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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/08/2011 @ 09:45:05, in conflitti, visitato 1913 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Lettera aperta di Paul Polansky in risposta alla dichiarazione dell'ambasciatore Ian Kelly, Missione USA c/o l'OCSE, riguardo al genocidio dei Rom [...] (QUI la dichiarazione in inglese dell'ambasciatore, ndr)

31 luglio 2011, Spettabile Ambasciatore Kelly,

Mi congratulo per i suoi sforzi di portare l'attenzione sulla difficile situazione degli zingari europei (Rom, Sinti, Kalè, Sinkali, Askali ed Egizi) nel suo discorso commemorativo al Consiglio OCSE di Vienna lo scorso 28 luglio. Non dovrà mai essere dimenticato cosa accadde ai 2.897 Rom e Sinti quella notte tra il 2 e il 3 agosto ad Auschwitz, e sempre dovrà essere commemorato.

Tuttavia, enfatizzare cosa accadde agli zingari europei durante la II guerra mondiale, come lei ha fatto durante il suo discorso, distrae dall'attuale situazione. Nella maggior parte dell'Europa durante la II guerra mondiale gli zingari non vennero sistematicamente messi all'indice come gli Ebrei (almeno, non sul campo), per quanto non ci siano dubbi che la maggior parte degli zingari soffrì aspre persecuzioni.

Così ho raccolto, filmato e pubblicato molte storie orali dai sopravvissuti zingari della II guerra mondiale, che altri studiosi hanno messo insieme. Dalle registrazioni dei censimenti prima e dopo della guerra, e soprattutto dalle testimonianze dei sopravvissuti, risulta che il 90% degli zingari europei scampò alla II guerra mondiale.

Ovviamente, lei non è il solo a dichiarare che centinaia di migliaia di zingari furono liquidati durante la II guerra mondiale. Uno studioso romanì ha addirittura pubblicato che oltre 3.000.000 di Rom (sic) furono uccisi tra il 1939 e il 1945. Censimenti, registrazioni locali e della polizia dimostrano che non c'erano così tanti zingari in Europa prima della guerra. E la demografia dimostra che non potrebbero esserci oggi in Europa tra i 10 e i 12 milioni di zingari, se centinaia di migliaia fossero stati liquidati come lei ed altre persone uniformate (ma in buona fede) suggerite.

Ho intervistati sopravvissuti zingari alla II guerra mondiale in 17 paesi, inclusi sopravvissuti ad Auschwitz, Jasenovac, Lety, e tutti i campi di concentramento nei Balcani. Non ci sono dubbi che alcune comunità zingare, specialmente nell'Europa orientale, furono completamente sterminate (soprattutto dai fascisti locali le cui comunità continuano oggi ad impegnarsi in attacchi razzisti). Ma la maggior parte degli zingari sopravvisse alla II guerra mondiale, mentre nessuno dei loro vicini ebrei ritornò.

Per esempio, prima della II guerra mondiale la città di Bitola aveva le più grandi comunità ebree e zingare della Macedonia. Durante la guerra tutti gli ebrei vennero uccisi, mentre nessuno zingaro perse la sua vita per mano degli occupanti.

A Nish, Serbia, dove i tedeschi costruirono il loro primo campo di concentramento nei Balcani, tutti gli ebrei eccetto uno vennero ammazzati durante la guerra. Dopo la guerra, c'erano ancora circa 4.500 zingari su di una popolazione pre-bellica di circa 5.000.

Ciò che successe a Nish è tipico di cosa accadde in tutta l'Europa orientale (eccetto alcune tragiche eccezioni). Ai giovani idonei al lavoro venne chiesto di lavorare volontariamente nelle fabbriche in Germania, quanti rifiutarono vennero in seguito trasportati nei campi di lavoro forzato, dove molti sopravvissero alla guerra. I più anziani, considerati non abili al lavoro, vennero trattenuti come ostaggi (assieme ai locali serbi), e fucilati 100 alla volta quando un soldato tedesco veniva ucciso dalla resistenza del posto. Dato che nei quartieri zingari erano rimasti pochi uomini adulti, i soldati tedeschi ubriachi spesso vi si avventuravano di notte in cerca di donne da violentare. Le storie su come le donne zingare salvarono se stesse e protessero le loro figlie, rivelano come le comunità zingare sopravvissero contro ogni previsione.

Prima della guerra, specialmente nei Balcani, molte case di ebrei avevano almeno una donna zingara che vi lavorava come domestica a tempo pieno. Molte donne zingare si trovavano in case ebree quando i tedeschi vennero a rastrellarli. Devo ancora sentire da qualche sopravvissuto che una donne delle pulizie, una cuoca o una lavandaia zingare fossero state portate via assieme alle loro famiglie ebree.

Gli studiosi che hanno seriamente indagato sull'"Olocausto zingaro" della II guerra mondiale non riescono a provare oltre 125.000 morti. Naturalmente, le cifre non significano niente di fronte alle tragedie e persecuzioni patite dagli zingari.

