Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 15/07/2008 @ 11:51:37, in Europa, visitato 1823 volte)
Da RomNews Network Newsletter
COMUNICATO STAMPA - Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo
14 luglio 2008
Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, insiste che lo scopo
di integrare i Rom nella società italiana. Ha detto, se ai bambini verranno
prese le impronte digitali, sarà fatto "come un gioco",. Barra ha detto che
la Croce Rossa "rispetta sempre i diritti umani. Noi stiamo costruendo
ponti, non muri." - 5 luglio,
The Times
Il Centro Europeo per la Ricerca sull'Antiziganismo, con base ad
Amburgo, Germania, condanna nei termini più forti possibile l'involuzione
della Croce Rossa Italiana nell'assistere il Governo Italiano nel registrazione
e delineamento etnico dei Rom. Chiediamo che i membri della Società Civile
Europea condannino questa azione della Croce Rossa Italiana e facciano pressione
alla Croce Rossa (internazionale) che chieda alla sua divisione Italiana di
ritirarsi da questo coinvolgimento.
La registrazione delle minoranze è contraria alla legislazione sui Dati
Europei e Protezione delle Minoranze in Italia, e ieri, lo stesso Parlamento
Europeo ha votato una Risoluzione contro le impronte digitali ai Rom in Italia,
a riguardo una notizia recente della
BBC.
L'annuncio che la Croce Rossa assisterà la polizia italiana nella
registrazione e presa delle impronte dei Rom a Roma, Napoli e Milano è stato
fatto da Massimo Barra, capo della Croce Rossa Italiana, in
un'intervista pubblicata sul Times del 5 luglio. E' stato confermato in
una dichiarazione del Ministro italiano degli Interni, Roberto Maroni,
pubblicata sul Südtiroler Zeitung del 10 luglio, che il governo di Silvio Berlusconi
è orgoglioso della partecipazione della Croce Rossa nella registrazione etnica e
presa delle impronte dei Rom.
La decisione della Croce Rossa Italiana di assistere un Governo neo-fascista
nel censimento dei Rom è un'agghiacciante reminescenza della collaborazione
della Croce Rossa con i nazisti durante la II guerra mondiale nella
registrazione, deportazione e distruzione della vita Rom. Inoltre, oggi queste
azioni sono convalidate da argomenti simili a quelli dei nazisti tedeschi, che
dichiarano che i Rom ed i Sinti devono essere controllati come mezzo di
"prevenzione del crimine".
Chiediamo ad ogni Tavolo e Struttura Organizzativa della Croce Rossa di
condannare le azioni della Croce Rossa Italiana che appoggia le recenti misure
del governo italiano contro i Rom.
Chiediamo una Dichiarazione ufficiale urgente della Croce Rossa
Internazionale, che condanni il comportamento della Croce Rossa Italiana per il
suo appoggio alle politiche del neo-fascista Governo italiano. Chiediamo
un'interdizione immediata di questo appoggio alla Polizia italiana nel
delineamento e registrazione etnici dei Rom.
Inoltre, chiediamo con urgenza ai membri della Società Civile Europea di fare
pressione alla Croce Rossa ritirando il loro appoggio, e smettendo l'appoggio
finanziario alle sue attività.
Di Fabrizio (del 16/07/2008 @ 09:26:54, in Europa, visitato 1870 volte)
Da
Osservatorio sui Balcani
Il piombo di Mitrovica 07.07.2008
Campo rom di Osterode
20.000 persone occupate e un benessere diffuso. Erano gli anni '70 e '80 e
Mitrovica era un importante polo minerario. Ora rimane poco, se non
l'inquinamento. A farne le spese soprattutto i rom. Riceviamo e volentieri
pubblichiamo
Di Federica Riccardi e Raffaele Coniglio*
Tra i tanti primati che una volta caratterizzavano Mitrovica vanno annoverati il
fiorente indotto minerario che faceva della città e dintorni una delle più
fiorenti aree del Kosovo e dell’ex Jugoslavia (per estrazione di minerali, loro
lavorazione-trasformazione e successiva produzione di batterie), e il più grande
quartiere rom del Kosovo, il Roma Mahala. Questi due aspetti, di valenza
indubbiamente positiva, sembrano non avere interconnessioni mentre invece hanno
stretti legami e tragiche conseguenze.
Gli impianti di Trepca, il fiorente polo minerario nella ricca regione di
Mitrovica, hanno contribuito notevolmente allo sviluppo economico e sociale di
questa zona per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Erano più di 20.000 le persone
impiegate, di cui la metà provenienti dalla sola area di Mitrovica, con salari
indimenticabili e tanti benefits per le famiglie degli operai. Sebbene la città
fosse prospera e occupata con il lavoro delle miniere, la gente rimaneva
comunque un tantino insoddisfatta per via della mancanza di investimenti
successivi agli introiti delle miniere. Un detto di quei tempi recitava “Trepca
punon Beogradi ndėrrton”(Trepca lavora e Belgrado si costruisce), sintetizzando
questo aspetto.
