Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:50:15, in Italia, visitato 1567 volte)
Li, 19 Gennaio 2010 -
Comunicato Federazione romanì
Sabato 16 gennaio a n. 129 persone rom abitanti nel campo di Via di salone è
stato notificato il trasferimento al C.A.R.A. (Centro di accoglienza richiedenti
asilo) della protezione civile ed attualmente gestito dalla Croce rossa
Italiana.
Mancava la Croce rossa! … ed è arrivata.
Lunedì mattina 60 persone rom del campo di via di Salone sono stati
costretti ad accettare il trasferimento al CARA e sottoscritto un accordo,
mentre oggi diverse famiglie rom della ex Jugoslavia del campo di Casilino 900
sono state trasferite al campo di Salone. Le famiglie rom Macedoni e Kosovari
restano al campo di Casilino 900.
Il solito "travaso" romano che da diversi anni si realizza a Roma per
volontà della politica, di qualsiasi colore, e con la complicità di tanti.
La Federazione romanì, con l’aderente ass. Romà onlus e la
collaborazione dell’organizzazione europea ERRC è presente a Roma nei campi di
Casilino 900 e Salone per sostenere le famiglie rom, per raccogliere
informazioni, per controllare il rispetto dei diritti, per denunciare alle
istituzioni preposte le violazioni.
La Federazione romanì nel sottolineare ancora una volta la NON
CONDIVISIONE delle politiche adottate dal Comune e dal Commissario per
l'emergenza rom di Roma verso la popolazione romanì, denuncia l’utilizzo
strumentale della partecipazione attiva rom per fare propaganda politica e
per perseguire interessi.
Se quando accaduto in questi giorni è il metodo per mettere in atto il piano
nomadi a Roma temiamo una forte crescita del disagio che si riverserà sulla
quotidianità di tutti i cittadini, rom e sinti compresi.
La Federazione romanì fa appello a Rom e Sinti di Roma ed agli amici
del popolo rom di essere co-promotori della prossima iniziativa pubblica in
corso di definizione, inviando email a:
federazioneromani@libero.it
Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì
Sede legale e segreteria: Via Altavilla Irpina n. 34 - 00177 Roma
Codice fiscale 97322590585 – Email:
federazioneromani@libero.it
Tel. 0664829795 – fax 0664829795 Web:
http://federazioneromani.wordpress.com
Presidenza 3277393570 - Coordinamento 3331486005 - Segreteria 3483915709
Di Fabrizio (del 21/01/2010 @ 09:37:09, in Italia, visitato 2352 volte)
Segnalazione del Centro Sociale SOS Fornace
[...] La giornata di ieri sarà ricordata per sempre come una delle pagine più
vergognose vissute dalla nostra città nella sua storia recente. Dopo lo sgombero
di settimana scorsa, che ha colpito un rom cieco e in dialisi, ieri un nucleo
famigliare allargato composto da un uomo di 22 anni - cittadino italiano e
metalmeccanico -, 4 donne e 10 bambini, tutti di etnia rom, si è visto strappare
quel poco che aveva da un esercito di un centinaio di uomini in divisa che hanno
così portato a compimento la "soluzione finale" prospettata dall'amministrazione
razzista di Rho per la comunità rom, e cioè il progetto scientifico di un loro
allontanamento dal territorio rhodense. La casa dove risiedeva il nucleo
famigliare è stata sgomberata ed abbattuta dalle ruspe, e gli abitanti sbattuti
su una strada. Durante lo sgombero, in spregio ad ogni più elementare diritto umano, non è
stato preposto dall'amministrazione rhodense alcun tipo di intervento di
carattere "sociale" o...
Comunicato
Rho, 19 gennaio 2010.. A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata della
Memoria, il Sindaco ciellino Zucchetti ha voluto festeggiare con uno sgombero il
Porrajmos, lo sterminio nazista di Rom e Sinti. La Giunta razzista della città
di Rho, dopo lo sgombero di settimana scorsa di un rom cieco e in dialisi, molto
pericoloso per la sicurezza dei cittadini, questa mattina ha mandato un
dispiegamento impressionante di Polizia Locale, Polizia di Stato e Carabinieri
per sgomberare una decina di bambini e alcuni adulti che vivevano nella propria
casa in via Magenta, abbattuta dalle ruspe.
