Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 22/05/2012 @ 09:03:36, in Italia, visitato 1454 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Il 15 maggio 2012, una delegazione di giovani rom, nati in Italia ma
cittadini stranieri, ha incontrato il presidente della commissione diritti umani
del Senato, Pietro Marcenaro, e gli ha consegnato un appello per il capo dello
Stato, Giorgio Napolitano. E' stato stimato che ci sono in Italia almeno 14 mila
ragazzi di origine rom che, nati da genitori apolidi o residenti irregolarmente
nel nostro Paese, si sentono parte integrante della società, pur essendo nei
fatti degli "estranei".
Ecco, qui di seguito, il testo integrale della lettera:
Caro Presidente. Siamo in tanti, ragazzi e ragazze del popolo Rom nati in
Italia, di seconda, a volte anche di terza generazione, da genitori apolidi o
residenti irregolarmente nel nostro Paese. Ci rivolgiamo a Lei perché ancora una
volta abbiamo apprezzato le parole chiare che ha inteso indirizzare al Sindaco
di Nichelino, che ha avuto la sensibilità di concedere la cittadinanza onoraria
a 450 ragazzi nati da genitori stranieri in quel territorio.
Siamo italiani, ma stranieri. Ci sentiamo "parte integrante della nostra
società", ma viviamo quotidianamente il disagio di essere considerati
impropriamente stranieri. Disagio doppio e particolarmente pesante per noi
ragazze e ragazzi Rom. Non è assolutamente facile, ci creda, per tanti di noi
regolarizzare posizioni giuridiche, ottenere un permesso di soggiorno, fare
richiesta di cittadinanza, perché veniamo da famiglie che vivono da sempre
situazioni precarie, per la difficoltà di reperire la necessaria documentazione,
in particolare per quelli di noi i cui genitori e nonni sono nati e provengono
da luoghi che hanno vissuto recenti e drammatiche vicende belliche.
Eppure abbiamo frequentato le scuole. Una situazione difficile, quella che
viviamo, di "stranieri in patria". Che rende precaria la nostra vita e non
agevola l'integrazione sociale e l'accesso al lavoro, nonostante molti di noi
abbiano frequentato le scuole e, soprattutto, vorrebbero inserirsi regolarmente
e legalmente nella comunità civile. In tanti abbiamo vissuto la violenza degli
sgomberi dei campi e l'umiliazione della reclusione nei CIE, i Centri di
identificazione per l'espatrio. Ed in tanti viviamo in case popolari o case
proprie o ancora piccole aree autocostruite. Ma espatrio verso dove, se è
l'Italia la nostra patria? Ci creda, sono esperienze dure e drammatiche, che
spingono, purtroppo, tanti giovani verso la marginalità, l'illegalità ed il
rifiuto delle regole civili. Che ricacciano le nostre comunità verso
l'esclusione sociale ed una inaccettabile discriminazione.
Le risposte da un Governo che guarda all'Europa. Dal Governo Monti, signor
Presidente, governo che guarda all'Europa ed ai suoi valori fondanti di
accoglienza, di solidarietà e di inclusione sociale, ci aspettavamo finalmente
un provvedimento che ponesse fine a questa ingiustizia. Abbiamo anche apprezzato
le aperture del Ministro Riccardi, espressione della Comunità di Sant'Egidio, i
cui volontari frequentano i campi e conoscono bene le nostre difficoltà. Ma
ancora una volta dobbiamo prendere atto che nulla è successo.
Speriamo nella sua lungimiranza. Non possiamo che appellarci a Lei, affinché con
la determinazione e la lungimiranza che tutti le riconoscono intervenga su
Governo e Parlamento per porre fine ad una discriminazione che produce solo
tensioni e disagi, che è palese ingiustizia, che tradisce i valori della Carta
Costituzionale. Siamo, ci sentiamo, vogliamo essere riconosciuti cittadini
italiani.