8.000 o forse poco di più era il numero di membri della comunità rom che viveva
nel quartiere Roma Mahala di Mitrovica, una striscia di terra a sud del fiume
Ibar che sembra interporsi tra i serbi e gli albanesi. I rom anche allora come
oggi non erano ben inseriti nelle strutture sociali della città, non godevano di
una buona reputazione, e si sono trovati, durante gli anni dello scontro etnico
in Kosovo, tra due fuochi, quello serbo e quello albanese.
Oggi la fotografia di Mitrovica è un’altra. L’intero indotto di Trepca è ridotto
all’osso, con meno di un migliaio di operai vi estraggono soltanto i minerali.
Gli impianti di lavorazione e trasformazione del piombo, rame, zinco sono
dismessi e versano in uno stato fatiscente. Insieme al polo turistico di
Bresovica, gli impianti di Trepca sono stati un grande fallimento per la KTA,
l’agenzia incaricata per le privatizzazioni in Kosovo. Quello che è rimasto dei
fiorenti e produttivi impianti minerari, oltre alle obsolete strutture, è
l’inquinamento del suolo.
Mitrovica oggi ricopre il triste primato di città più inquinata del Kosovo e
dell’ex Jugoslavia. A farne le spese sono tutti i suoi cittadini, i rom più
degli altri. Ed oltre al problema dell’inquinamento, che li vede vittime di
intrighi politici, i rom sono anche cittadini privi delle loro case. Facilmente
manipolati dai serbi e indiscriminatamente percepiti come traditori e nemici
dagli albanesi, si sono visti, da questi ultimi, completamente annientare tutto
il loro storico quartiere. Inermi, dal lato nord del fiume che oggi divide
etnicamente la città in due, hanno assistito alla distruzione delle loro case.
Quelli che avevano deciso di affrontare di petto la situazione persero la vita.
In tanti sono scappati in Europa, in Montenegro, in Serbia.
Campo rom di Zitkovac
I pochi rimasti a Mitrovica sono stati costretti a vivere, in mancanza di
alternative, in posti malsani e inquinati. I campi di Zitkovac, Cesmin Lug e
Kablare, tutti nella parte nord di Mitrovica, furono costruiti nel novembre del
1999 per ospitare circa 500 persone di etnia rom scappate dal loro grande
quartiere. Da allora e per tutti questi anni il problema dei rom è diventato
sempre più grande.
Dovevano restare in questi posti soltanto per 45 giorni. Solo Zitkovac è stato
chiuso ma soltanto nel 2006 ed i suoi abitanti sono stati dislocati negli altri
campi. Nei tre campi di Zitkovac, Cesmin Lug e Kablare molti bambini mostravano
infatti i classici sintomi da inquinamento da piombo: perdita di memoria,
mancanza di coordinamento, vomito e convulsioni. Il Prof. Nait Vrenezi
dell’Università di Pristina già in un suo studio del 1997, condotto
congiuntamente con numerosi esperti internazionali, affermava che l’esposizione
continua ad ambienti con alta concentrazione di piombo crea nei bambini danni
motori e di percezione permanenti.
Dal 1999 al 2006, 27 persone sono morte a Zitkovac, molte delle quali con ogni
probabilità a causa di avvelenamento da metallo pesante, anche se autopsie non
sono mai state effettuate. Nel 2000 furono effettuati diversi test e analisi
sugli abitanti dei campi dall’allora consulente russo dell’ONU, Dott. Andrei
Andreyev, che confermavano fuori da ogni dubbio l’alto livello di concentrazione
di piombo nel loro sangue. Andreyev allora inoltrò un report dettagliato
contenente dati e cifre all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’UNMIK,
chiedendo loro di provvedere ad una immediata evacuazione dei campi. Il suo
report, però, che oggi non è disponibile al pubblico, non ha avuto nessun
riscontro pratico, se non che molti funzionari internazionali della polizia
dell’Unmik, che giornalmente facevano jogging accanto al campo di Cesmin Lug,
dovettero fare immediati accertamenti medici, e si scoprì che il loro tasso di
piombo era così alto da richiedere il loro rimpatrio. Nel 2004 test capillari su
75 persone dei tre campi, principalmente bambini e donne incinte, mostravano che
44 di loro avevano livelli di piombo nel sangue più alti di quanto il
macchinario potesse misurare (65 mg/dl), laddove 10 mg è considerato il punto in
cui vi è un serio rischio di danni al cervello o al sistema nervoso.
Le ultime da Osterode Camp
Osterode camp, costruito nel 2005 in quella che prima della guerra era una base
militare serba e successivamente una postazione francese, ospita oggi più di 400
persone in container tra stradine asfaltate, ex-capannoni militari ri-utilizzati
e un piccolo parco giochi, il tutto circoscritto da filo spinato. Certo Osterode
- oggi monitorato dalla Norwegian Church Aid, agenzia che coordina i donors e le
attività del campo - appare, al primo impatto, una struttura ben più comoda e
pulita rispetto ai capannoni sporchi ammassati sulle rotaie ferroviarie del
campo di Cesmin Lug, distante appena poche decine di metri.
