Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
SABATO 10 MARZO ORE 19,30
REBEL STORE in VIA DEI VOLSCI 41 - SAN LORENZO, ROMA
"Tristezza ironica, gioia di vivere e speranza sono i fili conduttori che
accompagneranno il lettore in questo viaggio. Racconti e poesie si alterneranno
con vivace ritmicità e sono lì a testimoniare la quotidianità di questo popolo,
i Rom, che può insegnare ciò che nel nostro mondo di è dimenticato: la verità
semplice di chi non ha niente, la cui unica ricchezza sono le proprie tradizioni
e la propria cultura."
Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono
oppresse e amare quelle che opprimono! (immagine da
Terraelibertacirano.blogspot.com)
Conosco amici e compagni che sono convinti che il razzismo sia un patrimonio
degli imbecilli... il ché vorrebbe dire che se qualcuno è minimamente
intelligente-istruito, non dovrebbe essere razzista.
Visto che non sono d'accordo su questa affermazione, ho provato a dare delle
spiegazioni a me stesso:
- quella più semplice era che, dato che chi lo pensa è di
solito antirazzista, trova più diplomatico affermare di non
essere razzista, piuttosto che dire di essere intelligente, col
rischio di essere smentito prima o poi;
- del razzismo comunemente inteso, percepiamo gli aspetti
eclatanti (le fiamme date ad un campo rom, la mensa comunale
negata ai figli di stranieri, certe dichiarazioni sanguigne
oltre gli steccati penali). Più a fatica individuiamo il brodo
di coltura di questi fenomeni.
- Se ripenso, ad esempio, a come fu possibile la mobilitazione
del III Reich contro gli Ebrei, vedo invece che gli
intellettuali svolsero un ruolo chiave nel prepararla. Göbbels
(non era l'ultimo arrivato) ben prima che il nazismo si facesse
stato, intuì il ruolo dell'informazione (che in seguito
passò alla scuola) come veicolo
anestetizzante della propaganda; era già successo in passato, ma
lui fu il primo ad adoperarla in maniera cosciente e
sistematica. Parimenti intuì ed applicò il ruolo di braccio
armato da delegare ai gruppi paramilitari. Quando le sue
intuizioni da teoria si fecero pratica, la macchina dell'odio
era un meccanismo così oliato che dalla guerra agli Ebrei passò
alla guerra mondiale.
Passando dai ragionamenti alla pratica, lo spunto arriva da
Reggio Emilia. Doppiamente interessante perché il network a cui fa capo la
testata, si chiama
4minuti.it: vale a dire il tempo che mediamente un lettore distratto dedica
a leggere e digerire una notizia.
Ma torniamo alla nuda cronaca, titolo e sottotitolo recitano:
Rom, dopo l'aggressione di Massenzatico "Il Comune non si limiti alla
solidarietà"
La Lega Nord: bisogna fare rispettare la legalità
Di che si parla? Per motivi banali, qualche sera fa c'è stata una
rissa in un locale del Reggiano. Un frequentatore è stato malmenato da un gruppo
di "supposti nomadi". Si ignora chi siano gli aggressori.
Dopo queste indicazioni, l'articolo prosegue citando (oltre metà del pezzo
totale) una dichiarazione di un consigliere comunale (il partito di appartenenza
non mi interessa) da cui veniamo a sapere che la macchina degli aggressori è
stata ritrovata abbandonata nei pressi del locale "campo nomadi".
Il tono generale della dichiarazione è fermo, ma nel contempo civile ed
educato, niente a che fare con le sguaiatezze di un Borghezio, di uno Speroni o
un Calderoli. Difatti il consigliere termina il suo ragionamento con questa
frase, che chiunque potrebbe condividere: "Il rispetto della legalità è il
primo requisito per la convivenza civile tra le persone, e Reggio non può e non
deve tollerare in alcun modo che certi fatti rimangano impuniti".
E' però la penultima frase che ci riporta nel cortocircuito mentale del
piccolo razzismo trasmesso in quattro minuti. Con lo stesso tono civile, si
dice: "Qualora si accertassero responsabilità o anche solo connivenze o
favoreggiamenti da parte di ospiti del campo nomadi di via Gramsci, da parte del
Comune mi auspico che vengano presi i provvedimenti di cui al regolamento dei
campi nomadi, e che a Reggio non ci sia alcuna ospitalità per questi individui".
Spiazzante quel "qualora" iniziale: non vi suonerebbe fuoriluogo se al posto
di una comunità rom o sinta, fosse riferito a qualsiasi altro gruppo etnico? Se
il regolamento prevede l'espulsione dei colpevoli ("presunti" tali o dopo essere
passati in giudicato?), sapreste dirmi se conoscete un regolamento analogo per
le case comunali, dove se qualcuno compie un crimine, o è semplicemente
sospettato di esserne l'autore, perde il diritto alla casa? Nel vecchio
regolamento del comune di Milano (decaduto
lo scorso novembre), perderebbe il diritto alla piazzola di sosta l'intera
famiglia del presunto colpevole.
La chiave è in un altro frammento di dichiarazione: "Sono anni che i
cittadini di Massenzatico e di Pratofontana subiscono passivamente gli effetti
negativi di una convivenza intollerabile con la comunità nomade, nel silenzio
delle istituzioni..." da cui discende il "legittimo sospetto" che
l'aggressione nel locale sia la scusa per un regolamento di conti ben più grave,
per cui una comunità debba pagare le colpe dei singoli, ANCHE IN ASSENZA DI COLPA PROVATA.
Vorrei terminare questi pensieri, invitandovi a non chiedervi se ho
parlato o meno di razzismo. Non è un razzista dichiarato chi ha fatto quelle
affermazioni, ma credetemi, non lo sono neanche Borghezio, Gentilini, non lo era
neanche Göbbels... solo vogliono fortemente che lo diventiate voi.
Come sapete, nessun razzista ammetterà mai di essere tale.
Sono (stati) tutti attori, recitano una parte con diversi comprimari e
spettatori paganti, al solo scopo di alimentare la continua macchina dell'odio.
Sanno che la paura, il risentimento, l'incertezza fioriscono, mai come in questi
tempi, e quindi parlano e ci manovrano di conseguenza. Ma in fondo, dipendesse
da loro non farebbero male ad una mosca... ci sarà sempre chi svolgerà il lavoro
sporco in vece loro.