Confidando in Lei, le porgiamo i più distinti e cordiali saluti.
Di Fabrizio (del 22/05/2012 @ 09:52:21, in casa, visitato 1436 volte)
Ricevo e pubblico integralmente:
Carissimi,
visitando il vs sito, che riteniamo uno dei più aggiornati e interessanti, ci
siamo imbattuti nell'articolo "Ecco le casette del campo rom in via Longhin"
postato dal giornalista del Mattino di Padova Alberto Melis il 14/09/2011
(Alberto Melis in realtà aveva soltanto segnalato l'articolo, ndr.).
Conoscendo molto bene la storia degli ultimi 15 anni del campo in questione,
vorremmo aggiungere alcune importanti precisazioni.
Dopo anni di politiche efficaci che hanno permesso di smantellare il campo
nomadi comunale di via Tassinari, con l'originale progetto di autocostruzione
"dal campo nomadi alla città: il Villaggio della Speranza" (per i particolari vi
rimandiamo al ns sito www.operanomadipadova.it), e l'autonomizzazione di decine
di famiglie di rom serbi sia dal punto di vista lavorativo che abitativo (anche
qui con il supporto dei nostri mediatori), l'Amministrazione comunale ha
cambiato inspiegabilmente rotta.
La nostra Associazione ha lavorato per diversi anni in entrambi i campi nomadi
comunali, tenendo la barra fissa su due concetti: smantellamento definitivo
delle aree e coinvolgimento diretto delle persone nelle scelte che li avrebbero
coinvolti. Per questo motivo, nel presentare il progetto "Villaggio della
Speranza" all'ex Ministro del Welfare Ferrero, che ha deciso di finanziarlo, ci
siamo fatti portavoce dei rom e dei sinti con proposte concordate con loro. Se
per i sinti veneti di via Tassinari l'autocostruzione di tre minipalazzine,
inaugurate il 2 febbraio 2010, per tre famiglie allargate ha rappresentato il
migliore compromesso tra le tradizioni dei residenti e le disponibilità del
Comune, per i rom di via Longhin la proposta era ben altra e riguardava
l'individuazione di alcuni terreni privati.
L'attuale progetto di riqualificazione del campo nomadi comunale di via Longhin,
che vede uno stanziamento di 480.000€, imposto ai rom come unica alternativa
allo sgombero, vede la costruzione di 16 piazzole attrezzate di bagno e stanza
adibita a soggiorno-pranzo in muratura, mentre la zona notte continuerà ad
essere la roulotte. Le camere da letto saranno infatti costruite in seguito ad
un eventuale ulteriore stanziamento pubblico di oltre 500.000 euro.
I diretti interessati si sono dichiarati da subito e più volte contrari al
progetto, sostenendo che sempre di un campo nomadi si tratterà: tutti insieme e
nel medesimo luogo. Quanti compagni di classe dei bambini andranno a fare i
compiti nel ghetto ristrutturato? Quanti imprenditori saranno invogliati a
valutare il curriculum di un residente dell'ormai nota via Longhin? Prima di
firmare, pena la l'allontanamento e la cancellazione della residenza, l'accordo
con il Comune, i capi famiglia dei circa 60 residenti hanno proposto ancora una
volta soluzioni alternative più aderenti alle proprie esigenze nonchè
maggiormente vantaggiose per le tasche dei concittadini ma che non sono state
prese in alcuna considerazione.
Vi saremo molto grati se dalle pagine del vostro sito deste voce alle nostre
perplessità per mantenere sempre alta l'attenzione circa l'efficacia dei certi
progetti di integrazione e sulle modalità con cui vengono realizzati
Cordiali saluti,
Opera Nomadi di Padova - Onlus
Di Fabrizio (del 23/05/2012 @ 09:22:49, in Italia, visitato 1314 volte)
Segnalazione di Agostino Rota Martir
16 maggio 2012 - Tonio Dell'Olio
I bambini che sono nati in Italia, anche se figli di genitori
stranieri, sono italiani. Lo chiediamo da tempo con la campagna "L'Italia sono anch'io".
