Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:40:06, in Europa, visitato 1642 volte)
TicinoOnLine
BERNA - Il Consiglio federale ha approvato il quarto rapporto
sull'applicazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Esso
fornisce uno spaccato della politica linguistica della Svizzera con particolare
attenzione alla promozione dell'italiano e del romancio.
Il rapporto prende posizione sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che
chiedeva in particolare ai cantoni Ticino e Grigioni di promuovere
l'italiano e il romancio. Nel canton Grigioni l'introduzione del rumantsch
grischun nelle scuole è un progetto pilota ancora in fase di realizzazione. Per
quanto concerne la raccomandazione di utilizzare il romancio nelle sfere
pubbliche, Coira ha fatto sapere che la legge cantonale sulle lingue garantisce
l'uguaglianza delle tre lingue ufficiali del Cantone (italiano, tedesco e
romancio).
Il Consiglio d'Europa aveva raccomandato anche alla Svizzera di mantenere
vivo il dialogo con chi parla la lingua jenisch (il popolo Jenish rappresenta la
terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom e i Sinti). Berna risponde
di sostenere un progetto realizzato dagli jenisch stessi, che permette loro di
mantenere e promuovere la loro lingua e cultura.
La Svizzera ha approvato la ratifica della Carta europea delle lingue regionali
o minoritarie nel 1997. I paesi coinvolti sono tenuti a consegnare ogni tre anni
un rapporto. Le finalità essenziali della Carta sono: conservare e promuovere la
pluralità linguistica come uno degli elementi più preziosi della vita culturale
europea.
Di Fabrizio (del 06/12/2009 @ 09:01:30, in Europa, visitato 1620 volte)
Da
Czech_Roma. Per una volta, un
lieto fine
Ostrava, 2.12.2009, 14:02, (ROMEA) I dottori hanno rilasciato oggi Natálka
dall'ospedale, per continuare la degenza a casa. La bimba rom di due anni aveva
sofferto di severe ustioni come risultato di un attacco incendiario contro la
sua famiglia a Vítkov. Continuerà comunque ad andare regolarmente all'ospedale e
probabilmente dovrà subire ulteriori operazioni. Sconterà l'impatto del trauma
per il resto della vita.
"Il trattamento è stato molto impegnativo dal punto di vista medico. Nessun
altro infante di quell'età con ferite tanto estese era mai sopravvissuto prima
in questo paese." ha detto a ČTK Michal Kadlčík, rappresentante della
divisione del Centro Trattamento Ustioni dell'ospedale di Ostrava.
La madre di Natálka, Anna Siváková, non sa come ringraziare i dottori. "Dire
grazie non basta. E' troppo poco: le hanno salvato la vita. Vorrei dare loro un
abbraccio enorme," ha detto la giovane donna.
Oggi, dopo sei mesi di degenza in ospedale, la signora Siváková porterà sua
figlia a vivere nella nuova residenza di Budišova nad Budišovkou. La famiglia ha
ottenuto la casa con i soldi di una sottoscrizione pubblica. Le due sorelle e a
suo padre la stanno aspettando assieme agli altri parenti. "E' tanta la voglia
di rivedere Natálka che sono rimaste a casa da scuola," ha detto Siváková.
ROMEA, ČTK, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 08/12/2009 @ 09:48:42, in Europa, visitato 1820 volte)
Da
British_Roma
04/12/2009 - Un'importante agenzia UE dei diritti umani ha ammonito che Rom e
Viaggianti sono di gran lunga il gruppo minoritario più discriminato in Europa e
potrebbero diventare ancora di più un capro espiatorio durante questa
recessione.
Morten Kjaerum, direttore dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, ha
detto ieri che nei suoi recenti studi su 25.000 persone in tutta Europa ha
trovato che in quasi tutti i parametri - salute, istruzione, alloggio - i
due gruppi minoritari trovano alti livelli di discriminazione.
"Questo studio è stato condotto ai margini della crisi finanziaria che
sfortunatamente da allora è cresciuta. Abbiamo rilevato da alcuni studi
continuati un certo numero di capri espiatori riguardanti la comunità rom," ha
detto Kjaerum alla conferenza di Dublino per celebrare il 25° anniversario del Pavee Point
Travellers Centre.
