Da Nadejda
Demeter
Secondo dati
raccolti dalla nostra organizzazione, l'amministrazione di Kalingrad (vedi
14/2/06) ha assunto la decisione dello scorso febbraio di demolire il
quartiere rom. La motivazione è la lotta contro il traffico di droga e l'assenza
dei documenti di proprietà delle case del villaggio di
Dorozhny, che è abitato dagli anni '60.
Secondo quanto a nostra conoscenza, i casi di
droga sono isolati, mentre l'assoluta maggioranza degli abitanti non ha niente a
che fare con essa.
Nel pratico, tutti gli abitanti di
Dorozhny hanno il permesso per
viverci. Sono case donate loro dalle autorità sovietiche alla fine degli anni
'60,al tempo del decreto che aboliva il nomadismo. Nel 2001 le autorità
regionali registrarono le proprietà, ma il decreto venne annullato dopo un
intervento di Georgy Boos, governatore della regione alla TV; durante il quale
promise di "sradicare la criminalità nel villaggio col fuoco". Riteniamo che la
vera ragione risieda negli appetiti commerciali che sollevano quelle aree.
Per preparare la popolazione locale alle
demolizioni i giornali e la TV ha da tempo aperto una campagna sul traffico di
droga nel villaggio. Il passaggio successivo è stata la decisione del tribunale
di demolire le case.Contemporaneamente le autorità hanno cominciato a vendere i
terreni espropriati.
Dopo la demolizione di 40 stabili, 150 persone,
inclusi bambini piccoli, si sono ritrovati per strada. Tutti cittadini della
Federazione Russa e tutti col permesso di residenza. Ci sono stati anche scambi
"legali" di passaporti, per cui i giovani sino a 14 anni hanno perso la loro
residenza. Alcuni hanno la fotocopia dei vecchi passaporti registrati a
Dorozhny. Non ci risulta che le
famiglie espulse abbiano avuto alcuna forma di compensazione, ma attualmente
siano sistemate in tende in un'area militare. Le autorità stanno tentando di
rilocarle in villaggi lontano, ma la fama di spacciatori di droga vanifica gli
sforzi. Al momento le aree della milizia sono poste a 2/300 km. da Kaliningrad,
mentre Dorozhny si trovava a solo 2 km.
Se questa non è deportazione, come chiamarla? Si
sta negando il principio costituzionale che garantisce a ogni cittadino un posto
dove vivere. Le immagini delle demolizioni, della presenza della milizia armata,
del rogo delle case, del disorientamento degli anziani, del pianto dei bimbi,
ricordanoil comportamento dei nazisti durante a II guerra mondiale.
Siamo sicuri che il problema dello spaccio di droghe possa essere risolto con
sistemi legali. I criminali vanno puniti, ma senza che le loro colpe ricadano su
un'intera etnia.
Nel contempo azioni simili stanno accadendo ad
Arcangelo, a Volgograd (dove recentemente sono stati uccisi due Rom) nella città
di Iskitim nella regione di
Novosibirsk (dove diverse case rom sono state date alle fiamme e ci sono stati
diversi morti, tra cui una ragazzina di 8 anni).
Lo stesso sta accadendo a
lianovsk and Yaroslval. DEputati, sindaci, governatori e giudici, tutti si
appellano alle procedure legali, richiedendo deportazioni, pogrom, massacri ed
incendi. Le espulsioni vengono mostrate in TV senza alcun commento, come misure
dettate da disperazione. Resta la speranza che i casi menzionati siano solo una
coincidenza e non una campagna pianificata contro questo gruppo etnico. Sono
comunque necessarie misure urgenti per fermare queste azione e speriamoche
vengano prese con urgenza.
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Nadejda Demeter
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