Campo rom di Cesmin Lug
Tuttavia, il rappresentante rom del campo, il Sig.Habib Haidini, senza tanti
giri di parole ci tiene a precisare che cambia poco avere un container
mettallico di limitate dimensioni e piccole strutture di divertimento, rispetto
alle baracche di lamiera contorte del campo vicino. “Non è una casa, e quelli a
Cesmin Lug non vengono da noi perché sono della nostra stessa opinione: stiamo
tutti aspettando una casa, una casa vera”. Habib incontra quotidianamente i
rappresentanti di enti istituzionali locali e non, per far pressioni e cercare
di velocizzare i tempi affinché tutti i rom dei due campi possano essere
finalmente trasferiti in una struttura permanente. Osterode doveva rimanere
funzionante appena un anno.
Oggi nella vasta area della residenza storica dei rom di Mitrovica,
nonostante l’attualità della “minoranza rom” nell’agenda politica delle
istituzioni e organizzazioni internazionali, sono stati però costruiti appena un
centinaio di case e quattro blocchi plurifamiliari che ospitano non più di 250
persone. Molte delle case ancora non sono state assegnate, probabilmente per via
dei complessi criteri che richiedono lunghe procedure burocratiche, e per altri
motivi.
Un dato certo è che, alla metà del 2008, non è stato fatto abbastanza per i rom
di Mitrovica. Eppure è passato poco più di un anno da quando, nel marzo del
2007, gli alti rappresentanti delle istituzioni internazionali, degli uffici
diplomatici e lo stesso primo ministro del Kosovo in una grande giornata
commemorativa hanno tenuto un’imponente cerimonia di inaugurazione del quartiere
Roma Mahalla a Mitrovica. Grandi parole allora erano state spese da tutti, le
più gettonate delle quali erano “multiculturalità” e “integrazione”.
Stando alle testimonianze più recenti, come quella di Sokol Kursumlija, da anni
impegnato nel campo Osterode con progetti educativo-ricreativi attraverso
l’associazione locale multietnica di cui è presidente, non c’è da stare sereni e
tranquilli: anche per Osterode si parla di gravi casi di contaminazione da
piombo che colpiscono soprattutto i suoi più giovani abitanti. Tuttavia Sokol ci
tiene a precisare, rimanendo fermo sul fatto che effettivamente i rom a
Mitrovica vivono da tempo in condizioni a dir poco precarie, che l’argomento
contaminazione da piombo non può essere circoscritto al solo discorso che verte
sulla minoranza rom, vittima a suo parere di intrighi politici, ma deve essere
generalizzato in quanto riguarda l’intera area di Mitrovica. Nel caso specifico
di Zitkovac, piccolo villaggio a Nord di Mitrovica, Sokol sostiene, ad esempio,
di trovare “assurdo che per la sola opportunità politica soltanto per i rom che
vivevano dall’altra parte del binario si è parlato di contaminazione mentre per
i serbi che vivono a tutt’oggi lì, a due passi da dove si trovavano i rom, c’è
ancora assoluto silenzio e nessuna preoccupazione”.
Forse per via delle scarse condizioni igieniche e del contatto con la terra
tipico dei bambini, i piccoli rom sembrano tuttavia particolarmente esposti
all’avvelenamento da piombo. Nel campo Osterode di recente sono stati fatti dei
test sui bambini dallo staff del WHO. I risultati però sono stati negati ad
Habib e gli altri rom, che pure li richiedevano insistentemente. Stando a Sokol,
per questioni di privacy i dati del WHO non potevano essere diffusi, neppure ai
rappresentanti UNICEF che lavoravano nel campo. “Io volevo sapere almeno il
numero o la percentuale di persone contaminate di Osterode, potevo non saperne i
nomi; quando quell’organizzazione mi ha negato i dati, mi sono rivolto alle
strutture mediche di Mitrovica Nord dove hanno effettuato i test sui bambini. Il
risultato è stato chiaro: contaminazione da piombo per la maggioranza di loro”,
ricorda Habib.
Un argomento così delicato da un punto di vista etico, morale, sociale e
politico non dovrebbe comunque essere lasciato solo alla spicciola cronaca
cittadina che spesso, incapace di sortire i necessari effetti, finisce col
creare invece soltanto involontaria disinformazione. La comunità internazionale
e enti di spessore come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, piuttosto che
coprire la realtà con il silenzio, potrebbero seguire l’esempio positivo di
altre organizzazioni che in Kosovo dedicano tempo, spazio e tanti soldi per
pubblicazioni sistematiche di bollettini sui diversi argomenti. È tempo che un
dossier ufficiale, onnicomprensivo e chiaro, esca allo scoperto per far luce su
tutti questi anni bui. Fino a quando su queste tematiche aleggeranno solo e
soltanto strumentalizzazioni di ogni genere, il problema dei rom e della salute
pubblica dei cittadini di Mitrovica resterà solo appannaggio dell’agenda
politica che potrà continuare ad usarle a propria discrezione.
* Federica Riccardi è stata Project Manager per più di 2 anni in Kosovo per
conto di una ONG italiana; attualmente Direttore Esecutivo di una ONG locale
Raffaele Coniglio è Project Manager a Mitrovica per conto della Provincia di
Gorizia, in Kosovo dal 2005.