Da
Rom e Sinti in Italia e nel mondo
Partendo per la Romania, ho avuto la sensazione di imbarcarmi in un'avventura
assurda, fuori dal tempo, quell'avventura che sognavo da parecchio.
I metodi poco limpidi per arrivarci di certo non mi tranquillizzavano, quelli
che la mia famiglia Rom chiamava 'pullman per la Romania' altro non sono che
auto grandi (tipo l'Ulysse o auto/furgoncini simili) guidati da questi soggetti
che passano la loro vita a fare avanti - indietro tra Bologna e Craiova... una
scenetta da prime pagine dei giornali sul tema dell'immigrazione. Ma partiamo
dall'inizio.
Ho conosciuto la mia famiglia Rom mesi fa, ad una festa nel parco dietro casa
mia, abito alle periferie di Bologna e ci sono dei posti molto carini che
purtroppo, essendo fuorimano, non vengono sfruttati. Ci sono state iniziative
molto belle, ho fatto un corso di cucina Rumena dove ho conosciuto Irina, la
mamma delle mie future amiche, poi alla festa serale ho conosciuto e ballato con
Rebecca, Cirasela e Adelina e da quella sera ci siamo viste praticamente tutti i
giorni, per mesi.
Ora non starò a raccontare qui tutte le emozioni e le cose fatte con la mia
nuova famiglia adottiva, basti sapere che ad un certo punto sono arrivati dei
momenti brutti, dei pasticci con le burocrazie, e la famiglia ha fatto le
valigie per tornare in Romania, in un piccolo paese vicino Craiova, Barca. E io
sono andata con loro.
Di prima mattina, dopo avere dormito per terra abbracciata alle mie amiche
(perché la mamma, la capo famiglia, avendo paura di fare tardi per il viaggio
aveva buttato via tutti - TUTTI! - i letti della casa la sera prima della
partenza!), c'è stata la fantastica 'colazione alla Zingara', ovvero una
scorpacciata di pollo, pane e maionese, per iniziare bene la giornata! Poi
contrattazioni varie e finalmente, si parte!
Venti ore di viaggio, mille e ottocento km, con musica Rumena a palla nello
stereo, gente che balla, mangia, che continuamente si stupisce vedendomi: 'Ma tu
sei Italiana? Cosa vai a fare in Romania? Cosa ci fai in mezzo a questi brutti
zingari, non hai paura?!'
E alla fine, tra pic nic improvvisati nelle aiuole degli autogrill e dormite:
Italia, Slovenia, Ungheria... Romania! Arrivati!
La prima cosa della Romania sono stati tre bambini. Piccoli, sporchissimi, che
si aggrappavano ai vestiti chiedendo soldi, con le cicatrici in faccia.
Poi una visita a Cerata, paese abitato solo da famiglie Rom, un giro di saluti e
abbracci, tra gente che già conoscevo e facce nuove, che avevano deciso di
volermi bene.
L'aspetto più bello della Romania sono state le persone.
E a loro lo dicevo sempre, camminando nel paesino tutti mi guardavano come fossi
un'aliena, si domandavano come fosse possibile che un'Italiana fosse in quel
paesello sperduto, povero, di Rom che raccolgono il ferro, di contadini... .la
felicità più grande era vedere lo stupore sulle loro facce e poi dei grandi
sorrisi.
Vedermi lì con loro, a passare le giornate come le passano loro, in un posto
dove non c'è nulla, al di fuori di ignoranti pregiudizi, per loro era davvero
una gioia, e lo dicevano senza vergogna.
Il bello di questo popolo è anche la sincerità... .un popolo che per i gagi
dovrebbe vergognarsi di tutto e invece non si vergogna di niente.
Le emozioni sono quelle e si comunicano senza troppi giri di parole...
.oltretutto, non credo di essere stata toccata tanto in vita mia come in quella
settimana in Romania! Quanti abbracci, mamma mia! Che gioia! Quante strette di
mano, quante mani che mi prendevano su ad ogni ora del giorno e della sera per
andare a ballare un po' nel cortile o in camera, vicino alla stufetta.
Perché poi, c'è da dire che faceva un freddo incredibile! La nevicata che c'è
stata qui in Italia, durante il mese di febbraio, è partita dai Balcani... .la
stessa neve fina fina, l'ho riconosciuta!
Ecco, una bella mattina ci siamo svegliati ed era tutto bianco e la neve non
smetteva mai di cadere.
Immaginate la stessa nevicata dell'Italia, le stesse stalattiti di ghiaccio che
pendono dai muri ma... niente riscaldamento!
Senza acqua calda!
Si, perché lì c'era la luce... e basta.
L'acqua si va a prendere al pozzo che è in fondo alla stradina e l'acqua si
scalda poi sulla stufa a legna..la legna si prende nella stalla dei maiali... il
maiale si uccide, altrimenti da mangiare non c'è nulla... .e si fa la festa per
la morte del maiale!
Quella serata è stata fantastica, dopo le ore passata a preparare salsicce,
zuppe di carne, e tutto quello che si può preparare con un maiale (taaaaaaante
cose, non si butta via niente!!!), hanno iniziato a spuntare parenti e amici da
ogni dove, zie, cugini, eccetera... ognuno aveva una bottiglia di qualcosa
sottobraccio, per cui vi lascio immaginare!
Dalla strada principale si sentiva la potenza delle casse dello stereo di Ursari,
il fratello più grande, che metteva su le grandi hit di musica pop Zingara, e
tutti ballavamo come matti, tutti alticci!
Da bravi contadini alla mattina mi svegliavano con un bicchiere di vino caldo
zuccherato!
E le giornate erano così, molto semplici, sempre affollate di persone.
I tempi sono quelli del sole si potrebbe dire, ci si svegliava prestissimo alla
mattina, si puliva la casa, si faceva da mangiare, si badava ai fratelli più
piccoli, si facevano dei giri in paese, si ballava e alla sera eravamo a letto a
dormire già alle sette, otto di sera... .sfinite!
