Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
-

Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/04/2006 @ 10:41:55, in casa, visitato 1722 volte)

Par Pierre DAUM / 6 aprile 2006 - Le Petit-Bard, a Montepellier, è una città-quartiere di 800 alloggi abitati quasi esclusivamente da immigrati del Maghreb e da alcuni gitani. Durante anni e forse decenni , gli agenti immobiliari hanno amministrato questa decina di blocchi organizzati in una sola comproprietà, utilizzando metodi fraudolenti: dilazione di lavori di mantenimento e di riparazione, prelievi eccessivi dagli abitanti, fatture false, realizzazione di lavori per società amiche, malversazione. Nel 2001, parallelamente al fallimento dell'ultimo "sindacato di gestione" ed alla nomina da parte del tribunale di un amministratore giudiziario, un reclamo è stato depositato da decine di abitanti contro gli ultimi tre amministratori.

Su incarico del giudice, un esperto si è incaricato delle analisi contabili sui documenti forniti dalle stesse agenzie. Dopo tre anni di ricerca, l'esperto ha concluso la sua relazione confermando l'esistenza di un "buono numero di anomalie e di attività fraudolente, alcune suscettibili di qualificazione penale". Il giudice istruttore ha allora aperto un'inchiesta sugli agenti immobiliari disonesti? Ha convocato un'udienza? Ha cercato di sapere se alcune somme deviate sono andate nella tasca dei messi in causa? Affatto. Si è accontentato di un'informativa di polizia.

Anche se conferma la maggior parte la maggior parte dei rilievi dell'esperto contabile, e che questi rapporti d'affari possono essere definiti abuso di fiducia, per il giudice trattasi di semplici difetti di gestione (e quindi senza rilevanza penale).

A fine dicembre 2005, dinanzi alla minaccia di chiusura dell'istruttoria condotta così timidamente, Stéphane Fernandez, avvocato di una quindicina di abitanti del Petit-Bard, ha richiesto un approfondimento dell'indagine. Rifiutato del giudice d'istruzione. L'avvocato, che ha fatto appello, deve essere ascoltato oggi dalla camera d'ufficio. "Se ricevessi un nuovo rifiuto," spiega Stéphane Fernandez, "è quasi certo che la causa beneficerà di non luogo a procedere." Una prospettiva bruciante per le famiglie del Petit-Bard. "Durante anni, truffatori conosciuti da tutti hanno rubato i magri risparmi di centinaia di lavoratori immigrati, approfittando della loro scarsa padronanza del francese e della loro difficoltà a difendere i loro diritti, e questa gente non dovrebbe essere proseguita? Sarebbe enorme!" insorge Abdenour Tataï, presidente dell'associazione Justice pour le Petit-Bard.

Tanto più che le conseguenze di queste frodi si fanno crudelmente sentire oggi: non soltanto la zona è rovinata, in mancanza di lavori effettuati con il denaro versato durante anni alla comproprietà (per il solo esercizio 1999-2001, almeno 160.000 euro sarebbero scomparsi), ma l'amministratore giudiziario esige carichi molto elevati per dare un colpo di spugna ai debiti lasciati dagli amministratori.

© Libération

 
Di Sucar Drom (del 21/04/2006 @ 13:07:38, in casa, visitato 1692 volte)
Repubblica Ceca, i Rom sono ghettizzati
Il problema dei ghetti Rom è più serio di quanto non sia ammesso dalle stesse autorità ceche. Si stimano circa 300 ghetti, secondo una prima indagine nazionale, mentre le valutazioni del governo parlavano soltanto di una dozzina.
"Ci sono circa 330 ghetti di Rom nella Repubblica Ceca" afferma il sociologo Ivan Gabal, uno degli autori dell'indagine.
"Nessuno aveva immaginato che il ...

Cremona, sgomberate quattro famiglie Rom
Il 14 aprile c'è stato a Cremona l'ennesimo sgombero di quattro famiglie Rom. Le famiglie erano già state sgomberate nei giorni scorsi da altre zone del Comune di Cremona.
Secondo quanto riportato dal quotidiano locale le famiglie si erano fermate nel parcheggio di via Comizi Agrari, davanti alla nuova sede dell’Inail. L’arrivo al parcheggio era avvenuto al mattino. Una volta giunta la segn...
 
