Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 00:11:28, in Europa, visitato 1937 volte)
da: everyday_people
Vilnius. Gypsies in the old town
2005_07_16vln-145
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Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 01:57:43, in Regole, visitato 2071 volte)
La Svezia garantisce asilo ai cittadini dalla Romania, paese candidato nella EU -
12.01.2006 - 18:23  La Svezia ha garantito asilo politico ad un insegnante di yoga proveniente dalla Romania, paese candidato nella EU, con il capo di stato rumeno che si è riferito al caso come esempio delle imperfezioni nel sistema legislativo del paese, ad un anno dall'accesso previsto nella EU.

Segnalazione completa (in inglese):
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Di Sucar Drom (del 18/01/2006 @ 01:20:15, in casa, visitato 2159 volte)
Rif: l'inaugurazione domenica scorsa

Da redattoresociale.it
Terreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi

Il campo nomadi di Guastalla
GUASTALLA (RE) – Sarebbero ormai 5000 i terreni privati agricoli acquistati, prevalentemente nel nord Italia, da famiglie sinte e rom, per viverci con le proprie roulotte. La stima è dell’Associazione Sucar Drom – Opera Nomadi di Mantova secondo cui sceglierebbero questa soluzione soprattutto i sinti italiani - sinti piemontesi, lombardi, veneti, Teich, Gackane, emiliani e marchigiani, Rom Harvati, Lovara e abruzzesi - decisi ad uscire ad ogni costo dalla logica assistenziale del campo. Una tendenza iniziata negli anni ’80 ed esplosa in un decennio, perché poco onerosa a livello finanziario - più difficile sarebbe l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile - e non straniante culturalmente. Più cauta nei numeri la valutazione di Nicola Solimano della Fondazione Michelucci di Firenze, realtà all’avanguardia nella progettazione e nella ricerca urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali. “E’ una tendenza in crescita, soprattutto tra i sinti. In Toscana nel 1992 erano uno o due i casi ed oggi sono almeno una ventina”. La Fondazione ha progettato e realizzato due aree, una a Prato per i Sinti ed una a Firenze per i Rom macedoni, oltre ad aver appaltato i lavori di un micro-area a Pisa ed aver esteso la propria consulenza a Trento e Bolzano. L’intervento dipende molto dalle caratteristiche dei destinatari, spiega la Fondazione; i Rom ad esempio hanno una tradizione abitativa e sono quindi pensabili soluzioni più vicine ad un modello di casa tradizionale, anche individuale, mentre per i sinti che mantengono una mobilità accentuata e sono legati ad un sistema di famiglia allargata (25-40 persone) vengono forniti più coerentemente servizi di supporto alla loro vita in roulotte. Importante adottare le diverse soluzioni insieme alle famiglie destinatarie del progetto: “E’ importante dimostrare che si sta lavorando alla loro casa e non per uno spazio di nessuno, questo mantiene un senso di identificazione e fa si che, ad esempio, non si verificano cattivi utilizzi delle strutture”.

Il problema è che per la legge italiana queste roulotte sono e restano un abuso edilizio. Secondo Sucar Drom questo non solo mette in crisi le famiglie che attualmente vivono in terreni agricoli di proprietà, ma investe le amministrazioni comunali costrette a trovare anche soluzione alternative. “Il rischio evidente è il ritorno al campo nomadi”, paventa l’associazione Sucar Drom che chiede la possibilità di sanare le situazioni esistenti e creare le condizioni perché questa tipologia abitativa venga estesa, attraverso il lavoro di confronto in un tavolo interistituzionale con Ministeri e Regioni. Obiettivo: arrivare ad una soluzione uniforme su tutto il territorio nazionale. “Sono molte le famiglie che stanno facendo questa scelta – commenta Solimano della Fondazione Micheletti, secondo cui questa “è una strada da percorrere”. “Il discrimine è quello del rapporto con la legge sugli abusi edilizi – aggiunge - Occorre trovare un soluzione di equilibrio, in genere non si tratta di aree di pregio. Basterebbe consentire gli allacci alla rete idrica e fognaria, sanare piccoli abusi. Si tratta di interventi limitati”. (vedi lancio successivo) (cch)

© Copyright Redattore Sociale

intervento di Fabio Suffré, mediatore culturale dell'Associazione Sucar Drom.

