A cinque giorni
dall’incendio che ha distrutto circa un terzo del campo di Via Triboniano,
molte famiglie sono ancora costrette a passare la notte dormendo all’addiaccio
accanto a falò improvvisati o in auto. Alcuni hanno trovato ospitalità nelle
baracche di amici e parenti scampate al rogo. La popolazione già esposta
precedentemente ad un forte disagio abitativo ha vissuto in questi momenti
l’ennesimo affronto: la risposta istituzionale di trasferire nel campo nuovi
container non consente di affrontare rapidamente
“l’emergenza freddo”,
considerato soprattutto il tempo necessario (un mese circa) perché vengano
consegnati alle famiglie in difficoltà.
La naturale
solidarietà che ha consentito ai più di trovare un riparo temporaneo, non deve
esimere le istituzioni dal cercare una sistemazione urgente per 50 persone circa
che al momento tale riparo non hanno. Una soluzione adeguata dovrebbe consentire
a chi ha avuto distrutta la propria precaria abitazione di superare le prossime
settimane in un luogo asciutto e riscaldato. Gli obiettivi a breve termine
dovrebbero quindi:
favorire il rientro a scuola dei numerosi bambini presenti
nel campo, permettere la ripresa del lavoro degli adulti e soprattutto
proteggere i nuclei familiari evitando di separare i componenti nelle strutture
di accoglienza disponibili sul territorio. Una soluzione provvisoria,
condivisa dagli abitanti del campo nell’attesa dei container, sono le
tende
riscaldate che potenzialmente la protezione civile (sede a lato del campo)
potrebbe montare rapidamente nei pressi dell’insediamento.
Un ultima questione su cui ci siamo
interrogati, senza trovare delle risposte razionali è lo sbilanciamento verso
un’imponente presenza di forze dell’ordine nell’area rispetto all’assenza di
assistenza logistica che tutto sommato sarebbe la cosa più utile per gli
abitanti, i quali sono cittadini europei innocenti fino a prova contraria a cui
è bruciata la casa e non delinquenti da sorvegliare.
Associazione NAGA