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Roma_Benelux
Ginevra potrebbe forzare i bambini rom ad andare a scuola - Christian Lecomte
L'associazione di difesa dei Rom teme una messa sotto tutela
Ormai i bambini rom dovranno passare le loro giornate sui banchi di scuola
invece che mendicare davanti ai grandi magazzini? Questa sembra la volontà delle
autorità ginevrine. Scandalizzato dal rischio di vedere dei bambini morire di
freddo per le strade di Ginevra, il consigliere amministrativo (socialista)
Manuel Tornare in un primo tempo si era felicitato che i suoi servizi avessero
aperto un rifugio notturno per questi bambini e le loro madri. Misura di
protezione salutare che però ha avuto il dono di irritare una parte della classe
politica - destra e sinistra insieme - , che teme che tutto si limiti ad "una
bolla d'aria".
Sotto lo sguardo di James Fazy (nota
ndr)
Manuel Tornare ora va oltre, volendo aprire loro le scuole ginevrine. "Nel
paese di James Fazy, si deve assolutamente difendere il principio
dell'istruzione, che è il mezzo migliore per uscire dalla miseria", dichiara.
Essendo la questione di competenza cantonale, Charles Beer, consigliere di stato
in carico al Dipartimento dell'istruzione pubblica (DIP), proporrà una
comunicazione in questo senso mercoledì mattina al Consiglio di Stato.
Il capo del DIP, che venerdì scorso si è già intrattenuto a questo proposito
con Isabel Rochat, consigliera di stato in carico al Dipartimento della
sicurezza, della polizia e dello sviluppo, cosicché i servizi ai minori
obblighino i minori ad andare a scuola.
I metodi ed i mezzi al momento non sono ancora conosciuti. Ma garantiamo che
sarà arduo convincere le famiglie rom che mendicano per strada a "lasciare" i
loro piccoli. "Si deve ai minori la protezione di un'istruzione," sostiene
Charles Beer. Ed idealmente, "se sono presenti in maniera stabile a Ginevra,
questi bambini devono essere scolarizzati. Ma so che, statisticamente, sarà
difficile trovarne anche uno solo, perché i loro genitori non vogliono."
D'altra parte, il consigliere di stato che evoca possibili casi di
maltrattamenti, vedendo questi bambini che vivono per strada in pieno inverno,
parla di attivare la clausola di pericolo che può condurre al sequestro del
bambino, "che sia rom o di qualsiasi altra origine".
Una minaccia giudicata "grave" dall'avvocato Dina Bazarbachi,
dell'associazione Mesemrom, che difende i Rom a Ginevra. "Tutto ciò non serve a
niente," dice. "Questa gente è qui solo di passaggio, non vivono qui. Se c'è una
soluzione, è da trattare a livello rumeno ed in scala europea. E questi bambini
non sono maltrattati, non sono in pericolo. La notte, sono al riparo, e
strutture diarie possono accoglierli. Agitare il tema del pericolo, significa
abbassare la guardia ed imporre una misura tutelare, cosa che è inaccettabile."
"Strumenti di mendicità"
L'eletto liberale al Gran Consiglio, Olivier Jornot, che è all'origine della
legge cantonale contro la mendicità, da parte sua si felicita che ci sia una
riflessione generale sui Rom perché, afferma, "questo inverno il loro numero sta
crescendo. La clausola di pericolo, che permette l'intervento dei servizi
sociali, è una buona cosa, perché questi bambini utilizzati come strumenti di
mendicità non abbiano da noi posto sulla strada" .
Riguardo la loro scolarizzazione, il deputato ci tiene a porre un limite:
"C'è una situazione paradossale: questi non sono immigranti, non sono installati
da noi. Scolarizzarli, significherebbe incatenarli a Ginevra e questo non ha
alcun senso per queste popolazioni. Il rischio è anche di vedere questi bambini
confrontati ad un altro modo di vita ed essere rifiutati dalla loro stessa
comunità."
Allegato: da
Roma_Francais
ASSOCIATION MESEMROM
4, rue Micheli-du-Crest,
1205 Genève
contact@mesemrom.org
Lettera aperta al Consiglio di Stato della Repubblica e al Cantone di Ginevra
Ginevra, 21 gennaio 2010
Signor Presidente del Consiglio di Stato, Signore e Signori Consiglieri di
Stato,
La presente fa seguito alla pubblicazione del vostro comunicato stampa di
ieri, annunciante che il Consiglio di Stato incarica la polizia di interrogare e
trattenere i mendicanti accompagnati da bambini o i mendicanti minori, di
segnalare questi casi al Servizio di Protezione dei minori (SPMi), di condurre i
minori con o senza i loro genitori in seno a questo servizio, che potrà
pronunciarsi su una clausola di pericolo, cioè il ritiro immediato della patria
potestà da parte dei loro genitori e l'adozione del minore da parte del
servizio.
