Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 17/01/2010 @ 09:18:43, in Europa, visitato 1767 volte)
15 gennaio 2010
Germania: il nuovo Ministro all’Immigrazione vuole più impiegati pubblici di
origine immigrata.
Boehmer: insegnanti, educatori, poliziotti e impiegati della pubblica
amministrazione che conoscano l’esperienza di migrazione senza però stabilire
quote.
Il Governo tedesco intende aumentare le assunzioni di cittadini di origine
straniera nel servizio pubblico, senza tuttavia arrivare a fissare quote. È
quanto ha dichiarato al quotidiano Rheinische Post il ministro alla
Cancelleria con delega all’Immigrazione, Maria Boehmer (Cdu), secondo cui anche
nel servizio pubblico bisogna tener conto del fatto che un abitante su cinque
della Bundesrepublik proviene da esperienze migratorie dirette o della famiglia.
"Abbiamo urgentemente bisogno di più insegnanti ed educatori con un passato
da migrante", spiega la signora Boehmer, sottolineando che ciò deve valere anche
per le forze di polizia, i vigili del fuoco e gli impiegati delle
amministrazioni comunali. In una comunicazione ufficiale il Ministro ha tuttavia
precisato che "stabilire quote è fuori discussione”. La proposta del Ministro ha
ricevuto l'immediato appoggio del presidente del sindacato di polizia, Konrad
Freiberg, secondo il quale le forze dell'ordine hanno fatto finora buone
esperienze con l'assunzione nei loro quadri di migranti. Dello stesso avviso si
è detto Josef Kraus, presidente dell'Associazione degli insegnanti tedeschi, per
il quale un accresciuto numero di insegnanti di provenienza extracomunitaria
contribuisce ad una migliore integrazione degli studenti con analoga origine e
serve anche da modello di ascesa sociale.
(Red.)
Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:29:32, in Europa, visitato 1496 volte)
Da
Romanian_Roma (per ulteriori informazioni, cercare nel blog
Guardia Ungherese o
Magyar Garda)
[...]
Nell'agosto 2009 Gabor Vona, il presidente del partito ungherese
ultra-nazionalista JOBBIK, prese parte ad un campo giovanile organizzato dalla
Gioventù Ungherese in Transilvania. La partecipazione di un estremista ungherese
ad un evento organizzato in Romania è stata trattata con indifferenza dalle
autorità rumene. Allora MCA espresse preoccupazione su questa apparizione ed il
suo futuro impatto, ma non si fece niente, né da parte delle autorità, né da
parte dell'UDMR, il partito rappresentante la minoranza ungherese di Romania,
partito che partecipa al governo appena formato.
Il 12 gennaio 2010, il giornale "Adevarul" informava i lettori sul "Plutonul Secuiesc",
una divisione del battaglione "Wass Albert", parte della "Guardia Ungherese",
gruppo paramilitare estremista che ha esteso la sua attività in Romania.
La procedura di reclutamento del "Plutonul Secuiesc", come presentato da "Adevarul",
include elementi che indicano chiaramente la natura paramilitare di questo
gruppo che si sta sviluppando in Romania: domande come "hai servito
nell'esercito?", "pratichi sport estremi?", "qual è il tuo grado militare e in
quale corpo hai militato?", fanno parte del questionario che i richiedenti
devono compilare.
In conclusione. un nuovo soggetto si è aggiunto ai gruppi esistenti
estremisti, nazionalisti, anti-democratici in Romania. Questo è un gruppo
controllato e formato da un'entità politica straniera, un gruppo che in Ungheria
è stato dichiarato illegale. Facciamo appello alle autorità rumene di agire
rapidamente e con decisione nel prendere tutte le misure necessarie a bloccare
il trasferimento di attività illegali, razziste, ultra-nazionaliste sul suolo
rumeno.
Maximillian Marco KATZ and Alexandru Florian
The Center for Monitoring and Combating AntiSemitism in Romania (MCA)
Di Fabrizio (del 21/01/2010 @ 09:33:47, in Europa, visitato 1595 volte)
Da
British_Roma (vedi anche
QUI)
By Brian Lovett
13/01/2010 - Una strategia di relazioni comunitarie che affronti il razzismo
nell'area del Village è [stata lanciata] dal sindaco onorario a Belfast venerdì
15 gennaio.
