Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/03/2012 @ 09:41:33, in Italia, visitato 1690 volte)

Arci Piemonte

Domenica 11 marzo 2012, alle ore 9,30 presso l'Auditorium "M. Borghi" Cascina Marchesa corso Vercelli 141, Torino, il Circolo culturale Antonio Banfo presenta un'incontro per discutere le proposte volte al Superamento dei campi nomadi. L'amministrazione comunale e l'ATC devono occuparsi giorno per giorno dei problemi di rapporto tra Nomadi e cittadini torinesi, nonchè della grave situazione degli insediamenti autorizzati e spontanei nel territorio.

Il Circolo culturale Antonio Banfo ritiene doveroso ragionare di un problema così importante, così come lo è la presenza di Rom e Sinti lungo la Stura.

Francesco VERCILLO, presidente "Circolo A. Banfo", discute con:

Pietro MARCENARO Presidente Commissione Senato Tutela e promozione dei diritti umani
Andrea STARA Consigliere regionale proponente della pdl n° 151 (13/07/2011) "Norme per le minoranze nomadi in Piemonte"
Pio CAON Ufficio Pastorale Migranti Torino
Ramo MUJKIC Presidente Associazione Romano ILO

Partecipano:
Ilda CURTI Assessore all’Integrazione Comune di Torino
Nadia CONTICELLI, Presidente Circoscrizione 6
Paola BRAGANTINI, Presidente Circoscrizione 5
Elvi ROSSI, Presidente ATC

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Di Fabrizio (del 06/03/2012 @ 09:58:01, in Italia, visitato 2039 volte)

Milano, 2 marzo 2012. Venerdì 16 Marzo dalle ore 18.00, presentazione della mostra "La vita di Rebecca" (con le opere e la presenza di Rebecca Covaciu) e del libro "Il silenzio dei violini" di Roberto Malini e Paul Polansky (ed. Il Foglio Letterario). Un’occasione per parlare di arte e cultura Rom in compagnia di Rebecca Covaciu, Giuseppe Como, Preside del Liceo Boccioni, e Roberto Malini, autore e co-presidente del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani promotrice della cultura Rom e di ideali di pace e convivenza fra i popoli. Il poeta e difensore dei diritti umani autograferà il libro.

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Di Fabrizio (del 07/03/2012 @ 09:17:50, in Italia, visitato 1853 volte)

Non me ne voglia Chiara Campo, che ha scritto un ulteriore articolo fotocopia sul Giornale:

Il succo è nelle prime righe:

    «Ma almeno durante l’ex giunta Moratti gli sgomberi abusivi erano continui, bisogna puntare sulla prevenzione e il contenimento del fenomeno» afferma l’assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini...

Ricordo bene il "mitico" De Corato: 500 e passa sgomberi ed i Rom "abusivi" erano sempre gli stessi: rimbalzati da Bacula alla Bovisa, poi a Chiaravalle e san Dionigi, e ancora a Rubattino, Forlanini e Segrate. Ruspe, vigili, poliziotti, centinaia di migliaia di euro spesi, sono stati il ritratto di una "figuraccia politica pazzesca" (leggetelo con accento fantozziano): gli stessi Rom rispuntavano sempre e dovunque.

L'attuale assessore Granelli, zitto zitto, qualche sgomberino l'ha fatto (e ha già buttato un occhio su Bacula), non è da escludere che l'innalzamento delle temperature risvegli le sue "turpi voglie". Forse sarà più indeciso, o soltanto più realista, ma intanto questi "abusivi" sono ancora gli stessi di 1, 2, 5, (10?) anni fa.

Mi vengono spontanee due considerazioni:

  1. Si sgombera (con i nostri soldi, ricordiamolo) gente che nel frattempo manda a scuola i figli, quando capita lavora. Sempre gli stessi, in una assurda gara a chi resiste di più. Ogni sgombero è una PUGNALATA ad un processo di integrazione interrotto tante di quelle volte, che è sempre più difficile trovare la voglia e le risorse comuni per riprenderlo. Ci sarà mai un amministratore pubblico col coraggio di investire (nei fatti, non a parole) nella fiducia in questa popolazione, invece che considerarla un eterno nemico disarmato?
  2. Gli sgomberi, se portassero a risultati tangibili, sarebbero un'opzione BRUTALE ma REALISTA. Ma risultati non ne portano. Ci sono bambini rom di pochi anni che ne hanno già subiti decine, è come se avessero fatto una vaccinazione (e mi immagino con quale fiducia nelle istituzioni potranno crescere). Quegli sgomberi sono rivolti ai nostri cervelli e alle nostre pance: soltanto per darci l'illusione di essere più forti e civilizzati, di saper essere REATTIVI ma non proattivi! In realtà, del risultato finale di uno/cento sgomberi, sembra non importare a nessuno: amministratori, Rom, cittadini; gli unici che se la prendono (a ragione!) sono quei pochi volontari sfigati che ogni volta devono ricominciare.

