Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Colgo l'occasione fornita da Isabella sul gruppo Facebook
Livorno con i Rom, per conoscere meglio una persona che spesso ha scritto e
segnalato articoli sulla Mahalla
mgm.operemissionarie.it - Venerdi, 26 Febbraio 2010
La testimonianza di Don Agostino Rota Martir che abita in un campo Rom fuori
dalla bella città di Pisa da ormai una quindicina d'anni, e oltre che essere un
prete diocesano fa parte del cammino ecclesiale dell'UNPReS.
Al campo abitano circa 150 Rom, sono quasi tutti Musulmani e di varie
nazionalità Slave.
CHI È IL SACERDOTE IMPEGNATO CON I ROM E CHE VIVE CON LORO? - Il
"mio" impegno è
quello di vivere con i Rom! Nella domanda c'è già parte della risposta...non mi
considero "impegnato", termine che a volte può nascondere ambiguità e tranelli,
nel senso di fare, realizzare tutta una serie di attività, di impegni per altri,
per aiutare chi è nel bisogno. Quando si parla di Rom è inevitabile pensare ad
una realtà lontana, distante da noi, un mondo da tenere a bada, sotto controllo,
da integrare con le buone o con le cattive: è difficile "amare" qualcuno a
distanza di sicurezza. Oggi vedo tanti operatori "impegnati" a favore dei Rom ma
distanti da loro, incapaci di relazionarsi alla pari, di guardarli nei loro
volti, più preoccupati a mantenere i ruoli ben distanti e chiari, e alla caccia
di risultati da sbandierare. È un peccato perché non si rendono conto di cosa
perdono: i veri poveri sono loro!
A volte si fanno anche dei Progetti per i Rom con il risultato di creare
ulteriori esclusioni e divisioni e senza rendersi conto del grave danno che si
sta facendo sulle vite dei Rom.
Vivere con i rom è completamente diverso da chi vive "impegnato" a favore dei
Rom...innanzitutto perché le distanze pian piano si avvicinano, arrivano a
toccarsi, a volte fino anche a confondersi senza che tu te ne accorga.
CHE CI FA UN PRETE TRA I ROM? - È la domanda che mi sento rivolgere una infinità
di volte sia da credenti, praticanti, religiosi, non credenti o di altre
religioni. Alla radice di questo interrogativo c'è la convinzione ormai
acquisita da tutti che per un sacerdote, un religioso è ammirevole che spenda la
sua vita per i poveri, per il loro riscatto sociale, umano...ma quale "tornaconto" se questi vive tra i Rom? Ne vale la pena? Per non parlare della
sua "dignità sacerdotale" facilmente compromessa agli occhi di non pochi, per
cui sei visto come uno poco affidabile , perché troppo dalla parte dei Rom, una
credibilità condizionata, a punti come il permesso di soggiorno in discussione
in questi giorni per gli immigrati.
L'AMORE DEL FRAMMENTO È UNA SCUOLA TEOLOGICA - Una grazia che i Rom mi hanno
offerto in tutti questi anni è proprio quella di cercare di "vivere il margine",
non come un handicap, un incidente di percorso, oppure come un territorio da
salvare, ma di interiorizzarlo come luogo di vita, come spazio dal quale e
attraverso il quale sono chiamato a leggere e scoprire frammenti di santità:
l'amore del frammento è una "scuola teologica" perché educa e cura il nostro
sguardo, sempre tentato a far credito su ciò che è maestoso, palpabile,
eclatante o piacevole.
Invece allenare i nostri occhi per leggere quel frammento come momento di
Grazia, di Gratuità, di Bellezza attraverso il quale Dio passa e visita questo
popolo. Se la nostra società guarda i rom come una minaccia, Dio continua a
guardarli (nonostante tutto) con tenerezza e con il sorriso. Noi preti,
religiosi che abitiamo tra i Rom e Sinti lo facciamo perché arriviamo a scoprire
che "il loro punto di vista" merita di essere conosciuto e che è una ricchezza
per tutti.
COME SEI STATO ACCOLTO? - A volte ci può essere il rischio e la tentazione di
costruire la nostra "santità" sulla pelle dei poveri che si vuole assistere: più
sono disgraziati più veniamo santificati! Sono riconoscente a tanti Rom che mi
hanno accolto per come sono, mi hanno aperto la porta per entrare nella loro
vita, a volte facendomi sentire come parte della loro stessa vita, condividendo
anche momenti intensi di gioia, di dolore, di amarezze e speranze...questo mi ha
dato la possibilità di raccogliere frammenti di autentica santità, che mi
aiutano a leggere e ridire il Vangelo e la mia fede sotto una luce nuova. Farci
santi insieme: se sono prete tra i Rom è anche per lasciarmi fare dalla loro "Santità".
Ecco, cerco di vivere il mio sacerdozio attraverso la Grazia di Dio che a volte
si manifesta con la stessa generosità e bellezza anche dentro la vita dei Rom,
come all'interno delle nostre bellissime cattedrali.
COME VIVI LE TUE GIORNATE? - Credo che la maggioranza sia convinta che al campo
io viva pieno di impegni, di attività, di iniziative...quando racconto come
passo il mio tempo molti rimangono quasi delusi perché mi vorrebbero preso a
"strappare" dai Rom tutto quello che ai nostri occhi appare come un problema, un
disagio. A chi vede i rom come un problema si applica bene quello che dice un
proverbio Africano: "a guardare sempre dalla stessa parte il collo si
irrigidisce".
