto il momento di battere un colpo e di impedire l’approvazione di questo scempio, il cui unico scopo è quello di alimentare il rivoltante spettacolo del tanto peggio, tanto meglio”.

Milano, 8 gennaio 2007

 
Di Fabrizio (del 07/01/2007 @ 10:10:28, in Italia, visitato 1709 volte)
Qui il bando per chi fosse interessato.
 
Di Fabrizio (del 06/01/2007 @ 13:18:57, in Italia, visitato 2092 volte)

Un lungo articolo, uscito su Casertasette, sull'incendio del campo di Orta di Atella:

Una causa accidentale, secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri di Aversa ed i vigili del fuoco, ha provocato l'incendio che ha coinvolto la baracca di legno nella quale dormivano Cristina Mihalache, di 15 anni e Nicolae Ihnunt Laurentiu di 16, i due giovani rumeni morti avvolti dalle fiamme. A provocare il rogo sarebbe stato o un mozzicone di sigaretta o una candela lasciata accesa. Da quanto è stato accertato, infatti, è escluso il dolo e all'interno della struttura non sono state trovate stufe elettriche. Le fiamme si sarebbero sprigionate lentamente durante la notte, mentre i due dormivano. Le esalazioni avrebbero stordito la giovane coppia i cui corpi sono stati trovati carbonizzati nel letto. L'incendio ha coinvolto tre baracche - che sono andate completamente distrutte - ma gli abitanti delle altre due sono riusciti a mettersi in salvo. Il campo nomadi - costituito da una ventina di baracche di legno - si trova alla periferia di Orta di Atella, in località Cerbone e attualmente vi risiedono una cinquantina di persone. A identificare le vittime è stato il fratello di Cristina Mihalache. Secondo quanto si è appreso, i due giovani erano da poco a Orta di Atella, probabilmente erano giunti in occasione delle festività. I corpi sono ora a disposizione dell'autorità giudiziaria e sono stati portati nell'Istituto di Medicina legale di Caserta dove sarà effettuata l'autopsia. Erano sposati da circa due mesi Cristina Mihalache, di 15 anni e Nicolae Ihnunt Laurentiu di 14 (e non 16 come si era appreso in un primo momento), i due giovani rimasti uccisi nel rogo della baracca nella quale dormivano nel campo nomadi di Orta di Atella (Caserta). Ad accorgersi dell'incendio è stato uno dei vicini di Cristina e Nicolae che insieme con altri abitanti del campo - che sono tutti imparentati tra loro - hanno tentato di spegnere le fiamme con l'acqua contenuta nei bidoni: nel campo - che sorge sotto i piloni dell'asse di supporto Nola-Villa Literno, alla periferia di Orta di Atella ed al confine con l'area industriale di Pascarola di Caivano (Napoli) - infatti manca l'acqua corrente. I due giovani, che vivevano stabilmente nel campo nomadi di San Salvatore, a Casoria (Napoli), erano a Orta di Atella per trascorrere le festività con alcuni parenti. Il campo nomadi di località "Cerbone" è costituito da una ventina di baracche occupate da circa cinquanta persone che vivono facendo piccoli lavoretti. L'area dove sorge l'insediamento è degradata: vi sono rifiuti di ogni genere ovunque. I residenti sopravvivono facendo piccoli lavoretti, molti di loro estraggono rame dalle batterie per auto in disuso per poi rivenderlo, altri puliscono le cantine. Le baracche sono costruite con materiale di risulta e sono coperte da tappeti di bitume per cercare di limitare le infiltrazioni d'acqua. Oltre all'acqua manca anche la corrente: per illuminare le abitazioni vengono infatti utilizzate candele, per il riscaldamento stufe a gas. I nomadi che vivevano nel campo nomadi in località Cerbone, dove la notte scorsa è andata a fuoco una baracca e una coppia di giovanissimi è rimasta uccisa, stanno lasciando le baracche per dirigersi verso postazioni più sicure. Gli uomini, infatti, hanno caricato le masserizie su macchine e motocarri. "Stiamo andando via da qui - dice un rappresentante della comunità - perché non è più possibile vivere dove sono morti due nostri amici". Alcuni, secondo quanto si è appreso, troveranno una sistemazione in altri campi della zona. "Saremo lì per qualche giorno - prosegue il rappresentante della comunità - poi vedremo dove andare". Dalla stessa comunità di nomadi fanno sapere che i funerali delle due vittime si terranno in Romania, non appena saranno ultimati l' esame medico legale disposto dagli inquirenti.