Carissimi, vi ringrazio tutti per essere oggi qui con noi oggi a festeggiare u kher nevo (la nostra nuova casa), il Residence Sucar Plaza.
Questa realizzazione è un primo segno in Emilia Romagna per costruire insieme un nuovo rapporto tra noi Sinti, le Istituzioni e il resto dei Cittadini.
In questi quattro anni di lavoro partecipato abbiamo sperimentato la metodologia della mediazione culturale che vede noi Sinti per la prima volta protagonisti.
Insieme con il Sindaco, il Vice Sindaco, il Geometra Eber Bianchi e tutti gli Uffici Comunali interessati abbiamo discusso, lavorato, costruito questa esperienza.
Oggi io, a nome dell’Associazione Sucar Drom e delle famiglie Sinte guastallesi, li voglio ringraziare per l’impegno e la volontà che hanno dimostrato in questi quattro anni.
Ringrazio anche tutto l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna e l’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova per il concreto sostegno che hanno offerto a questa esperienza.
Oggi possiamo dire che abbiamo una casa dove poter vivere, crescere i nostri figli, gioire e anche soffrire come ogni famiglia al mondo.
In questi giorni qualcuno ha affermato pubblicamente che il Residence Sucar Plaza, la nostra casa, non sarebbe altro che un “campo nomadi”.
Oggi io rispondo a tutte queste persone che non hanno mai provato a vivere in un “campo nomadi”.
Sucar Plaza non è un “campo nomadi” dove sei costretto a vivere contro la tua volontà, al di fuori della propria famiglia, senza privacy, decine e decine di famiglie ammassate una contro l’altra.
Si provino questi signori a vivere una settimana in un “campo nomadi” a Reggio Emilia, a Bologna, a Carpi e la lista è tristemente lunga.
La micro-area che oggi inauguriamo sarà esempio in tutta l’Italia per chiudere i cosiddetti “campi nomadi” e offrire alle Minoranza Etniche Linguistiche Sinte un habitat dignitoso.
Ma ciò non è sufficiente e per questo chiedo alla Regione Emilia Romagna e alla Provincia di Reggio Emilia di sostenere il nostro progetto di mediazione culturale perché oltre all’habitat dobbiamo tutti insieme elaborare subito, senza perdere tempo, strategie condivise negli ambiti del lavoro, della cultura, della sanità e della scuola.
Oggi gioiamo per questo momento, ma da domani vi chiediamo di lavorare insieme per costruire il reale riconoscimento dello status di Minoranze Etniche Linguistiche Nazionali per noi Sinti e per i Rom.

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Di Fabrizio (del 18/01/2006 @ 12:14:18, in scuola, visitato 1858 volte)
Pubblicato su:
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17/01/2006 - 15:09

Un'indagine dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr rileva un generale inserimento degli studenti stranieri con gli italiani e con i docenti. Il rischio razzismo serpeggia però nelle superiori. Confermato il problema bullismo.

Immigrazione? Non è un problema, almeno a scuola, dove però è emergenza bullismo. Per gli alunni stranieri, anzi, insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione. E' quanto emerge da una indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale (8 a Roma, una nella provincia di Roma, una nella provincia di Firenze), che ha coinvolto 86 insegnanti (73 femmine, 85%, e 13 maschi, 15%). "Un campione che rappresenta piuttosto fedelmente la realtà della scuola italiana", sottolineano gli autori.
L'indagine è stata condotta con la tecnica del focus group: interviste collettive con i docenti (da un minimo di 5 a un massimo di 10) alla presenza di un ricercatore che fungeva da moderatore e di un altro come osservatore.