Di Fabrizio (del 17/07/2008 @ 09:26:10, in Europa, visitato 1302 volte)
Da
Roma_Daily_News
Ustiben report from Grattan Puxon
Amnesty International riporta che in un numero di villaggi Romanì in
Ucraina, a tutti i residenti sono state prese le impronte digitali.
L'operazione di polizia, già completata in alcune località, include le
impronte ai bambini.
Nel contempo, la polizia ucraina sta fotografando ogni persona ed edificio
per fare un archivio dei Rom come gruppo etnico.
Il rapporto dice anche che la minoranza Rom nel paese è soggetta a minacce,
discriminazioni ed abusi sia da parte dei funzionari statali che da altre persone.
Di Fabrizio (del 19/07/2008 @ 09:19:42, in Europa, visitato 1740 volte)
Da
Romano Them
11 luglio 2008 - In una
lettera al Ministro Rumeno degli Affari Esteri, Lazăr Comănescu, ed al
Ministro Serbo del Lavoro e delle Politiche Sociali, Rasim Ljajić,
Romano Them ha
fortemente criticato il programma di trasferire tra i due paesi esperti nel
campo della reintegrazione dei Rom rimpatriati a forza.
Romano Them ha ricordato che il diritto a lasciare il proprio paese è
incastonata nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che garantisce
anche il principio di uguaglianza di tutti i popoli. Secondo l'organizzazione,
il rimpatrio forzato dei Rom ricade nello stesso modello delle politiche di
contenimento sviluppate in Europa dalla fine del XV secolo e culminate col
genocidio dei Rom sotto il nazismo.
Riferendoci alla conclusione del
patto di riammissione tra la Serbia e l'UE che arriva in parallelo con i
negoziati sulle
facilitazioni del visto per i cittadini Serbi, Romano Them dice di
considerare inaccettabile che la Serbia,, che attualmente presiede il Decennio
dei Rom, decida di scambiare la libertà di movimento dei cittadini Serbi con il
rimpatrio forzato della propria minoranza Rom.
Romano Them afferma anche che la Romania farebbe meglio ad usare i
180.000 € stanziati per il programma di assistenza, per migliorare la situazione
della propria popolazione Rom, ricordando che i Rom Rumeni continuano ad
andarsene in cerca di un futuro migliore. Ritiene particolarmente vergognoso che
la Germania, con il suo passato di colpa, continui ad essere uno dei primi paesi
a deportare i Rom.
Romano Them conclude chiedendo di aumentare gli sforzi per migliorare
la situazione dei Rom nei paesi dove vivono, così da assicurare che la libertà
di movimento diventi una vera scelta e non un vincolo come è stato per secoli.
Romano Them (www.kosovoroma.wordpress.com)
è una piattaforma internet indipendente di difesa dei diritti umani dei Rom del
Kosovo e contro i rimpatri forzati.
Romano Them
Per ulteriori informazioni contattateci:
e-mail: kosovoroma@gmail.com
Inoltre:
România/Ministerul Afacerilor Externe:
România împartaseste expertiza în integrarea etnicilor romi, 03.07.2008
Divers:
Romania offers expertise for the integration of the ethnic Roma from Serbia,
July 2008
EHO: Violations
of rights of Roma returned to Serbia under Readmission agreements, April
2007
Possibly related posts: (automatically generated)
Repatriation Plans: Romano Them calls for the respect of Human Rights
Volunteering « Romano Them
Di Fabrizio (del 20/07/2008 @ 08:59:49, in Europa, visitato 1752 volte)
Da
Roma_Francais
(belga/7sur7) 15/07/08 - La Romania lancerà una campagna culturale in Italia
per migliorare la sua immagine, appannata in seguito delle violenze commesse
nella penisola da dei Rumeni, e sulla raccolta delle impronte dei Rom in Italia,
ha annunciato martedì il ministro della Cultura.
"Non possiamo restare senza reagire, il mio ruolo è di migliorare i contatti
e le percezioni sulla realtà attuale rumena, essendola cultura il migliore
strumento", ha dichiarato il ministro Adrian Iorgulescu in una conferenza
stampa, citata da Mediafax.
"Andremo in Italia con un programma molto denso di manifestazioni culturali
in tutti i settori, e non solamente a Roma ma ugualmente in altre città
importanti d'Italia", ha spiegato, precisando che le basi di questo programma
saranno stabilite dopo una riunione bilaterale prevista a settembre in Italia.
Questa campagna si svolgerà su almeno due anni, in collaborazione col ministero
degli Affari esteri, ha annunciato il ministro.
Il ministero degli Affari esteri s'è dichiarato "inquieto", venerdì, per una
possibile discriminazione in occasione delle raccolta d'impronte della
popolazione rom in Italia, appellandosi a "rispettare i diritti dei Rumeni
recensiti".
L'Italia ha cominciato da luglio a schedare gli abitanti dei campi nomadi,
rilevando le loro impronte digitali, ma anche la loro etnia e religione, secondo
la comunità cattolica Sant Egidio.