Margaret Greenfields, oratrice della Buckinghamshire New University ed
autrice del rapporto sui Viaggianti per la Commissione Britannica
sull'Uguaglianza ed i Diritti Umani, ha detto che i Viaggianti Irlandesi in
Inghilterra affrontano un'ostilità più estrema degli zingari britannici.
"Uno studio ha trovato che il 35% dei britannici riteneva accettabile la
discriminazione contro i Viaggianti. Si appoggia sull'esistente pregiudizio
anti-Irlandese... Mi hanno persino sputato durante degli incontri dove parlavo a
favore dei Viaggianti," ha detto la dottoressa Greenfields.
La conferenza ha sentito gli esempi dove i membri della comunità stanziale
entrava in conflitto coi Viaggianti. Uno schema abitativo dei Viaggianti a Skerries
ha attratto 1.182 obiezioni, con i locali che minacciavano di esumare i corpi
dei loro parenti da un vicino museo se il consiglio locale avesse completato i
lavori.
"All'inizio di quest'anno una casa destinata ad una famiglia viaggiante a
Tipperary è stata data alle fiamme prima che la famiglia potesse trasferirvisi.
Questo ci ricorda che i Viaggianti sono tuttora uno dei gruppi più disprezzati
ed esclusi nella società irlandese," ha detto Martin Collins, uno dei fondatori
del Pavee Point, che fa campagne a favore della comunità viaggiante (vedi
QUI ndr).
Ha anche riflettuto sui progressi fatti dalla comunità viaggiante da quando è
stato fondato il Pavee Point, notando che 50 Viaggianti si sono laureati
all'università negli anni recenti e tre Viaggianti stanno attualmente studiando
al Royal College of
Surgeons.
Anastasia Crickley, presidente dell'Agenzia con base a Vienna per i Diritti
Fondamentali, ha detto che in Irlanda c'erano buone strutture che potevano
aiutare a terminare la discriminazione contro i Viaggianti, ma c'è stata
spesso una mancanza di volontà politica nell'implementare i piani.
L'accesso ad una sistemazione opportuna rimane critico per la comunità
viaggiante, anche se negli anni recenti sono stati compiuti alcuni progressi.
Nel 2002 il 37,6% dei Viaggianti non aveva accesso all'acqua potabile, mentre il
35,2% non aveva fognature. Queste cifre cadono rispettivamente al 26,4% e al
25,3% nel 2006.
Di Fabrizio (del 09/12/2009 @ 09:46:39, in Europa, visitato 1516 volte)
Da
Roma_Francais
Onofrei Miclescu, presidente dell'associazione Caravana Romilor -
LyonCapital.fr par Burlet Laurent
Si chiama Onofrei Miclescu e vive da quindici anni in Francia,
nell'agglomerato di Lione. Come tutti gli altri Rom dell'Est, conosce le
bidonville e gli squat. Ma lui ha avuto una possibilità in più. Dopo
l'espulsione nell'agosto 2007 dall'occupazione di La Soie, dove viveva assieme
ad altre 500 persone, è stato rialloggiato dal sindaco di Villeurbanne.
Da allora, vive in una piccola casa con tre dei suoi figli, ed un pezzo di
terreno a disposizione. Però, non ha dimenticato gli altri che continuano ad
errare. Nel maggio 2007, ha creato la sua associazione, Caravana Romilor, volta
a "difendere i Rom nell'accesso ai loro diritti all'impiego, alla
scolarizzazione, alla formazione, all'alloggio o alla sanità" ma ugualmente per
"cambiare l'immagine dei Rom in Francia e nell'agglomerato". Per il momento, la
sua associazione recluta soprattutto tra i Rom di Craiova, città nel sud della
Romania dove lui stesso è originario. Attualmente, i suoi "associati" si trovano
nell'ex officina di Saint Jean Industries, avenue Viviani a Vénissieux.
E' in materia di alloggio che i Rom della Caravana Romilor sono più avanti.