Nelle mie interviste sulla storia orale, ho sempre chiesto ai sopravvissuti quando avessero sofferto di più durante la loro vita: prima o dopo la guerra, o sotto il comunismo? Quasi senza eccezione i sopravvissuti alla II guerra mondiale hanno dichiarato che il peggior periodo della loro vita è adesso. E che con ciò non intendono solo per loro, ma anche per figli e nipoti.

Questa è la vera tragedia. Dopo 66 anni la più grande minoranza europea si sente ancora perseguitata con poche speranze di un futuro migliore.

Ambasciatore Kelly, è molto ironico (almeno per me) che lei abbia dato il suo discorso commemorativo davanti all'OCSE, che così spesso ha chiuso gli occhi sulle sofferenze degli zingari nell'Europa dell'est. All'OCSE piace far rimbombare dai tamburi della propaganda, che loro stanno insegnando tolleranza e cittadinanza agli zingari (si suppone per salvarli dalla loro situazione) e stanno tenendo conferenze su di loro. Ma in verità, spesso l'OCSE demonizza gli zingari (almeno in Kosovo).

Non è un caso che il nuovo segretario generale dell'OCSE, Lamberto Zannier, ex governatore ONU del Kosovo (vedi QUI, ndr) rifiutò di ascoltare gli appelli dall'OMS, Human Rights Watch ed innumerevoli altre organizzazioni internazionali di evacuare e curare immediatamente centinaia di Rom e Askali nei campi rom costruiti su terreni contaminati, dove ogni bimbo nasceva con danni irreversibili al cervello? Anche se la stampa (BBC compresa) riportava che questi bambini Rom/Askali avevano i più alti livelli di piombo nella storia della letteratura medica, Zannier ancora rifiutò di evacuare, per quanto ci fossero precedenti in Kosovo quando l'ONU rimosse forzatamente Albanesi e Serbi dalle loro case, visto che si supponeva che le loro vite fossero a rischio a causa di circostanze pericolose.

Dal 1999 sino ad oggi, l'OCSE in Kosovo ha rimproverato agli zingari di essere colpevoli per la loro situazione, nonostante l'evidenza del contrario. Thomas Hammarberg, commissario del consiglio d'Europa per i Diritti Umani, ha pubblicamente dichiarato che quella dei Rom e gli Askali del Kosovo nei campi a Mitrovica nord, è stata la peggior tragedia dei diritti umani in Europa dell'ultimo decennio. L'OCSE pubblicamente è rimasta in silenzio su questa tragedia. In privato, continuano a rimproverare i Rom della loro tragedia.

Come ambasciatore americano presso l'OCSE, spero che sarà parte della sua missione instillare in quell'organizzazione il rispetto per i diritti umani, che tutti gli americano hanno tanto caro. E che lei farà in modo che l'OCSE ed il mondo sappiano cosa sta succedendo alla più grande minoranza d'Europa, invece di nascondere le loro sofferenze e persecuzioni con la nebbia della II guerra mondiale.

In fede,

Paul Polansky

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Di Fabrizio (del 09/08/2011 @ 09:52:49, in media, visitato 1326 volte)

Rainews - Boicottaggio sul web [...]

Diego Abatantuono in "Cose dell'altro mondo"

Roma, 04-08-2011 "Conviviamo con i fondamentalisti islamici, gli zingari, i fancazzisti albanesi: prendete il cammello e andate a casa" urla Diego Abatantuono dallo studio della sua tv locale di un paese del Nord Est, da dove predica un mondo senza extracomunitari.

E quando quel giorno paradossalmente arriva, chiudono i bar, le aziende non vanno avanti, le case sono sporche e sembra ci sia una guerra in corso. La situazione si fa cosi' pesante che Abatantuono non puo' che pregare: "falli tornare indietro tutti". E' il trailer di Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno, atteso a Controcampo italiano alla Mostra del cinema di Venezia (31 agosto - 10 settembre), in sala da Medusa il 3 settembre.

Ma i veneti, alcuni di loro s'intende, si scatenano sul web. "Boicottate questo film diffamatorio e razzista" scrive un utente. Frasi come "Voi italiani non siete stato in grado di integrarvi con i Veneti perche' non riuscite a comprenderli, perche' troppo diversi culturalmente da voi" oppure "Abatantuono attore da quattro soldi" o "film finanziato con 1,3 milioni di euro dallo Stato e hanno anche il coraggio di deridere i Veneti che li finanziano (involontariamente)" si leggono nei post su YouTube dove lo stesso trailer di Cose dell'altro mondo raccoglie piu' 'non mi piace' di 'mi piace'. E anche sulla stampa locale, da giorni, c'e' "attenzione" sul film.

Prima delle riprese, per il film che vede protagonista l'inedita coppia Abatantuono-Valerio Mastandrea, con Valentina Lodovini, c'erano stati problemi. "All'ultimo momento il sindaco di Treviso Gian Paolo Gobbo della Lega Nord aveva negato i permessi per girare li', fortunatamente concessi dal sindaco di Bassano del Grappa Stefano Cimatti", ricorda all'ANSA il regista Patierno che aggiunge: "non vedo l'ora che il film venga visto".