I focus group hanno seguito questa traccia: situazione della scuola per l'inserimento di alunni stranieri; preparazione degli insegnanti; atteggiamenti degli alunni italiani; rapporti tra gli alunni stranieri e gli alunni italiani; influenza delle diverse culture sugli atteggiamenti degli alunni; i rapporti tra la scuola e le famiglie degli studenti stranieri e degli studentii italiani; strategie adottate dagli insegnanti. Il primo dato emerso è che il dibattito sul concetto di integrazione, se cioè vada intesa come assimilazione o come conservazione della propria identità culturale, nei focus group si è sviluppato solo in 3 scuole medie, mentre nelle altre 7 l'integrazione viene intesa con una valenza decisamente positiva.

Ma soprattutto, in quasi tutte le scuole non ci sono state particolari difficoltà nell'inserimento di alunni stranieri, specie quando questi sono in Italia da qualche anno e hanno frequentato già la scuola materna e la scuola elementare da noi. Solo un insegnante di una scuola superiore lamenta esplicitamente che i rapporti tra ragazzi stranieri e italiani non sono buoni, ma il problema si riconduce a quello più generale del bullismo. "In tutti i dieci incontri, nell'analizzare il problema dell'inserimento degli alunni stranieri, gli insegnanti hanno fatto riferimento a quello che viene definito 'disagio giovanile'", evidenziano Pagani e Robustelli.

Molti insegnanti indicano insomma le ragioni dei rapporti difficili tra gli alunni più sul versante psicologico che su quello culturale: per esempio, quando i ragazzi manifestano aggressività nei riguardi dei soggetti più deboli come i portatori di handicap, indipendentemente dal fatto che siano stranieri o italiani. Di bullismo in senso stretto parlano gli insegnanti di 7 scuole, confermando quanto la letteratura scientifica ha rilevato sulla diffusione e gravità di questo fenomeno anche in Italia. Alcuni insegnanti, soprattutto nelle scuole superiori, riferiscono con rammarico che talvolta ragazzi italiani e stranieri non si frequentano molto fuori della scuola e attribuiscono in alcuni casi la responsabilità di questo fatto alle famiglie degli alunni stranieri (a parte le famiglie rom, il riferimento è in particolare a quelle cinesi, filippine e mussulmane) che non incoraggerebbero la socializzazione dei loro figli. In 2 scuole superiori alcuni docenti si sono però dimostrati preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso negri, zingari ed ebrei. "Anche il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori conferma i risultati della ricerca psicologica", sottolineano i ricercatori.

Le insegnanti delle scuole elementari sottolineano inoltre come l'inserimento degli alunni stranieri sia stato molto facilitato grazie alla collaborazione dei bambini italiani. In 3 scuole, 2 medie e 1 elementare, i docenti fanno riferimento a forme di vero e proprio attaccamento affettivo degli alunni stranieri alla scuola. In una elementare e una media, alunni stranieri, nonostante non abitino più vicino alla scuola, continuano a frequentarla. In un'altra scuola media sono gli insegnanti, oltre che i compagni di classe, a fungere da punti di riferimento: "Ad esempio una ragazza chiede alla sua insegnante di accompagnarla a comperarsi un costume per andare in piscina, attività che viene svolta con tutta la classe, e l'insegnante l'accompagna volentieri" è un esempio citato da Pagani e Robustelli.

Ogni singola disciplina comporta vantaggi e alcuni svantaggi per quanto riguarda l'inserimento dell'alunno straniero, soprattutto nella fase iniziale. Ad esempio, l'educazione fisica e l'educazione musicale non creano particolari problemi, in quanto materie che si basano molto sull'attività pratica. L'inglese risulta spesso molto difficile per gli stranieri, in particolare per quelli che già sono impegnati nell'apprendimento dell'italiano. Per quanto riguarda la matematica, l'inserimento sembra facilitato dall'uso di una simbologia internazionale, mentre difficoltà si riscontrano nelle scienze, che richiedono l'uso di un linguaggio molto specifico. Il problema della lingua viene segnalato dagli insegnanti di tutte le scuole intervistate.