Domandano una "platz" (un terreno) dove installare delle case mobili.
"Occorrerebbe che gli abitanti utilizzassero le prestazioni familiari della CAF
ed un piccolo reddito durante alcuni mesi per apprendere il francese e formarsi.
Non è impossibile. Nantes e Parigi l'hanno fatto", precisa Onofrei Miclescu.
Seconda importante rivendicazione: il diritto al lavoro ancora fortemente
limitato sino al 2012. "In Romania ho lavorato come conducente professionale. Ma
qui, con la tassa che devono pagare le imprese, mi è difficile trovare un
impiego". Il presidente dell'associazione fa "una promessa al prefetto": "Se
otterranno gli stessi diritti degli Italiani o degli Spagnoli, i Rom non
eserciteranno più le attività illecite che oggi sono loro necessarie per vivere.
Oggi, non abbiamo niente, è normale che si sbagli!"
Di Fabrizio (del 11/12/2009 @ 09:40:40, in Europa, visitato 1695 volte)
Dear all,
My name is Ela Veresiu. I am PhD student at Witten/Herdecke University in Witten
Germany. I am studying city-life in large/global cities and how different people
from different ethnicities live together. This study was my idea and is
independent from the university. The starting point for my work is the Roma
community in Italy and in Europe. I am very interested in hearing stories about
every day life of members of the Roma community. If it is not too much trouble,
I was wondering if you would be interested in talking with me or if you could
put me in contact with anyone associated with the
http://www.sivola.net/dblog/ who would be interested in sharing their
stories with me. I am really interested in talking about everyday activities,
such as cooking, working, shopping. If you have time and are interested, a
conversation over skype or the telephone would be very much appreciated.
This is a link to my website for more information on my work:
http://www.roma-consumers.com/ .
Thank you very much in advance for your help.
Sincerely,
Ela Veresiu
Di Fabrizio (del 12/12/2009 @ 09:26:19, in Europa, visitato 2042 volte)
Draganesti Olt
da
CITYROM Una ricerca per la soluzione dei problemi abitativi delle
popolazioni emarginate
«Hanno costruito tutte queste case dall’Italia. Hanno fatto i soldi in
Italia. Anch’io ho comprato la casa». Maria abita a Draganesti, un paese di
dodicimila abitanti nella regione dell’Oltenia, in Romania. Ha cinquanta anni,
tre figli e sette nipoti ed è separata dal marito. Coi soldi che ha
guadagnato in Italia ha comperato una casa per il figlio maggiore. È costata
undicimila euro. «Ho lavorato da una donna: lavavo, stiravo – dice in un buon
italiano –. Ho fatto anche la badante. Abitavo nella baracca. Mio figlio Michele
quando siamo arrivati aveva sette anni, è andato scuola per quattro anni. Una
famiglia italiana mi aiutava. Lo portavano in macchina a scuola e lo andavano a
prendere. Dormiva da loro tutta la settimana e la domenica mattina lo
riportavano in baracca. Ma i nostri parenti erano invidiosi e hanno detto che
quelli si approfittavano del bambino. Continuavano a dirlo e allora ho
denunciato la famiglia italiana. Ma poi ho ritirato la denuncia e abbiamo fatto
pace. Sono tornata qui perché sono ammalata. Depressione. Mio marito mi ha
mandato via e vivo da mio figlio maggiore. L’Italia mi ha distrutto. Tante
famiglie sono diventate ricche e tante si sono rovinate. Solo chi ruba e fa cose
brutte ha la casa grande, ha tutto…».