Credo che a volte solo lo "stare dentro" è un annuncio del Vangelo rivolto alla
mia società, esser lì presente evitando la tentazione di cercare scappatoie o
ansiosi di trovare vie d'uscita comode e veloci. Non è certo facile spiegare,
che almeno per me il problema non sono tanto i Rom con i loro stili di vita
diversi dal nostro. Il problema che sento più vero ora , è il nostro sguardo su
di loro; è uno sguardo quasi sempre indagatore, arrogante, malato e irrigidito,
a volte anche quando li avviciniamo con l'intenzione aiutarli. Quanto vorrei
allora, che la mia presenza, la mia amicizia con i Rom servisse soprattutto a
cambiare questo nostro sguardo malato che rischia di contagiare l'intera nostra
società. Mi piace allora pensare che la mia "missione tra i Rom" sia rivolta
soprattutto verso la nostra società, la nostra Chiesa stessa quando non mostra
sufficiente coraggio per ispirarsi al Vangelo di Gesù e che per non disturbare
troppo l'opinione della nostra gente, rimane in disparte e in silenzio, anche di
fronte alla nostra cattiveria che maltratta, umilia, calpesta con disinvoltura i
Rom nelle nostre città, allora "piango perché voi non piangete" (Santo curato
d'Ars).
COME I ROM TI AIUTANO A RISCOPRIRE LA TUA VOCAZIONE SACERDOTALE? - Come per i
monaci il convento diventa il loro "luogo per abitare se stessi", per me lo è il
campo dove vivo da anni, è il luogo dove devo imparare a fare attenzione, ad
avere cura, a ricostruire legami spezzati, a vivere la pazienza e la fedeltà al
Vangelo, a leggere il mondo. Dentro questo luogo sono chiamato a contemplare la
Pazienza di Dio, capace di dispensare il bello e il buono ovunque, anche là dove
nessuno investirebbe un briciolo di un suo talento.
L'anno sacerdotale coincide con i miei 25 anni di sacerdozio, spesso i chiedo
come sarebbe stato se non avessi incontrato in questo cammino i Rom e la Chiesa
che vive in mezzo a loro. Penso che sarebbe stato più povero spiritualmente ed
umanamente!
So solo che hanno contribuito molto a cambiarmi dentro, mi hanno "sbendato", ad
esempio, del "ruolo di prete" che spesso non aiuta a relazionarci alla pari con
chi incontriamo. Spesso perché noi preti pensiamo di essere troppo in vetrina.
Mi educano a saper vivere nella provvisorietà e a dar valore a ciò che è
veramente essenziale nella vita, come ad esempio a dare importanza alla
relazione, all'ascolto, dell'altro e a non fermarmi all'apparenza... Una caro
nostro amico, un sacerdote francese "zingaro" Claude Dumas, ci disse questa
estate riguardo il rapporto Rom-Chiesa: "...invita la Chiesa a ridere con i
poveri, a cantare con gli emarginati, a giocare con i delinquenti...chi non ha
compreso che invitare alla tavola della festa è più importante che dare da
mangiare, chi non ha recepito che il tempo delle condivisioni, della
gratitudine, del sorriso è più importante del dono di beni di consumo...". Per
me prete uno dei doni più belli ricevuto dal cammino con i Rom, e che in un
certo senso mi aiuta a rileggere la mia vocazione sacerdotale, è proprio questo
sedersi con loro-ridere-piangere-condividere-insieme anche a mani vuote,
perché
la "Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza" (Colos. 3,16)
Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:27:32, in scuola, visitato 1731 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
BBC News - C'è una diffusa preoccupazione sulla marginalizzazione dei Rom in
Europa
La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Croazia ha
discriminato gli studenti rom [...] mettendoli in classi per soli rom.
Lo stato croato ha replicato che le classi separate erano intese per aiutare
i Rom a mettersi in pari con gli altri studenti.
Quindici ex studenti di origine rom hanno testimoniato che la
sistemazione era una forma di discriminazione razziale e violava il loro diritto
all'istruzione.
Alla Croazia è stato chiesto di pagare 4.500 €u. [...] ad ognuno di loro per
danni.
Nel 2008, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva rigettato gli argomenti
degli ex studenti, ma martedì il verdetto è stato capovolto dalla corte
d'appello.
"Gruppo svantaggiato"
Sono passati otto anni da quando il caso è sta presentato in Croazia - che
attualmente sta negoziando l'accesso all'Unione Europea.
Tutti hanno lasciato la scuola, ed hanno avuto dei figli a loro volta,
riporta per la BBC Nick Thorpe (leggi anche
QUI ndr) dalla Croazia.
Gli ex studenti hanno frequentato la scuola pubblica nei villaggi di Macinec
e Podutren nella Croazia settentrionale, in periodi differenti tra il 1996 e il
2000.
Il tribunale ha verificato che il tasso di abbandono della scuola primaria
tra i bambini rom era dell'84%.
"La corte ha ritenuto che non siano state messe in atto adeguate salvaguardie
in tempo appropriato per assicurare cure sufficienti ai bisogni speciali dei
richiedenti in quanto membri di un gruppo svantaggiato," recita il giudizio.
Il tribunale ha trovato che la Croazia ha sbagliato nell'indirizzare le
presunte deficienze degli ex studenti nella lingua croata attraverso un
apprendimento speciale.
L'assegnazione degli ex studenti a classi per soli rom è stata fatta sulla
base di valutazioni "psico-fisiche", piuttosto che su test linguistici, continua
il giudizio.
Il tribunale ha anche detto che la Croazia ha violato i diritti dei
querelanti ad un equo processo, dato che i procedimenti giudiziari sono stati
condotti per un periodo "eccessivo".
Published: 2010/03/16 14:24:24 GMT
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:03:16, in Italia, visitato 1730 volte)
Segnalazione di Isabella
PisaNotizie
La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di
Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa
Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma
alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni.
Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su
internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle
stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e
l’umiliazione dei propri genitori.
Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è
l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i
problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che
esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non
possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.
Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo,
o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e
molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi
limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.
Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei
confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze
securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona
legge sull'immigrazione.
È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle
abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente
mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il
loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani
senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom
che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di
cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si
eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri,
inasprito dalla crisi economica.
In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione
sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia
crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli
altri, e porti al superamento dei conflitti.