Uno degli aspetti del problema linguistico, sollevato da 5 scuole su 10, è che in numerosi casi vengono inseriti nelle classi alunni stranieri, che non conoscono o conoscono molto poco l'italiano, 2-3-4 anni più grandi rispetto ai loro compagni. Mentre un problema affrontato nei focus group in 1 media e in 1 elementare, ed accennato in 1 superiore, è la preoccupazione di alcuni insegnanti e genitori per il fatto che l'inserimento di alunni stranieri o di portatori di handicap possa nuocere agli alunni più dotati e abbassare il livello generale della classe.
I risultati della ricerca sono contenuti nel volume "Marek a scuola" edito da Franco Angeli, che sarà presentato domani 18 gennaio alle ore 16 preso la Sala Conferenze dell'Istituto "Galileo Galilei" - via Conte Verde, 51 - Roma. Oltre agli autori della ricerca interverranno: Maria Coscia - Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche Comune di Roma, Vinicio Ongini - MIUR, Melina Decato - Vicesegretario generale Presidenza della Repubblica, Francesca Gobbo - Università di Torino, Paola Bastianoni - Università di Lecce, Paola Gabbrielli - Consulente Intercultura.

 

HC 2005 - redattore: NZ

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Di Fabrizio (del 19/01/2006 @ 00:30:52, in Regole, visitato 3078 volte)

Modelli per i Rom Ungheresi


The BBC's Nick Thorpe

By Nick Thorpe
BBC, Hungary

In Ungheria una rivoluzione pacifica nelle relazioni tra la popolazione maggioritaria e la comunità rom

George Makula ha un sogno.

Ha fermato un gruppo di giovani in strada, per controllare i loro documenti.

I ragazzi sono Zingari ungheresi dalla pelle scura.

“Te la prendi con noi,” protestano, “perché siamo Rom”.

“Anch'io lo sono,” risponde emergendo alla luce dall'ombra della sua divisa.

Prima di incontrare George Makula, penso di non aver mai visto un poliziotto Rom in Ungheria. Sono in 700.000 nel paese, il 7% della popolazione.

Roma families at an Easter celebration in Hungary

I Rom sono la più vasta minoranza ungherese



Cittadini europei

Quando l'Ungheria, assieme ad altri nove paesi – principalmente dell'Est Europa, si è congiunta all'Unione Europa, la popolazione dei Rom nell'Unione è cresciuta di oltre un milione e mezzo.

L'alba di una nuova epoca si presenta loro, mentre scendono metaforicamente dai loro vagoni, probabilmente la più luminosa da quando in India nell'undicesimo secolo iniziarono il loro lungo viaggio verso occidente, grazie all'ordine del giorno sui diritti umani dell'agenda dell'unione.

Ma nei loro vagoni nazionali, rimangono problemi significativi.

Vivono nei ghetti ai limiti delle città, o in villaggi dell'est dove sono la maggioranza degli abitanti [...].

Sono orgogliosi delle loro rimanenti tradizioni musicali e artigiane, e conservano gelosamente parte della loro lingua, ma vivono per la maggior parte nella più abbietta povertà.

Si dice che più della metà della popolazione carceraria in Ungheria sia Rom, ma non ci sono statistiche in proposito.

Dal 1993, con l'adozione del Protection Act, la lettera “c” che appariva sui documenti pubblici e stava per (cigany – zingari) è stata abolita.

Una delle mie prime interviste in Ungheria, verso la metà degli anni'80, fu con lo scrittore rom Menyhert Lakatos.

“Ci sono stati tempi in cui venivamo uccisi o cacciati a vista, ” mi raccontava.

E uno dei suoi libri comincia con una patetica fila di zingari lungo una strada, con le orecchie tagliate.

