Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/09/2010 @ 09:21:31, in Italia, visitato 1575 volte)
Non si sa se ridere o piangere a leggere
questo articolo del Corriere...
A parte una sensazione di straniamento per le telecamere di ultima
generazione, sistemi "urla e sparo" (la prossima novità sarà Terminator?),
continuo a pensare che 20 telecamere al costo totale di quasi 500.000 euro,
da sistemare nei campi sosta che chiuderanno a settembre (e chi ci sta
dentro dove va? lo chiediamo in tanti da un anno), sono una COLOSSALE PRESA IN
GIRO di tutti i cittadini
Di Fabrizio (del 01/09/2010 @ 09:47:23, in Regole, visitato 2089 volte)
Da
Roma_Daily_News
Roma Buzz
Aggregator
Cari colleghi,
Vorrei attirare la vostra attenzione sulla violazione dei diritti umani della
comunità rom nella regione di Smolensk, Federazione Russa.
Ieri, 26 agosto 2010, ho ricevuto una denuncia dai Rom per un recente raid
poliziesco effettuato a Smolensk. Come riportato dalle vittime, la polizia è
entrata nelle loro case nella giornata di ieri e voleva fotografare e prendere
le impronte a tutti i membri della famiglia. Questa famiglia non ha precedenti
penali, lo stesso uno dei poliziotti ha dichiarato: "Noi facciamo quello che ci
è stato assegnato. Questa è la decisione del Generale. Ha detto che dovevamo
prendere le impronte e le foto di TUTTI i Rom nella regione di Smolensk."
Oggi, 27 agosto 2010,la polizia si è presentata ai mercati di Smolensk e lì
ha svolto i propri raid illegali. Hanno preso foto e impronte digitali sul
posto. E' ovvia la violazione dei diritti umani.
Ho paura che questi raid polizieschi ed azioni illegali possano avvenire
nuovamente nel quadro dell'operazione di polizia chiamata "Tabor". DOBBIAMO
FERMARE QUESTE PRATICHE!
C'è bisogno urgente di prendere misure per far terminare le operazioni
abusive della polizia contro i Rom.
Con la presente lettera chiedo a tutte le più importanti organizzazioni dei
diritti umani, OnG, esperti, avvocati ed attivisti rom di farsi carico di questo
caso e portarlo all'attenzione della Comunità Internazionale e di aiutare a
risolvere la questione il prima possibile.
Grazie
Tatiana Timchenkova
Roma Activist
Russian Federation
romani_chai@yahoo.com
Di Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:21:24, in Europa, visitato 2687 volte)
Ricevo da Paul Polansky
Comunicato stampa, 1 settembre 2010
Il principe Karel VII von Schwarzenberg, ministro degli esteri della
Repubblica Ceca, e il dr. Bernard Kouchner, ministro degli esteri francesi,
hanno recentemente denunciato la deportazione dei Rom dalla Francia.
Deportazione decisa dal presidente francese Nicolas Sarkozy alla fine di luglio.
Circa 8.300 Rom di nazionalità rumena e bulgara sono stati espulsi dalla Francia
dall'inizio dell'anno. Quasi 10.000 sono stati espulsi nel 2009.
Schwarzenberg si è opposto alla deportazione dei Rom dalla Francia dicendo
che la decisione è stata presa su basi razziali ed è contraria allo spirito e
alle norme dell'Unione Europea.
Kouchner ha detto di aver considerato le dimissioni, riguardo la politica del
presidente Sarkozy di deportare i Rom. Non si è dimesso.
Agli occhi dei Rom e dei Sinti cechi e dell'esperienza dei Rom del Kosovo,
entrambe i personaggi rappresentano l'ipocrisia ai massimi livelli.
Durante la II guerra mondiale il padre di Schwarzenberg, principe Karel VI,
usò zingari ed ebrei come schiavi per i lavori forzati nelle sue tenute in
Boemia meridionale, prima che i Tedeschi la passassero sotto loro
amministrazione.
Nel 1999 come capo dell'ONU in Kosovo, Kouchner piazzò circa 200 famiglie di
rifugiati rom in campi posti su terreni altamente contaminati promettendo loro,
alla baronessa Nicholson e a me stesso che sarebbero rimasti lì solo per 45
giorni. Disse che essendo lui dottore, conosceva il pericolo dell'avvelenamento
da metalli pesanti e che se questi Rom non avessero potuto tornare alle loro
case, li avrebbe portati all'estero. Undici anni più tardi, dopo 89 morti (molte
attribuite ad una combinazione di malnutrizione e avvelenamento da piombo), 140
famiglie sono ancora in questi campi.
Dopo la II guerra mondiale, dal 1945 al 1948, il principe Karel VI continuò
ad adoperare forza lavoro schiavizzata nelle tenute che gli erano state
restituite. Stavolta, gli schiavi erano cittadini tedeschi della Cecoslovacchia,
che si suppone vi fossero stati deportati nel 1945. Comunque, Schwarzenberg li
mantenne in stato di detenzione in una villa confiscata ad un Ebreo, adiacente
alla sua proprietà, prima che i comunisti lo obbligassero a fuggire nel 1948.