Parla Bassolino

"La morte di Cristina Mihalache e Nicolae Ihnunt Laurentiu suscita profondo dolore; la vita è il bene più prezioso. Nessuno può restare indifferente di fronte a quanto accaduto oggi a Orta di Atella - dice il governatore della Campania, Antonio Bassolino - dove due giovanissimi sposi hanno perso tragicamente la vita in un contesto di povertà e abbandono". Per Bassolino "serve un lavoro continuo e costante per porre rimedio a situazioni di estrema difficoltà". Situazioni "come quelle che si verificano in molti campi rom abusivi presenti nel nostro Paese, dove vivono persone, donne e uomini, famiglie intere con bambini". "E' un grande e delicato tema, pieno di contraddizioni e di problemi, che reclama un impegno di tutti e una doverosa attenzione di tutte le istituzioni, nazionali e locali - afferma Bassolino - nel corso di questi anni, l'assessorato regionale alle Politiche Sociali si è fortemente impegnato per intervenire in diverse situazioni presenti sul territorio campano. Insieme con il Comune e con la Provincia di Napoli, è stato istituito un 'Tavolo permanente di concertazione sulle problematiche Rom', attraverso il quale la Regione ha finanziato la costruzione e il risanamento dei campi di Giugliano e Caivano, mentre altri importanti interventi sono in corso d'opera. Stiamo realizzando iniziative analoghe anche insieme alle amministrazioni di Giffoni, Battipaglia, Eboli, e in tutta la fascia a sud di Salerno". "Vogliamo potenziare ancora di più il nostro impegno, per garantire la messa in sicurezza dei campi a rischio e normali condizioni sanitarie e abitative ai loro abitanti. Per questo - conclude Bassolino - siamo pronti a collaborare con la Provincia di Caserta, la Prefettura e il Comune di Orta di Atella per aprire subito un tavolo operativo che si occupi costantemente dei campi rom in Terra di Lavoro".

Parla assessore regionale D'Amelio

"Rammarico e dolore" per la "tragica scomparsa dei due giovani rom morti a Orta di Atella" vengono espressi dall'assessore campano alle Politiche Sociali, Rosa D'Amelio. L'assessore sottolinea "l'urgenza di accentuare sempre più efficaci politiche di integrazione". "Vicende strazianti come questa - afferma - ci richiamano tutti a fare di più, anche se niente e nessuno potrà restituire la vita a questi due giovanissimi ragazzi. Spetta prima di tutto alla politica - istituzioni, forze politiche e sociali, società civile - sapersi far carico di problemi difficili come l'immigrazione e l'aiuto alle fasce sociali più deboli". "Noi come Regione siamo impegnati a fare la nostra parte, come dimostrano gli interventi di riqualificazione di diversi campi rom compiuti in questi anni. Vogliamo continuare su questa strada - conclude D'Amelio - approvando al più presto una legge regionale sui rom, che potrà essere un ulteriore contributo per la soluzione di questi problemi".

Ma sindaco Orta di Atella rilancia su Bassolino e Provincia

"Tornerò a scrivere alla Regione, alle Province di Caserta e Napoli e alle rispettive prefetture per chiedere la convocazione di un tavolo di confronto. Sono addolorato per quanto è accaduto ma non siamo in grado di offrire, nel nostro Comune, ospitalità a circa duecento nomadi". Salvatore Del Prete, sindaco di Orta di Atella, rilancia così l'allarme dopo la morte di due giovanissimi sposi rom. Il campo dove è accaduto l'incendio questa mattina non è l'unico presente nel piccolo comune casertano: a pochi chilometri di distanza vi è un'altra baraccopoli, dove oltre centocinquanta persone vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie. Una situazione già denunciata nei mesi scorsi dallo stesso Del Prete. "La politica deve fare di più - prosegue il sindaco - è mortificante ospitare stranieri in queste condizioni. Si trovi una soluzione condivisa". Del Prete chiede anche l'intervento della prefettura di Napoli ritenendo che la maggior parte dei nomadi presenti nel suo comune provenga da alcuni centri dell'hinterland partenopeo dove alcuni mesi fa sono stati smantellati alcuni campi ma anche in considerazione del fatto che "a qualche chilometro di distanza, nel territorio del Comune di Caivano (Napoli) - spiega ancora Del Prete - c'é una struttura attrezzata per accogliere i nomadi in maniera adeguata". Intanto, nel pomeriggio di oggi ad Orta di Atella sono giunti due funzionari dell'assessorato regionale alle Politiche sociali che hanno preso contatti con l'amministrazione comunale per discutere dei provvedimenti da adottare nei prossimi giorni.