Ogni tanto Maria torna in Italia. Resta a Milano un mese dormendo in una
baracca in un campo abusivo. Con l’elemosina guadagna circa trecento euro. Porta
i soldi a casa e quando finiscono riparte. È quello che fa la maggior parte dei
milletrecento rom che vivono a Draganesti (più del dieci per cento della
popolazione del paese). Viaggiano con un piccolo bus guidato da uno degli
abitanti, che per cinquanta euro assicura il collegamento con Milano e trasporta
anche pacchi e lettere. Qualcuno ha ottenuto un container nel campo comunale di
via Triboniano ma in genere i rom di Draganesti a Milano abitano nelle “baracchine”,
insediamenti abusivi che costituiscono una sorta di doppio milanese del loro
villaggio romeno. Sono loro che per anni hanno resistito a una serie di sgomberi
sotto il ponte di Bacula, nel quartiere della Bovisa, alla periferia nord di
Milano, ricostruendo ogni volta le baracchine. Dopo l’ultimo sgombero e la messa
in sicurezza dell’area da parte del comune, si sono trasferiti in una zona
abbandonata nel quartiere Lambrate.
Flora è tornata a Draganesti dopo l’ultimo sgombero, il marito è rimasto a
Milano. «Vasile chiede l’elemosina e poi mi manda i soldi. Li porta qui un amico
con la macchina. Io sto qui perchè i bambini vanno a scuola. Per ognuno di loro
il governo mi dà un sussidio di circa dieci euro al mese. Una volta sola li ho
portati per due mesi in Italia». A Milano Flora viveva col marito in una baracca
sotto il cavalcavia Bacula, costruita da loro stessi con assi di legno
recuperate dai cantieri e teloni di pvc. Misurava due metri per tre e c’era
spazio per un materasso e una stufa a legna. Si affacciava in uno spiazzo tra le
baracche dove gli abitanti del villaggio si riunivano per chiacchierare,
cucinare sulla griglia e mangiare insieme. A Draganesti Flora vive lungo la
strada che conduce al centro del paese, sui cui lati sorgono case monofamiliari
abitate da cittadini di etnia rom e non solo. Alcune sono piccole, costituite da
un’unica stanza fatta di mattoni di terra a vista. Altre sono più grandi, con i
tetti decorati con lamiera intagliata e un corridoio d’ingresso illuminato da
ampie finestre. Altre ancora sono nuove o in costruzione, molto più grandi, dai
colori vivacissimi, con torri, archi e cortili chiusi da cancellate. A
Draganesti non ci sono fogne e i servizi per la maggior parte sono costituiti da
una baracca in un angolo del cortile. Pochissime case hanno l’acqua corrente
mentre la maggior parte ha il pozzo in cortile.
La casa di Flora è stata dipinta recentemente di un arancione molto acceso e
ha gli infissi bianchi. «L’abbiamo ampliata due anni fa, con i soldi
dell’elemosina. Abbiamo unito le due vecchie stanze e ne abbiamo aggiunto
un’altra», racconta. La cucina è un piccolo edificio giallo indipendente,
situato nell’ampio cortile pavimentato. Sul retro si trovano un recinto con
polli e oche e la baracca di legno della latrina. Le stanze sono accoglienti,
ciascuna con un grande letto-sofà e tappeti colorati alle pareti. La stanza più
grande è riscaldata da un’antica stufa a legna in ceramica.
Poco lontano dalla casa di Flora abita Monica. Anche a Milano, sotto il
cavalcavia, Flora e Monica erano vicine di casa. Monica ha diciannove anni ed è
tornata da poco in Romania per partorire. Il bambino, nato otto giorni fa, l’ha
chiamato Armani. Il padre del bimbo e il cognato di Monica sono ancora a Milano.
Monica abita con il padre, la madre, il fratello di sedici anni e la sorellina
di sette in una casetta fatiscente che confina col cortile di una delle case più
grandi e vistose del paese. Anche questa appartiene a loro, l’ha costruita il
padre di Monica. Ma la casa è quasi vuota. Le sei ampie stanze hanno l’aspetto
intatto, così come il bagno piastrellato con vasca e doccia. Una stanza funziona
da guardaroba ed è piena di abiti tradizionali femminili. «Non posso dormire
nella casa nuova – dice la mamma di Monica –, non sono abituata. Non so quando
ci andremo. Adesso viviamo tutti insieme nella casa piccola».