Di Fabrizio (del 21/07/2008 @ 09:46:16, in Europa, visitato 1677 volte)
Da
Roma_Francais
14/07/2008 - Non c'è mai stata una politica ufficiale della Repubblica di
Slovacchia per la
sterilizzazione delle donne rom, ha fermamente insistito oggi Dianna
Strofova, Segretario di Stato al Ministero degli affari esteri della Slovacchia,
davanti al Comitato per l'eliminazione della discriminazione femminile (CEDAW).
Il Comitato esaminava il secondo, terzo e quarto rapporto periodico della
Slovacchia nel quadro della sua 41a sessione. La Slovacchia è diventata parte
della Convenzione nel 1993 in quanto Stato successore della Cecoslovacchia ed ha
ratificato il suo protocollo facoltativo nel novembre 2000.
La questione dei Rom in generale e le accuse di sterilizzazione forzata
contro le donne di questa comunità hanno impregnato l'insieme delle discussioni.
La Capo delegazione ed il rappresentante del Ministro dell' interno in seno alla
delegazione hanno lungamente spiegato le circostanze dell'affare e spiegato che
i perseguiti ed inquisiti a seguito di queste accuse, compreso il capo di
genocidio, non sono stati riconosciuti. Sono state tuttavia rilevate lacune
amministrative e sono state prese misure per garantire il chiaro consenso della
donna in caso di proposta di sterilizzazione. Inoltre, è stato introdotto nel
Codice penale slovacco il delitto di sterilizzazione forzata.
Tra i 10 membri della delegazione figurava anche la Rappresentante
plenipotenziaria del Governo slovacco per le comunità rom, che ha affermato che
le autorità cercano oggi di fare in modo che i Rom siano considerati come membri
effettivi della società, tutto nel rispetto delle loro specificità e tradizioni.
Ha in particolare insistito sugli sforzi intrapresi per la sanità e l'istruzione
di questa comunità. Esperti tuttavia hanno ricordato alla Slovacchia i suoi
obblighi positivi per impedire che siano commesse discriminazioni. E' stato
ricordato in particolare che il tasso d' occupazione delle donne rom non è che
del 4,5%. La delegazione l'ha attribuito in parte al debole livello di
qualificazione di questo gruppo, dovuto ad uno spiacevole disinteresse della
comunità rom per l'istruzione, contro il quale il Governo cerca di lottare
promuovendo l'istruzione dei bambini rom, in particolare delle figlie.
Gli esperti del Comitato si sono anche molto inquietati della violenza
domestica contro le donne, che ha provocato almeno 20 decessi nel 2007. Il
Governo, si è aggiunto, ha già preso misure perché le forze di polizia possano
meglio identificare e circoscrivere le realtà della violenza domestica, affinché
tutte le strutture coinvolte possano meglio fare fronte e che le vittime di
queste violenze possano avere accesso ad un aiuto ed a servizi professionali. Un
piano d'azione per lottare contro la violenza verso le giovani è in corso
d'elaborazione.
La delegazione ha riconosciuto che permane nel paese una forte segregazione
fondata sul sesso nel mercato del lavoro, che forti stereotipi nell'istruzione e
l'orientamento professionale contribuiscono a perpetuare. Ha ugualmente
attribuito ad un'assenza della domanda sociale il fatto che le elette politiche
restino poco numerose tanto a livello locale che nazionale, e così alcuni
partiti hanno adottato nella loro organizzazione interna delle quote
rappresentative per le donne. Le proposte in favore dell'imposizione di quote
nelle assemblee elettive si è scontrate con una forte opposizione, compreso a
volte delle donne stesse, che non si sentono a loro agio all'idea di dovere la
loro posizione alle quote, ha risposto la delegazione.
Gli esperti hanno rilevato forti scarti di salario in fatto di sesso, poiché
il salario delle donne rappresenta in media soltanto il 72,9% di quello degli
uomini, ed ancora di meno nel privato e che lo scarto tende ad aumentare. La
delegazione ha attribuito la tendenza a scarti di redditi più importanti tra i
due sessi al fatto che le donne sono più numerose nel settore pubblico (45%
degli impiegati nella funzione pubblica e 95% nei servizi dell'istruzione e
medicali), quando della crescita economica degli ultimi anni hanno approfittato
sopratutto i salari privati, dove le donne non occupano che un quarto dei posti.
Gli esperti si sono interrogati sull'efficacia dei programmi di sanità
genetica, in particolare a favore dei giovani, a causa dell'opposizione di
settori conservatori della società, tra cui la Chiesa.
Gli esperti si sono ugualmente preoccupati del finanziamento del futuro piano
d'azione per l'uguaglianza tra i sessi, nella misura in cui la delegazione
stessa aveva ricordato le difficoltà di finanziamento del precedente Piano
d'azione completato nel 2008. L'assenza di risorse specifiche per questo piano
aveva impedito la messa in atto di alcune misure, in particolare per la
protezione delle donne vittime di violenze. La delegazione ha spiegato che il
piano d'azione nazionale per il 2009-2013 è ancora in corso di preparazione e
riconosciuto che non si è ancora dotato di risorse finanziarie sufficientemente
precise.
La repubblica slovacca era l'ultimo paese i cui rapporti periodici nella
presente sessione il Comitato CEDAW doveva esaminare. Il Comitato si riunirà di
nuovo in sessione plenaria, venerdì 18 luglio, per chiudere la sessione.