Nel 2000,la squadra medica ONU di Kouchner raccolse campioni sanguigni di
molti Kosovari nella città di Mitrovica, dopo che a diverse truppe NATO fu
rilevato avvelenamento da piombo. I livelli più alti di piombo (i più alti nella
letteratura medica) furono trovati tra i bambini rom nei campi ONU dove Kouchner
li aveva piazzati, accanto alle locali miniere di piombo. La squadra medica ONU
di Kouchner in un rapporto scritto inviatogli, raccomandava l'immediata
evacuazione dei campi e cure mediche. Kouchner rifiutò.
Negli anni '90 il principe Karel VII von Schwarzenberg, col presidente Havel,
ricevette in restituzione molte delle terre e dei castelli di suo padre, e le
proprietà praghesi che erano state confiscate nel 1948 dall'allora governo
comunista. Il ritorno di queste terre rese Schwarzenberg l'uomo più ricco della
Cecoslovacchia. Secondo la legge ceca le proprietà non avrebbero dovuto
ritornargli, perché durante e dopo la II guerra mondiale gli Schwarzenberg
usarono forza lavoro schiavizzata in queste proprietà.
Nel 1999 Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere), di cui Kouchner
era cofondatore, ricevette il Premio Nobel per la Pace. TIME magazine scrisse
che Kouchner era "Un uomo di fuoco, un guerriero di pace, che aveva inventato il
dovere di ingerenza internazionale." Kouchner più tardi approvò "nel nome dei
diritti umani" l'invasione e l'occupazione USA dell'Iraq.
Nella Repubblica Ceca un allevamento di maiali si trova ora sulle fondamenta
del campo di sterminio per Rom e Sinti di Lety. Karel VI Schwarzenberg usava i
Rom di questo campo per lavorare nelle sue foreste e cave di pietra. Oggi questo
sito di olocausto è dissacrato da 20.000 maiali che defecano vicino alle fosse
comuni dei bambini annegati dalle guardie ceche nel laghetto degli Schwarzenberg
accanto al campo.
Oggi negli ex campi ONU a Mitrovica ogni bambino concepito nasce con danni
irreversibili al cervello, a causa degli alti livelli di piombo nel sangue
materno. L'anno scorso venne chiesto al dr. Kouchner di intervenire per salvare
queste famiglie che lui aveva abbandonato nel 1999. Non lo fece.
Dal 1984 al 1991 Schwarzenberg presiedette la Federazione Internazionale di
Helsinki per i Diritti Umani. Mai si è scusato con i Rom e Sinti cechi (neanche
con gli Ebrei cechi) perché la casata degli Schwarzenberg li aveva usati come
schiavi durante la II guerra mondiale.
Anche se attualmente è ministro degli esteri in Francia, Kouchner non ha mai
inviato nessuno dall'ambasciata francese a Pristina per aiutare i bambini
sofferenti di malnutrizione ed avvelenamento dai piombo nei campi rom da lui
stabiliti nel 1999 e che promise di chiudere in 45 giorni.
Questi Maestri dell'Ipocrisia parlano soltanto per ottenere i loro nomi nelle
notizie di testa. Non sono i leader mondiali che pretendono di essere. Stanno
ignorando principi morali e legali e danneggiando la credibilità delle leggi
internazionali.
Schwarzenberg e Kouchner usano i Rom in maniera paternalistica per
evidenziare la loro reputazione nei diritti umani. Speriamo che il pubblico, i
Rom specialmente, comprendano quanto siano falsi questi "leader morali e
politici".
Paul Polansky
Head of Mission
Kosovo Roma Refugee Foundation
"SAVE LEAD-POISONED CHILDREN OF KOSOVO"
Please Sign This Petition
http://www.thepetitionsite.com/5/Save-Children-Dying-From-Lead-Poisoning
Di Sucar Drom (del 02/09/2010 @ 09:25:48, in blog, visitato 1673 volte)
Concerti di musica rom al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo con
l’Orchestra Europea per la Pace e l’Alexian Group
Venerdì 7 ottobre presso il Palazzo del Consiglio d’Europa a partire dalle ore
15,00 l’Orchestra Europea per la Pace terrà il primo dei concerti sinfonici per
una Europa unita, solidale e senza discriminazioni dal tit...
Il futuro dei Sinti e dei Rom
E’ inaudito tutto quello che sta succedendo in mezza Europa, il razzismo si sta
moltiplicando a vista d’occhio, la piaga razzista si sta diffondendo
dappertutto, moltissimi politici solo per avere vot...
La nostra vergogna
La morte di un bambino di tre anni bruciato vivo in una baracca a due passi dal
centro di Roma è una notizia sconvolgente. È da tempo che accadono cose
orrende. Ci furono i quattro bambin...
Rom e Sinti, mobilitazione nazionale il 4 settembre
Il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione mobilita Rom e Sinti e tutti gli
amici Sabato 4 settembre 2010 per una manifestazione civile in Piazza Farnese a
Roma, di fronte all'Ambasciata Francese, a partire dalle 14,30 per dire...