Il comune di Scandicci (FI) si prepara a fare un gesto che, pur non
avendo alcun valore giuridico rispetto all'acquisizione dei diritti di
cittadinanza, racconta al Paese che c'è un'altra Italia. Il giorno
della Festa della Repubblica concederà la cittadinanza onoraria ai 196
figli di stranieri dai 6 ai 18 anni che abitano nel proprio comune.
"Abbiamo scelto di fare la cerimonia di consegna nel giorno della
Festa della Repubblica, proprio per il forte significato che ha per
tutti noi questa giornata - ha scritto il Sindaco Simone Gheri in una
lettera alle famiglie dei ragazzi, con la quale invita genitori e
figli all'appuntamento del 2 giugno - i vostri figli nella nostra
Repubblica sono venuti alla luce, qui frequentano tutti i giorni la
scuola, i giardini pubblici, le strade, le piazze, i luoghi e i
servizi che appartengono a tutti noi. Con il suo voto il Consiglio
Comunale ha voluto dare un segno e portare il proprio contributo nel
dibattito politico nazionale, con la convinzione che sia necessario
approvare una nuova legge sulla cittadinanza, perché venga
riconosciuta ai bambini che qui nascono e
crescono" (www.comune.scandicci.fi.it).
Da
Roma_Francais
I rom di "L'Echat" si preparano a fare le valigie
Nell'aspettativa di un'espulsione, la quarantina di rom installati nei pressi di
Créteil L'Echat, vicino all'A86, sperano in un ulteriore prolungamento di
scadenza, sostenuti dall'avvocato Jérome Karsenti, che difende anche i
rom di Sucy-en-Brie. La loro storia è da una parte singolare e dall'altra
similare a quelle degli altri rom installati di qua e di là nel dipartimento.
Testimonianza:
2La mia famiglia è arrivata in più momenti. Mio padre è partito dal nostro
villaggio che si trova a pochi chilometri da Timisoara, da ormai 20 anni. Io e i
miei fratelli, l'abbiamo raggiunto dopo. Poi abbiamo avuto figli. Mio padre ha
provato a ottenere documenti. E' andato al tribunale, ma la sua richiesta non ha
ottenuto nessuna risposta positiva," racconta Christi, padre di due bambini.
Christi, a destra della foto, con suo padre, a sinistra
La scuola gratuita
La scuola gratuita francese è una delle loro motivazioni per restare qui. Delle
43 persone che hanno stabilito il proprio domicilio su questo terreno dismesso,
i sei bambini (tra i 4 e i 9 anni) vanno a scuola. Cinque fratelli provengono
dalla stessa famiglia. "In Romania, lo studio è a pagamento. Siamo qui per dare
la possibilità ai nostri bambini di andare a scuola. Certo, i bambini
percepiscono la differenza con i loro compagni che vivono in appartamenti, ma
sanno anche di non avere la scelta. Mio fratellino che studia al liceo Victor
Hugo è il primo della classe, anche se sono soltanto due anni che si trova in
Francia. Vuole diventare avvocato. Non so se potrà farcela. Ma lo spero."
A Maria e Cassandra, che hanno 10 e 11 anni e che hanno lasciato il loro paese
soltanto due anni fa, la Romania manca, benché dicono di amare anche la Francia.
Mona, 38 anni, sembra persa. E' arrivata in Francia due settimane fa, conosce
soltanto due-tre parole di francese, e non ha lavoro. Marish, 60 anni, è stufa.
"E' la vita che mi ha invecchiata prematuramente. Ho lasciato la Romania dieci
anni fa, a causa della crisi. Guardate dove viviamo... Trovate queste condizioni
decenti? Ho passato la mia vita a elemosinare, e sono passata per una decina di
campi... mi sento stanca di questa vita errabonda!"