Caruso se la prende con parte politica che rappresenta Governo

"Una morte annunciata" quella avvenuta nel campo nomadi di Orta di Atella, secondo il deputato del Prc Francesco Caruso. "Quando si lasciano intere comunità nel degrado e nell'abbandono più totale, quando bambini e ragazzini sono costretti a vivere senza luce, senza acqua, senza riscaldamento, circondati da ratti, quando il razzismo, l'egoismo e l'indifferenza sono i nostri unici parametri del confronto sociale e culturale, quando nel nostro Paese si perseguono le politiche di 'segregazione razziale' nei confronti dei rom, come denunciato nei richiami dell'Unione Europea dell'aprile di quest'anno, le tragedie come quelle di Orta di Atella - afferma il parlamentare - sono e saranno sempre all'ordine del giorno: non si tratta semplicemente di eventi fortuiti, ma un epilogo drammatico di una condizione drammatica di degrado e di abbandono". "Oggi, mentre visitavo le baracche del campo rom di Cosenza, - ha aggiunto - mi sono vergognato di essere un parlamentare di questa repubblica italiana. I razzisti volgono lo sguardo da un'altra parte, io non riesco a ignorare lo sguardo di quei bambini che ogni giorno devono combattere contro il freddo, i topi e il degrado per sopravvivere: questa non è civiltà, è barbarie. Delle morti di Orta di Atella siamo tutti responsabili perché non solo il razzismo ma anche l'indifferenza uccide".

E ci si mette anche il Codacons

La magistratura deve indagare sul rogo del campo nomadi di Orta di Atella dove hanno perso la vita due giovani rom, al fine accertare eventuali responsabilità del Comune che ospitava la struttura. Lo afferma in una nota l'associazione dei consumatori Codacons. "L'amministrazione comunale - si legge nella nota - deve garantire la sicurezza anche dei campi nomadi, e il rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie al fine di evitare spiacevoli episodi che possono portare a conclusioni tragiche. Chiediamo alla magistratura di verificare se il Comune abbia messo in atto tutte le misure atte a garantire la sicurezza del campo nomadi dove si è verificato il rogo, e accertare eventuali omissioni e relative responsabilità".

De Franciscis colpito da terribile notizia

“La comunità di Terra di Lavoro è profondamente colpita dalla tragica scomparsa dei due giovani rom avvenuta nell’incendio all’alba di oggi ad Orta di Atella. In tutti noi è molto forte il dolore per la perdita di due giovani vite ed esprimiamo vicinanza ai familiari delle vittime e a tutta la comunità rom”. Lo afferma il presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis. “Nessuno si nasconde che all’interno di contesti ambientali difficili – prosegue il presidente De Franciscis –, che lentamente ma progressivamente risalgono la china per una accresciuta attenzione da parte delle Istituzioni alle problematiche legate alla vivibilità, permangono tuttavia vere e proprie emergenze. Come Provincia di Caserta non possiamo che cogliere, ancora una volta, la concretezza dell’iniziativa della Regione Campania che con il presidente Antonio Bassolino si è detto disponibile a ricercare con noi e con le Amministrazione comunali interessate al fenomeno della presenza dei rom sui rispettivi territori le condizioni ambientali e sanitarie più idonee ad una dignitosa coabitazione con le comunità locali. Al governatore, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, abbiamo già rilanciato la nostra disponibilità e concorderemo presto modalità e obiettivi del tavolo di lavoro. Come Provincia promuoveremo ogni sforzo nelle nostre possibilità per sostenere l’impegno dell’Amministrazione di Orta di Atella a fronteggiare l’emergenza di queste ore”.

Parla Sandra Lonardo Mastella

"Sono profondamente dispiaciuta per la morte dei due giovani rom. Mi ha colpito in modo particolare la notizia della loro tenera età. Ciò deve spingerci non solo a provare sentimenti di cristiana pietà ma anche di profonda giustizia. Mi auguro che si accertino le cause di questa tragedia e le eventuali reponsabilità". Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo. "In ogni caso - ha aggiunto - occorre davvero che ognuno di noi faccia la sua parte, anche più del suo dovere, per evitare il ripetersi di tragedie così grandi, per intervenire con concretezza e decisione sulle cause, per contribuire ad estirpare ogni forma di isolamento e discriminazione, per riuscire sul serio e definitivamente a rimuovere condizioni di disagio sociale, di sudditanza economica e culturale, ancora troppo diffuse. La migliore maniera per far sentire il proprio dolore è impegnarsi nella costruzione di un futuro migliore, per tutti".