Di Sucar Drom (del 25/04/2006 @ 10:31:56, in casa, visitato 1692 volte)

L’Italia nega sistematicamente
il diritto di Rom e Sinti ad un alloggio adeguato.

Il Comitato Europeo per i Diritti Sociali identifica
tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata.

La politica dei «campi nomadi» condannata
dal principale soggetto europeo a tutela dei diritti sociali.


24 Aprile 2006, Roma, Strasburgo, Budapest

In una decisione resa pubblica oggi, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali (CEDS) ha deciso che l’Italia sistematicamente viola, con politiche e prassi, il diritto di Rom e Sinti ad un alloggio adeguato. La decisione è basata su un Reclamo Collettivo presentato contro l’Italia dallo European Roma Rights Centre (ERRC), in collaborazione con osservAzione, secondo la modalità prevista dalla Carta Sociale Europea Revisionata.

Le politiche abitative per rom e sinti puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità di integrazione e condannano i Rom a subire il peso della segregazione su base razziale. In numerosi insediamenti di Rom e Sinti si riscontrano condizioni abitative estremamente inadeguate, che sono una minaccia per la salute e per la stessa vita dei residenti nei campi.

Inoltre, le autorità italiane sistematicamente e con regolarità sottopongono Rom e Sinti a sgomberi forzati dalle loro dimore. Durante gli sgomberi, le autorità spesso distruggono arbitrariamente i beni di Rom e Sinti, adoperano un linguaggio denigratorio e offensivo e umiliano gli sfrattati in vari modi. In molti casi, le persone cacciate dalle loro residenze come risultato delle azioni della polizia e delle autorità locali sono rese senza casa. In alcune circostanze, nel corso di tali sgomberi, i rom stranieri sono stati espulsi collettivamente dall’Italia. Molti Rom e Sinti in Italia vivono sotto la continua minaccia di sgomberi forzati.

Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.

L’articolo 31 della Carta stabilisce che:

«Per garantire l'effettivo esercizio del diritto all'abitazione, le Parti s'impegnano a prendere misure destinate:

1. a favorire l'accesso ad un'abitazione di livello sufficiente;

2. a prevenire e ridurre lo status di"senza tetto"in vista di eliminarlo
gradualmente;

3. a rendere il costo dell'abitazione accessibile alle persone che non dispongono di risorse sufficienti"

Chiamata a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS ha deciso:

· unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti nomadi costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E

· unanimamente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E

· unanimamente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.

Secondo Piero Colacicchi, presidente di osservAzione, “con questa decisione vediamo finalmente premiato il nostro lavoro di anni contro la segregazione abitativa di Rom e Sinti in Italia”.

Per Claude Cahn, Programmes Director dell'ERRC, “Ora tocca al governo italiano rendere pubblico quali misure intende intraprendere per porre fine ai danni causati da anni di politiche razziste”. Il Reclamo Collettivo, presentato nel giugno 2004 dall’ERRC insieme ad alcuni partner italiani, è il risultato di sei anni di documentazione raccolta dall’ERRC sul rispetto dei diritti umani di rom e sinti in Italia.

Il 9 maggio a Roma (MACRO, museo di arte contemporanea, via Reggio Emilia 54, 9.30-13.00 – conferenza stampa 13.00-13.30) nella tavola rotonda “Contrastare la segregazione abitativa e l’esclusione sociale di
Rom e Sinti”, ERRC e OsservAzione discuteranno con CEDS, Ufficio Nazionale contro la Discriminazione Razziale (UNAR) e un rappresentante del governo italiano le strategie per superare l’attuale emarginazione e discriminazione di rom e sinti in Italia.

La decisione del Comitato è disponibile contattando gli uffici dell’ERRC.