E' più di un anno che la famiglia si è sistemata qui. Prima, stavano vicino
all'incrocio di Créteil, nella zona industriale. A ottobre hanno ricevuto un
avviso di espulsione, ma è stato aggiornato. Non hanno ricevuto nessun avviso
fino a questo martedì 15 maggio. "In tribunale, c'è un uomo che dice di averci
visti saltare il muro per andare nel deposito che si trova accanto. Mi ha fatto
ridere. Non siamo mica dei Ninja! Si, c'è gente che chiede l'elemosina, ma
facciamo quel che possiamo. Visto che siamo senza documenti, bisogna lavorare al
nero. La maggior parte degli uomini lavorano con i rottami. Alcuni sono
musicisti di strada. A volte le donne fanno le pulizie a casa della gente, a
volte chiedono l'elemosina. Due settimane fa, quattro di loro sono ritornate in
Romania, mendicavano spesso con i loro bambini. Questo non ci piace, ma è così,"
aggiunge Christi.
Di Fabrizio (del 24/05/2012 @ 09:38:44, in casa, visitato 2335 volte)
Vorrei capire e non è facile... se in quel manifesto avessero scritto FUORI
DALLE CASE POPOLARI I DELINQUENTI, il PDL avrebbe comunque mantenuto gli
impegni, e non si sarebbe perso il senso di "destra" (serietà, sicurezza,
difesa della proprietà privata) che pervade il manifesto.
Nessuno si è mai azzardato a dire che se uno è delinquente (che sia Rom o
meno) non va messo al gabbio.
Ma... che senso può avere, nell'Italia che vorrebbe riappacificare fascisti e
combattenti per la libertà (perché dopo 70 anni, la memoria per qualcuno è un
lusso), un partito, senza il quale il governo non si reggerebbe, che si
IMPEGNA, tra l'altro, a mandare i Rom fuori dalle case popolari? Essere di
destra significa anche avere CORAGGIO, ditelo chiaramente cosa pensate: ROM =
LADRI! O nooo? Volete mantenere il piede in due scarpe: democratici MA ANCHE
razzisti?
Insomma, PDL CHE SI IMPEGNA, oltre alle parole ce l'avete un po' di COERENZA?
Diteci, per favore, dove li vorreste mettere tutti questi ROM DELINQUENTI
(extracomunitari a Pescara non potete dirlo, purtroppo per voi)?
Ragioniamo sulle cifre:
2.000 presenze rom su oltre 123.000 abitanti: non ditemi che siete voi gli
assediati. Ma torniamo al dove metterli: tutti in galera? Non mi risulta che
queste pensioni (a spese dello stato, ricordatelo) abbiano così tanti posti
liberi, anzi mi risulta che da quelle parti sia sempre ALTA STAGIONE.
Nelle case popolari, giammai! E allora, continuo a non capire, perché se uno
di loro si sistema altrove, sento parlare delle VILLE DEGLI ZINGARI?
Allora, lasciamoli marcire in un bel CAMPO fuori città, con
baracche, container, telecamere a circuito chiuso e sistema fognario che reggerà
(se va bene) due settimane? Dite che una roba simile l'hanno già inventata e non
funziona?
Che poi, Pescara la conosco poco, ci sono stato una volta sola ospite di un
convegno di un'organizzazione rom locale. Allora l'amministrazione era di colore
opposto, mi stupì l'assenza quasi totale del resto della popolazione
(rappresentanti istituzionali compresi), se si esclude un piccolo gruppo di
Forza Nuova che si era imbucato per provocare. Ecco, forse loro avevano una
soluzione: un bel rogo come nei vecchi tempi, e con qualche portacenere
pieno avrebbero risolto la situazione. ANZI NO: neanche i nazisti (che rispetto
a quei maccheroni di Forza Nuova, se si mettevano in testa una cosa, tiravano
dritto) sono riusciti a risolvere il problema.