Nonostante Zucchetti abbia fatto proprio lo slogan di Expo 2015, “Nutrire il
Pianeta”, la solidarietà e l’umanità non abitano a palazzo Visconti, soprattutto
quando si avvicina la campagna elettorale delle regionali e, per nascondere la
servitù degli amministratori leghisti e ciellini alla Fiera e ai palazzinari,
che loro rappresentano contro gli interessi della città, si tenta di puntare il
dito ancora una volta contro i rom, come facevano i nazisti, indicandoli come
capro espiatorio di tutti i mali della città.
Dopo avergli confiscato i terreni che avevano acquistato regolarmente da
italiani, dopo avere incassato diverse rate del condono per alcune migliaia di
euro per poi dichiararlo illegittimo, ora il Sindaco, appena uscito da Messa,
gli ha fatto abbattere la casa, interrompendo così di fatto l’iter scolastico
dei bambini e mettendo a rischio la posizione lavorativa dell’unico uomo della
famiglia, tra l’altro cittadino italiano.
Tutti gli sgomberi di Rom che stanno avvenendo a Rho negli ultimi mesi sono
finalizzati anche a liberare terreni che con il Pgt cambieranno destinazione
d’uso, essendo inseriti in aree di trasformazione che da agricole diventeranno
edificabili. Così nella città vetrina di Expo i razzisti e gli speculatori
viaggiano a braccetto, compiendo l’ennesimo atto disumano.
Alcuni esponenti del centro sociale Fornace, tenuti a distanza dalla Polizia,
hanno assistito alle operazioni di sgombero testimoniando alle persone vittime
di questa ingiustizia, la propria solidarietà. Nei prossimi giorni ci saranno a
Rho iniziative di protesta.
sosfornace@inventati.org
www.sosfornace.org
Di Fabrizio (del 23/01/2010 @ 09:27:02, in Italia, visitato 1830 volte)
Noblogo
Jan. 20th, 2010 at 12:47 PM
Il Casilino 900 è giusto che sia chiuso.
Sarebbe giusto che chi c'ha vissuto in questi anni trovasse una condizione di
vita diversa dall'eterna condanna al "campo nomadi", una casa vera e non un
container. Fuori da un recinto presidiato da telecamere ... fuori dal
pregiudizio. Ma questo non è permesso. Non qui a Roma.
Riporto un bel pezzo da ReteRom, il sito degli amici di Stalker, accompagnandolo
da mie fotografie.
Un omaggio alla memoria che viene negata allo sfortunato popolo Rom.
Ho avuto il privilegio di parlare circa un anno fa con chi abitava questa
bellissima casa.
Persone di una profondissima umanità, in particolare la padrona di casa che mi
parlava delle speranze in un futuro migliore con la saggezza di chi atavicamente
è abituato a seguire con rassegnata sopportazione l'eterno ciclo degli eventi.
MERCOLEDÌ 20 GENNAIO 2010
Tabula rasa
Oggi è il 19 gennaio del 2010
È cominciato lo sgombero del Casilino 900
È anche l’anniversario dell’occupazione della facoltà, la Pantera
20 anni di stalker e non riesco a dormire
Poche ore fa la demolizione della casa di Hakya
La casa in cui è nata Savorengo Ker
Ho visto saltare in aria di seguito
Le lamiere del tetto, i montanti in legno, un divano rosso, le scale
La ruota simbolo dei Rom al centro della facciata
Il cavallino accanto, ricordo dell’antico mestiere della famiglia
I gocciolatoi intagliati alla maniera di Hakya
Una stufa di ferro incastrata nei denti della ruspa
Un quadro ad olio con signora, un manifesto di Eminem
Un manifesto di Benito Mussolini, si davvero
Hakya ridendo ha detto ad Azzurra “era un parente.
La foto di un antenato!”
Ho immaginato il punto di vista di chi demolisce
Un video ripreso dalla cabina del macchinista
Di chi sono le mani su quelle leve?
Di chi guarda il video.
Telespettatori educati a non sapere
ora deformano la realtà guidando il video
Sicuri dietro il vetro del parabrezza
il macchinista esegue, demolisce la casa
magari una casa non ce l’ha nemmeno lui.