Il Reclamo Collettivo dell’ERRC e altri materiali collegati sono disponibili all’indirizzo: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2117


Ulteriori informazioni sul Reclamo Collettivo contro l’Italia
sono disponibili dal Programmes Director dell’ERRC,
Claude Cahn: (36 20) 98 36 445, claudecahn@compuserve.com

Ulteriori informazioni sulla situazione di rom e sinti in Italia, con particolare riferimento alla questione abitativa sono disponibili
contattando:

Nando Sigona, osservAzione, (+44)07913440315, postmaster@osservazione.org

Lorenzo Monasta, osservAzione, (+39) 3394993639, lmonasta@compuserve.com

European Roma Rights Center (ERRC) è un organizzazione internazionale di pubblico interesse impegnata in numerose attività dirette a contrastare le violazioni dei diritti umani dei rom e il razzismo, in particolare attraverso azioni legali strategiche, campagne di sensibilizzazione internazionali, ricerche e raccomandazioni alle autorità, formazione di attivisti rom. Per ulteriori informazioni sull’ERRC, visitare il sito www.errc.org.


OsservAzione - centro di ricerca azione contro la discriminazione di Rom e Sinti, è un’associazione di promozione sociale impegnata in attività dirette alla lotta all’anti-ziganismo e alla promozione dei diritti umani di Rom e Sinti in Italia.
bb
 
Di Fabrizio (del 28/04/2006 @ 09:50:07, in casa, visitato 2519 volte)

Per una bizzarra coincidenza, che non è sfuggita all'autore di quel blog, su BalkanCities sono apparsi in sequenza due post:

  • nel primo, si indica un articolo di SEtimes.com, dove Belgrado viene descritta come una delle città più appetibili per gli sviluppi edilizi nei prossimi anni;
  • nel secondo, è riportato uno studio su Belgrado come città dove i Rom vivono in bidonvilles di cartone (qui).
 
Di Fabrizio (del 04/05/2006 @ 10:35:22, in casa, visitato 2019 volte)

Da: Czech_Roma - 22/4/2006. Il problema dei ghetti rom è più serio di quanto le autorità vogliano ammettere. Oggi il giornale Lidove noviny (LN) che secondo una ricerca non ancora terminata, ce ne sono 330, ma le stime del governo ne contano qualche dozzina. La stima di 330 è del sociologo Ivan Gabal, autore di un'indagine per conto del Ministero del Lavoro. "I ghetti stanno crescendo. Il trend è negativo". dice Gabal. "Nessuno immaginava che il problema fosse tanto esteso" ha aggiunto Czeslaw Walek, segretario del consiglio governativo per gli affari rom. Secondo l'organizzazione Gente nel Bisogno, sono decine di migliaia i Rom che vivono in condizione di isolamento, le stime più pessimiste sino a un terzo dei 210.000 Rom della nazione. Una riunione governativa ha ammesso che il problema non è stato affrontato: "Assieme alla disoccupazione a lungo termine, quella dell'esclusione sociale è la questione più urgente," dice Walek. Walek dice poi che i comuni contribuiscono ad aggravare i problemi, spostando i Rom verso appartamenti o sistemazioni provvisorie lontano dalla città. Jan Cerny di Gente nel Bisogno afferma che le attività rivolte ai Rom mancano di coordinamento: "Il ministero non si confronta con le municipalità, tutto ciò produce caos e spreco di denaro." Gabal dice che il suo gruppo intende sottoporre delle soluzioni al governo, aggiungendo che non ne esistono di universali e ogni comune necessita di soluzioni differenti. La ricerca etichetta come ghetti tanto intere località, come la famigerata Chanov a Most, che strade o edifici isolati. Il fattore cruciale sono la povertà dei residenti o il fatto che vivano ai margini della società.

© Prague Daily Monitor http://www.praguemonitor.com

 
Di Fabrizio (del 12/05/2006 @ 10:46:11, in casa, visitato 3083 volte)

Sul recente convegno dell'8 maggio, ricevo questa cronaca da Nando Sigona (in coda, portate pazienza, aggiungo una critica di Agostino Rota Martir):