Un consiglio, PDL di Pescara: siate seri, impegnatevi ma usate il cervello, e
non tentate di superare Hitler da destra (che c'è il rischio di capottarsi con
un sorpasso azzardato)...
Oggi (ieri ndr.) pomeriggio la Commissione esteri della Camera dei Deputati ha votato a
maggioranza l'emendamento presentato dall'On Matteo Mecacci, deputato Radicale -
Pd, per riconoscere lo status di minoranze linguistiche ai Cittadini italiani
sinti e rom.
La Federazione Rom e Sinti Insieme, insieme all'associazione Sucar Drom,
ringraziano l'On Matteo Mecacci e tutti i Parlamentari della Commissione esteri
che hanno votato a favore delle minoranze sinte e rom, in sede di ratifica della
Carta Europea delle lingue regionali.
Esprimiamo rammarico per il parere contrario espresso dal Governo italiano,
attraverso il Ministero dell'Interno. Speriamo che tale parere sia cambiato
quando la norma arriverà in Aula.
Rom e Sinti chiedono da anni al Parlamento italiano il riconoscimento dello
status di minoranze storiche linguistiche, in base all'articolo 6 della
Costituzione italiana. Il 9 novembre scorso la Federazione Rom e Sinti Insieme
ha promosso una manifestazione proprio per sensibilizzare i Parlamentari
italiani. Oggi possiamo affermare che un passo importante per il riconoscimento
è stato fatto. Grazie!
Yuri Del Bar, Presidente della Federazione Rom e Sinti
Insieme
Barbara Nardi, Presidente dell'associazione Sucar Drom
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:02:51, in scuola, visitato 1327 volte)
23/05/2012
Nei periodi di crisi sembra che tutto crolli, ogni certezza, ogni verità, e
basta poco per cadere nella psicosi, cercando il colpevole di un male che non
c'è dato vedere, ma solo temere.
Ci risiamo, Il 12/12/12 s'avvicina, i profetici maya incombono, la terra trema,
riaffiorano i Gog e Magog del terrorismo di stato e il tutto in un clima per
niente tranquillizzante per la crisi economica in atto. In questo scenario
d'altri tempi, di quelli dove si bruciavano le donne solo perché avevano i
capelli rossi o si perseguiva chi solo voleva essere libero, ritroviamo
l'atavica paura nei confronti dei diversi, dei nomadi, dei Rom.
È successo nei giorni scorsi a San Sebastiano al Vesuvio. Un gruppo di madri si
è presentato presso la locale scuola primaria, al plesso Capasso di Via degli
Astronauti, chiedendo ad alcune maestre le ragioni di un presunto accesso di
"zingari" nei locali scolastici. Le insegnanti cascano dalle nuvole e
rassicurano le donne che a scuola non entra nessuno senza permesso e tanto meno
si è riscontrato l'accesso di sconosciuti più o meno ascrivibili all'etnia in
questione. Le mamme, non paghe della spiegazione, insistono: "Voi volete ce lo
nascondere!" e una di queste spiega che la figlia, lo scorso venerdì, era stata
graffiata da un bambino "zingaro" accompagnato dalla madre nella stessa scuola.
Le insegnanti trasecolano ma rassicurano che nulla di tutto ciò è accaduto,
aggiungendo la probabilità del fatto che la bambina abbia frainteso l'accaduto,
confondendosi, magari anche guidata dalla reiterata usanza di minacciare i
nostri bambini col fatidico sopraggiungere degli "zingari", per portarli via
chissà dove e come.
Già la scorsa primavera avevamo sottolineato di come stesse circolando ancora
una volta il presunto "codice segreto degli zingari" (leggi) e di come questo
non fosse altro che una leggenda metropolitana. Ma sta di fatto che questo, in
un modo o nell'altro, gode ancora di una notevole reputazione "lo hanno detto
anche le Iene!" e questo basta a metter da parte ogni logico e opportuno dubbio,
legato a un sempre più raro buon senso. I forum dei social network sono pieni di
dispute a riguardo, dove si formulano le ipotesi più improbabili e fantasiose;
testate nazionali come la redazione palermitana di Repubblica non evita di dare
man forte a questo luogo comune e non manca su facebook chi augura le bombe di
Brindisi ai campi Rom (vedi).