“C'è forse da stupirsi” continuava “se a volte consideriamo i polli o i portafogli degli Ungheresi come un gioco d'abilità?”

A Roma child in Slovakia

In Europa vivono dai 10 ai 12 milioni di Rom, la maggior parte nei Balcani



Baldacchino di stelle

Una volta portai un gruppo di giovani Rom in un bar coperto. Era sabato di prima sera, in un villaggio nell'Ungheria del nord-est.

Ci avevano appena portato degli analcolici, che si presentò il padrone a dirci che il bar stava chiudendo.

Lasciammo il locale senza dire una parola, e ci incamminammo per un rettilineo, sotto un tappeto di stelle.

I ragazzi improvvisarono allora un ritmo, battendo le mani sulle ginocchia e inventando canzoni, accompagnandosi con una fascia d'ottone, mentre le ragazze facevano rotolare una ruota sul selciato.

L'Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria, fondata da George e qualche altro collega, ha un mese di vita.

“Il nostro primo scopo” spiega George Makula, “è mostrare ai nostri colleghi che non tutti i Rom sono ladri e mentitori.

“La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom” dice, “Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...”

Intanto la conversazione si allarga, quasi come un incendio, e le priorità si aggiungono e prendono spessore. Come persuadere quei pochi Rom in polizia a svelare la loro identità e uscire dall'anonimato.

Come reclutare i più giovani, e come combattere i reciproci pregiudizi tra Rom e polizia.

George Makula, Roma Police Officers' Association

La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom... Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...

George Makula, Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria

Diversità culturale

Incontrai George alcuni anni fa

Mi disse che aveva saputo che in Gran Bretagna c'erano poliziotti neri. Gli diedi il nome e il numero di un referente all'ambasciata britannica.



Da allora è stato parecchie volte in Gran Bretagna, prendendo anche parte a discussioni tra i Rom e i Viaggianti ed invitando poliziotti britannici che insegnano ai loro colleghi la diversità etnica e culturale.

L'estate scorsa è stato a Washington DC.

L'associazione dei Poliziotti Neri degli Stati Uniti fu fondata negli anni '70. Ora il 56% dei poliziotti di Washington sono neri.

Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale

Mostra le statistiche sul tavolo di un caffè a Budapest, con gioia, come se fossero un regalo di Natale.

Le reazioni dei suoi colleghi sono state varie. Perché non creare anche un'associazione dei poliziotti ebrei, ha chiesto qualcuno. O una di quelli con gli occhi azzurri?

Altre sono state più positive. Una delle più strenue sostenitrici della neonata associazione è una funzionaria del Ministero degli Interni, Klara Csanyi, che ha fondato l'Associazione Poliziotte Ungheresi.

Adesso a Budapest c'è una famosa stazione radio rom. E un rinomato liceo rom a Pecs, nel sud del paese.

Ci sono due Romnià elette al Parlamento Europeo, e consigli municipali rom in quasi tutto il paese.

Adesso anche l'Associazione dei Poliziotti – aperta anche ai vigili e del fuoco e ai doganieri di origine Rom.

Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale. Ci dev'essere qualcosa di utile nel dichiarare la propria identità, invece di negarla.

Se la stato non è ancora in grado di contare quanti sono i propri Rom, stanno iniziando a contarsi da loro stessi.

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Di Sucar Drom (del 19/01/2006 @ 23:54:51, in Italia, visitato 1593 volte)
L'Istituto di Cultura Sinta è stato invitato a dal Comitato Genitori di Marano Vicentino per dialogare insieme sul Porrajmos, la persecuzione razziale subita dalle popolazioni Sinte e Rom, durante il periodo nazi-fasista. La conferenza è all'interno di un ricco programma dal titolo: DIAMO UN FUTURO ALLA MEMORIA.