Il progetto di alcuni gruppi locali nacque inizialmente in risposta agli
attacchi razzisti dell'anno scorso contro Rom e Polacchi, durante i quali alcuni
Rom furono forzati a fuggire dalle loro case.
La strategia, coordinata dal Greater Village Regeneration Trust (GVRT) e dal
Village Focus Group, sottolinea un impegno allo sviluppo di relazioni
comunitarie nell'area per i prossimi tre anni.
Lo scopo è sviluppare una strategia che renda il Village "un posto più
armonioso dove vivere" e "disinnescare le tensioni razziste e prevenire
ulteriori attacchi/intimidazioni".
La strategia è stata sviluppata attraverso un processo consultivo che ha
coinvolto un'indagine della comunità per campionare le opinioni e vasta
consultazione con i soggetti chiave.
Paula Bradshaw, direttrice di GVRT, ha detto che il gruppo ha iniziato a
lavorare nello sviluppare lo schema, sin da quando gli attacchi hanno avuto
luogo.
"La ragione per cui siamo arrivati ad una strategia formulata è perché
abbiamo capito che c'era una sfida enorme," ha detto. "Detto questo, crediamo
che quanti esprimeranno punti di vista razzisti nel Village saranno sempre meno
in futuro. Ma avevamo bisogno di una robusta strategia per affrontare questi
temi."
[...] GVRT avrà l'appoggio della Northern Ireland Housing Executive
attraverso il programma del Vicinato Condiviso.
Di Fabrizio (del 22/01/2010 @ 09:36:36, in Europa, visitato 1665 volte)
Segnalazione di Paolo Ciani
Budapest (Ungheria): "Zingari, europei senza patria". Un convegno
all'Accademia della Scienze, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, raccoglie
le voci solidali con il popolo rom
La Comunità di Sant’Egidio dell'Ungheria promuove un convegno dal titolo:
“Zingari: europei senza patria”, il 22 gennaio, all’Accademia delle Scienze di
Budapest.
L'iniziativa nasce dall'esigenza di reagire alla serie di attentati compiuti
in Ungheria negli ultimi due anni contro gli zingari, esprimendo la vicinanza al
dolore delle vittime, contro il pregiudizio e la violenza verbale e fisica, che
feriscono tragicamente non solo i loro bersagli, ma anche i loro portatori e la
società nel suo insieme.
La Comunità di Sant’Egidio ha inteso così raccogliere le voci solidali con la
popolazione rom, e offrire le motivazioni per opporre alle derive antigitane una
vera cultura dell’accoglienza e della dignità della persona, insieme a piste di
integrazione.
Al convegno intervengono, tra gli altri: Péter Szőke, responsabile della
Comunità di Sant’Egidio in Ungheria e funzionario del Ministero degli Affari
Esteri; Katalin Katz, della Hebrew University, Jerusalem, esperta di prestigio
internazionale dell’olocausto dei rom; Ceija Stojka, scrittrice rom di
nazionalità austriaca, sopravvissuta all’olocausto; János Ladányi,
dell'Università Corvinus di Budapest; mons. Marco Gnavi, della Comunità di
Sant’Egidio; mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest,
responsabile della Conferenza episcopale ungherese per la pastorale degli
zingari e una rom ungherese, madre e nonna di due zingari uccisi lo scorso anno
a Tatárszentgyörgy.
Di Fabrizio (del 26/01/2010 @ 09:43:51, in Europa, visitato 2134 volte)
Da
Roma_Benelux
Ginevra potrebbe forzare i bambini rom ad andare a scuola - Christian Lecomte
L'associazione di difesa dei Rom teme una messa sotto tutela
Ormai i bambini rom dovranno passare le loro giornate sui banchi di scuola
invece che mendicare davanti ai grandi magazzini? Questa sembra la volontà delle
autorità ginevrine. Scandalizzato dal rischio di vedere dei bambini morire di
freddo per le strade di Ginevra, il consigliere amministrativo (socialista)
Manuel Tornare in un primo tempo si era felicitato che i suoi servizi avessero
aperto un rifugio notturno per questi bambini e le loro madri. Misura di
protezione salutare che però ha avuto il dono di irritare una parte della classe
politica - destra e sinistra insieme - , che teme che tutto si limiti ad "una
bolla d'aria".