"Ironia e cinismo sono le caratteristiche di questa commedia 'cattiva' - aggiunge Patierno - ma se prima ancora di vedere il film c'e' tutto questo rumore, evidentemente ci sono dei nervi scoperti e non e' certo colpa mia". Al centro della storia, sceneggiata dallo stesso Patierno con Diego De Silva e Giovanna Koch, liberamente ispirata al film A day without a mexican di Sergio Arau e Yareli Arizmendi, "c'e' una riflessione, a volte piu' che ironica, sul concetto di integrazione. Che io l'abbia ambientata in Veneto si spiega: e' la regione con piu' alta percentuale di immigrati con permesso di soggiorno".

Per Patierno, che rivendica di essere per meta' veneto, "queste polemiche preventive sono strumentali. A monte c'e' che in questo paese c'e' sempre troppa ideologia e vorrei che una volta visto il film si potesse cambiare idea. Cose dell'altro mondo e' molto trasversale e non e' classificabile politicamente, parla di una storia di fantasia, ma che non guarda in faccia a nessuno su un argomento serio, come l'integrazione, raccontato in modo non serioso. Non a caso - conclude Patierno - la coppia protagonista, Abatantuono e Mastandrea, e' di quelle che fanno ridere ma capaci anche di passare un secondo dopo dalla commedia al dramma". Prodotto da Marco Poccioni e Marco Valsania per Rodeo Drive (in collaborazione con Medusa e Sky Cinema), ha avuto anche il riconoscimento di film di interesse culturale nazionale dal ministero per i Beni culturali.

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Di Fabrizio (del 10/08/2011 @ 09:50:04, in media, visitato 1286 volte)

Vol spécial: un documentario contro le politiche di Blocher

Segnalazione di Silvana Calvo

Ticino Libero
Una triste realtà che suscita seri dubbi sulla purezza svizzera in materia di diritti umani, un documentario che denuncia le politiche gli effetti delle politiche restrittive in materia di rifugiati

Vol spécial è un documentario di denuncia girato in Svizzera da Fernand Melgar, regista approdato al festival già diversi anni fa con La vallée de la jeunesse (2005), dimostratosi anche in passato attento alle problematiche concernenti gli individui extracomunitari: alle tematiche di quest'opera possiamo accostare Classe d'Acqueil (1998), Remue-ménage (2002) e Exit,le droit de morir (2005), anch'essi documentari a sfondo sociale.

Il connubio con la Climage, associazione a favore di un cinema impegnato di cui lo stesso regista è membro, si dimostrò vincente proprio a Locarno con La fortesse (2008), indagine sulle difficoltà dei profughi in Svizzera, che vinse il Pardo d'oro Cineasti e rappresentò per il regista l'incipit di una riflessione sociale che continua in Vol spécial.

La produzione ha proposto la proiezione come anteprima mondiale a Locarno, associandosi alla speranza del regista di toccare con maggior forza il pubblico: Fernand Melgar in un'intervista afferma infatti che la presenza al festival di Locarno rappresenta un opportunità per comprendere il grido d'aiuto dei 150 mila richiedenti d'asilo presenti in Svizzera.

Melgar nella conferenza stampa tenutasi dopo la proiezione ha aspramente criticato la "politica xenofoba" dell'UDC e la propoganda di forte impatto visivo: ne sono un palese esempio i recenti cartelloni anti-immigrazione, citati dallo stesso regista.

Le riprese di Vol spécial, concentrate sulla dimensione intima dei personaggi, si prefiggono lo scopo di denunciare il trattamento disumano al quale vengono sottoposti gli stranieri scoperti senza permesso di soggiorno, e si svolgono quasi interamente all'interno della prigione di Frambois, edificio situato a Ginevra e adibito alla reclusione di coloro che risiedono illegalmente sul suolo elvetico.

All'interno di questo carcere non vivono criminali, ma perlopiù uomini legalmente immacolati che non hanno più il diritto di risiedere dentro i confini del territorio elvetico: Frambois è solo la tappa di un percorso che, per la maggior parte dei detenuti, si concluderà con un rimpatrio forzato.

Il documentario racconta le storie e la quotidianità di queste persone senza risparmiare niente: paure ed angoscie vengono mostrate in tutta la loro crudezza, offrendoci una visione coerente della realtà.

La reclusione dei prigionieri viene in parte alleviata dalla solidarietà reciproca e dal sostegno morale di coloro che dirigono e gestiscono il carcere, ma questi nulla possono contro l'imperante burocrazia e di conseguenza la loro sincera umanità non è sufficiente: per la legge sono prigionieri alla stregua di veri e propri criminali.

La prospettiva di poter venire cacciati dalla Svizzera in qualsiasi momento getta questi uomini in una frustazione continua: costretti ad abbandonare lavoro e famiglia per ripartire da zero in paesi dove la possibilità di costruirsi un futuro è scarsa, senza contare che potrebbero non essere ben accetti di rientro nel loro paese natio.

Solo la morte di un detenuto, deceduto a causa del brutale trattamento operato dalla polizia durante il trasporto per il rimpatrio, riesce a scuotere la situazione: vengono promessi cambiamenti, ma ormai non ci crede più nessuno.