La crisi crea anche di queste cose e nel momento in cui vengono a cadere le
nostre certezze, sul nostro benessere, sulla nostra sicurezza, aumentano quelle
sul nemico occulto che ci ascolta, che ci controlla per colpirci alle spalle e
quando meno ce l'aspettiamo. Chi meglio di uno "zingaro" può toglierci quello
che ci è più caro? Chi meglio di uno "zingaro" si presterà all'irriducibile odio
di massa e non troverà quasi nessuno a prenderne le parti?
E intanto loro continuano nella minuziosa opera di decompositori del nostro
pattume, come instancabili formiche vanno avanti laboriosi, anche quando li
cacciamo via per colpe mai commesse o non differenti dalle nostre. Ritornano e
riprendono la loro instancabile opera di riciclaggio, si sporcano le mani, là
dove noi non osiamo più metterle, vivono in luoghi che noi non osiamo neanche
più pensare e forse anche questo ce li rende più invisi, forse ci ricordano da
dove veniamo.
Certo che se degli adulti e vaccinati cittadini sansebastianesi, l'anno scorso,
hanno scambiato una pattuglia di carabinieri in borghese per degli "slavi
dall'atteggiamento sospetto", allora possiamo senz'altro giustificare la povera
bambina, purtroppo suggestionata dalle ancestrali paure materne.
Autore: Ciro Teodonno
Di Fabrizio (del 25/05/2012 @ 09:21:59, in Europa, visitato 1399 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Ostojic e la popolazione rom: il razzismo sotto la coperta della
democratizzazione sociale - di Nataša Zecevic
Medjimurje sarebbe una zona sicura se non ci fossero gli atti criminosi
commessi dai Rom. Questa è stata una dichiarazione razzista del ministro degli
interni Ranko
Ostojic, durante la sua visita a Mejdimurje.
Sì, dando fondo al suo razzismo, Ostojic ha detto che circa il 50% dei reati
nella zona sono stati commessi dai Rom. Ma, se loro ne hanno commesso circa il
50%, chi ha commesso l'altro 50%? Forse scoiattoli, ratti, gatti, cani, piccioni
o passeri?
- Rispetto i diritti umani di tutte le minoranze nazionali di Croazia, ma
devo sottolineare che oltre il 50% delle violazioni di proprietà nell'area di
Medjimurje sono commesse dalla minoranza nazionale rom. Se non ci fossero simili
reati, il distretto di Medjimurje sarebbe uno dei più sicuri in Croazia - ha
detto il ministro.
Se una simile dichiarazione fosse stata fatta dall'ex ministro Tomislav Karmarko,
la maggior parte dei cittadini e gli altri iscritti all'SDP (i
socialdemocratici, ora al governo, storici avversari del partito di destra HDZ,
ndr.) avrebbero probabilmente immaginato convogli in fila in cui la gente
di Karamarko blindava i Rom per deportarli oltre confine, dove non potessero più
rubare o diffondere sporcizia. Perché, così agiscono i Rom a Medjimurje.
Ma se il 50% dei reati contro la proprietà sono commessi da Rom, credo che
allora l'altro 50% viene commesso da Croati, i cosiddetti "non-Rom". E,
come sembra, ciò è assolutamente regolare per il ministro
Ostojic. Nessun problema o motivo per agitarsi. Cioè, i Croati - i "non-Rom"
hanno il diritto di rubare ai Croati - ai "non-Rom". Pero i Rom non hanno il
diritto di rubare ai Croati - "non-Rom".