Sotto lo sguardo di James Fazy (nota
ndr)
Manuel Tornare ora va oltre, volendo aprire loro le scuole ginevrine. "Nel
paese di James Fazy, si deve assolutamente difendere il principio
dell'istruzione, che è il mezzo migliore per uscire dalla miseria", dichiara.
Essendo la questione di competenza cantonale, Charles Beer, consigliere di stato
in carico al Dipartimento dell'istruzione pubblica (DIP), proporrà una
comunicazione in questo senso mercoledì mattina al Consiglio di Stato.
Il capo del DIP, che venerdì scorso si è già intrattenuto a questo proposito
con Isabel Rochat, consigliera di stato in carico al Dipartimento della
sicurezza, della polizia e dello sviluppo, cosicché i servizi ai minori
obblighino i minori ad andare a scuola.
I metodi ed i mezzi al momento non sono ancora conosciuti. Ma garantiamo che
sarà arduo convincere le famiglie rom che mendicano per strada a "lasciare" i
loro piccoli. "Si deve ai minori la protezione di un'istruzione," sostiene
Charles Beer. Ed idealmente, "se sono presenti in maniera stabile a Ginevra,
questi bambini devono essere scolarizzati. Ma so che, statisticamente, sarà
difficile trovarne anche uno solo, perché i loro genitori non vogliono."
D'altra parte, il consigliere di stato che evoca possibili casi di
maltrattamenti, vedendo questi bambini che vivono per strada in pieno inverno,
parla di attivare la clausola di pericolo che può condurre al sequestro del
bambino, "che sia rom o di qualsiasi altra origine".
Una minaccia giudicata "grave" dall'avvocato Dina Bazarbachi,
dell'associazione Mesemrom, che difende i Rom a Ginevra. "Tutto ciò non serve a
niente," dice. "Questa gente è qui solo di passaggio, non vivono qui. Se c'è una
soluzione, è da trattare a livello rumeno ed in scala europea. E questi bambini
non sono maltrattati, non sono in pericolo. La notte, sono al riparo, e
strutture diarie possono accoglierli. Agitare il tema del pericolo, significa
abbassare la guardia ed imporre una misura tutelare, cosa che è inaccettabile."
"Strumenti di mendicità"
L'eletto liberale al Gran Consiglio, Olivier Jornot, che è all'origine della
legge cantonale contro la mendicità, da parte sua si felicita che ci sia una
riflessione generale sui Rom perché, afferma, "questo inverno il loro numero sta
crescendo. La clausola di pericolo, che permette l'intervento dei servizi
sociali, è una buona cosa, perché questi bambini utilizzati come strumenti di
mendicità non abbiano da noi posto sulla strada" .
Riguardo la loro scolarizzazione, il deputato ci tiene a porre un limite:
"C'è una situazione paradossale: questi non sono immigranti, non sono installati
da noi. Scolarizzarli, significherebbe incatenarli a Ginevra e questo non ha
alcun senso per queste popolazioni. Il rischio è anche di vedere questi bambini
confrontati ad un altro modo di vita ed essere rifiutati dalla loro stessa
comunità."
Allegato: da
Roma_Francais
ASSOCIATION MESEMROM
4, rue Micheli-du-Crest,
1205 Genève
contact@mesemrom.org
Lettera aperta al Consiglio di Stato della Repubblica e al Cantone di Ginevra
Ginevra, 21 gennaio 2010
Signor Presidente del Consiglio di Stato, Signore e Signori Consiglieri di
Stato,
La presente fa seguito alla pubblicazione del vostro comunicato stampa di
ieri, annunciante che il Consiglio di Stato incarica la polizia di interrogare e
trattenere i mendicanti accompagnati da bambini o i mendicanti minori, di
segnalare questi casi al Servizio di Protezione dei minori (SPMi), di condurre i
minori con o senza i loro genitori in seno a questo servizio, che potrà
pronunciarsi su una clausola di pericolo, cioè il ritiro immediato della patria
potestà da parte dei loro genitori e l'adozione del minore da parte del
servizio.
L'associazione MESEMROM intende denunciare vivamente queste misure incisive
ed ingiuste prese contro i Rom di passaggio a Ginevra con i loro bambini.