Senza dubbio angosciante, Vol spécial fa leva sulla sofferenza emotiva per divulgare una realtà sconosciuta a molti. Documentario crudo e senza fronzoli, riesce a coinvolgere emotivamente il pubblico grazie all'approccio adottato dal regista: la naturalezza dei detenuti è stata ottenuta grazie al legame intimo ch'egli ha voluto instaurare con loro già mesi prima dell'inizio delle riprese.

Melgar è convinto e convince, ma sopratutto emoziona: le persone presenti nel documentario vengono presentate per quello che sono, e di conseguenza i loro sentimenti sono di una concretezza disarmante, che permette di staccarsi dall'ottica puramente cinematografica a fronte di una riflessione intima.

Importante anche il ruolo dei secondini, la cui rassegnazione alla legge voluta proprio dal loro popolo si contrappone in modo molto forte con l'umanità che essi trasmettono, che, come afferma il regista, rende Frambois un posto in completa antitesi con il carcere di Zurigo.

Il messaggio di burocrazia fredda e stupida viene trasmesso in modo drammatico: i secondini sono consapevoli dei risvolti decisamente negativi del rimpatrio forzato, ma sono costretti ad essere falsamente ottimisti, vergognandosi e deludendo i detenuti.

Seppur intensi, i dialoghi non sono numerosi, ma vengono ampiamente compensati dall' importanza che il documentarista ha voluto imprimere alle scene ed alle espressioni di muta sofferenza dei carcerati.
Un'ampio spazio viene inoltre dato alla vita quotidiana della prigione: solidarietà e speranza emergono nel corso di tutto il documentario ma si alternano con una rabbia nei confronti di un paese che, come afferma tristemente ironico uno dei reclusi, tutela meglio un cane rispetto ad uno straniero.

Questo documentario non va capito, va semplicemente visto: il messaggio traspare in ogni scena ed esplode nella canzone di uno dei detenuti, che incita con la musica raggae a riporre fiducia in ogni uomo ed a restare uniti per resistere ad una burocrazia sempre più impersonale.

Secondo molti addetti ai lavori questo film merita, se non di vincere, almeno di essere visto. Anche Giancarlo Zappoli, durante la conferenza stampa di Castellinaria di stamane, l'ha citato elogiandolo. Sicuramente è un documentario con una visione intimistica, che punta sulle emozioni, ma fortemente politico. Nel momento in cui a Locarno, così come nel resto del Ticino e della Svizzera, stanno apparendo i cartelloni pubblicitari dell'UDC, che incitano a fermare l'immigrazione di massa, al concorso internazionale è presente questo documentario che vuole denunciare gli effetti disumani delle politiche "anti-rifugiati" del partito di Blocher. Siamo più o meno certi che il tribuno di Zurigo non apprezzerà questo documentario, e non è escluso che i democentristi polemizzino contro "Vol spécial", che di fatto è una delle opere cinematografiche che più di altri ha saputo denunciare la regressione della politica d'asilo svizzera.

alce

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Di Fabrizio (del 10/08/2011 @ 09:54:10, in blog, visitato 1837 volte)

"Siamo sicuri della notizia? Lo dico perché ho verificato più volte che dietro queste notizie ci sono bufale grandiose. Fabrizio, riesci a fare su questa notizia una ricerca come quella che hai appena fatto." Questo mi scriveva settimana scorsa un'amica e io ci ho provato. Siate clementi nel giudicare il risultato: non sono uno specialista...

Cani non sterilizzati che partoriscono e che non lasciano sterilizzare, cuccioli PORTATI VIA IN ROMANIA (nascosti in borsoni)....CANI USATI PER L'ACCATTONAGGIO, mamme e cuccioli portati per le strade per impietosire!!! CHIEDIAMO AIUTO A VOI.

Carissimi tutti, siamo un'Associazione di Bari "Legalo al Cuore Onlus", abbiamo deciso di creare questo album con 2 FOTO SIMBOLICHE per lanciare UN APPELLO AD ASSOCIAZIONI del nord Italia e privati (previo controllo) per CHIEDERE AIUTO!!!!! Ci occupiamo da anni di randagismo e come tristemente saprete QUI AL SUD SALVARE I TANTI ANIMALI maltrattati, randagi ed abbandonati è DAVVERO DIFFICILE pur mettendoci anima e cuore. Non abbiamo un rifugio ma se fate un giro sulla nostra bacheca potrete vedere quanti Amici pelosi accudiamo quotidianamente e salviamo.
A BARI SI STA DIFFONDENDO A MACCHIA D'OLIO UN FENOMENO CHE HA COME SCENARI CAMPI ROM. Se avremo persone e/o rifugi disponibili A STALLI FINO ALL'ADOZIONE, NOI CI IMPEGNEREMO A PORTARLI VIA DI VOLTA IN VOLTA. I cuccioli li faremo partire NOI A NOSTRE SPESE preferibilmente verso il nord, SVERMINATI, VACCINATI, TRATTATI CON ANTI PARASSITARIO E CHIPPATI A NOME NOSTRO. Siamo disponibili a test leishmania e filaria e qualsiasi cosa verrà richiesta, purchè CI AIUTATE A SALVARE QUESTE POVERE VITE!! Le foto sono state scattate DI NASCOSTO nell'ultimo campo rom segnalato...perchè minacciati dai rom. Le istituzioni NON AIUTANO....Noi chiediamo aiuto... I NOSTRI RECAPITI SONO 338.2470747 O info@legaloalcuore.it o palmalisa@legaloalcuore.it. Al momento preme salvare 4 CUCCIOLI MAMMA SIMIL COCKER NELLA FOTO, 3 FEMMINE E 1 MASCHIETTO. A settembre vogliono portarli IN ROMANIA. VI PREGO AIUTATECI.
P.S.
Abbiamo già fatto sequestrare e abbiamo sotto nostra tutele 2 canette dei rom con rispettivamente 6 e 5 cuccioli.....Le foto sono negli album.
GRAZIE A CHI CI AIUTERA' ANCHE SOLO DIFFONDENDO E TAGGANDO CHIUNQUE!!!