Secondo questa affermazione, Ostojic manderà più pattuglie di polizia negli
insediamenti rom, per impedire il diffondersi del crimine rom. Ma, come afferma,
non trasformerà in ghetti gli insediamenti rom. Non sarebbe etico, penso.
Nonostante la dichiarazione che Medjimurje sarebbe un posto sicuro per vivere,
se non ci fossero i crimini commessi dai Rom.
Il reale significato della dichiarazione di Ostojic, che Medjimurje sarebbe
un posto sicuro se non ci fossero i ladri zingari, e puro razzismo come non
sentivamo da tempo. E viene da un ministro croato. Con questa dichiarazione Ostojic
ha danneggiato il suo governo, discriminando inoltre una specifica minoranza ed
allargando la differenza tra "noi" e "loro". Non solo discriminandoli, ma anche
stigmatizzandoli. Cos'altro potrebbe essere un Rom, se non un ladro? [...]
Ma scegliendo quel tipo di discorso, sarebbe stato interessante notare:
quanti di "loro", ad esempio, lavorano nel dipartimento di polizia? Quanti di
"loro" hanno terminato la scuola dell'obbligo? Quanti di "loro" hanno commesso
un omicidio nel centro di Zagabria alle 20.30 (penso sia
QUESTO: pagina in croato, ndr.)? Quanti di "loro" sono
iscritti all'SPD? Quanti di "loro" vivono dell'assistenza sociale e quanti di
"noi" vivono dell'assistenza sociale?
Per finire, da quando il furto ha uno stigma nazionale? Visto che il furto
più grande di questo stato fu commesso sotto la copertura di una stigma
nazionale, e non rom.
Erasmo Formica (ultimo a destra)
Un grave lutto ha colpito la comunità sinta italiana, ieri sera è mancato Erasmo
Formica, Presidente dell'associazione Sinti Italiani di Pavia e Tesoriere
nazionale della Federazione Rom e Sinti Insieme.
Tutta Sucar Drom si stringe alla famiglia in questo momento di grande dolore.
Ciao Erasmo, rimarrai sempre nei nostri cuori
Yuri, Carlo, Barbara, Davide, Bernardino, Luca, Denis, Vittoria, Stefano, Elena,
Matteo, Melody, Giulio e Manuel
Mi unisco al dolore di Sucar Drom e di tutta la comunità pavese. Erasmo era
davvero una persona aperta e intelligente. Chi ha potuto conoscerlo è stato
fortunato.
Fabrizio Casavola
Di Fabrizio (del 26/05/2012 @ 09:25:37, in Europa, visitato 1949 volte)
Termometro Politico I rom nell'Europa orientale, ovvero come ti
demonizzo il diverso - Pubblicato il 22 maggio 2012 da EaST Journal - di Simona Mattone,
da Bucarest
L'otto aprile è stata la giornata internazionale dei Rom e dei Sinti. In ogni
paese le giornate internazionali hanno odori diversi. Profumano di vittoria, o
di sconfitta. A volte di superfluo. Bucarest, capitale del paese
con la più
numerosa popolazione rom, ha proposto una giornata di documentari e di
informazione. In un cinema, un po' d'altri tempi, senza molta pubblicità. Una
ventina di ragazzi, due o tre teste bianche e lo schermo. Passano le ore, e le
storie si intrecciano. Ragazzini che arano campi - si parla di garantire
l'accesso scolastico a tutti-, e roulotte che cercano di raggiungere la Francia,
ancora, dopo l'ennesima espulsione, perché "qui in Romania non si può più
stare". C'è un villaggio di 700 persone, costruito al confine tra due distretti,
che non riceve né acqua, né luce. Né documenti. Se non quelli temporanei,
concessi occasionalmente da qualche partito in vista delle elezioni, e poi
ritirati.