Ci indigniamo che il Consiglio di Stato non abbia appreso le lezioni della
storia, tornando sui passi della Pro Juventute, più precisamente quelli dell'Oeuvre des enfants de la grande route
che ha imperversato dal 1926 al 1973.
Bisogna ricordare che sotto la copertura d' una motivazione sociale,
centinaia di bambini zigani sono stati, all'epoca, strappati alla loro famiglia
e messi in famiglie di accoglienza. Le attività dell'Oeuvre des enfants de la grande route
sono state unanimemente qualificate in seguito come un genocidio culturale.
Deploriamo anche che questa decisione del Consiglio di Stato sia stata presa
dall'alto senza alcuna concertazione con gli attori della società civile vicini
alla popolazione interessata.
Partendo senza dubbio da buoni sentimenti, urta tuttavia il senso comune
nella misura in cui si torna ad una nuova misura discriminatoria ed arbitraria
che colpisce una popolazione che vive, in mancanza di interventi nazionali ed
internazionali efficaci, in condizioni di precarietà e di miseria estreme.
Ricordiamo che i Rom mendicanti a Ginevra non soggiornano nella nostra città
che per una durata molto limitata. Se vivono senza casa e lavoro, non è certo
per una scelta deliberata. L'emigrazione, accompagnata dalla mendicità,
costituisce un atto di sopravvivenza in risposta alle discriminazioni (tra cui
l'accesso al mercato del lavoro) di cui sono vittime i Rom, soprattutto in
Romania.
E' nel contesto delle istruzioni che voi avete data che questa mattina, alle
6.30, dei poliziotti del posto di polizia della Sevette sono all'intervenuti
all'Armée
du Salute ed hanno portato via tre bambini di 9, 6 e 3 anni, mentre stavano
dormendo e si trovavano al sicuro con la loro madre.
Malgrado i nostri interventi nel corso della giornata, non abbiamo potuto
sapere cos'era accaduto a quella madre e ai suoi bambini, mentre il loro padre è
alla disperazione e non possiamo rispondere alle sue legittime domande.
In maniera più generale e forte di una visione pragmatica, chiediamo alle
autorità ginevrine di precisare l'obiettivo reale - che non può essere un nuovo
mezzo per tentare di escluderli dalla nostra città - e di esporre il seguito
delle misure che si propongono, queste non che si possono riassumere a
trattenere/detenere bambini o genitori.
Se le nostre autorità sperano, con un certo candore, di assicurare condizioni
di vita ed un'educazione appropriata a questi bambini, converrà accordare loro
il diritto ad un soggiorno a lungo termine, assieme ai loro genitori, cosa che
presuppone anche alloggi e possibilità di lavoro.
Una volta di più, chiediamo l'attenzione delle autorità sul fatto che misure
coercitive, come le sanzioni penali, non porteranno in nessun caso una soluzione
ad una problematica legata alla miseria, che non può essere risolta che con la
collaborazione attiva e positiva, sul posto, delle autorità dei paesi d'origine
dei Rom che si trovano a Ginevra.
Solo con interventi politici efficaci, e appoggi finanziari, sul posto,
mirati allo sradicamento delle ingiustizie sociali e delle discriminazioni in
questo paese, che le autorità ginevrine contribuiranno perché questi bambini rom
possano, a breve, essere scolarizzati e beneficiare dei frutti dell'istruzione.
Formuliamo infine il desiderio che la storia oscura della Svizzera non si
ripeta con questa ultima presa di posizione che dispiega effetti di una
ingiustizia inaccettabile e i cui aspetti pratici ed il seguito a lungo termine
ci lasciano allibiti.
Vi ringraziamo per l'attenzione che porterete alla presente, vi preghiamo di
credere, Signor Presidente del Consiglio di Stato, Signore e Signori Consiglieri di
Stato, all'assicurazione della nostra alta considerazione.
Pour MESEMROM
Doris Leuenberger, Membre du comité
Dina Bazarbachi, Présidente
Di Fabrizio (del 02/02/2010 @ 09:43:17, in Europa, visitato 1546 volte)
Da
Roma_Francais
Lettera aperta
Nuova espulsione di due Rom rumeni ed OQTF (obbligo a lasciare il
territorio ndr) a Saint-Martin d'Hères il 27 gennaio 2010.