Luciano ha ventiquattro anni. Lui una casa non ce l’ha. Abita dalla sorella
che al momento è a Milano. Fino a un mese fa anche lui era in Italia, con la
moglie e il figlio che ora ha un anno e mezzo. Era in regola, con la carta
d’identità italiana. «A Milano – dice – lavoravo per una ditta di materassi. Ho
anche il fatto il muratore. Ho distribuito volantini. Tre anni di lavoro e sono
riuscito a comprare solo un pezzo di terreno. È costato quattromila euro. Voglio
costruirci la casa. La faccio con la terra perché non ho i soldi per i mattoni.
Il terreno è largo sette metri e lungo cento, ci voglio coltivare la verza, il
pomodoro… Qui lavoro per una famiglia rom, faccio trasporti con il loro carretto
a cavallo. Mi danno venti euro al mese. Anche mia moglie lavora due o tre ore al
giorno in casa loro. Ci sono anche i rom ricchi a Draganesti. C’è il più ricco
della Romania che ha quindici case, tutte uguali. Negli anni Novanta è stato in
Italia, in Germania, ha girato tutta l’Europa. Non si sa che lavoro fa, non si
può chiederglielo… Dall’Italia sono andato via perchè gli assistenti sociali
hanno preso mio figlio. Hanno detto che io e mia moglie facevamo accattonaggio.
Allora ho preso mio figlio e sono andato via. In Italia non torno senza un
lavoro».
Luciano a Draganesti sembra un’eccezione. Le scenografiche case di chi torna
dall’Italia con i soldi spiccano nel paesaggio agricolo depresso dell’Oltenia e
costituiscono un miraggio a cui è difficile resistere. I rom di Draganesti vanno
avanti e indietro da Milano a caccia di soldi, da ottenere con il lavoro,
l’accattonaggio o le attività illecite. D’altronde a Draganesti il lavoro non
c’è e quel poco è pagato malissimo. Un operaio in fabbrica guadagna duecento
euro e in questa zona la fabbrica è una sola. Produce vestiti e vi lavorano
duecento donne. Solo tre sono rom. (sp/…)
Di Fabrizio (del 17/12/2009 @ 09:39:53, in Europa, visitato 1638 volte)
Comunicato Stampa Venerdì 18 dicembre, prima Marcia
della Pace della Vrancea
Ferrara (Italia) – Panciu (Vrancea, Romania), 16/12/2009. Venerdì 18
dicembre, in un freddo inverno romeno, sarà una data decisamente importante per
tante realtà sociali: alle 12.30, infatti, a Focsani, prenderà il via la Prima
Marcia della Pace della Vrancea, regione della Moldavia romena a nord di
Bucarest.
La Marcia rientra nel quadro della Marcia Mondiale per la Pace e la
Nonviolenza. Non essendo riusciti nell’intento di organizzare un vero e
proprio braccio romeno della marcia, transitata un mese e mezzo fa non molto
lontano (Budapest e Praga), si è deciso di costruire dal basso la Prima Marcia
della Pace della Vrancea, una delle zone meno ricche del paese. Grazie
all’impegno dell’Associazione Rom pentru Rom di Panciu, quindi, si riuscirà
a compiere un piccolo tragitto a Focsani, la città più grande e importante della
zona. Nella marcia sono coinvolte anche alcune istituzioni locali:
Prefettura, Regione, Comune di Focsani, Provveditorato agli Studi, tutti hanno
aderito a questo evento che rappresenta una assoluta novità per una regione
normalmente non molto attenta a certe tematiche
La giornata inizierà al Teatro Municipale di Focsani, dove in occasione della
Giornata Internazionale delle Minoranze è stato organizzato uno spettacolo
cui parteciperanno delegazioni di quasi tutte le scuole della regione. Fra gli
invitati anche un gruppo di bambine e ragazzi del Centro “Pinochio” di Panciu,
struttura gestita da Rom pentru Rom con il sostegno di IBO Italia, che si
esibirà con un numero di giocoleria. Al termine della manifestazione, la
Marcia partirà in direzione del Provveditorato agli Studi. Un tragitto di
circa due chilometri, simbolico, che coinvolgerà alcune centinaia di persone e
darà modo di aprire un confronto pubblico su tematiche come diritti umani,
inclusione sociale, discriminazione, non violenza cercando di aggregare
tutti coloro che incontrerà nel proprio percorso.