Domenica rom avevano festeggiato per ingresso in Ue

Al campo nomadi Orta di Atella, dove la scorsa notte sono morti in un incendio due giovanissimi sposi, domenica sera hanno festeggiato; lo hanno fatto non solo per dare il benvenuto al nuovo anno ma anche per festa per salutare l'ingresso della Romania nell'Unione Europea. "Lo abbiamo sentito per televisione che nel nostro Paese si faceva festa e l'abbiamo fatta anche qui. Per noi è stata una tappa fondamentale - dice un rappresentante della piccola comunità rom che ha vissuto fino a qualche ora fa in fatiscenti baracche sotto un viadotto dell'asse di supporto Nola-Villa Literno - un evento che ha riacceso la speranza di trovare più facilmente un lavoro, con il quale sfamare le nostre famiglie. Ma credo che sarà difficile che questo sogno si avveri". Il rappresentante della comunità che parla ha quarantasette anni, è sposato da oltre ventotto ed è giunto in Italia due anni fa. Ha fatto a bordo di un vecchio autobus, pagando un biglietto dal costo di novanta euro, il suo viaggio della speranza, da Bucarest a Roma. Poi ha chiamato anche la moglie ed i figli. "Siamo poveri ma viviamo onestamente, non rubiamo, viviamo raccogliendo per strada quello che gli italiani buttano ma qui, come altrove, ci continuano a guardare con sospetto", spiega in un italiano stentato. Nel campo dove è divampato l'incendio, infatti, sono state trovate batterie esauste di auto (che sarebbero state presto smontate e vendute), rottami di ferro. A chi gli chiede perché non sono andati altrove, semmai nel vicino campo di Caivano, che è più attrezzato il rappresentante della comunità risponde deciso: "Non c'era ragione di andare via. Finora qui siamo stati benissimo", lasciando poi capire che altrove sarebbe stata davvero difficile l'integrazione con gli slavi presenti. (3 gennaio 2007-18:45)

 
Di Fabrizio (del 06/01/2007 @ 09:26:18, in Italia, visitato 1768 volte)
A cinque giorni dall’incendio che ha distrutto circa un terzo del campo di Via Triboniano, molte famiglie sono ancora costrette a passare la notte dormendo all’addiaccio accanto a falò improvvisati o in auto. Alcuni hanno trovato ospitalità nelle baracche di amici e parenti scampate al rogo. La popolazione già esposta precedentemente ad un forte disagio abitativo ha vissuto in questi momenti l’ennesimo affronto: la risposta istituzionale di trasferire nel campo nuovi container non consente di affrontare rapidamente “l’emergenza freddo”, considerato soprattutto il tempo necessario (un mese circa) perché vengano consegnati alle famiglie in difficoltà.

La naturale solidarietà che ha consentito ai più di trovare un riparo temporaneo, non deve esimere le istituzioni dal cercare una sistemazione urgente per 50 persone circa che al momento tale riparo non hanno. Una soluzione adeguata dovrebbe consentire a chi ha avuto distrutta la propria precaria abitazione di superare le prossime settimane in un luogo asciutto e riscaldato. Gli obiettivi a breve termine dovrebbero quindi: favorire il rientro a scuola dei numerosi bambini presenti nel campo, permettere la ripresa del lavoro degli adulti e soprattutto proteggere i nuclei familiari evitando di separare i componenti nelle strutture di accoglienza disponibili sul territorio. Una soluzione provvisoria, condivisa dagli abitanti del campo nell’attesa dei container, sono le tende riscaldate che potenzialmente la protezione civile (sede a lato del campo) potrebbe montare rapidamente nei pressi dell’insediamento.

Un ultima questione su cui ci siamo interrogati, senza trovare delle risposte razionali è lo sbilanciamento verso un’imponente presenza di forze dell’ordine nell’area rispetto all’assenza di assistenza logistica che tutto sommato sarebbe la cosa più utile per gli abitanti, i quali sono cittadini europei innocenti fino a prova contraria a cui è bruciata la casa e non delinquenti da sorvegliare.

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