Quello che soprattutto si fa, durante la giornata, sono delle chiacchiere,
discorsi e ragionamenti infiniti, non sempre basati su cose reali. Spesso mi è
capitato di parlare con ragazzi e ragazze Rom che palesemente si stavano
inventando quello di cui parlavano... ma era bello così, per loro credo che in
fondo, vero o non vero, sia uguale...
Io dormivo con le mie due amiche in un lettone matrimoniale, dormivamo tutte le
notti abbracciate strettissime per via del freddo... non ho mai dormito così
bene in vita mia.
La condivisione di tutto, anche del sonno.
Non c'è cibo buono che puoi gustarti da solo, ma non perché gli altri sarebbero
invidiosi, ma perché è più bello anche per te condividere le cose.
Una stecca di cioccolato comprata all'alimentari andava spartita per sei, sette
persone. Per qualsiasi cosa è così. Ed è un valore meraviglioso che noialtri non
abbiamo più... Si condividono gli spazi, la privacy non esiste, perché poi
dovrebbe esserci? Io facevo pipì guardando in faccia le mie amiche che nel
frattempo continuavano a parlarmi come se nulla fosse!
Di qualunque cosa non bisogna avere vergogna, in fondo siamo tutti fatti uguali,
no?
Il ruolo della donna è fondamentale, ed è per questo motivo che Irina, la mamma,
che avrebbe voluto tornare in Italia per lavorare, invece è rimasta là. Perché
la famiglia non sa andare avanti senza di lei... mi ricordo un giorno in
particolare, in cui Irina era stata a Craiova per andare a trovare il fratello
in carcere... e beh, sono visite che richiedono un po' di tempo e oltretutto al
ritorno ci ha raccontato che le si era pure ingolfata l'auto... per cui, è stata
via dalla mattina presto alla sera.
Al suo ritorno Sorin, il marito, era arrabbiatissimo, erano tutti affamati
perché non sapevano da che parte cominciare per prepararsi una cena... .è stato
il delirio! E infatti poi Irina mi ha guardata, sconsolata, e mi ha detto:
'vedi, Sire?' (il mio nome è stato trasformato prima in Seina poi in Sire) 'come
faccio a tornare in Italia quando qui, a casa, con un marito e quattro figli,
nessuno sa prepararsi da mangiare?'
Il giorno del mio compleanno ero là, in Romania. E' stato buffo perché tutti
sembravano sentirsi in colpa del fatto che non potevano offrirmi grandi regali o
grandi feste.
In realtà, io ero la più felice del mondo.
Eravamo là, alla sera, nella stanza di irina e Sorin, a mangiare pezzi di maiale
arrosto e pane fatto in casa, guardando un reality Rumeno assurdo, con Ursari
che raccontava storielle per farsi grosso e continuava a darmi baci per fare
ingelosire sue moglie, e ogni volta urla da ogni dove e scenette comiche... .che
buffi.
Ursari e Cirasela sono una coppia tenerissima: lui ha 18 anni, lei 15 ed è già
incinta, di tre o quattro mesi, non ricordo bene.
Quando si sono sposati, un paio di anni fa, si erano visti soltanto una volta e
per pochi minuti.
E' stato un matrimonio organizzato dalle due famiglie degli sposi.
Il video della festa lo avrò visto dieci volte! Ogni settimana quando andavo a
casa loro qui a Bologna, Irina metteva su il video e si commuoveva ogni volta e
ogni volta mi ri-raccontava la storia del loro matrimonio!
Comunque sono una coppia buffa... .lui è un bel ragazzo e lo sa bene, per cui va
sempre in giro a fare il galletto e poi torna a casa a raccontare le sue
conquiste alla moglie, che infatti è sempre imbronciata! Una piccola moglie in
miniatura col pancione e le labbra imbronciate e 'da mucca', come dice Ursari,
sempre lusinghiero...
Sorin e Irina invece sono una coppia bellissima.
La loro storia però è iniziata in una maniera molto brutta.
I matrimoni tra i Rom possono farsi in diversi modi: o matrimoni combinati, in
cui quindi sono le famiglie ad accordarsi.
Oppure tramite la 'fuitina', molto diffusa anche in Italia anni fa a dire il
vero, cioè una fuga d'amore tra due ragazzi che decidono di scappare insieme e
al loro ritorno sono già una coppia.
Oppure, il modo più 'cruento'(per la donna): il 'rapimento'.
La donna viene proprio 'rapita' dall'uomo che la desidera e portata via... .a
quel punto la donna può essere d'accordo oppure chiamare i carabinieri e tornare
a casa. Per Irina non è stato così... .ci sono poi state lotte tra le famiglie e
caos di vario tipo, per cui alla fine Irina ha deciso di andare a vivere con
Sorin per evitare ripercussioni sulle famiglie.
Irina me l'ha raccontata tante volte questa storia, tranquillamente.
Era sempre bella la parte finale in cui mi diceva che ora invece è tutto
diverso... .ora lei è proprio innamorata di Sorin!
Le piace di più anche fisicamente, perché all'inizio era magro e ora invece è
decisamente grasso (lei dice 'bello sano'), e tutte le mattine si danno il
bacino del buongiorno!
Mi vengono le lacrime agli occhi scrivendo di queste piccole cose. Queste
confidenze, questi gesti piccoli ma significativi, questa infinita semplicità...
.
Invece Rebecca, la mia amica (che ha appena compiuto 16 anni, ma come tutte le
zingare sembra molto più grande), lei ha fatto la fuga d'amore ed era 'sposata'
(senza cerimonia) con un ragazzo, Vali, poverissimo e che a quanto pare ha
venduto i suoi orecchini d'oro e fatto tante altre carognate, oltre a trattarla
male (ovviamente solo dopo la fuga)... per cui, ora è come se avessero
'divorziato' e la mia amica, da brava ragazza Rom, non aspetta altro che un
marito per fare una grande festa di 3 giorni, come da tradizioni!
Insomma, sono stati dei giorni molto belli e intensi in Romania e io mi sento
una privilegiata ad essere riuscita ad entrare in questo mondo che mi è così
caro.
Ci sono tutta una serie di privilegi ai quali posso attingere al momento:
intanto in Romania non mi succederà mai niente di male, perché sono 'protetta',
nel vero senso della parola, dai parenti più grossi e nerboruti della
famiglia... .e anche a Bologna, dove la comunità più grande di Rom viene dalla
Romania (anzi, per la precisione proprio da Craiova e dintorni), basta dire di
essere amica di Irina e famiglia perché ti si aprano le porte per delle
conversazioni e dei sorrisi che io vado sempre cercando, tra questa gente.