Non sarà certo una manifestazione come quelle cui siamo abituati nelle grandi
città europee, con serpentoni di persone che cantano, ballano e urlano slogan,
ma un timido inizio di presa di coscienza da parte di un microcosmo associativo,
scolastico e istituzionale. Diverse sono, infatti, le associazioni presenti sul
territorio romeno, spesso piccole realtà di paese o di provincia che
singolarmente portano avanti i propri validi progetti con serietà e convinzione.
La Marcia vuole essere un inizio di percorso comune, unità di intenti,
collaborazione fra realtà che operano nel sociale, aperto anche a quelle
istituzioni, ancora poche purtroppo, più sensibili a certe tematiche.
L’Associazione Rom pentru Rom ed i volontari di IBO Italia, hanno svolto un
ruolo fondamentale nell’accensione di questa prima scintilla: la speranza è che
altri raccolgano il messaggio e che in futuro si possano moltiplicare le
occasioni di confronto e collaborazione, facendo diventare la marcia un
appuntamento fisso nel calendario del paese.
Nel gruppo di chi attende con impazienza venerdì vanno sicuramente citati i
bambini e i ragazzi della Rom pentru Rom: insieme a una delegazione del Liceo
Ioan Slavici di Panciu e allo staff delle ONG parteciperanno alla marcia..
Adita, Ionut, Andreea e Oana sventoleranno con allegria le bandierine della
marcia che hanno pitturato per l’occasione. Per molti di loro sarà la prima
volta fuori da Panciu, dato che Focsani si trova a circa 20 km. Uno spostamento
che forse nella nostra società in continuo movimento non sarebbe nemmeno
considerato “viaggio”, un’occasione irripetibile invece per questi ragazzini
che sono cittadini di un’Europa da rincorrere ancora per parecchio tempo.
Giacomo Locci - IBO Italia
Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione
Via Montebello 46/a 44121 Ferrara
Tel +39.0532.243279 - 247396
Fax +39.0532.245689
Cell.+39.328/2311925
skype contact: giacolocci
E-mail: promozione@iboitalia.org
www.iboitalia.org
Di Fabrizio (del 18/12/2009 @ 09:33:13, in Europa, visitato 2052 volte)
Da
British_Roma
La più nota compagnia di sicurezza antizigana, responsabile di innumerevoli
sgomberi brutali, comunica che sta per partire una delle più vaste operazioni di
"pulizia" mai intrapresa contro la comunità viaggiante in Bretagna.
Constant & Co., che ha ottenuto decine di milioni di euro nello sgombero
degli Zingari dalla loro stessa terra, in maniera dura e quasi illegale, ha
vinto la gara d'appalto per demolire Dale Farm (QUI
il dossier, ndr), che ospita 500 Viaggianti nei pressi di Crays Hill, Essex.
Il lavoro, di tre milioni di euro, dovrebbe comprendere la rimozione, ed in
alcuni casi la demolizione, di chalet e case mobili, e la cacciata fisica di 100
famiglie, bambini, anziani ed infermi inclusi, che dovranno lasciare il
distretto, impoveriti e senza un posto dove andare a vivere legalmente.
Il dieci dicembre oltre venticinque persone, tra cui componenti dei gruppi
antifascisti e della chiesa cattolica, hanno manifestato davanti al Basildon Centre,
dove si era riunita la giunta comunale per decidere sull'evento.
Portavano dei cartelli, su cui era scritto:
CONSTANT & CO SONO DELINQUENTI RAZZISTI, FERMATE LE VIOLENZE DEGLI UFFICIALI
GIUDIZIARI e BASTA ALLA PULIZIA ETNICA.
Una seconda ditta, Shergroup, si è vista rifiutata, anche se un consigliere
aveva detto che la compagnia era maggiormente pronta a rispettare gli standard
riguardo i bambini e le persone vulnerabili, come pure le conformità UE su
salute e norme di sicurezza.