L'articolo del Giornale termina con questa perla (la sottolineatura è mia, e sintetizza, più che la reale pericolosità sociale del fenomeno, le paranoie di certi concittadini):

    Un altro sos arriva dai residenti della zona 8. Hanno disegnato la mappa degli insediamenti e le zone da «bollino rosso» sono Roserio, il pendio del Ponte Palizzi e l’area nelle vicinanze del Palasharp. «I nomadi - denuncia Enrico Salerani, il capogruppo della Lega nel consiglio di zona - organizzano grigliate e danze tipiche della cultura gitana».

: - D

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Di Fabrizio (del 07/03/2012 @ 09:46:21, in media, visitato 1353 volte)

Dopo che nella "civilissima" Milano un pensionato è stato letteralmente sbranato da un branco di cani randagi, molti giornali avevano notato la "sospetta" vicinanza del luogo dell'agguato con uno storico campo sosta milanese. Qualche giornale aveva persino raccolto le testimonianze degli abitanti del campo, i quali dicevano di temere anche per i propri figli, quando dovevano andare a scuola.

  • ANSA: Non sembra, al momento, che gli animali siano di coloro che abitano in due campi nomadi della zona. Qualcuno ha dei cani in alcune baracche ma li tiene legati.
  • Repubblica: "i nomadi hanno solo cagnolini piccoli, non ne abbiamo mai visti di grossa taglia negli accampamenti". Anche gli inquirenti per ora non hanno elementi per affermare che i cani appartengano ai rom.
  • Corriere della Sera: Anche i nomadi del campo a fianco dell’omicidio erano visibilmente spaventati: «Temiamo per i nostri bambini» è il coro univoco di rom, contadini e abitanti di Muggiano, nonostante fiocchino accuse reciproche.

Ma si sa, la parola di questi ZINGARI vale quanto una banconota da tre euro, ed ecco che ci si mettono Libero ed il Giornale.

Leggo: Associazione Canili, branco killer viene da campi nomadi
Si tratta di aree, continua l'Associazione, "dove le istituzioni non entrano, niente vigili, niente polizia, niente Asl. Abbiamo cercato di risolvere noi il problema (siamo una piccola associazione, ma il problema era molto piu' grande di quanto pensassimo) entrando noi stessi nei campi soli, senza protezioni. Tra l'altro, come in tutte le associazioni animaliste, non vi sono uomini e per delle donne entrare a discutere in un campo rom non e' bello". L'associazione chiede "di non demonizzare e strumentalizzare i cani, esseri buoni per natura..."

Ammetto di voler bene a (quasi) tutti gli animali, ma di essere un po' stupido: mi sembra che per non demonizzare i cani, si stia demonizzando qualcun altro...

Non è la prima volta...

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Di Fabrizio (del 08/03/2012 @ 09:22:30, in Regole, visitato 3147 volte)



In un articolo firmato da Carlo Stasolla, ieri vi avevamo parlato della campagna di raccolta firme che l'Associazione 21 luglio ha lanciato contro lo sgomberto forzato e illegale dei cittadini romanì di Roma. Sotto, lo spot che spiega tutti i motivi dell'iniziativa, che ha due solide basi: la prima è il rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali; la seconda l'applicazione di una sentenza del Consiglio di Stato, che ha stabilito che il piano per l'Emergenza Rom è illegale, frutto di pura fantasia propagandistica.

Alla sentenza avrebbe dovuto immediatamente seguire la soppressione del Piano Nomadi del Comuni di Roma e dunque lo stop immediato agli sgomberi che, invece, procedono a gonfie vele spinti dal vento della propaganda più becera, razzista e populista.



L'appello lanciato dall'Associazione 21 Luglio ha in poche ore raccolto centinaia di firme. Tra gli altri, hanno appoggiato la campagna anche intellettuali ed artisti: Moni Ovadia, Erri De Luca (autore, tra l'altro, di un video-appello), Susanna Tamaro, Giorgio Parisi (fisico, premio Boltzmann), Alex Zanotelli, Valerio Mastandrea e Sabina Guzzanti. Anche il Teatro Valle Occupato ha aderito all'iniziativa.

Proprio in merito alla campagna dell'Associazione 21 luglio alcuni esponenti politici della maggioranza hanno pensato di dire la loro. Tra gli altri, spicca l'onorevole Fabrizio Santori (presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale).

    "Prendiamo atto con il dovuto rispetto dell'appello lanciato dal mondo della cultura sottoscritto da molti intellettuali, anche non romani, che si sgolano lanciando anatemi contro gli sgomberi dei rom. E' dunque questa l'occasione per rompere finalmente le barriere ideologiche, per non chiudersi dietro frasi fatte e slogan già detti e trovare finalmente una soluzione al problema. Rilancio la proposta dell'albo della solidarietà. Chi vuole dare una casa e un lavoro ai rom si faccia avanti e si iscriva nell'albo che da mesi abbiamo proposto. Invece di gridare allo scandalo gli intellettuali passino ai fatti e offrano una fattiva collaborazione ospitando i rom nelle proprie case, seconde e terze abitazioni, e propongano eventuali offerte di lavoro. Chi invece ha ottenuto in via privilegiata una casa di enti a prezzi modici, la metta a disposizione dei bisognosi e ristabilisca così l'uguaglianza sociale che tanto propugna".