Una signora dice “io non ci voglio andare nei campi”
Un poliziotto “il campo di Salone
è un albergo a cinque stelle rispetto a questo”
indica la casa di Hakja in macerie,
io penso di no, sono sicuro di no, perché lo so, io so
una poliziotta aggiunge “ma a Salone ora c’è anche la ludoteca,
l’asilo dei bambini dentro al campo”
un’altra poliziotta “ d’estate ci mettono anche la piscina”
le signore Rom ci scherzano sopra, loro non lo sanno
non sono mai state a Salone, nessuno le ha mai portate
a vedere i container, neanche i mariti
Gli daranno un container di 18 metri quadri per sei persone
tre metri quadri a testa
riscaldamento, bagno, acqua e luce elettrica
e tutto intorno, stretti ogni 3 metri,
solo container e spazi tra i container
un posto dove incontrarsi è stato soppresso
per fare posto ai nuovi container per il Casilino 900
sulla recinzione ci sono 50 telecamere
non ci sono gli spazi per i mercatini
né dove lavorare i metalli, riciclare oggetti
sono tu non ci sono altre persone oltre ai Rom,
alle guardie e alle associazioni che li sorvegliano
e li portano a scuola, in città, città?
insomma oggi abbiamo visto demolire la casa di Hakya
e Azzurra dice di aver visto Mussolini
f.c.
Di Fabrizio (del 24/01/2010 @ 09:33:36, in Italia, visitato 2511 volte)
Ricevo da Ernesto Rossi
Le tracce della piccola Denise Pipitone, la bambina siciliana
scomparsa il 1° settembre 2004 vicino a casa, sono state seguite in tutt’Italia,
controllando una serie di segnalazioni di persone che affermavano di averla
vista.
Luoghi privilegiati di queste indagini furono campi e insediamenti rom e sinti.
Ne seguirono insulti e aggressioni diffuse nei confronti di donne rom, e
qualche arresto, annullato dal riconoscimento dell’inconsistenza delle accuse.
Perché, ’come tutti sanno’, o credono di sapere, gli ‘zingari’ rubano
i nostri bambini, non contenti, evidentemente, di tutti quelli che hanno
già. Anche se un’accurata ricerca universitaria sugli ultimi quarant’anni di
analoghe notizie ha dato risultato zero: non c’è un solo caso accertato.
Una di quelle tracce portava anche a Milano. Una guardia giurata che stazionava
all’esterno d’una banca affermò di aver visto la piccola, riconosciuta e filmata
col cellulare per alcuni secondi, tutta imbacuccata per il freddo (era proprio
il gennaio di cinque anni fa), in compagnia di alcuni ‘zingari’.
Al nostro presidente Mauro, dell’Associazione Aven Amentza, fu chiesto
dall’allora capo della Squadra mobile della Questura di Milano di adoperarsi per
verificare, foto in mano, nei vari insediamenti di rom romeni, se fosse
possibile reperire tracce del passaggio, se non della presenza della bambina.
Mauro, rom autorevole e conosciuto in tutte le comunità, a Milano e
nell’hinterland, lo fece con costanza e passione per oltre un mese
(gratuitamente, è bene dirlo), tanto che riuscì a ritrovare la… piccola: stava
in un campo milanese con i suoi genitori, assai spaventati da tutto il
putiferio, e stava bene. Per quanto si possa star bene in un campo.
Solo che era un maschietto.
Sei sicuro? chiese Mauro al suo interlocutore.
Assolutamente, l’ho visto fare pipì.
Poco dopo fui contattato da un regista televisivo per un’intervista a Triboniano.
Questi accettò le condizioni dei capi rom: riprese solo dalla testa in giù, come
gli spiegammo, perché già troppi rom hanno perso il lavoro perché identificati
come tali dai loro ‘padroni’ in una ripresa o in una foto sui giornali. Così
l’intervista si svolse coi tre capi di Triboniano nella ‘baracca’ di uno di
loro, presente anch’io.
Ecco che alcuni giorni or sono leggiamo sui giornali la notizia che il gup di
Marsala, Lucia Fontana, ha rinviato a giudizio, per il sequestro di Denise, la
sorellastra Jessica Pulizzi e, per false dichiarazioni, il suo ex fidanzato
Gaspare Ghaleb.
La bambina non ha dunque girato l’Italia e tanto meno in compagnia di famigerati
‘zingari’: un’altra bufala scoppia come una bolla di sapone, per ritornare nel
mondo delle frottole e delle calunnie razziste, tanto amate da certi personaggi
della nostra politica attuale e, purtroppo, piattamente seguite da certa stampa.