Civiltà o barbarie? Questo è il dilemma
Un bambino muore. Un bambino di soli tre anni muore a Roma, Caput Mundi, a poca
distanza dal Vaticano, centro dell’Impero della Chiesa Cattolica Romana, nel
cuore della cultura europea. E’ un bambino Rom che allunga un’in...
Comunicazione del Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione
Mobilitazione Nazionale, sabato 4 settembre 2010 Ore 14.30, Piazza Campo dei
Fiori, Roma Il Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione, visto l’alto numero
di adesioni, ha deciso di spostare la manifestazione di sabato 4 settembre 2010
in Piazza Campo dei Fiori (adiacente a piazza Farnese). La manifestazione di
Roma è ufficialmente gemellata con la...
ENAR, il 4 settembre manifestazione anche a Bruxelles
A seguito dei recenti sviluppi in Francia che prendono di mira e stigmatizzano i
migranti e in modo particolare i Rom e Sinti in nome di “sicurezza e ordine
pubblico”, l’European Network Against Racism (ENAR) lanc...
Sucar Drom: tutti uniti il 4 settembre!
Sucar Drom aderisce alle manifestazioni di Parigi e di Roma e alle
manifestazioni che si terranno in contemporanea in tutta l’Europa, sabato 4
settembre 2010, dalle ore 14.30, davanti alle ambasciate francesi...
Di Fabrizio (del 02/09/2010 @ 09:28:34, in media, visitato 1573 volte)
Lettere al direttore
Spara e stermina una famiglia di rom
Mattina di sangue e follia a Bratislava
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201008articoli/58070girata.asp
come mai da altre agenzie e TG il riferimento alle vittime rimane generico
(ascoltando i TG si poteva pensare - e cosi' infatti pensavo - che l'uomo avesse
sparato per strada - a caso - ... invece non è cosi'.
Se i ROM anzichè vittime fossero stati attori del delitto, i "giornalisti"
avrebbero sorvolato sulla etnia o l'avrebbero anzi enfatizzata?
Anche cosi', scegliendo tra enfasi e silenzio, si lascia che si allarghi sempre
piu' il solco del razzismo.
Di questo passo i Rom, gli zingari, rischiano davvero di tornare, come già
purtroppo furono, vittime non solo di povertà, pregiudizio e discriminazione ma
anche di deliberata violenza e di tornare ad essere "utili capri espiatori"
della crisi economico sociale e ormai culturale che sta stravolgendo il nostro
volto.
31-08-2010
Di Fabrizio (del 03/09/2010 @ 09:10:43, in Italia, visitato 1438 volte)
Il Resto del Carlino - Oggi manifestazione contro le condizioni di vita
nelle microaree, attesi in un centinaio. "Se non servirà andremo in piazza
Grande"
Modena, 1 settembre 2010. Un sit in dalle 10 alle 12 e 30 contro la
realtà che si vive nelle microaree e "i mancati interventi del Comune". La
comunità dei Sinti modenesi ha indetto per questa mattina una protesta in via
Galaverna davanti alla sede dell'assessorato alle politiche sociali e
abitative. Nella giornata di ieri alcuni rappresentati della comunità hanno
informato la questura della manifestazione, alla quale dovrebbero prendere parte
all'incirca un centinaio di residenti delle microaree. Il portavoce dei Sinti,
Efrem Zanfretta, spiega che nel caso in cui l'amministrazione non prenderà dei
provvedimenti, nel corso delle prossime settimane "daremo il via a un'altra
manifestazione direttamente in piazza Grande per informare il sindaco Giorgio
Pighi, che forse non è al corrente delle condizioni in cui viviamo a Modena:
senza luce, senza assistenza e senza la possibilità di essere inseriti nel mondo
del lavoro in una città dove siamo nati e viviamo ormai da anni".
Partiamo dalla luce: "Ormai quasi tutte le microaree sono al buio da tre
mesi — racconta Zanfretta —, le giornate stanno iniziando ad accorciarsi, i
bambini tra poco vorrebbero cominciare ad andare a scuola. Non possiamo andare
avanti così. Abbiamo anche provato a passare a un altro gestore per avere delle
tariffe più convenienti dato che la maggior parte di noi non ha lavoro, ma Hera
ci mette i bastoni tra le ruote. Hanno anche tentato di staccarci l'acqua.
Credono che si possa vivere in questo modo?".
L'occupazione è il punto centrale della protesta: "Abbiamo seguito tanti corsi
e diverse borse di studio promossi dal Comune negli anni passati, ma non sono
serviti a niente. Non riusciamo ad inserirci nel mondo del lavoro — continua
Zanfretta —, tutte le associazioni, Caritas compresa, con l'inizio della crisi
non ci aiutano più". Nel mirino l'assessore alle Politiche sociali Francesca
Maletti: "Dopo gli incontri degli ultimi mesi — ci dice ancora il portavoce dei
Sinti —, l'assessore aveva promesso degli interventi nelle microaree, nulla è
successo. Tanti Sinti non hanno intenzione di mandare a scuola i loro figli a
causa delle condizioni di vita, non si può davvero andare avanti così". Ieri
sera all'interno della comunità si è tenuta una riunione nel corso della quale è
stata decisa una lettera che verrà letta stamattina davanti alla sede
dell'assessorato in via Galaverna.
