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ancora su Sucar Plaza
Di Sucar Drom (del 18/01/2006 @ 01:20:15, in casa, visitato 2161 volte)
Rif: l'inaugurazione domenica scorsa

Da redattoresociale.it
Terreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi

Il campo nomadi di Guastalla
GUASTALLA (RE) – Sarebbero ormai 5000 i terreni privati agricoli acquistati, prevalentemente nel nord Italia, da famiglie sinte e rom, per viverci con le proprie roulotte. La stima è dell’Associazione Sucar Drom – Opera Nomadi di Mantova secondo cui sceglierebbero questa soluzione soprattutto i sinti italiani - sinti piemontesi, lombardi, veneti, Teich, Gackane, emiliani e marchigiani, Rom Harvati, Lovara e abruzzesi - decisi ad uscire ad ogni costo dalla logica assistenziale del campo. Una tendenza iniziata negli anni ’80 ed esplosa in un decennio, perché poco onerosa a livello finanziario - più difficile sarebbe l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile - e non straniante culturalmente. Più cauta nei numeri la valutazione di Nicola Solimano della Fondazione Michelucci di Firenze, realtà all’avanguardia nella progettazione e nella ricerca urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali. “E’ una tendenza in crescita, soprattutto tra i sinti. In Toscana nel 1992 erano uno o due i casi ed oggi sono almeno una ventina”. La Fondazione ha progettato e realizzato due aree, una a Prato per i Sinti ed una a Firenze per i Rom macedoni, oltre ad aver appaltato i lavori di un micro-area a Pisa ed aver esteso la propria consulenza a Trento e Bolzano. L’intervento dipende molto dalle caratteristiche dei destinatari, spiega la Fondazione; i Rom ad esempio hanno una tradizione abitativa e sono quindi pensabili soluzioni più vicine ad un modello di casa tradizionale, anche individuale, mentre per i sinti che mantengono una mobilità accentuata e sono legati ad un sistema di famiglia allargata (25-40 persone) vengono forniti più coerentemente servizi di supporto alla loro vita in roulotte. Importante adottare le diverse soluzioni insieme alle famiglie destinatarie del progetto: “E’ importante dimostrare che si sta lavorando alla loro casa e non per uno spazio di nessuno, questo mantiene un senso di identificazione e fa si che, ad esempio, non si verificano cattivi utilizzi delle strutture”.

Il problema è che per la legge italiana queste roulotte sono e restano un abuso edilizio. Secondo Sucar Drom questo non solo mette in crisi le famiglie che attualmente vivono in terreni agricoli di proprietà, ma investe le amministrazioni comunali costrette a trovare anche soluzione alternative. “Il rischio evidente è il ritorno al campo nomadi”, paventa l’associazione Sucar Drom che chiede la possibilità di sanare le situazioni esistenti e creare le condizioni perché questa tipologia abitativa venga estesa, attraverso il lavoro di confronto in un tavolo interistituzionale con Ministeri e Regioni. Obiettivo: arrivare ad una soluzione uniforme su tutto il territorio nazionale. “Sono molte le famiglie che stanno facendo questa scelta – commenta Solimano della Fondazione Micheletti, secondo cui questa “è una strada da percorrere”. “Il discrimine è quello del rapporto con la legge sugli abusi edilizi – aggiunge - Occorre trovare un soluzione di equilibrio, in genere non si tratta di aree di pregio. Basterebbe consentire gli allacci alla rete idrica e fognaria, sanare piccoli abusi. Si tratta di interventi limitati”. (vedi lancio successivo) (cch)

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intervento di Fabio Suffré, mediatore culturale dell'Associazione Sucar Drom.

Carissimi, vi ringrazio tutti per essere oggi qui con noi oggi a festeggiare u kher nevo (la nostra nuova casa), il Residence Sucar Plaza.
Questa realizzazione è un primo segno in Emilia Romagna per costruire insieme un nuovo rapporto tra noi Sinti, le Istituzioni e il resto dei Cittadini.
In questi quattro anni di lavoro partecipato abbiamo sperimentato la metodologia della mediazione culturale che vede noi Sinti per la prima volta protagonisti.
Insieme con il Sindaco, il Vice Sindaco, il Geometra Eber Bianchi e tutti gli Uffici Comunali interessati abbiamo discusso, lavorato, costruito questa esperienza.
Oggi io, a nome dell’Associazione Sucar Drom e delle famiglie Sinte guastallesi, li voglio ringraziare per l’impegno e la volontà che hanno dimostrato in questi quattro anni.
Ringrazio anche tutto l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna e l’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova per il concreto sostegno che hanno offerto a questa esperienza.
Oggi possiamo dire che abbiamo una casa dove poter vivere, crescere i nostri figli, gioire e anche soffrire come ogni famiglia al mondo.
In questi giorni qualcuno ha affermato pubblicamente che il Residence Sucar Plaza, la nostra casa, non sarebbe altro che un “campo nomadi”.
Oggi io rispondo a tutte queste persone che non hanno mai provato a vivere in un “campo nomadi”.
Sucar Plaza non è un “campo nomadi” dove sei costretto a vivere contro la tua volontà, al di fuori della propria famiglia, senza privacy, decine e decine di famiglie ammassate una contro l’altra.
Si provino questi signori a vivere una settimana in un “campo nomadi” a Reggio Emilia, a Bologna, a Carpi e la lista è tristemente lunga.
La micro-area che oggi inauguriamo sarà esempio in tutta l’Italia per chiudere i cosiddetti “campi nomadi” e offrire alle Minoranza Etniche Linguistiche Sinte un habitat dignitoso.
Ma ciò non è sufficiente e per questo chiedo alla Regione Emilia Romagna e alla Provincia di Reggio Emilia di sostenere il nostro progetto di mediazione culturale perché oltre all’habitat dobbiamo tutti insieme elaborare subito, senza perdere tempo, strategie condivise negli ambiti del lavoro, della cultura, della sanità e della scuola.
Oggi gioiamo per questo momento, ma da domani vi chiediamo di lavorare insieme per costruire il reale riconoscimento dello status di Minoranze Etniche Linguistiche Nazionali per noi Sinti e per i Rom.