(clicca sull'immagine per ingrandirla ndr)

Poi Santori, evidentemente non soddisfatto, ha pensato bene di rincarare la dose:

    "La giunta Alemanno - ha affermato in una nota - è legittimata dal voto popolare a procedere con gli sgomberi e con l'allontanamento dal territorio dei nomadi che si accampano illegalmente in città. Invitiamo chi contesta questa volontà a lasciare il lusso delle proprie abitazioni e dei propri quartieri signorili, dei paesaggi incontaminati e dei celesti silenzi, per condividere con migliaia di romani quello che resta dei loro, di quartieri, in preda alle scorribande dei rom e al modo tipico della stragrande maggioranza dei nomadi di vivere nel degrado, nella sporcizia e nell'illegalità".

Ma come è possibile che si permetta a un amministratore pubblico di utilizzare un linguaggio così razzista e populista? E come è possibile che l'amministrazione comunale continui, dopo quasi 4 mesi, a ignorare una sentenza del Consiglio di Stato che vieta espressamente l'applicazione delle iniziative dell'Emergenza Rom?

Noi l'abbiamo domandato a Moni Ovadia, uno dei primi firmatari dell'Appello dell'Associazione 21 luglio. Moni Ovadia è attore, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante tra i più impegnati del nostro Paese.



- Signor Ovadia, secondo il presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale lei - insieme a tutti gli altri intellettuali - dovrebbe mettersi in casa i rom, anziché firmare petizioni contro gli sgomberi forzati...
- Guardi, non ho parole. Siamo a livello di "retrobar dello sport". Questo Santori dovrebbe dimettersi subito perché oltre a utilizzare un linguaggio offensivo non sa che il 75% dei rom sono cittadini italiani, e che gli altri sono comunque cittadini comunitari, in quanto tali titolari di dignità e diritti. Questi politici di destra, questi nostalgici del ventennio mussoliniano, lo dicano chiaramente se alla Costituzione italiana preferiscono la legislazione nazista, o quella fascista. Cosa vogliono fare dei rom? Bruciarli vivi?

- Lei è ebreo, ha narrato più volte lo sterminio e conosce lo stigma, la discriminazione...
- Facevano così anche con noi ebrei: ci sgomberavano da un luogo all'altro prima di mandarci nei campi di sterminio. Ora i politici fanno i carini e i simpatici con noi per aggraziarsi gli Stati Uniti e Israele: chissà se questo Santori direbbe le cose che ha detto dei rom anche di un ebreo: chissà se avrebbe il coraggio di dirmi "sporco ebreo". Per i romanì invece si permette di farlo perché sa che il populismo in Italia paga, anche in termini di consenso elettorale. Ma guardi, personalmente ho firmato quell'appello ritenendolo un dovere morale. Noi auspichiamo soluzioni serie, umane, dignitose, non facciamo propaganda.

- Anche perché gli sgomberi dei rom a Roma sono costati 6 milioni di euro.
- Con quel denaro avrebbero potuto risolvere seriemente il problema dell'emergenza abitativa. Ma le dico anche altro: il prossimo anno a Roma si eleggerà il nuovo sindaco e sicuramente assisteremo ad altre dichiarazioni come quella di Santori.

- Nella sua orchestra suonano musicisti rom...
- Non solo: io ospito abitualmente i miei musicisti a casa, come ha suggerito il presidente della Commissione Sicurezza. I miei musicisti sono rom rumeni, sono artisti eccezionali. Mi permetta di consigliare a Santori un libro: si intitola "Rom Genti Libere", l'ha scritto il mio amico Santino Spinelli, docente universitario, intellettuale e rom.

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Di Fabrizio (del 08/03/2012 @ 09:50:22, in Italia, visitato 1558 volte)

CORRIERE DEL VENETO (NdR. neanche a farlo apposta, una risposta all'articolo precedente. Ma già all'inizio degli anni '90...)

Sabrina Bastianello (archivio) IL CASO A VICENZA Sabrina Bastianello: «Pagano sempre E noi non siamo razzisti»

VICENZA — «I nomadi? Io li ospito già in un appartamento di mia proprietà, pagano l'affitto e io li aiuto così». Parola di una consigliera leghista, Sabrina Bastianello. È lei l'esponente del Carroccio che ha pronunciato quella frase, ieri, durante il Consiglio, sfatando qualsiasi luogo comune che vede i fazzoletti verdi avere sempre il pugno di ferro contro rom e sinti. La scena si consuma all'inizio dell'assemblea consiliare, quando in sala si discute del trasferimento, per lavori, dei nomadi che vivono nell'area di via Cricoli. Nell'interrogazione presentata dagli esponenti del Carroccio, per chiedere informazioni su quel trasferimento annunciato dall'amministrazione per i prossimi mesi, la Lega chiede alcune informazioni sulla zona destinata ad ospitare, in modo temporaneo, le cento persone che vivono in via Cricoli. Nel testo vengono citate alcune dichiarazioni dell'assessore ai Servizi sociali, Giovanni Giuliari, in merito alla vicenda del cartello contro gli zingari appeso dalla commessa marocchina Fatima Mecal, poche settimane fa. Contro quel cartello si era scagliato l'assessore Giuliari e la Lega, ora, avanza una proposta, dai toni provocatori, all'assessore: «È disposto - scrivono i consiglieri del Carroccio - ad ospitare a casa sua alcune di queste persone al fine di provvedere personalmente alla loro integrazione?».