Un portavoce per Dale Farm ha detto in seguito che assieme alle loro case ed
alla frequenza scolastica dei bambini, le famiglie stanno per perdere il loro
club giovanile unico nel genere e la cappella di San Cristoforo.
"Questa è pulizia etnica," ha detto una madre. "Ma il consiglio comunale sta
tentando di camuffare questo fatto con un sacco di discorsi politicamente
corretti."
A causa dell'alto costo del lavoro, Basildon è stata costretta a ricorrere al
Giornale ufficiale dell'Unione Europea. Nel suo annuncio il consiglio municipale
dichiarava che l'offerta vincente doveva "dimostrare un impegno nel sostenere i
principi di eguaglianza e di differenza nella legislazione ed essere sensibili e
responsabile ai bisogni delle persone."
Però, Basildon si era espressa in favore al reingaggio di Constant, una
società che il consiglio comunale aveva già impiegato per numerosi piccoli
sgomberi. I critici dicono che sono stati condotti in spregio alle norme UE
sulla salute e la sicurezza, e hanno portato alla distruzione di una gran
quantità di proprietà private.
Il suolo superficiale è stato distrutto ed il terreno circondato da alti
valli di terra. La maggior parte del suolo è ora inondato da acqua contaminata
degli scarichi distrutti, costituendo una fonte di inquinamento per bambini e
adulti che continuano a vivere nei paraggi, in attesa di ulteriori incursioni di
Costant.
Carovane in fiamme
Un film prodotto per la Dale Farm Housing Association mostra carovane in
fiamme ed ufficiali giudiziari che minacciano bambini terrorizzati. Una
compagnia che noleggia attrezzature ha interrotto il suo contratto con Constant,
a causa del suo approccio brutale. Riferendosi allo sgombero di Twin Oaks,
Justice Collins ha detto presso l'Alta Corte che dopo aver visto il video che
mostra Constant all'opera, considera inaccettabile la condotta dei suoi
dipendenti, che porterebbe inevitabilmente a traumi e lesioni.
"Il consiglio deve riconsiderare l'uso di questa compagnia," ha dichiarato
Justice Collins. Ha anche notato che la polizia ha mancato di frenare gli
eccessi dei dipendenti di Constant. Collins ha aggiunto che nel caso di malati
gravi e delle esigenze dei bambini, lo sgombero sarebbe sproporzionato.
Anche se il diritto di sgombero è stato sostenuto sinora, le condizioni che
ha ricordato sono state adottate in una complessa decisione della Corte
d'Appello all'inizio dell'anno.
Come richiesto dall'Atto di Libertà d'Informazione di fornire copie della
Valutazione obbligatoria del Rischio, riguardo gli sgomberi di Hovefields e Dale
Farm, Basildon ha ammesso che tale valutazione non è stata preparata.
Jean Sheridan, madre di Dale Farm di tre gemelli, è piena di paura dei traumi
che gli ufficiali giudiziari potrebbero causare ai suoi bambini. Spera che prima
che Constant inizi ad operare, lei possa portare il caso al Tribunale Europeo
dei Diritti Umani.
"Non abbiamo nessun altro posto dove andare ed i miei figli hanno bisogno di
cure mediche," dice Jean. "Sono nati prematuramente e sono stati fortunati. Come
potranno sopravvivere al terrore che porterà Constant?"
La Commissione GB sull'Infanzia ha chiesto a Basildon cosa intende fare per
salvaguardare i bambini come quei gemelli, durante la demolizione e quale
sistemazione alternativa verrà offerta loro. Non è stata ricevuta nessuna
risposta soddisfacente.
Di Fabrizio (del 21/12/2009 @ 08:58:05, in Europa, visitato 1786 volte)
Da
Hungarian_Roma
JTA.org
Budapest, 16/12/2009 - Il Tribunale Supremo ha preso la decisione di
smantellare la Guardia Ungherese (Magyar Garda), l'esercito privato dello Jobbik,
partito di estrema destra.
La decisione di mercoledì è stato il terzo pronunciamento giudiziario in un
anno che rende illegale l'organizzazione paramilitare apertamente razzista, e
chiudendo ogni strada ad ulteriori ricorsi in appello.