Milano, 20 gennaio 2010 Ernesto Rossi, presidente di Aven Amentza.
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n°
104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154
Di Fabrizio (del 25/01/2010 @ 09:43:41, in Italia, visitato 1543 volte)
Segnalazione di Isabella Bi
l' ASSOCIAZIONE DON NESI/COREA in collaborazione con la CIRCOSCRIZIONE 1 DEL
COMUNE DI LIVORNO
organizza:
GIOVEDI' 28 GENNAIO ORE 21,15
In occasione del PORRAJMOS – la giornata della memoria dello sterminio dei
popoli rom e sinti nei lager nazisti
ROM IERI E OGGI: PREGIUDIZIO, EMARGINAZIONE E RIFIUTO
In una società dove si consolida una antropologia del disprezzo e della
disumanità verso l'altro, dove si rafforza la saldatura fra razzismo popolare e
razzismo istituzionale, i rom rappresentano ancora l'ultimo gradino di questa
"piramide" dell'emarginazione e del rifiuto.
Proviamo a comprendere come i nostri territori promuovono concrete pratiche di
accoglienza ed interazione e come sviluppare forme di dialogo, comprensione e
relazione.
Con la partecipazione e le testimonianze della Fondazione Michelucci di Firenze,
dell'Associazione Africa Insieme di Pisa, di alcuni rappresentanti della
comunità rom di Coltano e di alcuni operatori del sociale e del mondo
dell'associazionismo.
Durante la serata sarà presentato anche il libro "Lungo la ferrovia" di Gianluca
Giunchiglia (edizioni Erasmo)
INGRESSO LIBERO
ASSOCIAZIONE DON NESI/COREA
LARGO NESI 9 (ex via La Pira) Villaggio Scolastico di Corea
tel.fax: 0686 424637 email:
associazione@associazionenesi.org -
www.associazionenesi.org
L'evento su
Facebook
Di Fabrizio (del 25/01/2010 @ 09:47:44, in Italia, visitato 3234 volte)
viaEmilianet.it Integrazione culturale, scolarizzazione e anche
nuove case per gli 800 residenti di etnia sinta. Posiitivo il bilancio della
prima microarea di via Felesino.
Sono 810 i cittadini di etnia Sinta attualmente residenti a Reggio. Circa 300
vivono nei tre campi nomadi comunali: al Foscato, a Roncocesi e in via Gramsci a
Pratofontana. La parte restante abita in aree private nelle zone di San Rigo,
Codemondo, Pratofontana, Gavassa e Massenzatico. Cittadini reggiani a tutti gli
effetti, a differenza dei Rom che sono invece rumeni, i Sinti comunque
conservano uno stile di vita che fatica ad integrarsi e tende a formare
ghetti, ovvero campi di sosta sovraffollati e in condizioni precarie.
Lo scorso anno una famiglia allargata, composta da una decina di persone, ha
iniziato un percorso con il Comune, stabilizzandosi nella prima microarea in via
Felesino. "Il primo bilancio è positivo - spiega Matteo Sassi assessore comunale
alle politiche sociali - per il rispetto regole, del patto di cittadinanza e il
livello di scolarizzazione ". Altre due famiglie hanno invece scelto una strada
diversa, un passo ulteriore verso la stabilità. "Grazie anche al nostro lavoro -
spiega Alfa Strozzi responsabile del progetto nomadi del Comune - due nuclei
famigliari hanno deciso di vivere in casa, avevano i requisiti e sono
assegnatari delle case popolari".
Di questo percorso di mediazione culturale e di nuove modalità abitative si
parlerà in un incontro, il 26 gennaio allo Spazio Gerra. L'obiettivo del Comune,
come richiesto dall'Unione Europea, è quello di superare gradualmente i campi
nomadi. Ma le problematiche da affrontare sono ancora molte, a partire dalla
scolarizzazione dei bambini. Sono circa 200 quelli che frequentano le scuole
dell'obbligo.