Il clima si surriscalda, Giuliari ribatte: «È una provocazione, ma comunque non potrei, nell'appartamento dove vivo non c'è abbastanza spazio. Fatelo voi». E qui arriva la risposta della Bastianello: «Io, i nomadi, li ospito già a casa mia - dichiara la consigliera - o meglio in un appartamento di mia proprietà». L'annuncio è forte, perché arriva da una esponente della Lega nord, il partito che, da sempre, lancia strali nei confronti di nomadi e rom che vivono nelle città. Solo lo scorso 24 febbraio, il segretario cittadino Carlo Rigon descriveva alcune delle famiglie di nomadi che abitano nel capoluogo come «persone che mai hanno dimostrato la volontà di integrarsi nel tessuto sociale cittadino ». Ma per la consigliera Bastianello, questi sono «pregiudizi che non esistono». Lei, in un appartamento in città ospita una famiglia di cinque persone, formata da padre, madre e tre figli. Tutti di etnia rom, che un mese fa vivevano in una roulotte e che, adesso, abitano in un condominio. «Lo faccio perché sono venuta a conoscenza della grave situazione di difficoltà economica questa famiglia - dichiara Bastianello - e ho deciso di ospitarli. Pagano regolare contratto d'affitto, anche se minimo, e la considero una dimostrazione di aiuto verso queste persone, perché noi leghisti non siamo razzisti».

Gian Maria Collicelli


Ricordo Personale: Non so l'anno preciso: a Milano il centrosinistra stava vivendo il suo autunno (quello dei sindaci Pillitteri, Borghini...) e di lì a poco sarebbe esplosa Tangentopoli. La Lega muoveva i primi passi, in Comune e nei Consigli di Zona, e naturalmente i "nomadi" erano già allora uno dei suoi bersagli preferiti.

Col centrosinistra di allora, i rapporti erano buoni, ma freddi: nel senso che se volevi organizzare una festa, un corso scolastico o di formazione al lavoro, non mancava il loro patrocinio, ti ammollavano anche "la centomila" per il sovvenzionamento, ma per loro era come se la città finisse al bordo del campo. Per chi ci abitava dentro erano come dei fantasmi, nessuno aveva mai varcato il cancello.

Dei consiglieri leghisti di allora me ne ricordo tanti (col tempo sono tutti usciti da quel partito). Una di loro, nella nostra zona, a vederla era la classica signora-bene, col girocollo di perle ed una voce stridula ed antipatica... con lei polemiche a non finire.

Quando la Lega prese la maggioranza in Consiglio di Zona, lei divenne presidente della commissione sanità ed Assistenza Sociale. Mi ricordo un inverno, col Lambro che esondò per le piogge ed allagò tutto il campo. Le famiglie avevano perso tutto. Quella consigliera fu la prima a varcare i confini del campo, senza collana di perle ed indossando stivali da pescatore, portando qualche sacco di vestiti rimediati chissà come.

Continuammo a polemizzare, finché non abbandonò la politica, ma imparammo a rispettarla.

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Di Fabrizio (del 09/03/2012 @ 09:09:24, in lavoro, visitato 1549 volte)



Dagli all'untore! [...]

Da il Mattino del 23 febbraio apprendiamo della brillante "Operazione della polizia municipale nei campi rom di Napoli: stop alla 'rivendita' di materiale, come capi di abbigliamento, prelevato dai cassonetti di rifiuti lungo le strade della città. «Impressionanti» vengono definite le condizioni igieniche delle baracche, infestate da topi. Personale composto da 150 unità, diretto dal comandante, generale Luigi Sementa, è impegnato dalle prime ore del mattino per inibire l'immissione nelle strade della città di capi d'abbigliamento, utensili ed oggetti di scarto prelevati dai rom dai cassonetti dei rifiuti e rivenduti senza nessun trattamento igienico sanitario e, quindi, con rischio per la salute pubblica e degli stessi rom.

Le tonnellate di mercanzie sequestrate, si legge in una nota dei vigili urbani, sono state immediatamente distrutte dai compattatori dell'Asia, presenti sul posto, per evitare qualsiasi forma di recupero. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro i mezzi utilizzati come ricettacoli di spazzatura, che al momento sono: 524 carrozzine, 45 motocarri Ape, 97 veicoli trovati senza targhe, documenti e copertura assicurativa, 12 auto risultate rubate, e migliaia di pezzi d'auto di dubbia provenienza." Ebbene si! C'è qualcuno (una parte dell'umanità) che vive degli scarti dell'altra parte. Certo questo può infastidire "malamente" e risultare intollerabile, ma tant'è!