Segue su:
UN.org
Di Fabrizio (del 24/07/2008 @ 09:05:48, in Europa, visitato 1446 volte)
Da Slovak_Roma
17/07/2008 SACA-KOSICE, Slovakia (AFP) - La Slovacchia, che adotterà l'euro tra sei mesi, sta mettendo fondi allo scopo di guidare la minoranza zingara a lungo trascurata al cambio dell'attuale valuta UE.
La Banca Centrale Slovacca ha concordato con una troupe teatrale Rom di inventare uno spettacolo ottimistico che è stato presentato questa settimana a Saca-Kosice, un sobborgo della remota seconda città della Slovacchia orientale.
Sono 400.000, i Rom slovacchi rappresentano il 7% della popolazione, molti vivono in ghetti isolati, spesso senza strade, acqua corrente, fognature o elettricità e dove la povertà è rampante.
"La maggioranza di quelli in età lavorativa sono disoccupati ed hanno un'istruzione molto limitata," ha detto Jana Kovacova, portavoce della Banca Centrale. Richiedono attenzione speciale perché sono nel contempo una minoranza ed un gruppo socialmente escluso."
I violini colpivano mentre i ballerini del teatro Romathan - una compagnia finanziata dallo stato fondata negli anni '90 per salvaguardare la cultura Rom - calcavano il palco in una fiammata di colore con la loro proposta, un convertitore di valuta corona-euro.
"Questo spettacolo è organizzato dalla Banca Centrale Slovacca, il tasso di conversione è stato fissato a 30,126 corona/euro," dice un'attrice alla folla riunita nell'ingresso di un'enorme officina siderurgica.
Saca-Kosice è tipica dei siti dove i Rom provano a sopravvivere al pregiudizio razziale e agli stereotipi negativi - qualcuno persino da un membro della coalizione di sinistra, lo xenofobo Partito Nazionale Slovacco il cui leader è ben conosciuto per i suoi attacchi alla comunità Rom.
Ma sotto le critiche dei gruppi dei diritti umani ed altre organizzazioni, la Slovacchia, che si è unita all'Unione Europea nel 2004, ha promesso di ridurre le ineguaglianze e spingere sull'istruzione tra i Rom.
"Molti parlano il romanì meglio dello slovacco: devi spiegare l'euro nella loro lingua, altrimenti sarà incomprensibile per loro," ha detto Kristina Magdolenova, direttrice della Roma Press Agency che è andata a Saca per filmare lo show.
Una parodia è quella della "madre" che scoppia in lacrime quando il postino consegna l'assegno sociale mensile della famiglia. "Cosa, 300, è così poco, non arriveremo mai alla fine", piange lei.
"Non essere così stupida," risponde suo "marito", "non è cambiato niente se una pagnotta costa un euro," come aggiunge un amico orgogliosamente fornito di convertitore di valuta. "Sì, 300 euro sommano a 3.000 corone."
Milan Godla, il fondatore del teatro Romathan che ha scritto lo spettacolo, ha detto che sono state programmate 40 presentazioni per l'estate.
Le scuole ed i centri comunitari seguiranno con consigli pratici dopo la pausa estiva. La banca centrale ha anche reclutato preti cattolici che, dopo brevi corsi, aiuteranno a spiegare l'euro nelle parrocchie isolate.
La Roma Press Agency, che lavora in lingua rom, si è unita allo sforzo, usando le proprie riviste comunitarie, trasmissioni televisive e sito Internet per spiegare la nuova valuta, introdotta nella UE nel 1999.
E' stato organizzato un concorso musicale sul tema dell'euro, i migliori video clip saranno trasmessi sulla televisione nazionale durante il programma settimanale rivolto alla popolazione Rom.
Una spettatrice, Mata Gojza, ha ammesso in seguito di aver gradito lo spettacolo ma di essere ancora confusa. "L'euro? No, non so come funziona."
"Le canzoni ed i balli sono buoni, ma occorre anche prendersi il tempo di arrivare al nocciolo e spiegare alla gente, quelli che hanno in mano una vanga," ha detto un'altra spettatrice, Natalie Doncova che "ha capito" l'euro da quando lavorava in Belgio.
Quando il cambio avrà luogo il 1 gennaio, il paese dell'ex blocco sovietico diverrà il 16° membro dell'eurozona, ma il primo dell'Europa Centrale dato che i vicini della Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia hanno dilazionato l'adozione dell'euro a data da destinarsi.
Per molti dei nuovi partner nell'Europa dei 27, gli ultimi 15 anni dal collasso del comunismo hanno significato cambi e riforme continui. Sembrano contenti di agire senza l'euro e mantenere in tasca la loro valuta nazionale ancora per un po'.
Di Fabrizio (del 26/07/2008 @ 08:44:57, in Europa, visitato 1582 volte)
Da
Roma_Francais
[18-07-2008 13:53 UTC] Par Alexis Rosenzweig - A meno di un anno
dall'eliminazione del visto per i cittadini della Repubblica Ceca che si recano
in Canada, un'affluenza di richiedenti asilo ha spinto la ministra canadese
dell'Immigrazione, Diane Finley, a mettere la questione all'ordine del giorno
durante la sua visita a Praga. Ottawa aveva già tolto l'obbligo di visto nel
1996, ma l'aveva ristabilito un anno dopo a causa del gran numero di domande
d'asilo.