Il 26 gennaio alle 13, nella Biblioteca delle Arti in piazza della Vittoria,
sarà inaugurata anche una mostra sullo sterminio dei Sinti e dei Rom durante il
periodo nazi-fascista. Resterà aperta fino al 7 febbraio, il sabato e la
domenica dalle 15 alle 19.
di GIULIA GUALTIERI
Di Fabrizio (del 26/01/2010 @ 08:57:43, in Italia, visitato 1857 volte)
Ricevo e porto a conoscenza:
All'attenzione di
Gianni Gianassi, Sindaco Comune di Sesto Fiorentino
Matteo Renzi, Sindaco di Firenze
Andrea De Martino, Prefetto di Firenze
Andrea Barducci, Presidente Provincia di Firenze
Gianni Salvadori, Assessore Politiche Sociali Regione Toscana
Gentili Signori,
l’Associazione MEDU conduce dal 2006 con il coinvolgimento partecipato della
comunità Rom dell’insediamento di via Lucchese un lavoro di prevenzione,
promozione alla salute ed orientamento al servizio sanitario pubblico
nell’ambito del progetto “Camper per i diritti”, che coinvolge volontari con
varie professionalità (medici, infermieri, ostetriche, psicologi, antropologi e
giuristi). Tra gli obiettivi del progetto è prevista la collaborazione con le
istituzioni nell’avvicinamento dei Rom al servizio sanitario pubblico, nella
condivisione di dati sanitari e nella sorveglianza e segnalazione di gravi
situazioni igienico-sanitarie.
La critica condizione dell’insediamento Osmatex e più in generale degli
insediamenti dell’area era stata denunciata da tempo attraverso colloqui diretti
con l’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino, la consegna di report
dell’attività e la diffusione di comunicati stampa. La mattina di venerdì 16
gennaio 2010 è stato effettuato senza alcun preavviso uno sgombero forzato
di tale insediamento ad opera delle forze di Polizia. Le persone che lì vi
abitavano sono state obbligate ad abbandonare la struttura e, senza la
previsione di una soluzione di accoglienza né nell’immediato né a lungo termine,
sono state costrette ad abbandonare i propri effetti personali e a trascorre
alcune notti in strada.
A seguito dello sgombero, MEDU ha chiesto immediatamente un incontro ufficiale
con il Sindaco di Sesto Fiorentino, senza avere risposta. Le persone sfollate
hanno trovato nel frattempo riparo temporaneo grazie all’aiuto di alcune
associazioni di volontariato e di istituzioni religiose.
In considerazione delle diverse versioni dei fatti espresse in questi giorni e
della necessita’di assicurare comunque la massima tutela ai soggetti più fragili
attraverso la continuità assistenziale, ci sembra opportuno mettere a
disposizione delle istituzioni i dati e le rilevazioni in nostro possesso,
affinché procedano ad attivare un tavolo di coordinamento per pianificare una
soluzione definitiva dell’emergenza umanitaria che si è venuta a creare in
questi giorni e, più a lungo termine, una programmazione per l’accoglienza e
l’inserimento della comunità nel tessuto sociale comunale. MEDU, nel frattempo,
continuerà ad operare negli altri campi rom abusivi e nei contesti di maggiore
marginalità presenti nell’area fiorentina, con la sua azione di assistenza,
testimonianza e denuncia.
Medu ha effettuato 110 visite a 86 pazienti (42 femmine e 44 maschi) nel
corso del 2009 presso l'area Osmatex, dove vivevano circa 100 persone, tutti
rom di cittadinanza rumena. L'età media dei pazienti è 32 anni. La distribuzione
per età dei pazienti visitati è cosi rappresentata: 4 minori di 18 anni, di cui
2 minori di 5 anni; 3 pazienti > 60 anni; 28 pazienti con un'età compresa tra 18
e 29 anni e 46 pazienti con un età compresa tra 30 e 59 anni. Per 5 pazienti non
è stato possibile determinare l'età. Sono state visitate 5 donne in stato di
gravidanza. Le patologie più frequenti sono state quelle a carico dell'apparato
digerente (23%) e di quello genito-urinario (20%). Seguono le affezioni
dell'apparato respiratorio (18%) di quello cardiovascolare (13%) e
osteomuscolare (13%). Le patologie a carico della cute e dei tessuti molli
rappresentano l'8%, i tumori il 3% e le malattie infettive il 2%. Tutti i dati
sanitari sono stati regolarmente censiti attraverso schede cliniche effettuate
al momento delle visite con i pazienti e con un monitoraggio costante nel tempo.