In realtà per il popolo Rom, grande protagonista del Riutilizzo in Italia i tempi che stiamo vivendo non sono tempi felici. Un decennio di pratiche legali legate a mercatini del riutilizzo e raccolta di materiali ferrosi e rifiuti ingombranti (esemplificative le "buone pratiche" di Mestre, Roma e Reggio Calabria) rischia di finire definitivamente nel dimenticatoio sopratutto in vista delle varie competizioni elettorali. La certezza è che le attività di riutilizzo operate dalle Comunità rom raggiungono un volume ed un valore ambientale, economico, sociale e culturale che non sarà possibile occultare a lungo. Sicuramente, accanto ad altre, saranno queste le attività virtuose che garantiranno a questo popolo un futuro di integrazione economica e sociale e una vita più piena e più degna.

L'attività di recupero e riutilizzo dei Rom è aumentata in modo considerevole in questo PERIODO DI CRISI GENERALE E DI RECESSIONE ECONOMICA, soprattutto grazie al lavoro delle ultime comunità che si sono inserite in questo settore (rumene e bulgare). Ma nonostante il grande servizio che i Rom rendono all'ambiente e le innovazioni normative nazionali ed europee che sanciscono l'importanza delle reti locali di riutilizzo, non è ancora registrabile da parte delle amministrazioni locali e centrali nessun vero segnale di voler regolarizzare il fenomeno.

Mentre le presenze di rigattieri Rom all'interno di mercati regolari sono sempre più sporadiche (pur rimanendo significative), i mercati spontanei sono sempre più sottoposti a sgomberi, multe e sequestro delle merci. Gli operatori dell'usato Rom sono sotto attacco in tutta Italia: nei mercati delle periferie romane come nel centrale e famoso mercato di Porta Portese; nel mercatino dell'usato vicino lo stadio San Nicola di Bari così come nel mercato di Bonola (Milano); nel mercato del Porto antico di Genova, così come in quello di Piazza Garibaldi a Napoli o in quello che si sviluppa tra via Aldo Moro e via Salvo D'Acquisto a Cava dei Tirreni.

Nonostante i problemi di pulizia o decoro che sono principalmente attribuibili alla mancanza di adeguate regole nell'approvvigionamento e nell'esposizione delle merci, non c'è dubbio che in tema di riutilizzo il segmento dei Rom è tra i più virtuosi e lungimiranti. Il 7 Maggio del 2011 il Corriere del Mezzogiorno riportava le dichiarazioni degli oncologi Antonio Marfella e Giuseppe Comella, che all'interno di una relazione preparata per l'Isde –Associazione Medici per l'Ambiente, non esitano ad affermare che i rom sono gli unici ad aver compreso «la ricchezza diffusa che potrebbe provenire dall'Oro di Napoli: i rifiuti urbani», poiché sono in grado di recuperare fino al 90% dei mucchi di spazzatura che si trovano a rovistare ai lati delle strade.

Anche se oggettivamente Ambientalista, per i Rom la pratica del riutilizzo rimane profondamente e principalmente un'attività Economica: grazie alla vendita di merci usate circa il 10% di questa comunità riesce ad avere un lavoro e un reddito onesto, e oggi i Rom sono il vero primo anello della filiera dell'usato.

Se negli anni ‘80 le Comunità dell'ex Yugoslavia avevano determinato un forte ribasso sul mercato dei prezzi dell'usato imponendo una ristrutturazione delle attività degli altri rigattieri (italiani e migranti di altre etnie), attualmente questa dinamica è prodotta dai rom rumeni e bulgari. Questi ultimi riescono ad adottare prezzi bassissimi a causa di una molteplicità di fattori, tra i quali segnaliamo:

a) Condizioni abitative di estremo disagio senza servizi (e costi) essenziali come acqua, luce e riscaldamento;

b) Il frequente insediamento in luoghi urbani che si trovano a ridosso dei mercati; vicinanza che riduce le spese legate alla ricerca delle merci e il loro trasporto (sia l'usato da vendere al mercato che i materiali ferrosi da vendere ai rottamatori).

L'usato Rom non è monolitico e presenta sfaccettature e diversità anche importanti: si va dai "frugatori" che rovistano i cassonetti (soprattutto quelli localizzati in zone popolari) agli svuotacantine che sgomberano cantine e soffitte e agli operatori che ricevono in donazione beni tecnologicamente superati da negozi e magazzini, o libri da biblioteche, librerie e privati.

Al loro fianco ci sono gli eredi dei "ferrivecchi", che laboriosi come formichine spalmano la loro attività su tutto il territorio cercando materiali ferrosi da rivendere ai rottamatori per qualche centesimo di euro al chilo. Quest'ultima tipologia di operatore è attualmente la più tartassata, con multe di migliaia di euro e frequenti sequestri dei mezzi e dei materiali raccolti. Anche nel settore "ferrivecchi" la normativa è molto farraginosa e controversa. A tal proposito è illuminante un recente articolo dell'avvocato Marilisa Bombi "Cenciaoli e ferrivecchi: Condannati al carcere dalla semplificazione" che nella sua conclusione afferma che "sarebbe quanto mai necessario un intervento del legislatore di modifica della disposizione in materia ambientale, nel senso che l'articolo 266, comma 5, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152, Norme in materia ambientale, dovrebbe essere modificato nei termini qui di seguito indicati: 5. Le disposizioni di cui agli articoli 189, 190, 193 e 212 non si applicano alle attività di raccolta e trasporto di rifiuti effettuate dai soggetti iscritti al registro imprese, per l'attività già disciplinata dall'art. 121 del Testo unico di pubblica sicurezza ed abrogato dall'art. 6, d.P.R. 28 maggio 2001, n. 311, limitatamente ai rifiuti che formano oggetto del loro commercio".

