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17/01/2006 - 15:09
Un'indagine dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr rileva un generale inserimento degli studenti stranieri con gli italiani e con i docenti. Il rischio razzismo serpeggia però nelle superiori. Confermato il problema bullismo.
Immigrazione? Non è un problema, almeno a scuola, dove però è emergenza bullismo. Per gli alunni stranieri, anzi, insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione. E' quanto emerge da una indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale (8 a Roma, una nella provincia di Roma, una nella provincia di Firenze), che ha coinvolto 86 insegnanti (73 femmine, 85%, e 13 maschi, 15%). "Un campione che rappresenta piuttosto fedelmente la realtà della scuola italiana", sottolineano gli autori.
L'indagine è stata condotta con la tecnica del focus group: interviste collettive con i docenti (da un minimo di 5 a un massimo di 10) alla presenza di un ricercatore che fungeva da moderatore e di un altro come osservatore.
I focus group hanno seguito questa traccia: situazione della scuola per l'inserimento di alunni stranieri; preparazione degli insegnanti; atteggiamenti degli alunni italiani; rapporti tra gli alunni stranieri e gli alunni italiani; influenza delle diverse culture sugli atteggiamenti degli alunni; i rapporti tra la scuola e le famiglie degli studenti stranieri e degli studentii italiani; strategie adottate dagli insegnanti. Il primo dato emerso è che il dibattito sul concetto di integrazione, se cioè vada intesa come assimilazione o come conservazione della propria identità culturale, nei focus group si è sviluppato solo in 3 scuole medie, mentre nelle altre 7 l'integrazione viene intesa con una valenza decisamente positiva.
Ma soprattutto, in quasi tutte le scuole non ci sono state particolari difficoltà nell'inserimento di alunni stranieri, specie quando questi sono in Italia da qualche anno e hanno frequentato già la scuola materna e la scuola elementare da noi. Solo un insegnante di una scuola superiore lamenta esplicitamente che i rapporti tra ragazzi stranieri e italiani non sono buoni, ma il problema si riconduce a quello più generale del bullismo. "In tutti i dieci incontri, nell'analizzare il problema dell'inserimento degli alunni stranieri, gli insegnanti hanno fatto riferimento a quello che viene definito 'disagio giovanile'", evidenziano Pagani e Robustelli.
Molti insegnanti indicano insomma le ragioni dei rapporti difficili tra gli alunni più sul versante psicologico che su quello culturale: per esempio, quando i ragazzi manifestano aggressività nei riguardi dei soggetti più deboli come i portatori di handicap, indipendentemente dal fatto che siano stranieri o italiani. Di bullismo in senso stretto parlano gli insegnanti di 7 scuole, confermando quanto la letteratura scientifica ha rilevato sulla diffusione e gravità di questo fenomeno anche in Italia. Alcuni insegnanti, soprattutto nelle scuole superiori, riferiscono con rammarico che talvolta ragazzi italiani e stranieri non si frequentano molto fuori della scuola e attribuiscono in alcuni casi la responsabilità di questo fatto alle famiglie degli alunni stranieri (a parte le famiglie rom, il riferimento è in particolare a quelle cinesi, filippine e mussulmane) che non incoraggerebbero la socializzazione dei loro figli. In 2 scuole superiori alcuni docenti si sono però dimostrati preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso negri, zingari ed ebrei. "Anche il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori conferma i risultati della ricerca psicologica", sottolineano i ricercatori.
Le insegnanti delle scuole elementari sottolineano inoltre come l'inserimento degli alunni stranieri sia stato molto facilitato grazie alla collaborazione dei bambini italiani. In 3 scuole, 2 medie e 1 elementare, i docenti fanno riferimento a forme di vero e proprio attaccamento affettivo degli alunni stranieri alla scuola. In una elementare e una media, alunni stranieri, nonostante non abitino più vicino alla scuola, continuano a frequentarla. In un'altra scuola media sono gli insegnanti, oltre che i compagni di classe, a fungere da punti di riferimento: "Ad esempio una ragazza chiede alla sua insegnante di accompagnarla a comperarsi un costume per andare in piscina, attività che viene svolta con tutta la classe, e l'insegnante l'accompagna volentieri" è un esempio citato da Pagani e Robustelli.
Ogni singola disciplina comporta vantaggi e alcuni svantaggi per quanto riguarda l'inserimento dell'alunno straniero, soprattutto nella fase iniziale. Ad esempio, l'educazione fisica e l'educazione musicale non creano particolari problemi, in quanto materie che si basano molto sull'attività pratica. L'inglese risulta spesso molto difficile per gli stranieri, in particolare per quelli che già sono impegnati nell'apprendimento dell'italiano. Per quanto riguarda la matematica, l'inserimento sembra facilitato dall'uso di una simbologia internazionale, mentre difficoltà si riscontrano nelle scienze, che richiedono l'uso di un linguaggio molto specifico. Il problema della lingua viene segnalato dagli insegnanti di tutte le scuole intervistate.
Uno degli aspetti del problema linguistico, sollevato da 5 scuole su 10, è che in numerosi casi vengono inseriti nelle classi alunni stranieri, che non conoscono o conoscono molto poco l'italiano, 2-3-4 anni più grandi rispetto ai loro compagni. Mentre un problema affrontato nei focus group in 1 media e in 1 elementare, ed accennato in 1 superiore, è la preoccupazione di alcuni insegnanti e genitori per il fatto che l'inserimento di alunni stranieri o di portatori di handicap possa nuocere agli alunni più dotati e abbassare il livello generale della classe.
I risultati della ricerca sono contenuti nel volume "Marek a scuola" edito da Franco Angeli, che sarà presentato domani 18 gennaio alle ore 16 preso la Sala Conferenze dell'Istituto "Galileo Galilei" - via Conte Verde, 51 - Roma. Oltre agli autori della ricerca interverranno: Maria Coscia - Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche Comune di Roma, Vinicio Ongini - MIUR, Melina Decato - Vicesegretario generale Presidenza della Repubblica, Francesca Gobbo - Università di Torino, Paola Bastianoni - Università di Lecce, Paola Gabbrielli - Consulente Intercultura.
HC 2005 - redattore: NZ