L'associazione MESEMROM intende denunciare vivamente queste misure incisive
ed ingiuste prese contro i Rom di passaggio a Ginevra con i loro bambini.
Ci indigniamo che il Consiglio di Stato non abbia appreso le lezioni della
storia, tornando sui passi della Pro Juventute, più precisamente quelli dell'Oeuvre des enfants de la grande route
che ha imperversato dal 1926 al 1973.
Bisogna ricordare che sotto la copertura d' una motivazione sociale,
centinaia di bambini zigani sono stati, all'epoca, strappati alla loro famiglia
e messi in famiglie di accoglienza. Le attività dell'Oeuvre des enfants de la grande route
sono state unanimemente qualificate in seguito come un genocidio culturale.
Deploriamo anche che questa decisione del Consiglio di Stato sia stata presa
dall'alto senza alcuna concertazione con gli attori della società civile vicini
alla popolazione interessata.
Partendo senza dubbio da buoni sentimenti, urta tuttavia il senso comune
nella misura in cui si torna ad una nuova misura discriminatoria ed arbitraria
che colpisce una popolazione che vive, in mancanza di interventi nazionali ed
internazionali efficaci, in condizioni di precarietà e di miseria estreme.
Ricordiamo che i Rom mendicanti a Ginevra non soggiornano nella nostra città
che per una durata molto limitata. Se vivono senza casa e lavoro, non è certo
per una scelta deliberata. L'emigrazione, accompagnata dalla mendicità,
costituisce un atto di sopravvivenza in risposta alle discriminazioni (tra cui
l'accesso al mercato del lavoro) di cui sono vittime i Rom, soprattutto in
Romania.
E' nel contesto delle istruzioni che voi avete data che questa mattina, alle
6.30, dei poliziotti del posto di polizia della Sevette sono all'intervenuti
all'Armée
du Salute ed hanno portato via tre bambini di 9, 6 e 3 anni, mentre stavano
dormendo e si trovavano al sicuro con la loro madre.
Malgrado i nostri interventi nel corso della giornata, non abbiamo potuto
sapere cos'era accaduto a quella madre e ai suoi bambini, mentre il loro padre è
alla disperazione e non possiamo rispondere alle sue legittime domande.
In maniera più generale e forte di una visione pragmatica, chiediamo alle
autorità ginevrine di precisare l'obiettivo reale - che non può essere un nuovo
mezzo per tentare di escluderli dalla nostra città - e di esporre il seguito
delle misure che si propongono, queste non che si possono riassumere a
trattenere/detenere bambini o genitori.
Se le nostre autorità sperano, con un certo candore, di assicurare condizioni
di vita ed un'educazione appropriata a questi bambini, converrà accordare loro
il diritto ad un soggiorno a lungo termine, assieme ai loro genitori, cosa che
presuppone anche alloggi e possibilità di lavoro.
Una volta di più, chiediamo l'attenzione delle autorità sul fatto che misure
coercitive, come le sanzioni penali, non porteranno in nessun caso una soluzione
ad una problematica legata alla miseria, che non può essere risolta che con la
collaborazione attiva e positiva, sul posto, delle autorità dei paesi d'origine
dei Rom che si trovano a Ginevra.
Solo con interventi politici efficaci, e appoggi finanziari, sul posto,
mirati allo sradicamento delle ingiustizie sociali e delle discriminazioni in
questo paese, che le autorità ginevrine contribuiranno perché questi bambini rom
possano, a breve, essere scolarizzati e beneficiare dei frutti dell'istruzione.
Formuliamo infine il desiderio che la storia oscura della Svizzera non si
ripeta con questa ultima presa di posizione che dispiega effetti di una
ingiustizia inaccettabile e i cui aspetti pratici ed il seguito a lungo termine
ci lasciano allibiti.
Vi ringraziamo per l'attenzione che porterete alla presente, vi preghiamo di
credere, Signor Presidente del Consiglio di Stato, Signore e Signori Consiglieri di
Stato, all'assicurazione della nostra alta considerazione.
Pour MESEMROM
Doris Leuenberger, Membre du comité
Dina Bazarbachi, Présidente