A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea
in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione
dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione
creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe
ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.
Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per
la Pace dell'Università di Pisa)
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:36:31, in Italia, visitato 2036 volte)
Segnalazione di Barbara Stazi
Da venerdì 26 marzo 2010 alle ore 19.00 a venerdì 9 aprile 2010
Padova, via san Pietro 3
Si inaugura il 26 marzo alle ore 19 la mostra fotografica "INTERNO ROM" di
Alessandra Quadri.
Questo progetto è stato realizzato dal settembre 2006 fino al febbraio 2010,
periodo della chiusura del campo Casilino 900, il più grande campo abusivo
d’Europa. Queste immagini documentano la vita familiare delle popolazioni rom di
Roma, dal “Residence Bravetta” a diversi campi attrezzati e abusivi. Il lavoro
si colloca in due significative fasi di transizione per i Rom d’Italia: una
politica, che ha portato alla chiusura di molti campi, e una culturale, che con
l’avvento di nuove generazioni sta portando a una graduale perdita dell’identità
etnica rom. Avendo instaurato un rapporto di fiducia con alcune famiglie, ho
potuto documentare momenti spontanei di vita quotidiana, comuni a tutte le
popolazioni del mondo, concentrandomi sull’interno delle abitazioni e
sull’intimità familiare. Nonostante le indubbie peculiarità della cultura rom,
ho cercato di non indugiare sul mito romantico gitano, soffermandomi piuttosto
sulle relazioni interne, nel tentativo di conservare la memoria di una comunità
varia e in continuo mutamento che, nonostante i preconcetti che la circondano, è
sempre più integrata ai costumi della società di oggi.
L'esposizione rimarrà aperta fino al 9 aprile presso Sabspace, contenitore di
arte contemporanea
Dal martedì al sabato dalle ore 16.30 alle 19.30
L'appuntamento su
Facebook
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:44:02, in Europa, visitato 2016 volte)
Osservatorio Balcani e Caucaso (leggi anche
QUI ndr)
Risto Karajkov da Skopje
Quello che sembrava un esodo di massa da Serbia e Macedonia verso l'Unione
europea, grazie alla liberalizzazione del regime dei visti, si è rivelata una
truffa in grande stile. False agenzie di viaggio trasportavano migranti verso
Bruxelles in cambio di poche centinaia di euro
Le tensioni causate dalla notizia del crescente numero di cittadini macedoni
che hanno richiesto asilo politico in vari paesi dell'Unione europea dall'inizio
del 2010, soprattutto in Belgio, sembrano essersi lentamente smorzate.
Giovedì 11 marzo sono arrivati a Skopje i primi autobus carichi di delusi
“aspiranti rifugiati” provenienti da Bruxelles. Il Belgio è stato uno dei paesi
più segnati dall'onda di migranti che hanno sperato di assicurarsi un futuro
migliore nella ricca Unione attraverso la richiesta di asilo. Gli autobus,
pagati dal governo belga e con a bordo funzionari degli uffici addetti alle
questioni migratorie, hanno riportato a casa anche molti cittadini serbi.
Nei prossimi giorni si aspetta la partenza di nuovi autobus non solo dal Belgio,
ma anche da altri paesi europei. Gli sviluppi della questione sembrano aver
calmato le acque, dopo che nelle settimane scorse i media avevano surriscaldato
il panorama politico europeo con notizie che parlavano di ondate massicce di
emigranti richiedenti asilo dalla Macedonia a dalla Serbia.
A inizio marzo, dopo essere stata sollecitata dal governo belga, la Commissione
europea ha reso nota l'esistenza del fenomeno. La stessa Commissione ha poi
richiesto esplicitamente ai governi dei paesi balcanici che hanno recentemente
beneficiato della liberalizzazione del regime dei visti (Macedonia, Serbia e
Montenegro) di spiegare ai propri cittadini non solo i diritti, ma anche gli
obblighi che derivano dal nuovo regime senza visti.
Michele Cercone, portavoce della direzione Giustizia, Libertà e Sicurezza della
Commissione ha fatto il punto sulla situazione, parlando di fenomeno migratorio
dovuto a motivi economici, sottolineando poi che le reali chance di ottenere
asilo sono estremamente basse per la maggior parte dei richiedenti.
Dall'inizio del 2010 le autorità belghe hanno registrato un netto aumento delle
richieste di asilo da parte di cittadini macedoni e serbi. Vari i numeri tirati
in ballo dai media: secondo alcune stime sarebbero circa 400 i macedoni ad aver
chiesto asilo in Belgio dall'inizio dell'anno, un numero nettamente maggiore se
confrontato con le statistiche dell'anno scorso.
Altre fonti stampa hanno scritto di 300 richiedenti asilo dalla Serbia solo a
febbraio, soprattutto albanesi e rom provenienti dalle regioni meridionali del
paese. Richieste di asilo sono aumentate anche in altri paesi dell'Ue. Sarebbero
state 160 quelle presentate a febbraio da cittadini macedoni in Svizzera, un
numero tre volte maggiore a quelle sottoposte nell'intero 2009. Secondo i media
macedoni, un migliaio di rom provenienti soprattutto dalla Serbia meridionale,
ma anche da Macedonia e Montenegro sarebbero entrati in Svezia via autobus. In
questo caso, però, molti sarebbero riusciti ad ottenere asilo e assistenza da
parte del paese ospitante.
Fin da subito, comunque, la vicenda ha mostrato molti aspetti poco chiari e
difficilmente spiegabili. Senza il regime di visti, infatti, i migranti
potrebbero semplicemente entrare in Unione europea come semplici turisti,
scegliendo poi di restare illegalmente nel paese prescelto e nascondendosi alle
autorità, magari per anni.
Quello che invece è successo in queste settimane, con decine di “aspiranti
rifugiati” pronti a dichiarare immediatamente la propria presenza in Belgio alle
autorità di Bruxelles per sottoporre la richiesta di asilo, non sembra la
situazione tipo dell'emigrazione clandestina spinta da motivi economici.