Sunto e conclusioni
La tavola rotonda “Contrastare la segregazione abitativa e l’esclusione sociale di rom e sinti in Italia”, organizzata dallo European Roma Rights Centre (ERRC) e da OsservAzione – centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti, ha avuto luogo a Roma negli spazi del MACRO (Museo di Arte Contemporanea). All’incontro hanno partecipato rappresentanti del Consiglio d’Europa, delle autorità italiane e attivisti di organizzazioni rom e sinte, oltre che di gruppi di supporto, provenienti da tutta l’Italia. Nel contributo di apertura, Claude Cahn, direttore dell’ERRC, ha sottolineato l’importanza della decisione del Comitato Europeo per i Diritti Sociali nella vertenza ERRC contro Italia. La decisione, pubblicata a fine aprile, condanna lo Stato italiano per la violazione dell’articolo 31 (diritto alla casa) insieme all’articolo E (principi di anti-discriminazione) della Carta Sociale Europea come conseguenza di politiche e prassi discriminatorie che portano alla segregazione abitativa di rom e sinti. Nella decisione, il Comitato unanimemente dichiara che:
  • La carenza di spazi di sosta per i gruppi rom e sinti itineranti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta Revisionata, letto insieme all’articolo E;
  • Gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) della Carta Revisionata, letto insieme all’articolo E;
  • La mancanza di soluzioni stabili per i rom e sinti sedentari costituisce una violazione degli articoli 31(1) e 31(3), letti insieme all’articolo E.

Alla tavola rotonda, il presidente del Comitato Europeo per i Diritti Sociali, Jean-Michel Belorgey, presentando la decisione del comitato sul reclamo collettivo dell’ERRC contro l’Italia, ha sottolineato che:

  • Rispetto all’applicabilità della Carta Europea Revisionata, gli Stati che hanno ratificato la Carta hanno l’obbligo di applicarla a tutti gli individui che vivono sui rispettivi territori senza riguardo al loro status giuridico. Il fatto che alcuni rom non abbiamo un regolare titolo di soggiorno in Italia non esime lo Stato italiano dal garantire loro le protezioni sancite dalla Carta.
  • Rispetto agli obblighi degli Stati parti della Carta Sociale Europea Revisionata, gli Stati hanno la responsabilità di assicurare che tali principi siano attuati senza riguardo per il fatto che, a causa della decentralizzazione delle strutture di governo del territorio, alcune funzioni particolari siano responsabilità di Comuni e Regioni;
  • Rispetto alla raccolta di statistiche, spetta agli Stati raccogliere regolarmente dati, inclusi dati disgregati secondo l’appartenenza etnica, che riguardano la situazione di quei gruppi ritenuti discriminati.
  • Rispetto alla proibizione di ogni forma di discriminazione razziale sancito dalla Carta, l’assenza di risposte specifiche da parte dello Stato per affrontare la situazione di rom e sinti costituisce una violazione degli obblighi degli Stati parti stabiliti dalla Carta.

Henry Scicluna, il coordinatore delle iniziative per rom e sinti del Consiglio d’Europa, e Adem Bejzak, presidente di Amalipé Romanó, associazione che riunisce i rom dell’area fiornetina, hanno sottolineato
l’importanza della partecipazione dei rom nella preparazione e realizzazione delle politiche rivolte al miglioramento della loro situazione.

Anche il professor Claudio Marta, rappresentante per l’Italia nel gruppo di esperti sulla questione rom del Consiglio d’Europa (MGS-Rom), ha evidenziato il ruolo della partecipazione e ha chiesto un maggiore coinvolgimento di rom e sinti nei processi decisionali.

I partecipanti alla tavola rotonda hanno chiesto la creazione di un Tavolo Nazionale per Rom e Sinti per coordinare gli interventi messi in campo localmente e valutare l’impatto di norme e politiche sulla vita di
queste comunità.

Casi e testimonianze di violazioni dei diritti fondamentali di rom e sinti in Italia da parte di attori istituzionali e non sono stati presentati da Nando Sigona e Lorenzo Monasta di OsservAzione, sulla base di uno studio condotto in numerose regioni italiane. Il rapporto “Cittadinanze Imperfette” (Edizioni Spartaco, 2006), che riassume i risultati dello studio, raccoglie nel dettaglio casi di esclusione e discriminazione di rom e sinti in ambito lavorativo, scolastico e abitativo. I dati raccolti dimostrano come molte politiche e prassi adottate dalle autorità italiane si fondano su un radicato anti-ziganismo. La nozione di “nomadismo”, imposta anche su persone che nomadi non sono, ha determinato una politica di segregazione dei rom dalla società maggioritaria e ostacolato la loro partecipazione.