Secondo la Commissione dell'immigrazione e dello statuto di rifugiato in
Canada, il paese ha ricevuto 320 domande d'asilo da parte di cittadini cechi da
gennaio a maggio 2008. I media cechi hanno recentemente rivelato che questo
numero crescerebbe a 449 alla fine del mese di giugno. I richiedenti asilo
sarebbero in maggioranza Rom cechi.
"Ci sono state delle domande. Nessuna delle persone che aveva fatto la
richiesta ha sinora ricevuto lo statuto di profugo. Sorvegliamo da vicino la
situazione e per questo che ora sono in Europa centrale, per essere sicura che
tutti si assumano le proprie responsabilità e che non ci siano abusi di sistema
da ambo le parti. Il mio scopo è di fare in modo che i nostri governi cooperino
perché le relazioni senza bisogno di visto siano mantenute".
Tra il 1996 e il 2000, quasi 1700 provenienti dalla Repubblica Ceca avevano
fatto domanda d'asilo, e più della metà l'aveva ottenuto. Le possibilità di
ottenerlo oggi sono molto più sottili, e Praga tenta di dissuadere i potenziali
candidati. Karel Schwarzenberg, ministro ceco degli Affari esteri:
"Evidentemente non possiamo restringere la libertà di movimento dei nostri
cittadini. Ma proviamo a convincere quanti vogliono partire che la situazione
economica è tale che la disoccupazione scende, provando anche ad eliminare le
ragioni che spingono a domandare asilo. Abbiamo osservato che molti di quanti
sono andati in Canada, sono rientrati qui, che non è il paradiso in terra.
Quelli che non ottengono asilo devono rientrare e la loro situazione è spesso
peggiore di quando sono partiti".
Ricordiamo infine che l'obbligo di visto dovrà presto essere rimosso anche
per i Cechi che intendono recarsi negli Stati Uniti.
Di Fabrizio (del 27/07/2008 @ 09:07:17, in Europa, visitato 1883 volte)
Da
Bulgarian_Roma
"Gli Zingari sono furbi come lupi, si riproducono come pecore.
I primi a lasciare saranno le compagnie internazionali. Non ci sarà più nessuno
a cui vendere la loro nuova merda, e andranno in qualche altro posto con meno
Zingari e più soldi. Chi comprerà sapone per una pelle bianca soffice e tenera?
Sporchi Gyppos?"
"La differenza tra gli Zingari e il bestiame è che il bestiame è
soggetto a controlli veterinari. Il bestiame non può comportarsi da Zingari,
ma è possibile il contrario. I diritti e le libertà dei bovini sono stati sotto
una seria pressione per anni, e durante quel tempo la donna Zingara ha partorito
ancora e tuttora ha il cervello di una mucca".
Quanto sopra si può trovare negli articoli di Kalin Rumenov, che ha
ricevuto il premio 2008 Chernorizetz Hrabur "Giovane Giornalista".
Questi articoli sono regolarmente pubblicati sul giornale nazionale "Novinar",
che non fa nessuno sforzo per distanziarsi dai suoi punti di vista o pubblicare
materiale che controbilanci Rumenov. La Commissione Etica sulla Stampa Bulgara
non considera questo un problema degno di attenzione.
Questo premio è stato ricevuto da Kalin Rumenov durante una cerimonia
ufficiale a Sofia, il 25 maggio 2008 alla presenza di politici, membri del
Parlamento e giornalisti. Il premio per la stampa è stato istituito dall'Unione
degli Editori nel 2002 e copre 11 categorie.
Rumenov dipinge costantemente i Rom in termini violentemente offensivi come
alieni e di seconda scelta, come una comunità i cui membri sono incapaci di
prendere decisioni per loro ed il loro sviluppo. Chiede allo stato di trattare
con loro con ogni mezzo possibile, presentando i Rom come una peste che minaccia
la sicurezza dei gruppi etnici "migliori".
A seguito del premio a Kalin Rumenov, una coalizione di vari gruppi
professionali bulgari ha scritto una petizione perché quel premio venga
pubblicamente ritirato. Quanti hanno firmato la petizione chiedono al Presidente
ed al Primo Ministro bulgari, che erano presenti alla cerimonia, una
dichiarazione in cui loro non condividano i valori rappresentati dall'autore
razzista.
Potete aggiungervi alla protesta e partecipare alla campagna chiedendo di
ritirare il premio e la condanna dell'antiziganismo nei media bulgari.
Mandate una mail a ieifoundation@yahoo.com
o a v.nicolae@diplomacy.edu
includendo il vostro nome, posizione e nazione ed aggiungeremo il vostro nome
alla lista esistente.