Di sforzi ce ne sono voluti, e tanti.
Si tratta comunque di un incontro tra culture completamente diverse... ma non è
impossibile, credetemi.
E una volta all'interno, si possono scoprire cose di un'umanità incredibile.
E' un invito a non lasciarsi abbindolare da stupidi stereotipi. E' un invito a
guardarli come persone, e non come guardereste il vostro cane. E' un invito ad
essere aperti alla diversità, all'altro, alle altre culture. Perché c'è del
Bello ovunque, e sarebbe una così grossa perdita non coglierlo.
Il viaggio del ritorno, infine:
c'è da dire che è stato molto dubbio, fin dall'inizio! Intanto, con la neve che
c'era, non si era nemmeno sicuri di partire... e poi, al ritorno ero da sola.
Per cui c'era un po' di ansia inizialmente, per via di questi autisti che
comunque alla fine si sono rivelati assolutamente corretti e disponibili...
però, non si sa mai. In fondo sono 20 ore di viaggio che non sono poche, in
balìa di questa gente che potrebbe portarti un po' dove vuole, tanto voglio
dire, se mi trovo nei guai in Ungheria, chi mi viene a recuperare?
Questo era un consiglio di viaggio: prendete le Euro Linee di trasporti per la
Romania! Costose ma facili e sicure!
Le parti più divertenti erano quelle alle dogane. In pratica si danno i
documenti e poi lo sbirro apre la macchina e chiama a voce alta tutti i nomi
guardandoti in faccia.
Ecco, faceva parecchio ridere perché ogni volta c'era grande stupore nel vedere
tutte queste facce lunghe e brutte da zingaroni coi denti d'oro e in mezzo io,
felicissima che saluto dicendo 'qui, sono io!' !
Al ritorno il viaggio è stato più bello dell'andata, siamo partiti di giorno e
quindi con la luce ho potuto vedere un po' di paesini dall'interno, mentre
l'auto girava per prendere su i passeggeri dalle varie case... ho visto una
parte di Timisoara, delle chiese bellissime coperte di neve, mi ricordo tutti i
bambini in strada che salutavano il nostro furgoncino quando passavamo... poi
delle distese di neve con dei cani lupo bellissimi che correvano... sono posti
tutti da scoprire.
Durante quelle 20 ore ho avuto modo di parlare un po' con tutti...
In particolare con una madre (giovanissima, ha la mia età) che ad un certo punto
ha tirato fuori dalla borsetta la fotografia dei suoi tre figli e con
tranquillità mi ha detto:
'Vedi il più grande? lui ha i capelli biondi biondi biondi... non sembra un
brutto Zingaro... forse lui avrà fortuna nella vita.''
Serena Raggi
Di Fabrizio (del 01/03/2012 @ 09:20:03, in Italia, visitato 1643 volte)
Si parla di rom che sparano, che si insultano, che si picchiano.
Dal nostro punto di vista ciò che è accaduto nel quartiere fontanelle è una lite
a sfondo passionale.
E di liti a sfondo passionale le cronache nazionali sono piene.
Tant'è che i delitti passionali corrispondono oggi al numero maggiore dei
crimini omicidiari commessi in Italia, la pressoché totalità riguardano la
comunità non rom.
Questo dato va in forte contrasto con le affermazioni di chi vuole far credere
che a Fontanelle le liti passionali fra rom si risolvono con la pistola.
Impugnare la causa del disagio sociale per racimolare qualche voto non porterà a
soluzioni.
L'intolleranza populista, sostenuta da affermazioni spicce e qualunquiste, che
invocano pattuglie e interventi massicci delle forze dell'ordine non aiutano a
risolvere il problema. Tali affermazioni devono allarmare le coscienze
democratiche.
Proporre soluzioni legate all’idea che la causa del proprio malessere (e dunque
anche del proprio malvivere) stia nell’azione di una comunità da cui occorre
liberarsi e che occorre combattere per riappropriarsi della propria vita fa
parte di un discorso culturale e politico che nella storia europea ha dei
precedenti, li ha avuti più volte, e che è stato uno dei fondamenti su cui si è
costruita la "polpa" dell'antirazzismo e dell’antisemitismo sterminativo del
secolo scorso.
Ne ha fatto cenno anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, in
occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio scorso.
Sarebbe più utile che le forze politiche investissero in azioni di integrazione
culturale per quelle minoranze maggiormente stigmatizzate da pregiudizi e
stereotipi costruendo con le loro rappresentatività un dialogo continuativo e
diretto.
Ciò permetterebbe di prevenire la ricerca ad ogni costo di un nemico o di una
causa "unica" quando accadono fatti che richiedono analisi pazienti e condivise
della realtà e dibattiti pubblici approfonditi sulle cause e sulle soluzioni da
adottare piuttosto che chiedere a gran voce protezione dagli "zingari cattivi".
Uff. Stampa Ciliclò
Il Presidente
Dr. Nazzareno Guarnieri
Di Fabrizio (del 01/03/2012 @ 09:53:49, in casa, visitato 1465 volte)
VareseNews.it Il 29 febbraio le famiglie dovevano lasciare lo spazio
allestito quattro anni fa dal Comune: l'amministrazione comunale non li
allontana ma chiarisce meglio i rapporti, con un "custode sociale" e un
contratto chiaro
Niente sfratto per il campo sinti di Cedrate: il 29 febbraio 2012 è la data a
partire dalla quale il Comune di Gallarate potrebbe eseguire
gli sfratti
conseguenti alle procedure, avviate nel 2010, ma l'amministrazione comunale ha
deciso di non allontanare le famiglie, formate da cittadini gallaratesi, "per
evitare tensioni ed attivare dinamiche d'inclusione sociale". Un percorso per
evitare la dispersione delle famiglie (oltretutto in un momento in cui in città
sono
già forti i problemi abitativi a cui far fronte), ma anche per
definire
meglio diritti e doveri dei sinti gallaratesi.