di FRANCESCO VECCHI
Di Fabrizio (del 03/09/2010 @ 09:27:33, in casa, visitato 1988 volte)
Segnalazione da Sara Palli
PisaNotizie.it
Oggi intorno all'ora di pranzo donne, uomini e bambini, hanno invaso il
cortile delle case che devono da tempo essere assegnate. Poiché non tutti
troveranno alloggio all'interno dei nuovi edifici, oggi sono arrivati due
container destinati ai nuclei familiari che rimarranno esclusi. Le famiglie:
"Quei container sono invivibili, chiediamo chiarimenti e risposte al Comune"
Esplode la rabbia e la protesta delle famiglie che abitano al campo di Coltano.
Per le decine di famiglie che aspettano da anni che siano assegnate loro le case
costruite proprio accanto al campo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è
stata la comparsa intorno all'ora di pranzo di due vecchi container della
Protezione Civile, uno dei quali è stato posizionato all'interno del complesso
delle costruzioni ormai da tempo completate.
Infatti il numero di abitazioni che è stato costruito è inferiore rispetto al
numero di famiglie che abitano nel campo, per cui questi primi container
sarebbero destinati a coloro a cui non verrà assegnata la casa. Gli edifici di
Coltano potranno ospitare 17 famiglie, ma i nuclei familiari presenti nel campo
sono 23 e le abitazioni sono fatte di due o tre vani mentre nella maggior parte
dei casi siamo di fronte a nuclei familiari molto numerosi.
La mancanza di qualsiasi comunicazione preventiva di questa decisione ha fatto
perdere la pazienza alle famiglie, che da anni attendono una sistemazione. Da
qui la decisione di entrare per protesta all'interno dei cortili delle nuove
abitazioni per chiedere chiarimenti all'amministrazione comunale, affinché si
apra un confronto e per non essere rinchiusi in container che risultano essere
anche peggiori delle baracche in cui oggi abitano le famiglie.
La protesta è durate oltre tre ore. Sul posto è giunto in forze il personale
della polizia municipale, della polizia e dei carabinieri. Si è aperto così un
canale di comunicazione tra le famiglie e il capo della polizia municipale,
dott. Massimo Bortoluzzi. Alla notizia che l'amministrazione comunale avrebbe
discusso del problema, data dallo stesso Bortoluzzi alle mamme, ai papà e ai
bambini che hanno "invaso" pacificamente il piazzale, la situazione si è
sbloccata ed intorno alle 16 tutte le famiglie sono uscite dal cancello che
delimita le nuove abitazioni.
"Non vogliamo più essere presi in giro - afferma uno degli uomini che vive nel
campo da oltre dieci anni - Si sapeva da tempo che non c'era il posto per tutti
in quelle case ed ora senza che nessuno ci avesse mai detto nulla prima,
arrivano dei container che sono delle trappole invivibili".
"Sono mesi che aspettiamo - incalza una donna con il suo bimbo al collo - e
ancora non si sa chi verrà fatto entrare e chi no. Noi non vogliamo vivere nei
container ma nelle case come tutti. Lavoriamo, mandiamo i nostri figli a scuola,
è una questione di giustizia".
Con le famiglie era presente Padre Agostino Rota Martir: "Questo episodio
conferma ancora una volta come le vittime siano i rom, che non vengono mai
coinvolti ma devono solo subire le decisioni. Nessuno li aveva mai informati che
alcune famiglie sarebbero state chiuse nei container. Il Comune deve gettare la
maschera ed assumersi le sue responsabilità".
Ad oggi, infatti, nonostante da mesi una commissione lavori ad hoc su questa
questione, non è stato definito chi entrerà nelle abitazioni e quando le porte
di queste case saranno aperte. Nel corso del 2010 l'apertura è già slittata più
volte e non vi è ancora una data precisa.
Le famiglie attendono quindi una risposta dal Comune: "Oggi siamo andati via -
ci spiega uno degli abitanti del campo - perchè vogliamo chiarimenti. Se domani
o dopodomani il Comune non ci spiegherà veramente cosa intende fare,
riprenderemo la protesta, riaprendo questi cancelli".
Uno dei container è così rimasto sul piazzale accanto alle case, l'altro invece
è stato portato via. "Mi chiedo come non si capisca - afferma Padre Agostino -
che portare accanto alle case dei container sia una scelta sbagliata, tanto più
che una cosa simile non era mai stata annunciata. Serve un confronto, ma non
sembra che l'amministrazione sino ad oggi sia stata di questo avviso".
Ricevo inoltre da Agostino Rota Martir
Ci avete rubato anche la festa!
Mentre scrivo a pochi metri da qui, il villaggio Rom è cinturato da un
ingente dispiegamento delle forze dell'ordine, venute per chi? Ce lo chiediamo
in molti, per cercare di capire il motivo di tanta polizia... era evidente lo
scopo di tenere a distanza i Rom per tutelare i "benefattori", asserragliati
all'interno del villaggio, il cancello chiuso e sotto guardia che impedisce
l'accesso ai Rom.