Persistenti e diffusi stereotipi sullo “zingaro criminale”, secondo il professor Simoni del Network Europeo di Esperti Indipendenti sui Diritti Fondamentali, hanno prodotto effetti distorti e discriminatori
nell’applicazione della giustizia in sede processuale.

Guardando a possibili strategie per il futuro, i partecipanti hanno discusso possibili forme di cooperazione tra l’UNAR, ufficio nazionale anti-discriminazione razziale, e le associazioni impegnate nella difesa
dei diritti di rom e sinti. Antonio Giuliani dell’UNAR ha discusso della trasposizione della Direttiva Europea 43/2000 nel sistema italiano, evidenziando la possibilità per le associazioni a difesa dei diritti di
rom e sinti di agire in giudizio a difesa dei diritti individuali e collettivi.

Infine, i partecipanti hanno anche chiesto all’UNAR di avviare un’ampia consultazione con associazioni e esperti al fine di dettagliare una strategia volta ad affrontare i problemi di razzismo e discriminazione
contro rom e sinti in Italia.
 


European Roma Rights Center (ERRC) è un organizzazione internazionale di pubblico interesse impegnata in numerose attività dirette a contrastare le violazioni dei diritti umani dei rom e il razzismo, in particolare attraverso azioni legali strategiche, campagne di sensibilizzazione internazionali, ricerche e raccomandazioni alle autorità, formazione di attivisti rom. Per ulteriori informazioni: http://www.errc.org

OSSERVAZIONE - centro di ricerca azione contro la discriminazione di rom e sinti, è un’associazione di promozione sociale impegnata in attività dirette alla lotta all’anti-ziganismo e alla promozione dei diritti umani di rom e sinti in Italia. Per ulteriori informazioni: http://www.osservazione.org

La tavola rotonda è stata realizzata con il supporto della commissione Europea come parte del progetto transnazionale finanziato dall’ EU Community Action Programme to Combat Discrimination e realizzato da International Helsinki Federation for Human Rights (IHF), European Roma Rights Centre (ERRC) e European Roma Information Office (ERIO) nel periodo 2005-2006.

Nando Sigona
osservAzione - Centro di Ricerca Azione contro la Discriminazione di Rom e Sinti
email: postmaster@osservazione.org
web: www.osservazione.org
 


Da Agostino Rota Martir: Un amico mi ha inviato il programma di questo convegno sui Rom e Sinti...dove nessun intervento dei diretti interessati è previsto. Ma non è una novità, purtroppo!
Come sempre, parlano gli "esperti" dei Rom per i Rom... quando poi c'è la Comunità Europea che finanzia i "furbetti" non mancano mai.
Ciao Ago
 
Di Fabrizio (del 16/05/2006 @ 09:50:03, in casa, visitato 2705 volte)

Due notizie da: Kosovo_Roma_News

2 maggio 2006 - I Rom vogliono un municipio a Mitrovica Sud

I Rom sfollati da Mitrovica vogliono formare una municipalità loro nei dintorni di Rasadnik a Mitrovica Sud; e ne hanno fatto esplicita richiesta ai rappresentanti dei Serbi kosovari: Goran Bogdanovic e Marko Jaksic.

I rappresentanti dell'Associazione dei Rom del Kosovo e dell'Assemblea per la Protezione dei Diritti dei Rom, hanno chiesto in un incontro pari diritti a Serbi ed Albanesi.

Habib Hajdini, per l'Associazione, dice che Rasadnik aveva 8.892 residenti prima della guerra, di cui il 99,7% erano Rom. "Quindi i numeri di Rasadnik incontrano i criteri per formare una nuova municipalità".

Nella Mahala di Mitrovica Sud vivevano circa 8.000 Rom prima della guerra. Era la seconda area più grande abitata da Rom nei Balcani.

I residenti del campo di Plementin ottengono alloggi a Magura

PRISTINA, 9 maggio 2006 (KosovaLive) - Diciassette famiglie rifugiate nei container collettivi di Plemetin/Plementina, hanno ricevuto lunedì le chiavi di nuovi appartamenti nel villaggio di Magura village, nel comune di Lipjan.