Da quel che ho trovato, non si tratta di bufala. A parte l'abbondanza di MAIUSCOLE e punti esclamativi, l'associazione esiste, è attiva, i numeri telefonici corrispondono.

Ma forse, tu volevi chiedermi un parere in merito all'appello. Riguardo al loro rapporto "conflittuale" con i Rom di Bari, ci sta tutto. Quello che non posso sapere è di chi sia la responsabilità.
D'abitudine i Rom quando non ti conoscono, non sono dei mostri di simpatia. Di solito la loro antipatia aumenta (ad esempio) se i leghisti di turno vogliono manifestare dentro il loro campo, volendo verificare di chi siano macchine, roulotte, documenti personali ecc. (senza nessun mandato, ovviamente... che già ti girano quando sono i poliziotti a comportarsi così). Oppure se uno sconosciuto si presentasse (QUANDO si presenta, ma di solito lo fa nascondendosi) dicendo di fatto che i Rom sono sub-umani e lui si arroga il diritto di fregarti il cane. Succedesse a me, potrei diventare violento, ma questo ignoratelo, per favore.

Purtroppo spesso gli animalisti in casi simili si trasformano in fondamentalisti.
E ragionare con loro non è facile (altro che Rom!)
Circa due settimane fa aggiunsi un commento (breve ed educato) in un loro sito, ad un articolo che raccontava l'odissea dei cani abbandonati dopo gli sgomberi a Roma; ricordando che oltre agli animali ci sono anche persone che rimangono abbandonate a se stesse (vedi QUI). Il mio commento è ancora in "attesa di moderazione", superato nel frattempo da tanti altri commenti più recenti : - (

L'unica maniera che mi rimane per rispondere è raccontare alcune brevi storie sul rapporto tra Rom ed animali:

  1. Gira una leggenda sul periodo della II guerra mondiale. Un Rom era evaso (forse da un campo di concentramento). I nazisti gli avevano sguinzagliato dietro i cani. Non seppero più niente di cani ed evaso, quei nazisti ignoravano che quel Rom in precedenza era stato un abile addestratore di cani.
  2. Ho conosciuto anche Rom che trattavano male i loro animali. Però m'è rimasta in mente una famiglia conosciuta molti anni fa. Erano talmente malmessi, che dormivano tutti in una macchina scassatissima. Una gatta scelse quella macchina per partorire i suoi cuccioli. Per non disturbare mamma e gattini, la famiglia di Rom dormì diverso tempo per terra, prima di riuscire a procurarsi una roulotte di quinta mano.
  3. E per terminare, scombiniamo un po' le carte: con alcuni rom stavamo facendo un trasloco (regolare! cosa avete capito??). Nella squadra c'era anche un ragazzo, buono come il pane, ma che solo 3 anni prima aveva steso a cazzotti due poliziotti. Mentre lavoravamo sudando come porci, questo "superman de noartri" stette chiuso nell'abitacolo del camion tutto il tempo, terrorizzato (così disse) dall'alano che girava libero nel cantiere, grosso e pacifico come una mucca al pascolo. Non ci credette nessuno e ci trattenemmo la sua parte di paga.

Insomma, bufala o meno, alla fine ho fatto ancora quello che mi riesce meglio: raccontare qualcosa da parte di chi in questi casi non viene mai consultato, condannato ad essere colpevole a prescindere.

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Di Fabrizio (del 11/08/2011 @ 09:32:17, in casa, visitato 1883 volte)

Morale da Libero: (se non ho capito male) le famiglie rom non hanno difficoltà.

Cito sempre dall'articolo:

Secondo Boni, "le stesse cascine, che sono patrimonio della nostra cultura e della nostra identita', non possono diventare il rifugio di disperati, ma vanno recuperate e fatte rivivere in maniera dignitosa. L'unica soluzione ragionevole e' quella che vede i nomadi compiere un percorso di integrazione serio, senza godere di corsie preferenziali. Chi vuole restare sul nostro territorio deve trovare un lavoro e una casa, compiendo gli stessi sacrifici che in tutti questi anni hanno accomunato migliaia di famiglie milanesi e lombarde''.