E' l'esatta fotografia del Progetto Città Sottili: molti Rom fuori che gridano
la loro rabbia, altri piangono disperati per le ferite inflitte all'animo, a
volte con arroganza, tutti gli altri smarriti, increduli. All'interno gli
operatori, assistenti sociali, dirigenti, responsabili... Un Progetto che
esclude dei Rom e protegge i suoi "benefattori". E' il paradosso che si celebra
in questa triste giornata, è la parodia del ridicolo vissuta alla luce del sole,
senza alcun senso di vergogna: il villaggio Rom occupato dai "prepotenti", da
coloro che molte volte si sono serviti dei Rom per inseguire i loro interessi e
che non accettano di essere smascherati dai Rom stessi, ecco allora, fare mostra
della loro arroganza e meschinità. Anche chi riceveva la consegna
dell'appartamento, aveva stampato sul volto lo smarrimento e la paura.
Ieri un gruppo di Rom, con le loro famiglie ormai stanchi di non avere una
minima risposta alle loro domande, occupava il villaggio, impedendo di fatto
l'accesso a due container: per chi sono questi container (uno fatiscente, senza
porte e finestre, ammuffito...)? Volevano delle risposte, puntualmente negate
dal responsabile Simone Conzani, così il gruppo, stanco del silenzio, esasperato
dall'ennesimo rifiuto, messo in disparte, come fossero degli appestati, senza
una plausibile ragione, decidono di occupare il villaggio e di chiudersi
all'interno, bloccando di fatto i container fuori del villaggio.
Dopo una trattativa in cui chiedevano garanzie per un dialogo con l'Assessore
alle Politiche Sociali di Pisa, per essere coinvolti nelle decisioni riguardanti
la loro vita e quella delle loro famiglie, ecco la risposta arrivare puntuale
questa mattina: il dialogo è visto come una minaccia per il comune di Pisa, che
finalmente accetta di togliersi la maschera che in questi anni abilmente ha
utilizzato, e mostrare il suo vero volto: quello della forza e della prepotenza.
Il dialogo visto come un istigazione, una minaccia, un intralcio, una perdita di
tempo.
Chi è il vero istigatore in tutta questa vicenda? Sono forse i Rom,
l'Associazione Africa Insieme, il sottoscritto, chi chiede il rispetto verso le
persone e i loro diritti? So solo e lo constato amaramente che quest'oggi il
comune di Pisa di fatto "legalizza" un'ingiustizia! Lo ripeto ancora a distanza
di qualche anno: "Le persone sono più importanti del progetto", ed oggi questa
verità risulta sempre vera e quanto mai provocatoria: le forze dell'ordine
impiegate a difesa del progetto contro persone che hanno pazientato per otto
anni, che hanno avuto forse il torto di fidarsi di tante promesse.
Il Comune di Pisa ci ha rubato la festa. Posso testimoniare che tutte le
famiglie Rom del campo in questi ultimi anni attendevano con ansia e gioia
l'apertura del villaggio, c'era chi risparmiava in vista di entrare nel nuovo
alloggio, era un'attesa carica di timore ma anche di speranza. Poca fa, una
donna del campo che ha avuto l'appartamento, mi disse con un po' di amaro in
bocca: "Quando sono entrata nel villaggio mi tremavano le ginocchia dalla
paura... (non certo a causa dei Rom, come qualcuno vorrebbe far credere!!) con
tutti quei poliziotti attorno." Come leggere questo dispiegamento di forza, del
tutto inutile, se come una prova di "cattiveria", con lo scopo di umiliare la
dignità delle persone e come uno schiaffo all'integrazione?
Quando la forza sostituisce il dialogo è un brutto segno, per tutti! E' un
allarme da prendere in seria considerazione.
A quest'ora, che i "benefattori" e le forze dell'ordine hanno lasciato il
villaggio, i Rom finalmente possono distendere i sorrisi sui loro volti. Gli
altri esclusi, nel vecchio campo discutono ancora sull' immediato futuro, le
donne con le lacrime agli occhi stringono a sé i più piccoli, per
tranquillizzarli e scacciare da loro cattivi incubi.
Don Agostino Rota Martir
Coltano, campo Rom, ai bordi del nuovo villaggio Rom – 2 Settembre 2010
Segnalazione di Giancarlo Ranaldi (nb. alcuni link sono in
spagnolo)
El Pais - "Portiamo Sarkozy in tribunale"
"Il presidente dell'Unión Romaní Spagnola, sostenuto dall'Unión Romaní
Internazionale, porterà Sarkozy in tribunale". Questa è l'intenzione dichiarata
da Juan de Dios Ramirez, presidente dell'Unión
Romaní Spagnola, il quale spiega perché e come la attueranno:
"Per la prima volta nella storia del popolo gitano, smetteremo di lamentarci per
agire con la stessa arma con la quale agisce la società dei "gadjè" (cosi
come sono chiamati i non gitani dai gitani, equivalente della parola "payo" in
spagnolo). Porteremo il presidente francese davanti al
Tribunale di Giustizia
dell'Unione Europea, in Lussemburgo". La decisione dell'associazione che
rappresenta i gitani spagnoli arriva in risposta all'azione del governo
francese, il quale
sta rimpatriando centinaia di Rom (gitani dell'Europa
dell'est), senza documenti, nei loro paesi d'origine.