Roma 23 febbraio 2012

Aleramo Virgili
Rete di sostegno mercatini rom di Roma
Vicepresidente Rete ONU

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Di Fabrizio (del 09/03/2012 @ 09:32:48, in conflitti, visitato 1596 volte)

nuova Agenzia Radicale lunedì 05 marzo 2012 di FLORE MURARD-YOVANOVITCH

Strano come, nell'indifferenza generale, i "campi rom" vadano a fuoco in questo Paese. Ultimo di una lunga catena, da Ponticelli a oggi, l'incendio del 2 marzo scorso (valutato come accidentale ma avvenuto a poca distanza da una manifestazione organizzata dal Pdl contro i "nomadi") del campo del Parco della Marinella a Napoli, con due feriti; dopo i ripetuti incendi di gennaio nel insediamento di viale Maddalena.

Una ripetizione che fa dichiarare a Rodolfo Viviani, presidente dell'associazione radicale "Per la Grande Napoli": "Assistiamo a una drammatica catena di fatti che è impossibile ricondurre a casualità. Campagne stampa, interventi repressivi, incendi".

A seguito del tentato pogrom di Torino, nel dicembre scorso, un embrione di reazione anti-razzista sembrava nascere nella società civile, ma sembra, a posteriori, più un'onda emotiva in reazione alla strage dei senegalesi a Firenze che vera presa di coscienza della drammatica crescita in Italia dell'antiziganismo, dell'odio contro questa minoranza specifica.

Anche da vittime, i Rom sono trattati in secondo piano. Invece è allarmante l'escalation dal 2008 a oggi, che spesso non viene nemmeno raccontata dai media, di aggressioni e attacchi razzisti particolarmente gravi contro i campi rom nelle vicinanze di grandi città come Milano, Napoli, Pisa, Roma e Venezia; con incendi dolosi che hanno talvolta messo in pericolo la vita dei loro abitanti, in certi casi costretti ad andarsene sotto la protezione della polizia.

Atti di violenza collettiva, a volte quasi pianificata, come a Torino. Quei roghi vengono ad aggiungersi alle gravi forme di emarginazione e di discriminazione che subiscono la maggior parte dei Rom e Sinti, nel loro quotidiano. Circa un terzo, siano essi cittadini italiani o meno, vive in campi "nomadi" praticamente segregato dal resto della società e senza avere accesso ai servizi più basilari, come educazione e salute.

Senza parlare della questione alloggio, mai davvero affrontata dalle autorità locali. Anzi, su di loro e come gruppo, sono piovute le cosiddette misure di "emergenza" del "pacchetto sicurezza", alcune riguardanti esplicitamente i Rom o i "nomadi" e utilizzate in modo discriminatorio: censimenti effettuati in insediamenti abitati esclusivamente da Rom, raccolta, spesso non volontaria, delle impronte digitali; e strapotere conferito ai Prefetti nella gestione di uno pseudo "stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi".

Leggere: sgomberi forzati e abusi quotidiani. Non a caso, la maggior parte delle denunce di presunti maltrattamenti commessi dalle forze dell'ordine riguarda atti compiuti nei confronti di Rom. Tutte politiche che rafforzano l'impressione che i Rom siano presi di mira proprio dalle autorità e che legittimano l'intolleranza popolare invece di contrastarla.

Una deriva chiaramente xenofoba in Italia, che invece non è stata passata sotto silenzio dalla Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), organo indipendente di monitoraggio istituito dal Consiglio d'Europa per la tutela dei diritti umani. Nel Rapporto sull'Italia 2012 (che rispecchia la situazione fino a giugno 2011), dichiara: "Si respira un clima generale fortemente negativo rispetto ai Rom: i pregiudizi esistenti nei loro confronti si riflettono talvolta negli atteggiamenti e nelle decisioni adottate dai politici, o sono da queste rafforzati".

O, ancora, è "in aumento il discorso razzista e xenofobo in politica, che prende di mira neri, africani, rom, romeni, (…) immigrati in generale; in certi casi, certe dichiarazioni hanno provocato atti di violenza contro questi gruppi". L'Ecri punta il dito sulla radice del problema: la relazione che esiste tra discorso razzista e violenza a sfondo razziale. E' infatti nel linguaggio che si opera la progressiva disumanizzazione dell'altro. Nell'uso improprio della parola "nomadi", per etichettare cittadini che per la metà sono italiani e appartengono a gruppi che vivono in Italia da secoli.

O nell'uso di termini che suggeriscono una minaccia, una presunta pericolosità. Perché le parole sono armi. L'ECRI intanto è convinta che il contesto attuale richieda una reazione urgente, molto più incisiva, da parte delle autorità italiane.