Una serie di indagini giornalistiche in Macedonia ha cominciato a portare un po'
di luce sull'inspiegabile fenomeno. Gli “aspiranti rifugiati”, persone
provenienti dalle fasce più deboli della popolazione, poveri e spesso
analfabeti, sono stati ingannati da truffatori che li hanno convinti che, con la
richiesta di asilo, avrebbero potuto godere dell'assistenza sociale del paese di
arrivo. A molti dei migranti era stato detto che i ricchi paesi dell'Ue
avrebbero garantito loro un appartamento dove vivere e un assegno mensile.
I giornalisti che si sono occupati del caso sono presto arrivati a individuare
delle “agenzie di viaggio”, spesso senza alcuna licenza, che hanno trasportato i
disperati verso Bruxelles e altre destinazioni europee per 100 euro. Il prezzo,
oltre al biglietto, comprendeva un ricco assortimento di bugie, ritagliato su
misura per convincere i propri clienti a partire in cerca di un'opportunità di
vita migliore.
Per molti degli sfortunati “aspiranti rifugiati” 100 euro rappresentavano i
risparmi di una vita. In seguito alle reazioni provenienti dall'Ue e ai
reportage pubblicati sui media, il governo di Skopje ha reagito in fretta,
mettendo fine all'attività delle “agenzie di viaggio” implicate.
Il premier belga Ives Leterme è arrivato in Macedonia l'8 marzo, per aiutare le
autorità locali a fare chiarezza sulle mistificazioni diffuse nel paese. Leterme
ha ribadito che il suo paese non concede asilo politico per motivi economici. Il
premier belga ha poi chiesto al suo omologo macedone, Nikola Gruevski, di
diffondere informazioni precise ai propri cittadini. Il giorno seguente
funzionari belgi, guidati dal Segretario di stato per l'immigrazione Melchior
Wathelet, hanno visitato la regione di Lipkovo, nel nord della Macedonia, luogo
di origine di molti richiedenti asilo.
Il governo macedone ha iniziato una campagna sui media per mettere i propri
cittadini in guardia da false promesse. Per molti giorni vari ministri hanno
fatto dichiarazioni a riguardo sui media nazionali. L'azione ha portato presto a
risultati visibili, e il flusso di autobus diretti a vari paesi dell'Ue si è
interrotto.
Come detto, il primo autobus in direzione opposta è arrivato l'11 marzo. Le
autorità giudiziarie hanno già cominciato le indagini: la speranza è che si
arrivi a punire chi ha approfittato delle speranze dei più poveri tra i poveri.
Quello che all'inizio è stato descritto come un esodo di massa, in grado
addirittura di mettere a rischio l'appena ottenuta liberalizzazione dei visti,
si è rivelato una truffa in grande stile. I governi della regione balcanica,
così come quelli dell'Ue combattono contro il traffico di persone da anni. E'
una lotta difficile, contro avversari organizzati e scaltri. Vista la natura di
quanto accaduto, i severi ammonimenti di Bruxelles sulle possibili future
ripercussioni sul regime dei visti sembrano esagerate.
I media hanno avuto il merito di portare alla luce la natura truffaldina di
quanto accaduto, indicando gli organizzatori e aiutando le possibili future
vittime a orientarsi e ad evitare di essere sfruttate. C'è però anche chi, come
Alexandra Stiglmayer dell'European Stability Initiative (ESI), ha sottolineato
come molti media abbiano in realtà gonfiato irresponsabilmente la vicenda.
“Ci sono stati abusi in tempo di visti, ed è chiaro che ce ne saranno anche in
regime di liberalizzazione. E' un peccato che alcuni media abbiano esagerato nei
toni nel raccontare questa vicenda”, ha dichiarato la Stiglmayer.
“Si tratta di un problema amministrativo, non politico”, ha dichiarato in
un'intervista alla tv macedone “A1” Pavel Gantar, presidente del parlamento
sloveno. La Slovenia è stato uno dei più convinti sponsor della nuova politica
di liberalizzazione verso Macedonia, Serbia e Montenegro.
Di certo la vicenda ha rappresentato il primo test importante per la politica di
liberalizzazione, che per i tre paesi sopra indicati è cominciata a partire
dallo scorso 19 dicembre. Bosnia Erzegovina e Albania dovrebbero essere i
prossimi paesi a godere della possibilità di viaggiare senza visto già nel 2010.
Sempre che le polemiche di queste settimane non si riflettano negativamente su
un'ulteriore apertura da parte dell'Ue.
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:01:43, in Regole, visitato 2008 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA CONDIZIONE GIURIDICA DI ROM E SINTI IN ITALIA
MILANO 16-18 GIUGNO 2010
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA E ASGI (ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI
GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE)
RAPPRESENTANZA A MILANO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La situazione delle persone che si riconoscono, dal punto di vista linguistico o
culturale, come rom o sinti che si trovano in Italia appare precaria sotto
molti punti di vista. La complessità della condizione giuridica delle persone
appartenenti a gruppi rom e sinti esige un approfondimento sistematico e sereno.
Il convegno mira proprio a svolgere per la prima volta in Italia questo
complessivo approfondimento giuridico con i maggiori esperti italiani e
stranieri. Il convegno mira altresì ad indicare azioni giudiziarie
antidiscriminatorie utili nella pratica professionale degli avvocati e a dare
anche spunti per la pratica professionale degli assistenti sociali e
degli educatori. Perciò, in collaborazione con gli ordini
professionali, la partecipazione al convegno sarà certificata ai fini della
formazione professionale richiesta per gli avvocati e per gli assistenti
sociali.
Principali destinatari: Avvocati, magistrati, rappresentanti di
associazioni italiane e straniere, dirigenti della pubblica amministrazione,
assistenti sociali, operatori sociali, assessori e consiglieri, insegnanti,
studiosi italiani ed esteri.