Alcune famiglie rumene con bambini hanno trovato rifugio in un edificio
abbandonato situato in avenue Gabriel Péri à St. Martin d’Hères (Isère). Tentano
di sopravvivere con la speranza di ottenere un lavoro legale, un impiego che
garantirebbe loro dei diritti. Queste famiglie sono seguite quotidianamente
dall'associazione Roms Action nell'agglomerato di Grenoble.
Nel giugno 2009 un raid illegale della Polizia s'è concluso con l'arresto di
un padre di famiglia considerato come "il patriarca" (che non è) e di un
dipendente di Roms Action che svolgeva il proprio lavoro. Sono stati rilasciati
poco dopo, perché non c'era nessun motivo per trattenerli.
L'11 gennaio 2010 alle 7.00 del mattino, dei gendarmi sono andati al medesimo
luogo per arrestare due uomini, che sono stati direttamente inviati al centro di
detenzione di Lione e reinviati via aerea in Romania. Nel contempo le forze
dell'ordine hanno confiscato i documenti (carta d'identità e passaporto) a 3
adulti e 2 bambini, promettendo loro di ridarli l'indomani. Il 13 gennaio i
documenti non erano ancora riapparsi. Roms Action ha accompagnato gli
interessati nella ricerca dei loro documenti d'identità: la polizia ha ammesso
che la confisca dei documenti d'identità è illegale. Per contro, non hanno
accettato un reclamo contro ignoti per furto di documenti. I documenti in
questione sono riapparsi solo il 14 gennaio.
Il 21 gennaio alle 6.00 di mattina, i gendarmi hanno visitato ancora una
volta l'edificio ed hanno arrestato una donna, che è stata reinviata in Romania
con l'aereo.
Il 27 gennaio, di mattino presto, tre camionette della Gendarmerie
accompagnate da una macchina della BAC (Brigate Anti Criminalità ndr) e
da un'interprete si sono ripresentate allo stesso indirizzo.
Dopo un controllo sommario del luogo (dentro gli armadi e sotto ai letti), i
gendarmi hanno arrestato:
- Una famiglia con tre bambini (15 mesi, 14 anni e 16 anni)
- Una famiglia con due bambini (6 anni e 11 anni)
- Un padre di famiglia (i cui due figli vanno a scuola da due anni)
Non è stata fornita nessuna spiegazione riguardo all'ispezione del luogo. Per
giustificare gli arresti, la sola spiegazione data è stata "controllo dei
documenti alla prefettura".
Alle 8.00 di mattina abbiamo appreso che le famiglie non erano in prefettura,
ma alla gendarmerie di Moirans.
Alle 16.30 veniamo a sapere che due dei tre uomini sono stati mandati al
centro di detenzione di Lione. Uno dei due era già stato oggetto di un rimpatrio
forzato in Romania due settimane fa (l'11 gennaio). Era rientrato in Francia
qualche giorno dopo, per raggiungere sua moglie e i suoi bambini che frequentano
la scuola.
Abbiamo anche appreso che gli altri 3 adulti ed i 5 bambini sono stati
rilasciati, con l'obbligo a lasciare il territorio. Le famiglie che hanno
ricevuto un OQTF non erano in Francia che da una settimana - dunque lontane dal
termine legale di espulsione, che è di tre mesi di presenza sul territorio.
Ricordiamo anche che la Romania fa parte, dal gennaio 2007, dell'Unione Europea.
Perché questo accanimento? Queste famiglie sono tranquille (il vicinato lo
può testimoniare), frequentano tra l'altro regolarmente i servizi di Roms Action
e provano a cercare soluzioni per costruire la loro vita. I bambini vanno a
scuola con la paura che la polizia li venga a cercare o che i genitori vengano
arrestati in loro assenza. Come costruire un avvenire in queste condizioni?
Chiediamo che cessino l'accanimento e le pratiche d'intimidazione verso
queste persone grandemente sconfortate.
A chi o cosa sono servite le spese generate dalla detenzione, dai giudizi e
dai rimpatri in aereo verso la Romania? Se non sono offerte alternative, le
persone ritorneranno in Francia qualche giorno dopo. A cosa servono queste nuove
espulsioni?