"Adottare fermi provvedimenti per combattere l'uso di discorsi xenofobi da parte dei partiti politici o dei loro esponenti o di discorsi che costituiscano un incitamento all'odio razziale e, in particolare, ad adottare delle disposizioni legali finalizzate alla soppressione dei finanziamenti pubblici per i partiti politici che fomentano il razzismo o la xenofobia". Si potrebbe iniziare ad applicare le leggi in materia. Ogni riferimento a un partito politico in particolare, è puramente casuale.

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Radio Vaticana

"Ho visto anche degli zingari felici" è il titolo di un originale seminario tenutosi nei giorni scorsi presso la Sala della Crociera di Roma. Nel tentativo di ribaltare la questione, si è scelto di partire, almeno una volta, non da cosa la società possa fare per i rom, ma da cosa i rom hanno da offrire alla società. Centro dell'incontro, l'esperienza della "Antica Sartoria Rom", una cooperativa di sarte modelle rom che produce capi di alta moda e abiti di scena per teatri dell'Opera di mezza Europa: sono loro ad aver fornito i vestiti ai cantanti lirici e ai danzatori che hanno aperto il convegno eseguendo arie tratte dalla "Carmen" di Bizet. Ora, la sartoria è a rischio chiusura: si ripongono speranze nella strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti ufficializzata il primo marzo. Il servizio di Luca Attanasio: real - mp3

D. – Carmen Rocco, direttrice dell'Antica Sartoria Rom: un primo risultato del seminario "Ho visto anche degli zingari felici"?

R. – Tante persone, convinte del fatto che gli zingari vogliano lavorare, che non è vero che gli zingari stanno in giro ad elemosinare perché sono dei nullafacenti.

D. – Come si è inserita nel mercato la vostra cooperativa?

R. – L'Antica Sartoria Rom, finalmente si è guadagnata una nicchia di mercato e noi tentiamo in ogni modo di mantenerla. In questo momento, sta per realizzare i costumi per l'opera rossiniana dell'‘Italiana in Algeri'".

D. – Ma rischia di chiudere. Mancano la sede e i fondi per formare nuove sarte...

R. – La nostra sede è del tutto fatiscente. Si allaga, è senza metà del soffitto e le fogne sono scoperte... Noi avremmo delle commesse: le persone in grado di fare questo genere di lavoro, su misura, ad altissima precisione attualmente, nell'Antica Sartoria Rom, sono tre che hanno ricevuto una formazione professionale adeguata per costumista-sarto. Senza fondi per la formazione non è possibile.

D. – Signora Nadia Dumitru, lei ha imparato un mestiere…

R. – Sì: mi sento una sarta, felice di questo lavoro. Non avrei mai pensato di diventare una sarta ed è una cosa molto bella. Fare vedere alle persone che siamo capaci di fare di tutto: molti non si fidano perché pensano che noi non vogliamo lavorare, che vogliamo soltanto "integrare"… Ma noi abbiamo la possibilità.

D. – Dr. Monnanni, lei è direttore generale dell'Unar, l'Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali: la speranza di questo popolo risiede nella nuova strategia nazionale di inclusione…

R. – Si tratta di un atto inedito con cui il governo italiano chiude una fase – quella dell'emergenza nomadi – per avviare una nuova politica, condivisa con le comunità rom e sinti e con tutta la società civile, per avviare un quadro strutturale di inclusione sociale e lavorativa dei rom e dei sinti.

D. – Casa, istruzione, accesso ai servizi sanitari e lavoro…

R. – Sono i quattro assi voluti dalla Commissione europea e sono i quattro pilastri dell'inclusione. Per la prima volta, l'Italia si dota di una cabina di regia guidata dal ministro Andrea Riccardi, che coinvolgerà il Ministero dell'interno, del Lavoro, della Salute e dell'Istruzione. L'inclusione sociale e lavorativa si realizza attraverso una costante presenza e un costante utilizzo di tutte le risorse, a partire da quelle comunitarie che sono per lo più inutilizzate. (gf)

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Di Fabrizio (del 11/03/2012 @ 09:04:11, in blog, visitato 1847 volte)

NO(b)LOGO

Alcuni giorni fa in nel post Zingaro anche se ti fa male un dente! mi facevo qualche domanda sull'assistenza sanitaria.

Scrivevo:

    L'esercizio abusivo della professione medica è un reato, farsi curare i denti, anche se sei uno zingaro, dovrebbe essere un diritto. Ancora una volta per lo scribacchino la vittima passa per colpevole e neanche un dubbio lo sfiora sul fatto che sarebbe parte della sua professione cercare di capire perché parte della popolazione residente a Roma si debba avvalere di un circuito clandestino per ottenere anche solo la cura odontoiatrica.

L'amico Fabrizio, che è un'impagabile memoria storica di tutto ciò che accade nell'universo Rom, mi segnalava che questo modo "pittoresco" di raccontare la tragedia della mancata assistenza non è affatto una novità.