Temi delle sessioni plenarie:
ASPETTI STORICI E GIURIDICI GENERALI
ASPETTI DI DIRITTO COMUNITARIO E INTERNAZIONALE E DI DIRITTO DEGLI STRANIERI
UNO SGUARDO ALLA LEGISLAZIONE DI ALTRI STATI EUROPEI
EGUAGLIANZA, DISCRIMINAZIONI E AZIONI LEGALI
INTEGRAZIONE, PARTECIPAZIONE E COMUNICAZIONE
I DIRITTI A CIRCOLARE, A SOGGIORNARE E AD ABITARE
I DIRITTI LINGUISTICI, CULTURALI E DELL’ISTRUZIONE
FAMIGLIA E DIRITTI DEI MINORI
IL DIRITTO ALLA SALUTE
ASPETTI PENALI E PROCESSUALI
LE SFIDE PER IL FUTURO
VERSO UNA LEGGE ITALIANA PER LA TUTELA DI ROM E SINTI
Il comitato scientifico (Paolo Bonetti, Alessandro Simoni, Tommaso Vitale) spera
che il convegno possa essere di interesse per tutti i lettori del sito web
Mahalla. Per tutto il convegno sarà attivo un servizio di traduzione
simultanea dall’inglese all’italiano. La partecipazione è gratuita ma è
necessario iscriversi al convegno per ragioni organizzative. Per
richiedere il programma e per ulteriori informazioni:
condizionegiuridica.rom@unimib.it
. Le iscrizioni apriranno il 2 aprile 2010.
Sostengono il Convegno, oltre ai promotori, anche Open Society Justice
Initiative, Fondazione Cariplo, Fondazione UnIdea, Commissione Pari Opportunità
e Rettorato dell’Università di Milano-Bicocca.
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:35:16, in Italia, visitato 2297 volte)
In attesa della
chat di stasera, ricevo da Paolo Cagna Ninchi
La Lombardia è ragione della
nostra infelicità politica. Regno quasi incontrastato di un mix terrificante
composto dal modello di potere di Formigoni e della Compagnia delle opere e
dalla pervasività sul territorio della politica xenofoba della Lega, ha da anni
il contraltare di una sinistra, oggi impersonificata da Penati, che ha assorbito
la sindrome del perdente e scelto come una unica alternativa quella di inseguire
l’avversario politico sul suo stesso terreno non avendone però né le alleanze
forti, né il radicamento sociale che anzi si smarrisce sempre più nella scelta
di chiudere con la sinistra politica e sociale per inseguire illusorie e
perdenti alleanze al centro. Non si possono dimenticare di Penati il contributo
alla devastazione di un territorio già divorato come quello della provincia di
Milano, l’accettazione della perdita del valore sociale del lavoro, le
dichiarazioni sulla subalternità della politica non ai bisogni ma agli stati
d’animo agli umori, indotti o meno, nella popolazione e quindi dagli anche tu
con la caccia al rom, diventato, nella sua fragilità, il perfetto capro
espiatorio.
Qualcuno ha detto che con questi
dirigenti la sinistra non va da nessuna parte. Non è vero purtroppo: va verso un
deserto culturale e civile dal quale sarà ben difficile riemergere perché ben
radicato nel senso comune. Sentire di appartenere a una comunità che condivide
beni comuni, riconoscere il diritto dell’altro, essere solidale con chi ha meno
non fa più parte dei connotati di gran parte anche delle giovani generazioni.
Anche queste elezioni in
Lombardia nascono quindi nel segno di una sconfitta annunciata e anche
accettata, ma non da noi che sappiamo quanto determinante sia coltivare la
speranza che il mondo nel piccolo come nel grande possa e debba cambiare. Allora
bisogna gettare i semi di una visione del mondo radicalmente alternativa, che
ridia senso all’appartenenza a una comunità solidale, che condivida valori di
giustizia sociale, di apertura verso tutto quello di diverso il mondo ci porta e
può arricchire la nostra vita, ricordando come le nostre radici siano nutrite da
tante culture diverse tra loro.
Gettiamo questo seme, facciamo
gesti significativi in questa direzione. Contro la barbarie della Lega, la
criminalizzazione degli immigrati, la devastazione culturale e sociale della
giunta Formigoni, la subalternità delle candidature alla Penati, vi chiediamo un
voto per mandare una “zingara” al Pirellone, Dijana Pavlovic, candidata
per la Federazione della sinistra - rom serba, attrice, attivista zigana - come
segno del valore della diversità, del riscatto delle minoranze per il riscatto
di tutti, non come una concessione al
politically correct ma come lievito per far crescere il pane del
futuro.
LE RAGIONI DEGLI ULTIMI SONO LE RAGIONI DI TUTTI. MANDIAMO UNA “ZINGARA”
AL PIRELLONE Dario Fo e Franca Rame, Moni Ovadia, Giorgio Bezzecchi
(Associazione RomanoDrom), Nelly Diop e Daimarely Quintero Tumbarell (promotrici
del movimento 1° marzo), Yuri Del Bar (Associazione SucarDrom), Radames
Gabrielli (presidente Federazione Rom e Sinti insieme), Ivana Kerecki
(Coordinamento nazionale per la Jugoslavia), Pap Khouma (scrittore), Wejdane Majeri (docente Politecnico), Tatiana Olear (regista)
Di Fabrizio (del 25/03/2010 @ 09:41:57, in scuola, visitato 2426 volte)
Da
Czech_Roma
Radio Praha
18-03-2010 Rob Cameron
Il Ministro dell'Istruzione ha proposto l'introduzione nelle scuole di
lezioni di lingua e cultura romanì, per incoraggiare gli studenti rom e
rafforzare l'integrazione nella società. Il piano, riportato questa settimana
dal giornale Lidové noviny, è ancora ai primi passi - il ministro intende
lanciare un progetto pilota in alcune scuole. Ma è stato ben accolto dalle OnG
che lavorano per il miglioramento degli standard educativi tra i Rom.