Vi aspettiamo numerosi
Giovedì 26 gennaio 2006, alle ore 20.45
all'Auditorium delle Scuole Medie a Marano Vicentino



Il programma

ore 20.45, introduzione
a cura del Comitato Genitori

ore 21.00, i Rom e i Sinti in Italia e in Europa
Carlo Berini e Fabio Dalla Vecchia, Istituto di Cultura Sinta

ore 21.15, lo sterminio dimenticato
documentario sulle persecuzioni razziali
subite dai Rom e Sinti tra il 1936 e il 1945
realizzato dall’Associazione Culturale ToniCorti per RAI 3

ore 21.45, Porrajmos
Carlo Berini, Istituto di Cultura Sinta

Durante la conferenza saranno tenuti interventi di cultura musicale Sinta



Le altre iniziative a Marano Vicentino

Martedì 24 gennaio
“Train De Vie”di Radu Mihaileanu
- nella mattinata per gli alunni della Scuola Media
- alle ore 20.30 per tutti, presso il Cinema Campana

Venerdì 27 gennaio
Nazismo e lager
Incontro con i ragazzi di terza media,
viene messo a disposizione della Scuola il VIDEO
“VOCI DEL SILENZIO”
realizzato dalla Scuola Media di Sarcedo.


Sarà esposta una mostra sui lager, presso l’atrio della Scuola Media, aperta a tutti gli interessati in orario scolastico.


ADERISCONO ALLE INIZIATIVE:
Assessorato della Cultura del Comune di Marano Vicentino
Istituto Comprensivo
Cinema Campana
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Di Fabrizio (del 20/01/2006 @ 01:04:38, in Italia, visitato 1969 volte)
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sabato 21 gennaio 2006
alle h.17.30
NUDA VITA / VITA NUDA
meccanismi di esclusione, campi rom, biopolitica

incontro con
Marco Revelli, Leonardo Piasere, Daniele Todesco
X
Marco Revelli è uno di più stimolanti teorici del pensiero della sinistra, tra le sue opere ricordiamo: La politica perduta, Oltre il Novecento (Einaudi), La sinistra sociale, Le due destre, Fuori luogo (Bollati Boringhieri); insegna scienza della politica all’università di Torino. Sul nuovo numero della rivista “Communitas” ha scritto il saggio “Le discariche dell’umano” dove riflette sulle pratiche di segregazione contro i rom e affronta il caso veronese (campo di Boscomantico, occupazione chiesa di S.Tomaso…).

Leonardo Piasere si occupa di etnologia e antropologia sociale e storica dei rom e delle relazioni zingari/non zingari. Ha iniziato già negli anni ’70 estese ricerche sul campo su vari gruppi rom. Insegna all’università di Verona, tra i suoi libri: L’etnografo imperfetto, I rom d’Europa (Laterza). Partendo dalla situzione veronese ha scritto “Carmen e i campi rom”, di prossima pubblicazione.

Daniele Todesco da vent'anni si occupa del rapporto zingari/non zingari nel territorio veronese e in generale degli "stati di eccezione". Ha scritto "Zingari e territorio. Le pratiche dei Comuni nel veronese", "Le maschere del pregiudizio", "La vita di un'eccezione" (di prossima pubblicazione ne "I quaderni delle Società Letteraria"). Collabora con varie riviste tra cui Medicina Democratica.

>>> di seguito, dalle h.20, la Fest/Azione studentesca!

al centro sociale occupato autogestito la Chimica
macchina immaginativa non omologata

piazza Zagata, Borgo Venezia, Verona
bus 32 e 33 (serali 92 e 98), o 13 (fermata via Perini)
info: http://www.ecn.org/porkospino


ogni martedi: h.18-20 Punto San Precario; h.21 assemblea di gestione; ogni venerdi: h.17-19 Copy-left point; h.20 trattoria Fornelli Ribelli; durante concerti-iniziative è aperta la libreria Ubik Books; ogni prima domenica del mese: mercato autogestito t/Terra.

x info: marc 3393667470
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Di Fabrizio (del 20/01/2006 @ 01:08:28, in Kumpanija, visitato 2743 volte)
Trovo una recensione sul weblog di Babsi Jones:

Stavo parlando in questi giorni con Mr. Calavera del 17° Trieste Film Festival; chi transita in zona ha qualche serata di pellicole balcaniche da vedere, e rischia di valerne la pena. Registi come Boris Mitić escono da questi festival, a volte sopportare qualche eccentrico cortometraggio è necessario per godersi scoperte straordinarie. Ho visto Lepa Dijana (Pretty Dyana) e confermo le mie impressioni: Mitić è il degnissimo erede del grande mago pazzo Kusturica, con qualche vantaggio generazionale: strafavorevole alla diffusione di copie pirata e DVX (al punto di ospitare sul suo sito un apposito volantino pro-pirateria), il giovane regista serbo chiude il cortometraggio (che dura 45 minuti) con un esplicito messaggio: colonna sonora e DVX disponibili “at your nearest pirate records”. E-mule vi attende, sappiatelo. Lepa Dijana è un documentario...
continua qui

Per chi se le fosse perse, le segnalazioni su Pirori di marzo e di aprile 2005 (come vola il tempo!)

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Di Fabrizio (del 20/01/2006 @ 09:44:32, in musica e parole, visitato 2191 volte)

OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970

Via Archimede n. 13 20129 Milano C.F. 97056140151

Tel 0284891841 - 3393684212
INVITO

In occasione della Giornata della Memoria 2006, l’Opera Nomadi è lieta di invitarla ad assistere alla lettura spettacolo “Porrajmos, voci di uno sterminio dimenticato

MARTEDI’ 24 GENNAIO 2006 ORE 21,00
c/o Camera del Lavoro di Milano – Sala Di Vittorio
Corso di P.ta Vittoria 43

Porrajmos: distruzione, divoramento. Analogamente al termine ebraico ha – shoah, con questa denominazione convenzionale in romanès si dà un nome ai tragici eventi che portarono all’annientamento nei lager nazisti e nei territori occupati, complici i regimi fascisti, di centinaia di migliaia di Rom.

Ebrei, Rom e Sinti, sarebbero infatti divenuti nel breve volgere di pochi anni, dal ’37 al ’45, vittime di un evento prevedibile e inimmaginabile che sconvolse la Mitteleuropa, ma che affondava le proprie radici in una storia secolare di violenze e persecuzioni.

Storia e memoria. Il popolo dei Rom rimuove il ricordo della sventura, così come le immagini e le cose possedute in vita dai mulè, i morti. Nella lingua parlata, ancora prettamente orale, non esistono i verbi “leggere” e “scrivere” e le tradizioni, le esperienze, si tramandano di generazione in generazione in una dimensione senza tempo.

In Italia, l’assenza di un’esplicita legislazione razziale relativa ai Rom e la scarsità di testimonianze dirette, ha a lungo condizionato il lavoro degli storici, rinviando a tempi più recenti la condanna delle gravi responsabilità della dittatura fascista artefice dell’internamento e della deportazione verso i campi di sterminio di migliaia di Rom e Sinti e dell’appoggio agli efferati crimini contro l’umanità degli Ustasha croati di Ante Pavelic.

In Europa, e in particolare in Germania, la documentazione reperita, precedente in qualche caso al ’42 (decreto di Himmler di internamento nel campo di sterminio ad Aushwitz di tutti gli zingari e poi, quella del 2 Agosto del ’44 che sancisce la liquidazione del campo per famiglie di Auschwitz Birkenau Blocco B3), rendeva intanto nota la volontà di sterminio dei Romà da parte del nazifascismo.

Un popolo destinato a scomparire in quanto tale, come gli ebrei, e non per i presunti comportamenti asociali di cui sarebbe stato portatore.

Il Vicepresidente: Maurizio Pagani

Il Segretario Nazionale: Giorgio Bezzecchi

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Di Daniele (del 20/01/2006 @ 11:19:40, in blog, visitato 1817 volte)
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