Le schede sono parte del materiale che il MEDU ha accumulato nel corso del tempo
al fine di documentare la grave situazione umanitaria dell'ex-Osmatex con
l'intenzione di informare la collettività e di denunciarne il rischio sanitario
e sociale.
La sera dello sgombero (venerdì 16 gennaio 2010) Medu ha fatto un censimento a
fini sanitari delle persone sfollate dall'area Osmatex. Erano presenti 16
nuclei familiari per un totale di 79 persone ( 43 femmine e 36
maschi). I minori erano 8 di cui 2 neonati (uno di 20 giorni e uno
di 10). Una bambina di tre anni era seguita dall’Ospedale Meyer per frattura
cranica parieto-temporale da caduta accidentale. Era presente una donna in
gravidanza. C'erano molte persone anziane (circa 15). Tre persone anziane erano
appena state dimesse dall'ospedale con terapia di mantenimento da proseguire
fino al prossimo controllo: un paziente per ictus, un altro per broncopolmonite
cronica riacutizzata e un altro per una patologia osteoarticolare agli arti
inferiori. Una donna adulta era seguita da tempo dai nostri medici per
ipertensione. Era presente una persona con handicap.
Restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro.
Distinti saluti,
Medici per i Diritti Umani
Medici per i Diritti Umani (MEDU), organizzazione umanitaria e di solidarietà
internazionale, fa parte dell'International Federation of Health and Human
Rights Organisations (IFHHRO).
Medici per i Diritti Umani onlus
www.mediciperidirittiumani.org -
info@mediciperidirittiumani.org
tel. e fax 0697844892 – cell. 3343929765, 3351853361
Di Fabrizio (del 26/01/2010 @ 09:11:26, in Italia, visitato 1659 volte)
TerraNews.it a cura di Giuliano Rosciarelli
INTERVISTA. E’il vanto di una famiglia rom sfuggita dalla Bosnia. E dai campi
nomadi di Roma e Milano. Romina ora ha un sogno: «Aiutare chi è più sfortunato».
Attrice, volontaria per Save the children, Romina ha 17 anni, è nata in Italia e
i suoi genitori sono romnì xoraxanè, rom di origine bosniaca. Insieme ai suoi
otto fratelli è una delle cosiddette migranti di seconda generazione: figli di
immigrati, nati e cresciuti nel nostro Paese ma visti “dagli altri” pur sempre
stranieri. Frequenta il quarto anno di un istituto professionale per assistenti
sociali, il suo sogno è aiutare chi è stato meno fortunato di lei.
Ti sei mai sentita straniera a casa tua?
A volte. Negli occhi di chi mi fissa mentre passeggio con le mie amiche, nel
rigore di una burocrazia che non mi riconosce italiana, nei media che alimentano
stupidi stereotipi. Io sono comunque fortunata. I miei genitori non si sono mai
rassegnati a vivere nei campi e questo mi permesso di integrarmi con più
facilità. Mi sento a tutti gli effetti italiana perché sono nata e cresciuta
qui, vesto e parlo come le mie coetanee ma sono anche rom perché lì affondano le
mie radici, la mia cultura. Per chi è nato qui, come me, parlare di integrazione
non ha senso.
Perché la tua famiglia è venuta in Italia?
I miei nonni erano bosniaci e sono arrivati a Milano tanti anni fa per
scappare dalla guerra. Non c’era lavoro. I rom poi erano perseguitati da tutti.
Bisognava scappare per sopravvivere. Mia madre aveva dieci anni quando sono
arrivati. Venti li ha vissuti nei campi, prima a Milano poi a Roma (vicolo
Savini). Ma non le è mai piaciuto stare lì. Voleva lavorare, farsi una vita e
migliorare la propria condizione. Prima ha fatto l’insegnante di danza del
ventre, poi è diventata imprenditrice, insieme a mio padre.
A scuola hai mai avuto problemi?
Non direi. Da piccola soffrivo per alcune cose che non capivo. A Natale, ad
esempio, tutti i miei compagni parlavano dei regali ricevuti, noi però siamo
musulmani e quindi pensavo che a casa mia Babbo Natale non arrivasse. Ora tante
cose mi sono più chiare. Ma non tutti i rom la vivono in questo modo.
Cosa pensi dell’Italia?