La costruzione è stata co-finanzata dal governo, dall'UNMIK e da altri. Oltre ai Rom, hanno beneficiato del progetto cinque famiglie albanesi. Durante la cerimonia di consegna, il vice primo ministro Lutfi Haziri ha detto che l'impegno del governo per assegnare case ad appartenenti alle minoranze si è compiuto e che il problema delle altre famiglie sarà risolto entro il 20 maggio.

La cerimonia ha visto la contestazione di alcune famiglie albanesi, che vivono anche loro nei container, per non aver ottenuto alloggio.

Il campo di Plemetin/Plementina è stato installato dopo la guerra ed ospita 122 famiglie con circa 500 persone, che vivono  in condizioni estreme.

 
Di Fabrizio (del 24/06/2006 @ 11:56:49, in casa, visitato 1973 volte)

di Brian Gomm - da British Roma

I consigli comunali hanno presentato un rapporto sulle misure per approntare 4.000 nuovi luoghi di sosta autorizzati, volte alla riduzioni dei luoghi non autorizzati, e al rafforzamento della collaborazione tra i luoghi di sosta e le autorità comunali.

  • I luoghi prescelti comprendono il pagamento di una tassa comunale per l'accesso ai servizi usati;
  • Per ridurre le frizioni tra le comunità di nomadi e viaggianti e quella stanziale, i due gruppi godranno di pari diritti e doveri;
  • I 4.000 luoghi previsti rappresentano un quarto dei luoghi che sarebbero necessari;

Sono previsti:

  • Spazio vitale per lo sviluppo del sito;
  • Una tassa comunale, che limiti potenziali danni ambientali e assicuri i servizi necessari;
  • Detti servizi riguardano il ritiro dei rifiuti, misure igieniche e altri servizi, pagati dagli occupanti e gestiti da una commissioni mista comprendente la comunità nomade e e autorità comunali;
  • Documenti di residenza per nomadi e viaggianti, di durata annuale;

Parere positivo di Richard Bennet, del Local Government Association's Gypsies and Travellers Task Group: "Soltanto continuando su questa strada nel fornire più siti autorizzati e implementando nuove misure, i consigli possono effettivamente affrontare i problemi dei campi non autorizzati e dei loro sviluppi.

Le comunità nomadi e quella stanziale devono avere uguali diritti e responsabilità. Pagano cioè le tasse comunali e i servizi che usano. Anche questo contribuisce a ridurre le frizioni tra i due gruppi.

Adesso è necessario a gire con urgenza. Ci risulta che il governo centrale approvi e supporti questa strada, ma che intenda valutarne i costi". Non risultano contrasti tra autorità locali e centrali e si è aperto un tavolo di confronto tra la Commission for Racial Equality, le comunità nomadi e viaggianti e il Dipartimento per le Comunità e il Governo Locale.

Attualmente sono tassati i siti legali, mentre quelli illegali sono in discussione in vista della loro collocazione futura.

 
Di Fabrizio (del 28/06/2006 @ 12:34:44, in casa, visitato 2633 volte)

Da Nadejda Demeter 

Secondo dati raccolti dalla nostra organizzazione, l'amministrazione di Kalingrad (vedi 14/2/06) ha assunto la decisione dello scorso febbraio di demolire il quartiere rom. La motivazione è la lotta contro il traffico di droga e l'assenza dei documenti di proprietà delle case del villaggio di Dorozhny, che è abitato dagli anni '60.

Secondo quanto a nostra conoscenza, i casi di droga sono isolati, mentre l'assoluta maggioranza degli abitanti non ha niente a che fare con essa. 

Nel pratico, tutti gli abitanti di Dorozhny hanno il permesso per viverci. Sono case donate loro dalle autorità sovietiche alla fine degli anni '60,al tempo del decreto che aboliva il nomadismo. Nel 2001 le autorità regionali registrarono le proprietà, ma il decreto venne annullato dopo un intervento di Georgy Boos, governatore della regione alla TV; durante il quale promise di "sradicare la criminalità nel villaggio col fuoco". Riteniamo che la vera ragione risieda negli appetiti commerciali che sollevano quelle aree.