«Lo stallo in cui versavano i rapporti fra abitanti del campo e Amministrazione
– spiega l'assessore ai Servizi Sociali, Margherita Silvestrini – andava
affrontato con senso pratico. Per questo sono state effettuate puntuali
verifiche sui precedenti giuridici e sulla situazione presente. L'iniziativa
avviata mira a responsabilizzare le famiglie e a rafforzare il rispetto delle
regole. I primi versamenti relativi agli arretrati sono l'inizio di un lungo
percorso, ma soprattutto fanno sperare che si sia avviato un dialogo proficuo
per i Sinti, per l'Amministrazione comunale e per la comunità gallaratese».
Il Comune rinuncia agli sfratti, ma vuole chiarire anche in modo migliore e più
dettagliato i rapporti tra Comune e famiglie sinti "sotto il profilo giuridico,
economico e sociale".
Per quanto concerne il primo ambito, l'ente pubblico, lavorando in sinergia con
il legale che da tempo segue la vicenda, sta predisponendo un vero e proprio
contratto di locazione. Questo strumento consente un'azione più rapida e
concreta in caso di criticità e contenziosi: in passato l'amministrazione di
Nicola Mucci aveva usato come strumento giuridico la concessione dello spazio,
una modalità meno definita e che lasciava margini d'interpretazione più ampi.
Quanto ai pagamenti delle utenze, sono state verificate e comunicate alle
famiglie posizioni di morosità. Per superarle, l'Amministrazione ha messo a
punto un piano di rientro ad hoc: il 30 per cento degli arretrati sarà saldato
entro pochi giorni, il resto sarà pagato in seguito, in aggiunta a quanto di
volta in volta dovuto per i consumi di acqua ed energia, nell'arco di due anni.
I sinti (tutti cittadini italiani) oggi sono una settantina, dopo il
trasferimento di alcuni nelle case Erp e di una famiglia fuori Gallarate:
avvieranno un confronto con l'Amministrazione per individuare un "custode
sociale". Tale figura dovrà migliorare l'organizzazione interna, già buona,
richiamare al rispetto delle regole e mantenere una comunicazione costante con
il Comune.
27/02/2012 Roberto Morandi -
redazione@varesenews.it
La Lega attacca: "Il campo sinti si è allargato" Il carroccio accusa
l'amministrazione di essere "buonista tout-court" e contesta anche la
perimetrazione prevista dal Pgt in vigore, quello approvato dal PdL. "I sinti si
ostinano ad avere uno stile di vita diverso dagli altri"
VareseNews.it lettera al direttore
Stili di vita, espulsioni e razzismo
Gentile Direttore.
probabilmente a Gallarate ci sono altre questioni edilizie piu' problematiche
che non l'eventuale sconfinamento (rettificabile) di un paio di metri di qualche
sistemazione del campo di via Lazzaretto ..., e comunque la strada intrapresa
dall'attuale amministrazione di giungere a contratti di locazione chiari e di
chiara giurisprudenza non potrà che migliorare e tendenzialmente aiutare a
risolvere le eventuali controversie, irregolarità, arretrati ecc...
La presunta "padania" ha oggi problemi ben piu' gravi. - Cio' non di meno la
locale sezione della lega nord trova ghiotta la possibilità di riattizzare
(sembra un disco rotto) polemiche contro la presenza degli amici Sinti. (non
risultando per altro esserci reali problemi e tensioni con la popolazione).
La lega si avventura poi in discorsi un po' spericolati, per i quali una "colpa"
sociale dei Sinti (vorrebbero forse costituire al riguardo un nuovo reato?) è
quella che Rech delinea nel suo intervento:
"si ostinano a voler portare avanti uno stile di vita che è assolutamente
diverso da quello degli altri cittadini"
Se questa fosse una colpa oggetto di sanzione sociale allora anch'io (e forse
tanti altri Gallaratesi) dovrei "auto denunciarmi".
Chi stabilisce il canone del "corretto stile di vita"? Rech. ? La Lega? La
maggioranza? (non occorre sottolineare che poi, per fortuna, la lega rappresenta
una minoranza) Bere in gruppo da "ampolle sacre" e andare con le corna in testa
a calpestare un prato, urlare fuori misura alla Borghezio, sposarsi con "rito
celtico" ... sono stili di vita "normali"? ma dai su'.
E infine che cosa vuol dire chiedere se "si è valutata l'ipotesi di trasferire i
nomadi in altri Comuni"?
Vorrei segnalare agli amici leghisti Gallaratesi (ma già lo sanno!) che le
famiglie Sinti di via Lazzaretto sono tutte Italiane, la stragrande maggioranza
delle quali RESIDENTI a Gallarate = Cittadini Gallaratesi.
Su quale ipotesi si fonderebbe quindi la possibilità e la richiesta di
"espulsione"? in ragione della appartenenza a determinati gruppi sociali/etnici
o altro? al "diverso stile di vita"?
Vorrebbero una pulizia etnica tramite sfratto per il comune di Gallarate?
Gallaratesi all'unisono sintonizzati sullo "stesso stile di vita"?
Si sta sfiorando veramente un terreno pericoloso. E poi dicono di non essere
razzisti ...
Cordiali Saluti
29/02/2012
Uno che ha uno stile di vita diverso (e se lo tiene)
Di Sucar Drom (del 02/03/2012 @ 09:05:39, in blog, visitato 1503 volte)
Roma, Anime Smarrite
"Caro sindaco Gianni Alemanno, gli volevo dire grazie per avermi mandato via dal
Paradiso e di avermi messo nell'inferno, di avermi rovinato l'infanzia mia e dei
miei amici" (lettera di P., 14 anni). Giovedi 16 febbraio alle ore 16,00, in via
Milazzo, 11, presso la Sala Vo...
Lotta al razzismo, l'Ecri non promuove l'Italia!
La Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) ha pubblicato
il suo nuovo rapporto relativo all'Italia. Il Presidente ad interim dell'ECRI,
François Sant'Angelo, ha osservato che, nonostante i progressi registrati in
alcuni campi, è ancora necessario un maggiore impegno per comba...
Rom e Sinti, l'Assemblea elettiva della Federazione Rom e Sinti Insieme
L'Assemblea elettiva della Federazione Rom e Sinti Insieme, composta dai
Presidenti delle associazioni, gruppi e cooperative aderenti, si è riunita a
Mantova al Museo Diocesano di piazza Virgiliana, oggi 24 febbraio 2012, per
rinnovare le cariche sociali, come previsto dallo Statuto. E' stato eletto Yuri
Del Bar alla carica di Presidente d...