E’ un Paese dove si vive tutto sommato bene. Ma c’è anche tanta ignoranza e
superficialità. Ad esempio quando vado in giro con i miei compagni di classe
italiani nessuno si accorge di me. Se invece esco con le mie amiche rom tutti mi
guardano. Questa rimane comunque casa mia.
C’è qualcosa che rimproveri alla tua comunità?
La rassegnazione. Se vogliono qualcosa di meglio per la propria vita devono
lottare, non rassegnarsi e stare seduti ad aspettare, anche se l’emarginazione e
l’intolleranza molto spesso rappresentano degli ostacoli insormontabili.
Quando e come hai cominciato a fare cinema?
Al primo ruolo avevo otto anni. Mio zio lavorava a Cinecittà e conosceva un
regista al quale procurava i personaggi. Dopo alcuni cortometraggi tra cui uno
con Sergio Rubini è arrivato il film con Valeria Golino Prendimi e portami
via, e la serie Ispettore Coliandro. Ora però mi sono dovuta fermare
perché mia madre vuole che studi e non posso perdere l’anno. Se ne riparla dopo
il diploma. Il mio sogno però è aiutare chi è stato meno fortunato di me.
Di Fabrizio (del 28/01/2010 @ 09:39:12, in Italia, visitato 1990 volte)
Ricevo da Claudio Graziano
L'ammistrazione alemanno fa le le prove per le elezioni regionali e ha fretta
di dare soddisfazione alle promesse fatte ai suoi elettori, partendo dalla
questione "Casilino 900", il campo emblema della presenza rom nella capitale.
Si tratta di 600 rom, che vivono lì da oltre 30 anni, provenienti dalle varie
regioni della ex Jugoslavia e dalla Romania, che secondo l'amministrazione
alemanno, verranno sgomberati entro i primi di Febbraio. In tre giorni sono già
state abbattute decine di baracche.
La tanto millantata collaborazione con la comunità rom non esiste (basta vedere
la reazione dei 128 legittimi assegnatari del campo di Salone, deportati al
centro per richienti asilo di Castel nuovo di Porto per far posto agli arrivi da
Casilino, .a cui era stato promesso di tornare al campo dopo l'espletamento
delle pratiche di permesso di asilo). E a quelle altrettanto preoccupate dei rom
di Casilino 900. I rom questo sgombero lo subiscono e basta.
L'80 per cento dei bambini del campo frequenta le scuole del territorio, una
percentuale molto alta indicatore di un livello altrettanto alto di inserimento
sociale della comunità.
Questi bambini saranno i primi a pagare i costi del trasferimento, perché
saranno costretti o a lunghissimi viaggi per tornare nelle loro scuole, o a
cambiare del tutto scuola, amici, insegnanti.
Eppure la memoria dovrebbe tracciarci il sentiero: l'esperienza di Castel Romano
ci insegna infatti le difficoltà di trasferire i bambini ad ore di distanza
dalle scuole che frequentano.
Il Piano punta a chiudere 80 campi abusivi sparsi sul territorio, e ne indica 13
tra tollerati e autorizzati. Non ci viene spiegato, però, in che condizioni
andranno a vivere i 7200 nomadi della capitale, di cui circa la metà bambini. A
via Candoni, Roma Sud, vivono circa 700 persone, molte lavorano.
L’amministrazione, senza coinvolgere il XV Municipio, ha fatto portare 24
container, che ospiteranno oltre 200 persone provenienti da Casilino. Il rischio
è che questo diventi un campo sovraffollato. Si rischia di interrompere il
prezioso lavoro di integrazione svolto, in questi anni, dalle associazioni
insieme ai rom. . Si chiudono i campi abusivi e si costruiscono delle mega
bidonville etniche, prodotto di un moderno progrom urbano (sull'esempio di
Castel Romano).
Secondo il Piano verrà consegnato un documento, il "Dast", che dovrebbe
permettere a chi lo possiede di sostare nei campi. Ad oggi, al di là
dell'accanimento di una serie di identificazioni continue, svolte in modo
ripetuto ed intimidatorio - anche 5 o 6 volte sulle stesse persone - a cui sono
stati sottoposti i rom della città, ben pochi hanno visto questo documento.
All'esigenza del lavoro, della casa, dei diritti, sembra venire contrapposta
l'ossessione della schedatura, della ghettizzazione, della "soluzione finale".