Ad esempio in Mahalla riportava già nel 2006 "una gustosa storia" di dentisti arabi improvvisati, di sorrisi etnici a 24 carati, e di tutto il ciarpame razzista con cui la stampa fa passare la negazione di un diritto costituzionale come una bizzarria etnica.

Ed il fenomeno della mancata assistenza nella stampa mainstream viene fatto passare come "una storia di colore" e scivola nel dimenticatoio ... magari lasciando solo echi nella stampa della corporazione dei dentisti preoccupata per la concorrenza sleale: IlDentale - Un altro abusivo siriano, nomade, scoperto dai carabinieri a Roma

La notizia vera, quella che un buon giornalista dovrebbe evidenziare, invece esce solo oggi sull'onda di un comunicato stampa, riservata alle pagine più nascoste dei quotidiani.
Il diritto alla salute non esiste ... neanche per i cittadini neo comunitari. Tanto più non esiste se sei Rom.

Riporto qui l'articolo che ha come fonte la meritoria azione del NAGA

    Lombardia, senza cure mediche fino a 40 mila immigrati comunitari

    Luisa, 4 anni, è stata rifiutata da due ospedali, Paolo Pini e Buzzi, prima di riuscire a trovare un odontoiatra e un cardiologo che la visitassero (al San Paolo).
    Ha i denti in pessimo stato, ma ha anche una cardiopatia congenita. E l'intervento alla bocca può essere eseguito solo in un ospedale con l'assistenza di un cardiologo. Il guaio di Luisa è di essere romena.
    Da quando, nel 2007, Romania e Bulgaria sono entrati a far parte dell'Unione europea, è molto più difficile per gli immigrati neocomunitari farsi curare dal sistema sanitario italiano.
    In particolare in Lombardia, visto che la regione finora non ha fatto nulla per aiutarli. Infatti hanno diritto alle cure mediche solo coloro che hanno un lavoro in regola oppure la Tessera europea di assicurazione malattia (Team) che viene rilasciata dal Paese d'origine.
    Non tutti i romeni e i bulgari hanno però la Team. Di conseguenza i disoccupati e persino i familiari a carico di chi ha un'occupazione in regola non hanno diritto alle cure. Secondo il Naga, associazione di medici volontari, in Lombardia sono dai 20 mila ai 40mila senza assistenza sanitaria (circa 6mila a Milano). "E fra questi i più emarginati sono i rom", afferma Piero Massarotto.

    Per due mesi, novembre e dicembre 2011, il Naga ha raccolto i dati di 167 pazienti comunitari che si sono presentati all'ambulatorio gestito dai volontari in via Zamenhof, per capire che tipo di accoglienza trovano nelle strutture sanitarie pubbliche di Milano. E i risultati sono sconfortanti: nonostante siano in Italia in media da cinque anni e mezzo, due su tre (116 persone) è stato visitato solo dal Naga o da altre associazioni, ma mai da ospedali o da ambulatori pubblici. 68 hanno ricevuto assistenza anche dai pronto soccorso. La situazione dei bambini è addirittura peggiore: su 71 casi, risulta che 29 non sono mai stati visitati da un medico in vita loro, 28 dai pronto soccorso e 13 solo da medici di organizzazioni di volontariato (la somma è maggiore dei casi perché alcuni hanno ricevuto visite da diverse realtà). Inoltre, 17 non sono mai stati vaccinati e di 13 i genitori non ricordavano quali vaccinazioni avessero fatto. I risultati dello studio, realizzato insieme a Casa per la pace di Milano!, Centro internazionale Helder Camara e Sant'Angelo solidale onlus, sono stati presentati questa mattina nella sede del Naga.

    La Lombardia rappresenta un caso particolare. Molte Regioni infatti per evitare che ci fossero persone senza assistenza sanitaria sono corse ai ripari istituendo il codice Eni (Europei non iscritti), che apre le porte di ospedali e medici di base. La Lombardia no: in una circolare (la 4 del 2008) ha riconosciuto a tutti il diritto alla salute, ma non ha stabilito come. E così i romeni e bulgari privi di qualsiasi tessera sanitaria quando si presentano ai centri prenotazione degli ospedali per visite ambulatoriali vengono rifiutati. E non hanno possibilità di scegliere un medico di base, senza il quale non è possibile avere la prescrizione per i farmaci. Sono cittadini comunitari, ma per la Regione Lombardia di serie B. In un sistema sanitario che burocraticamente dipende tutto da codici, il fatto di essere senza tessera trasforma l'ammalato in un fantasma. "Da quando appartengono all'Unione europea dovrebbero avere più di diritti, ma in realtà solo sulla carta", sottolinea Piero Massarotto. In effetti gli stranieri irregolari extracomunitari hanno diritto all'assistenza sanitaria, perché il Testo unico sull'immigrazione riconosce loro la possibilità di ottenere il codice Stp (Straniero temporaneamente presente). Romeni e bulgari no.

    Nei casi gravi i pronto soccorsi rappresentano un'ancora di salvezza. Ma anche qui non mancano i problemi. La stragrande maggioranza viene dimesso senza alcuna ricetta medica e, non avendo il medico di base, non possono acquistare i farmaci.
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