Consiglio d'Europa, i diritti umani di rom e sinti sono violati in Europa
"In numerosi paesi europei, i rom e i sinti sono ancora privati dei diritti
umani essenziali e sono vittime di lampanti episodi di razzismo. Sono nettamente
svantaggiati rispetto ad altri gruppi di popolazione nel campo dell'istruzione,
dell'occupazione, dell'accesso a un alloggio decente e all'assistenza sanitaria.
La loro speranza di vita è inferiore alla media e il loro tasso di mortalità
infantile...
L'Italia presenta la "Strategia nazionale d'inclusione dei rom sinti e
caminanti"
In queste ore il Governo italiano sta presentando a Bruxelles la "Strategia
nazionale d'inclusione dei rom sinti e caminanti", documento redatto con urgenza
negli ultimi due mesi per il disinteresse dimostrato dal precedente Governo dopo
la Comunicazione 173 del 5 aprile 2011...
Roma, appello nazionale: "Il diritto all'alloggio non si sgombera"
"Profonda preoccupazione per le azioni che l'amministrazione comunale sta
attuando negli ultimi due anni allontanando, in più di 400 sgomberi forzati e
con un altissimo costo economico (più di 6 milioni di euro), le comunità rom
dagli insediamenti informali con il fine esclusivo di spostarle da una parte
all'altra della città fino al s...
Luci e ombre per i sinti e i rom in Italia e in Lombardia
Il 30 gennaio scorso è stato presentato a Mantova il IV Rapporto di Articolo 3
Osservatorio sulle discriminazioni. Il Rapporto 2011 è costituito da un libro e
un cd allegato in cui si offre uno spaccato sula situazione mantovana e lombarda
sul tema dell'antidiscriminazione. Alla presentazione hanno...
Rom e Sinti, l'Italia volta pagina con la Strategia Nazionale
E' da poche ore disponibile nella pagina web del Punto di Contatto dell'UNAR
(Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale ed Etnica) il documento
"STRATEGIA NAZIONALE D'INCLUSIONE DEI ROM, DEI SINTI E DEI CAMINANTI ATTUAZIONE
COMUNICAZIONE COMMISSIONE EUROPEA N.173/201", deliberato dal Consiglio dei
Ministri venerdì scorso. Il documento è corredato da 3 allegati...
Open ABC By Guest Blogger
Yvonne Slee MON 27 FEB 2012
PHOTO CREDIT: UNKOWN PHOTOGRAPHER, BRISBANE LIBRARY PHOTO
Mi chiamo Yvonne Slee e faccio parte della comunità romanì di Coffs
Harbour. Sono migrata in Australia nel 2005, arrivando dall'Europa. Impiego il
mio tempo, sin dall'arrivo in Australia, come scrittrice, attivista ed
educatrice.
La foto di una romnì e della sua famiglia è stata scattata nel 1907, poco
dopo il loro arrivo a Brisbane su di un battello salpato dalla Grecia.
Foto esemplare, che si potrebbe adoperare per l'Open Project ABC Now
and Then, volto a mostrare la storia di una comunità australiana.
La storia dei Rom data almeno 1000 anni addietro al tempo del loro esodo
dall'India, dove gli invasori islamici, guidati da Mahmoud of Ghazni,
allontanarono a forza i nostri antenati dalla patria natia. Altre informazioni
potete trovarle sul mio
sito dedicato
alla storia delle comunità rom e sinti.
I Rom hanno trascorso centinaia di anni nell'Europa delle perduranti guerre,
attraverso mancanza di comprensione per la nostra cultura, pregiudizi e
difficoltà. Cercavano un futuro migliore per loro ed i loro figli. I Romnì erano
sulle navi che per prime arrivarono in Australia nel 1788, e da allora sono
stati migranti.
Dopo la II guerra mondiale, molti Romanì guardavano all'Australia come una
nuova patria, arrivandovi con barche da 5 kg., portando seco le loro capacità di
calderai, artigiani del legno, ramai ed addestratori di cavalli.
Negli anni '50, '60 e '70 si sono visti accampati sulla costa orientale
dell'Australia, in posti come Nudgee Beach vicino a Brisbane e sulla costa Nord
Sud ovest da Orange fino a Mildura.
Usavano grosse macchine americane per trainare le loro grandi carovane
argentee, dove vivevano mentre svolgevano lavori stagionali presso fattorie,
orti, stalle o viaggiando con le fiere di divertimento, accampandosi in tendoni.
Quei giorni nomadi sono ormai finiti da tempo. La maggior parte dei Romanì
residente in Australia vive e lavora in città e paesi di tutto questo suo vasto
continente. Non pochi hanno studiato sino all'università, diventando professori
ed insegnanti.
Mio marito e io siamo entrambi Romanì, e viviamo a Coffs Harbour con i nostri
tre figli. Siamo arrivati in Australia nel 2005 dall'Europa. Mi piacciono le
nostre tradizioni, molte delle quali di radice indiana. La mia preferita è la
cucina romanì, che con quella indiana condivide l'uso di svariate spezie.
Mi piacciono anche i balli e le canzoni ed imparare la nostra lingua. La
parola romanì discende dal sanscrito, e così molti vocaboli della nostra lingua.
Abbiamo centinaia di parole hindu usate nel romanés.
Ci sono 12 milioni di romanì che vivono in Europa, 2 milioni nelle Americhe e
circa 25.000 in Australia. Sono orgogliosa di essere una di loro.
Ora sono cittadina australiana e ritengo che l'Australia continuerà a
beneficiare dell'avere una società multiculturale, dove le varie ed interessanti
differenze tra tutte le culture creeranno una maggior tolleranza e comprensione
nel nostro mondo e tra le persone che vi convivono.
Serata organizzata dall'Associazione La Conta, in occasione
della ricorrenza dell'8 MARZO 2012, alle ore 20,45 di
giovedì 8/03/2012, con ingresso libero e gratuito, alla CGIL
Salone di Vittorio in Piazza Segesta 4, con ingresso da Via Albertinelli 14
(discesa passo carraio) a Milano.