A nome delle persone interessate, di quante lo saranno in seguito, e di
quanti tenteranno con ogni mezzo d'arrivare,
L’associazione Roms Action
La Présidente de l'A.M.I.D.T et Samudaripen
Esméralda Romanez
ROMS ACTION
3, rue Gay-Lussac
38 100 Grenoble
09 52 52 87 13
Email romsaction@yahoo.fr
Di Fabrizio (del 08/02/2010 @ 09:24:12, in Europa, visitato 1690 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
02/02/2010 - Il 25 novembre 2009 Thomas Hammarberg, Commissario per i Diritti
Umani, ha scritto una lettera alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, in cui
chiede di fermare con urgenza la deportazione dei rifugiati Rom verso il Kosovo.
Ieri in un seminario a Stoccolma, Thomas Hammarberg ha informato di aver
ricevuto una risposta dal governo tedesco, che gli intimano di non rendere
pubblica (cosa tra l'altro impossibile secondo le leggi svedesi). Invece, ha
raccontato al pubblico sul contenuto della risposta. La Germania sta insistendo
nella sua politica di deportazione dei rifugiati verso il Kosovo. Nella
risposta dicono che intendono deportare 2.500 rifugiati Rom all'anno, sino a
quando tutti 10.000 avranno lasciato la Germania. E' tutto estremamente
spaventoso. Thomas Hammarberg mi ha detto che intende visitare nuovamente il
Kosovo nelle prossime settimane. Dopo, intende scrivere a tutti i governi
europei (Svezia compresa) che intendono deportare rifugiati Rom verso il Kosovo
per chiedere loro di fermarsi.
[...]
Irka Cederberg
Journalist
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
Di Fabrizio (del 10/02/2010 @ 09:09:34, in Europa, visitato 1968 volte)
Da
Roma_Francais
Fabienne Huger, Vincent Vérier -
08.02.2010
Domenica sera, poco prima delle 20.00, s'è sviluppato un incendio su un
terreno comunale in voie du Bouvray a Orly, dove alcuni Rom avevano installato
sette baracche da circa un anno. Le fiamme, che hanno devastato due baracche e
danneggiato una terza, sono costate la vita ad un bambino di quattro anni.
Una bambina di due anni, che potrebbe essere sua sorella ed è stata seriamente
ustionata al viso, è ricoverata in prognosi riservata all'ospedale Trousseau,
dove è stata condotta d'urgenza. Due adulti, un uomo di 28 anni ed una donna di
22, sono stati feriti più leggermente alle braccia. Qualche istante dopo il
dramma, la sindaca di Orly (DVG - sinistra indipendente ndr), Christine Janodet,
presente sul posto, ha fatto aprire il ginnasio
Paul-Eluard, situato nelle vicinanze, per alloggiare i sinistrati. La psicologa
della scuola è stata sollecitata a sostenere la piccola comunità.
Una tragedia che puntualmente si ripete nei campi e nelle
baraccopoli in Europa. Certo, nel dolore spicca il comportamento delle autorità
di Orly (proprio come quelle italiane, vero?).
Purtroppo la bambina ustionata non ce l'ha fatta. Leggo su
Roma_Francais
Ahimè, la piccola Francesca (15 mesi) non è sopravvissuta alle bruciature. Ci
siamo riuniti ieri sera (il comitato Romeurope 94) a Orly con la sindaca, i
compagni di Romeurope 94 e le famiglie ospitate provvisoriamente in un ginnasio
ed anche con la famiglia interessata da questo dramma: la morte di due bambini (Stéfan
di 3 anni e la piccola Francesca).
Certamente daremo un altro senso alla nostra giornata che si voleva festiva
sabato prossimo (al Royal) a Choisy-le-Roi (giorno dell'anniversario di 10 anni
d'accompagnamento dei Rom nella Val-de-Marne) in presenza di numerosi eletti
(consiglio generale, ecc.) che manterremo agli stessi orari (ma con un altro
contenuto).
Redigeremo un opuscolo che vi faremo conoscere rapidamente.
Yves LORIETTE
Di Fabrizio (del 14/02/2010 @ 08:19:35, in Europa, visitato 1548 volte)
Segnalazione di Gabriel Segura
Laboratorio di cucina, una delle attività dell'associazione. :: BLANCA
CASTILLO
ElCorreo.com
Gitani sul buon cammino
L'associazione Gao Lacho Drom celebra 25 anni di lavoro a favore
dell'integrazione
07.02.10 - 03:07 - FRANCISCO GÓNGORA | VITORIA.