Quindi, sempre se non ho capito male, per integrarsi devono fare un percorso di integrazione, trovarsi un lavoro e una casa, che tanto NOI gli risponderemo picche.

Mi è venuto in mente un pezzo apparso su Metropoli per principianti. L'autore a pag. 187 intervista Franca:

"[...] Sono così maledettamente fuori luogo, in questo mondo. Scandalosi. "Sai cosa vorrei io come casa?" mi chiede, all'improvviso. "Sai queste cascine abbandonate che mettono all'asta? Va bene i campi rom, va bene i villaggi, ma questa non è vita. I nostri bambini sono abituati a stare all'aria aperta, una bella cascina, con gli animali... i bambini italiani nelle case sono carcerati, io li vedo quando vado a scuola, mi fanno pena." Mi indica Laura: "Se la lasci qui vedi come cambia, prende colore... è come avere una villa, ma non per essere ricchi, ma per stare fuori, all'aria".

Questo è quello che vuole Franca. Il suo sogno irrealizzabile. Un sogno così passatista, così fuori tempo massimo. Cambia all'improvviso argomento: "I miei sono di Foggia" mi dice. "I meridionali sono come gli zingari. Ce lo siamo dimenticati ma quando sono venuti i qui venivano trattati come gli zingari." Lei non dimentica. Io neppure.

Forse neanche Biondillo sa com'è continuata la storia: Franca lavora, suo marito pure, e così anche altri parenti. Allora due anni fa aprirono un mutuo per acquistare una cascina nel pavese. Si cominciava a parlare del "Piano Maroni", che stanziava allora circa 13 milioni di euro per le "soluzioni di uscita dai campi". Franca ed i suoi chiesero una parte di quei soldi perché, prima di andare ad abitarci, dovevano ristrutturare la cascina (precisazione: i contributi non erano a fondo perso, andavano restituiti col tempo). I soldi vennero concessi, ma ancora nessuno li ha visti. Franca abita ancora al campo, ora c'è anche il mutuo da rimborsare.

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Di Fabrizio (del 11/08/2011 @ 09:57:51, in Kumpanija, visitato 4767 volte)

Segnalazione di Esméralda Romanez

Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:

- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?

- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.

- I tre setacci?

- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?

- No... ne ho solo sentito parlare...

- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?

- Ah no! Al contrario

- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?

- No, davvero.

- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

Se ciascuno di noi potesse meditare e metter in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.

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Di Fabrizio (del 12/08/2011 @ 09:03:20, in musica e parole, visitato 1505 volte)

dal 26 agosto al 28 agosto

L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUSICALE in PESCARA "MUSICISTI DI MUSICA ROM" ORGANIZZA UN SEMINARIO INDIRIZZATO A TUTTI COLORO CHE VOLESSERO APPRENDERE TECNICHE, STORIA METODI E MOLTO ALTRO SULLA CULTURA ROMANì.

I CORSI SARANNO :

- CHITARRA
- FISARMONICA
- BASSO e CONTRABBASSO
- PERCUSSIONI
- CANTO
- DANZA
- LINGUA e LETTERATURA ROMANì
- STORIA DELLA MUSICA, MUSICISTI e CULTURA ROMANì

IL COSTO DEL SEMINARIO è DI EURO 100 a persona.
I CORSI SARANNO ATTIVI NEI GIORNI 26, 27 e 28 AGOSTO IN MODALITà FULL-IMMERSION.

RILASCIO DI DIPLOMA DALL'ACCADEMIA d'ARTE ROMANì del PROF. SANTINO SPINELLI.

A FINE CORSO DELLA DURATA DEI TRE GIORNI CI SARà IL CONCERTO DEI DOCENTI CON LA STRAORDINARIA PARTECIPAZIONE DEL PROF. SANTINO SPINELLI.
(http://www.alexian.it/intro_italiano.htm) .

PER ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTATEMI :
MANUEL VIRTù 329\7326532 - Manuelvirtu@libero.it

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Di Fabrizio (del 12/08/2011 @ 09:17:17, in Regole, visitato 1703 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

RomaBuzzMonitor

COMUNICATO STAMPA 1 agosto 2011

Le Nazioni Unite, tramite Patricia O’Brien, sottosegretaria agli affari legali,  hanno respinto un reclamo di 155 Rom IDP (Persone Internamente Disperse, ndr) in Kosovo, dove furono rilocate su un terreno contaminato dal piombo, dalle agenzie ONU, UNMIK compresa, in base all'errato ragionamento che il reclamo è piuttosto un attacco all'amministrazione UNMIK del Kosovo, e non una pretesa di diritto privato. Per cinque anni e cinque mesi sino al 25 luglio2011, l'ufficio affari legali dell'ONU non ha intrapreso nessuna azione.

La comunità Rom compilò il reclamo il 6 febbraio 2006, in base alla risoluzione dell'assemblea 52-247, che diceva chiaramente:

9. Decide anche, nel rispetto dei reclami di terze parti contro l'Organizzazione per lesioni personali, malattia o morte da operazioni di peacekeeping, che:

(a) Tipologie risarcibili di danni o perdite saranno limitate alla perdita economica, come spese mediche o riabilitative, mancati guadagni, perdita di sostegno finanziario, spese di trasporto associate al danno, malattia o assistenza medica, spese legali o di sepoltura...