In particolare la serata sarà dedicata donne Rom e Sinti attraverso i racconti,
le storie, le testimonianze di Dijana Pavlovich, attrice e mediatrice culturale,
e di altre donne Rom e Sinti. Sarà serata di unità multiculturale ed inclusiva
dei Rom e dei Sinti della nostra città e non solo, per conoscere meglio le loro
passioni, la loro condizione e la loro cultura e per contribuire ad annullare il
pregiudizio e la marginalità. La serata si concluderà con un buffet
offerto a tutti i presenti.
Di Fabrizio (del 04/03/2012 @ 09:21:29, in lavoro, visitato 2716 volte)
Repubblica.it Nuovo regolamento in arrivo: ci saranno esibizioni fino a
mezzanotte e meno burocrazia. Sono previsti anche spazi espressamente riservati
agli spettacoli degli artisti di strada di ILARIA CARRA
Alcuni non pagheranno più nulla per occupare il suolo pubblico, palco temporaneo
delle loro esibizioni: un'esenzione dalla Cosap per favorire la creatività
di mimi, giocolieri e musicisti. Potrebbe essere diverso, invece, il futuro di
ritrattisti e cartomanti: loro forse la tassa dovranno pagarla ma, di sicuro,
sarà inferiore a quella di oggi, che in certi casi arriva anche ai 6mila euro
all'anno. È una delle novità della riforma dell'arte di strada milanese. Non
l'unica. Nelle intenzioni, c'è quella di ravvivare la città e la sua creatività:
così, d'estate, si pensa a esibizioni fino a mezzanotte, un'ora in meno durante
la settimana (oggi le regole sugli orari sono più arbitrarie). E poi di
aumentare gli spazi, con la creazione di zone franche per l'arte di strada.
Il regolamento attuale risale al 2000. Dopo aver abbandonato l'idea di un
registro per la categoria, si è deciso di rivedere l'intero impianto normativo.
Lavoro realizzato da due consiglieri comunali, Luca Gibillini (Sel) e Filippo
Barberis (Pd), con la collaborazione della Fnas (Federazione artisti di strada)
e della Piccola scuola di circo. La bozza è pronta, dalla prossima settimane
inizierà l'iter nelle commissioni comunali (Cultura, prima, e poi Commercio) e,
nelle intenzioni, potrebbe essere licenziata dal Consiglio comunale già per la
metà di aprile.
Nel testo sono specificate le due tipologie coinvolte: le espressioni artistiche
di strada, quelle che non prevedono un corrispettivo per la prestazione, salvo
la libera offerta col cappello a terra, e quindi giocolieri, mimi, musicisti
(anche street band), madonnari, acrobati, danzatori. E i mestieri artistici, dal
ritrattista dei Navigli al cartomante di Brera che, invece, vengono pagati.
Con le nuove regole, e l'aiuto dei consigli di zona, si dividerà la città in
varie sezioni: aree aperte a tutti gli artisti, altre dove non si potrà suonare,
altre ancora riservate più a pittori e ritrattisti che a giocolieri e musicisti.
E poi, zone di espressione estemporanea, dove ci si potrà esibire senza bisogno
di alcun permesso. In più, si eliminano anche alcune stranezze: un artista di
strada potrà esibirsi, per esempio, in coppia o con gruppo, cosa che oggi è
vietata. «Uno dei problemi in assoluto a Milano è il tema degli spazi, sia
chiusi ma anche aperti — rileva Gibillini — : con queste nuove regole vogliamo
dare più aree per la cultura, dare lavoro e rivitalizzare le strade della città
che ultimamente sono più morte».
Nella proposta di riforma, si snellisce anche la procedura burocratica per
ottenere i permessi: oggi, il mimo di turno deve fare richiesta ogni settimana
e, cosa molto singolare, attendere gli esiti di un sorteggio, visti i pochi
spazi disponibili per l'arte di strada. In futuro, l'idea è di attribuire un
permesso che valga tre mesi, trascorsi i quali l'artista deve cambiare zona per
una sana turnazione. La competenza, poi, non sarà più dei vigili urbani: per
sottoscrivere la dichiarazione d'attività, l'artista si recherà a uno sportello
di un servizio civico (si pensa a quello di Informa Giovani). In una seconda
fase, verrà anche attivato un sito per permettere agli artisti di prenotarsi
online e ai milanesi di scoprire, se vogliono, dove possono trovare l'arte di
strada di cui hanno voglia.
(01 marzo 2012)
(immagine da
5dollardinners.com)
Non fatevi prendere in giro dal titolo, non mi sono montato la testa. Anzi, è
probabile che la confusione sia maggiore del solito così, dopo avere passato la
cera nella roulotte vorrei mettere in ordine anche in testa. Chi mi aiuta?
E' dal
rogo di Torino del dicembre scorso, che quella di dare un volto al "razzista
fatto in casa" è diventata una mia personale ossessione, che ha sovente
"ammorbato" la Mahalla.
Ammorbato...?? A dire il vero ho notato, con stupida
soddisfazione, che dopo anni a dibattere dei temi più disparati, se per
caso le stesse cose le scrivo adoperando la parola magica "razzismo",
aumentano visite e commenti; insomma, sembra che quella parola piaccia a molti
lettori.
Purtroppo, mentre la situazione del razzismo in Italia si fa sempre più
preoccupante (soprattutto per chi
la osserva da fuori Italia), la parola in sé è talmente abusata che riesco a
scriverne principalmente attraverso PARADOSSI. Come questi:
In realtà, non mi interessa la disputa accademica, ma individuare un numero
TOT di cause, per trovare le possibili vie d'uscita, senza doversi
nascondere dietro parole nobili come SOLIDARIETA', DIALOGO, COMPRENSIONE, la
stessa DIRITTI, che
col tempo sono diventate altrettanto abusate e quindi innocue. Più o meno questa
la sintesi a cui ero giunto:
Il razzismo rimane vivo, vegeto e pericoloso (vedi Torino e Firenze il
dicembre scorso). Ma come elemento "chimico" allo stato puro è percentualmente
raro, e se devo considerarlo una forma di idiozia, è perché dopo Hitler, la
decolonizzazione, la sconfitta politica del KKK negli anni '60, ha perso il suo
ruolo storico.