Ramirez sta preparando la documentazione da presentare in tribunale: "Il governo
francese sta violando uno dei pilastri fondamentali della
nuova Costituzione europea, approvata a Lisbona nel dicembre 2009, nella quale la difesa dei
diritti umani e il rispetto per le minoranze costituiscono le fondamenta". Ramirez si riferisce all'articolo 1bis che dice quanto segue: "L'Unione si fonda
sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia,
dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani,
compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze".
"La nuova Costituzione Europea ha - in quanto all'aspetto economico - poco
potere, però comanda in materia di diritti umani, esattamente quello in cui sta
fallendo la Francia. Adesso sto raccogliendo le testimonianze. Ne abbiamo molte,
anche
il Vaticano ha detto che si stanno violando i diritti fondamentali dei
Rom" aggiunge il rappresentante dei gitani spagnoli.
Juan de Dios è nato a Puerto Real (Cadice) nel 1942 e rappresenta una delle
figure chiave del
mondo
Rom (gitano nella lingua romani). E' stato il primo
gitano a entrare come deputato nel parlamento europeo nel 1986 e in Spagna, ha
rappresentato il popolo gitano, nei primi parlamenti dopo il franchismo. La sua
firma è stata apposta sotto la Costituzione spagnola.
Da quando il presidente francese ha inasprito la sua politica contro i Rom, e ha
sgomberato popolazioni e rimpatriato in Romania e Bulgaria molti di loro – il
primo volo è partito
lo scorso giovedì 19 agosto, e ce ne saranno altri entro la
fine del mese – la sua voce è diventata una referenza per i Rom di tutta Europa.
E' arrivato a dire che le azioni di Sarkozy sono cosi nocive al punto di
trasformare Berlusconi , le cui
misure anti-Rom in Italia sollevarono un
polverone, in benefattore. "Quello che sta succedendo in Francia è più
pericoloso di quello che è successo in Italia, per tre motivi: Berlusconi ha
agito condizionato dalla Lega Nord, il partito xenofobo dell'Italia del Nord,
mentre Sarkozy non ha nessun partito di stampo fascista intorno a lui. Lui
rappresenta la destra democratica, e quando l'attacco proviene da qualcuno che
si presume democratico, fa molta paura. In secondo luogo, stiamo in un periodo
di crisi, ed è molto più facile che il sentimento razzista contro le minoranze
si propaghi. Il terzo motivo è che la Francia è di indole propensa alla difesa
dei diritti umani. E' lo stato della rivoluzione francese del XVIII secolo, è il
luogo in cui fu fatta la proclamazione solenne dei diritti universali dell'uomo.
Una luce di uguaglianza, giustizia e libertà, e questo aumenta la gravità di
quello che sta succedendo.
Però il caso francese è particolare anche sotto un altro aspetto; per i gitani
dell'Europa intera, i manush della Francia erano un modello di come un popolo di
etnia gitana, possa integrarsi nella società, al punto che l'assimilazione dei
Rom nello stato francese, si poteva sperare meno problematica: "Il nodo della
questione non è vincolato né alla nazionalità di provenienza, né all'etnia alla
quale si appartiene, ma invece alla condizione sociale. I gitani rumeni,
dell'Albania e dei Balcani vivevano nel loro paese, in condizioni di
analfabetismo e povertà tali, che stavano peggio di noi gitani spagnoli, prima
del franchismo. E' normale che, da quando cadde la cortina di ferro e quindi
loro si diressero verso i paesi occidentali, siano stati generati problematiche
e rimbalzi nelle nostre società; però questo è dovuto alle loro condizioni
sociali e non al fatto di essere gitani, ed è fondamentale capirlo."
Alcuni mesi fa, in aprile, durante
il secondo vertice della popolazione gitana
celebrato a Cordova, fu fissato come obiettivo che la comunità Rom sia vista
come parte della popolazione europea, senza mai più qualificativi. Un risultato
che ci sembra molto lontano, dopo i mezzi adoperati da Sarkozy: "Stiamo lontani,
ma meno di ieri. Per conseguire questa visione della "gitanità" , cioè che tutti
i gitani sono uguali tra di loro, e poi con il resto della società, non devono
mancare i presupposti. Ne segnalerei uno soltanto, quello più determinante:
l'educazione. Quando un popolo come il nostro patisce un indice di analfabetismo
vicino al 50%, tutta la negatività si spiega."
Ramirez non lesina le critiche verso il proprio popolo, quando si tratta di
valutare le ragioni per le quali le direttive e gli auspici degli organismi
internazionali stanno così lontani di quello che succede negli stati
dell'Unione Europea: " In molti casi la nostra mancanza di decisione gioca un
ruolo fondamentale, una certa incapacità di assumere la responsabilità che ci
tocca storicamente. Fintantoché noi Gitani non prendiamo coscienza che tocca a
noi, essere protagonisti del nostro destino e lasciamo nelle mani di estranei
l'amministrazione dei nostri interessi, finiremo per essere eternamente degli
individui dipendenti dell'assistenzialismo dei nostri protettori gadjè".