Il segretario di Jobbik, Gabor Vona, ha detto che comunque la Magyar Garda
continuerà le sue attività, in seguito ad un appello presentato alla Corte
Europea dei Diritti Umani.
La decisione di smantellamento si applica tanto alla Guardia Ungherese che
alla Società Guardia a cui formalmente appartiene. Il Tribunale Supremo ha detto
che le due organizzazioni hanno fatto abuso del loro regolamento, come pure del
diritto democratico di riunirsi, bersagliando e generando deliberatamente paura
nei cosiddetti gruppi razziali minoritari ungheresi.
La Guardia è stata modellata sulle bande delle Croci Frecciate Ungheresi che
uccisero migliaia di Ebrei durante l'Olocausto. Le sue uniformi ricordano quelle
della "Gendarmeria" che assisteva i nazisti tedeschi nella deportazione di
centinaia di migliaia di Ebrei, e di Rom, verso Auschwitz.
Jobbik ha ottenuto i più grandi successi elettorali durante l'attuale
recessione, e ci si aspetta che diventi una delle principali forze parlamentari
nelle prossime elezioni nazionali del 2010.
Di Fabrizio (del 24/12/2009 @ 09:19:54, in Europa, visitato 2133 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
By AIDA CERKEZ-ROBINSON
(ASSOCIATED PRESS WRITER)
Sarajevo, 22/12/2009 - Martedì la Corte Europea per i Diritti Umani dice che la
costituzione della Bosnia discrimina gli Ebrei e i Rom, perché non permette loro
di essere eletti in parlamento o come presidente.
Il tribunale ha detto che la Bosnia ha discriminato due persone, dato che
permette solo a Bosniaci, Serbi e Croati di concorrere per quelle cariche.
La decisione vincolante è stata emessa dalla corte a Strasburgo, Francia,
dopo che l'attivista ebreo Jakob Finci e Dervo Sejdic, che è di etnia rom,
avevano fatto ricorso a giugno. La corte ha detto che Finci ha presentato una
lettera della commissione elettorale bosniaca, che asseriva che lui era
ineleggibile alla presidenza o al parlamento perché era Ebreo.
La costituzione della Bosnia è stata scritta dai negoziatori di pace a Dayton,
Ohio, in fretta e furia per terminare la guerra del 1992-95 e contiene molte
irregolarità come questa.
Sono in corso trattative mediate internazionalmente per cambiare la
costituzione e dare al paese una possibilità di unirsi all'Unione Europea, ma i
progressi si sono fermati.
Ad ottobre, i funzionari USA ed UE avevano proposto una nuova bozza ai leader
bosniaci, che affrontava questo tema assieme ad altri, ma i cambi proposti sono
stati visti come troppo drastici dai Serbi Bosniaci e di minore importanza dai
Bosniaci musulmani e dai Croati cattolici.
Il Partito per la Bosnia-Erzegovina, uno dei principali partiti che perora
l'abolizione della divisione etnica nel paese e l'adozione di parametri UE, ha
bene accolto il pronunciamento. "Finalmente è stata confermata la natura
discriminatoria delle soluzioni di Dayton," dice, richiedendo il cambio della
Costituzione.
Finci ha detto di essere "lieto che la Corte Europea ha riconosciuto il torto
compiuto nella Costituzione 14 anni fa," e preme anche i politici "perché
raddrizzino rapidamente i torti nella Costituzione."
Una dichiarazione dei due co-consiglieri sul caso dichiara che la decisione
rappresenta un passo avanti della lotta europea contro la discriminazione ed i
conflitti etnici.
"Questa decisione afferma che la dominazione etnica non ha nessun ruolo in
una democrazia," ha detto il co-consigliere Sheri P. Rosenberg.
Clive Baldwin, assistente legale anziano presso Human Rights Watch ed anche
co-consigliere, ha detto "USA, UE e gli altri stati che tuttora giocano un ruolo
importante nella Bosnia, devono assicurare che la decisione abbia effetto
immediato con un cambio nella costituzione."
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