Esistono, ed in tempo di crisi si rafforzano, situazioni di crisi non
affrontate dalla mediazione politica classica. Rimescolamento dei confini e dei
mercati, circolazione autonoma od indotta di persone, sono da un lato UNA delle
cause della crisi, dall'altro forniscono una via di sfogo contro chi può essere
aggredito-calunniato-discriminato senza possibilità di difendersi. Quindi un un
razzismo SPURIO e DIFFUSO, contaminato da altre motivazioni, in pratica continua
l'atto (individuale-collettivo) razzista, in assenza di chi si dichiari tale o
riconosca il proprio razzismo.
Ma per essere VIA DI SFOGO, occorre un quotidiano "lavoro ai fianchi" attraverso
giornali, tv, internet, le stesse istituzioni (generalizzando: chi dovrebbe fare
il cane da guardia della crisi), per fornire al cittadino medio questo nemico
interno od esterno che dovrebbe essere la causa del malessere. Chi svolge questo
lavoro "d'informazione-propaganda", è tutt'altro che scemo, viene retribuito per
ciò che fa, è (che Gramsci mi perdoni...) un intellettuale organico ad
una causa, e questa non è tanto il razzismo quanto il superamento "in senso
reazionario" della crisi.
Il razzismo non come FINE, ma come MEZZO. In quanto tale, i suoi confini sono
mobili, come si conviene ad una guerra di posizione. Ma il razzismo come mezzo,
significa che, da Göbbels in avanti, il razzismo "scientifico" è un laboratorio
politico di ciò che prima o poi riguarderà tutti. Da un lato, è quello che
recita con parole semplici la famosa poesia di Niemöller (ricordate? Prima
vennero a prendere gli zingari...), dall'altro me ne resi conto
circa sei anni fa, quando iniziarono ad arrivare notizie inquietanti dalla
Val Susa. Allora facevano clamore le rivolte urbane a Parigi, oggi sta
succedendo ad Atene, l'estate scorsa fu la volta di Londra, in Val di Susa non è
cambiato molto... E poi ripensai anche a
Genova 2001.
Vorrei chiedervi, gentili lettori, che effetto fa sentirsi parte di un
esperimento da laboratorio condotto su Rom e Sinti,
di cui sarete le
prossime cavie? Voi, che magari siete contro la sperimentazione
sugli animali... E così rendersi conto FINALMENTE, che comprendere,
dialogare (e magari solidarizzare) con questa gente non è "buon cuore", ma farsi
prestare una potente SFERA DI CRISTALLO per leggere il vostro futuro (e studiare
il comune passato).
Perché, capitelo se volete salvare la pelle, non
avete la certezza di stare a
destra o sinistra, dovete piuttosto immedesimarvi nei panni di un bersaglio
mobile nella Sarajevo anni '90, preda di cecchini nascosti dalle cento bandiere,
pronti contemporaneamente a sorridervi o spararvi a seconda del momento.
Gli ultimi pensieri vanno alle cronache che arrivano dalla Val di Susa,
immaginandomi come la descriverebbe la stampa "libera" se al posto di Chiomonte
i fatti riguardassero una sperduta località in Venezuela, Russia, Uganda, Corea
del Nord... Così come nel razzismo mediatico esistono il poliziotto buono ed il
poliziotto cattivo, anche riguardo alla TAV ci sono i ragionevoli (Corriere,
Repubblica, Stampa) che se devono dare del cretino ai
rivoltosi lo fanno sottovoce e con educazione, e quelli che ragionevoli non
riescono proprio ad esserlo (tipo Libero o il Giornale).
Così finisce che la ce la prendiamo con gli ultimi, perché sintetizzano
quello che i primi non scrivono. Tutti e due, con un metro differente, non danno
spazio a quello che sarebbe un PRINCIPIO OVVIO, se lo scopo fosse quello
dichiarato, cioè: la fine delle violenze ed il dialogo, nell'interesse generale
della nazione.
Però, quel Cretinetti a tutto tondo, mi riporta ad una similitudine
con "chi non è razzista, ma vuole che lo diventino gli altri". Mi viene
in mente, inizio anni '90 circa, i miei figli erano piccoli, ed alla TV
assistevano impassibili a sbudellamenti vari nei cartoni animati; ma avevano
terrore quando per caso erano ripresi Ferrara o Sgarbi con la bava alla
bocca. Eppure, tralascio ogni considerazione politica-morale, a saperli
prendere sanno essere persone, non dirò squisite ma educate e ragionevoli, a
volte
addirittura di larghe vedute.
Quel Cretinetti, non spiega niente delle ragioni PRO TAV, è il
corrispondente calcistico di un fallo commesso lontano dalla palla e a gioco
fermo. Lo scopo è perpetuare LA CREAZIONE DEL NEMICO, ma attenzione: il
bersaglio è doppio (e mobile, oserei dire CULTURALE). Da una parte, chi vuole essere convinto
che basta essere NO TAV per diventare pericolosi terroristi; dall'altra, chi
condivide le ragioni della protesta tenderà a rinchiudersi in una difesa
AUTISTICA e sempre PIU' A RISCHIO DI DERIVE VIOLENTE: semplificando: un atteggiamento del tutto simile e speculare al razzismo.
E' impedire il dialogo, o quella pallida speranza che ne resta, lo
scopo. Io, nonostante sia convintamente NO TAV, trovo che quel che manca (ora,
sei anni dopo il primo articolo) sono le condizioni per dibattere civilmente (e
confrontandosi su dati e prospettive REALI) tra le due ragioni. Noto una cosa
che mi fa paura quanto il progredire del cantiere o il comportamento della
polizia: l'intolleranza crescente fra due fazioni di cittadini, per altro tra
loro simili.
Cittadini, ripeto, come cavie di un esperimento sociale. Cittadini, e
finalmente chiudo con i ragionamenti, che da Rom e Sinti possono imparare
(eccolo: il confronto necessario) come resistere INTELLETTUALMENTE a
manganellate e giornalisti, senza dover portare odio (ma anche senza considerare stupido l'avversario) perché, ricordatelo,
il domani non è mai sicuro, ma case, carovane e baracche ci saranno ancora,
amministratori, politici e pennivendoli invece passano... PASSANO TUTTI.
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