Per vedere la lettera di protesta intera e la lista dei firmatari:
http://www.ergonetwork.org/bulgariakrl.doc. Per la traduzione dei peggiori
articoli di
Kalin Rumenov:
http://www.ergonetwork.org/krarticle.doc
La coalizione che ha appoggiato la petizione controllerà lo sviluppo
del caso fornirà informazioni su ogni decisione presa e sulle sue future
intenzioni. Nel contempo, la coalizione sta lanciando un appello a rilevanti
organizzazioni ed istituzioni internazionali ed europee ed a individui che
appoggiano le richieste contenute nella petizione come appropriate.
Firmato a nome del segretariato della Campagna:
Adela Peeva, Bulgaria
Ivailo Dichev, Bulgaria
Kalina Bozeva, Bulgaria
Krustio Krustev, Buglaria
Liliana Makaveeva, Bulgaria
Mark Bossanyi, UK/Bulgaria
Valeriu Nicolae, Romania
Valeriu Nicolae – Executive Director
European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3 Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4 Bucuresti Romania
Tel : (004) 0742379657 or 0727708788
Di Fabrizio (del 31/07/2008 @ 20:25:39, in Europa, visitato 2319 volte)
Ricevo da Union Romani
Manifestazione a Madrid il 7 agosto
E' ARRIVATA L'ORA DI REAGIRE
Alla fine abbiamo ottenuto tutti i permessi governativi per poter celebrare a
Madrid, il prossimo GIOVEDI' 7 AGOSTO una manifestazione che terminerà
davanti alla sede dell'Ambasciata d'Italia, in calle Lagasca.
Manifesteremo per denunciare pubblicamente la gravità degli attentati
sofferti dai gitani europei residenti in Italia e per chiedere la solidarietà
dei cittadini davanti alla violenza cieca dei razzisti.
A partire da adesso dobbiamo moltiplicarci. Noi, i gitani, dobbiamo avere la
coscienza degli obblighi che abbiamo di partecipare, con sacrificio personale ed
economici ad essere precisi, in una rivendicazione come questa.
E' una grande opportunità perché i gitani di Spagna dimostrino di essere
disposti a dare qualcosa di noi stessi in difesa degli interessi di tutti. Per
questo dico che dobbiamo mobilitarci perché le associazioni gitane,
fondamentalmente, organizzino la trasferta a Madrid.
Sarebbe molto importante che la Spagna vedesse, e che l'Europa intera
contemplasse, i gitani spagnoli disposti a mettere la faccia, con coraggio, in
difesa dei Diritti Umani, in difesa della libertà di circolazione, in difesa
della democrazia e contro qualsiasi forma di razzismo o xenofobia.
Il giorno 7 agosto si devono vedere a Madrid molte bandiere gitane e
molte bandiere europee e, naturalmente, anche bandiere spagnole e
dell'autonomia, anche se, ripeto, l'ideale sarebbe che predominassero le
bandiere gitane e quelle europee.
A partire da qui occorre sollecitare l'accordo e l'adesione di quante più
istituzioni possibili. Perciò, la nostra manifestazione non è contro nessuno
(evidentemente sì contro i razzisti, sì contro i nazisti, sì contro i genocidi),
ma a favore della libertà, della democrazia e per l'uguaglianza delle
opportunità per tutti. Per questa ragione converrà che tutti si sentano a
loro agio in questa manifestazione. Tanto la gente del PSOE come quella del PP,
così come quella del resto delle formazioni politiche. I Sindacati devono essere
al nostro lato. Questo giorno devono accompagnarci le associazioni del Terzo
Settore di Azione Sociale. E perché questo avvenga, siamo noi che dobbiamo
mobilitarci.
Lo ripetiamo ancora una volta. Facciamo questa manifestazione perché molti
gitani lo hanno chiesto. Per questa ragione rinunciamo a qualsiasi protagonismo
non necessario o di clan. Nonostante, dato che dev'esserci un'organizzazione
convocante, crediamo che debba essere il CONSEJO ESTATAL DEL PUEBLO GITANO,
massimo organo di rappresentazione dei gitani spagnoli, a mostrarsi. Gli altri,
in un onorevole secondo piano, devono lavorare con il massimo sforzo ed efficace
perché tutto venga il meglio possibile.
Aperti a ricevere qualsiasi suggerimento, contributo o rettifica a quanto qui
manifestato, vi invio un forte abbraccio.
JUAN DE DIOS RAMÍREZ-HEREDIA
Per stabilire contatti, per formulare suggerimenti o coordinare azioni,
chiediamo di mettersi in contatto con le seguenti persone:
ANTONIO VAZQUEZ SAAVEDRA
VicePresidente del Consejo Estatal del Pueblo gitano.
e-mail: info@fagex.org
Tel. 924.553825; móvil 620.867581
Movilizaciones:
MANUEL GARCIA RONDON
Secretario General de la Unión Romani
e.mail: u-romani@pangea.org
Tel. 954.285.533; móvil 607496202
Organización
ANTONIO TORRES FERNANDEZ
Vicepresidente de Unión Romaní
e.mail: u-romani@pangea.org
Tel. 954.285.533; móvil 670.777199
Apoyo
ISIDRO RODRIGUEZ
Director de la Fundación Secretariado Gitano
e.mail: fsg@gitanos.org
Tel. 91.422.09.60
FRANCISCO SANTIAGO MAYA
Coordinador
e.mail: u-romani@pangea.org
Tel. 639849575
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