Il reclamo presentato dai Rom riguardava chiaramente lesioni personali, malattia e morte, causate dall'avvelenamento da piombo a cui i bambini e le famiglie furono soggetti causa la sistemazione su terreno contaminato. La richiesta era di affermare le responsabilità UNMIK in quanto in quel periodo era gestore dell'amministrazione ad interim del Kosovo. Mentre l'UNMIK ha fatto, a detta di diverse agenzie ed autori, sicuramente agito male come amministrazione ad interim, la risposta richiesta in base alla risoluzione 52-247 era chiaramente riferita ai danni e perdite subite dai Rom, quindi una pretesa di diritto privato come previsto dalla risoluzione stessa.

L'ONU ha giustificato il proprio comportamento affermando che l'intera area di Mitrovica è contaminata dal piombo, e difatti è così. Tuttavia, i Rom hanno dimostrato come fossero stati costretti ad abbandonare un sito a bassa contaminazione, per essere rilocati in un altro ad alta contaminazione, dopodiché i livelli di piombo nel loro sangue erano diventati molto più alti di quelli della popolazione circostante, inoltre l'OMS aveva richiesto ripetutamente l'immediata evacuazione a causa dei gravi rischi per la salute. L'UNMIK non ha mai intrapreso nessuna azione. Ora, in base a false argomentazioni, declinano ogni responsabilità.

E' un giorno vergognoso quando la principale organizzazione dei diritti umani nega persino l'apparenza della giustizia ad una delle minoranze più abusate del mondo.

Per ulteriori informazioni, contattare:
Dianne Post, Attorney - postdlpost@aol.com
602-271-9019 (USA)


Per scaricare la risposta ONU (testo in inglese e formato .pdf) QUI

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Di Sucar Drom (del 13/08/2011 @ 09:12:59, in musica e parole, visitato 1486 volte)

FESTIVAL ITALIANO di DANZE e CULTURE NOMADI
Milano 29/30 Ottobre 2011
presso SUPERSTUDIO PIU' Via Tortona


Nomad Dance Fest ® è il primo Festival Italiano di Danze e Culture Nomadi della “GIPSY ROUTE”La via dei gitani che è stata percorsa dai nomadi più di 600 anni fa partendo dall'India e attraversando la Persia, la Turchia, l'Egitto, il Marocco fino ai Balcani ed il Mediterraneo e giungendo in Andalusia intorno al 1400.

L'intento del FESTIVAL è quello di riscoprire tradizioni e culture dei popoli nomadi dove affondano le radici di tutte le danze folk che sono arrivate fino a noi.
Un festival che avrà un appuntamento fisso a Milano ogni anno e che potrà essere itinerante in tutta Italia o varcare il confine dell'Europa e toccando tutte le nazioni incluse nella via dei gitani.
Crediamo che questo sia il tempo di recuperare tradizioni antiche che ci fanno ritornare alle nostre origini, alle nostre radici, solo così potremmo ritornare ad amare la Madre Terra. E' il tempo di UNIRE e tornare alla terra.
Il festival infatti sarà attento ad essere eco sostenibile e proporre eventi ed aziende che rispettino il nostro pianeta.
Il festival si strutturerà in un weekend ricco di Danze, workshops,spettacoli, eventi, talent show, conferenze a tema, mostre d'Arte e pittura, artigianato, Nomad bazaar con la partecipazione di artisti italiani e internazionali che promuoveranno le danze della Gipsy route.
Inoltre sarà data la possibilità a scuole di danza di promuovere le proprie attività affittando uno stand o postazione e alle attività commerciali legate al mondo etnico di pubblicizzare i loro prodotti.
Il progetto Nomad Dance Fest ® è ideato e curato da Maya Devi: Direttrice Artistica, Danzatrice e insegnante di Danze Nomadi e Indiane, Maestra di Yoga e Tantrismo, ricercatrice spirituale e fondatrice della scuola di danza e yoga MUDRARTE di Milano.Maya è membro dell'International Dance Council CID UNESCO, organizzazione mondiale della danza.Il progetto sarà sviluppato in collaborazione con scuole italiane ed internazionali di danze e culture nomadi.

Superstudio più - via Tortona 27, 20135 Milan, Italy
Telefono: 3454512459
http://www.nomadancefest.com

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Di Fabrizio (del 14/08/2011 @ 09:46:05, in media, visitato 2031 volte)

Si ritorna su un argomento sollevato qualche mese fa. Se permettete alla fine voglio fare un'aggiunta.

Da Mundo_Gitano

Cari amici,

L'anno scorso l'emissione da parte di Chanel 4 della serie "Il mio grosso grasso matrimonio zingaro", causò un vivace dibattito tra gli attivisti rom ed i membri delle comunità rom e viaggiante, tanto in Gran Bretagna che in Europa. La serie, che segue la preparazione di differenti famiglie di Traveller irlandesi nei loro preparativi per la cerimonia di matrimonio, ha sollevato grandi controversie ed è stata accusata di rafforzare gli stereotipi e confondere la comunità rom con quella dei Traveller irlandesi. Tuttavia, la serie ha ottenuto un grande successo mediatico, raggiungendo oltre 8 milioni di spettatori, e nel 2011 è iniziata la seconda stagione dello spettacolo. Sulla base delle informazioni ricevute dai nostri amici delle organizzazioni rom britanniche, sono già iniziate le riprese della terza stagione, ed i produttori non hanno alcuna intenzione di cambiare titolo o contenuto dello spettacolo.