La lingua e la cultura romanì non caratterizzano i curriculum scolari della
scuola ceca. Un gruppo di illuminati incaricati del Ministero dell'Istruzione
vogliono un cambio, ed hanno scelto diverse scuole con un'alta percentuale di
studenti rom per un progetto pilota. Tramite questo schema, gli studenti
potranno scegliere una classe accessoria di lingua, storia e cultura romanì.
Lo schema non è inteso solo perché gli studenti rom diventino più coscienti
della loro cultura; il Ministero dell'Istruzione vuole che le classi siano
disponibili anche ai ragazzi non-Rom. Il ministero ritiene che se gli altri
ragazzi impareranno di più sul retroterra dei loro compagni di classe, questo
contribuirà a rompere le barriere nella società ceca tra i Rom e la società
maggioritaria.
E' una meta ambiziosa [...]. Però non è chiaro nella pratica quanto successo
avrà l'iniziativa.
Si stima che vivano nella Repubblica Ceca 250.000 Rom, ma è una comunità
definita da tutti i segni dell'esclusione sociale: alta disoccupazione, povera
salute, aspettative di vita più corte e bassi standard educativi. Diversi
governi hanno tentato di affrontare l'ultimo problema, con poco successo.
Molti ragazzi rom finiscono nelle scuole speciali per chi ha difficoltà
d'apprendimento. Quanti riescono a rimanere nel sistema educativo regolare
spesso si trovano a frequentare classi di soli Rom, in quanto i genitori
"bianchi" disiscrivono i loro figli da quelle che percepiscono come "scuole di
zingari".
Apro una parentesi, con una poesia di Paul Polansky, tratta
da "Undefeated" - Multimedia Edizioni
UNA SCUOLA SPECIALE
Ho sempre saputo che mia figlia era brillante,
Faceva disegni pieni di dettagli,
memorizzava tutte le canzoni dei nostri antenati,
suonava il piano prima di avere cinque anni.
Per cui fui sorpreso quando l'insegnante venne
a casa nostra e ci disse
che nostra figlia non era pronta per la scuola.
Il suo ceco non era abbastanza buono,
aveva bisogno di aiuto con la grammatica.
Il preside accettò di incontrarci.
Disse che nostra figlia era una bella bambina,
ma sarebbe stata l'unica zingara nella sua classe.
Alla fine acconsentimmo.
Firmammo il foglio.
Non volevamo che la nostra bambina fosse maltrattata.
Ma ora quando la porto a piedi a scuola,
e vedo la targa sull'edificio,
mi si spezza il cuore.
Perché non ci hanno detto
che la sua scuola speciale
era un centro per
ritardati mentali.
...e chiudo la parentesi:
Paul Polansky è stato tra i primi a testimoniare il saccheggio del
Kosovo e la distruzione della sua comunità rom. Si deve a lui se è venuto alla
luce lo scandalo dell'avvelenamento
da piombo nei campi profughi del Kosovo. Poeta, romanziere, antropologo
conosciuto in tutto il mondo, settimana scorsa era a Milano, tra l'indifferenza
generale e 15 persone ad ascoltarlo. A maggio tornerà in Italia, e vorrei
preparargli un'accoglienza migliore.
Di Fabrizio (del 26/03/2010 @ 09:12:17, in Italia, visitato 1979 volte)
Ferrara, 25/03/2010. All'interno del Festival dei Diritti 2010 "A
scuola di diritti", sabato 27 marzo alle ore 9:30, presso la Sala Estense di
Ferrara si terrà la performance "Parole sulla soglia di un campo Rom", una
lettura spettacolo sul romanzo "Il circo capovolto". L'evento organizzato da IBO
Italia, avrà come protagonisti Milena Magnani, autrice del libro, Andrea
Lupo e David Sarnelli, rispettivamente attore Teatro delle Temperie di
Crespellano e fisarmonicista e insegnante alla scuola Ivan Ilich di Bologna. Ad
introdurre la mattinata sarà il Prof. Dimitris Argiropoulos dell'Università di
Bologna e come pubblico d'eccezione ci saranno gli alunni di alcune scuole
superiori di Ferrara che nel mese di marzo hanno seguito laboratori proprio sui
diritti dei popoli senza terra, rom e sinti. Un momento per parlare anche del
progetto di IBO Italia a Panciu, in Romania e della comunità sinta presente sul
territorio ferrarese.
Giacomo Locci - IBO Italia
Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione
Via Montebello 46/a 44121 Ferrara
Tel +39.0532.243279 - 247396
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skype contact: giacolocci
E-mail: promozione@iboitalia.org
www.iboitalia.org
"Comunicare affinché i popoli della terra possano comprendersi, rispettarsi e
decidere insieme un modello di società più giusto e rispettoso dei diritti di
tutti, soprattutto dei più deboli" E. Margelli
Di Fabrizio (del 26/03/2010 @ 09:27:15, in blog, visitato 2436 volte)
Di seguito il testo della lunga intervista collettiva a Dijana Pavlovic di ieri sera.
Franco Marchi Buona sera a tutti sono Franco. Penso che uno degli spazi dove bisogna agire nelle comunità sinte e Rom sia la scolarità e la cultura, ripetendo anche percorsi fatti da altri come Senghor nella sua Africa. La cultura è una delle forme più belle e non violente di lotta di un popolo. Ho letto interventi dove si ipotizzava anche la scuola parentale. Cosa ne pensi? La regione che dovrebbe fare per agevolare questo percorso?
Dijana Pavlovic Ho fatto la mediatrice culturale in una scuola elementare di Milano ed è lì che ho capito l'importanza della cultura a partire dai più giovani per farli crescere in un mondo migliore. Per quanto riguarda cosa può fare la regione penso che si debbano assolutamente evitare per i Rom come per tutti gli altri le classi separate, che inducono a vedere il mondo diviso sin da piccoli. Dovrebbe inoltre favorire la formazione anche degli adulti per farne dei cittadini consapevoli dei propri diritti.