La Spagna rappresenta un'eccezione privilegiata. Per lo meno fino ad ora, nessun
germoglio di razzismo istituzionale si è prodotto contro i Rom, mentre i gitani
spagnoli sono integrati, benché avendo pagato un prezzo: " La maggioranza dei
leader gitani del mondo intero, tengono gli occhi su di noi, che abbiamo pagato
il prezzo più alto che possa pagare un popolo in cambio dell'integrazione: il
deterioramento della nostra lingua, patrimonio comune di quattordici milioni di
gitani in tutto il mondo, i quali possono capirsi senza alcuna difficoltà." Però
questo non significa che l'integrazione debba passare tramite l'omologazione o
tramite una forma di eccidio etnico-culturale: "Si potrebbe esporre più di una
dottrina di sociologia e di antropologia culturale che sostengono che la
convivenza è possibile, senza perdere i propri segni di identità. Però,
lasciatemi dire una cosa: il modello si chiama Andalusia. Parlo da un punto di
vista culturale, non di distribuzione o giustizia sociale. Potrebbe essere il
modello di convivenza per tutti i gitani del mondo. Una comunità nella quale non
si sa se sono gli andalusi "gitanizzati" o i gitani "andalusati".
Per l'Unión Romaní i prossimi appuntamenti sono il 4 settembre, quando avrà
luogo una manifestazione contro la politica antigitana di Sarkozy a Parigi, e il
15 quando ci sarà una manifestazione prettamente gitana, nella capitale
francese, gestita esclusivamente da Rom. Intanto Ramirez conta di avere tutto il
necessario per presentare la sua richiesta al Tribunale di Giustizia dell'Unione
Europea contro il governo francese.
La fotogalleria di Joaquín Eskilden sul popolo gitano pubblicata da El País
settimanale
Di Fabrizio (del 04/09/2010 @ 09:51:39, in Europa, visitato 2132 volte)
Da
Nordic_Roma
Human Rights Europe Intervista a Miranda Vuolasranta (in foto, ndr), Direttore
Esecutivo del Forum Nazionale Rom Finlandesi
1. Descrivi il tuo lavoro?
Lavoro per il Forum Nazionale Rom Finlandesi. Rappresenta i Rom per quanto
riguarda i diritti umani, fondamentali e sociali. Ha un ruolo importante
nell'aiutare le organizzazioni non governative nelle loro attività, rafforzare
la cooperazione e la messa in rete. Sono anche la rappresentante finlandese e
vice-presidente del Forum Europeo Rom e Viaggianti.
2. Come valuta il livello di discriminazione in Finlandia?
Per 100 anni c'è stata cooperazione tra le autorità e i Rom, quando sono state
fondate le prime organizzazioni rom ed abbiamo imparato come cooperare senza
scosse, imparando dagli errori.
Però, i Rom affrontano discriminazioni nella vita di tutti i giorni. Quasi il
100% delle donne rom di Finlandia indossano il vestito tradizionale che
distingue chiaramente i
Kale
finnici (i Romanì che vivono in Finlandia e Svezia) dai non-Rom, e quindi la
discriminazione è facile. Possono trovare difficoltà nell'accesso ai luoghi
pubblici. I ristoranti non permettono loro di entrare o non sono servite. Queste
situazioni sono molto comuni e sono soltanto la punta dell'iceberg di casi che
portano a denuncia di un reato o ad un'inchiesta.
3. Quali sfide specifiche affrontano i Rom in Finlandia?
Le sfide sono le stesse che ovunque in Europa - combattere l'antiziganismo e
far crescere la coscienza dei Rom come minoranza storica e tradizionale in
Finlandia. I Rom hanno il diritto alla loro lingua e cultura. Per legge, la
lingua rom dovrebbe essere insegnata a scuola ai bambini rom, e i media
dovrebbero essere obbligati a produrre informazione nella lingua rom, ma queste
leggi non sono state finanziate o eseguite con chiarezza.
4. Quale tipo di sfide sorgono dalle differenze culturali tra Rom e
non-Rom?
Dopo l'indipendenza, la Finlandia ha puntato su una cultura omogenea senza
diversità. La minoranza di lingua svedese è stata rispettata, mai bisogni
linguistici delle minoranze rom e sami sono state affrontate solo negli anni '70
e '80. Prima era proibito parlare romanes nei luoghi pubblici. Secondo
l'Istituto di Ricerca per le Lingue di Finlandia, il romanes è a pericolo di
sparizione se non vengono incrementate immediatamente le possibilità
d'insegnamento e se ai bambini rom venga garantito il loro diritto a studiare
nella loro madrelingua.