Per preparare la popolazione locale alle demolizioni i giornali e la TV ha da tempo aperto una campagna sul traffico di droga nel villaggio. Il passaggio successivo è stata la decisione del tribunale di demolire le case.Contemporaneamente le autorità hanno cominciato a vendere i terreni espropriati.

 Dopo la demolizione di 40 stabili, 150 persone, inclusi bambini piccoli, si sono ritrovati per strada. Tutti cittadini della Federazione Russa e tutti col permesso di residenza. Ci sono stati anche scambi "legali" di passaporti, per cui i giovani sino a 14 anni hanno perso la loro residenza. Alcuni hanno la fotocopia dei vecchi passaporti registrati a Dorozhny. Non ci risulta che le famiglie espulse abbiano avuto alcuna forma di compensazione, ma attualmente siano sistemate in tende in un'area militare. Le autorità stanno tentando di rilocarle in villaggi lontano, ma la fama di spacciatori di droga vanifica gli sforzi. Al momento le aree della milizia sono poste a 2/300 km. da Kaliningrad, mentre Dorozhny si trovava a solo 2 km.

Se questa non è deportazione, come chiamarla? Si sta negando il principio costituzionale che garantisce a ogni cittadino un posto dove vivere. Le immagini delle demolizioni, della presenza della milizia armata, del rogo delle case, del disorientamento degli anziani, del pianto dei bimbi, ricordanoil comportamento dei nazisti durante a II guerra mondiale.

Siamo sicuri che il problema dello spaccio di droghe possa essere risolto con sistemi legali. I criminali vanno puniti, ma senza che le loro colpe ricadano su un'intera etnia.

Nel contempo azioni simili stanno accadendo ad Arcangelo, a Volgograd (dove recentemente sono stati uccisi due Rom) nella città di Iskitim nella regione di Novosibirsk (dove diverse case rom sono state date alle fiamme e ci sono stati diversi morti, tra cui una ragazzina di 8 anni).

Lo stesso sta accadendo a lianovsk and Yaroslval. DEputati, sindaci, governatori e giudici, tutti si appellano alle procedure legali, richiedendo deportazioni, pogrom, massacri ed incendi. Le espulsioni vengono mostrate in TV senza alcun commento, come misure dettate da disperazione. Resta la speranza che i casi menzionati siano solo una coincidenza e non una campagna pianificata contro questo gruppo etnico. Sono comunque necessarie misure urgenti per fermare queste azione e speriamoche vengano prese con urgenza.

Contact information:

Nadejda Demeter

Federal Ethnic-Cultural Russian Roma Authonomy

109428, RYAZANSKIJ Prospekt, 39, build 1.

Moscow. Russian Federation.

Tel.: +7-095-171-87-18 / +7-095-735-40-10

Fax: +7-095- 171-87-18

E-mail: demetera@mtu-net.ru

 
Di Fabrizio (del 05/07/2006 @ 10:13:49, in casa, visitato 2694 volte)

Anche in Bulgaria si verificano sgomberi di massa nei quartieri abitati da Rom, a Sofia nei quartieri Batalova Vodenica, Hristo Botev, Zaharna fabrica e Evropa.

L'anno scorso venne eletto sindaco di Sofia l'ex generale Boiko Borissov, personaggio che riassume in sé molte caratteristiche della nuova classe politica dell'Europa dell'Est: già a capo dei servizi segreti nel periodo comunista, si è riciclato nello slogan "legge ed ordine". Durante le scorse elezioni si è schierato come indipendente contro il candidato socialista, ottenendo quasi un suffragio di voti.

A Sofia ci sono diversi quartieri abitati da Rom, e da tempo si parlava del loro risanamento. I contributi della Comunità Europea non sono stati mai spesi. Come spesso accade si ritiene più redditizio sgomberare l'intero quartiere che solleva diversi appetiti immobiliari.

Le vertenze durano ormai da mesi, ma il comune non ha mai dato udienza alle associazioni che chiedevano garanzie per gli abitanti e un piano di riqualificazione civica delle aree.

Attualmente non ci sono ancora stime su quante siano le famiglie coinvolte, e quante siano già senza più un tetto. Le associazioni coinvolte tuttora chiedeno una moratoria degli sgomberi o quantomeno che vengano spostati più in avanti.

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