Franco Marchi Infatti l'integrazione è reciproca, spesso si parla di integrazione a senso unico. Rom fra gli "italiani" o stranieri fra i locali. Dall'integrazione nascono scambi che arricchiscono i gruppi. L'integrazione a senso unico è assimilazione.
Dijana Pavlovic Sono assolutamente d'accordo perché l'integrazione a senso unico è una perdita di ricchezza culturale, di conoscenza e di crescita civile.
Mahalla Franco però poneva anche un'altra domanda, riguardo alle attività curriculari fuori da scuola.
Franco Marchi Mi riferivo ad un convegno credo di Rom e Sinti Insieme.
Dijana Pavlovic Se si riferisce ai giovani, mi sembra determinante garantire loro la possibilità di non essere esclusi nei gradi superiori della scuola, cosa che per i Rom è praticamente la norma. Inoltre, quando penso alla formazione anche degli adulti, penso a corsi di educazione civica per renderli consapevoli dei loro diritti, sulla base di una conoscenza delle leggi. Affrontiamo nel rispetto ognuno della sua cultura i percorsi che riguardano il lavoro, la scuola e l'abitare. Parliamo concretamente di che cosa si può fare, mentre sappiamo che le istituzioni fanno poco o nulla.
Franco Marchi E' corretto non escludere gli adulti
Mahalla Ti faccio una domanda suggeritami da Isabella da Livorno: Per te cosa significa la parola integrazione? Quale percorso ritieni debba essere intrapreso e quali azioni debbono essere fatte sia dalla parte delle istituzioni, sia dalla parte dei Rom?
Dijana Pavlovic C'è da ricordarsi inoltre che prima di tutto per essere inseriti e non integrati bisogna partire dalle condizioni materiali in cui sono costrette le comunità Rom.
Mahalla Quindi quale sarebbe un percorso possibile?
Dijana Pavlovic Ripeto, prima di tutto partiamo dalla situazione dei campi. Finché ci sono persone costrette a vivere nelle baraccopoli, è difficile parlare di integrazione, ma solo di disgregazione. Quindi affrontiamo nel rispetto della cultura di ognuno i percorsi che riguardano il lavoro, la scuola e l'abitare. Parliamo concretamente di che cosa si può fare, mentre sappiamo che le istituzioni fanno poco o nulla.
Mahalla A tale proposito, sempre Isabella chiede: Personalmente ritengo irrinunciabile la presenza dei Rom quando si debba decidere su cose che li riguardano. Sembra invece che le istituzioni spesso decidano cose sui Rom, senza che questi siano presenti, in certi casi con la scusa che non hanno la capacità di comprendere bene la lingua e quello che viene detto e deciso e che la loro presenza sarebbe solo di facciata. Con quali forme ritieni si possa garantire la rappresentanza al popolo Rom, sempre che anche tu la ritenga una priorità.
Dijana Pavlovic Il mio amico Jovica, un maestro di fisarmonica dice che ha trenta allievi italiani, imparano a suonare la musica rom, dice che si vogliono bene e che secondo lui questa è la vera integrazione: volersi bene.
Franco Marchi Passare dal "per" al "con"
Dijana Pavlovic Giusto, basta con l'assistenzialismo e aiutiamo i Rom ad essere padroni di se stessi.
Mahalla Isabella si riferiva a come coinvolgere i Rom e i Sinti nelle decisioni che li riguardano.
Franco Marchi Credo che, almeno nelle comunità sinte, uno dei possibili strumenti del lavorare "con" sia l'impegno di alcuni dei pastori evangelici che rappresentano le loro comunità non solo religiose.
Dijana Pavlovic Invitarli a partecipare in tutte le occasioni in cui ci si occupa di loro a tutti i livelli, istituzionali, amministrativi, ecc.
Mahalla A tale proposito: Il comune di Milano e anche quello di Roma vogliono chiudere i campi nomadi. Che ne pensi?
Dijana Pavlovic Va bene chiudere i campi ma non per creare altri ghetti peggiori degli attuali. E' la volta che si vedrà veramente se si vogliono risolvere i problemi dei Rom. A Milano per esempio dei 13 milioni stanziati, 9 se ne vanno in "sicurezza", il resto va alle associazioni che dovrebbero gestire al chiusura e avviare percorsi di lavoro e abitazione; ma è evidente che con quei soldi non si farà. Anche in questa occasione parlano tutti tranne gli interessati che non sanno che fine faranno e nessuno gli dice niente. Bisogna uscire da questa logica per cui i Rom sono come bambini ai quali altri devono accudire.
Mahalla Prima di continuare, volevo sapere se c'era qualcun altro in linea, o se Franco aveva altre domande
Franco Marchi Grazie al prefetto sta andando meglio a Verona. 1,4 milioni di euro e solo 200.000 in sicurezza, dove sono comprese alcune azioni positive.
Dijana Pavlovic Beh, mi toccherà mica dire viva la lega?! Manderemo De Corato, il vicesindaco dei 200 sgomberi a imparare da Tosi, questo vuol dire che non siamo messi molto bene.
Franco Marchi È Perla Stancari quella che ha i meriti, con l'appoggio del prefetto di Venezia. Sarebbe bene chiedere a Davide Casadio se è nato un dialogo. In settembre Tosi rifiutò di incontrarlo.
Masilia Amieri Ciao a tutti sono Masilia Amieri. Zingara Rom Italiana, non vivo a Verona, ma vi seguirò nel discorso.
Dijana Pavlovic Bene, la inviteremo al convegno che stiamo preparando a Milano sulle esperienze positive.
Mahalla Ciao Masilia, hai domande? Masilia Amieri Ciao, per ora no ma vi sto seguendo
Dijana Pavlovic Al convegno che prepariamo vogliamo invitare Rom e Sinti a raccontare la loro situazione e il loro punto di vista.