"Cos'è, un carro armato?" domanda Jesús Jiménez, di 7 anni, quando la maestra
indica la ruota disegnata sulla bandiera azzurro cielo e verde terra dei gitani.
"Ma non te l'ha detto tuo padre?", insiste l'insegnante. "Ah, sì! - dice il
bambino - Che prima non avevamo case, ma solo gli alberi". La scena ha avuto
luogo nel giorno di Santa Águeda nell'aula di ripasso educativo che
l'associazione Gao Lacho Drom tiene in calle Antonio Machado del barrio di
Sansomendi de Vitoria. Vecchi ricordi si affacciano nella mente dei piccoli
gitani, che così celebrano, per esempio, la tradizione di cantare con i bastoni
alla santa martire, come qualsiasi studente.
Ne Jesús ne su fratello Ángel, di 9anni, immerso nell'imparare la tavola
pitagorica, sanno niente della vita errante, dei carri, del dormire sotto le
stelle, degli accampamenti di baracche degli anni sessanta e del villaggio di
adattamento chiamato "un popolo (villaggio) nel buon cammino" - è il significato
di Gao Lacho Drom - che è posto molto vicino all'attuale laboratorio di
Lakuabizkarra nel 1971. Non ne sapeva niente, salvo i racconti a voce un'altra
volta "dei genitori", Pascual Borja, 28 anni, vice-presidente dell'associazione,
Bartolomé Jiménez, che presto diventerà leader del collettivo.
"Siamo una nuova generazione, non conosciamo queste sistemazioni marginali e
neanche quella malavita che non ha niente di romantico. E' da idioti credere che
a qualcuno piaccia vivere nella sporcizia, come molti continuano a pensare. Io
sono nato sul suolo di Antonio Machado - tre mesi dopo che i miei abbandonarono
il villaggio. Ho potuto studiare e non vivo al margine", afferma il giovane
Pascual che maneggia, inoltre, la lingua di un patriarca, la cortesia, la
diplomazia, l'ospitalità, il saper stare con tutti. E tutto ciò è la somma di
una grande conoscenza della gente. Con le statistiche e con l'esperienza che
nasce dal ricevere la gente ed ascoltare i suoi problemi.
Chi si ricorda dettagli inverosimili di quella tappa oscura sono Bartolomé e
Julia Chávarri, la religiosa del Divino Maestro che cominciò a lavorare col
gruppo nel 1968, animata da quello spirito postconciliare del Vaticano II che
portò molti cristiani a compromettersi con i più deboli.
Una vasca congelata
"Il sindaco era Lejarreta ed ottenemmo qualcosa per la prima volta in Spagna,
abitacoli con bagno, cucina e una stanza di 36 metri che poi ciascuno separò con
mattoni, secondo le sue necessità. Era qualcosa per iniziare ad uscire dalle
baracche. Gli inverni furono durissimi. La vasca per lavare si congelava",
riferisce Julia, "l'anima ed il cuore dell'associazione", che a 77 anni continua
l'attività preparando però il ricambio.
Quando Bartolomé Jiménez va indietro nel tempo e vede il cammino percorso dal
suo popolo si inorgoglisce."Si è sofferto molto. Si sono superati conflitti, ci
sono tuttora discriminazioni, però abbiamo sempre tentato di superarle parlando.
Abbiamo contribuito a costruire Vitoria, alla pace sociale e, senza dubbio,
abbiamo ricevuto molto dal resto della gente di buon cuore". La lista è lunga:
Cáritas, Cayo Luis Vea Murguía, Pedro Mari Núñez e la sua famiglia, tutti i
sindaci meno uno "che era molto cattivo", Jesús Loza e tutti i gruppi politici,
PNV, PP, PSE, EA, IU, "tutti senza eccezione ci hanno aiutato", sottolinea
soddisfatto il patriarca.
"Integrazione esemplare"
"Credo che il processo di integrazione sia stato esemplare a livello
spagnolo. Ci sono state luci ed ombre, come la decisione di creare un collegio
per i soli gitani, ma poi è stato ricondotto. Ottenere che vivano sparsi per la
città come tutti i vitoriani senza creare ghetti è stato fondamentale", pensa
l'ex sindaco José Ángel Cuerda, che ricorda come "affrontammo il rialloggiamento
dalle case di Antonio Machado alla città negli anni '80, assieme al Ministero
della Casa. Hanno collaborato tutte le istituzioni", sottolinea.
