No a logiche razziste nei confronti di migranti e di rom
Di Fabrizio (del 24/03/2010 @ 09:03:16, in Italia, visitato 1730 volte)
Segnalazione di Isabella
PisaNotizie
La lettera di Marco Della Pina e di Giorgio Gallo, docenti del Corso di
Laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa
Sono passati diversi giorni dallo sgombero del campo rom delle Bocchette, ma
alcune riflessioni possono essere ancora utili. Il tempo allontana le emozioni.
Non tutte però: certamente continua a fare male aver visto quasi in diretta su
internet la ruspa che demoliva le abitazioni. E vederle demolire davanti alle
stesse famiglie, con i bambini che guardavano impauriti l’impotenza e
l’umiliazione dei propri genitori.
Ciò che colpisce nell'accaduto alle Bocchette, così come in casi precedenti, è
l'apparente mancanza da parte delle istituzioni di una capacità di vedere i
problemi nella loro complessità. L'esistenza di comunità rom ed il problema che
esse hanno di trovare spazi per una vita dignitosa, sono dati di fatto che non
possono essere affrontati con le ruspe e con provvedimenti di sicurezza.
Le famiglie sgomberate finiranno per ricostruire altrove un precarissimo campo,
o ritorneranno nello stesso luogo e intanto qualcuno avrà perso il lavoro e
molti bambini avranno lasciato le scuole con l'interruzione di percorsi
limitati, ma fondamentali per una progressiva integrazione.
Rischiamo così di omologarci ad una realtà nazionale dove le politiche nei
confronti dei migranti e dei rom sembrano rispondere solo ad esigenze
securitarie, se non a logiche razziste. E questo in una Toscana che ha una buona
legge sull'immigrazione.
È anche essenziale una politica nuova per case popolari, problema delle
abitazioni sfitte e degli affitti in nero. Sono politiche non particolarmente
mirate ai rom, ma che se portate avanti possono aiutare a risolvere anche il
loro problema. Farebbe emergere gli interessi comuni fra i cittadini italiani
senza casa, gli studenti sfruttati dal mercato irregolare, gli immigrati o i rom
che non trovano casa. Sarebbero politiche "generali", basate sui diritti di
cittadinanza sociale e non indirizzate ad un particolare gruppo etnico. Si
eviterebbero le discriminazioni e diminuirebbe quel clima di lotta tra poveri,
inasprito dalla crisi economica.
In questo contesto si aprirebbe anche uno spazio per un'opera di mediazione
sociale, in generale tra cittadini e immigrati. Una mediazione che faccia
crescere la consapevolezza dei propri diritti, nell'ascolto delle ragioni degli
altri, e porti al superamento dei conflitti.
A Pisa abbiamo una ricchezza che potrebbe essere sfruttata, il corso di laurea
in "Scienze per la Pace: cooperazione, mediazione, prevenzione e trasformazione
dei conflitti", che proprio nella mediazione sociale e nella trasformazione
creativa del conflitto ha uno dei suoi temi centrali, e che potrebbe
ulteriormente valorizzare il rapporto tra la città e la sua università.
Marco Della Pina - Giorgio Gallo (docenti del Corso di Laurea in Scienze per
la Pace dell'Università di Pisa)
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