Masilia Amieri Mi domando il perché nella mia Regione Marche non ci sono queste problematiche dei campi nomadi?
Dijana Pavlovic Domandati chi governa a Milano e chi da voi. Ce l'avete la Lega?
Franco Marchi Milano e Verona sono sovrapponibili, come altre città. Istituzioni chiuse e per fortuna una presenza di associazioni sostenute dalle diocesi (lo scrivo da laico) Mahalla Prima si parlava di scuola. Lì nonostante tutto dei progressi son stati fatti. Grossi punti critici riguardano l'accesso ai servizi e al lavoro. Che ne pensi, Dijana?
Dijana Pavlovic La situazione era critica prima ed è peggiorata con la grave crisi economica. Ai Rom rimangono lavori marginali e sottopagati perché in questo paese nessuno combatte veramente il lavoro nero e i padroni ne approfittano. Inoltre le associazioni fanno più assistenzialismo sulle pratiche che altro.
Mahalla Corsi professionali, autoimprenditorialità, mettersi in cooperativa... esiste una via d'uscita?
Dijana Pavlovic Queste sono cose possibili ma ci vuole un impegno non delle associazioni ma delle istituzioni amministrative.
Masilia Amieri Ma qui nelle Marche noi Rom lavoriamo tutti
Franco Marchi Condivido, dove non c'è il dramma degli sgomberi il problema è il lavoro. I giovani, ne ho trovati di buona volontà, sono quasi totalmente disoccupati.
Masilia Amieri Scusatemi tutti ma devo uscire. Buon proseguimento a voi.
Dijana Pavlovic Ci informi sulla situazione dei Rom nelle Marche: chi sono, quanti sono?
Franco Marchi Masilia mi sembra che sia uscita...
Dijana Pavlovic Peccato, ci sarebbe piaciuto parlare con lei.
Franco Marchi Nelle Marche i Rom sono stanziali da centinaia di anni. Mediamente hanno una scolarità più bassa ma ci sono parecchi laureati ed imprenditori. La punta dell'iceberg è Santino Spinelli, ma tanti sono inseriti professionalmente a livelli elevati.
Dijana Pavlovic Quindi sono tutti cittadini italiani. Anche i Rom di Milano sono stanziali ma la maggior parte sono immigrati, prima dalla Jugoslavia, ora dalla Romania e provengono ovviamente dalle zone più povere arrivano senza nulla tranne la loro disperazione. Mahalla Credo che il discorso su questa differenza, vada affrontato con Masilia e non ora.
Franco Marchi Infatti, c'è una enorme diversità fra gli ultimi arrivati e anche fra quelli che sono arrivati 30-70 fa. Come molti Rom che erano nella parte occupata dagli italiani nella ex Jugoslavia, che sono italiani da decine di anni.
Mahalla Parlavi della situazione dei Rumeni, cosa può fare il comune o la regione?
Dijana Pavlovic Intanto garantire loro i diritti fondamentali come la cura, che non è loro garantita, la scolarità ai loro bambini. Allestendo anche con la protezione civile condizioni di vita accettabili e avviare percorsi di inserimento al lavoro con borse e corsi.
Mahalla Chi se ne deve occupare? Il comune, la regione, il volontariato?
Dijana Pavlovic La regione, la provincia, il comune: ognuno secondo le proprie competenze, ricordando anche che esistono fondi europei per promuovere l'inserimento sociale dei Rom e dei Sinti.
Franco Marchi Soldi che non vengono mai chiesti...
Dijana Pavlovic Appunto. E questa è una scelta politica per lasciare le cose come stanno e usare gli "zingari" per le campagne elettorali. Bisogna anche dire che è anche responsabilità delle associazioni, che lo sanno ma non li sollecitano.
Mahalla Un altro punto dolente, è la scarsa trasparenza sulle spese che gli enti pubblici hanno in questi capitoli. Cosa proporresti? . Dijana Pavlovic C'è scarsa attenzione a questo aspetto, basterebbe domandarsi cosa sono costati alle casse pubbliche i 200 sgomberi di De Corato. Bisogna chiedere alla politica di rendere pubblici i capitolati di spesa, anche per ridurre al silenzio chi dice che i Rom sono mantenuti dallo stato.
Mahalla Franco, o chiunque sia in linea, ci sono altre domande?
Franco Marchi Stavo pensando alla chat del 2005 di Radames Gabrielli su questo sito e attuale anche oggi. Dijana, pensi che i progetti delle microaree possano interessare anche ai Rom? Oppure per i Rom dei campi di sosta sia più corretto pensare ad altre soluzioni abitative? Dijana Pavlovic Certo, rispettano in molti casi le esigenze delle diverse comunità. Le soluzioni abitative non possono essere nei campi di sosta, ma devono poter rispettare le diverse situazioni e le diverse esigenze, pensa a cosa è una famiglia allargata per esempio.
Franco Marchi È una domanda che mi sono posto più volte, molti Rom di recente immigrazione provengono da realtà stanziali. Come molti Romeni, che a volte sono immigrati alla spicciolata e vivono come i Romeni gagè, svolgendo lavori normali specialmente nell'edilizia.
Dijana Pavlovic Ma non solo rumeni. In quasi tutti i campi di Milano da anni hanno già fatto la richiesta per la casa popolare.
Mahalla Il testo di quest'intervista sarà messo online venerdì mattina. Grazie a tutti, se a mente fredda vorrete aggiungere qualcosa, vi chiedo di commentare domani (oggi ndr).
Franco Marchi Buona serata a tutti.
Dijana Pavlovic Grazie per le domande e anche per le informazioni. Io penso che sia importante continuare questo lavoro dopo il voto con un impegno comune. Oltre che candidata sono anche mamma di un bambino di 4 mesi che devo nutrire. Buon voto!
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