Intanto con la scusa dei cantieri, la giunta è riuscita a far passare un bando
per la sorveglianza: 3 milioni di euro per le vigilanza privata, mentre in poco
più di un anno, le risorse per progetti di mediazione culturali sono stati
tagliate del 20 per cento
Non un accenno nel piano nomadi ad una soluzione alternativa che non sia il
solito ammassamento dei rom in campi che è il primo motivo della loro
emarginazione. Non un accenno a modalità alternative di inserimento socio
abitativo - accesso alle case popolari o agevolazioni negli affitti.etc. -
Al contrario, le risorse stanziate, vengono in buona parte investite in proposte
securitarie inutili nel promuovere l'autonomia delle popolazioni rom ma, al
contrario, utilissime e spendibili per propaganda elettorale.
E' utile ricordare ai cittadini di questa città che le risorse
dell'amministrazione saranno investite un'altra volta per costruire ancora campi
rom, baraccopoli moderne utili solo, e per un breve periodo, in caso di gravi
disastri naurali.
Insomma, rom terremotati a vita, per la giunta Alemanno.
Quindi, carente su una politica abitativa che sia progettuale, ma anche rispetto
alle politiche di accoglienza, questa giunta, dietro il paravento di proposte di
ordine e di polizia, sta accentuando il disagio della popolazione romana:
pensiamo ai recenti sgomberi della fabbrica heineken e di Casilino 700, che
hanno determinato la dispersione di molti rom nei territori circostanti
aumentando i disagi anche per i residenti del territorio e dall'altra parte,
hanno sradicato i rom dalle reti sociali territoriali in cui erano inseriti.
L'ARCI afferma con forza la sua contrarietà al piano nomadi e a come si sta
attuando, agli sgomberi senza soluzioni alternative, alle operazioni
preelettorali, al taglio delle spese di integrazione.
Claudio Graziano
responsabile immigrazione
ARCI di Roma
tel 3356984279-06417347 12
www.arciroma.it
Di Fabrizio (del 29/01/2010 @ 09:18:24, in Italia, visitato 2032 volte)
Segnalazione di Maria Grazia Dicati
La reazione esasperata degli immigrati a Rosarno ad un gravissimo episodio di
razzismo e di mafia porta all’attenzione mediatica una vicenda che, aldilà degli
evidenti fini elettorali, ricorda molto da vicino, con le opportune distinzioni,
i gravi episodi di “razzismo elettorale ed affaristico” accaduti a Napoli, nel
2008, nei quartieri di Ponticelli e di Pianura.
Il dovere di non dimenticare e capire quello che accade, spesso sotto i nostri
occhi, deve aiutarci a comprendere le cose, osservandole da vicino, e forse
ricordare l’episodio più paradigmatico avvenuto negli ultimi due anni, può
aiutarci a trovare le giuste coordinate.
Molti non lo ricorderanno ma il “pacchetto sicurezza” fu presentato nella prima
seduta del consiglio dei ministri del governo Berlusconi a Napoli, il 23 maggio
2008 (nella stessa fu approvata anche la legge speciale per la militarizzazione
dei siti di stoccaggio dei rifiuti), ad appena una settimana dal Pogrom dei
“campi rom” di Ponticelli.
Le immagini dei roghi dei campi rom fecero il giro del mondo, accompagnate dalla
narrazione giornalistica di una “ribellione popolare” causata dalla
esasperazione dei residenti “costretti” a convivere da anni con i “reati “dei
rom accampati nel quartiere, in realtà niente altro che dei miseri baraccamenti
dove dal 2003 vivevano in stato di totale abbandono circa 1500 rom rumeni
Quello che non tutti videro invece fu il vistoso protagonismo dei clan della
camorra che, utilizzando abilmente i media, riuscirono a coinvolgere parte della
popolazione del quartiere per attaccare e sgomberare i rom, non a caso proprio
quelli accampati a via Argine e via Malibran che insistevano su un’area
interessata da un progetto di risanamento urbanistico per decine di milioni di
euro, strumentalizzando una vicenda, il “tentativo di rapimento” di un bambino
da parte di una minorenne rumena che non faceva nemmeno parte dei campi rom.
Del totale di 10 campi rom abusivi di Ponticelli, ne furono incendiati solo due,
quelli che si trovavano nel posto sbagliato.
Emiliano Di Marco
www.emilianodimarco.splinder.com
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