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Un secolo fa, Opera come New Orleans? Ma i subumani allora eravamo noi
[...] Nel 1912 il futuro presidente Usa Woodrow Wilson scriveva nella sua
History of American People: "...Arrivano moltitudini di uomini della classe più
bassa, dal sud dell'Italia, e uomini del genere più spregevole dall'Ungheria e
dalla Polonia, uomini dalle cui file non traspare né qualificazione né
energia, né iniziativa né intelligenza sveglia; e sono venuti in numeri
crescenti anno dopo anno come se i paesi del sud Europa si stessero sgravando
dei loro più sordidi e sfortunati elementi. Perfino i cinesi sarebbero più
desiderabili come lavoratori, se non come cittadini, della maggior parte di
questa feccia che affolla i nostri porti orientali".
In un articolo del 1888 si poteva leggere: "Gli immigranti italiani possiedono
un livello di cultura ed educazione così basso che i lavoratori americani,
abituati a un più alto livello di vita, non possono competere con loro. È
impossibile per gli americani piegarsi a livelli così bassi di esistenza - hanno
scoperto gli investigatori congressuali - , come per esempio vivere di rifiuti,
essere ammassati insieme come animali, non avere la minima nozione di pulizia e
igiene. Non ci può essere nessun vantaggio per questo paese nel lasciar entrare
gente simile. Al meglio, possono contribuire a portare una condizione di
barbarie".
Le condizioni di vita della maggior parte degli immigrati italiani erano a dir
poco terribili. Alla fine dell’800 un giornalista danese del New York Tribune
raccontò che in un insieme di case, che avevano complessivamente 132 stanze,
abitavano 1324 emigranti italiani.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il dibattito statunitense circa
l’immigrazione italiana era impegnato nel decidere se gli Italiani fossero da
assimilare ai “negri” e quindi da considerare come “subumani” o da collocare nel
gradino più basso degli “umani”, sotto Polacchi e Cinesi. Tanto che dopo i neri,
gli immigrati italiani alla fine dell’800 furono tra le principali vittime dei
linciaggi (circa 800 documentati).
Come quando il 15 ottobre 1890 fu ucciso il sovrintendente della polizia di New
Orleans, David Hennessy e gli abitanti ne attribuirono la responsabilità ai
siciliani perché Hennessy era stato impegnato in un'operazione anticrimine nella
colonia italiana.
In un clima d'isteria, la polizia arrestò centinaia di italiani e ne fece
processare nove. Con gran costernazione della comunità americana, la giuria
trovò sei dei nove accusati "non colpevoli" e non riuscì a raggiungere un
verdetto sugli altri tre. Politici e giornali chiesero che si rimediasse a
questo "fallimento" della giustizia: una folla attaccò la prigione, ne tirò
fuori undici italiani e li linciò.
Beniamino Piantieri