5. Come descriveresti le differenze tra le comunità rom in Finlandia e?
(così nel testo originale ndr)
L'antica comunità dei Kale finnici arrivò in Finlandia all'inizio del XVI
secolo. Ce ne sono circa 10.000 in Finlandia e 3.000 - 4.000 in Svezia. Inoltre,
c'è una comunità rom si stima di 500-1.000 persone dai paesi balcanici,
soprattutto dal Kosovo. Queste comunità sono molto differenti. Dialetti, costumi
e religione sono collegati al luogo d'origine. Molti Rom finnici sono evangelici
luterani o seguono altre religioni evangeliche, mentre i Rom dei Balcani sono
ortodossi o musulmani. Le similarità si possono trovare nei valori culturali o
nelle norme etiche.
6. Cosa bisogna fare a livello nazionale per migliorare la situazione
dei Rom?
La Finlandia è stata esemplare in molte questioni ma per rimuovere la paura e
il pregiudizio, occorre lavorare ancora per diffondere informazioni di base
sulla lingua, cultura, religione e storia dei Rom. Sono state individuate azioni
positive come lo sviluppo dell'istruzione, impiego e alloggio, ma soffrono di
mancanza di risorse.
7. Come hanno risposto le organizzazioni culturali ed i gruppi politici
alle sfide della diversità in Finlandia?
Ci sono mete comuni, ma in pratica la sfida della diversità non si è ancora
interiorizzata in Finlandia. I Finlandesi di lingua svedese ed il popolo Sami
lavorano attivamente dentro le loro comunità, ma non c'è una rete che unisca le
diversità.
8. Come sono riportate sui media le questioni rom in Finlandia?
Era uso comune sottolineare l'origine etnica dei Rom coinvolti nelle storie,
ma durante l'ultimo paio d'anni ci sono stati sviluppi positivi.
9. Che ruolo dovrebbero giocare i media nel promuovere la diversità in
Finlandia?
I media, l'Unione dei Giornalisti e il Parlamento dovrebbero assumere un
punto di vista antirazzista, di uguaglianza e diversità. I media dovrebbero
coprire differenti gruppi minoritari in pari misura e produrre più documentari e
programmi educativi sulla cultura, storia, artigianato e musica rom.
10. Il Consiglio d'Europa come può assistere la lotta contro la
discriminazione?
Sono preoccupata del cambiamento dell'atteggiamento tra la gioventù. I Rom
avevano stretti contatti con la gente che lavorava in campagna, ma nella società
urbana, moderna, l'atteggiamento si è indurito ed è diminuita la tolleranza. La
gente parla di diversità ma nella pratica l'intolleranza tra i giovani è
cresciuta. Comunicano e passano il tempo solo con i loro simili, cosa che riduce
la capacità di affrontare la diversità. Le famiglie, i genitori e le scuole
dovrebbero dare attenzione all'indurimento degli atteggiamenti ed all'aumento
dell'intolleranza.
L'estremismo in Europa è la sfida più grande per la Campagna contro la
Discriminazione. La campagna Dosta del Consiglio d'Europa, per esempio, ha avuto
molto successo nel raggiungere il pubblico in generale.
Di Fabrizio (del 05/09/2010 @ 09:14:43, in casa, visitato 1605 volte)
VareseNotizie.it
GIOVEDÌ 02 SETTEMBRE 2010 17:27 VALERIA DESTE
GALLARATE - I sinti sono fiduciosi: "Crediamo che il giudice che segue la
questione si sia messo una mano al cuore e abbia deciso di prolungare i tempi
per trovare una soluzione". Comunque andranno le cose, loro ribadiscono il
concetto: "Noi da Gallarate non ce ne andiamo.
Siamo residenti tutti in questa città e la maggior parte di noi è nata qui.
Invece di spostarci dopo venti anni da via De Magri, per metterci qui, spendendo
soldi, per un anno, potevano mandarci via subito". In realtà, i sinti
"gallaratesi" sarebbero anche disposti a traslocare, "purché si decida per
un'altra area a Gallarate: in quel caso saremmo disposti ad andare via in
giornata, ma non all'interno di mura domestiche, moriremmo. Se, invece,
l'intenzione è di spostarci in un altro comune, allora non ci stiamo. Piuttosto
occupiamo abusivamente uno spazio. Non siamo pedine, ma persone. E' anche
normale che un altro comune dica di no, perché dovrebbe farsi carico dei
problemi di un vicino di casa?"
"ABBIAMO DEMOLITO LE STRUTTURE ABUSIVE"
I sinti del civico 50 si riferiscono ai vari muretti in mattoni realizzati in
più zone dell'area attrezzata. Una volta che gli è stata fatta presente la situazione di abusivismo, li hanno smantellati. "Ciò che c'era d'abusivo non
c'è più", dichiarano.
"VENITE A VEDERE L'AREA ATTREZZATA"
Questo è l'invito che lanciano a chiunque fosse scettico. "Questo non è un campo
nomadi – continuano – è una vera e propria area attrezzata. Qui non c'è il
rischio che qualcosa bruci, abbiamo tutti il salvavita. Abbiamo spostato le
roulotte in modo da mantenere una distanza di sicurezza l'una dall'altra. Noi
viviamo qui, ci teniamo alla sicurezza dei nostri figli. Non rubiamo e paghiamo
per l'utilizzo della piazzola. Alcuni campi nomadi di Milano e Roma, che fanno
tanta paura alla gente, fanno paura anche a noi: nemmeno noi ci entreremmo".
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