Ma questa buona immagine trasmessa dalle istituzioni e dalla stessa
associazione incontra anche polemiche come quella dei "Bartolos" dell'avenida de
los Huetos che questa settimana hanno persola casa per non aver pagato le loro
case. "Il 95% dei gitani svolge una vita normale senza creare conflitti. Essere
differente non è sinonimo di essere cattivo, anche se ci costa rompere il muro
dei pregiudizi e degli stereotipi. Da parte nostra abbiamo fatto uno sforzo, nel
far pace con loro. Perché anche loro hanno diritti", sottolinea Bartolomé
Jiménez, 65 anni, leggenda vivente di questo collettivo. Un'attitudine che lo
onora, perché durante una discussione con il clan dei "Bartolos" nel suo
ufficio, una pallottola stava per costargli la vita.
IL DATO
3.500 sono i gitani a Vitoria e Álava, una comunità che soffre la
disoccupazione e la crisi in una maniera più virulenta che altri gruppi.
Molti di loro vivono completamente integrati e sparsi nei vari quartieri di
Vitoria, anche se i gruppi più grossi si concentrano a Sansomendi e nel
Casco Viejo.
Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:34:25, in Europa, visitato 1517 volte)
Da
Roma_Francais
Tribune de Genêve
Rom espulsi dalla Francia: Bucarest s'impegna a seguire meglio il loro
reinserimento -
11.02.10
Il segretario di stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche, ha
ottenuto giovedì dal governo rumeno che nomini un responsabile al reinserimento
dei Rom espulsi dalla Francia ed invii magistrati e poliziotti rumeni in Francia
per lottare contro la criminalità.
Lellouche, che era accompagnato da diversi deputati, è stato ricevuto dal
primo ministro rumeno Emil Boc.
Al termine del loro incontro, Lellouche e Boc hanno annunciato tre
decisioni.
La prima è la designazione di un segretario distato rumeno incaricato del
reinserimento dei Rom, "che permetterà", ha spiegato Lellouche, "a noi, Francesi
ed Europei, di accompagnare il reinserimento dei Rom in Romania".
Questo "seguito" necessario, ha detto, era il "collegamento mancante" nella
sorveglianza e nel reinserimento.
La seconda decisione è l'invio di un contingente di poliziotti e magistrati
rumeni in Francia per, ha detto Lellouche, "aiutarci a smantellare il traffico
di esseri umani". Attualmente era in Francia un piccolo numero di poliziotti e
di giudici rumeni.
La terza è una "politica di cooperazione" per "mobilitare fondi europei al
servizio del reinserimento della comunità rom". "Siamo pronti ad aiutare questo
reinserimento con fondi francesi ed europei", ha detto. Ha poi sottolineato
l'importanza che il governo rumeno utilizzi bene questi fondi.
Questa politica, ha precisato il responsabile francese, "si sosterrà sulla
conferenza europea di Cordova (Spagna), in aprile, sui Rom".
Boc ha qualificato le discussioni come "molto dirette". Ha
assicurato che il suo governo ha praticato una "tolleranza zero" verso le
associazioni a delinquere che incoraggiano i Rom a recarsi clandestinamente in
Francia.
8.000 Rom sono stati ricondotti nel 2009 dalla Francia alla Romania, con in
tasca un biglietto d'aereo, 300 euro per adulto (e 100 euro per bambino). Circa
i due terzi di loro ritornerebbero in seguito clandestinamente.
"Dare loro dei soldi", come fa attualmente la Francia, "porta per principio
al fallimento, poiché la maggior parte riesce a tornare" per guadagnare nuova
pecunia, ha osservato Marian Tutilescu, segretario di stato all'interno.
Inoltre, ha stimato Tutilescu, la comunità rom è generalmente "refrattaria
alle azioni di reinserimento sociale" ed "il quadro giuridico attuale" in
Romania "non permette di lmitare il passaggio attraverso le frontiere", eccetto
per i minori non accompagnati, applicandosi la libera circolazione a tutti i
cittadini europei.
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