Martedì 2 agosto 2011, il canale televisivo spagnolo Antena 3 ha iniziato a trasmetterlo in versione spagnola, col titolo "Mi gran boda gitana". Il primo episodio ha causato grande indignazione tra i membri della comunità spagnola, che si è impegnata in numerose attività di protesta. La mobilitazione dei Rom spagnoli contro la programmazione è stata impressionante in tutto il paese. E' significativo, ad esempio, che il gruppo Facebook creato come protesta contro lo show abbia raccolto oltre 800 iscritti in soli due giorni.

La Federazione delle Associazioni Rom di Catalogna (FAGIC) ha iniziato a denunciare lo spettacolo davanti agli enti pubblici (come la Commissione Audiovisivi e l'ufficio del Difensore Civico), considerandolo dannoso all'immagine della comunità rom, tanto in Europa che in Spagna. Abbiamo anche emesso una lettera di protesta ad Antena 3, perché rinunci all'emissione dello spettacolo.

Stiamo pertanto lanciando un appello a tutte le organizzazioni rom, sinte e viaggianti, perché si uniscano nella lotta contro la stereotipizzazione e la stigmatizzazione delle nostre comunità. Stiamo incoraggiando le organizzazioni ad unirsi alla nostra protesta ed ispirare un'azione pan-europea contro la serie. Scriveteci, per domande, commenti o per ricevere copia della lettera inviata all'ufficio del Difensore Civico spagnolo, e per unirvi alla nostra protesta. Vorremmo sapere quali organizzazioni sono interessate ad unirsi a noi nel scrivere una lettera congiunta di protesta ai produttori dello spettacolo (Firecracker Films).

Opre Roma!

Cristóbal Laso
Vice president FAGIC

Annabel Carballo
Coordinadora Tècnica de Projectes

Federació d'Associacions Gitanes de Catalunya
C/Concilio de Trento, 313 9.9
08020 Barcelona
Tlf. 93 305 10 71/Fax. 93 305 42 05


Un film che ho visto parecchie volte, sempre con piacere: Gatto nero gatto bianco, di Kusturica.

Una volta mi è toccato pure di doverlo presentare ad un cineforum. Mi ricordo che nell'occasione dissi che l'allora vice-sindaco milanese, il De Corato degli sgomberi senza fine e senza soluzioni, avrebbe dovuto vederlo. Avrebbe imparato perché in quella sua lotta contro una delle comunità più sgarruppate della terra, era destinato a perdere (e le successive elezioni hanno dimostrato che, almeno stavolta, avevo ragione io e non lui).

Perché, ed il film lo mostra chiaramente tra una risata e l'altra, i Rom si possono cacciare, picchiare, fargli di tutto... e dopo ogni batosta si rialzano per ricominciare a far casino come se non fosse successo niente.

Ma allora dimenticai un particolare...

Vi chiedo, se conoscete il film, di far mente locale sulle scene girate nell'ospedale, quando il nonno viene dimesso; che sono divertenti e ricche di musica...

Apro una parentesi: qualche anno fa, passavo le notti a chattare con alcuni Rom in Nord America. Molto più "integrati" dei loro cugini europei; cioè, il razzismo, si sa, c'è anche lì (e la serie televisiva di cui si parlava mesi fa è solo uno dei tanti esempi), ma per loro è più facile passare inosservati. Discorrevo spesso con una coppia di questi Rom: vivevano in Florida, lei infermiera, lui capocantiere; per loro (come per molti americani) vivere in un motorhome, magari grande come casa mia, non è una cosa scandalosa come in Italia. Una sola volta mi sono preoccupato veramente: quando sulla Florida s'è scatenato un uragano, e mi immaginavo il loro camper come un fuscello in balia della natura.

Fine della parentesi. Lei una volta mi raccontava di un episodio trasmesso in un canale televisivo: era ambientato in un ospedale (ricordatevi che è un'infermiera) e narrava dell'amante di un capo zingaro lì ricoverata. Questa mia amica mi descriveva scandalizzata le scene dove si vedevano moltitudini di gente malmessa che correva su e giù per i corridoi dove "naturalmente" sparivano borsette e portafogli, il parcheggio dell'ospedale trasformato in un campo sosta "all'europea" con i fuochi accesi, i balli, il bere, i panni stesi... E poi la mia amica sbottava: "Ma cosa credono, che viviamo come in un film di Kusturica?!?!"

A me quei film continuano a piacere ma, se permettete, volevo mettervi in guardia: attenzione che il razzismo e i pregiudizi non sempre viaggiano sulle tinte forti e becere. A volte possono far capolino anche dietro le migliori intenzioni o le menti più brillanti.

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