E' chiaro: la considerazione dei rom è pessima. L'informazione è pessima. Ci si
dimentica spesso che sono uomini. Anche qui, dove la maggior parte non vive in
baracche, ma lavora, svolgendo le professioni più umili. Nei più casuali
dialoghi con la gente, uno straniero in Romania viene informato della differenza
tra romeni e rom, almeno una volta al giorno. "Non siamo gypsies, non siamo
tigani, non siamo zingari. Noi non rubiamo". L'immagine è senza dubbio
quella
proposta dai media. La capacità dei media romeni di influenzare l'opinione
pubblica lavora su costruzione e diffusione di stereotipi negativi riguardanti i
rom.
Una ricerca condotta quasi dodici anni fa dall'Accademia Catavencu è ancora
rilevante, ci mostra come il gioco sia sempre lo stesso: si demonizzano la
povertà, le tradizioni ed i costumi, ed il collegamento tra criminalità ed etnia
rom è diretto. E poi c'è la mafia tiganeasca. Fa quasi sorridere sentire una
donna rom parlare di un vicino poco simpatico apostrofandolo come "zingaro".
Ci sono 12 milioni di rom in Unione Europea. Non hanno un paese d'origine, e la
maggior parte ha ormai messo le proprie radici nell'Europa balcanica.
Ma chi
sono davvero, e da cosa scappano?
Dal rapporto 2009 di EU-MIDIS, indagine condotta dall'Agenzia dei Diritti
Fondamentali sulle minoranze europee, emerge che la popolazione Rom raggiunge i
più alti livelli di discriminazione nei Paesi dell'Est Europa. Intolleranza
accentuata dall'eredità socialista, ma ben più antica.
In Repubblica Ceca si è riportato il livello di discriminazione più alto, un
64%. I rom in Bulgaria e in Romania se la passano meglio, dicono le statistiche.
Solo il 4% dei Rom in Grecia completa l'educazione primaria. Anche nei paesi
dove l'analfabetismo non è fra i maggiori problemi, la proporzione di quelli che
decidono di continuare gli studi è preoccupantemente bassa.
Anche se con un solo rappresentante di origini rom a Bruxelles, diversi progetti
sono stati promossi dal Concilio d'Europa e dalle Commissioni Europee
incaricate, per l'abbattimento di pregiudizi, attraverso il sostegno di
politiche di integrazione ed inclusione. Tutto dovrebbe partire dall'istruzione.
In questo particolare contesto sociale garantire l'accesso all'istruzione alle
nuove generazioni non è scontato, né altrettanto sufficiente. Qualora i bambini
rom abbiano la possibilità di frequentare le scuole, nella maggior parte dei
casi vengono indirizzati in strutture solo per rom, con bassa qualità di
insegnamento, o raggruppati in classi separate. Addirittura in scuole speciali,
per disabili, provocando facilmente l'abbandono degli studi. Questo è un
messaggio profondamente diseducativo anche per chi rom non è. La segregazione ha
una doppia faccia: impedisce il contatto tra le diversità, in un contesto
neutro.
Ed ecco un Est, emarginato dalla visione eurocentrica che lo definisce come
produttore di lavavetri e campi nomadi - già la parola campo dovrebbe farci
sobbalzare - che emargina. I rom nei loro villaggi, gli altri nelle loro città.
Società parallele, all'Est come all'Ovest, al Nord come al Sud.
Da
EastJournal
East Journal è un progetto di giornalismo partecipativo che nasce dal basso,
fatto da giovani e senza fini di lucro. East Journal è una testata registrata
presso il Tribunale di Torino, n° 4351/11, del 27 giugno 2011. I contenuti sono
condivisi con Termometro Politico grazie alla partnership nata da marzo 2012 tra
le due testate giornalistiche. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la
"nuova" Europa, quella dell'est, che rappresenta il cuore antico del vecchio
continente. La cultura e la storia ci insegnano la comune appartenenza.
L'europeismo critico è dunque una nostra vocazione. Tra i nostri temi più cari
figurano poi la tutela delle minoranze, l'analisi dell'estremismo di destra, la
geopolitica energetica, il monitoraggio del crimine organizzato transnazionale.
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